
Alberto Micalizzi: economista assolto in Cassazione
INNOCENTE SENZA RINVIO
Dopo 12 anni di persecuzione giudiziaria orchestrata nei confronti dell’economista e finanziere Alberto Micalizzi, da ambienti della Procura di Milano per presunti reati finanziari, anche l’ultimo tassello del paradigma accusatorio si è dissolto. Lo scorso 21 Aprile, la Suprema Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la condanna comminatagli in appello per l’ultimo dei (venti!) capi d’accusa che era rimasto in piedi.

“Devo darvi io questa notizia perché i media del mainstream, dopo aver azionato il tritacarne mediatico per anni, non spenderanno una parola per dirvi che è tutto finito”. Ha commentato il diretto interessato. Gli inquirenti hanno utilizzato qualsiasi mezzo per tentare di piegarlo, secondo la cerchia del personaggio ormai pubblico per mezzo delle sue interviste e dichiarazioni altisonanti: una serie assurda di capi d’accusa, falso ideologico, falso materiale, tritacarne mediatico, sabotaggio professionale…ma alla fine la verità ha vinto.
Ma non e’ opportuno pensare a chissà quale complotto. Serviva un capro espiatorio per tappare qualche buco e far fare un avanzamento di carriera a qualche collaboratore e Micalizzi a tal proposito si e’ definito: “la preda giusta al momento giusto”. Ci tornera’ in altra sede, ha asserito il perito economico, anticipando sin d’ora che questa drammatica esperienza non ha affatto scalfito la stima profonda che nutre per taluni giudici e pubblici ministeri italiani che perseguono effettivamente la giustizia nonostante operino all’interno di un sistema che si sta rivelando marcio sin dalle proprie radici, ha rincarato Micalizzi residente in Svizzera.
“Da oggi inizio una nuova vita. Lo faccio con la maggior consapevolezza del valore della dignità e della coerenza, ma soprattutto della famiglia, sapendo di avere al mio fianco una donna meravigliosa, mia moglie Carlotta, che ha creduto ciecamente in me quando tutto sembrava vacillare”.
Ed ancora: “So bene che con le giuste affiliazioni avrei evitato questo calvario, ma i miei riferimenti ideali me lo hanno impedito, spingendomi ad affrontare la sfida a viso aperto, senza mai tacermi, senza calcoli di opportunità, presentandomi al pubblico con riflessioni “scomode” fino alla sera prima della sentenza, nella profonda convinzione che sia la condotta tenuta nel combattimento a determinare la vera vittoria, non già il risultato dello stesso. Parlo della vittoria su sé stessi, quella che rafforza l’Essere..”.
Tecnicamente, oggi sarebbe, Alberto Micalizzi, una “vittima di giustizia”, anche se questo termine non l’ha mai sentito proprio. Una vittima è provata dall’esperienza, è dolorante, è stata oggetto di qualcosa che in qualche modo non ha potuto dominare. Michalizzi invece, rimane sereno, distaccato, e sente di essere stato il soggetto attivo di una tragedia che non ha cercato ma che lui ha saputo arginare trasformandola nel più grande esercizio di volontà mai praticato nella sua vita. Da qui si evince una sorta di catarsi dell’economista cheinesiano, adesso ispirato a consigli
“Fa che ciò su cui nulla puoi, nulla possa su di te”. Adesso mi riprenderò pezzo dopo pezzo il maltolto. Iniziando dagli accreditamenti professionali, dall’Università, dall’accesso alle platee dove fino a ieri ero desiderato ma “impresentabile”. Conclude agguerrito ma serafico Micalizzi.
“Sono grato alla mia famiglia, soprattutto a mia mamma che mi sorride dall’alto, agli amici stretti e ai miei Avvocati, Lodovico Mangiarotti e Michele Bencini, che hanno saputo coniugare saggiamente competenze tecniche e strategia difensiva completando un lavoro che definire perfetto è dir poco.
Ma sono anche grato ai tantissimi che non hanno mai smesso di credere nella mia onestà e nella mia innocenza, che hanno capito sin dal primo istante che non potevo essere io quello descritto dalla cronaca del mainstream e che per affermare la verità avrei resistito un giorno in più di quanto fosse stato necessario.
Quel giorno è oggi”.