Messina Denaro indigna Pino Aprile, i meridionalisti e gli italiani: ecco i soldi

E’ stato finalmente catturato l’ultimo tra gli storici e principali esponenti della Mafia: la storia di Matteo Messina Denaro è stata anche una storia di amori e relazioni. All’inizio fu Andrea, una giovane austriaca che gli aveva fatto perdere la testa. Poi è arrivata Francesca, che al superboss ha dato anche una figlia. E tra una storia e l’altra nella vita del padrino ha fatto irruzione Maria Mesi, la donna che forse di più ha contato nella sua vita e che è stata anche condannata per favoreggiamento, dopo averlo ospitato e accompagnato durante la latitanza. La presenza di tante donne traccia già il profilo di un “padrino moderno” che, almeno nella vita privata, ha segnato una forte discontinuità con il sistema di valori familiari e sentimentali della mafia tradizionale. Tuttavia i meridionalisti capeggiati dallo scrittore e giornalista Pino Aprile e collocati nelle proprie seguitissime pagine social, aborriscono la narrativa di questa incarcerazione, biasimando gli appoggi all’interno della Sicilia e di Palermo, dati al supercriminale, sotto l’egida e la regia della politica di Roma e del governo delle forze militari, di polizia e delle giustizia.

Si riscontra un profluvio di insulti ed indignazioni, dai social, per una vittoria “ipocrita” dello stato decantata dal presidente del Consiglio, in seguito ad una latitanza definita fittizia, ad una forza criminale ormai stroncata ed un’operazione pubblicitaria dinanzi al calo di proseliti del governo. Cosi’ si rimprovera alla politica un arresto pleonastico che comportera’ un sostegno medico a Messina Denaro con chi ironizza anche su una sorta di pensione e letto che lo stato garantira’ a tale assassino ormai impotente ed ininfluente.

“Sei la cosa più bella che ci sia”, recita il messaggio che Messina Denaro aveva indirizzato alla “sua” Maria affidandolo a uno dei “pizzini”, intercettati dagli investigatori. L’ultima primula rossa di Cosa Nostra fu condannato all’ergastolo per decine di omicidi, tra i quali quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del pentito strangolato e sciolto nell’acido dopo quasi due anni di prigionia; e per le stragi del ’92 che stroncarono la vita di Falcone e Borsellino, i magistrati piu’ iconici d’Italia.

La latitanza di Messina Denaro e’ durata trent’anni. Il capomafia risulta visibilmente ingrassato rispetto alle ultime foto disponibili risalenti a qualche anno fa ed era ricoverato in una clinica di Palermo, da cui e’ uscito ammanettato con occhiali, cappellino ed abbigliamento modesto.

L’ultima “primula rossa” di Cosa Nostra, 60 anni, è stato condannato all’ergastolo per decine di reati, tra i quali gli attentati del ’93 a Milano, Firenze e Roma. Per il suo arresto, negli anni, sono stati impegnati centinaia di uomini delle forze dell’ordine. Una latitanza record come quella dei suoi fedeli alleati Totò Riina, sfuggito alle manette per 23 anni, e Bernando Provenzano, riuscito a evitare la galera per 38 anni.

Enfant prodige del crimine, destinato per legami di sangue ad assumere un ruolo in Cosa nostra, ha sempre amato sparare. A 14 anni sapeva maneggiare le armi, a 18 ha commesso il primo omicidio. “Con le persone che ho ammazzato io, potrei fare un cimitero”, aveva confidato a un amico. In linea con la strategia stragista dei corleonesi, ai quali, come suo padre, resterà sempre fedele alleato, è coinvolto in molteplici reati. Un ruolo, quello di Messina Denaro emerso solo quando la Procura di Caltanissetta, che ha riaperto le indagini sugli attentati, ha chiesto la custodia cautelare per il boss di Castelvetrano e a ottobre del 2020 lo ha fatto condannare all’ergastolo. Secondo gli investigatori sarebbe stato presente al summit voluto da Riina, nell’ottobre del 1991, in cui fu deciso il piano di morte che aveva come obiettivi i due magistrati.

I pentiti raccontano, poi, che faceva parte del commando che avrebbe dovuto eliminare Falcone a Roma, tanto da aver preso parte ai pedinamenti e ai sopralluoghi organizzati per l’attentato. Da Palermo, però, arrivò lo stop di Riina. E Falcone venne ucciso qualche mese dopo a Capaci. Un ruolo importante “Diabolik” lo ha avuto anche nelle stragi del 1993 a Roma, Firenze e Milano. Imputato e processato è stato condannato all’ergastolo per le bombe nel Continente.

La sua latitanza è cominciata a giugno del 1993. In una lettera scritta alla fidanzata dell’epoca, Angela, aveva preannunciato l’inizio della vita da Primula Rossa. “Sentirai parlare di me – le aveva scritto- facendo intendere di essere a conoscenza che di lì a poco il suo nome sarebbe stato associato a gravi fatti di sangue – mi dipingeranno come un diavolo, ma sono tutte falsità”.

Il padrino trapanese nella sua carriera criminale ha collezionato decine di ergastoli. Riconosciuto colpevole di associazione mafiosa a partire dal 1989, l’ultima condanna per mafia è a 30 anni di reclusione in continuazione con le precedenti. Il tribunale di Marsala per la prima volta gli ha riconosciuto la qualifica di capo nel 2012. E una pioggia di ergastoli il boss li ha avuti anche nei processi Omega e Arca che hanno fatto luce su una serie di omicidi di mafia commessi tra Alcamo, Marsala e Castellammare tra il 1989 e il 1992.

Soldi, tantissimi soldi. Quantificare il tesoro di Matteo Messina Denaro è difficile anche per gli investigatori. Ma una stima, per difetto, dei guadagni di una vita di traffici di droga, estorsioni, riciclaggio nei settori più disparati,si può azzardare sulla base di quel che lo Stato, negli anni, è riuscito a sottrarre al padrino di Castelvetrano e ai suoi prestanome. Si parla di quasi 4 miliardi di euro.
Una parte della fortuna è stata accumulata con investimenti nelle rinnovabili, in particolare l’eolico, settore “curato” per il boss dall’imprenditore trapanese Vito Nicastri, l’ex elettricista di Alcamo e pioniere del green in Sicilia, che per anni avrebbe tenuto le chiavi della cassaforte del capomafia.
Poi c’è l’edilizia e la grande distribuzione, attraverso la ‘6 Gdo’ di Giuseppe Grigoli, il salumiere diventato in poco tempo il re dei Despar nell’isola al quale furono sequestrati beni – di proprietà del boss secondo i magistrati – per 700 milioni.
E il turismo: ci sarebbero stati i soldi del capomafia, secondo i pm, nell’ex Valtur, un colosso del valore di miliardi di proprietà di Carmelo Patti, l’ex muratore di Castelvetrano divenuto capitano d’azienda che, come Al Capone, finì nei guai per un’accusa di evasione fiscale. Braccio destro di Patti, raccontano le inchieste, era il commercialista Michele Alagna, padre di una delle amanti di Messina Denaro, Francesca, che al boss ha dato una figlia mai riconosciuta. Nel 2018 il tribunale di Trapani gli sequestrò beni per 1,5 miliardi, una delle misure patrimoniali più ingenti mai eseguite, disse la Dia. I sigilli vennero messi a resort, beni della vecchia Valtur, una barca di 21 metri, un campo da golf, terreni, 232 proprietà immobiliari e 25 società.
Sempre per restare nel turismo l’ombra di Matteo, raccontano le inchieste, si allungherebbe anche dietro al patrimonio di Giovanni Savalle, per anni un signor nessuno con piccoli precedenti per reati fallimentari, ragioniere iscritto all’albo dei commercialisti divenuto proprietario del resort Kempisnky di Mazara del Vallo. La Finanza gli sequestrò 60 milioni. A parlare dei rapporti tra Savalle e il capomafia di Castelvetrano fu il medico affiliato alla ‘ndrangheta Marcello Fondacaro, che ha raccontato di un progetto imprenditoriale del boss trapanese: un villaggio a Isola Capo Rizzuto che prevedeva la partecipazione al 33% di Cosa nostra e ‘Ndrangheta.
I tentacoli di Messina Denaro sarebbero arrivati anche in Venezuela, regno dei clan Cuntrera e Caruana che da Siculiana, paese dell’agrigentino, colonizzarono Canada e Sudamerica diventando monopolisti del narcotraffico. Un pentito “minore”, Franco Safina, raccontò che Messina Denaro aveva un tesoro in Venezuela creato investendo 5 milioni di dollari in un’azienda di pollame. Per gli inquirenti un evidente escamotage per riciclare i proventi del traffico di stupefacenti. E di Venezuela parlò anche il collaboratore di giustizia Salvatore Grigoli, il killer di don Pino Puglisi. Ferito in un attentato, si era nascosto ad Alcamo, nel trapanese. “Se vuoi, per un certo periodo te ne vai in Venezuela e stai tranquillo”, gli avrebbe detto il padrino che, sospettano gli inquirenti, in Sudamerica come pure in Tunisia, sarebbe andato anche da latitante.
Ma se, come sono certi i magistrati, solo una parte del tesoro del padrino è stata trovata e confiscata, a quanto ammonta il suo patrimonio? Le ricchezze illecite ancora da scoprire sarebbero enormi. A partire dai soldi che gli sarebbero stati affidati da Totò Riina. “Se recupero pure un terzo di quello che ho sono sempre ricco”, diceva il capomafia corleonese, intercettato, parlando durante l’ora d’aria con un altro detenuto. “Una persona responsabile ce l’ho e sarebbe Messina Denaro. Però che cosa fa per ora questo Matteo Messina Denaro non lo so. Suo padre era uno con i coglioni” , spiegava all’amico mostrando una qualche diffidenza sulla capacità gestionale del boss trapanese. E rivelando che parte del suo patrimonio potrebbe essere stato affidato proprio agli alleati di Castelvetrano.

Vocabolario

*Proseliti: voti, appoggi.

*Biasimando: condannando.

*Aborriscono: rifiutano con forza.




Lollobrigida: morta la paladina di Italia Sovrana e popolare

Lutto amaro per il grande cinema all’ italiana, con la dipartita della fulgida Gina Lollobrogida. La camera ardente sarà allestita in Campidoglio, Sala della protomoteca, mercoledì 18 gennaio dalle 10 alle 19 e giovedì 19 gennaio dalle 9.30 alle 11.30. I funerali si svolgeranno giovedì 19 gennaio alle 12.30 nella Chiesa degli artisti a Piazza del Popolo.

In carriera si è aggiudicata, tra gli altri, sette David di Donatello: la sua fama è legata al nuovo cinema italiano del neorealismo: lavora con Pietro Germi (“La citta’ si difende”) e con Carlo Lizzani (“Achtung banditi”) alla metà esatta del secolo scorso ritagliandosi ruoli di vigorosa passionalita’ popolana in cui affina una recitazione da autodidatta imprimendole la sua personalità. Il primo successo personale è però fuori dai confini: il francese “Fanfan la Tulipe” con Gerard Philipe nel 1952. Recita per Rene Clair, Alessandro Blasetti, Mario Monicelli e Steno, Mario Soldati. Finalmente diventa diva in patria con il trionfale “Pane amore e fantasia” di Luigi Comencini (1953) compreso un fortunato seguito sempre in coppia con Vittorio De Sica.

Grande protagonista del cinema italiano, era nata a Subiaco il 4 luglio del 1927, aveva quindi 95 anni compiuti. Lo scorso settembre l’attrice, che una generazione ha conosciuto come la Bersagliera, era stata dimessa dalla clinica, dopo una caduta in casa che le aveva causato una frattura del femore per cui era stata operata. Già quattro anni fa la Lollo era finita in ospedale proprio per un incidente domestico. In quell’occasione l’attrice fu presa in cura dai sanitari del Sant’Eugenio, ospedale a poca distanza dalla sua villa sull’Appia Antica, e dimessa un paio di giorni dopo.

L’incidente al femore è avvenuto a due settimane della tornata elettorale del 25 settembre in cui la Lollobrigida era candidata a Latina al collegio uninominale del Senato, e in altre circoscrizioni nel plurinominale proporzionale, per la lista ‘Italia sovrana e popolare’, che riunisce Partito comunista, Patria socialista, Azione civile, Ancora Italia e Riconquistare l’Italia. La figura mitologica della Lollobrigida ha suffragato molto il dittico Marco Rizzo-segretario del Partito dei comunisti italiani ed oggi segretario di Italia Sovrana e Popolare- e Francesco Toscano-giornalista e politico calabrese con recente passato su Byoblu ed oggi presidente di Italia Sovrana e Popolare ed editore della seguitissima Visione tv-.

Generazioni di spettatori l’hanno conosciuta e amata come ‘La Bersagliera’: Gina Lollobrigida, morta oggi all’età di 95 anni, è stata una diva che ha avuto sempre il coraggio di dire le cose senza veli e di vivere almeno quattro vite, collezionando sette David di Donatello, due Nastri d’Argento nonché i titoli di grand’ufficiale della Repubblica italiana e cavaliere della Legion d’onore francese (ANSA). Patriottico, antitetico all’euro ed alla globalizzazione dei tempi attuali, ma anche al declino dei diritti, allo strapotere delle multinazionali ed all’annichilimento della Costituzione, Italia Sovrana e Popolare si e’ vista far sponda dalla celebrita’ cinematografica italiana con studi di recitazione eseguiti ad Hollywood.

Nel 1947 partecipò al concorso di bellezza Miss Italia a Stresa dove arrivò seconda ma conquista pubblico e giudici (ANSA).

Negli ultimi anni si era dedicata soprattutto all’arte e alla fotografia, con molte mostre: non smetteva di fare progetti, l’ultimo un libro di disegni. I suoi ultimi anni sono stati contrassegnati anche da vicende giudiziarie. Dal 2021 la diva aveva un amministratore di sostegno nominato dal Tribunale per tutelare il suo patrimonio, così come richiesto nell’azione legale dal figlio Andrea Milko Skofic. Al centro dell’attività di indagine dei pm di piazzale Clodio è l’ex manager dell’attrice, Andrea Piazzolla, rinviato a giudizio con l’accusa di circonvenzione di incapace. Con lui è finito a processo anche Antonio Salvi, l’uomo che avrebbe fatto da intermediario con una casa d’aste per la vendita di circa 350 beni di proprietà della Lollobrigida.
Gina Lollobrigida,l fu protagonista di 12 film cult: da Achtung! Banditi! a Cento e una notte, passando per Comencini. Ma lo ha ripetuto più volte: la sua vocazione non era il cinema e nel sangue aveva piuttosto quella dell’artista. A Cinecittà finì quasi per caso, dopo qualche fotoromanzo e un’inattesa popolarità coi concorsi di bellezza, di gran moda nell’Italia del primo dopoguerra. Il terzo posto alla finale di Miss Italia dell’edizione 1947, pose Lollobrigida come rivale di future stelle del nostro cinema come Lucia Bosè, Gianna Maria Canale, Eleonora Rossi Drago, Silvana Mangano. La prima apparizione di Gina Lollobrigida, comparsa o figurante, risale già al 1946 “Aquila nera” di Riccardo Freda, il primo ruolo di qualche risalto è invece “Campane a martello” di Luigi Zampa nel 1949.

Con oltre 60 film, numerosi successi televisivi e ricorrenti “cammei” negli ultimi decenni, la “Lollo” (come tutti la hanno sempre chiamata, in contrapposizione con il più amichevole “Sofia” riservato alla Loren) è ormai da tanto un’icona irrimpiazzabile nel cinema mondiale. Tanto da fare di lei una sorta di “monumento nazionale”.

Il dato unico è che questa splendida carriera di fatto si era chiusa già nei primi anni ’70, quando diradò drasticamente le sue interpretazioni in favore della fotografia e della scultura, della creazione di gioielli personalissimi, le forme espressive in cui si realizzava.

Ecco i titoli che hanno costruito il suo mito di Diva assoluta, spesso fuori dall’Italia come conferma la stella sulla Walk of Fame di Hollywood:

ACHTUNG! BANDITI! di Carlo Lizzani (1951). Al debutto come regista, in piena ondata neorealista, Lizzani le affida il ruolo della giovane e volitiva Gina, coinvolta nella discesa in pianura di un gruppo partigiano nella Liguria del dopo 8 settembre. E’ già un nome in cartellone, ma il suo ruolo è già molto diverso dal cliché con cui si stava imponendo. FANFAN LA TULIPE di Christian-Jacque (1952). Coinvolta in una coproduzione tra Italia e Francia di ambientazione storica e larghi mezzi, a fianco di una star carismatica come Gérard Philipe, veste i panni di Adelina, figlia di un sergente dell’esercito di Luigi XV, finta zingara, poi adottata dal Re in persona e poi sposa dello spadaccino del suo cuore. PANE AMORE E FANTASIA di Luigi Comencini (1953). Con il suo fortunato seguito del 1954, quello di Maria De Ritiis, meglio nota come Pizzicarella La Bersagliera, è il ruolo che fa di Gina Lollobrigida la star incontrastata del neorealismo “rosa” degli anni ’50. Un successo assoluto che le fa presto valicare definitivamente i confini nazionali. IL TESORO DELL’AFRICA di John Huston (1953). Benché impossibilitata a recitare a Hollywood dopo aver stracciato il contratto con Howard Hughes, viene scelta dal grande regista americano per questa commedia satirica sul gangster movie scritta con Truman Capote. Non resta fra i capolavori della diva, ma è la sua prima apparizione sul mercato americano. LA ROMANA di Luigi Zampa (1954). E’ Adriana Silenzi, protagonista assoluta dell’adattamento di uno dei romanzi più noti di Alberto Moravia. Con “La provinciale” diretto da Mario Soldati, la Lollo aveva già vestito i panni di un’eroina di Moravia.LA DONNA PIU’ BELLA DEL MONDO di Robert Z. Leonard (1955). E’ la riprova della duttilità da autodidatta di un’attrice capace di passare dal tragico alla commedia e, nel caso della biografia della grande cantante lirica Gina Cavalieri, anche in grado di esibirsi come star del cafè chantant.TRAPEZIO di Carlo Reed (1956). Prodotto e interpretato da Burt Lancaster che la volle ad ogni costo al suo fianco, ambientato nel mondo del circo, è tra i maggiori successi dell’attrice che domina con piglio aggressivo il personaggio di Lola, drammaticamente contesa da due uomini.NOTRE DAME DE PARIS di Jean Delannoy (1956). Prima trasposizione del romanzo di Victor Hugo, girato in uno scintillante cinemascope si illumina per la sua presenza nel ruolo di Esmeralda al fianco di Anthony Quinn (Quasimodo). Un trionfo soprattutto in Francia. TORNA A SETTEMBRE di Robert Mulligan. Girato interamente in Italia, amatissimo dai fan di Rock Hudson (per il quale fu costruita anche una inesistente storia d’amore con l’attrice), il film è un piccolo gioiello del melodramma romantico. LA DONNA DI PAGLIA di Basil Dearden (1964). Un’altra storia d’amore, questa volta insieme a Sean Connery, forse tra i film più struggenti e realistici interpretati da Gina Lollobrigida. La struttura è quella del thriller, ma i due protagonisti rompono ogni schema del genere. UN BELLISSIMO NOVEMBRE di Mauro Bolognini (1969). Dal romanzo di Ercole Patti, la traiettoria amorosa della matura Cettina che si divide tra l’adolescente Nino, l’aitante Sasà e il marito regolare. Da notare che la voce di Gina è in realtà quella di Rita Savagnone. CENTO E UNA NOTTE di Agnès Varda (1995). E’ l’ultimo incontro della Lollo con il grande cinema in un affresco dedicato al centenario del cinema in cui si affacciano moltissimi divi, dai veterani Michel Piccoli e Marcello Mastroianni a Jean Paul Belmondo (il professor Bebel di cui l’attrice è la moglie), fino al giovanissimo Leonardo DiCaprio.

Vocabolario

*Lutto: morte.

*Dipartita: fine, morte.

*Fulgida: splendida, bellissima.




Biden: pericolo impeachment

In America imperversa una paradossale entropia a causa dell’effetto congiunto dei Twitter files rilasciati sotto l’egida di Elon Musk-l’uomo piu’ ricco del mondo-ed il ritrovamento all’interno della biblioteca del presidente Biden, di redami classificati che egli occultava da anni e vi e’ entrato in possesso all’epoca della sua vicepresidenza con Obama. Documenti segreti inerenti l’Ucraina, certe operazioni belliche in stati mediorientali fino, probabilmente, alla pandemia di Covid: il tutto sta scaldando gli animi e facendo ribollire l’umore di Donald Trump, che azzarda un procedimento di Impeachment per l’attuale inquilino della Casa Bianca. Trump in alcune uscite video e brevi testi presenti nella piattaforma social di sua proprieta’, Truth, ha richiesto la dichiarazione dei redditi del suo presidente, alla stessa stregua di quanto fu a suo tempo ordinato a lui di fare; e allude alla incompatibilita’ tra la magione milionaria di Biden- a quanto pare 14 milioni (n.d.r.)con gli emolumenti piu’ che dignitosi ma non milionari, che Biden percepisce da un trentennio in qualita’ di senatore e membro direttivo dei governi Dem. Trump incalza la cittadinanza a focalizzare il grado di corruzione che anima la presidenza Biden e l’organigamma giuridico e poliziesco, che si esimono dal mantenere chiuso il confine col Messico e rintuzzare l’ondata apparentemente irreversibile di droghe che infestano e danneggiano specialmente i giovani, binariamente a traffici di esseri umani con il diniego di Biden di recarsi al confine per ripristinare l’ordine antecedente. Trump ha chiesto retoricamente il motivo che ha visto il connubio Fbi e Twitter, non indagare da un lato e censurare dall’altro, lo scandalo del computer di Hunter Biden, figlio del presidente, estremamente attivo in Ucraina e con rapporti commerciali consolidati che lo hanno visto impegnato con la Cina.

Riguardo i documenti detenuti da Biden, secondo i giornalisti inquirenti pare ce ne fossero altri ubicati nel proprio garage ed in altri luoghi analoghi a Think Thank accademici, che sembrano essere stati approntati appositamente per Biden. Da qui la invettiva di Trump che rimarca la corruzione attuale degli Usa, diventati a suo dire un paese del terzo mondo;a causa dell’inflazione galoppante, della censura sui social, dell’inaffidabilita’ delle macchine di conteggio elettorale, dell’immobilita’ della Corte Suprema, della disoccupazione crescente, delle frontiere aperte, della droga sempre piu’ diffusa, della bramosia ad impedire il possesso di armi per gli americani. Trump ha anche ipotizzato la vendita di segreti nazionali alla Cina da parte della famiglia Biden ed ha alluso alla ritrosia dell’Fbi ad indagare su Biden e suo figlio. A proposito del lavoro di Elon Musk rilasciando i file ctoni su Twitter, il magnate statunitense artefice delle Torri Gemelle, ne ha lodato le intenzioni e le azioni concrete.

In relazione ai redami trovati da Biden, si tratta di materiale strategico importante ai fini della sicurezza nazionale, che il presidente odierno degli Usa non poteva possedere in quanto era all’epoca vicepresidente, per cui si potrebbe preconizzare una procedura di impeachment nei suoi confronti, che alla luce di questa azione illecita, potrebbe sfociare nelle sue dimissioni obbligate; cosa non riuscita con Trump, il quale possedeva documenti desecretati in qualita’ di presidente, a cui e’ consentito desecretare in prima persona i documenti strategici nonche’ mantenere quelli segreti nel periodo attinente la propria carica.

Trump azzarda in modo reiterato, ormai, l’impeachment per Biden ed esorta l’Fbi ad obbligarlo a render nota la dichiarazione dei redditi come fece con l’ex presidente; inoltre Trump accusa la passata dirigenza Twitter di violazione della liberta’ di espressione degli americani in combutta con l’Fbi ed i burocrati e politici dem, censurando i contenuti conservatori, Trump e le notizie relative il computer di Hunter Biden, gli affari in Ucraina e Cina della famiglia Biden ed i pareri contrastanti con la narrativa pandemica e del vaccino. I documenti in possesso di Biden da oltre un lustro e riservati unicamente al presidente degli Stati Uniti, rappresentano la miccia della polveriera in cui figura attualmente irretito il presidente americani e fette crescenti del suo partito, che chiamano in causa perfino Hillary Clinton e Barack Obama. Donald Trump nelle sue filippiche scritte ed orali chiama in causa in modo indiretto ed asintotico, anche Facebook e Google nelle operazioni politicamente sovversive per mezzo della censura ad egli ed a tutti coloro che si mostravano antitetici all’agenda governativa e mediatica che abbracciava una dovizia di temi progressisti: questi ultimi vanno dal diritto all’aborto fino ai vaccini passando per l’ideologia gender, l’immigrazione, le tasse, l’esigenza di disarmare i cittadini per questioni di sicurezza.

Il nuovo presidente della camera, in Usa, spaurisce i progressisti e la sinistra radicale a causa delle dichiarazioni roboanti e perentorie sullo zelo governativo ritrovato nel prosciugare la palude (del deep state n.d.r.), adoperando le armi statali della grande finanza, teleologiche ad indagare e punire i responsabili della pandemia, della sedizione, degli obblighi vaccinali, delle guerre controproducenti, dell’immigrazione, dell’inflazione, della censura. Il presidente della Camera si presuppone come un seguace di Trump che percorrera’ la sua agenda pur provenendo da una fazione avversa, nel passato recente; il che ha richiesto un agone valido per la sua elezione, durato molto tempo, coriaceo, in cui venti deputati disallineati su centinaia, hanno permesso il suo insediamento. In America la politica e’ in guerra, portando con se l’assetto economico, giuridico, finanziario ed industriale del futuro, a livello planetario.

Vocabolario

*Antitetici: che vanno contro.

*Asintotico: che si avvicina molto senza toccare.

*Entropia: disordine.




Super model italiana: pago alimenti agli ex e mia figlia non mi ha voluto

Bianca Balti rimane a tutt’oggi la principale o forse unica, top model italiana, ma quanto ha recentemente dichiarato in un podcast ripreso dal Corriere desta sgomento ed alla fine letizia: la trentasettenne ha alluso alla propria ambizione di lasciare la cittadina natia, Lodi, fin da piccola nonche’ di essere stata l’unica tra i suoi amici, a riuscirci. Poi dello sposalizio in tenera eta’, presso New York, con l’affascinante padre di sua figlia che operava nel settore fotografico. Ma di li’ a poco la Balti ha ammesso di aver capito che tale relazione passionale di tre mesi confluita in una nascita, sarebbe stata controproducente per la propria ascesa professionale, per cui non e’ riuscita a non troncare tale relazione. Dunque il ritorno in Italia e la consapevolezza di essere stata troppo frettolosa ed entusiastica rispetto al primo matrimonio con un uomo italiano senza eludere il lavoro. Oggi la Balti si dice finalmente serena ma alludendo con rammarico al ritorno in Italia in seguito al primo divorzio, alla gestione della prole in quella fase che l’ha vista tornare a Lodi, presso cui ricominciava il vortice della droga e del sesso reiterato con uomini diversi lasciando sempre la figlia dai nonni. Fino al secondo matrimonio con una persona americana e la volonta’ di ricominciare tutto nuovamente in America; ma cio’ non e’ andato a buon fine confluendo in una nuova separazione che ha portato l’intento di trasferirsi in Spagna, da parte di Bianca Balti, con la figlia oggi adolescente. Nonostante la modella italiana avesse smesso con la droga da quasi un lustro, tuttavia, all’epoca l’indossatrice racconta che il tribunale le ha negato il permesso di attuare un nuovo cambio di vita, in America, ottemperando alla decisione della figlia di andare a vivere con il padre.

Bianca Balti ha descritto la preferenza della figlia di essere affidata al padre come una dolorosissima stilettata che tuttavia ha contribuito a riordinare la propria vita, maturare, cambiare e ricercare la autocoscienza e la stabilita’ che odiernamente la contraddistinguono, con un senso di pace prima sempre mancante. Cosi’ la celeberrima modella ha affrontato il capitolo della duplice mastectomia con cui ha dovuto vincere un pernicioso cancro, dicendosi felice per l’attuale andamento della propria vita ed ammettendo di pagare essa gli alimenti, per i duoi ex coniugi. Su tale questione Bianca Balti si e’ detta orgogliosa ma anche quanto fosse giusto farlo, giacche’ in questa fase lei guadagnasse molto di piu’ dei propri ex mariti. Infine ha ammesso che ha sempre, in giovane eta’, vissuto alla giornata ed essersi accompagnata ad uomini cui offriva sempre ella per una smania di controllo ed volere di superiorita’.

Vocabolario

*Smania: volonta’ grande.

*Odiernamente: oggi.

* Pernicioso: pericoloso.

*mastectomia: asportazione dei seni.




Italia-Iran: scontro diplomatico

Affondo dell’ambasciatore di Teheran in Italia, dopo che ieri il capo dello Stato Sergio Mattarella aveva espresso ‘personale indignazione’ per la repressione in atto in Iran. L’ambasciatore Mohammad Reza Sabouri, nel suo primo incontro con la stampa italiana dopo avere presentato ieri le sue credenziali al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha anche sostenuto che “in base alla legge iraniana la pena capitale è prevista per i reati più gravi. In relazione alle persone che sono state giustiziate, hanno avuto un processo equo e con tutte le garanzie. In Iran sono ammesse le manifestazioni pacifiche ma non disordini violenti che sono inaccettabili”, ha aggiunto l’ambasciatore. “Anche noi commettiamo errori, ma non accettiamo letture politiche, ingerenze. Non scambieremo la nostra indipendenza e sicurezza con niente”.

“Quando si è diffusa la notizia di violenza sessuale sulle manifestanti arrestate, il procuratore generale ha disposto indagini. Tuttavia le detenute si trovano in prigioni dove gli uomini non hanno accesso”, ha aggiunto il rappresentante di Teheran in Italia.

Oggi il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha ricordato che a Teheran era stato chiesto un vero cambiamento, “ma nei fatti – ha aggiunto – il segnale richiesto non è arrivato, le autorità continuano nella cieca repressione”. Parlando alle commissioni congiunte Esteri di Camera e Senato e ricordando di aver portato la protesta dell’Italia incontrando il 28 dicembre l’ambasciatore iraniano designato, Tajani ha sottolineato che quanto sta succedendo in Iran è inaccettabile. “L’Italia continua a chiedere l’immediata cessazione della repressione e la moratoria immediata della pena di morte”, ha aggiunto.
Il rispetto dell’Italia per ogni Paese estero e per le sue istituzioni trova “un limite invalicabile” quando vengono calpestati i diritti dell’uomo, per cui è giunta l’ora di porre “immediatamente fine alle violenze rivolte contro la popolazione”. Questo è il messaggio all’Iran che Sergio Mattarella trasmette citando indirettamente Teheran, recapitandolo personalmente al nuovo ambasciatore iraniano in Italia Mohammad Reza Sabour. L’occasione per questa dura “reprimenda” del presidente della Repubblica è stata la salita al Quirinale del diplomatico per presentare le Lettere credenziali.

Secondo fonti estere critiche verso l’Occidente, le persone impiccate in Iran sarebbero, nella maggioranza dei casi, coinvolte in trame ctonie orchestrate da Ong finanziate dall’apparato di Soros ed intente a strumentalizzare dei malcontenti popolari in modo da creare entropia, provocazioni alle forze dell’ordine, insicurezza sociale, effetti teleologici al progressivo ribaltamento politico dello stato orientale. Altri imputano all’Italia con il suo nuovo esecutivo, il reato di pronunciamento istituzionale in fatti e dinamiche estere. Altre persone attive suoi social lamentano la mancata indignazione politica italiana e dello scacchiere Nato verso gli ultimi casi di violenza inerenti l’Arabia Saudita, che invece figura nazione “amica” commercialmente, dell’Occidente e dei suoi centri di potere occulto e non occidentale.

Vocabolario

* Malcontenti: stati d’animo di non felicita’.

*Ctonio: occulto.

* Teleologici: mirati.




Bitcoin: l’anno peggiore cosa cela?

Dopo il crollo di questo periodo che ha stramazzato la criptovaluta statunitense Ftx, la capitalizzazione delle monete digitali e’ stata recisa a meno degli attuali mille miliardi. Bitcoin, l’unica cripto effettivamente decentralizzata, ha attraversato l’anno forse piu’ fosco della sua storia, a causa di un’ immane perdita di valore che tuttavia non fa esimere gli agenti del Dark Web, i criminali e la gente comune ma ribelle, dal continuare a scambiarsi beni con tale forma di pagamento. Warren Buffet, tra gli uomini piu’ facoltosi del pianeta e probabilmente la piu’ esperita e capace mente finanziaria esistente, affermava di dover essere economicamente pavidi quando gli avidi sono numerosi e viceversa avidi allorche’ gli avidi figurano timorosi: in questa fase la fiducia nelle monete digitali da parte del connubio di maggiori banche d’affari e fondi di investimento del mondo-Goldman Sachs e Blackrock- (n.d.r.), si mostra stabile ed addirittura crescente, a parere dei loro massimi dirigenti. Al punto da lasciar intendere che il futuro delle monete e della finanza sia attinente alla “tokenizzazione”, ossia la criptovaluta in senso lato; alla luce di un sistema ormai collaudato, in espansione progressiva, facile e conveniente per mezzo della possibilita’ di limitare fino quasi alla loro estromissione, gli intermediari. Operare cosi’ una cesura delle commissioni bancarie rendera’ ancora piu’ accattivante le piattaforme di Blockchain finanziario cui stazionano le cosiddette Stable Coin, ovvero criptovalute collegate all’oro ed a beni materiali, binariamente a monete digitali espressione di quelle materiali vigenti, monete digitali centralizzate da attori privati e Bitcoin medesimo.

Bitcoin possiede attualmente un valore ridotto ma sempre superiore ai mille euro e si contrassegna come unico sistema di demonetizzazione del panorama monetario Fiat, che vede una dovizia di macroperatori bancari e finanziari intenti ad acquistarne in quantita’ mastodontiche. Cio’ probabilmente per disinnescare la portata rivoluzionaria di una moneta digitale completamente decentralizzata e impossibile da manipolare. Questa e’ la concezione di Francesco Carrino, apprezzato e seguitissimo commercialista ed imprenditore cripto.

Blackrock e Goldman Sachs investono nelle criptovalute dal 2020 senza dismettere i propri obiettivi che sembrano collimare con l’introiezione del Bitcoin tutto, nel proprio portafogli. Questo avviene in una contingenza in cui l’Unione Europea ed altri organismi legislativi si accingono a porre grosso modo fuori legge il Bitcoin ed a suffragare invece, le monete tradizionali in formato digitale, le quali ricadrebbero sotto l’egida ed il controllo statale. Il futuro della moneta e’ correlato al tracciato digitale, secondo i maggiori operatori di investimenti e patrimoni che esistono, a detrimento del mero contante che ormai non e’ piu’ esibibile nei voli di linea.

La moneta digitale per gli scettici e’ deittica di controllo statale o privato ed obbligatorieta’ da un lato, della riscossione di gabelle, nonche’ potere di bloccare i conti di personaggi scomodi o dissidenti, come tutt’oggi avviene da parte di Paypal per coloro che rintuzzano, con grande successo di pubblico, parti cospicue della narrativa imperante oppure sono cittadini russi o bielorussi additati come persone da bandire a causa delle scelte politiche e militari dei propri paesi.

Vocabolario

*Bandire: estromettere.

*Scettici: dubbiosi.

*Deittica: indicativa.




Canada: accuse dal fratello verso il Presidente; ricattabilita’

Trudeau ” non parla dal cuore “, ha insistito suo fratello durante un’intervista, ed ha aggiunto:”il ricatto è uno strumento molto potente”. A pubblicarlo e’ Newspunch.com, testata americana conservatrice ed iperletta.

Molti di noi hanno parlato e riferito di come il World Economic Forum di Klaus Schwab stia penetrando nei governi e corrompendo i leader mondiali. Pronto per qualche convalida che puoi condividere? Scrive infiammato l’editorialista. Se sei canadese, siediti, continua. “Il fratello del tuo primo ministro sta per spiegare perché Justin Trudeau è così determinato ad infangare la nazione canadese. Se vieni dall’America o da un altro paese, prendi una sedia e ascolta. Questa è una lezione distintiva su come l’élite globalista tenta di distruggere il paese dall’interno”.

Alla domanda sul perché Trudeau sia determinato a offuscare la nazione canadese, il fratello di Trudeau ha detto che è semplicemente un burattino del Nuovo Ordine Mondiale e prende ordini direttamente da gruppi come il Council on Foreign Relations ed il Bildeberg, che sono tutti controllati dal World Economic Forum.

“Lui è il volto ed il principale portavoce del governo canadese, ma le politiche e le iniziative che lo stanno guidando e stanno indirizzando questa narrazione che continua a spingere, secondo me sono anti-libertarie ed anti-canadesi; stanno venendo promanate infatti dai vertici, da gruppi come il World Economic Forum, il Council on Foreign Relations ed il Bilderberg. Riconoscono di aver bisogno di questi agenti forti all’interno dei governi e una cosa che abbiamo visto nei governi di tutto il mondo sono i leader deboli che sono in grado solo di agire come portavoce”.

Il fratello di Trudeau ha anche dichiarato che le politiche disastrose e anti-libertarie di Justin non rappresentano il suo vero io. In breve, è controllato dalle élite globali. “ Non sta parlando dal suo cuore. Onestamente non credo… non è sincero, non c’è una vera discussione. Non gli è permesso impegnarsi effettivamente con il Freedom Convoy e con queste persone, perché c’è molto da disfare qui e ci sono molte domande serie”.

” Anche quando guardi alla storia di persone come Jeffrey Epstein e qual era il loro ruolo, ossia intrappolare le persone e ricattare le persone, e pensi a una vita di opulenza e opportunità, commetti errori e sei costretto a fare qualcosa di brutto”, afferma l’intervistato. ” Il ricatto è uno strumento molto potente.”

Kyle Kemper non è che non sia nessuno . Non solo è il fratellastro di Justin Trudeau ed il figlio di Margaret Trudeau, ma ha un portafoglio di affari. È fondatore e amministratore delegato di Swiss Key, e in precedenza direttore esecutivo e consulente strategico presso la Chamber of Digital Commerce Canada. Ha terminato il suo B.Comm, attività di marketing, presso la Dalhousie University.

“Quindi ora conosci una vera verità su Justin Trudeau. Non teoria o speculazione da lontano. La cruda verità detta dalla bocca di suo fratello. Justin è una pedina dell’élite globale. Non ha – né ha mai – servito il Canada”. Tuona cosi’ il redattore.

E non dovrebbe sorprendere. Klaus Schwab si vanta regolarmente di come il WEF sia penetrato nei gabinetti dei governi di tutto il mondo. E secondo Schwab, il Canada è stato il primo paese a cadere sotto il suo controllo. Non è la prima volta che qualcuno vicino a Justin Trudeau solleva seri interrogativi su argomenti molto oscuri. Christopher Charles Ingvaldson, un caro amico di lunga data di Justin Trudeau, sarebbe stato riconosciuto colpevole riguardo accuse di pedopornografia, dopo essere stato sorpreso a dirigere un giro internazionale di pedofili, secondo gli accusatori.

Ingvaldson si è dichiarato colpevole presso il tribunale provinciale BC di Vancouver per l’accesso alla pornografia infantile e il possesso di materiale pedopornografico. Inizialmente è stato anche accusato di due accuse di importazione o distribuzione di materiale pedopornografico.Al momento in cui è stato accusato, la Royal Canadian Mounted Police ha affermato che anche 11 membri della rete di pedofili in tre paesi – Canada, Australia e Regno Unito – erano stati arrestati nei rispettivi paesi.

Justin Trudeau e Ingvaldson sono stati strettamente legati sin dai tempi in cui erano compagni di stanza al college, e dopo aver completato i loro diplomi di insegnamento sono stati entrambi accettati per insegnare alla West Point Grey Academy , un collegio privato d’élite di Vancouver.

Dopo essere diventato Primo Ministro, Justin Trudeau ha incoraggiato Ingvaldson a candidarsi a una carica politica come membro del Partito Liberale. Ingvaldson ha annunciato il suo desiderio di essere il candidato parlamentare liberale nel distretto di Vancouver-Kingsway e ha sviluppato una pagina sui social media che annunciava i suoi piani per candidarsi. Tuttavia il suo arresto e la successiva carcerazione con l’accusa di pornografia infantile e pedofilia hanno posto fine a ogni possibilità che Ingvaldson aveva di entrare in politica, anche nel Canada liberale di Trudeau.

La rivelazione che l’amico intimo di Justin Trudeau è un pedofilo non è stata una sorpresa per i canadesi che hanno osservato da vicino il primo ministro liberale. Sottolineano numerosi osservatori, infatti, che Trudeau ha molti legami scomodi con la pedofilia.

Diamo un’occhiata alla Fondazione Pierre Elliot Trudeau. La fondazione prende il nome dal padre di Justin Trudeau, l’ex primo ministro Pierre Trudeau. Afferma di “sostenere pensatori creativi e critici che danno contributi significativi a questioni sociali critiche”. Tuttavia, la Fondazione Pierre Elliot Trudeau ha una storia di utilizzo di simboli pedofili. Un esempio calzante è una immagine tratta dal rapporto annuale 2015-16 della Pierre Elliot Trudeau Foundation che riflette un triangolo blu stilizzato in un triplice disegno, il quale nel gergo pedofilo indica i bambini maschi. L’uso di questo simbolo, tuttavia, sembra una scelta strana per la fondazione, dato ciò che le e-mail di WikiLeaks rivelano, ovvero che l’FBI ha da dire molto riguardo al suo vero significato.

Si puo’ dunque vedere il simbolo in questione visualizzato in primo piano davanti e al centro sulla pagina tre del rapporto collegato sul sito web della fondazione.

Justin attualmente non ha nulla a che fare con la fondazione che porta il nome di suo padre, poiché non può essere associato pubblicamente mentre prestava servizio attivo nel governo, ma è stato direttamente coinvolto nella supervisione dell’operazione dalla sua creazione nel 2002 fino al 2014, e si prevede debba tornarci dopo il suo ritiro dalla politica. Alla luce di questi fatti, è altamente improbabile che nel frattempo non sia in stretto contatto con coloro che gestiscono la fondazione, scrive Newspunch.

In vari forum su Internet gli utenti hanno sottolineato che questo possibile collegamento alla pedofilia, in effetti, potrebbe offrire una spiegazione alternativa per alcuni eventi misteriosi accaduti intorno a Trudeau all’inizio della sua vita. Come accennato in precedenza, prima che Justin seguisse le orme di suo padre in politica, era un insegnante alla West Point Grey Academy, una scuola d’élite, una scuola che aveva visto sorprendentemente uccisi due gruppi separati di genitori durante il periodo in cui insegnava. I funzionari all’epoca definirono gli omicidi correlati alla malavita.

Assurdo appare che questa “violenza da gangland” si stava apparentemente verificando ai genitori che mandavano i loro figli a una scuola di preparazione canadese privata incredibilmente costosa. Gli omicidi sono accaduti anche a genitori senza precedenti penali, ma che sono stati improvvisamente etichettati come usurai mafiosi dopo la loro morte violenta e inaspettata. Nessuno associato alla scuola all’epoca credeva alla scusa della “banda criminale”, e ancora non lo fanno, asseriscono dal Canada gli scettici.

Mentre si è liberi di giungere alle proprie conclusioni sulla base di questi fatti, c’è almeno una cosa che sappiamo per certo. Che non ci sono state morti violente tra gli studenti o le loro famiglie da quando Ingvaldson e l’attuale Primo Ministro hanno lasciato la scuola.

Esiste un giro di pedofili che opera ai massimi livelli nella politica canadese ed è coinvolto l’attuale primo ministro, un leader d’élite multigenerazionale? Il tempo lo dirà.

Su People’s Voice si dicono determinati a continuare a riferire sui problemi che contano davvero. Dopotutto, se i media mainstream si rifiutano di farlo, qualcuno deve pur farlo, affermano. I




Padri separati: tra accuse Instagram e Mammuccari sulle Iene

Di Rita Lazzaro

“La mia famiglia! Manca la mia piccola che ora vado a prendere”; così Federico Fashion Style aveva scritto su Instagram fotografandosi insieme ai suoi parenti poco prima di dirigersi verso l’abitazione di Letizia Porcu. Ma una volta arrivato sotto casa dell’ex ha poi condiviso un altro scatto con i suoi follower: “Che brutta storia! Spero che nessuno di voi possa passare ciò che sto passando io”. Purtroppo non si tratta dello sfogo di un padre separato, ma dell’ennesimo episodio dello scontro, che da tempo si sta consumando tra lui e l’ex moglie. Infatti in una nuova foto condivisa su Instagram Federico Fashion Style si è mostrato davanti alla stazione dei carabinieri di Anzio e poco dopo ha scritto un sibillino messaggio: “Io non mollo. Nessuno può allontanarmi da te, tu sei la mia vita, il mio respiro, la mia gioia, la mia forza, il mio presente, il mio futuro! A te che mi guardi, cerca di avere un cuore e pensa che tutto il male che fai non lo fai a me ma a una piccola anima innocente”.

A spiegare cosa è successo davvero tra Federico e Letizia è stata la blogger Deianira Marzano, che attraverso la sua pagina Instagram ha raccontato: “Federico aveva preso accordi con l’ex moglie che avrebbe preso la piccola per la Befana ad Anzio ma lei invece era andata a Roma e a casa non c’era nessuno (senza avvisare)”. Poi la Marzano ha fatto chiarezza sul perché Federico Fashion Style è andato dai carabinieri: “La moglie non ha risposto al telefono né ai messaggi. Forse lei doveva rimanere a Roma per comodità sua, ma la piccola sarebbe dovuta stare con Federico. La bimba ci sarà rimasta malissimo e lui ovviamente ha sporto denuncia. Ho visto i messaggi”. Una brutta storia che potrebbe non concludersi con la semplice segnalazione alle autorità, dell’ex moglie. Una brutta storia, e purtroppo non si tratta di un caso isolato. Infatti sempre durante il periodo natalizio sui social girava lo sfogo di Maurizio Battista:“Non vedo mia figlia da due settimane, la mia ex moglie non me lo concede”. Secondo quanto sostenuto dal comico, l’ex moglie non gli starebbe permettendo di vedere la figlia regolarmente: “Ennesimo video di reclamo, di ribellione. Li farò ad oltranza. La bambina sono quindici giorni che non la vedo per vari motivi”. Maurizio Battista poi, ha spiegato i presunti motivi per i quali non riuscirebbe a trascorrere del tempo con sua figlia. Secondo la sua versione, la sua ex moglie Alessandra Moretti avrebbe preferito evitare di lasciarle incontrare la bambina durante il Natale perché la piccola ha la febbre: “Un po’ è stata male, un po’ è andata a scuola e poi per qualche giorno ho lavorato pure io. Il 22 e il 24 non mi è stata data. Siamo arrivati a questi giorni, in cui ha un po’ di febbre; il 3 la portiamo a fare la visita da un altro pediatra”. Battista avrebbe voluto trascorrere Capodanno con sua figlia. Secondo quanto da lui sostenuto, l’artista avrebbe chiesto di poter trascorrere almeno la notte di Capodanno insieme alla bambina, ma anche in questo caso non avrebbe incontrato un riscontro favorevole da parte della mamma della piccola. Arriviamo al 31, ho mandato un messaggio chiedendo, espone Battista: “Va bene se la bambina il 31 dicembre e l’1 gennaio sta con me, visto che durante le feste di Natale non c’è stata per niente?” La signora ha detto: “Vediamo, poi magari il 31 viene a teatro, si stanca, mi chiama e bisogna venire a prenderla”. Chi ti ha detto che si stanca? È una bambina di sei anni, non è una neonata. Qual è il problema? Mi ha detto che casomai la prendo l’uno. “Casomai” è un mezzo condizionale, sempre che non le venga la febbre o altre fisse che hai tu”. Battista ha concluso auspicandosi di poter vedere regolarmente sua figlia come, a suo dire, sarebbe stato stabilito inizialmente: “La bambina va tenuta una settimana io e una settimana tu, qual è la mia settimana? Magari una settimana è troppo per la bambina, ma almeno due giorni la devo tenere questa bambina o no? Neanche due giorni. […] Io devo chiedere l’elemosina per vedere due giorni mia figlia? Ogni telefonata è un problema. […] Devi concedermi di vedere mia figlia, per lei sono pronto a fare le guerre civili”.

Quanto sta vivendo Maurizio Battista purtroppo non è un caso isolato. Infatti in Italia la condizione in cui versano i papà separati non è certo tra le migliori. A tal proposito il famigerato comico e conduttore delle Iene Teo Mammuccari, ha recentemente sfogato in diretta il proprio rammarico per la situazione che lo ha coinvolto con la figlia oggi adolescente, relativamente le beghe tra lui e la radiosa ex compagna velina brasiliana Thais Souza Wiggers: il Teo nazionale ha confessato di non aver visto la figlia per un triennio a causa della sua permanenza in Brasile con la madre. Non tutti i padri hanno le possibilita’ del personaggio televisivo per cui, rimarcando cio’, Mammuccari ha esortato l’uditorio che episodi di ostracismo genitoriale come il suo, non accadano ad altri. Alla fine il conduttore Mediaset ha riversato sulla madre della figlia, inusitati complimenti per essersi resa conto che non vedere il padre potrebbe essere esiziale per sua figlia; dunque la situazione e’ stata sbloccata e Mammuccari puo’ esercitare per bene le proprie funzioni di padre: tale punto e’ risaltato da una foto Instagram che ritraeva la famiglia al completo presso un ristorante, con un sorriso fulgido sulle labbra. A tal proposito Teo Mammuccari ha asserito che non tutte le donne posseggono la sensibilita’ e l’empatia della madre di sua figlia per comprendere che la tutela dei figli passa per un rapporto paritario e continuativo insieme ad ambi due i genitori.

Basti pensare che nel 2016 In Italia, secondo i dati dell’Eurispes, su 4 milioni di papà separati circa 800 mila versavano sotto la soglia di povertà, mentre un milione e mezzo viveva in condizione di indigenza, per corroborare il messaggio fi Mammuccari.

Un’altra piaga che colpisce i papà separati sono le false accuse. Infatti secondo la letteratura recente, tra l’85 e il 90% dei casi sono le madri ad avanzare un’accusa nei confronti dell’ex marito: accusa che in 2 casi su 10 circa si rivela falsa (falso positivo). Le accuse più frequenti sono anche le peggiori ed in parallelo particolarmente lunghe nel decorso giudiziario; e pericolose le conseguenze psicologiche nel contesto familiare.

Il Giornale nel 2019 denunciava che “a fronte di 55mila denunce presentate da donne contro gli uomini, le condanne effettive sono state poco più di 5mila. Idem per i reati di stalking: nel 2016 su 15.700 casi denunciati, solo la metà sono finiti a processo e solo 1.600 persone sono state effettivamente condannate”.

Da ricordare altresi lo stato di profonda indigenza in cui versano i papà separati. Infatti secondo i dati diffusi dalla Caritas, 1 povero su 2 è costituito da un padre separato che non è collocatario. Ciò vuol dire che i suoi figli, in seguito all’avvenuta separazione, vivono con la mamma. I papà separati oppure divorziati nel nostro Paese sono ben 4 milioni, fra loro circa 800.000 vivono poco al di sopra della soglia di povertà. Il 66% non riesce per questo a sostenere più le spese riguardanti le prime necessità.

La causa principale dello stato di povertà in cui versano i papà separati è l’assegno di mantenimento, in quanto è spesso superiore alle capacità economiche. L’Unione Padri Separati spiega che nel 94% dei casi, l’uomo deve versare l’assegno di mantenimento; solo nel 30% dei casi viene concesso al papà di mantenere la casa, mentre il 70% deve sostenere le spese relative a una nuova abitazione.

Le associazioni dei padri separati sottolineano che il più delle volte gli assegni per il mantenimento sono superiori alle disponibilità economiche. Con uno stipendio di circa 1.400 euro mensili, solitamente si arriva a versare fra 400 e 700 euro. Una somma per coprire spese legate a vitto e alloggio per il papà ed alle spese fatte per i figli. False accuse, ostacoli nel vedere i figli e indigenza. Situazione drammatica che, purtroppo, sfocia anche in un gesto estremo. Non per nulla si parla di circa 200 padri separati suicidi l’anno. Un contesto che difficilmente si potrà risolvere con un bonus di 800 euro al mese, quindi a 9.600 euro l’anno per i genitori separati che versano in difficoltà economica. La legge c’è, basterebbe applicarla. Partendo da un art 315 bis cc accompagnato dall’art 156 cc. Già questo sarebbe un gran passo di civiltà.

Vocabolario

*Esortato: cercato di convincere a fare.

*Ostracismo: moto contrario.

*Inusitati: inaspettati.




Miss Italia interpreta Oriana Fallaci ma e’ polemica

Di Rita Lazzaro

“Miss Fallaci Takes America”. Miriam Leone sarà Oriana Fallaci in una serie TV. Il progetto nasce a seguito del cortometraggio A cup of coffee with Marilyn, dove l’attrice aveva già interpretato la famosa scrittrice, vincendo il Nastro d’Argento 2020 come miglior corto di fiction. Miriam Leone ha confermato il suo interesse ad interpretare nuovamente il ruolo di Oriana Fallaci anche nella serie TV. La storia sarà basata su episodi realmente accaduti, raccontati dalla stessa autrice nei suoi primi libri. Ma chi è Oriana Fallaci? Una personalità indomabile puntualmente palesata dalla sua penna mordace. Nata a Firenze il 29 giugno 1929 è stata una giornalista, scrittrice e attivista italiana. Partecipò giovanissima alla Resistenza italiana e fu la prima donna italiana ad andare al fronte in qualità di inviata speciale. Fu una grande sostenitrice della rinascita culturale ellenica e conobbe le più importanti personalità di questa, tra cui Alexandros Panagulis col quale ebbe anche una relazione. Durante gli ultimi anni di vita fecero discutere le sue dure prese di posizione contro l’Islam, in seguito agli attentati dell’11 settembre 2001 a New York, città dove viveva. Come scrittrice, con i suoi dodici libri ha venduto circa venti milioni di copie in tutto il mondo. Una figura infatti considerata divisiva dalla sinistra italiana che, appunto, giusto questa estate si è opposta alla via da dedicarle a Livorno.

Prendendo spunto dall’iniziativa svolta nella vicina Piombino, a Livorno ( Fdi sostenuto dalla Lega) hanno pensato che sarebbe stato giusto che anche il capoluogo rendesse omaggio alla scrittrice fiorentina. Ma il primo cittadino di Livorno, Luca Salvetti, esponente della sinistra, aveva già esposto il suo secco rifiuto alla proposta, considerandola puramente provocatoria: “Le emozioni su Oriana Fallaci sono della destra e chiaramente strumentali nei confronti delle forze di sinistra perché la Fallaci è un personaggio che indubbiamente divide”. Eppure, al di là dell’esempio di Piombino, anche nella vicina Cecina due anni fa è stata approvata la mozione per l’intitolazione di una strada a Oriana Fallaci. Ma perché la Fallaci è così scomoda alla sinistra? La risposta sarà data proprio dal centrosinistra, dove i consiglieri Fenzi e Lucetti hanno portato alla luce alcune posizioni di Fallaci: “Non è un voto contro di lei, non è in discussione il valore come giornalista e scrittrice. Fallaci è stata portatrice di intolleranza, come quando andò contro la moschea di Colle di Val d’Elsa o espresse posizioni anti-abortiste o omofobe”. Dure le posizioni a sinistra, con Trotta di Potere al Popolo che ha aggiunto: “A Livorno ci sono vie intitolate a personaggi controversi, questo è da rivedere, si è già toccato il fondo col largo Martiri delle Foibe e onestamente non replicherei”.

Ma quanto sono vere e fondate le motivazioni antifallaci? Oriana Fallaci era davvero anti abortista? La parola ai fatti: ” Io mi auguro che stasera ognuno di noi dimentichi che l’aborto non è un gioco politico. Che a restare incinte siamo noi donne, che a partorire siamo noi donne, che a morire partorendo o abortendo siamo noi. E che la scelta tocca dunque a noi. A noi donne. E dobbiamo essere noi donne a prenderla, di volta in volta, di caso in caso, che a voi piaccia o meno. Tanto se non vi piace, siamo lo stesso noi a decidere. Lo abbiamo fatto per millenni. Abbiamo sfidato per millenni le vostre prediche, il vostro inferno, le vostre galere. Le sfideremo ancora.” Parole che non necessitano di ulteriori spiegazioni e che, indubbiamente, smontano le accuse mosse contro una Fallaci “antiabortista”.

Oriana Fallaci era davvero omofoba? “L’omosessualità in sé non mi turba affatto. Non mi chiedo nemmeno da che cosa dipenda. Mi dà fastidio, invece, quando (come il femminismo) si trasforma in ideologia. In categoria, in partito, in lobby economico-cultural-sessuale. E grazie a ciò diventa uno strumento politico, un’arma di ricatto, un abuso Sexually Correct.” Omofobia o mera opinione espressa in uno stato in cui è riconosciuta la libertà di espressione? (N.D.R.). Domanda ovviamente retorica dal momento che la scrittrice ha semplicemente espresso la sua posizione su un’ideologia che sempre più prepotentemente vuole sostituirsi alla legge e, addirittura, alle leggi della natura . “Io quando parlano di adozioni-gay mi sento derubata del mio ventre di donna. Anche se non sono riuscita a far nascere i miei bambini mi sento usata, sfruttata, come una mucca che partorisce vitelli destinati al mattatoio. E nell’immagine di due uomini o di due donne che col neonato in mezzo recitano la commedia di Maria e Giuseppe vedo qualcosa di mostruosamente sbagliato. Qualcosa che mi offende anzi mi umilia come donna, come mamma mancata, mamma sfortunata, e come cittadina”. Parole che un femminismo dovrebbe solo fare proprie viste che sono in difesa non solo della dignità della donna ma anche del ventre materno. Eppure in base all’attuale femminismo, precisamente, transfemminismo, queste affermazioni sono da considerare omofobe. Oriana Fallaci è davvero una figura divisa per le sue dure posizioni contro l’Islam? Essa fu la giornalista che si tolse il velo durante l’intervista all’ayatollah Khomeini, capo indiscusso della rivoluzione islamica, il tutto con tanto di sdegno e con la dignità che l’ha sempre contraddistinta sia come donna che come penna. La goccia che fece traboccare il vaso, in un’intervista caratterizzata da un vero e proprio braccio di ferro tra cultura occidentale e musulmana, fu il momento in cui la giornalista ritornò sui diritti maltrattati delle donne e sul quel chador, vestito che immobilizza la donna nei suoi movimenti quotidiani. « Questo non la riguarda. I nostri costumi non la riguardano. Se la veste islamica non le piace, non è obbligata a portarla. Perché la veste islamica è per le donne giovani e perbene« , riportò la Fallaci. «Poi rise. Una risata chioccia. Da vecchio. E rise Ahmed. Rise Bani Sadr. Risero a uno a uno gli astanti, sussultando contenti. E fu peggio che consegnarmi a Khalkhali perché subito i tormenti e le umiliazioni e gli insulti che mi avevano ferito in tutti quei giorni vennero a galla per aggrovigliarsi in un modo che comprendeva tutto: la birra negata, il dramma del parrucchiere, la via Crucis di Maria Vergine che cerca con Giuseppe un albergo, una stalla dove partorire, fino alla carognata del mullah che m’aveva costretta a firmare un matrimonio in scadenza. E il nodo mi strozzò in un’ira sorda, gonfia di sdegno. « Grazie signor Khomeini. Lei è molto educato, un vero gentiluomo. L’accontento su due piedi. Me lo tolgo immediatamente questo stupido cencio da Medioevo« . E con una spallata lasciai andare il chador che si afflosciò sul pavimento in una macchia oscena di nero». Una donna che si toglie il velo davanti a un uomo musulmano che la umilia davanti ad altri uomini. Un gesto che, oggi più che mai, dovrebbe essere portato su tutte le piazze d’Italia dove in questo periodo la sinistra ha manifestato a sostegno delle donne iraniane. Quelle donne che continuano a rischiare la vita e morire in modo atroce proprio perché si oppongono al velo. Eppure, ancora oggi, finisce nel dimenticatoio una figura che si è dimostrata profetica, smontando la politica in rosso che, in nome dell’integrazione, apre i porti a una cultura che non ci appartiene e mai ci apparterrà.

La Fallaci è stata una figura rivoluzionaria non solo nel mondo della letteratura e del giornalismo ma anche nelle sue vicende personali come la sua battaglia contro il tumore che la porterà alla morte il 15 settembre 2006. “Sono figlia di una società che ha sempre avuto paura di pronunciare la parola ‘cancro’, o ha sempre evitato di pronunciarla come fosse una parolaccia, o una colpa. Quando uno muore di cancro si legge ‘è morto di una malattia inguaribile’ […] Questo a me sembra profondamente ingiusto e sbagliato, perché non è vero che è una malattia inguaribile, a volte si guarisce, si sopravvive alcuni anni, a volte anche parecchi anni. Ed è ingiusto, perché ci toglie speranza”. Un rapporto che lei definisce “di guerra, tra due nemici che mirano a distruggersi – affermava – Io voglio ammazzare lui, lui vuole ammazzare me. […] Per me lui è un alieno che ha invaso il mio corpo per distruggerlo, e lo pensai anche quando lo vidi, subito dopo l’operazione […] Dissi ai medici ‘Portatemelo qui che voglio vederlo quel figlio di cane’. A prima vista sembrava una pallina di marmo, innocua, quasi graziosa, ma io lo vidi come una creatura viva, un alieno entrato dentro di me per distruggermi […] Però non è mai stato un rapporto di paura”. Un rapporto di guerra, di sfida, di inno alla speranza e quindi alla vita, nonostante versasse nella piena consapevolezza che fosse un male irreversibile. Irreversibile come la sua dignità, quella dignità che l’ha accompagnata nel suo percorso umano e professionale fino all’ultimo respiro:”Ho sempre avuto l’ossessione della dignità e pensato che la cosa più importante fosse vivere con dignità, ora so che c’è una cosa ancora più difficile, ancora più importante che aver vissuto con dignità: è morire con dignità. E questa è, questa sarà, la vera prova del fuoco”.

Un alieno, il canchero della Fallaci, che non l’ha mai alienata “dai suoi figli”, ossia i suoi libri. Infatti in un’intervista la Fallaci spiegò di essere impegnata nella traduzione inglese di Insciallah, già ritradotto in francese a causa di una “traduzione pessima”, quando le fu diagnosticata la malattia. “Mi ritrovai dinanzi a un dilemma angoscioso: abbandonare il lavoro, correre subito dal medico, che mi avrebbe detto ‘Signora si opera domani mattina’, e quindi lasciare che l’editore impaziente pubblicasse la cattiva traduzione del traduttore incapace, oppure finire il lavoro e poi fare l’operazione. Ci pensai una lunga, tormentosa notte, e poi scelsi la seconda soluzione […] Se tornassi indietro farei la stessa cosa. Io non scherzo, non faccio della poesia, quando dico che tra me e i miei libri c’ è un rapporto materno, che i miei libri sono i miei figli. Li concepisco, li partorisco, li amo, li difendo e tra la propria salute e quella di suo figlio, tra la propria vita e quella di suo figlio, quale madre non sceglie la salute di suo figlio e la vita di suo figlio? Io la penso così”. Una passione, un amore per la scrittura, che l’ha accompagnata dalla tenera età alla morte. “Quando ero bambina, a cinque o sei anni, non concepivo nemmeno,per me, un mestiere che non fosse il mestiere di scrittore. Io mi sono sempre sentita scrittore, ho sempre saputo d’essere uno scrittore, e quell’impulso è sempre stato avversato in me dal problema dei soldi, da un discorso che sentivo fare a casa: ‘Eh! Scrittore, scrittore! Lo sai quanti libri deve vendere uno scrittore per guadagnarsi da vivere? E lo sai quanto tempo ci vuole a uno scrittore per esser conosciuto e arrivare a vendere un libro?’” Per poi decidere di far riportare la scritta tanto concisa quanto esaustiva ” Oriana Fallaci, scrittore” sull’epitaffio della lapide al Cimitero degli Allori di Firenze, dove riposa accanto ai genitori. Una penna che ha sicuramente lasciato il segno nella storia del giornalismo italiano e non solo, realizzando alcuni dei reportage più memorabili nella storia del giornalismo internazionale con interviste ad alcuni dei personaggi più famosi e controversi del mondo in momenti storici davvero particolari: da Kissinger a Deng Xiapoing o Khomeini. Un giornalismo che ha reso suo, riportando le sue riflessioni più intime, modus operandi ben lontano da un giornalismo oggettivo dove il giornalista è mero portavoce della vicenda, privo di opinioni e considerazioni.




Vicepresidente giuristi per la vita su suicidio trans e leggi europee ed italiane

Di Rita Lazzaro

La sinistra continua a ergersi a paladina dei diritti Lgbtq+. C’è chi come la Schlein ha parlato di diritti Lgbtq+ che “rischiano di essere insidiati” dal nuovo esecutivo.1)Ma è davvero così o c’è dell’altro? 2) In Italia vige realmente una falla giuridica tale da far sì che disabili, donne e appartenenti alla comunità lgbtq+ non siano tutelati? A queste domande risponde l’ avv. Filippo Martini, vicepresidente dei Giuristi per la Vita intervistato da Rita Lazzaro per Adfnews http://www.adfnews.it. “Assolutamente no. Non è così. In Italia non vi sono falle nel diritto penale vigente. Il codice Rocco è in auge da circa novant’anni e non presenta crepe o segni di decadimento. E’ uno tra i migliori codici penali al mondo. Il problema italiano, non è il codice penale. Abbiamo menti pensanti, che lo hanno elaborato, come fu per la Carta Costituzionale. Nel tempo, queste menti sono state succedute da altre che non ne hanno certo raccolto i talenti e le risorse. Oggi il nostro problema sono i processi e la certezza della pena da applicare. Un soggetto discriminato, è t da pene e da un sistema di circostanze aggravanti, che copre tutte le possibili fattispecie”.

L’onorevole Zan aveva puntato il dito contro le richieste della Lega definendole “inaccettabili”. “Togliere il termine “identità di genere” voleva dire far venir meno molte tutele, ad esempio quelle delle persone trans che sono le più discriminate. Quanto aveva proposto la Lega era la trasformazione di una legge da antidiscriminatoria a discriminatoria».

Avvocato concorda con le parole dell’onorevole Zan contro le proposte della Lega?

“Decisamente, non concordo! Anzi, è paradossale che l’Onorevole Zan parli di “mediazioni politiche, ovvero sale della democrazia”, dopo di che letteralmente “bolli” come inaccettabile la proposta della Lega. In mediazione una proposta non è mai inaccettabile. Deve essere vagliata, come tutte le proposte sul tavolo. Io del pari potrei ritenere inaccettabile il concetto di “identità di genere” e chiudere così ogni negoziato, ogni possibile mediazione. Sino a prova contraria, chi mi parla di “identità di genere” pretendendone l’inserimento in un corpus normativo mentre, nel contempo, nega con massima risolutezza – quasi ferocia in certi dialoghi – l’esistenza delle teorie “gender”, non sa quello che chiede e non sa quello che vuole. Già la legge è complessa ed è un meccanismo ancor più complesso studiarla, elaborarla, approvarla. Non si legifera sulla base di presupposti incerti e indefiniti”. L’onorevole Zan teme anche che con la destra al governo l’Italia finisca come l’Ungheria e la Polonia.

“Infatti l’ Ungheria ha dato vita a una legge considerata anti-lgbt adottata che vieta o limita l’accesso a contenuti LGBT+ rivolti a minori di 18 anni. Invece in regioni e comuni polacchi sono state institute delle zone c.d. “LGBT free”. Per di più nel febbraio di quest’anno in Polonia è stata approvata la legge anti-lgbt nelle scuole.

“Una legge che vieta definitivamente di trattare tematiche Lgbtq+ nelle scuole, imponendo che tutte le attività extracurriculari gestite da organizzazioni non governative negli istituti scolastici dovranno essere approvate da un supervisore nominato dal governo. Tutto questo per bloccare “una minaccia per la moralità dei bambini” a detta del ministro Przemysław Czarnek.

Avvocato, a suo avviso, i provvedimenti adottati in Polonia e Ungheria sono realmente contro la comunità lgbtq+ e quindi da considerarsi omofobi?

“I provvedimenti polacchi e ungheresi, sono certamente duri, netti, decisi. Come duro, netto, deciso, dovrebbe essere l’intervento di un governo che voglia portare avanti un’agenda politica chiara e delineata secondo determinati standard. Il concetto di base che deve sottendere l’operato politico, è la ricerca del bene comune. Secondo le migliori intenzioni perseguite, in maniera netta, i predetti governi hanno voluto arginare e dimostrare al mondo, che si può limitare l’avanzata imperante, incondizionata e senza sconti, di una forma di ideologia globale secondo cui tutto ciò che viene proposto come “Lgbt friendly” è puro e buono a prescindere: anche nei confronti dei bambini. Tutto ormai, tutto: dallo spot televisivo in ogni fascia oraria, dalla serie su netflix o Amazon, neanche a dirlo, al programma in prima serata, il telegiornale, i fumetti, i cartoons per bambini anche in tenerissima età (5 – 6 anni) se non è dotato di una pennellata arcobaleno, non fa tendenza. Uno tsunami in tal senso.

Se lei sapesse che uno tsunami si sta abbattendo, o meglio, sta arrivando un’ondata potente di rilancio dello stesso, si sorprenderebbe di trovare, dalla sera alla mattina, un enorme muro con tanto di strutture di supporto e rafforzamento, a protezione di una bellissima baia caraibica incontaminata ? Faccia conto, che i provvedimenti di Polonia e Ungheria, sono quel muro. I bambini, sono quella baia incontaminata … Se “l’onda” anomala cala la minaccia, ben volentieri si rimuove quel muro ripristinando un panorama”.

A proposito di tutela dei diritti arcobaleno. A fine ottobre Chiara, una transgender, si è tolta la vita. Si sentiva in un “labirinto senza uscita”. Infatti la sua vita era diventata ancora più dura una volta espressa la sua identità femminile, entrando così in contatto con il mondo come donna e non più come uomo. I genitori e le sorelle non avevano accettato questo suo cambiamento, la famiglia in un primo momento infatti l’aveva rifiutata. Per di più, in strada, nel suo quartiere, veniva spesso presa in giro, se non addirittura aggredita. A scuola era ormai da tempo vittima di bullismo, tanto da farla decidere di abbandonare gli studi.

” A volte mi chiedo – così ha scritto Chiara in una lettera – cosa ci sia di sbagliato in me. In fondo sono sempre un essere umano. Io mi sento una donna, vorrei riconoscermi, vestire al femminile e non da maschio, vorrei avere più spazio, essere tranquilla e non avere paura. Mi sento in un labirinto senza uscita”. Una storia di discriminazione, disumanità e solitudine.

5)Come e quanto il ddl Zan avrebbe potuto prevenire questa tragedia?

“Non sono naturalmente in grado di fare una “prognosi ipotetica” in tal senso. Credo che nessuno, in buona fede, nemmeno il promotore del decreto sarebbe in grado di farla. Del resto sarebbe scorretto lucrare consensi da una tragedia simile. Invece sempre più spesso è divenuto costume farlo. Non lo trovo corretto e assomiglia un poco al “metodo Cappato” che dovrebbe quasi essere coniato sui testi di marketing quale “case study”: sono forme volte ad attrarre consenso su situazioni drammatiche e tragedie. Non credo sinceramente, che un decreto nato e concepito con chiare finalità ideologiche dal suo (dai suoi) promotore/i, al di la di ogni mediazione parlamentare possibile, potesse prevenire un disagio umano grave che, purtroppo, non coinvolge solo la povera Chiara di cui sopra. E’ un dramma e disagio umano, per il quale il compianto e grande don Giussani ebbe a dire in un intervento divenuto icona del suo pensiero: “se vi fosse un’educazione del popolo, tutti starebbero meglio”. E’ un tema, quello educativo, che non si sostanzia in un “insieme di regole”, ma nel tirare fuori (educare significa tirare fuori) ciò che di buono chiunque di noi possiede. I cosiddetti talenti messi a frutto”.

Si è parlato di tutela dei diritti lgbtq+ ma è anche vero che chi ha “osato” dire “no” al ddl Zan, è stato messo alla gogna dagli stessi. Come successo a Don Maurizio Patriciello o agli appartenenti di Pro Vita & Famiglia, ricordando anche le immagini volgari e blasfeme del gay pride come la Vergine a forma di vagina o il Cristo gay.

Come si dovrebbe intendere tutto questo sia a livello giuridico che sociale?

“A livello giuridico posso riportare un fatto: alcuni anni fa, come associazione Giuristi per la Vita, querelammo il “Cassero LGBT” di Bologna che fece una festa intitolata “Venerdì Credici”, pubblicizzando molti scatti sui instagram e facebook, con tanto di performers travestiti da Madonne e Cristi letteralmente “impalati” (in simulazione, ovvio) da croci, Eucaristie distribuite da iconici e variopinti vescovi, e quant’altro di più sgradevole e trash si possa immaginare: il PM ha archiviato. Ha capito perché il problema in Italia, non è il codice penale di cui parlavamo sopra ? Quindi di cosa parliamo: di diritto ? di rispetto delle minoranze ? Di tolleranza e discriminazione ? Rispetto verso chi e cosa. E da parte di chi presumendo che non sia a senso unico …”

Domande provocatorie verso un’ideologia che provoca costantemente ma che, contestualmente non deve essere provocata. Di conseguenza tanto i quesiti tanto la provocazione dell’avv.Martini si potrebbero definire tanto amare quanto legittime.