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Autonomia differenziata, destinazione fondi ue e attacco di de Luca

Giu 15 2022

Autonomia differenziata, destinazione fondi ue e attacco di de Luca

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Paola Ancora dal Quotidiano della Puglia focalizza l’Autonomia differenziata e la chiosa del titolato professor Viesti, che infuria sui governatori: essi infatti reclameranno a breve maggiore potere con una conseguente entropia ingestibile per il Bel Paese.
L’articolo 117 definisce le materie nelle quali legiferano, rispettivamente, Stato e Regioni e le materie di legislazione concorrente. Perché ritiene vada modificato? Viene chiesto all’accademico.
«Il vulnus del dibattito sull’autonomia differenziata è che le Regioni che l’hanno richiesta stanno usando l’articolo 116 – che consente loro di richiedere il trasferimento di competenze in alcuni casi – per avocare a sé tutte le materie possibili-. Formalmente questo la Costituzione non lo vieta, ma politicamente è una enorme forzatura dell’articolo 116. Qui parliamo di come dovrà funzionare lo Stato: non sono affatto centralista, ma è arrivato il momento di aprire una riflessione su come hanno funzionato in questi anni lo Stato e le Regioni e avrei cura di valutare con attenzione decentramenti ulteriori, specie in materie come la scuola, l’energia o l’ambiente».
“Perché cita proprio la scuola, l’energia e l’ambiente?”. «Sono contrarissimo alla regionalizzazione della scuola perché la scuola pubblica è la principale infrastruttura che tiene in piedi il Paese, il luogo dove si forma la coscienza civile dei cittadini. Il ruolo, i diritti e i doveri degli insegnanti devono essere gli stessi in tutta Italia. Trasferire alle Regioni materie come energia e ambiente sarebbe clamoroso: sono settori nei quali c’è un assoluto bisogno di concordare politiche a livello europeo e non di spezzettarle a livello regionale. Per non parlare della richiesta originale avanzata da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, che chiedevano la cessione delle grandi infrastrutture del Paese, cioè un pezzo di Autostrada del Sole, i ponti, le ferrovie e via dicendo».
Di questo trasferimento non si trova traccia nel dibattito pubblico e non se ne fa cenno nella bozza di Ddl circolata in questi giorni”.

“Ma dove è scritto che l’abbiano cancellata?”. “È tutto ancora da definire e peraltro a trattativa privata fra il Governo e la Regione richiedente. Invece serve un ampio dibattito nel Parlamento e nel Paese. E poi non possiamo non domandarci: le politiche pubbliche che senso hanno se in Veneto le fa la Regione e in Basilicata le fa il ministero? L’impatto di questa riforma va valutato su tutti i cittadini italiani».
“Se il Ddl passasse così com’è, cosa pensa accadrà?”.
«Succederà che tutti chiederanno tutto. Ci sarà una rincorsa affannosa anche dei presidenti delle Regioni del Centro e del Sud, che avranno voglia di gestire maggiore potere. Con le concessioni che oggi si fanno ad alcuni, si apre la strada per concedere tutto a tutti. Ecco perché ritengo si debba necessariamente passare da una modifica dell’articolo 117 della Carta costituzionale».
“Lei per primo nel 2019 ha parlato di «secessione dei ricchi» a proposito dell’autonomia differenziata. Trova che questa definizione sia calzante ancora oggi?”. «I problemi di cui discutiamo sono nazionali, valgono per tutti i cittadini. In più da parte di Veneto e Lombardia, con il silenzioso assenso dell’Emilia Romagna, c’è il tentativo di ottenere più risorse rispetto a quelle che il Governo centrale già spende nei loro territori. Questa impostazione è fortemente lesiva dei principi costituzionali, ma è stata accettata dal Governo Gentiloni nel 2018. Sono trascorsi quattro anni, gli angoli sono stati smussati, ma restano sul piatto le criticità. Una legge del 2009 prevede che i trasferimenti di risorse a Regioni e Comuni avvenga sulla base dei fabbisogni e non più della spesa storica, che dà di più a chi già ha tanto. Quella norma è rimasta inattuata. Dunque prima di concludere il percorso dell’autonomia differenziata va risolto questo vulnus politico. E non è escluso che, dopo, Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna vogliano fare marcia indietro».
“Siamo il Paese delle riforme a metà, professore. Perché?”. «Per la debolezza del Governo centrale, che si è manifestata dopo la modifica del Titolo V della Costituzione e perché con la grande crisi del primo decennio del Duemila, dare più risorse a qualcuno avrebbe significato togliere quelle risorse ad altri: è politicamente difficile togliere al Nord per dare al Sud. Oggi, poi, sulla scena ci sono dei grandi assenti».
“A chi si riferisce?”.
«Mi riferisco al fatto che i partiti – dal Partito democratico a Fratelli d’Italia – siano completamente afoni. È clamoroso. La Lega fa il suo gioco: portare vantaggio ai suoi territori senza farlo vedere troppo. I Cinque Stelle hanno lavorato a difesa del Mezzogiorno. Tutti gli altri sono silenti. I partiti esistono per governare la complessità, altrimenti a che servono?».

I fondi del superbonus sono esauriti ed in questo contesto ecco una lista delle regioni che hanno maggiormente incassato. La Lombardia è la regione nella quale i cittadini stanno usufruendo di più dell’agevolazione. Se si considerano i condomini, quelle che hanno già realizzato più lavori e incassato più crediti fiscali sono invece Trentino-Alto Adige ed Emilia-Romagna. Secondo i dati Enea, a fine maggio sono stati prenotati lavori ammessi al bonus per 33,7 miliardi: sono già stati superati i 33,3 miliardi stanziati dal governo. E’ la Lombardia la regione che sta sfruttando di più le opportunità offerte dal Superbonus edilizio . Se, come detto, le detrazioni “prenotate” a livello nazionale a carico dello Stato sono oltre 33 miliardi, le agevolazioni previste a fine lavori in Lombardia ammontano a 5,6 miliardi, pari a quasi il 17%. Il numero di asseverazioni della regione è pari a circa 26.400.

Dietro la Lombardia, a netta distanza, c’è il Veneto con 3,3 miliardi di detrazioni “prenotate”. Poi il Lazio, con 3,2 miliardi. L’Emilia-Romagna è a 2,7 miliardi e la Campania, prima tra la regioni del Sud, è a 2,6 miliardi di euro. Domanda : se con il reddito di cittadinanza, che vale molti miliardi in meno e contrasta la povertà, l’accanimento mediatico sulle frodi ingiustamente colpevolizza il sud, come mai in questo caso non viene resa nota la ripartizione territoriale delle frodi ? Forse in questo caso non serve alla propaganda della politica nord centrica ?

De Luca intanto si appella al Tar del Lazio contro l’azione ostile del governo, con gli altri governatori meridionali passivi. Il tema e’ sempre la sanita’ ed i destinatari dell’iniziativa legale figurano i ministeri della Salute e dell’Economia.

De Luca afferma quello che noi sappiamo da tempo : “In Italia c’è un blocco di potere trasversale creato da Veneto, Emilia e Lombardia che nessuno ha il coraggio politico di mettere in discussione”. Finalmente un’azione concreta da parte del governatore della Campania contro l’iniqua ripartizione dei trasferimenti statali alle Regioni del Fondo di riparto nazionale della sanità.

La Regione Campania, attraverso l’Avvocatura di stato, ricorre «per l’accertamento e la declaratoria dell’illegittimità del silenzio-inadempimento-serbato dalle amministrazioni intimate». La legge infatti obbliga il determinarsi d’intesa , non una mera facoltà. Ed in questo caso, i ministeri non hanno scelta: o applicano la legge così come sollecitato dalla Campania o rischiano davvero di essere sostituiti dal commissario ad acta.

Essi «Continuano con la loro condotta omissiva ad arrecare un gravissimo danno ai cittadini della Campania (ma non solo), tenuto conto che, per effetto del metodo sinora seguito al fine del riparto, alla Regione Campania è stata attribuita la più bassa quota pro capite di fondo sanitario, con un importo per ciascun cittadino campano pari in media a 45 euro in meno rispetto alla quota pro capite nazionale, a discapito della qualità e della quantità dei servizi erogabili alla cittadinanza, pure a fronte di condizioni socioeconomiche oggettivamente e gravemente svantaggiate». Quindi finalmente azioni concrete contro una sola delle tante ingiustizie che i Meridionali sono costretti a sopportare, a tal fine auspichiamo che anche gli altri governatori delle regioni del Mezzogiorno vadano contro gli interessi del partito di appartenenza, supportando la Campania in questa battaglia. L’alternativa rappresenterebbe una chiara dimostrazione di Governatori ormai compromessi e interessati al proprio tornaconto politico più che agli interessi dei cittadini che sono chiamati a rappresentare.

Da sempre siamo costretti ad assistere al debole tentativo da parte del singolo governatore, non supportato da tutti gli altri (come sta avvenendo per la Campania per il FSN o per la Puglia con l’appello del Presidente Emiliano contro l’autonomia differenziata)

Atteggiamenti di questo tipo rendono necessaria la presenza di una forza politica che metta al centro l’equità e la difesa di cittadini finalmente rappresentati.

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