Scienza: cultura e sport aumentano l’intelligenza e modificano cervello

Di Rita Lazzaro

“Promuovere le attività artistiche e culturali, e accanto a queste lo sport, straordinario strumento di socialità, di formazione umana e benessere. Lavorare sulla formazione scolastica, per lo più affidata all’abnegazione ed al talento dei nostri insegnanti, spesso lasciati soli a nuotare in un mare di carenze strutturali, tecnologiche, motivazionali. Garantire salari e tutele decenti, borse di studio per i meritevoli, favorire la cultura di impresa ed il prestito d’onore. Lo dobbiamo a questi ragazzi, ai quali abbiamo tolto tutto, per lasciare loro solo debiti da ripagare.
E lo dobbiamo all’Italia, che il 17 marzo di 161 anni fa è stata unificata dai giovani eroi del Risorgimento ed oggi, come allora, è dall’entusiasmo e dal coraggio dei suoi giovani che può essere risollevata”.
Sono queste le parole con cui il nuovo premier, Giorgia Meloni, parla dello stato in cui versano i giovani della nostra Nazione.
Merito, lotta alla droga, all’alcol, alle devianze ed alla criminalità. Sono questi i punti chiave del premier sui vari interventi con e per il futuro della Nazione. Ma a quanto pare non tutti sono stati d’accordo con questa posizione, anzi…c’è chi è letteralmente saltato dalla sedia catapultandosi in piazza, proprio come hanno fatto studenti, psicologi, sindacati, molteplici strutture ed adepti progressisti.Ed in tutta questa rivolta in rosso la parola “ fascismo” e’ stata inflazionata. Non per nulla per Giannini, il Ministero del Merito “è Fascista”. Per  Calenda: «Il merito è l’unico antidoto a una società classista o appiattita sull’ignoranza…
Spero che Cisl e Uil prendano le distanze».
Merito che agli occhi della sinistra estrema appare  demerito.
Ma è davvero così?
1)A questa domanda e alle prossime risponderà Matteo Colnago, autore del libro ” L’atleta combattente”, membro del direttivo dell’ Associazione Paracadutisti d’Italia sez.Monza. Atleta poliedrico, dedito al pugilato,all’alpinismo ed al paracadutismo. “Il cervello plasma la cultura, la cultura plasma il cervello”, così Norman Doidge, studioso e psichiatra canadese dimostra, attraverso un’incontestabile documentazione scientifica, come la cultura modelli il cervello e le funzioni mentali.
Ecco perché il cervello di una popolazione può mutare nell’arco di una generazione – periodo nel quale le funzioni cerebrali possono modificarsi attraverso l’effetto neuro-plastico della cultura ed il merito rappresenta un fascio di luce che trafigge i vampiri del pensiero unico, perché riattribuisce la natura autentica ed integrale dell’essere umano.
Ciò che porta un Uomo ad affrontare le sfide, superare gli ostacoli e vincere le difficoltà, è il senso di padronanza, e del piacere di farcela.
Quando otteniamo la padronanza di un’attività e raggiungiamo un obiettivo il nostro corpo provvede a rilasciare dopamina e la sensazione di piacere raggiunge l’apice; questo meccanismo avviene non solo per la gratificazione personale ma anche per l’attribuzione valoriale che ci viene arrogata dal merito. La dopamina agisce in modo coordinato con l’acido glutammico (mediatore eccitatorio del sistema nervoso) per fissare il legame tra i neuroni che che si sono attivati nel genere di comportamento vincente. Ecco che il merito ha la facoltà di gratificare questo processo chimico che avviene nel nostro corpo in quanto classificare in ordine gerarchico e quindi di merito è un atto naturale e soprattutto normale.
Il fenomeno appena descritto prende il nome di Learning dopaminergico, ovvero uno “snapshot” che viene memorizzato nel nostro cervello e che verrà riattivato non appena incontreremo un solo elemento memorizzato lanciando il segnale che preannuncia la gratificazione e facendo ripartire il desiderio.
Il merito è l’innesco di questa reazione fisiologica perché attribuisce un significato valoriale alle nostre azioni.

Nel momento in cui il merito viene eliminato, anche reazioni fisiologiche assumono un drastico cambiamento modificando appunto l’effetto plastico del nostro cervello. Sorge spontanea una domanda: Perché la societa’ infondo sembra odiare il merito?
Perché lo teme! I soggetti dalla forte volontà individuale che emergono grazie alla formazione di sé non sono dei buoni consumatori.
La capacità di resistere alle tentazioni ed agli impulsi frenetici, la volontà di perseguire un obiettivo, la dedizione verso le proprie passioni vanno a discapito dell’esercito di zombie che i paladini politici odierni vogliono sostituire,  per meglio controllare le masse inglobando l’Uomo nella trigonometria produci, consuma, crepa.
Vi è anche una forte componente psicologica che porta molti a sentirsi terrorizzati dal merito: innumerevoli persone si vergognano inconsciamente della propria condizione di privilegio borghese e ciò nasce da una profonda paura del giudizio altrui. Si sentono intimamente vuoti e sostanzialmente temono le impressioni negative di chi, conoscendoli, potrebbe smascherarli per ciò che effettivamente sono: ipocriti allo strato brado.
Ecco perché temono il confronto, lo scontro, la sfida. Coloro il cui cervello è semplicemente stato plasmato dall’avvento del ’68, e le sue fondamenta sono state costruite sul dogma democratico unicuique idem, a tutti lo stesso, generando classi dirigenti di narcisisti e prepotenti che impazziscono al sol pensiero che il merito possa soverchiare la loro vita. Ma ciò che è naturale è indistruttibile, e lo sport rappresenta il palcoscenico in cui indurre la dopamina all’apice delle sue potenzialità in quanto discipline sportive come l’alpinismo, gli sport da combattimento, il paracadutismo, la subacquea, sono attività che premiano ed enfatizzano dedizione, sacrificio, studio ed entusiasmo; permettendo all’uomo di mettersi a confronto con se stesso e corroborando, cosi, l’unicità e la singolarità di ognuno di noi. Riscoprendo attitudini ed attingendo nuove forze dai talenti nascosti che risiedono nel nostro inconscio, lo sport svolge funzioni di miglioramento ontologico, deontologico e neurologico per le persone.
Allo sterile e cupo recinto produci, consuma, crepa rispondiamo con un raggio di sole che illumina la trigonometria scolpita nell’animo dei popoli europei: La natura come solco, l’eccellenza come fine, la bellezza come orizzonte”.

A proposito di istruzione e merito, al liceo Morgagni di Roma, sette anni fa è partita una sperimentazione (oggi allargata ad un’intera sezione) dove gli studenti vengono interrogati e fanno prove di verifica, ma non vengono valutati con un numero: i professori spiegano loro che cosa c’è da fare per migliorarsi e su quali aspetti sarebbe bene lavorare di più.
Nessuna valutazione ma mere osservazioni per migliorarsi.
2)A suo avviso, questo è un modus operandi costruttivo per i giovani non solo a livello culturale ma anche per essere preparati al mondo del lavoro ma soprattutto alla vita?
“Quando un alpinista si trova a 7000m di quota, a -20°, di notte, con raffiche di vento a 70-80 km, significa che in quel momento nulla giova a suo favore; eppure, arriva in cima e torna al campo base sano e salvo.
Ce l’ha fatta non solo per la dedizione con cui si è allenato ma perché alla domanda “quanto ti hanno pagato per farlo?” risponde “ciò che faccio non ha un prezzo ma un valore”. In alta quota, non esistono giudizi, né colpe né perdono. Esiste la responsabilità. La responsabilità è una virtù di romana concezione, una congruenza tra l’impegno assunto e l’accettazione della conseguenza.
La responsabilità è un sentire superiore che risiede nel detto unicuique sum, a ciascuno il suo e questo determina l’avvento di un modus operandi completamente distante dalle logiche paritarie democratiche, che impongono ai giovani un settaggio delle loro azioni basato sulla motivazione estrinseca attivata dalla famigerata modalità del “bastone e la carota”.
Si studia per sopravvivere, si va a scuola per l’obbligo, per non far arrabbiare i genitori, l’alter ego delle lezioni ruota attorno a due poli: vittime e carnefici proprio perché si è persa la concezione della responsabilità da entrambe le parti.
Le patetiche manie di dispotismo da “sbirro” dei professori che si autoproclamano paladini del pensiero, ha portato allo sconvolgimento della normalità antropologica dell’essere umano destabilizzando l’evoluzione stessa della fisiologia umana. Anziché rendere fertile la giovinezza di un ragazzo perseguendo la necessità di far nascere un Uomo, la psicopatologia del pensiero unico ha innescato un processo di appiattimento fisico, culturale e spirituale, demonizzando il merito, facendolo passare come uno strumento dispotico ed ecco che i voti, i metri di misura, la volontà di mettersi in gioco, la voglia e l’entusiasmo di mettersi alla prova viene messo al bando con la conseguente riduzione di produzione di dopamina nei ragazzi in quanto disincentivati a dare il meglio di sé.
Il giudizio non dev’essere interpretato semplicemente come un supplizio ma come stimolo ed un innesco per dar vita ad una crescita umana che sancisce l’avvento del divenire Uomo: ovvero avere piena consapevolezza delle proprie capacità, attitudini e limiti. Essere cosi’ responsabili. La scuola dev’essere fonte d’ispirazione ed una delle strategie con cui combattere il nichilismo sessantottino è senza alcun dubbio la psicologia positiva collegata al concetto eudaimonia dal greco εὐδαίμων eudaimon, ovvero felicità. Avere sentimento per ciò che si sta facendo, massimizzare ed elevare le attitudini dei singoli ragazzi evidenziando l’autenticità del singolo ed appoggiarsi su ciò che si è costruito, tappando eventuali carenze.
Suddetto meccanismo non ha bisogno di giudizi e sentenze perché pone le basi di una vita solida, tesa verso la creatività al contrario della logica liberticida. Identificare mediante una costante virtuosa un ragazzo significa attribuirgli rispetto e responsabilità. Il futuro inizia da qui: perché i nostri figli non sono vasi da riempire, ma fuochi da accendere”.

3) Qual è, secondo lei, il ruolo che devono avere le istituzioni scolastiche e con quali modi e strumenti devono agire? E Come vede la scuola italiana oggigiorno e cosa si aspetta dal governo Meloni, dopo le parole sopra riportate?
“Il quadro della Guernica è l’espressione artistica dello scenario scolastico italiano oggi: uno scempio a cielo aperto.
La tanto amata opera d’arte dei radical chic è il risultato della politica fallimentare che loro stessi hanno creato ed alimentato grazie alla cerebrolesa mentalità del ’68 fatta di mediocrità culturale, narcisismo sterile e limitatezza professionale in quanto ideologizzando qualsiasi materia, hanno creato ragazzi che vengono magistralmente descritti nelle strofe di Mario Vattani, console italiano in giappone: “Vi chiederete come mai e perché avete rinunciato a difendere il futuro di ciò che vi è stato dato e per questo i vostri figli non vi sanno rispettare, non conoscono il rispetto, non hanno niente da imparare: sono sempre allegri e pronti a tutto alle cinque di mattina imbottiti di pasticche, merendine e cocaina; sono questi i vostri giovani, vi dovevano salvare ma sono andati fuori strada con la macchina del padre, sono questi i vostri giovani, a cui avevate insegnato i valori della pace e gli errori del passato; sono questi i vostri giovani, democratici e sinceri, rimbambiti da giochetti, puttanate e cellulari”.
Le famigerate contestazioni studentesche, che tanto inneggiavano ad una libertà tendente all’atassia, hanno realizzato l’uguaglianza dei risultati: tutti possono realizzare un obiettivo attraverso l’inganno. Questa mentalità antimeritocratica, espressa da un finto egualitarismo, è una forma di repressione nei confronti della natura stessa che porta a disincentivare l’impegno, negando ogni forma di ascesi.

Il proliferare del pensiero sessantottino ha imposto un conformismo di massa che ha contribuito al livellamento delle qualità umane nei ragazzi, ma una cosa è certa: laddove il nulla avanza, il terreno è fertile per costruire.
Lo spiega bene Michael Ende, autore de “La storia infinita” dove nello scambio di battute tra Atreju e Mork viene descritto il problema e la soluzione:
Atreju – perché la fantasia muore?
Mork – Perché la gente ha rinunciato a sperare e dimentica i propri sogni, così il nulla dilaga.
Atreju Che cos’è questo nulla?
Mork – E ‘ il vuoto che ci circonda, è la disperazione che distrugge il Mondo ed io ho fatto in modo di aiutarlo.
Atreju – Ma perché?
Mork – Perché è più facile dominare chi non crede in niente e questo è il modo più sicuro di conquistare il potere!
Nel momento in cui sterilizzi l’animo dei ragazzi, il nulla può sorgere, la dopamina non viene più rilasciata, i lobi prefrontali del cervello si atrofizzano così da edulcorare i flebili animi dei finti democratici.
Ma le ceneri sono un ottimo fertilizzante per nuovi semi e difatti Atreju è un personaggio risoluto che lotta contro le emozioni forti quali la tristezza (le paludi), la rabbia (il lupo Gmark) e la paura (le prime sfingi dell’Oracolo), distrugge le stesse caratteristiche che animano i professori sessantottini e “fantasia” può ritornare a splendere; perché la scuola dev’essere un viaggio esperienziale che trasforma il ragazzo in Uomo, dove gli studenti diventano esploratori e ricercatori.
Giorgia Meloni in un discorso pre-elettorale a Cagliari disse: “Io le battaglie sono abituata a combatterle prima ancora di vincerle” e questo implica la volontà di scardinare lo stile desueto sessantottino riaffermando un paradigma nuovo, in cui o giudizi e le ipocrisie verranno sostituite dal sentimento di amore verso la giovinezza”.




Iran e crimini culturalmente orientati: Twitter oscurato e polizia illegale

di Rita Lazzaro

Il 16 settembre, in Iran, la 22enne Mahsa Amini veniva uccisa dalla polizia morale. La pecca della ragazza? Aver indossato male l’hijab che lasciava intravedere qualche ciocca di capelli, secondo i critici. Un orrore di cui si è venuti a conoscenza grazie a una giornalista, una che si potrebbe tranquillamente definire “donna coraggio”: Niloofar Hamedi, cronista del quotidiano progressista Shargh, che per prima ha raccontato la vicenda ma della quale, in seguito, non si hanno più avuto notizie. La giornalista, infatti, riuscì ad entrare nell’ ospedale dove Mahsa era stata portata, in seguito alle botte subite dalla polizia morale. E proprio in quell’ospedale, la giornalista è riuscita ad intrufolarsi ed a scattare delle foto dove si vedevano i genitori della 22enne mentre si abbracciavano. La cronista ha deciso quindi di pubblicare tutto su Twitter, dando luogo così alle proteste nel Paese.

Da quel giorno il suo account Twitter è stato sospeso e la giornalista, secondo le ultime informazioni rilasciate dal marito, si trova in carcere, sottoposta a quotidiani interrogatori. E chissà cos’altro. Una vicenda che sa di sangue e coraggio.Il sangue delle vittime innocenti ed il coraggio di chi non abbassa la testa. Come Nika Shakarami, la sedicenne Sarina Esmaeilzadeh, la ventenne Haith Najafi. E tanti altri. Tra queste eroine da ricordare Hadith Najafi diventata il simbolo delle proteste.

La ragazza era stata protagonista di un video in cui si legava i capelli senza velo e per questo era divenuta una delle icone della protesta contro il regime teocratico dopo l’ uccisione di Mahsa Amini. La giovane donna sarebbe stata raggiunta da sei colpi di pistola a Karaj. Così hanno confermato altri attivisti e giornalisti locali, che parlano di omicidi.Una donna coraggio seguita dalla morte di altre donne come quella di Asra Panahi. La 16enne frequentava il liceo femminile Shahed ad Ardabil. Secondo quanto riportato dal Consiglio di coordinamento delle associazioni di categoria degli insegnanti iraniani, la ragazza si sarebbe rifiutata di cantare un inno all’ Ayatollah Ali Khamenei come altre compagne di scuola.

Il copione ricorda quanto accaduto a Mahsa Amini. Da ricordare altresì Elnaz Rekabi che ha gareggiato senza il velo e che sarà imprigionata a sua volta al rientro nel suo paese. Secondo la sua famiglia, Rekabi era stata trattenuta dalle autorità iraniane al suo ritorno a Teheran e messa agli arresti domiciliari. Entrambi i fatti sopracitati sono stati smentiti dalle autorità iraniane. A dicembre un altro orrore che ha visto il barbaro omicidio di una 14enne morta a Teheran dopo essere stata arrestata perché si era tolta il velo in classe in segno di protesta, ha destato tanto scalpore quanto smarrimento.

Le forze di sicurezza avevano identificato Masoumeh grazie ai filmati delle telecamere di sicurezza della scuola e successivamente l’hanno portata in caserma. Durante la custodia la giovane era stata violentata per poi essere trasferita in ospedale dove sono state rilevate gravi lacerazioni vaginali e lì è morta. Il gesto dell’ adolescente voleva commemorare Mahsa Amini. Un gesto che l’ ha condannata a un destino amaro proprio come quello della donna ricordata dalla stessa vittima. Una delle tante barbaramente assassinate dalle forze dell’ ordine. Infatti circa un mese prima era stata barbaramente assassinata un’ altra giovane donna iraniana: la 16enne Mahak Hashemi. La sua colpa? Uscire di casa con un berretto da baseball al posto del velo in segno di protesta. Metà del suo volto è stato completamente distrutto dai colpi ricevuti e la schiena è stata spezzata dalle bastonate. I funzionari dell’ IRGC hanno chiesto un grosso riscatto alla famiglia per la restituzione del corpo e ne hanno anche proibito il funerale, pur continuando a parlare di incidente, come già successo con le precedenti vittime.

Vicende che raggelano il sangue e difficili da credere per le loro atrocità, quelle succitate. Storie aberranti che cercheremo di approfondire con l’avvocato Marco Valerio Verni.

1)Avvocato, com’è possibile che esista ancora una polizia morale che, per di più, resta impunita di fronte a simili orrori?

“La risposta alla sua domanda è nella genesi della stessa “polizia morale” di cui stiamo parlando: quest’ultima (Gasht-e Ershad), infatti, istituita nel 2005, ha il preciso compito di far rispettare il codice di abbigliamento per le donne, introdotto all’indomani della rivoluzione islamica iraniana del 1979 che pose fine all’era della dinastia Pahlavi, trasformando la monarchia in una repubblica islamica sciita, la cui costituzione e leggi si basano su una rigida interpretazione della Sharia.

Essa arresta le persone che violano il codice di abbigliamento, secondo il quale le donne devono indossare obbligatoriamente l’hijab (il velo) oltre che abiti lunghi e larghi per nascondere la propria figura.bUna volte arrestate, le conduce in “strutture di correzione” o in stazioni di polizia dove si insegna loro come vestirsi, rilasciandole poi ai loro parenti (rigorosamente uomini), una volta che questi ultimi abbiano assicurato un rispetto rigoroso delle norme e – solo in alcuni casi – dopo il pagamento di una multa (non prevista però dalla legge).

Le donne che non rispettano il codice e che non coprono i loro capelli in pubblico, stando alla legge introdotta dal parlamento iraniano nel 1983, possono essere punite con settantaquattro frustate, e secondo una modifica di recente approvazione, possono avere una condanna fino a sessanta giorni di carcere”.

2) Nel persistere di questa cultura che tratta le donne come oggetto anziché soggetto di diritto, cosa pensa debbano fare i paesi occidentali, noti per il loro senso di democrazia e tutela dei diritti?

“La doverosa premessa è che ogni Stato è sovrano, a casa sua, e pertanto può decidere ciò che vuole per sé ed i suoi cittadini. Detto ciò, però, è chiaro che la comunità internazionale di fronte a palesi violazioni dei diritti umani nelle loro varie accezioni, peraltro lamentate dagli stessi cittadini che ne sono vittime, non può rimanere inerme e deve agire. Certo, occorre anche qui farlo, a seconda della gravità delle stesse, cercando di interpretare bene, innanzitutto, il concetto di “esportare la democrazia” e di non finire, al contrario, nel voler a propria volta inculcare dei modelli che non sarebbero comunque adatti ad una determinata società, come forse accaduto, ad esempio, e per certi versi, in Afghanistan.

Nel caso di specie, sia l’Unione Europea che gli Stati Uniti hanno applicato delle sanzioni di varia natura all’Iran, ma esse, se del caso, vedranno i loro effetti nel medio-lungo periodo.bD’altronde, lo stesso strumento, ossia delle sanzioni, è stato applicato contro il medesimo Paese, anche per altre situazioni, ed in questi casi pure dalle Nazioni Unite, come ad esempio quelle intese a contrastare le attività di proliferazione nucleare o quelle in risposta all’ uso dei droni iraniani nell’aggressione russa all’Ucraina. Ma, come detto, i risultati, semmai arriveranno, non si vedranno certo adesso, soprattutto per la complessità delle dinamiche sottese a queste tematiche.

E, di certo, quella dei diritti umani non è da meno. Si figuri che, proprio nei giorni scorsi, sempre in Iran, è stato condannato a sette anni e mezzo di carcere per omicidio e ad altri otto mesi per aggressione l’ uomo che, a febbraio dello scorso anno, aveva decapitato la moglie diciassettenne Mona Heidari e ne aveva esibito la testa per strada. La colpa di questa ragazza? Secondo il suddetto, che ne era il marito, il non aver accettato il matrimonio combinato dalla famiglia, che essi avevano contratto quando la giovane aveva solo 12 anni.

E, a quanto pare, la “clemenza” nella sentenza inflitta all’ omicida sarebbe derivata proprio dal fatto che, la suddetta (famiglia della vittima) lo avrebbe graziato per il cosiddetto delitto commesso. Insomma, è complicato: queste, ferme le considerazioni svolte innanzi, sono rivoluzioni culturali che richiedono profondi mutamenti che avvengono nel tempo”.

3)A suo avviso, è stato appropriato cantare bella ciao in tali occasioni o è l’ennesima forma di strumentalizzazione?

” “Bella Ciao”, come ha scritto Carlo Pestelli, autore del libro “Bella Ciao: Il canto della libertà”, è un manifesto per la libertà che racchiude valori apolitici che tutti sono in grado di comprendere e condividere: non è un caso che quest’ultima sia stata utilizzata, a partire dalla Resistenza partigiana italiana, in diverse altre battaglie. Oltre che nella protesta per la morte della giovane Mahsa, il ricorso a questo inno lo si è visto nel canto delle donne combattenti curde in Turchia, in quello dei manifestanti della Umbrella Revolution, nel 2014, ad Hong Kong, mentre sfidavano il governo cinese per chiedere più democrazia, ma anche in Israele, dove a Gerusalemme, nel 2021, gli oppositori del primo ministro uscente Benjamin Netanyahu, soprannominato “Bibi Netanyahu”, ebbero a cantare “Bibi Ciao” sulle note della canzone in questione; in segno di gioia nella prospettiva che chiudesse il suo mandato. Ancora, in Iraq, nel 2019, quando i manifestanti dell’opposizione si riunivano al canto di “Blaya Chara”, che significa “non uscita” in dialetto iracheno, con la stessa melodia di “Bella Ciao”.jEd è stata utilizzata anche dagli ucraini, contro i russi”.

4) Cosa pensa di quella politica italiana che, oggigiorno, si mobilita per le donne iraniane, ma ha contestualmente abbracciato il rigoroso silenzio sul barbaro omicidio di Saman Abbas?

“Purtroppo è noto come, in Italia, su alcune tematiche si intervenga a vicende alterne, con maggior o minor intensità, o per nulla proprio, ed a seconda di chi sia la vittima e l’aggressore/carnefice del momento”.

5) Come vede l’epilogo di queste proteste? C’ è la possibilità che cambi qualcosa o si continuerà a versare tra dittatura e oscurantismo?

“La speranza è, certamente, che qualcosa possa cambiare. Ma la via, come dicevo, non pare affatto breve. D’altronde, al netto di quanto detto prima, basti pensare che, proprio all’indomani delle prime proteste dopo l’omicidio della povera Mahsa, erano girate notizie, tratte, in particolare, dalle dichiarazioni del procuratore generale del Paese, Mohamad Jafar Montazeri, in un suo intervento di qualche settimana fa, svolto nella città santa di Qom, secondo il quale «La polizia morale non ha niente a che fare con la magistratura, ed è stata abolita da chi l’ha creata».

Ma, di contro, i media hanno subito frenato l’euforia: secondo al Jazeera, infatti, non ci sono conferme sul fatto che il lavoro delle unità di pattugliamento, ufficialmente incaricate di garantire la sicurezza morale nella società, sia effettivamente terminato. Dello stesso parere la tv di Stato iraniana in lingua araba Al-Alam che, chiedendo un commento ufficiale al ministero dell’ Interno di Teheran, ha riferito: Nessun funzionario della Repubblica islamica dell’ Iran ha detto che la Guidance Patrol è stata chiusa. Senza dimenticare che, il 15 agosto dello scorso anno, il presidente Raisi ha firmato un decreto secondo il quale le donne che pubblicano le proprie foto sui social network senza l’hijab sono private di alcuni diritti sociali (ingresso in uffici, banche e trasporti pubblici) per un periodo compreso tra sei mesi e un anno.

Come dicevo, la strada è lunga e tortuosa”.

Una strada lunga e tortuosa, che vale comunque la pena iniziare, percorrere e soprattutto concludere con un solo vincitore: i diritti delle donne.




Omicidio baby-gang, bullismo e suicidi giovanissimi: numeri e dettagli

Di Rita Lazzaro

Mariam Moustafa,la 18enne brutalmente uccisa da una baby gang di bulle sue coetanee a Nottingham suscita ancora scalpore. Stando a quanto riportato da diversi media internazionali, tra cui l’agenzia italiana Agi, la giovane ragazza era già stata duramente picchiata a febbraio 2018 da un gruppo di ragazzine mentre aspettava l’autobus.
Sempre nel febbraio del 2018 si suicidava, lanciandosi nel vuoto dal ponte di Alpignano, il 17enne Michele Ruffino.
Prima di morire Michele aveva scritto una lettera di addio finita nelle mani di alcuni coetanei, che però non hanno avvertito nessuno. “Quella lettera non deve esistere, ok? Se no è omissione di soccorso”.
Quegli stessi “compagni ” che lo avevano deriso, umiliato, offeso. Un bullismo che uccide e che porta a uccidersi. Infatti il bullismo e il fallimento scolastico sono le principali cause di suicidio tra i giovani ed i giovanissimi. Una piaga umana e sociale che colpisce soprattutto le future generazioni e che vede l’Italia tra i paesi più colpiti.
Decondo il rapporto 2021/2022 dell’ONG Internazionale Bullismo Senza Frontiere, l’Italia è uno dei paesi con il maggior numero di casi di bullismo al mondo, con un totale di 19.800 casi.
1)Perché così tanta cattiveria, sadismo, efferatezza tra giovani e giovanissimi, che dovrebbero essere espressione di spensieratezza, purezza, solidarietà?
Quali sono gli errori socioculturali ma altresì giuridici che ci hanno portato a dati così agghiaccianti?
A questa e alle prossime domande risponde Stefano Callipo, psicologo clinico, giuridico e psicoterapeuta nonché presidente naz. Osservatorio Violenza e Suicidio.

“Le pagine di cronaca sempre più spesso sono ricche di episodi gravi di bullismo e di cruenti atti che possono indurre la vittima all’assunzione di condotte suicidarie. Tali episodi sembra abbiano una frequenza esacerbata dal periodo pandemico, dove si sono toccati dei pericolosi picchi di episodi di baby gang, microcriminalità e di violenze. Nell’analizzare alcuni di questi episodi, al di là della crudeltà dei gesti stessi, si possono notare due aspetti importanti: la gratuità della violenza e l’assenza dei sensi di colpa, almeno nel qui ed ora. In realtà ciò che spesso prevale è la logica del branco nel quale il senso di appartenenza, il riscatto del proprio “valore” nel gruppo, l’affermazione del potere del leader ed i processi emulativi fanno da padroni. Spesso si tratta di un branco composto da giovanissimi, alcuni dei quali se presi individualmente diventano “agnellini” impauriti.
L’aggressività in età evolutiva è aumentata in questo periodo, ciò può essere dovuto al forte stress che i ragazzi si portano dietro da oltre due anni di pandemia e conseguenti restrizioni, all’esposizione di conflitti intrafamiliari dei genitori, alla privazione per lungo periodo dei luoghi di appartenenza e di altri fattori decisamente stressanti per loro”.

2)Quanto peso e quindi quanta responsabilità ha la famiglia su queste condotte?
3)Una volta venuta a conoscenza, cosa dovrebbe fare la famiglia per evitare che in futuro i bulli degenerino in condotte sempre più nocive per la società?
“Nell’ambito dei fenomeni del bullismo sembra che non ci siano differenze legate all’origine sociale del ragazzo, sia esso bullo che vittima. Se escludiamo casi di disturbi psichiatrici, la famiglia spesso ha una grande responsabilità sul comportamento criminale e violento del proprio figlio minore: un bullo non aiutato può avere buone probabilità di strutturare condotte antisociali e… salire di carriera. Alcuni gesti di violenza hanno spesso un’escalation di aggressioni che può sfociare con la morte della vittima, autoinflitta o indotta ad essere autoinflitta. Non sono rari gesti estremi di giovanissime vittime in questo periodo. I social e la trasposizione cyber del bullismo ha aumentato in modo esponenziale i danni e ridotto la capacità di salvarsi della vittima. Se noi pensiamo alla revenge porn, per fare un esempio, o l’esclusione coatta da tutti i social da parte dei pari, possiamo soltanto lontanamente immaginare il senso di terrore e di angoscia pervasiva che la vittima può provare. Davanti a palesi condotte bullizzanti del proprio figlio la famiglia deve agire tempestivamente per aiutare il suo minore. La famiglia dovrebbe agire unita, quando in realtà spesso i genitori entrano in conflitto tra loro scaricando vicendevolmente responsabilità che appartengono ad entrambi. Bisognerebbe inoltre agire ancor prima, puntando sull’azione preventiva. Oggi si fa poca prevenzione”.

A proposito di genitori dei carnefici, a Verona, l’anno scorso, papà Mario ha denunciato la figlia che era a capo di una baby gang, che commetteva furti, violenze e girava per strada con coltelli e spranghe.
Condotta ben diversa da quella adottata da  altri genitori, ossia quelli degli alunni protagonisti del vergognoso episodio avvenuto, sempre l’anno scorso ,nel liceo classico a Roseto degli Abruzzi dove gli studenti hanno preso in giro la supplente disabile costretta sulla sedia a rotelle.
Atteggiamento deplorevole che ha portato il preside a sospendere l’intera classe del quarto liceo. Un fatto incommentabile tanto quanto la reazione dei genitori che, a seguito della sospensione, hanno protestato contro la stessa. Gesti che dimostrano come, generalmente, il frutto non cade lontano dal pero e soprattutto di quanta verità abbiano le parole di papà Mario, “bisognerebbe lavorare inoltre sui genitori, perché nessuno è perfetto”.
Stesso problema che accomuna diversi genitori che, però, reagiscono in modo diverso.
3)Dott. Callipo, cosa pensa di tutto questo, ossia dell’affrontare con reazioni radicalmente diverse lo stesso fenomeno?
“Posto che ogni situazione è a sé e merita uno specifico piano di azione, è importante dire che il comportamento genitoriale reattivo alla condizione del figlio a volte può farci capire molto. Ho visto genitori prendersela con i professori per aver reagito con gli strumenti a lui in possesso, ovvero note e sospensioni, a palesi atti di aggressività e bullismo sfrontato. Ciò potrebbe persino rinforzare il comportamento del bullo che vive una sorta di approvazione da parte dei genitori. Ancora una volta ci tengo a sottolineare che la prevenzione è fondamentale, e nasce innanzitutto in famiglia. Educare i propri figli al dialogo, all’espressione emotiva dei suoi stati, dei suoi vissuti, del presente, è importante. Molti genitori si dimenticano di essere visti come esempi dai figli, la replica dei modelli comportamentali genitoriali sono spesso funzionali alla crescita del ragazzo. La prevenzione nasce in famiglia e si sviluppa in tutti i contesti sociali in cui il ragazzo cresce e vive.”

A proposito di reazioni radicalmente diverse, sebbene con lo stesso filo conduttore del bullismo, ci sono stati altresì dei casi in cui bulla e bullizzata sono diventate amiche, come successo ad Alessia e Stefania: “Ora siamo come sorelle”. Ad Alessia era stato dato il marchio di “porta sfiga”, il tutto accompagnato da telefonate e messaggi offensivi da alcuni adolescenti, e tra questi c’era Stefania. Storia che indubbiamente rincuora, soprattutto dopo le atrocità sopra riportate, in cui una ragazza ha addirittura perso la vita per la ferocia del branco.
4)Dott Callipo,perché ci ritroviamo storie con finali tanto diversi, quanto simili invece nell’incipit e nel modo di agire, in cui si ha, infatti, sia una vittima che un carnefice?
”L’uomo è unico e irripetibile. Dietro ogni forma di malessere c’è una storia che la persona ha vissuto in modo unico. Non esisteranno mai due bulli uguali o due vittime uguali, perché la etiopatogenesi del comportamento aggressivo o deviante può avere origini diverse. A volte dietro specifici comportamenti possono esserci traumi, vissuti egodistonici, esposizioni a lungo termine a conflittualità intrafamiliari. Ecco il perché di finali diversi”.
Per quanto concerne il cyberbullismo che è in notevole crescita proprio per la continua evoluzione della rete e delle nuove tecnologie, le forme di manifestazione del cyberbullismo possono variare ed aumentare nel tempo. Si passa dai più comuni come l’harassment e denigration fino a forme più particolari ed articolate come il revenge porn o l’impersonation (furto di identità).
Per non parlare poi, dei personaggi che istigano i piccoli al suicidio come Jonathan Galindo; ultimamente si parla altresì di di Huggy Wuggy che spaventa i genitori di tutto il mondo, non tanto per l’aspetto inquetante quanto invece per i messaggi che il gioco manda e fa passare per i più piccoli. Basti pensare che la canzoncina che accompagna Wuggy dice più o meno: “I denti aguzzi ti lasciano sanguinante / Non chiamarmi mai brutto / Abbracciami finché non muori“. Insomma non sembra esserci molto di educativo in questo personaggio. Anche per questo motivo, molti genitori avrebbero fatto un esposto alla polizia per denunciare il successo del pupazzo. In questo caso però va comunque detto che sugli store Poppy Playtime è classificato come un gioco PEGI 13, e dovrebbe quindi essere rivolto solo ai maggiori di 13 anni. Sta quindi ai genitori controllare che i propri figli non vi giochino prima di aver raggiunto la giusta età.
5)Dott. Callipo tutto questo si sarebbe potuto, o meglio si sarebbe dovuto evitare da parte sia del web che della famiglia che delle istituzioni? E in che modo? Quali sono gli effetti che questo marciume virtuale può comportare sui giovani e giovanissimi?
”I ragazzi sono esposti a coinvolgimenti di challenger più oggi di qualsiasi altro periodo;  ciò è dovuto dal maggiore tempo trascorso sui social nella fase pandemica e nella fase DAD, cosi come sono aumentati esponenzialmente i cosiddetti siti trappola. Dobbiamo però essere attenti e prudenti prima di etichettare come suicidio, o tentativi, gesti di bambini di 6/10 anni che in realtà possono appartenere più a processi emulativi che altro. A quell’età non si ha una percezione del pericolo come l’abbiamo noi adulti, e può essere facile emulare un gesto di impiccagione rispetto alla volontà vera e propria di suicidarsi. Anche perche per loro il concetto di morte è diverso.
Esistono molti siti pro-suicide, pro-anoressia e altro ancora, i cui curatori raffinano sempre di più tecniche manipolatorie cucite su misura sui giovanissimi. Gli effetti emulativi si propagano anche tra compagni di classe con una rapidità inquietante. E’ importante quindi sin da piccoli navigare in internet insieme ai propri figli, spiegare loro quali sono i pericoli della rete, far presente che esistono adulti capaci di parlare un linguaggio da bambino e attrarlo nella sua rete dove illusoriamente si può aver la possibilità di vincere una sfida ed aumentare la propria autostima e il valore sociale con i pari”.
6)Visto lo stato dei fatti, che aspettative ha su questa piaga principalmente umana che di fatto colpisce il nostro futuro?
Che progetti, proposte ha per combattere questo male e far sì che i giovani si comportino come tali?
”Si tratta di una piaga sociale che ha già mietuto troppe vittime, giovanissime tra l’altro. Noi nel nostro piccolo facciamo diversi progetti e convegni di sensibilizzazione, oltre che assistenza e fare prevenzione per contrastare tale fenomeno. Ma siamo una goccia nell’oceano. Le istituzioni stanno facendo molto, anche con il codice rosso, ma sembra che sia ancora insufficiente. La Polizia Postale svolge un ruolo fondamentale e la sua azione è uno dei migliori strumenti che possediamo, ma la rete non ha confini. Chiuso un sito se ne aprono molti altri e tracciarli è difficile. Contenere tale fenomeno non è facile. Servirebbe un’efficace azione preventiva e un’efficiente dialogo tra le istituzioni, famiglie, scuole e agenzie territoriali: in sostanza una prevenzione generale ma anche selettiva e radicata sul tessuto territoriale. Perché ricordiamoci che dietro ogni vita ce ne sono molte altre in gioco.’ Frase che dovrebbe essere la stella polare del nostro governo e la regola basilare della nostra società.




Elodie e Sanremo: i numeri della provocazione tra invettive collettive

Di Rita Lazzaro

Elodie a DavideMaggio.it: «A Sanremo voglio essere puttana. Non accetto che chi mi sta vicino critichi la mia libertà di mostrarmi» –
La cantante nel corso dell’intervista spiega cosa significhi per lei questo termine. “Puttana intendo stronza, ossia decisa, che sa quello che vuole. Do una accezione positiva alla parola puttana” .
.. .” Ci sono dei termini molto volgari per intendere delle cose molte belle, per me” .
Un messaggio a dir poco inquietante da trasmettere alle nuove generazioni. Secondo i numerosi comitati civici profamiglia che caldeggiano un Festival musicale scevro di politica e provocazioni parossistiche.
Oggi scandalizza l’opinione pubblica la presenza sull’Ariston del presidente ucraino che incarna un conflitto bellico in atto e la tolleranza verso un macrocosmo nazista che imperversa a Kiev da circa una decade.

Soprattutto in questa fase storica si esprime una società in cui i giovani crescono sempre più in fretta, perdendo pezzi di fanciullezza e desta clamore e livore la scelta di far esibire un artista tedoforo di poligamia e pansessualita’.

Sulla ormai diva Elodie invece, da poco svincolata dal fidanzamento con il rapper Marracash in procinto di esibirsi a Napoli, sembra stia assumendo una svolta sempre piu” erotizzante e sensuale, ora che e’ approdata nella scuderia della Universal Music: stesso copione che ha caratterizzato le piu’ illustri ed antecedenti colleghe anglosassoni come Britney Spears, Lady Gaga, Miley Cyrus, senza scomodare la celeberrima Madonna.
A proposito della Elodie contemporanea, le associazioni benefiche sconvolte dalle sue esternazioni, le ricordano, tramite la giurista Rita Lazzaro e le pagine relative le loro attivita’, una serie di dati concernenti la tratta di esseri umani, che coinvolge per più della metà dei casi donne, ragazze e bambine, ma anche ragazzi e bambini.
Un becero commercio che, ancora oggi, rappresenta uno dei mercati più diffusi e proficui in tutto il mondo, insieme al traffico di droga e armi. I soli casi accertati nel 2020, che hanno dato luogo a procedimenti giudiziari e condanne, riguardano 109.216 vittime nel mondo, un numero che non rappresenta le proporzioni reali del fenomeno in gran parte sommerso e che è indice della debolezza dei Paesi nel contrastarlo.
L’Italia, invece, è relegata un gradino sotto, in compagnia di Albania, Bangladesh, Costa d’Avorio, Nigeria, Malta, Cipro e Marocco, tra gli altri.
Secondo dei dati in evidenza nella XII edizione del rapporto “Piccoli Schiavi Invisibili”, diffuso da Save the Children, in Europa, si stima che il traffico di esseri umani produca in un anno 29,4 miliardi di euro di profitti; ben un quarto dei soli 14.000 casi identificati riguardano vittime minorenni, intrappolate in gran parte nello sfruttamento della prostituzione (64%).
In Italia i casi emersi e assistiti nel 2021 dal sistema anti-tratta erano 1.911 (con 706 nuove prese in carico nel corso dell’anno), in gran parte di sesso femminile (75,6%), mentre i minori rappresentavano il 3,3% del totale (61).
Tra le vittime assistite, la forma di sfruttamento prevalente è quella sessuale (48,9%), seguita dallo sfruttamento lavorativo (18,8%). Tra i paesi di origine delle vittime prevale la Nigeria (65,6%), seguita da Pakistan (4,5%), Marocco (2,6%), e, tra gli altri, da Gambia (2,5%) e Costa d’Avorio (2,3%), che, sebbene ancora in numeri percentualmente ridotti, si segnala per un trend in crescita negli ultimi anni.
Sono infatti di origine ivoriana il 4,6% delle 130 donne e ragazze con figli minori (161) che risultano assistite dal sistema anti-tratta italiano all’8 giugno 2022. Si tratta di giovani donne due volte vittime dello sfruttamento, per gli abusi e spesso i ricatti estremi che fanno leva sulla loro condizione di madri particolarmente vulnerabili. La fascia di età prevalente (45,4%) ha tra i 18 e i 25 anni, ma c’è anche chi ne ha meno di 17.
Nel 2021 l’Europol ha ricevuto 28.758 segnalazioni di tratta o traffico di esseri umani, con 6.139 nuovi casi.
Da ricordare altresì alla cantante apparentemente pasionaria Elodie, una serie di donne coraggiose e decise che hanno reso grande il nostro Paese e hanno onorato l’universo in rosa, dovendosi esimere dall’enfatizzare certe pratiche e mentalita’, per mezzo di riferimenti linguistici.

Donne italiane cui ispirarsi e pubblicamente mentovare ce ne sarebbero, come Cristina Trivulzio , Alfonsina Strada, Maria Montessori, Grazia Deledda, Nilde Jotti, Oriana Fallaci, Mariagrazia Cutuli e Ilaria Alpi. Fabiola Giannotti, Marta Cartabia , Elisabetta Casellati, Samantha Cristoforetti, Rita Levi Montalcini, Chiara Corbello Fiorillo.
Donne che hanno scritto la storia d’ Italia, lasciando il segno nella politica, nella pedagogia, nel giornalismo, nella scienza e nella fede senza definirsi “puttane”.
Un elenco che forse all’artista tra le piu’ encomiate del momento non farà piacere, non solo per questo motivo, ma anche perché si tratta delle donne citate dal primo premier donna della Repubblica Italiana. Un premier non molto caro a chi grida “meglio puttan@ che fascista”. Quindi un fastidio che trova comunque il suo fondamento in ideologie così in difesa della donna da rendere l’espressione “puttan@” quasi un’icona.
Paradossalmente, però, si tratta dello stesso premier, della stessa donna, della stessa madre che è stata chiamata “puttana” nei suoi comizi dalle stesse che preferiscono essere puttane anziché fasciste.
Sembra trovarsi di fronte ad un appellativo che è sempre stato usato per ledere la dignità delle donne, rincarano le sedicenti femministe vere.
Non per nulla è lo stesso appellativo, quello di “puttana” che può perfettamente integrare gli estremi dell’illecito civile dell’ingiuria e del reato di diffamazione.
L’artista pop italiana lanciata da Amici, tiene sempre a ricordare le sue origini dalla strada. Un posto in cui vige la legge del più forte, degrado e miseria. Forse per questo motivo sarebbe giusto lasciare certe reminiscenze alle spalle senza ovviamente rinnegarli, né tanto meno vergognarsi del proprio passato, esortano a fare i critici.
Ma proprio perché si sa il posto che di fatto è la strada ed l’eco continentale di Sanremo, ai giovani si dovrebbero trasmettere ben altri valori, continuano.
Come valorizzare il proprio corpo mettendolo sì in evidenza ma senza degenerare nella volgarità , confondendo quest’ultima con la libertà di una donna.
Soprattutto in un’epoca in cui le donne, in particolare giovani, trovano nella piattaforma di Onlyfans la soluzione a tutti i loro problemi, economici in primis.
Un’epoca in cui il paradosso è all’ordine del giorno.
Infatti si lotta contro la mercificazione del corpo della donna e poi si permette un Sanremo con artisti che usano termini volgari “per indicare cose belle” e che elogiano il porno su Onlyfans e il poliamore.
Ennesima conferma di come non ci sia voce più stonata dell’incoerenza associata a una tanto preoccupante quanto dilagante ignoranza.




Dramma suicidi studenti: ecco i numeri

Di Rita Lazzaro

“Ho fallito nello studio e nella vita” è questo il biglietto lasciato dalla 19enne che, martedì sera, ha deciso di porre fine alla sua vita impiccandosi nel bagno della sede dello Iulm a Milano. Secondo quanto scrive l’ANSA la vittima era nata a Milano nel 2003 da famiglia sudamericana ed era residente in città.

Dalle prime frammentarie informazioni, il corpo della ragazza non presenterebbe evidenti segni di violenza, e sarebbe stato trovato all’interno della struttura. Il rinvenimento è avvenuto ad opera del custode, che nell’aprire i locali per l’inizio delle attività avrebbe trovato la ragazza – vestita – con una sciarpa attorno al collo legata alla porta, in una sorta di impiccagione. Il cadavere è stato trovato in un bagno nell’edificio 5, che si trova su via Santander. Un palazzo rosso di cinque piani dove si accede anche al Giardino Iulm, al residence e al caffè letterario. Secondo quanto si è appreso, dopo aver lasciato un biglietto in cui saluta parenti e amici, definendo la sua vita un fallimento, si sarebbe recata nel bagno, al secondo piano dell’edificio 5, in un corridoio di aule studio, dove ha tolto il giaccone, piegandolo, e ha lasciato a terra la borsetta. Poi, vestita, si è impiccata legando una sciarpa alla maniglia appendiabiti interna del box. A trovarla è stato un ausiliario il giorno dopo il gesto estremo.

Il suicidio della 19enne per fallimento scolastico purtroppo non è un caso isolato. Basti pensare infatti a Riccardo Faggin, studente di scienze infermieristiche, morto in un incidente il 27 novembre scorso, la sera prima della sua laurea. Una laurea però smentita dallo stesso ateneo dopo la tragedia. Per questo motivo, si è pensato a un gesto volontario da parte del 26enne, la cui auto è andata fuori strada, schiantandosi contro un albero. “Mio figlio era una persona generosa, faceva volontariato in parrocchia, non amava la discoteca e non si è mai messo alla guida se sapeva di avere bevuto”, ha dichiarato il papà di Riccardo, “Vorremmo anche noi sapere cos’è successo davvero”.

Una domanda che deve avere risposta, visti i dati agghiaccianti dei giovani suicidi in Italia, le cui cause principali sono proprio il fallimento scolastico e il bullismo. Secondo i dati Istat sono circa 4000 i giovani che ogni anno, in Italia, si tolgono la vita; nel 2021 sono stati 220mila i ragazzi tra i 14 e i 19 anni insoddisfatti della propria vita che, allo stesso tempo, si trovano in una condizione di scarso benessere psicologico. Una situazione già disastrata di suo e degenerata con la pandemia. I numeri allarmanti riportati dall’ospedale pediatrico Bambin Gesù ne sono una inconfutabile prova.

Negli ultimi 10 anni, gli accessi per ideazione suicidaria o tentato suicidio al Bambino Gesù sono cresciuti esponenzialmente, con aumento in particolare del 75% nei 2 anni della pandemia rispetto al biennio precedente. Dai 369 casi del 2018-2019 ai 649 del 2020-2021, in media praticamente un caso ogni giorno. rappresenta la seconda causa di morte nei giovani tra i 15 ed i 25 anni.

Dati agghiaccianti che però non hanno smosso né la politica né l’opinione pubblica né gli stessi studenti. Infatti non si è visto alcun provvedimento né a destra né a sinistra al fine di prevenire che giovani vite venissero spezzate sul nascere. Un’informazione che ha dato più peso alla laurea “sospetta” in medicina della 23enne Carlotta Rossignoli anziché alla 25enne, anche lei della facoltà di medicina, suicidatasi accoltellandosi morendo dopo qualche giorno di agonia.

Studenti scesi in piazza contro il Ministero dell’Istruzione e del Merito “perchè fascista” anziché per i tanti, troppi giovani suicidi per fallimento scolastico quando, in realtà, il solo fallimento è quello di una società che filtra il moscerino e ingoia il cammello.




Autonomia differenziata, Cina e schiavismo: memorie e polemiche su Garibaldi massone

Allorche’ il disegno di legge sull’Autonomia differenziata di Calderoli e’ passato all’unanimita’ alla Camera, sebbene il testo sara’ operativo tra almeno un anno, l’eco di proteste localizzate nel Mezzogiorno e’ divampato in modo irreversibile. A fomentare il malcontento dei meridionalisti e dei cittadini consapevoli ed attivi, e’ stato sopratutto il giornalista, scrittore e storico Pino Aprile, con l’esemble di gruppi e Pagine social imperniate sul suo best seller “Terroni” ed il neonato ma radicato partito Equita’ Territoriale. Cosi’ e’ apparso un testo testo sul gruppo Terroni, dall’alto dei suoi oltre duecentomila iscritti, che focalizzava il revisionismo storico con il titolo Il MASSONE DEI DUE MONDI: un manoscritto che calca, in maniera discreta, l’appartenenza massonica di Giuseppe Garibaldi, con le conseguenti coperture delle proprie opere illecite od ai limiti della legalita’: o comunque l’eterodirezione di Garibaldi, se non si vuole tangere la sua entrata ufficiale nella Massoneria, da masnade massoniche focalizzate, in ultima istanza, all’espropriazione aurifera, economica, industriale e politica del rutilante Regno delle 2 Sicilie in favore del Piemonte. Il tutto mentre Calderoli ha asserito quento sui Lep, livelli minimi di prestazione (n.d.r.) da garantire costituzionalmente al sud, vi sara’ un accordo. Intanto sempre piu’ lettori, binariamente agli addetti ai lavori, si infiammano nel rivisitare la natura di Garibaldi e condividere il testo succitato. Appare cosi’, che la monarchia di Torino, oberata da debiti ineludibili detenuti sopratutto in Britannia e Francia, aveva come unica speranza di sopravvivenza, l’unificazione italiana sradicando lo strapotere spagnolo nel Suditalia; ma smantellare Napoli e meridione risultava all’epoca salvifico per le reggenze finanziarie ed aristocratiche di Londra e Parigi, le quali ravvedevano nei Borboni d’Italia, una concreta minaccia alla propria egemonia, nonche’ una fattiva nemesi ai loro primati.

Ma traspare un buco nero e infamante dell’attività di negriero del predicatore della “fratellanza universale”. Siamo nel 1850. Garibaldi, dopo la caduta della Repubblica Romana e la morte di Anita, è di nuovo in fuga e costretto ad un secondo esilio. Va in Africa, prima a Tunisi poi a Tangeri; infine si imbarca sul veliero americano Waterloo alla volta di New York ove giunge la mattina del 30 luglio. Al suo arrivo, anziché scendere dalle scalette come tutti gli altri passeggeri, è calato dalla nave, poiché immobilizzato dall’artrite, con un paranco assieme ai bauli dei passeggeri. Per qualche tempo lavorerà nella fabbrica di candele di Antonio Meucci; poi, stanco di un lavoro a lui per niente congeniale, nell’ottobre del 1851, raggiunge il Perù.

A Lima ottiene da un suo connazionale, l’armatore Pietro Denegri, il comando di una nave, la Carmen, con un equipaggio di quindici uomini. Scopo dell’ingaggio era il trasporto di un carico di guano (sterco di uccelli e ottimo fertilizzante) in Cina. Il 10 gennaio 1852, la Carmen, battente bandiera peruviana, al comando di Garibaldi, carica di guano, parte da Lima per raggiungere Canton tre mesi dopo, il 10 aprile. Dalla Cina, dopo aver venduto il fertilizzante, ripartirà per il Sudamerica con un carico di differenti generi: seta e “cineserie”.

“Pronto il carico, lasciammo Canton per Lima”, riporta Garibaldi nelle sue memorie. Ma di quale carico si trattasse non viene precisato dal nostro ‘eroe’, al contrario di altri casi dove nei suoi ricordi è pieno di dovizie di particolari. Chi, invece, è nella fattispecie prodigo di notizie e di lodi nei confronti del nizzardo è il suo armatore, Giuseppe Denegri, il quale mai si stancava di ripetere che “Garibaldi mi ha sempre portato cinesi (‘coolies’) grassi ed in buona salute”.

L’armatore era contento perché, normalmente, avveniva che l’indice di mortalità fosse altissimo: tra il 15 ed il 20% degli schiavi trasportati. Quindi, Garibaldi nel suo lavoretto da negriero era, a detta di Denegri, abbastanza umanitario, perché, durante il viaggio, trattava i ‘coolies’ più come uomini che come bestie. Praticamente, con queste affermazioni l’armatore intendeva ringraziare Garibaldi, schiavista buono, che non gli aveva deteriorato il “carico”, consentendogli così più lauti guadagni.

Ovviamente, il Denegri ometteva di dire quale fine facessero poi i coolies trasportati in genere dalle navi negriere, secondo gli usi e gli abusi di quei tempi e di quelle terre. I cinesi sbarcati a Cuba erano venduti in un apposito mercato e trattati come cani e maiali!

In Perù la situazione di quei poveretti era altrettanto tragica, in particolare per quelli impiegati nelle cave di guano (le guaneras) dove venivano sfruttati giorno e notte, sorvegliati da guardie armate per evitare che si suicidassero.

Gli estimatori e gli agiografi di Garibaldi, su questa infamante parentesi della sua vita, si prodigarono nel dire che non c’era niente di vero e che era tutta una montatura. Ma al di sopra di tutto vi è la disinteressata e anche, per quanto detto, per certi versi interessata, testimonianza del Denegri che, suo malgrado, getta un’ombra di infamante sospetto su questo “apostolo” della libertà delle razze e della fratellanza universale e mai come in questo caso il sospetto fu l’anticamera della verità. Come se son bastasse, in una intervista del 20 gennaio 1982 (sempre sul giornale la Repubblica), nel centenario della morte del plurieroe, anche Giorgio Candeloro, storico del cosiddetto Risorgimento, alla giornalista Laura Lilli che gli chiedeva una “valutazione su un Garibaldi vero, fuori retorica”, lo storico confidava: “Comunque Garibaldi, un po’ avventuriero, un po’ uomo d’azione, non era tipo da lavorare troppo a lungo in una fabbrica di candele. Va in Perú; e, come capitano di mare, prende un ‘comando’ per dei viaggi in Cina. All’andata trasportava guano (depositi di escrementi di uccelli che si trovano nelle isole al largo del Perú), al ritorno trasportava cinesi per lavorare il guano: la schiavitú in Perú era stata abolita e il guano non voleva lavorarlo più nessuno”. Insomma – afferma Candeloro – un lavoretto un po’ da negriero. E così lo storico conclude l’intervista a proposito di Garibaldi:

“Era un avventuriero, un uomo contraddittorio, fantasioso, un personaggio da romanzo“.

In sostanza il risorgimentalista Candeloro dà per scontato che la Carmen avesse trasportato ‘coolies’. Quei cinesi, come già detto, venivano venduti come bestiame, per l’esattezza “come cani e maiali”, sui mercati di carne umana di Cuba, Stati Uniti e Perú, e in quest’ultimo Paese, guarda un po’, venivano dirottati nelle cave di guano dove il manico del mestolo lo manovrava anche quel Don Pedro Denegri armatore della Carmen, la nave di Garibaldi che gli trasportava i ‘coolies’.

L’Italia è il Paese dove, qualche tempo fa, qualcuno ha definito lo stalliere di Arcore un eroe ed a questo punto non c’è tanto da meravigliarsi se, per 160 anni a questa parte, un negriero, un avventuriero, un corsaro e un predone è stato, a sua volta, dalla storiografia ufficiale e di regime, definito parimenti un eroe. Sic transit gloria mundi.
ANTONIO CIANO da IL MASSONE DEI DUE MONDI.EDITO DA “ALI RIBELLI “ DI JASON FORBUS.




Centenario record per Alfa Romeo: battute di nuovo le tedesche

Un grande momento  si protrae in casa Alfa Romeo, con l’azienda del Biscione che sta raccogliendo importanti traguardi per le sue auto in giro presso l’Europa ed il mondo. Dopo aver chiuso il 2022 in maniera più che positiva, diventando di fatto il brand premium che è cresciuto di più in tutto l’anno, la Casa italiana apre il 2023 con un riconoscimento importantissimo per la sua Giulia Quadrifoglio. Infatti ha ricevuto per il secondo anno di fila, un premio tedesco che ne attesta la superiorita’ motoristica rispetto alle altisonanti rivali nell’alveo di Bmw, Audi e Mercedes. Giulia ha sgomentato le giurie internazionali intestandosi, nelle precedenti occasioni, numerosi premi che esulano dal piano strettamente motoristico, corroborando la risalita in termini di gradimento e reputazione, di quello che si conferma il marchio di punta per la galassia Fiat, eccettuando la mitica Ferrari.

Il premio del Biscione nato dal connubio fra il napoletano ingegnere Nicola Romeo ed il milanese Alfa, festeggia il centenario della introduzione del proprio emblema Quadrifoglio, ovvero espressione di modello piu’ veloce, del segmento prodotto. Sebbene imperversi ancora, in Portogallo, lo scherno “Alfa moreu”  per definire Alfa Romeo, il mercato spagnolo e portoghese di questo storico costruttore oggi presente anche in formula uno, sta crescendo piu’ degli altri. Alfa Moreu in portoghese allude ad una sorta di morte o debolezza della fabbrica, causata dalla penuria di modelli attuali e del recente passato che poteva sfoggiare Alfa; in antitesi agli anni novanta e duemila che l’anno vista ridimensionarsi in modo lapalissiano rispetto alle nemesi tedesche: queste ultime, a detta dell’ex amministratore delegato Fca Sergio Marchionne, si sono viste per demerito di Fiat, il segmento di mercato “Premium” esclusivamente per loro, nell’arco di oltre un ventennio. Sebbene Marchionne avesse penetrato in modo sufficiente e soddisfacente, la clientela Premium con Maserati, mancava un consolidamento tale da divenire realmente potenti ed insidiosi. Cosi’ in Europa i costruttori francesi e tedeschi la continuano a fare da padroni, con una preponderanza del trittico Audi-Bmw-Mercedes, nel gradimento, nella moda e nei garage di chi puo’ e non puo’ permettersele. Alfa Romeo oggi confluita in Stellantis, adopera le piattaforme commerciali del gruppo francese in Europa, e di Dodge in America, ristornando Alfa Romeo che alla luce di Tonale, auto dell’anno, ha riassorbito totalmente il personale in cassa integrazione di Pomigliano d’Arco. Stelvio si conferma il modello piu’ venduto con un tonfo di Giulia ed ordini in eccesso per Tonale, che come i predecessori e’ commercializzato in maniera adeguata in Usa. Tonale a New York tuttavia, e’ disponibile solo nella neonata versione top di gamma da 280 cavalli, anche se Alfa Romeo si sta rimodulando in guisa elettrica come gli antagonisti. Alfa Romeo dispone di conti finalmente in attivo come nel passato remoto ed in quello che hanno visto l’ingresso degli Agnelli come azionisti maggioritari; inoltre staziona in previsioni di crescita progressive, giacche’ quest’anno ha superato le aspettative di crescita date. Cosi’ Alfa Romeo preconizza, nelle dichiarazioni e promozioni social, l’avvento del prossimo modello della fabbrica che inerira’ un suv di segmento inferiore a Tonale, anch’esso completamente elettrico, focalizzato nello scontro con i suv Mini Cooper. Ma si pianifica, secondo le ultime notizie, il lancio venturo di un’ ammiraglia Alfa Romeo del calibro di Audi A8 o Mercedes classe S. Nel frattempo sara’ distribuita il bolide 33 stradale, rifulgendo gli antichi fasti e scontrandosi contro le rivisitazioni Lamborghini Countach oggi disponibili in pochi esemplari da parte del nuovo proprietario Audi. Alfa Romeo, elargendo merito alla famiglia Agnelli, ha mantenuto la promessa di riprendere il gradimento del passato, i conti in attivo di quando era statale, e perfino le peculiarita’ motoristiche incentrate prettamente sulla fragorosita’ del motore e sulla mirabile tenuta di strada.

Stellantis oggi presieduta e detenuta in maggioranza, dal punto di vista dell’azionariato privato, dalla Exor di Agnelli, puo’ vantare un sorpasso europeo nelle vendite sulla grandiosa Volkswagen, il primato raggiunto da Fiat sul mercato brasiliano, la posizione importante in America ereditata da Chrysler e la buona penetrazione del mercato cinese derivata da Citroen, senza eludere la nomea di Opel in Germania e zone limitrofe verso est. In vista dell’Italia Fiat ha recentemente annunciato un piano di modifica commerciale improntato all’unificazione dei modelli brasiliani e quelli italiani; giacche’ in Sudamerica figurano modelli apprezzati e sconosciuti in Italia come Toro oppure una city car tipo Toyota Aygo. Mentre in Europa gia’ durante il 2022 Alfa Romeo ha superato Jaguar nelle immatricolazioni, Stellantis possiede un ultimo asso nella manica relativo Lancia. Il glorioso emblema del lusso italiano, che ha sfornato la leggendaria Delta vincitrice ineguagliata di rally, oltre alla Thema 832, prima berlina Ferrari, ebbene Lancia si appresta a tornare nei listini europei da quest’anno e sta completando l’assemblamento della richiestissima nuova Delta Integrale Evoluzione, che avra’ le medesime sfaccettature delle antesignane. Delta elettrificata ma velocissima che sara’ anticipata dalla nuova Lancia Y, per un domani sfociare nella reintroduzione di una versione aggiornata della grande Thema. Insomma nel calo dei produttori di auto elettriche e della crisi del settore auto tedesco, con le case cinesi ed indiane sprovviste di attrattivita’ secondo europei ed americani, Exor si conferma costruttore italiano, francese, americano dalle prospettive eccezionali, perennemente in crescita, nonche’ gia’ ottenitrice di primati.

Vocabolario

* Fragorosita’: rumorosita’.

*Figurano: si vedono.

*Eludere: evitare.




Spinta all’affitto: esempi virtuosi e piattaforme volano di crescita

Lo scorso gennaio Jp Mancini ha deciso di affittare il suo yacht di 400mila dollari attraverso una piattaforma di noleggio chiamata Boatsetter: in poco tempo le prenotazioni sono schizzate alle stelle. L’uomo ha poi deciso di acquistare una seconda imbarcazione, più piccola: in un mese le barche gli permettono di guadagnare 38.800 dollari secondo i documenti esaminati da Cnbc Make It. C’è un dettaglio da sottolineare: Mancini prima era un venditore di automobili. Il costo del noleggio delle barche? Mancini fa pagare una cifra compresa tra i 799 e 1.899 dollari per viaggi da due a otto ore, escluso il costo del carburante e le mance. Gli affittuari devono anche prenotare un capitano, solitamente da elenchi forniti da Mancini o piattaforme di noleggio. L’uomo ha affermato che lavora sodo solo 30 minuti al giorno, spesi per gestire le prenotazioni e garantire che i comandanti delle barche – assunti e pagati dai singoli noleggiatori-non subiscano o creino danni e scocciature varie . Invece di utilizzare i soldi per ripagare i 550mila dollari di prestiti contratti per acquistare le barche, Mancini dice che intende incanalarli verso ulteriori acquisti per moto d’acqua e altre opportunità immobiliari. «Mi interessano le persone e mi interessano le loro esperienze», afferma Mancini. «Quando ho iniziato nelle vendite, mi sono detto che volevo essere l’esatto opposto di tutto ciò che la gente odia dei venditori e dei concessionari di automobili». Allo stesso tempo, voleva costruire uno stile di vita di lusso, con più tempo libero. La tendenza del mercato occidentale attuale, oberato dalla crisi, risiede nell’ottimizzazione delle proprieta’, per lo piu’ attempate, in ottica di affitto: spaziando dalle automobili e finendo alle barche ma passando per gli immobili. Tutto cio’ e’ reso possibile, viene facilitato ed enfatizzato, dal ruolo ormai ubiquitario del social media e delle anologhe piattaforme commerciali, relative la vendita e l’affitto, di prodotti e servizi. Cosi’ i colossi della rete come Airbnb si vedono rivestire il ruolo  virtuoso di volano economico per realta’ urbane come Napoli, che sta riscontrando uno sviluppo immane del settore turistico. Nella capitale del Mezzogiorno si verifica una crescita inesorabile di prezzo per appartamenti anche di piccolissima stazza, situati dapprima nelle zone piu’ frequentate, e ad oggi perfino nelle periferie, per mezzo della domanda turistica. A confermarlo una ragazza straniera che vive ormai stabilmente a Napoli, con una figlia-Jackye de Renis-, la quale risiede in una casa in affitto nei paragi del Lungomare e non lontano da essa; affitta un altro immobile a scopo turistico di cui non e’ proprietaria, palesando di essere piena tutti i giorni estivi e, durante l’inverno e l’autunno, almeno quindici giorni su trenta. Le transazioni a favore dell’intervistata, avvengono per tramite di vettori economici come Booking od Air Bnb, che in cambio trattengono una commissione variabile, che si aggira sul 20% dell’importo. Per clienti prevalentemente esteri ed in gran parte centrosettentrionali. Grande penuria di auto, in relazione al turismo, si registra a Napoli per cui i prezzi dei veicoli disponibili rimangono ingenti. Ma discorsi similari si stanno avendo per le imbarcazioni con il conseguente traino del mercato dell’usato, a fronte di prezzi esorbitanti per i prodotti nuovi, spaziando dalle macchine fino alle magioni e tangendo le barche. Oggi si affitta di tutto, nel mondo delle produzioni, con vendite incrementate di ogni sorta di oggetto usato, dentro portali come Amazon, Subito, E bay, perfino Marketplace su Facebook. Big tech garantisce un’anello di congiunzione tra domanda ed offerta “glocale”, rendendo possibili guadagni molto alti per una dovizia di operatori, anche non professionisti.

Nella fattispecie delle macrostrutture social e digitali modalita’ Amazon che raggranellano miliardi di ricavi in Italia versandoli per la maggioranza o totalita’ a stati fiscalmente vantaggiosi come l’Olanda, si erge la multipla invettiva degli esponenti del fronte partitico sovranista italiano, che si ostinano all’occorrenza, ad esortare lo stato alla creazione di una piattaforma digitale per il commercio modello Amazon ed affini, ma che abbia la peculiarita’ di essere pubblica cosicche’ i ricavi rimangano in patria. Marco Rizzo di Italia Sovrana che si e’ dimesso dalla carica di segretario del Partito Comunista, per riapprodare alla guida di Isp e caldeggiare in favore di una statalizzazione delle multinazionali pubbliche, delle infrastrutture e per l’affiancamento ai giganti del web e non solo, di nemesi pubbliche che giovino la popolazione italiana. Uno di questi esempi di imprenditoria statale e’ quello che vede gia’ la presenza sul mercato, del circuito di pagamenti Pos, da poco obbligatori, di proprieta’ di Banco Poste.

Il futuro dell’espansione economica e’ incentrato sul digitale e sul sistema commerciale digitale, che deve rimanere parallelo a quello fisico. A tal proposito Poste Italiane sbarca in Cina – prima operazione all’estero del Gruppo – e scommette sull’e-commerce. Poste Italiane e Cloud Seven Holding Limited hanno siglato un accordo quadro vincolante per il rafforzamento della partnership nel mercato dell’e-commerce tra l’Italia e la Cina. L’accordo quadro prevede l’acquisizione da parte di Poste Italiane del 51% del capitale votante di Sengi Express Limited, società interamente posseduta da Cloud Seven Holding Limited con sede a Hong Kong ed attiva nella creazione e nella gestione di soluzioni logistiche cross-border per i merchant dell’e-commerce cinese attivi sul mercato italiano, con un fatturato pro-forma di circa 80 milioni di euro nel 2020.

Sengi Express come redige il Sole 24 ore, offre una gamma completa di servizi agli operatori dell’e-commerce cinese, ritagliati su specifiche esigenze del singolo merchant, con soluzioni commerciali competitive per ciascuna fase della catena logistica che collega la Cina all’Italia. Mediante accordi con operatori logistici leader di mercato, la società di Hong Kong «è in grado di proporre una gamma completa di servizi di gestione logistica in territorio cinese, accompagnati da un servizio di tracciatura in tempo reale di ogni singola spedizione, dall’hub in Cina fino al destinatario finale in Italia. Le società logistiche del Gruppo Poste Italiane continueranno ad essere i fornitori dei servizi logistici di riferimento di Sengi Express per l’Italia».

Per Poste Italiane «l’operazione è parte dello sviluppo del business internazionale dei pacchi B2C, elemento cardine della strategia di trasformazione all’interno della divisione “Corrispondenza, Pacchi e Distribuzione”, che sfrutta le esponenziali opportunità di crescita dell’e-commerce».

L’accordo – ha dichiarato l’amministratore delegato di Poste Italiane, Matteo Del Fante – rafforza la strategia del gruppo improntata al miglioramento della customer experience. Ha l’obiettivo di sviluppare e fidelizzare il flusso di spedizioni e-commerce. Si tratta di un traguardo storico nel processo di apertura di Poste Italiane ai mercati internazionali, grazie all’ingresso di una società estera nel gruppo. Con questo accordo – ha aggiunto – diversifichiamo ulteriormente, anche a livello geografico, i nostri ricavi e proseguiamo nella nostra strategia di crescita tramite alleanze nelle aree di business più promettenti».

«Questa operazione – ha concluso Nelly Han, amministratore unico di Cloud Seven Holding Limited (che cederà il 51% di Sengi Express, controllata al 100%) – è la naturale evoluzione della partnership che ci lega da qualche anno a Poste Italiane, di cui proponiamo, con orgoglio e successo, i servizi ai nostri clienti in Cina. Siamo molto felici di entrare a far parte di un importante gruppo, quotato in Borsa, e siamo sicuri che faremo fronte con successo a questa stimolante sfida».

Vocabolario

*Enfatizzato: esaltato.

*Analoghe: simili.

*Caldeggiare: tifare molto.




Ex Iena e 5 stelle al Pd ed a Davos: polemiche e disfatta

Dino Giarrusso si converte al Pd tra molteplici polemiche incrociate:l’eurodeputato ex M5s a sorpresa stazionava all’evento di Bonaccini: “Credo nel suo progetto”, sono state le sue parole al riguardo.
Dal palco della due giorni organizzata dal governatore emiliano per lanciare il suo programma, l’europarlamentare giornalista affermatosi presso il celeberrimo programma tv “Le Iene’, si è anche rivolto al Movimento-partito oggi diretto da Giuseppe Conte-: “Cerchiamo di unirci per fare passi avanti”. Solo pochi mesi fa pero’, in un’intervista parlava così del suo futuro: “Di certo non farò lo zerbino al Pd, come oggi purtroppo molti miei colleghi”.

Con Giarrusso il Pd va in tilt. Gori a Bonaccini ha espresso testualmente: “C’è un limite all’inclusività”. E Cottarelli tedoforo dell’austerita’ finanziaria parla di “effetto poltrona”. Dino Giarrusso ha attirato una dovizia di critiche frammiste a sgomento e clamore per la sua virata inusitata. Dal palco del sostenitore romagnolo della Autonomia differenziata, l’ex Iena ha affermato: “Qualcuno tirerà fuori i meme ma amo da sempre la sinistra ed i suoi valori”. Gori che amministra Bergamo, forte di un trascorso dirigenziale nei palinsesti Mediaset da cui si e’ lanciato anche Giarrusso, su quest’ultimo ha aggiunto: “Si rischia la corsa a salire sul carro del vincitore”.

“La mea in confronto a voi profuma”, “Chi c’è al dipartimento tangenti?”: quello che ha detto Giarrusso sul Pd. Prima di entrare nel Pd, dettaglio enfatizzato dal Fatto di Marco Travaglio.

Da fustigatore del Pd a suo sostenitore Giarrusso viene indicato come pedina di dissenso controllato in una ipotetica trasmigrazione di voti verso il logoro Partito Democratico . Con tanto di pugno chiuso sul palco al momento dell’annuncio, Dino Giarrusso, europarlamentare ex M5s e ed ex inviato delle Iene, è salito a sorpresa sul palco dell’evento milanese di Stefano Bonaccini per annunciare il suo ingresso nel partito, proprio come sostenitore del candidato alla segreteria; peraltro quello favorito tra i 4 in corsa. L’eurodeputato, eletto a Bruxelles nel 2019 come volto di punta (e grande collettore di preferenze) nel Movimento, aveva lasciato il partito di Conte a maggio 2022 per avviare un progetto dedicato al Sud, appoggiando Cateno De Luca in vista delle elezioni regionali siciliane per poi distaccarsene solo pochi mesi dopo. Ora un nuovo ripensamento, il quarto in 4 anni.

Le invettive a Giarrusso ineriscono la funzione additata sovente, negli ultimi mesi, del Movimento 5 stelle come progetto politico satellite del Pd, concretizzato per scongiurare la diaspora di voti in corso, che sta inficiando in modo quasi letale la frangia piu’ progressista ed al contempo piu’ radicata, della politica italiana. Solo che dal Partito democratico spirano venti di scisma e calo irreversibile dei proseliti, che vedono Conte dei 5 stelle eludere le ipotesi di sposalizio politico, avendo glissato perfino sull’opportunita’ di schierare un candidato comune in relazione alle elezioni regionali del Lazio.

Secondo alcuni analisti indipendenti il collasso del Pd e’ causato dal proprio spostamento eccessivo verso il ramo della grande finanza e della grande industria transnazionali, senza piu’ focalizzarsi nella difesa della classe media, di quella operaia, nonche’ della piccola-media impresa, delle tematiche sociali tradizionali e della sovranita’ nazionale. Per altri osservatori esogeni invece, il ridimensionamento del Partito Democratico e’ causato dallo smantellamento in atto delle politiche innestate sulla globalizzazione, che ineriscono decisioni verticistiche euroamericane e tangono il conflitto Ucraino nonche’ l’ascesa dei Brics. Venendo meno gli appoggi internazionali il Pd, la classe ctonia di imprese, amministratori, burocrati, politici italiani che lo sorreggono e da cui sono direttamente ed indirettamente suffragati, sarebbero in fase di smantellamento. C’e’ chi allarga tale discorso dal Pd alla Seconda Repubblica, che sconta la disfatta del mondo unipolare e dell’egemonia degli Usa con l’avvento di Cina e Russia, sullo scacchiere mondiale. Seconda Repubblica che si conferirebbe come corollario euroamericano teleologico al controllo del Bel Paese, totalmente dipendente da quegli assetti internazionali plasmati sul mondo unipolare, che pertanto senza di esso sarebbero destinati all’estinzione.

Vocabolario

*Teleologico: finalizzato.

*Plasmati: modellati.

*Corollario: appendice.




Asl offre lavoro senza remunerazione: polemiche immense e crisi Milano

Cercasi “volontario da valorizzare”: attraverso sei mesi di lavoro non retribuito per quattro ore al giorno, quattro giorni alla settimana. Ma non un volontario qualsiasi: perché è iper-qualificata, la persona richiesta dal bando pubblicato sul sito del Comune di Genova, in grado di “supportare” le attività del MuMa, Istituzione Musei del Mare e delle Migrazioni. E dunque, ecco i requisiti necessari: una buona conoscenza dei temi legati alla migrazione italiana dal diciannovesimo al ventunesimo secolo, “capacità di ricerca relativamente alle fonti, sul ruolo di Genova e del suo porto nei percorsi migratori dei secoli XIX – XX”, conoscenza della videoscrittura, del programma Excel e strumenti per la comunicazione via email e la condivisione di materiali on line. Il fatto che ha destato scalpore, in relazione a tale offerta di lavoro, inerisce il proposito di attuare una sorta di tirocinio semestrale ma non retribuito, per la figura altamente specializzata che si richiede. Cosi’ in tempi di forte austerita’ di matrice europea, con calche negli ospedali, aggressione ai medici e mancanza di circa 2300 giudici, il comune del capoluogo ligure si pone sul solco del lavoro ad ufo, con esplicite richieste di ipercompetenza. Intanto emerge da un dibattito televisivo mattutino su La Sette fra Claudio Borghi e Nicola Pedicini,che gli insegnanti ad oggi oberati dalla inflazione, dal salario piu’ basso in Europa, dal diniego di aumentargli per bene la mercede, partono da un minino di 1050€ ad un massimo di 1780€. Cosi’ la spada di Damocle dell’Autonomia differenziata che vede la richiesta di spese autodirette e discrezionalita’ su ventitre’ temi cruciali per l’amministrazione regionale, ha assistito ad un educato alterco tra la Lega impersonata dall’economista apprezzatissimo Borghi, e l’eurodeputato con un passato nel Movimento 5 stelle, oggi a capo del partito Equita’ territoriale, Piernicola Pedicini. Tutto cio’ in base alla penuria di insegnanti di Milano, a causa del carovita incipiente e l’inadeguatezza degli emolumenti, con la proposta del governatore Fontana di assicurare stipendi maggiori al personale scolastico di stanza nel capoluogo lombardo, in difformita’ con il contratto nazionale.

Pedicini con il Movimento Equita’ Territoriale fondato e presieduto dal giornalista, storico e scrittore meridionalista Pino Aprile, aborriva nel talk mattutino in cui si esprimeva Borghi, il proposito dell’Autonomia Differenziata senza rimarcare l’ambizione di Pino Aprile che lo ha delegato alla segreteria del Partito, di separare il Sud dal Nord alla stregua della Lega di Bossi, in caso di mancato ottemperamento dei Lep (livelli minimi di prestazione n.d.r.) su cui governo e Lega glissano dal principio. Al fatto che Borghi esaminava i dati Istat come deittici del danno subito dal personale del Nord rispetto a quello meridionale per la questione dei consumi e dei prezzi, Pedicini replicava a ragione che in quel caso l’Istat falsava erroneamente la questione, in quanto il paniere di acquisti di riferimento che avalla il ragionamento di Borghi sull’Autonomia, eludeva il fatto che nel Sud quegli stessi acquisti non vengono fatti per mancanza di reddito. Per cui i calcoli Istat analizzano solo le persone prospere di Milano e similari che possono acquistare i beni in esame, non palesando il fatto che i prezzi degli stessi beni tra Sud e Nord sono identici solo che al Sud non li comprano o comprano altri prodotti piu’ economici. Dunque falsano le classifiche non rientrando nella valutazione Istat.

La diatriba tra i due partiti separatisti di Nord e Sud, rispettivamente Lega ed Equita’ Territoriale, ha fatto emergere dalle parole in studio di altri astanti, che nella scuola giacciono ottocentomila precari i quali, volendo, potrebbero essere assunti immantinente, ripianando un buco di disoccupazione e Pil che gioverebbe il Bel Paese; tuttavia resta d’uopo aumentare in maniera cospicua le paghe non solo degli insegnanti, bensi’ dell’intero personale che gravita nel mondo della scuola, chiamato a forte pressione, responsabilita’, competenza e fatica, dicevano nel format succitato.

Sull’episodio al principio, di Genova che ricerca professionisti scevri da remunerazione immediate, in guisa per la prima volta illecita, da parte di un ente pubblico, va focalizzato quanto da un lato la Sanita’ sta annaspando tra austerita’ finanziaria e risorse scarse che disdicono a Napoli contratti con aziende private che fanno le veci del pubblico; dall’altra parte quanto le regioni del Nord Liguria, Val D’Aosta, Trentino, figurano perennemente in crisi economica e gestionale, ergo non virtuose alla stregua di quelle del Meridione tacciate di inefficienza, clientelarismo, corruzione: il che, in base a degli studi promanati da periti e comitati vicini a Pedicini, non deriverebbe da fattori summenzionati, bensi’ da politiche inneggianti i tagli alla spesa pubblica e le privatizzazione massive della sanita’ ed enti affini. Austerita’ italiana antecedente quella europea e silenzio omertoso dei media, relativamente le regioni settentrionali inefficienti, che verrebbero di conseguenza inficiate dall’Autonomia differenziata.

Vocabolario

*Massive: di massa.

*Affini: simili.

*Promanati: diffusi.