Autobiografia di uno yogi

Paramhansa Yogananda

Questo testamento spirituale vedico, nonchè bibbia universale di matrice indiana, ha a che fare con l’arte soltanto dal punto di vista più ampio e nobile del termine. Forse infatti, “l’autobiografia di uno yogi” narra vicende vere intrattenendo ed illuminando il lettore, con una religiosità universale che diventa connubio fra i popoli, fra le religioni ed in particolare tra l’occidente e l’oriente del mondo. Quindi l’arte viene superata per così dire, da un’ attrazione sublime che vede nelle gesta degli yogi, la più grande emozione per l’uomo verso il bello dell’anima. Quell’anima divina insita nell’uomo, il quale diviene reincarnazione immortale fino al raggiungimento della perfezione mediante la purificazione del proprio carma.

Laddove tutto il mondo vivente è interconnesso, vi sono pochi esseri soprannaturali che praticano da secoli l’esercizio dello yoga, che è meditazione, fino al contatto con l’energia divina che espande i propri sensi fino all’ottavo di essi; la concentrazione e la forza di uno yogi riescono a fargli fare miracoli, qualora il proprio carma lo ritenesse predestinato, a resuscitare, a leggere le menti e preconizzare il futuro, a non mangiare, nè bere, nè dormire o fare deiezioni. E questo solo mediante l’intima connessione con l’ente creatore dell’universo che è fonte suprema di energia nonchè destinatario delle molteplici e variegate apposizioni con cui i popoli lo definiscono. Così Yogananda sente la vocazione fin da piccolo verso l’incontro con dio, mediante lo yoga e la frequentazione di una sorta di scuola monastica fondata dal proprio maestro, prescelto santo indiano che lo educherà per anni affinchè il giovane fuggito numerose volte dalla famiglia, possa perfezionarsi attraverso l’esercizio yogico. Il suo maestro Sri Yuckteswar è l’emblema della predestinazione divina che non si scontra con la “normalità” del padre di famiglia, che ricarica il proprio corpo fisico di energie spirituali senza dormire, che gestisce e manipola i fasci di energia cosmica per materializzare interventi divini, come il difendere le sue proprietà dagli speculatori capitalistici pur senza conoscere le leggi. Insomma Sri Yukteswar è un moderno Gesù Cristo, ambe due yogi che sanno redimere il mondo accorpandosi i suoi peccati con perniciosi processi di sofferenza quasi mortale da cui escono vincitori e in grado di depurare il mondo. E Yogananda invece, il giovane discepolo del Cristo indiano, ha acconsentito a far scrivere la propria integrale biografia da un suo discepolo americano, giacchè la predestinazione di questo ragazzo indiano di inizio novecento figlio di un impiegato delle ferrovie molto spiritualista ed una madre “ascetica”, consiste nell’esportare la dottrina dello yogi in America. Pur odiando l’occidente capitalista il nostro yogi capisce che oriente e occidente debbono unificarsi assimilando l’uno le virtù dell’altro al fine di un effettivo miglioramento mondiale. L’India patria antica della religione vedica nonchè unico o quasi stato mai entrato in guerra, ebbene quest’India non ha solo da diffondere la propria spiritualità pacifica bensì anche apprendere la capacità occidentale di creare reddito e sviluppo. Così Yogananda pur senza studiare ma solo affidandosi a dio e pregandolo, parla l’inglese al punto da diventare oratore stimatissimo, fondando scuole di yoga senza soldi in India e America, e incontrando i santi cattolici con le stimmate da cui capisce l’universalità della religione da cui proviene, nonchè la capacità dello spirito umano di diventare divinità mediante la preghiera impetrante. Anche Yogananda può sparire come il suo maestro Yuckteswar, e rivela il futuro del mondo svelatogli da quest’ultimo, proiettato tale futuro verso il superamento dell’era nucleare, in favore di quella della fisica quantistica e della telepatia fra uomini, sebbene tra svariati secoli.

Nella bibbia indiana moderna, ovvero la ambientazione di questo libro, il concetto di fruizione artistica si fonde con quello di religione universale, e pone i lettori dinanzi a nuovi punti di riferimento, rinate speranze e placido benessere, derivante dall’equilibrio yogico fra fonti di energie diverse.