Buon management anziche’ Buona scuola

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È un dato di fatto che il tasso di dispersione scolastica che accomuna il meridione d’Italia con tutte le fasce economicamente deboli del mondo, è allarmante a causa della quota sfortunatamente alta. Ma mentre è lapalissiano il fatto che lo sviluppo culturale di una comunità è foriero di prosperità economica, il nodo dell’abbandono scolastico ed universitario va sciolto con un’azione manageriale di sommo livello. Diventa a questo punto spontaneo interrogarsi sulle dinamiche ambientali che rendono maggiormente ostico il percorso di apprendimento culturale per quei soggetti geneticamente non predisposti. Ma sopratutto inficiati dalle prescrizioni politiche che obbligano gli studenti a terminare il percorso scolastico o accademico non oltre il diciottesimo anno di età, nell’ambito della scuola dell’obbligo.

La istanza principale di una nazione di egemonia culturale come l’Italia deve dunque imperniarsi sul rilancio culturale dapprima, e conseguentemente economico del proprio tessuto sociale. Per attuare ciò bisognerebbe istruire in modo proscrittivo, obbligatorio, sopratutto la popolazione “asserragliata” nelle provincie, per lo più desolate, del Sud. Dando così un reddito di cittadinanza come sostegno allo studio per cinque anni, alla ricerca dei voti un bel pò sopra la sufficienza; ancora elidendo la bocciatura come sconfitta individuale per lo studente, sarebbe opportuno dare adito allo studente meno o per nulla bravo, di maturare e sperimentarsi, affinchè possa riuscire a conseguire un risultato scolastico sufficiente alla promozione; ma ciò senza mortificazioni, bocciature, e con il sostegno di Stato e corpo docenti affinchè lo studente meno capace non soffra per la sua inferiorità ed interiorizzi e massimizzi le lezioni, e gli insegnamenti.

Solo con un ripensamento dei parametri di insegnamento scolastico ed universitario plasmati sulle capacità ed i tempi di apprendimento e maturazione individuali, lo slancio dell’italia e del mondo intero sarà possibile. Tanto più se si accosta a ciò un sostegno al reddito, fenomeni razzisti come i beceri cori da stadio o semplicemente la mancata voglia di sviluppare omogeneamente un’intero territorio senza sacche estreme di povertà, tutt’ora frequenti ovunque, non occorrerebbe nient’altro ai fini di un ritorno in auge della civilta’ classica declinata nella postmodernita’.