Salotto di aiuto disabili per Napoli

Alla Foce del Sebeto – APS”&“Salotto Dadaista ETS”&”ASD Castle Soccer Accademy” si sono uniti nella realizzazione del progetto “Per mano BIS…Abilità”.I fautori dell’iniziativa sono Silvana Geirola, Gino de Vita, Francesco Roscelli e Daniela Russo, nonché rispettivi presidenti delle tre associazioni, che si rimboccano le maniche per intervenire in un contesto caratterizzato da evidenti limiti di svantaggio sociale, e accogliendo la novità e le potenzialità che la diversità offre; cio’ attraverso l’esperienza vissuta insieme alle persone disabili. La presentazione del progetto è avvenuta nella kermesse di musica, performance e incontri con personaggi dello spettacolo come Antonio Fiorillo, famoso attore comico e cabarettista, Lucio Grieco, cantautore, con la talent melody band composta da Salvatore Minopoli, Francesco Liuzzi e Massimo Rizzello, e personaggi dello sport, quale Luigi De Canio, allenatore di calcio, Giuseppe Vives, allenatore. Il tutto ha assistito all’esordio di voci nuove quali EmaVoice e Valentina de Nigris. Interventi di Marco Luongo, autore del libro “Napolintour”, Pino D’Alessio, musicista, compositore, conduttore “radio home studio music McM”, che ha curato le interviste radio. Dall’incontro diretto con le persone disabili presenti all’evento, propostesi come soggetti promotori dei nuovi percorsi di ridefinizione delle modalità comunicative e relazionali, hanno presenziato Mario Estate, già membro del gruppo territoriale Antiracket dell’Associazione FAI Vomero Arenella (Napoli) con Davide Estate presidente e Mario Garofalo, avvocato. La presidente dell’APS “Alla Foce del Sebeto” ha consegnato le opere di stile dadaista, realizzate dall’artista GINO DE VITA, al direttore tecnico dell’ASD Castle, Francesco Roscelli, ossia una rappresentazione artistica dedicata a Maradona; ed al conduttore radio MCM Pino D’Alessio e’ toccata un’ opera di rappresentazione della radio MCM. Antonio Fiorillo, il quale ha garantito il suo impegno nello sviluppo operativo progettuale e con la collaborazione dei numerosi ragazzi già attivi sul campo di calcio, vede concretizzare il sogno, che nell’uso di linguaggi non verbali, accompagna “per mano e con il cuore alla scoperta delle BIS…Abilità”.

Le associazioni napoletane di volontariato, beneficenza e promozione territoriale relative lo sviluppo economico, culturale, sociale e lavorativo come “Alla foce del Sebeto” si stanno prodigando in maniera costante e con sommo zelo, nel suffragare l’arte scultorea locale, la mera arte figurativa e la loro esposizione gratuita presso gli spazi pubblici, in contemporanea al lavoro editoriale attraverso un mensile cartaceo impostato dalla professoressa Geirola, sul risalto ad attivita’ imprenditoriali di Napoli e dintorni; alla scoperta dei siti artistici di proprieta’ pubblica poco visitati; sullo stimolo alla ristrutturazione ed ammodernamento, di spazi pubblici dedicati alla cultura, all’arte, allo spettacolo e propedeutiche alla creazione di comunita’ civiche. Attraverso la focalizzazione delle tematiche inerenti la disabilita’, la Apis “Alla foce del Sebeto” si ripromette di reintegrare in maniera per tutti proficua, soggetti vittime di incidenti e gravi disabilita’, in un processo teso alla sensibilizzazione pubblica su tali questioni ormai comuni; ma anche alle modifiche urbane teleologiche al superamento della dovizia di barriere architettoniche che imperversano in maniera apparentemente irreversibile, da nord a sud. Silvana Geirola porta avanti una collaborazione con diversi teatri di Napoli e provincia, in cui saltuariamente vanno in scena spettacoli musicali improntati sulla cultura italiana, oltre che su quella napoletana, caratterizzate anche dalla presentazione di personalita’ campane molto fattive ed efficaci, nel campo delle professioni, dell’imprenditoria, della politica, del volontariato, della cultura e dell’arte. Inoltre a tali spettacoli teatrali il cui ricavato e’ parzialmente devoluto ad enti in difficolta’ ed associazioni meritevoli come Telethon, si enunciano progetti concretizzati ed il loro stato attuale, in favore di territori anche meno disagiati rispetto a Napoli ed al meridione intero.

Vocabolario

*1 Enunciano: spiegano.

* Fattive: che realizzano molto e bene.

*3 Irreversibile: che non torna indietro, diminuisce.




Il punto sul campionato

Di Stefano Apollo

Dopo la parentesi dedicata alle coppe Europee riprende il massimo campionato con la cavalcata trionfale del Napoli di Spalletti che riceve la visita del Verona al Maradona sabato alle 18 per proseguire il suo meraviglioso cammino verso l’agognato tricolore.

Si comincia oggi con Cremonese-Empoli alle 18,30 con i grigiorossi impegnati in una disperata rimonta salvezza ed i toscani quasi in salvo, alle 20,45 toccherà alla seconda forza del campionato, quella Lazio di Sarri che tanto sta stupendo e che vuole ritrovare i gol di Ciro Immobile per espugnare il Picco di La Spezia.
Detto dei partenopei, domani in campo anche le milanesi con i rossoneri a Bologna dopo la vittoria in Champions contro il Napoli, tanto turnover annunciato da Pioli in vista del ritorno di martedì prossimo contro un Bologna che sta esprimendo un buon calcio nonostante sia orfano di bomber Arnautovic; in serata l’Inter riceverà al Meazza la rivelazione Monza per una gara che si preannuncia piena di gol.
Domenica una gara ogni tre ore, apre al Via del Mare per il lunch match, Lecce -Samp con i doriani ormai con un piede e mezzo in cadetteria, alle 15 al grande Torino i granata ricevono una sempre ostica e combattiva Salernitana, alle 18,00 al Mapei Sassuolo e Juventus si sfideranno a suon di gol mentre in serata una Roma incerottata dopo l’impegno europeo attende all’olimpico una sempre pericolosa Udinese.
Il calendario propone ancora lunedì sera una interessante Fiorentina – Atalanta che promette spettacolo e gol.
Lotta per i posti Champions sempre molto incerta anche se la Lazio sembra essere in vantaggio per aggiudicarsi il secondo posto, mentre in zona salvezza Samp e Cremonese quasi spacciate resta il terzo posto che vede Verona , Spezia, Lecce e ci mettiamo anche la Salernitana che si giocano la permanenza in A.
Per lo scudetto una sola squadra al comando, avrebbe detto il grande Adriano De Zan, un fantastico Napoli che viaggia spedito verso il terzo tricolore.
Buon campionato

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Montecampione ed il grande progetto sci del Nord

Le voci di allarme per il superprogetto sciistico lombardo di Montecampione hanno concretizzato il fallimento del complesso residenziale montano crocevia di Brescia, Milano e Bergamo, dalle pregevoli peculiarita’: una fra tutte la possibilita’ di raggiungere le piste senza prendere auto, in quanto condomini ed alberghi affacciano direttamente sulle piste e sono separati da esse, soltanto da una triplice porta: quella dell’ingresso alle camere o bilocali, quella del condominio ed infine quella che porta sullo spiazzo da cui si allegano skilift, seggiovie, bar e ristoranti all’aperto. Montecampione dispone di un albergo per numerosissime stanze ed appartamenti sottoforma di multiproprieta’ allocati sia nel residence posto a 1200 metri, sia in quello all’apice della montagna, che svetta a 1800 metri. Tutte le strutture dispongono di parcheggi interni che consentono ai villeggianti, di non prendere la vettura per l’intero periodo di soggiorno. Montecampione e’ un fiore all’occhiello dello sviluppo edilizio ed industriale degli anni ottanta, pregno di attivita’ commerciali endogene ai residence, che spaziano dai supermercati ai negozi di abbigliamento, sale giochi, perfino un teatro, fotografo, negozi per nolo e vendita di attrezzature sciistiche, oltre ai soliti ristoranti, bar e paninoteche, e servizi per tutti . Un tempo l’animazione di artisti e compagnie del settore, edulcoravano gli astanti con spettacoli, giochi, gare, canzoni ed intrattenimento variegato.

Molteplici e curatissime, oltre che belle e perennemente innevate piste, hanno dal principio reso Montecampione eccellenza ed attrattiva per il turismo invernale, binariamente al limitrofo ghiacciaio del Tonale cui oggi sono emigrati i numerosi maestri di sci e snowboard che hanno animato il residence, l’albergo e le magioni un tempo Alpiaz. Montecampione e’ stato lasciato ridimensionarsi e poco tempo fa fallire, probabilmente anche per travasare l’immane domanda turistica di Milano, Brescia e Bergamo, verso luoghi sciistici piu’ lontani e meno sviluppati rispetto a Montecampione. Tale evento triste e’ stato causato, secondo il portavoce per la cordata di imprenditori locali che ha rilevato la struttura, anche dalla scomparsa del primo fautore ed investitore di questo progetto aziendale mirabile, il quale rappresentava una guida ed un punto di riferimento per tutti, tra imprenditori, esercenti e servizi per la fruizione montana in mancanza di neve. Lungo il tragitto della montagna si scorgono per ora, fallimenti commerciali, ma il tutto nella cornice di un laghetto e ancora negozi e piccole imprese nel settore del legname e dei servizi. https://instagram.com/ornella_castaldi?igshid=ZDdkNTZiNTM borse ed accessori artigianali made in Italy.

Montecampione, in seguito al calo dell’afflusso turistico, agli investimenti per ammodernamento ed espansione degli impianti, si appresta a rinascere, come non si esime dallo sbandierare il presidente del consorzio di imprenditori locali che hanno acquistato la struttura, Bruno Dattilo. Infatti una struttura che, ad onta degli impianti chiusi od a basso regime come accaduto da poco, della chiusura dei commerci e della maggioranza dei servizi, riesce a riunire oltre 1500 avventori nel fine settimana come Montecampione, e’ destinata a ridestarsi. E Dattilo assicura che entro l’anno venturo saranno riaperte almeno cinque delle grandi piste che hanno decretato il successo del residence, ma sopratutto i cannoni per la neve artificiale saranno operativi, alla stessa stregua dell’albergo che figura in ristrutturazione ed ampliamento. Investimento relativo il riapproprio dei cannoni, che Dattilo ha adempiuto di tasca propria per una cifra vicina ai centomila euro. Ma il progetto e’ massimizzare le potenzialita’ ricettive e sciistiche del luogo, con l’impegno di imprese locali intenzionate a restituire alla Lombardia un luogo sciistico e turistico di eccellenza; per la gioia dei proprietari delle multiproprieta’ che si sono visti decurtare il valore dei propri immobili e molti hanno svenduto fino a regalare, i loro beni in questione. Dattilo assicura che nel giro di qualche anno l’intera compagine di Montecampione verra’ rivitalizzata, con un ritorno incrementato di turisti e sciatori e l’ampliamento dei servizi. Cio’ alla luce di un declino principiato con la cesura di investimenti pubblici gia’ programmati, tesi ad ampliare le piste, gli impianti, con nuovi laghi e stazioni per l’innevamento artificiale.

Vocabolario

*Decurtare: tagliare.

*Compagine: struttura.

*Crocevia: punto posto al centro.




Sicilia: chiude ospedale e rischi parti per strada

A Sant’Agata di Militello, regione Sicilia, infuria una diatriba capeggiata da Paragone di Italexit, per abrogare la decisione di chiudere l’ospedale pubblico, eccellenza del settore neonatale, che serve centodiecimila residenti, con picchi di 150000 durante le vacanze. Siccome la strada risulta assai dissestata ed un nuovo nosocomio non e’ pronto, si rischia che le donne gravide piu’ distanti dall’ospedale, con le doglie, partoriscano per strada, accusa l’ex senatore pentastellato e giornalista ex La Sette. Pare che donne incinte che abbiano partorito in strada, a Sant’Agata di Militello, non siano casi non avvenuti e le esigenze di cesure per la spesa pubblica improntate sul Fiscal Compact, intendano chiudere l’ospedale pubblico meridionale in questione. Cosi’ Paragone ha apostrofato con scherno e sfrontatezza l’esecutivo Meloni ed i parlamentari che si erano dichiarati consapevoli e zelanti a corroborare la sanita’ pubblica a causa del Covid, come impassibili dinanzi alla decisione di ignorare le esigenze sanitarie di una provincia popolosa, per mera subordinazione politica e finanziaria. Non risultano infatti approntati, un po’ in tutta italia, programmi di investimento nella sanita’ pubblica sbandierati in seguito alle difficolta’ gestionali della scorsa pandemia; mancano insomma investimenti pubblici verso ospedali che coprano le esigenze sanitarie in tempi sufficienti, per tutta la popolazione italiana. Al contrario della Svizzera che invece puo’ gestire tranquillamente, ogni emergenza sanitaria per la capacita’ di coprire in modo efficiente, breve e completo, l’intera sua popolazione.

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Sull’inchiesta di Bergamo che indaga svarioni e responsabilita’ dell’epoca pandemica attribuite a Conte e Speranza innanzitutto, viene riportata la fuoriuscita dal tribunale da parte degli avvocati dei diretti interessati, estremamente amareggiata, il che’ fa pensare a procedimenti duri sulle responsabilita’ di morti, ammalati e danneggiati, che potrebbero sfociare ad altri e molteplici membri dell’esecutivo e della burocrazia italiana. A tal proposito Salvini ha affermato che durante un’emergenza si prendono decisioni assolutamente emergenziali, facendo trapelare un leggero timore ma anche l’ostinazione a glissare ogni responsabilita’ personale e politica sulla gestione pandemica, un po’ per l’intero arco parlamentare.

A Bergamo vengono contestati i divieti nell’attuare esami autopsici dei decessi delle sale operatorie ma anche dei contenuti dei sieri vaccinali e di coloro spirati in seguito al vaccino. Risultano inoltre al vaglio degli inquirenti le chat che coinvolgono l’x ministro della Salute che caldeggiava per negare certi dati ed enfatizzare il terrore mediatico con obblighi di mascherine e vaccinazioni in modo totalizzante.

Paragone a questo punto incalza pubblicamente la magistratura ad approfondire le ricerche e rendere imputabile l’amministratore delegato di Pfiser, obbligandolo a desecretare i contratti governativi ed i dati, senza possibilita’ di schermarsi dietro immunita’ manageriali e politiche. La questione relativa la gestione della pandemia diviene sempre piu’ spinosa ed interconnessa, arrivando a coinvolgere una dovizia di personalita’ che esulano la mera politica; bensi’ ineriscono alcune unita’ della magistratura che all’epoca ha eluso le richieste di indagini, dirigenti sanitari, medici, infermieri, forze dell’ordine e perfino militari, che in modo coordinato risulta avessero martorizzato la popolazione e specialmente i dissidenti, con i conseguenti danni morali, materiali, professionali, fino a quelli fisici che concernono, in certi casi, la morte. L’inchiesta di Bergamo e’ delicata ed esiziale per un intero sistema di potere, che sembra aver agito in maniera antitetica ad i dati, alla scienza ed all’interesse nazionale.

Vocabolario

*Antitetica: che va contro.

*Martorizzato: violentato estremamente.

*Esulano: si allontanano.

*Diatriba: battaglia.




Whatsapp: pronta per i pagamenti. Innovazioni per tutti i social

Prima si potevano effettuare transazioni peer-to-peer tramite WhatsApp Pay, ma a causa di restrizioni normative, Meta non era in grado di estendere questa funzione ai pagamenti tramite commercianti. Matricedigitale di Livio Varriale riporta  l’integrazione tra ricerca e pagamenti di prodotti. L’anno scorso, WhatsApp ha lanciato in Brasile una funzionalità simile alle Pagine Gialle, denominata “Dizionario”, che permetteva agli utenti di cercare diversi tipi di attività commerciali. Ora, combinando queste due funzioni, gli utenti potranno trovare aziende, aggiungere gli articoli che desiderano, acquistare e pagare il commerciante direttamente all’interno dell’app. Per effettuare i pagamenti, gli utenti potranno utilizzare carte di debito, credito e prepagate Mastercard e Visa emesse da numerose banche partecipanti.

Un passo avanti nella strategia di Meta, questo connubio tra ricerca social e pagamenti digitali diretti, tramite social medesimo. Nel febbraio 2023, Zuckerberg aveva dichiarato che questo sarebbe stato un “anno di efficienza” per Meta, indicando che l’azienda si sarebbe concentrata sulla riduzione dei costi e sull’aumento dei ricavi. L’introduzione dei pagamenti per i commercianti in Brasile, un Paese con oltre 120 milioni di utenti WhatsApp, è un passo importante in questa direzione. Negli ultimi anni, la popolazione brasiliana ha adottato rapidamente i pagamenti digitali, con oltre 124 milioni di persone che utilizzano Pix, una piattaforma di pagamento istantaneo gestita dalla banca centrale del Paese.

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WhatsApp inoltre si appresta a far condividere gli stati su Facebook Stories senza uscire dall’app. La famigerata applicazione di messaggistica istantanea, in piu’, cambia completamente l’interfaccia utente su dispositivi Android.

In questo contesto l’Agcom avviava un’istruttoria per presunto abuso da parte di Meta nei confronti di Siae. E Facebook Messenger per le videochiamate, sta approntando giochi multiplayer.

Una nuova era si affaccia per il celebre social network di Zuckerberg, che però vale di meno e fa della censura indiretta, del calo artificiale delle visite per utenti disallineati, alcune proprie peculiarita’ incostituzionali.

Livio Varriale, direttore del quotidiano specializzato in tecnologia ed informatica “Matricedigitale”, redige che il social un tempo all’acme del successo con Facebook, ossia

Twitter Inc., è stato assorbito da X Corp., la società controllata da X Holdings, attraverso la quale Elon Musk ha acquisito il noto social network lo scorso autunno. Questo passaggio segna la fine dell’era di Twitter Inc. e l’inizio di un nuovo capitolo, sempre più influenzato dall’impronta di Musk.

Gli scherzi di Musk e le sfide che Twitter affronta, sono sesquipedali. Recentemente, Musk ha condiviso una foto dell’insegna del quartier generale di Twitter a San Francisco, in cui la lettera “W” è stata nascosta. Inoltre, per qualche ora, Musk ha cambiato il suo nome in “Harry Bolz”, un gioco di parole che si riferisce ai genitali maschili. Questi scherzi sembrano far parte di una strategia volta a distogliere l’attenzione dalle difficoltà che Twitter sta attraversando da quando Musk ne è al comando.

Il valore di Twitter sarebbe oggi di 20 miliardi di dollari, meno della metà dell’importo utilizzato per acquistarlo. Le finanze dell’azienda potrebbero subire ulteriori colpi, poiché alcuni ex dirigenti di Twitter, tra cui l’ex CEO Parag Agrawal, hanno avviato un’azione legale collettiva contro la piattaforma, rivendicando oltre 1 milione di dollari in rimborsi spese.
Elon Musk è stato protagonista di un altro scherzo controverso riguardo a Twitter, coprendo la “w” nel logo dell’azienda situato sul quartier generale di San Francisco, trasformando il nome del social media in “Titter”. Questa non è la prima volta che il CEO di Tesla gioca con la parola inglese “tits”, che è una versione colloquiale e volgare di “seno”. Tuttavia, il proprietario dell’edificio, SRI Nine Market Square LLC, non era entusiasta del cambiamento e ha affermato che Twitter è legalmente obbligato a mantenere la scritta originale. Musk ha risposto dipingendo la “w” del colore dello sfondo per “risolvere il problema”. Musk ha avuto anche precedenti con altri scherzi sul tema, come la creazione di una nuova università chiamata “Texas Institute of Technology and Science”, con l’acronimo “TITS”. Tuttavia, questa idea non è mai stata realizzata.

Oltre agli scherzi, Musk è stato accusato di non aver pagato gli affitti per gli edifici di Twitter a San Francisco e Londra. SRI Nine Market Square LLC ha citato la società in tribunale per la riscossione di 6,7 milioni di dollari non pagati.

Infine, Twitter è anche al centro di una polemica con la BBC, in quanto il social media ha aggiunto una dicitura che descrive la BBC come una “testata finanziata dal governo”, mettendo in dubbio l’indipendenza e l’attendibilità del lavoro giornalistico svolto dall’emittente. Nonostante la richiesta di rimuovere la dicitura, al momento è ancora presente.

Google Pay deposita per errore denaro negli account degli utenti – in alcuni casi è “da tenere”.
Un errore di Google Pay ha portato alla distribuzione accidentale di denaro negli account degli utenti, ma in alcuni casi l’azienda ha deciso di lasciare i fondi a disposizione.
Se utilizzate Google Pay, potreste aver notato di recente un errore piuttosto gradito. Depositi accidentali tramite il meccanismo di ricompense di Google Pay.
Secondo Ars Technica, i depositi variavano da 10 a 1.000 dollari e venivano effettuati tramite il meccanismo di ricompense di Google Pay. Questo sistema offre regolarmente pagamenti dopo aver completato opportunità promozionali, anche se di solito le somme sono modeste ed inferiori a 10 dollari.

Non ci sono ancora notizie su quanti soldi Google abbia depositato accidentalmente o su quante persone siano state colpite dall’errore. Tuttavia, Google aveva un valore di oltre 253 miliardi di dollari a settembre 2022, quindi la sua valutazione rimane alta nonostante l’errore. È possibile che questo incidente abbia ricevuto una notevole copertura mediatica e abbia incoraggiato più persone ad iscriversi a Google Pay, sperando che un errore simile si verifichi di nuovo.

Gli utenti Twitter hanno segnalato altri problemi significativi sulla piattaforma di recente, come tweet che scompaiono dai feed. Il dipartimento di ingegneria di Twitter è stato particolarmente colpito dai licenziamenti di massa attuati dal proprietario Elon Musk.

Vocabolario

*Sesquipedale: enorme.

*Redige: scrive.

*Acme: vetta, apice.




Mosca nega utilita’ Ucraina

L’agenzia giornalistica russa Tass rammenta che L’Ucraina cesserà di esistere perché non serve a nessuno, come dice Medvedev. Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo ha definito l’attuale stato ucraino un “idea sbagliata, creata dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica”. Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev l’otto di aprile ha espresso di ritenere che nessuno al mondo abbia bisogno dell’Ucraina, quindi cesserà di esistere; cosi’ sabato ha redatto nel suo post sui social media. Il post, intitolato “Perché l’Ucraina cesserà di esistere? Perché nessuno ne ha bisogno”, è diviso in sei parti, in cui Medvedev spiega perché lo stato ucraino non è necessario ad Europa, Stati Uniti, Africa, America Latina, Asia, Russia e, infine, agli stessi ucraini.

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Parlando dell’Europa, Medvedev ha affermato che il tentativo di mettere “i giovani parassiti ucraini succhiasangue nel collo artritico della decrepita UE” diventerà la caduta definitiva dell’Europa “precedentemente regale, ma ora impoverita a causa della degenerazione”. Secondo il funzionario, “il sostegno forzato del regime nazista sotto il comando del mentore americano ha già creato un vero inferno finanziario e politico per gli europei” e le sue conseguenze, comprese “sanzioni russe non redditizie”, hanno già portato ad esplosioni di malcontento sia nell’Europa occidentale che in quella orientale. Nel frattempo, anche i polacchi “non trattano l’Ucraina come un Paese normale e di tanto in tanto lanciano l’idea dell’Anschluss delle regioni occidentali”, sottolinea Medvedev.

Cosi’ il popolo americano prima o poi porterà la sua istituzione politica a rispondere, perché è occupata da “un paese a loro sconosciuto”, invece che da questioni interne americane, ha affermato Medvedev, osservando che “la tempesta del Campidoglio del 2021 sembrerà uno scherzo a confronto”.

“Gli americani normali non hanno assolutamente idea di cosa sia ‘Ucraina’ e di dove ‘essa’ si trovi. La maggior parte di loro non sarebbe nemmeno in grado di individuare immediatamente questo ‘stato’ sulla mappa”, ha osservato Medvedev. Per quanto riguarda altre parti del mondo, Medvedev ritiene che le “centinaia di miliardi che gli Stati Uniti spendono in inutili combattimenti da qualche parte in Ucraina, sarebbero stati sufficienti per finanziare molti programmi, finalizzati allo sviluppo sociale degli stati latinoamericani ed africani”.

L’Ucraina “non è nemmeno necessaria per l’Asia”, dal momento che gli stati asiatici vedono sull’esempio della Russia “come le tecnologie [rivoluzione] del colore vengono affinate per abbattere i più grandi stati concorrenti” e “capire quale destino ha l’Occidente collettivo, guidato dall’America, preparato per loro in caso di disobbedienza:” “Aiutaci a trattare con la Russia, e poi verremo presto da te”.

Inoltre, continua Medvedev, i giganteschi stati asiatici hanno già abbastanza problemi a ricostruire l’economia dopo la pandemia, quindi si rifiutano di sostenere ciecamente l’Ucraina e di isolare la Russia, “un Paese geopoliticamente molto più vicino alle potenze asiatiche e che storicamente si è dimostrato un paese affidabile come partner strategico.”

Medvedev ha definito l’attuale stato ucraino un “idea sbagliata, creata dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica”. “Milioni di nostri compatrioti che sono stati vessati per anni dal regime nazista di Kiev vivono qui. Sono loro che proteggiamo con l’operazione militare speciale, eliminando spietatamente il nemico”, ha osservato il funzionario. “Ed è per questo che questa sub-Ucraina non è necessaria per noi. Abbiamo bisogno di una Grande Grande Russia”, ha detto il politico.

Per quanto riguarda gli stessi ucraini, Medvedev ha valutato che ne sono rimasti solo poco più di 20 milioni su 45 milioni ancora nel Paese, ed i restanti ucraini “sono costretti a vivere in costante ansia e paura” e “sono disposti ad andare ovunque .”

“Questo tipo di Ucraina non è necessario a nessuno sulla pianta. Ed è per questo che cesserà di esistere”, conclude l’autore.




Olanda: perdite da tassi alti; accuse di veri Pigs

Il New Lederland Times riporta che lo scorso anno la De Nederlandsche Bank (DNB) ha subito una perdita di quasi mezzo miliardo di euro a causa del forte aumento dei tassi di interesse. Questa è la prima perdita in più di novant’anni, ha affermato la banca centrale olandese nel suo rapporto annuale pubblicato giovedì.

Perdite significative sono attese anche per i prossimi anni. La DNB non prevede di poter realizzare nuovamente un profitto fino al 2028. Il presidente della DNB Klaas Knot ha già messo in guardia su questo scenario a settembre. A causa dei tassi di interesse più elevati, la stessa banca centrale ha perso più denaro, mentre negli ultimi anni i rendimenti delle obbligazioni acquistate in massa sono crollati. Dunque aleggiano accuse crescenti da opinionisti, tecnici e giornalisti disallineati sudeuropei proprio al blocco continentale capeggiato da Olanda, Svizzera e Germania, che solevano apostrofare come “Pigs” economie assolutamente stabili, anche odiernamente, quali quelle anzitutto italiana, poi spagnola e portoghese: da cio’ che si ravvede a livello geopolitico, i Pigs effettivi si confermano i suddetti stati nordeuropei incardinati su sistemi finanziari altamente speculativi, pertanto instabili, collegati all’America e ad un sistema che fa dell’austerita’ finanziaria, delle privatizzazioni e dell’economia immateriale, i propri cardini di vita e politica, affermano i critici. Cio’ comunque smussa idealmente, la dialettica europea che intima ai paesi sudeuropei di fare sacrifici bancari e monetari che si declinano in una loro recessione da un lato, e la salvezza del macrocosmo finanziario e legislativo nordeuropeo, dall’altro. Ma tant’e’ che attualmente la direzione dell’Europa si ritrova affidata a politici ed economisti olandesi, tedeschi, svizzeri che postulano ulteriori sacrifici per i gia’ martoriati e mai ripresi stati un tempo definiti “Pigs”, per cui un collasso dell’Euro e della mera Europa si affacciano in maniera sempre piu’ tangibile. Il tutto coadiuvato dalle immani proteste in Francia che aborriscono la salita dell’eta’ pensionabile assicurando che mai accetteranno la china cui e’ sottoposta l’Italia.

L’ultima volta che la DNB olandese ha subito una perdita è stata nel 1931, quando la banca centrale ha dovuto rintuzzare una perdita significativa sulle sterline britanniche dopo che il Regno Unito ha lasciato il gold standard. A rigor di termini, il risultato netto per il 2022 è stato pari a zero. Ma la DNB è riuscita a raggiungere questo obiettivo solo ritirando i 460 milioni di euro dal buffer di 11 miliardi di euro delle istituzioni per coprire la perdita. Di conseguenza, DNB non può pagare dividendi allo stato olandese.

Nei prossimi anni, le perdite potrebbero aumentare a tal punto che le riserve costituite non saranno più sufficienti e lo Stato, in quanto azionista, dovra’ intervenire. Allo stato attuale, la DNB potrebbe finire in rosso po’ per più di 3 miliardi di euro quest’anno, e perdite di miliardi si vedranno probabilmente anche negli anni successivi.

“Il tasso di interesse più elevato garantisce che la DNB paghi più interessi sui saldi che le banche commerciali detengono presso DNB. Mentre il reddito derivante dalle disponibilità di titoli di stato, che sono aumentati notevolmente a seguito dei programmi di acquisto della BCE, non sta aumentando con esso”, ha affermato la DNB in ​​una nota.

La banca centrale detiene in bilancio centinaia di miliardi di euro di titoli di debito che sono stati acquistati all’indomani della crisi finanziaria e durante la pandemia di coronavirus. Tuttavia, il reddito da tali obbligazioni è basso.

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In una certa misura, i problemi sono simili a quelli della Silicon Valley Bank recentemente fallita negli Stati Uniti. “La differenza è che non hanno accumulato accantonamenti dal 2015”, afferma Knot. Inoltre, non vi è alcun rischio di corsa agli sportelli presso la DNB.

Il fatto che i tassi di interesse stiano aumentando a un ritmo senza precedenti è in parte dovuto alla Banca centrale europea (BCE), di cui Knot è uno dei principali responsabili politici. Aumentando i tassi di interesse, la BCE sta cercando di frenare l’inflazione elevata. Secondo Knot, quest’ultimo è più importante dei risultati della stessa DNB. “Non prenderemo il nostro mandato meno sul serio a causa dei nostri risultati”.

Il presidente della DNB stima che se le perdite andranno come ora previsto, non serviranno ulteriori soldi da parte dello Stato, ma ha detto che non c’è certezza in merito. In ogni caso, l’influenza di DNB non sarà compromessa, ha affermato Knot. Tuttavia, la banca centrale potrebbe facilmente attraversare un periodo di tempo con un patrimonio finanziario negativo. Ha riconosciuto che la situazione “non è ideale”.

Sembra assistere al crollo del Fiscal Compact in termini europei, giacche’ in questa e nelle precedenti congiunture caratterizzate dai tagli alla spesa pubblica, la crescita di scambi commerciali e ricchezza popolare non si e’ registrata in guisa sufficiente a sostenere l’aumento dei tassi d’interesse. Inoltre l’Italia ed i Paesi limitrofi definiti surrettiziamente “Pigs”, non possono piu’ tollerare ulteriori tassi d’interesse ribassati per scongiurare i crolli imminenti di Credit Swisse, Deutsche bank e molteplici banche d’affari olandesi, giacche’ i livelli di stallo ed indigenza complessiva, risultano ormai insostenibili ed inveterati.

Vocabolario

*Inveterati: radicati da tempo ed impossibili da smantellare.

*Scongiurare: non far succedere.

*Surrettiziamente: in modo sbagliato.




Svizzera: segreti bancari e guai

Il progetto di denuncia di criminalità organizzata e corruzione di un consorzio di giornalisti investigativi, inerisce
la storica fuga di documenti bancari svizzeri che rivela clienti sgradevoli.
James O’Brien/OCCRP indaga la storica fuga di documenti sizzeri. Il tutto e’ su OCCRP e Süddeutsche Zeitung.

Nonostante due decenni di impegni da parte del Credit Suisse per reprimere i fondi illegittimi, i dati trapelati dalla banca rivelano che si rivolgeva a dozzine di criminali, dittatori, funzionari dell’intelligence, partiti sanzionati e attori politici con una ricchezza sproporzionata.

Risultati chiave
Gli account identificati dai giornalisti come potenzialmente problematici detenevano attività per oltre 8 miliardi di dollari.
Gli esperti di conformità che hanno esaminato i risultati dei giornalisti hanno affermato che molti di questi clienti non avrebbero dovuto essere autorizzati ad effettuare operazioni bancarie presso il Credit Suisse. Alla domanda sul perché esistessero così tanti di questi account, i dipendenti attuali e precedenti hanno descritto una cultura del lavoro che incentivava l’assunzione di rischi per massimizzare i profitti.
Giornalisti ed esperti affermano che le draconiane leggi svizzere sul segreto bancario mettono effettivamente a tacere gli addetti ai lavori od i giornalisti che potrebbero voler denunciare illeciti all’interno di una banca svizzera. Un gruppo mediatico svizzero non ha potuto partecipare all’inchiesta di Suisse Secrets a causa del rischio di un procedimento penale.
Un capo spia yemenita implicato nella tortura. I figli di un uomo forte azero che governa un territorio montuoso come suo feudo privato. Burocrati accusati di aver saccheggiato la ricchezza petrolifera del Venezuela e di aver accelerato la sua discesa nella crisi umanitaria. Vengono da tutto il mondo, ognuno associato ad un diverso regime corrotto e autoritario e ognuno arricchendosi a modo suo. Ma c’è una cosa che li unisce: dove tenevano i loro soldi.

Dopo i suoi orologi di lusso, le montagne innevate ed i cioccolatini di qualità superiore, la nazione alpina della Svizzera è forse meglio conosciuta per il suo settore bancario segreto. E al centro di quel settore c’è il Credit Suisse, che nei suoi 166 anni di storia è diventato uno degli istituti finanziari più importanti del mondo.

Con quasi 50.000 dipendenti e 1,5 trilioni di franchi svizzeri in gestione per 1,5 milioni di clienti, questo colosso bancario è ancora solo la seconda banca più grande della Svizzera, a testimonianza di quanto sia centrale il settore bancario per questa nazione ricca e confortevole. Ma, come rivela una nuova indagine globale condotta dal quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung e OCCRP, questo brillante successo ha il suo lato oscuro.

I giornalisti hanno ottenuto documenti trapelati che identificano più di 18.000 conti appartenenti a clienti stranieri che hanno nascosto i loro soldi al Credit Suisse. I registri non sono neanche lontanamente un elenco completo dei clienti della banca, ma forniscono uno sguardo rivelatore dietro il sipario del segreto bancario svizzero.

Oltre 160 giornalisti di 48 giornali ed associazioni, hanno trascorso mesi ad esaminare attentamente i dati ed hanno scoperto che dozzine di account appartenevano a politici corrotti, criminali, spie, dittatori ef altri personaggi dubbi. Non si tratta di nomi oscuri, le loro malefatte spesso identificabili attraverso una semplice ricerca su Google. Eppure i loro conti, che contenevano oltre 8 miliardi di dollari, sono rimasti aperti per anni.
I conti di questa storia sono denominati in franchi svizzeri. Poiché il valore del franco ha oscillato nel tempo, abbiamo convertito le posizioni del conto nel loro controvalore storico in dollari USA.

I clienti del Credit Suisse includevano la famiglia di un capo dell’intelligence egiziana che sovrintendeva alla tortura di sospetti terroristi per conto della CIA; un italiano accusato di riciclaggio di fondi criminali per il famigerato gruppo criminale della ‘Ndrangheta; un dirigente tedesco che ha corrotto funzionari nigeriani per contratti di telecomunicazioni; ed il re di Giordania Abdullah II, che al suo apice deteneva un unico conto del valore di 230 milioni di franchi svizzeri (223 milioni di dollari), anche se il suo paese incassava miliardi di aiuti esteri.

Le élite venezuelane accusate di aver saccheggiato la compagnia petrolifera statale hanno incanalato centinaia di milioni di dollari nei conti del Credit Suisse. Il denaro è circolato in un periodo in cui il diffuso saccheggio dalle casse del governo ha fatto precipitare un collasso economico che ha spinto sei milioni di persone a fuggire dal paese e ha portato altri quasi alla fame. La banca ha tenuto aperti i conti dei suoi clienti venezuelani anche se i media globali hanno denunciato casi di corruzione contro molti di loro.

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Gli esperti di conformità che hanno esaminato i risultati dell’OCCRP hanno affermato che molte di queste persone non avrebbero dovuto essere autorizzate a svolgere attività bancarie presso il Credit Suisse. “Le persone non dovrebbero avere accesso al sistema se ciò che stanno portando è denaro corrotto”, ha affermato Graham Barrow, un esperto indipendente di criminalità finanziaria. “La banca ha il chiaro dovere di garantire che i fondi che gestisce abbiano una provenienza chiara e legittima”.

Il Credit Suisse non è l’unico colpevole. Molte grandi banche e società di servizi finanziari hanno affrontato scandali simili nel corso degli anni. Molti si sono poi impegnati a riformare. Eppure, come rivelano progetti come questo, hanno continuato a consentire a clienti loschi che si sono arricchiti in paesi con sistemi legali scadenti e supervisione lassista, di salvaguardare la loro ricchezza in alcuni dei luoghi più sicuri e protetti del mondo.

“L’ironia è che la Svizzera è diventata il posto dove mandare il denaro sporco perché è pura, ben gestita, affidabile”, afferma James Henry, consulente senior dell’ente di beneficenza britannico Tax Justice Network che ha studiato l’evasione fiscale al Credit Suisse. “Il problema è il modello di business di prelevare denaro dai paesi poveri”.

Alla richiesta di commentare i risultati del progetto Suisse Secrets, il Credit Suisse ha affermato che la gestione del rischio è “al centro della nostra attività”. Pur rifiutando di discutere i singoli clienti, la banca ha affermato che si trattava di “prevalentemente storici” e che una “stragrande maggioranza” di conti problematici identificati dai giornalisti “sono oggi chiusi od erano in fase di chiusura prima della ricezione delle richieste della stampa. “

“In qualità di istituto finanziario leader a livello mondiale, il Credit Suisse è profondamente consapevole della propria responsabilità nei confronti dei clienti e del sistema finanziario nel suo insieme per garantire il rispetto dei più elevati standard di condotta”, ha aggiunto. C’e’ un link con la risposta completa della banca, endogeno al dittico tra giornale e sito, che ha svolto l’analisi. L’indagine sui segreti della Svizzera
Suisse Secrets è un progetto di giornalismo collaborativo basato su dati di conti bancari trapelati dal colosso bancario svizzero Credit Suisse.
Nessuno fra gli addetti, avrebbe parlato pubblicamente, affermando che la banca era molto scrupolosa nei confronti degli ex dipendenti e nessuno ha offerto prove documentali per i loro commenti. Tuttavia, molti degli intervistati hanno menzionato gli stessi problemi e c’è stato consenso su alcuni problemi. Mentre alcuni hanno affermato che la conformità è stata diligente ed è notevolmente migliorata negli ultimi anni, la maggior parte ha parlato di una cultura aziendale altamente tossica che incentivava l’assunzione di rischi per massimizzare i profitti e i bonus.

I dipendenti hanno affermato che i bonus erano legati alla quantità di “nuovi soldi netti” che hanno portato.”La banca incentiva un banchiere a guardare dall’altra parte con un conto che sa essere tossico”, ha detto un ex senior manager nel private banking. “Se chiudi un conto tossico, in particolare un grosso conto superiore a $ 20 milioni, il banchiere si ritrova in un buco profondo. Un buco profondo dal quale è quasi impossibile uscire”.

Ciò ha portato a una cultura, affermano i dipendenti del Credit Suisse, in cui esistono due serie di regole per due tipi di clienti: i ricchi e gli ultra ricchi.

“La due diligence dei clienti e dei conti – diciamo a un livello di $ 1 milione – è molto approfondita”, ha affermato un ex dirigente senior. “Ma quando si tratta di conti con un patrimonio netto elevato, i capi incoraggiano tutti a guardare dall’altra parte ed i manager vengono intimiditi dai loro bonus e dalla sicurezza del lavoro”. Inoltre, gli account molto grandi sono tenuti così segreti che solo pochi dirigenti senior potrebbero sapere chi li possiede.

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“Quando qualcuno vuole impegnarsi nel riciclaggio di denaro dopo aver saccheggiato i beni del paese, ad esempio, deve trasferire il denaro. Quindi i titolari di grandi account vanno direttamente dai dirigenti più anziani “, ha affermato.

Il sistema era basato su una negazione plausibile, hanno detto gli ex dipendenti. Ai banchieri vengono date regole rigide, ma gli incentivi sono per ignorarle.”Il dipartimento di conformità della banca è un maestro della negabilità plausibile”, ha affermato l’ex dirigente. “Non fare mai una domanda di cui non vuoi sapere la risposta.” “Non è mai colpa della banca, è sempre questo cattivo impiegato della Apple che è responsabile di qualcosa di brutto che accade”, ha detto un manager. Il risultato finale è una disconnessione tra la banca ed i suoi dipendenti.

“Il tipo di persone che la banca attrae sono mercenari, e tutti cercano prima di tutto di arricchirsi, probabilmente capendo che non esiste un vero rapporto con la banca. Sei lì solo finché guadagni soldi, in qualunque modo tu faccia quei soldi “, ha detto il manager. “Non devi preoccuparti di quello che succede tra otto o dieci anni, perché è improbabile che tu sia lì. Di solito è questo il tempo necessario per far saltare gli accordi”. Questi account insider fanno eco alle accuse che il Credit Suisse sta ora combattendo in tribunale, nel primo procedimento penale mai avviato contro una banca svizzera in Svizzera. I pubblici ministeri affermano che la banca ha consentito a un gruppo di trafficanti di cocaina bulgari di riciclare 146 milioni di euro di denaro proveniente dalla droga attraverso conti del Credit Suisse. Gli alti dirigenti sono accusati di aver ignorato molti avvertimenti secondo cui i loro clienti bulgari non avevano buone intenzioni, incluso il fatto che stavano depositando valigie di contanti – valigie che almeno un’altra banca svizzera ha rifiutato. Anche dopo che due dei criminali sono stati assassinati e nominati dai media come trafficanti di cocaina, la banca ha guardato dall’altra parte. Un banchiere che ha avuto a che fare con i bulgari ha testimoniato che il Credit Suisse l’ha istruita attentamente su come presentarsi ai potenziali clienti e sull’importanza del segreto bancario svizzero, ma non sulla conformità, ha riportato questo mese il Financial Times. Come prova, uno dei suoi test di conformità è stato presentato in tribunale. Aveva risposto correttamente solo a un quarto delle domande.

La banca è stata anche criticata in un rapporto del 2017 trapelato dalla FINMA, l’autorità di regolamentazione finanziaria svizzera, che ha rivelato una cultura in cui i dirigenti senior erano pronti a “imbiancare” e “chiudere un occhio” sui fallimenti di conformità quando un banchiere famoso ha truffato clienti redditizi. “Ci sono stati persino tentativi di mascherare le violazioni”, afferma il rapporto.

Le banche svizzere vendono privacy, secondo gli inquirenti. I giornalisti di OCCRP volevano cosi’ scoprire come.

Un giornalista si è messo in contatto con il Credit Suisse e le ha chiesto se poteva aprire un conto per mandato di un investitore di un paese africano. I rappresentanti della banca sono stati attenti a ciò che hanno detto e hanno preferito parlare per telefono piuttosto che per e-mail. Fin dall’inizio la loro attenzione ha chiarito che la privacy era ciò che stavano vendendo. “Ci sono poche persone anche all’interno della banca che sarebbero in grado di accedere alle informazioni del tuo conto”, ha assicurato al giornalista un vicepresidente del Credit Suisse. “Le informazioni sono trattate rigorosamente con segretezza ed in base alla necessità di sapere”, ha affermato un altro banchiere in una e-mail. Sebbene Credit Suisse offra ancora quelle che chiamano “relazioni numerate” a un costo di circa $ 3.000 all’anno, la banca ha indirizzato l’investitore africano verso altre opzioni. “Gli account numerati sono un servizio che stiamo effettivamente eliminando, poiché le protezioni offerte da questo sono diminuite notevolmente nel corso degli anni”, ha affermato il vicepresidente con sede a Zurigo che supervisiona i mercati emergenti.

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La segretezza dei conti numerati ha subito una serie di colpi negli anni 2010, quando ripetuti scandali di evasione fiscale hanno portato a pressioni internazionali sulla Svizzera affinché condividesse le informazioni fiscali dei clienti con i governi stranieri, sebbene l’accordo escludesse i paesi in via di sviluppo, che il Credit Suisse ha affermato essere il suo più grande mercato di riferimento. I migliori dirigenti del Credit Suisse hanno proposto diverse alternative ai conti numerati nella loro presentazione al potenziale cliente, tra cui l’affidamento del suo denaro ad un fondo fiduciario. I trust sono un veicolo finanziario comune in molte giurisdizioni, ma sono stati presi di mira dai sostenitori della trasparenza perché consentono ai veri proprietari di nascondersi dietro “candidati”, che possono agire come azionisti e amministratori.




Cateno de Luca va al Met dei meridionalisti

Di Pino Aprile

Prove tecniche di ripartenza politica nazionale da Sud (ed è una novità), per riequilibrare il Paese o sancirne la divisione; con uso, fuori tempo e fuori confine, di milazzismo (dal nome del politico siciliano, Silvio Milazzo, che tentò un’azione forte e autonomista dell’isola).
Premessa e conclusione: ai non siciliani, i politici dell’isola (e non solo loro) rammentano che la Sicilia è “un’altra cosa” ed i canoni “continentali”, passato lo Stretto, assumono pesi e significati diversi. Ma quasi mai gli interlocutori “italiani” pigliano sul serio la cosa, ne tengono conto (siamo o no, tutti “eccezione”?) e cercano di capirla davvero. Il che poi ha conseguenze, nel senso che è come parlare la stessa lingua, ma con parole uguali che indicano cose differenti o non del tutto sovrapponibili. Questo, però, vale pure all’incontrario, quando i siciliani entrano negli equilibri “oltre lo Stretto”, portandosi appresso come strumento per rapportarsi con gli altri, i loro pesi e le parole non coincidenti. Il che ha conseguenze (di nuovo), perché, in un caso e nell’altro, si parla chiaro, ma non ci si comprende.
Ed ora vediamo di capire quanto e se tale asimmetria abbia condizionato e condizioni l’iniziativa del Movimento “Sud chiama Nord”, di Cateno De Luca, che ha ottenuto un lusinghiero 25 per cento alle elezioni siciliane (8 parlamentari regionali, insieme a quelli di “Sicilia vera”) e conquistato, con gli stessi voti, una senatrice ed un deputato nazionali.
Appuntamento svolto a Roma, il 3 ed il 4 marzo, con i rappresentanti di 35 gruppi politici di tutta Italia. Incontro preceduto da colloqui molto franchi ed anche produttivi: per esempio, in seguito a quelli con il segretario nazionale del Movimento per l’Equità Territoriale (il parlamentare europeo Piernicola Pedicini, e me), nel simbolo di “Sud chiama Nord” la scritta “per le autonomie” (sicura fonte di brutti equivoci, considerata la campagna leghista per l’Autonomia differenziata da rapina padana), era stata sostituita con la più inclusiva “per l’Equità territoriale”. Il che dimostra la duttilità e la disposizione all’ascolto di Cateno De Luca. Gli avevamo fatto notare l’impossibilità di allargare sino ad esponenti leghisti; la difficoltà di coesistere con il Movimento di Letizia Moratti, nota per le sue tesi lombardo-centriche che manco la Lega (vedi quanto fece contro la scuola del Sud, da ministra all’Istruzione o la pretesa, durante la pandemia di covid, di privilegiare, a spese di tutti, si capisce, l’assistenza ai lombardi e solo dopo, a scalare secondo il reddito, ai terroni morti di fame); ma, soprattutto, il rischio che, includendo tutto ed il contrario di tutto (da Sgarbi a Mastella, Moratti, eccetera), si perdesse il valore meridionalista e di novità della coalizione. Riconosciuta a De Luca ed alla sua squadra l’eccellente capacità organizzativa, non c’è dubbio che il successo dell’ex sindaco di Messina sia in gran parte dovuto al fatto di essere fuori dal circo dei partiti intercambiabili che hanno (s)governato la Sicilia. Certo, De Luca costruisce anche con pezzi del vecchio, ma l’idea di novità resta, finché il vecchio non diviene preponderante e il nuovo non si riduce a taxi per riciclare gli scarti dell’usato.

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Cateno De Luca è bravissimo a tenere insieme i diversi, ma applicare il metodo fuori dalla Sicilia non dà gli stessi risultati, anzi, potrebbe rivelarsi controproducente. E lo si è visto a Roma dove, fra i convenuti, c’era di tutto: da esponenti di gruppi meridionalisti più radicali, all’ex presidente della Lega Nord ed ora di Grande Nord, Angelo Alessandri, che ha raccontato, con la nostalgia dei reduci, di quando con Bossi andavano a scrivere nottetempo sui muri. Già, e sappiamo pure cosa! E mentre altri, in commissione per il manifesto politico, inveivano, schifati, contro i meridionalisti piagnoni (uno per tutti: il populista Pino Aprile; detto più volte, perché “arrivasse”), Adriana Poli Bortone, ex ministra e ottima sindaca, una carriera tutta a destra, era costretta a far notare che nella bozza di documento “comune” si chiedeva piena attuazione del Titolo V della Costituzione (quello stuprato dal governo Pd nel 2001 e grazie al quale, la Lega ed il Pun, il partito unico del Nord, rivendicano l’Autonomia differenziata): roba che Roberto Calderoli firmerebbe subito! Certo, le cose poi vanno discusse, possono esser cambiate, aggiustate, ma ad alcuni il punto di partenza è parso così lontano da un compromesso accettabile, che si son detti subito indisponibili a proseguire. C’è chi lo ha fatto con eleganza e chi no… Gli esponenti del Movimento per l’Equità territoriale hanno correttamente riferito al direttivo, che ha deciso di non continuare nella ricerca di un percorso comune. Resta la stima per De Luca, ma l’incompatibilità è politica, grave, con parte della compagnia; il progetto è magari tecnicamente ben fatto, ma la visione scarsa o confusa (almeno a parere del nostro direttivo), concentrata sul mezzo e poco chiara sul fine (ci si sbaglia? Può essere, ma così la si pensa). Metter insieme i diversi, addirittura opposti, ha illustri precedenti in Sicilia: il deputato regionale Silvio Milazzo, Dc, a fine anni Cinquanta, divenne presidente contro il candidato del suo partito, con i voti del Pci e del Msi (d’accordo i capi nazionali Togliatti ed Almirante). Fu “Rivolta siciliana”, si disse, “nel superiore interesse” dell’isola. Anni dopo, in seguito ad uno scandalo, la Dc riuscì a riprendere le redini della Regione ed a ripristinare la guida “nazionale” delle faccende locali (tre giorni fa, la Cassazione ha confermato la non colpevolezza dell’ex presidente Raffaele Lombardo, autonomista che, una decina anni fa, dovette dimettersi, accusato di concorso esterno con la mafia. Assolto quindi, ma stagione politica chiusa ed irrecuperabile).
Cateno De Luca sembra far qualcosa di simile al milazzismo; ed in Sicilia, è dimostrato che può riuscire, perché la territorialità (intesa quale identità geografica, culturale, linguistica, storica) prevale sugli schieramenti ideologici, politici. Insomma: si è prima tutti siciliani, e solo poi di destra, di sinistra, eccetera. E conta stare “da siciliani” dove si decide e si comanda: arrivarci, poco importa come, usando i partiti come meri strumenti (altissimo il numero dei “trasferimenti” da uno all’altro). Lo dico diversamente: nella comune identità territoriale, quasi tutto il resto è barattabile (estremizzo i concetti, per renderli più chiari).
Esportare questo oltre lo Stretto, però, non pare avere le stesse possibilità di funzionare. E alcuni mal di pancia visti a Roma e subito dopo lo dimostrerebbero. Perché? “Nel continente”, il collante territoriale non gioca a favore dello stare insieme “nonostante tutto”, ma contro. La Sicilia unisce i siciliani contro il continente, perché è patria per tutti loro; l’Italia è patria debolissima, per alcuni non è patria e talvolta è nemica: per i veneti, la patria è il Veneto; per tanti a Sud, la Padania è patria dei nemici e dei razzisti della Lega Nord; per molti nelle regioni settentrionali, il Sud non è patria e manco Roma lo è (Roberto Calderoli spiega la sua formazione politica e identitaria con le parole di suo padre: «Bergamo nazione. Tutto il resto è meridione», pure Milano). E questo vale non solo per l’identità geografica, ma culturale, storica, linguistica, persino gastronomica, in un “noi” e “loro” continuo.

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Significa che il mosaico da comporre da questa parte dello Stretto ha tessere più complesse e non combacianti; che metter insieme meridionalisti convinti e leghisti che sul razzismo anti-terrone hanno campato e campano non è una somma, ma una sottrazione; significa che le inclinazioni politiche (di destra, di sinistra) contano più della territorialità spesso inesistente e talvolta ostile (solo un forte meridionalismo di radice culturale e storica, per esempio, fa convivere il Movimento guidato dall’ex missina Poli Bortone, con altri di matrice sinistrorsa).
Il milazzismo è figlio della sicilianità; passato lo Stretto, può divenire un handicap. Cateno De Luca è bravissimo, la sua squadra efficiente; ma se in Sicilia gli opposti convivono nell’abbraccio della comune insularità (vista solo come propria: non si condivide quasi nulla con la Sardegna, per dire, e viceversa), “in continente” le identità non si sommano, ma si elidono contrapposte. Tanto che: o i leghisti, o i meridionalisti, per far l’esempio più facile. Né basta, perché le identità politiche (destra/sinistra) e storico-culturali sono forti e conflittuali e possono coesistere solo in un maggior comune sentire (in Sicilia, l’identità territoriale, oltre lo Stretto il meridionalismo). L’aggregazione indiscriminata di gruppi al solo scopo di fare massa votante, indipendentemente dai colori e dalle storie, quindi, di qua dallo Stretto ha respiro corto. L’isola unisce contro il continente, che si divide sulla storia di ieri e la politica di oggi. Nell’isola, riunire gli opposti è possibile e, per la coesione identitaria, la somma è aritmetica: (2)+(1)=3; da questa parte dello Stretto, la somma degli opposti diventa algebrica: (2)+(-1)=1.
Ma il viaggio intrapreso da Cateno De Luca è interessante, e lui un vulcano. La strada è lunga e la possibilità che i percorsi tornino a incrociarsi, resta alta; ma per ora, se qualcuno ha bisogno di più organizzazione, qualche altro ha bisogno di più ampia visione. È vero che la gente vuole i treni in orario, ma anche una destinazione. Il futuro non può essere solo puntuale.




Talento ed uguaglianza: laureati italiani assaltano i posti

Di Rita Lazzaro

“C’è una parola che riecheggia sulle bocche degli adulatori del destino. Una parola “magica”, che rappresenta il biglietto da visita perfetto per integrarsi in una società “forgiata” dalla deresponsabilizzazione, dalla privazione del dovere e dall’uguaglianza patologica. Una parola che ci giustifica ogni qualvolta non riusciamo, per carenza di volontà, a raggiungere l’obiettivo prefissato, scaricando la responsabilità sull’altro. Questa parola è il talento. Un mito che diffonde passività e sfiducia verso le proprie possibilità. Fortuna, capacità e privilegio sono alcune caratteristiche che possiamo attribuire al talento e che ne rafforzano il(dis-) valore.”
E’ così che Matteo Colnago nel libro l’atleta combattente descrive il concetto di merito.
Lei nel descrivere quest’ultimo parla di “una parola che riecheggia sulle bocche degli adulatori del destino. Una parola “magica”, che rappresenta il biglietto da visita perfetto per integrarsi in una società “forgiata” dalla deresponsabilizzazione, dalla privazione del dovere e dall’uguaglianza patologica. Una parola che ci giustifica ogni qualvolta
non riusciamo, per carenza di volontà, a raggiungere l’obiettivo prefissato, scaricando la responsabilità sull’altro.
Fortuna, capacità e privilegio sono alcune caratteristiche che possiamo attribuire al talento e che ne rafforzano il(dis-) valore.”
A tal proposito è inevitabile parlare dei tanti, troppi giovani talenti costretti ad emigrare, a lasciare la loro terra per far sì che il loro sudore, sacrifici e impegno, abbiano la più che giusta e dovuta ricompensa. Come, ad esempio, svolgere il lavoro per cui si è affrontato un percorso di studio ed essere remunerati in modo dignitoso. Purtroppo questo in Italia non succede e lo dimostrano i fatti, come la presenza di 1.232 laureati tra gli oltre 26 mila aspiranti netturbini che hanno affrontato le selezioni a Napoli. Tutti con lo stesso obiettivo: ottenere uno dei 500 posti da operatore ecologico aperti da Asia, l’Azienda di igiene urbana del capoluogo campano. E questo nonostante il bando richiedesse la sola licenza media. Oppure come il caso di Marco Morosini, 25enne di Macerata, dottore col massimo dei voti, che da tre anni fa il collaboratore scolastico a tempo determinato. E intanto studia per una seconda laurea. “Pensavo di essere quasi l’unico laureato a fare questo lavoro, ma non è così…”
Gran parte dell’informazione nel venire a conoscenza di queste situazioni anzichè indignarsi di un talento non riconosciuto, elogia una scelta costretta anziché voluta, visto che di meglio non c’è ed “almeno pagano”.
1)Lei come spiega tutto ciò?
2)Quali e quante sono le responsabilità non solo politiche ma anche sociali?
3)Cosa si dovrebbe fare per evitare i circa 31 mila (4,2 ogni mille laureati) cervelli in fuga come successo nel 2020 su 7,5 milioni di laureati?
Colnago replica:“Con questi adulatori dell’uguaglianza, io non voglio essere confuso e scambiato. Poiché così parla in me la giustizia: tutti gli uomini non sono uguali. Nemmeno dobbiamo divenir tali! In alto la vita vuol comporsi di un edificio con pilastri e giardini: essa vuole scrutare i lontani orizzonti e guardar al di la di bellezze felici, perciò vuol salire! E perché ha bisogno di altezza, le son necessari i gradini, ed il contrasto tra i gradini e coloro che li salgono! La vita vuol salire e salendo supera sé stessa!” Scrisse Nietzsche in Cosi parò Zarathustra, descrivendo in poche righe la natura dell’Uomo e la vita, lo strumento con cui egli ha la possibilità di esercitare la sua natura. Il talento non è il destino attribuito dalla concezione dogmatica o materialista della vita che determina le sorti di ogni singolo “Uomo per “gentil concessione” del Padre onnipotente o dettato dalle stelle. I talenti sono quei gradini che descritti magistralmente da Nietzsche fungono da vettore verso il proprio inconscio, trasformando la parte più lontana di noi stessi in un tesoro tangibile e rievocabile quotidianamente. Avere talento non significa attendere il Divino come vuole insegnarci Samuel Beckett; serve rievocare il Sacro in noi per raggiungere le nostre altezze ed ognuno di noi sale gradini diversi, in posti differenti con ritmi e cadenze personali. Ognuno di noi sale la sua montagna, ma non è l’altitudine che determina il talento bensi’ le modalità con cui affronta la scala delle difficoltà. Questo è il talento. Ed allora quel è la matrice della genesi della fuga di talenti? Nel “paradiso” del pensiero liberale, vi sono angeli travestiti da demoni che rivendicano arrogantemente il diritto di “eguagliare” ogni momento dell’individuo nell’esasperato tentativo di accrescere in esso il suo ego innato e smisurato che nel dettato normativo e sociale “la legge è uguale per tutti” si debba leggere la massima livellatrice “siamo tutti uguali”, così che anche i mediocri possano innalzarsi allo stesso rango dei migliori.

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In ossequio all’uguaglianza come forma di diritto universale, il pensiero liberale ha anestetizzato le differenze attribuendone un significato non virtuoso ma peccaminoso. Come recuperare la consapevolezza di noi stessi, quando ci è proibito distinguere, scegliere e preferire? In un mondo ormai senza limite serve erigere del limite affinché competenze e diversità vengano valorizzate. Uno Stato che non è in grado di discriminare non ha futuro! Quest’affermazione fa tremare i labili cuori dei narcisisti pretenziosi di possedere senza sacrificare, ma l’eziologia determina scientificamente cosa vuol dire discriminare ovvero attivarsi per distinguere i temi del pensiero oppure discernere le cose le une dalle altre. Ogni nostro pensiero, qualsiasi riflessione e tutte le nostre azioni sono discriminatorie in quanto scegliamo l’essenza con cui agire. Le opinioni sono cernite, le osservazioni cominciano scartando ciò di cui non tratta e di conseguenza “discrimina”. Una società che impara a discriminare permette di definire, classificare, valutare e quindi selezionare mediante dei parametri; nel momento in cui i limiti sono soverchiati le differenze vengono annullate e di conseguenza capacità, attitudini e virtù sono annichilite: non esiste più la qualità e l’eccellenza. Tutti possono essere ciò che non gli spetta anteponendo la possessione alla realizzazione. Seppur in parte contaminato, lo sport risulta essere il castello nella roccia della discriminazione ovvero della realizzazione delle differenze. Un esempio apparentemente scontato ma esaustivo sono le modalità di competizione di molte gare olimpioniche. Le fasi ad eliminazioni discriminano gli atleti a seconda dei risultati ottenuti, avanza chi nel dare il meglio di sé ottimizza tutte le sue risorse e quindi fa emergere il talento. Il podio è aperto a tutti ma non è per tutti. Una montagna non vieta a nessuno di scalarla ma fa in modo che solo chi è preparato può arrivare in cima. L’uguaglianza patologica è uno strumento di omologazione ed illusorio viatico di libertà che serve a sradicare le risorse umane di una nazione istigandole all’abbandono della propria Terra d’origine, così da innescare un processo di dissoluzione indentaria dove limiti e confini vengono sostituiti dal pressapochismo ed incompetenza dettate dall’arroganza pretenziosa della possessione. La stessa Atene, considerata la più compiuta delle democrazie, fondava la sua grandezza sull’evoluzione spirituale e politica amplificando il Mito dell’autoctonia, riconoscendo il legame indissolubile di un popolo alla propria Terra intesa come universo valoriale e quindi di crescita autentica dei propri cittadini. Per evitare tutto ciò dobbiamo, in primis noi, imparare a discriminare costruendo i pilastri della nostra vita, autenticando le differenze che ci contraddistinguono, lasciando nei bassi fondi i pretenziosi paladini democratici così che salendo i gradini e badando a contraddistinguere il nostro percorso con autenticità, possiamo far fiorire i nostri immensi giardini.

“Avere talento non significa attendere il Divino come vuole insegnarci Samuel Beckett; serve rievocare il Sacro in noi per raggiungere le nostre altezze ed ognuno di noi sale gradini diversi, in posti differenti con ritmi e cadenze personali”.
Parole queste su cui si dovrebbe riflettere e non poco, soprattutto quei Dio in terra, che in realtà si sono dimostrati solo meteore.