Stampa e razzismo territoriale

Molti famigerati e avvenenti giornalisti e anchor man alla Massimo Giletti, stanno approfittando da troppo tempo ormai, della disinformazione generalizzata vigente in Italia. Per quanto la demagogia imperante di questo ibrido di politica e giornalismo lombardo, veneto, romagnolo di imprenditori, giornalisti e presentatori vanti unanimità nella condivisione italiana delle invettive antimeridionali, indagando sui punti che essi battono, si evincono ignoranza o malizia o faziosità.
Allora quando si attacca dagli studi televisivi milanesi o romani in cui si esprimono tali sedicenti professionisti della comunicazione, la
Calabria, la Sicilia e la Campania per inefficienza amministrativa ed eccessivo numero di impiegati pubblici, si omette che: il maggior numero di impiegati statali in relazione agli abitanti, è maggiore nel nord Italia intero; le assunzioni pubbliche ora procedono a passo spedito nel settentrione italiano, anzichè nelle regioni del Sud. La Calabria, la Campania, la Sicilia, la Puglia e la Basilicata, massimizzano le capacità e la presenza di impiegati pubblici, per ovviare ai disservizi scaturiti dalla politica antimeridionale, che tuttora depriva il sud di infrastrutture e collegamenti propedeutici alla creazione di ricchezza e sopratutto lavoro.
Infine certe regioni meridionali, quelle esecrate dal propagandismo leghista mediatico come la Puglia, sono più virtuose nella spesa pubblica delle deficitarie Liguria, Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige. Cò nonostante i fondi per gli asili nido ed il sostegno alla spesa, sono stati da sempre tagliati nelle regioni infangate dal racket malavitoso, a favore delle inette succitate regioni, su cui i giornalisti, i conduttori e l’informazione tacciono. E con un dato significativo quanto mai occultato, ovvero: il settentrione vede meno o nessuna uccisione per mano dei sicari della malavita, giacchè la classe imprenditoriale è altamente corrotta e connivente, con tali organi criminogeni. Per contro le frequenti ribellioni al sud Italia, nei confronti della malavita, hanno causato morti proprio perchè nel sud c’è stanchezza, nell’ambito di questa forzata convivenza con le mafie, che drenano risorse da Napoli in giù, e le reinvestono da Roma in su. Ma il dato allarmante è che lo stato unitario di matrice torinese che ha dato i natali all’Italia, ha istituzionalizzato i sistemi criminogeni che vessano dapprima il meridione ed ora, progressivamente, l’italia.
Quando poi si asserisce che la capitale dei sinistri stradali in Italia sta a Verona che mantiene basse le tariffe assicurative del settore auto, si spieghi il motivo per cui Napoli è costretta a vedersi ancora alti i prezzi della rc auto, per finanziare il benessere di quelle regioni che oggi vogliono l’autonomia nel drenaggio e nel godimento, di capitali di tutti gli italiani. Ancora in proporzione le tasse maggiori vedono ancora il sud -italia primeggiare, e non un cenno da parte dei vari Giletti o dei
“malavitosi” del sistema mediatico italiano, e mondiale… https://www.facebook.com/marketplace/item/210340406717147/https://www.facebook.com/marketplace/item/210340406717147/




L’ingrediente peggiore

L’uomo e’ il portato di un connubio di elementi che determinano i problemi o i vantaggi della societa’, ma se si analizzano le peggiori dinamiche di quest’ultima, si evince quanto l’ignoranza mischiata ai fattori universali provochi degradazione; nel caso del terrorismo l’elemento buono, universale come la religione fuso con l’ignoranza, sfocia in terrorismo; lo stesso connubio dell’ignoranza determina tirannia, disordine, corruzione e poverta’ allorche’ l’elemento
“universale” con cui si interfaccia e’ rispettivamente: potere, liberta’, denaro e poverta’. Da qui l’inconfutabilita’ del fatto che l’istruzione ben diffusa e’ lo scopo centrale di ogni buon manager, al fine di risolvere problemi oggi appositamente irrimediabili. Infatti istruirsi per bene e’ faticoso, economicamente restrittivo in quanto si sottrae tempo per il lavoro remunerato, infine e’ costoso. C’e’ un enorme giro d’affari a gravitare sul settore dell’istruzione e della formazione,
caratteristiche che spettano in prima istanza allo stato per l’istruzione, ed alla imprese sostenute a loro volta dallo stato riguardo la formazione. Ora la chiave di volta per impregnare la societa’ di un sistema di istruzione stratificato ed atto a risolvere i drammi del mondo, si incardina sul rilancio del modello di sviluppo dello stato a sostegno dell’impresa, e prioritariamente della società. Infatti l’atto di istruirsi e’ innaturale rispetto alla struttura individuale umana, ma sempre piu’ necessario per cessare conflitti sociali e internazionali. Infine sviluppare modelli di accompagnamento pubblico all’istruzione interiorizzata fino all’ottenimento del risultato desiderato, diventa salvifico per la stabilita’ individuale, fino allo sviluppo economico nazionale. https://www.facebook.com/marketplace/item/1065032380635180/https://www.facebook.com/marketplace/item/1065032380635180/




Beni culturali e monetizzazione

Beni culturali gratuiti

Le mosse manageriali (forse) migliori.
La prima domenica di ogni mese che nel 2018 ha visto la gratuità delle visite museali italiane, è andata bene ma è stata vergognosa.
Vergognoso è stato un programma manageriale che affonda le radici nel tempo molto anteriore, che ha permesso una fuga di interesse del pubblico italiano, verso i propri invidiati beni artistici.
Il beneficio di tale mossa della gratuità museale, lo hanno avuto i piccoli esercenti commerciali che ruotano attorno all’arte italiana come i bar, ristoranti e bazar. Giacchè tali microscopici attori economici non sono soliti pagare le tasse effettive, la “boccata” di ossigeno monetario della galassia culturale, non può sostenere nell’immediato una robusta azione di fidelizzazione museal- artistica da parte dell’italiano medio.
Non è opportuno scivolare nel pessimismo per questo mancato reinvestimento fiscale sulla questione museale, in quanto ogni grande azienda pratica analoghi programmi di usufruizione gratuita dei propri servizi, Sky docet, per poi renderli a pagamento. Questo non potrà avvenire per gli italiani medi dal punto di vista dei musei, siccome manca l’impianto infrastrutturale adeguato, il quale attrarrebbe gli spettatori paganti di ogni fascia di reddito verso la visita e l’ammirazione completa dell’arte. L’infrastruttura necessaria poggierebbe su un piano integrato che strategicamente prolungherebbe gli orari di apertura e chiusura dei siti artistici, attrezzandoli con maggior personale, maggiore tecnologia interessante. Infine coniugando tali posticipati orari di apertura e chiusura dei siti artistici, con programmi di intrattenimento culturale extrartistici come conferenze, dibattiti, moda in maniera ciclica. Perchè non si può omettere un avvicinamento delle platee variegate che compongono il mercato, mediante l’espediente gastronomico peculiare e sincretizzato con il prodotto “museo” in vendita; infine l’espediente modaiolo da fashion bar a pagamento, ed altre attrazioni corrispondenti ai trend contemporanei che muovono gli acquisti. Associare poi, al contesto museo-arte, abbonamenti annuali e finanziamenti limitati ad un tetto conforme al reddito del finanziatore, completerebbe una attesa e fondamentale opera di infrastrutturizzazione museale, tanto improcrastinabile quanto il sostegno necessario al reddito dei piccoli operatori commerciali intorno all’arte; anche se il loro sostegno economico non dovrebbe poggiare come l’anno in corso, sulla gratuità delle attrazioni artistiche italiane. https://www.facebook.com/marketplace/item/1065032380635180/https://www.facebook.com/marketplace/item/1065032380635180/




Ritorno al bello italiano

Ritorno all’arte
L’arte è un concetto che sembra antitetico, quando non distante, alla managerialità imperniata sulla ricerca ossessiva del risultato migliore, specialmente dal punto di vista economico. Eppure il management “venale”, appena applicato all’arte, deve saper individuare delle peculiarità dell’arte, investirvi e lavorarci in ottica futura. Ed il futuro roseo, in ogni settore, è garantito dall’universalità: oggi si tende a focalizzarsi sulla semplicità o semplificazione per tutto ciò che si svolge. Inneggiando e sopratutto accodandosi alla tendenza tanto in voga di“intuibilità” dei prodotti, sembra che anche la produzione artistica debba sottostare alla semplicita’ di comprensione, alla stasi del pensiero, inteso come scarsa volontà di astrazione. Solo che in opposizione al conformismo globalizzante contemporaneo, l’arte per sopravvivere al mercantilismo tecnologico, alla dispersione temporale, ha bisogno di elaborarsi senza banalizzarsi rincorrendo la semplificazione dell’astrazione. Dunque la difficoltosa ricerca del sublime, del bello, del pedagogico unito al deontologico, devono coiniugarsi e rendersi più difficili per sopravvivere. La difficoltà di comprensione declinata in una somma bellezza estetica, può apparire paradossale in uno scenario che vuole semplificare tutto, per essere consumato senza sforzo. Tuttavia la “semplificazione” in questa società globalizzata, deteriora il mondo sul piano evolutivo ed artistico. Questo processo dunque, è necessario limitarlo con l’arte in primis, affinchè il bello, il puro, il pedagogico collimino con il difficile da capire, dunque divenendo universali ed immortali. Oggi più che mai, che le spinte globalizzatrici e conformiste tendono a degradare tutti in un numero utile agli acquisti inutili ed a nessuna ribellione, la salvezza relativa passa dal rendere il bello sul piano artistico e materiale, puro, pedagogico e di non facile comprensione. Questo solo perchè sviluppo ed evoluzione si esprimono in contesti di difficoltà e complessità. E nella fase di decadenza mondiale che vede indigenza e scarsità di risorse, sarà la complessità unita alla moralità ed alla pedagogia, a giocare un ruolo salvifico per l’umanità…https://www.facebook.com/marketplace/item/598907453997358/https://www.facebook.com/marketplace/item/598907453997358/