Sud: rieducazione letale

IL SUD VA “EDUCATO” A FAR A MENO DI QUELLO CHE HANNO TOLTO. Questa la concezione politico-economica del lodato editorialista, presidente del Movimento Equita’ territoriale ed autore del best-seller Terroni, Pino Aprile, che scrive:
‘E se, come già successo nella storia d’Italia, rispolverando il metodo fondante della unificazione a mano armata del nostro Paese, con i soldi del Pnrr finanziassimo campi di rieducazione dei terroni? Per migliorarli, ovvio, tanto da renderli simili ai campioni padani, da Matteo Salvini (una condanna definitiva per razzismo), a Roberto Calderoli (idem) a… (dai, vi risparmio l’elenco); a Peppe Sala, sindaco di Milano, Pd (se il Sud non riesce a fare i progetti per vincere i bandi truccati del Pnrr, truccati perché si mettono in gara strutture iper-finanziate e potenti con enti meridionali derubati dallo Stato delle loro risorse: più di 60 miliardi all’anno sottratti al Sud e girati al Nord, i soldi della perequazione orizzontale tolti “con destrezza” e conti falsi ai Comuni poveri, dalla Commissione parlamentare per il federalismo, allora presieduta da Giancarlo Giorgetti, leghista doc, pur senza condanna per razzismo, d’accordo con Pd e Pun, partito unico del Nord…; ecco, se il Sud non riesce, per questioni obiettive, a intercettare i fondi-Pnrr, quei soldi dateli a noi, che siamo più bravi, chiede Sala-lo-svelto-e-senza-vergogna, perché non capisce, o capisce, ma prevalgono avidità e presunzione. Non: aiutiamo chi non può permettersi centri di progettazione e spesa adeguati, ma togliamogli il pane dicendo che è colpa loro, incapaci. È la logica, in “Pinocchio”, della ciotola irraggiungibile per il cane, perché posta troppo lontana dalla cuccia: il padrone non avvicina la ciotola, né allunga la catena; la colpa è del cane).
Ora prendete questa po’-po’ di parentesi e ponetela anche accanto ai nomi di Stefano Bonaccini, il Pd che ha umiliato la Lega nella gara a chi è più leghista, e Luca Zaia, uno presidente dell’Emilia Romagna, l’altro del Veneto che, folgorati dal ragionamento di Sala (sintesi: Il mondo è dei furbi), hanno copiato la proposta.
Ma, tornando ai campi di rieducazione per i terroni: perché?

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Perché, nell’ormai famoso dossier commissionato dalla (purtroppo per il Sud) ministra per il Sud, Mara Carfagna, alla padana House Ambrosetti, per l’inutile chiacchierificio “Verso il Sud”, tenuto a Sorrento, si legge che servirebbe “educare la popolazione, e soprattutto i ragazzi, fin dai primi anni di scuola, a una corretta comunicazione, in grado di far nascere il senso di orgoglio e appartenenza all’essere italiano e del Sud Italia”.
Educare Giorgetti, Sala, Bonaccini, Zaia eccetera a non fregare i soldi destinati al Mezzogiorno, no, eh? Ma ne parliamo dopo. Ora conta capire cosa c’è nella mente di chi scrive questa frase. Come li “educhiamo” questi ragazzi? La scuola. Ah, quella cosa che, per norme dettate dall’allora ministra all’Istruzione (purtroppo per l’istruzione e gli istruendi), “la leghista di Forza Italia” Maria Stella Gelmini, prevede che ci sia tempo pieno dove se lo possono permettere e si attacchino al tram quelli che non possono, il che comporta, nei cinque anni delle superiori, un anno effettivo di scuola in meno al Sud, poi passa l’Invalsi e “scientificamente” certifica che gli studenti terroni sono scarsi? Quella scuola che nei libri di testo spesso gronda di concetti e “narrazioni” razziste sui terroni poveri, arretrati e oppressi, liberati dagli invasori sabaudi, senza dichiarare manco guerra, al modico prezzo di qualche centinaia di migliaia di morti e di fabbriche chiuse e svendute come ferro vecchio (da Mongiana, Calabria, siderurgia, a Pietrarsa, meccanica, Napoli, più la strage civilizzatrice di maestranze che si opponevano)? Tanto che negli ultimi anni, ci sono gruppi di docenti meridionali che segnalano alle case editrici scolastiche verità e documenti per correggere la “narrazione ufficiale” e, per fortuna, tante lo fanno. Maria Grazia Carrozza, Pd, fu la firmataria del decreto per premiare le università “migliori”. E quali sono? Quelle che sorgono nelle regioni più ricche, che fanno pagare tasse più alte agli studenti, o ricevono più contributi dalle aziende del territorio (quindi, se Einstein insegna all’università a Enna e non ha una Fiat nei dintorni, è un cretino e l’università fa schifo). Così sono stati dati e si danno sempre più soldi alle università più ricche e sempre meno alle più povere, i cui studenti sono costretti a trasferirsi nelle più ricche).

O si può provvedere con la “comunicazione”, comunica Ambrosetti. Ottima idea, considerando che la più grande azienda culturale italiana è di Stato, la Rai. Ovvero, quella che (“La parte cattiva dell’Italia”, studio dei sociologi Valentina Cremonesini e Stefano Cristante su 30 anni di telegiornali e trasmissioni di approfondimento della Rai) dedica al Mezzogiorno (41 per cento del territorio e 34 per cento della popolazione), appena il 9 per cento del tempo e quel 9, quasi soltanto criminalità e malasanità (a proposito dell’orgoglio di essere del Sud). Come si vede, enunciare i mali e persino le possibili soluzioni, ha pochissimo senso, se non ne vengono denunciate ed eliminate le cause. E, comunque, sia da seguire il suggerimento della House Ambrosetti sull’educazione.
Quando si educa, c’è qualcuno che educa e qualcuno che viene educato. E cosa vuol suggerire la ministra del Sud, escludendo il Sud e i suoi rappresentanti dall’orgia di chiacchiere di Sorrento, e affidandone la lettura a Forum Ambrosetti, per farne “la Cernobbio del Sud” (una sorta di pensatoio ad alto livello)? Che se vuoi migliorare il Sud, devi farlo somigliare al Nord. Tipico di chi aderisce all’idea coloniale di sé, dettata dal colonizzatore, secondo i propri interessi. Sfugge la possibile volontà del presunto educando di non voler somigliare ad altri per essere “migliore”, ma di voler crescere in proprio, magari facendo qualcosa di originale, nella sostanza o nel metodo.
In questa idea di chi va educato e chi deve educare (“il fardello dell’uomo bianco”), c’è tutta la ragione dell’esistenza e della natura della Questione meridionale, così intesa, sorvolandone le cause, come colpa del Sud (secondo i peggiori) o missione di qualcuno a beneficio di un altro (secondo i presunti migliori). Ecco perché parlavo di campi di rieducazione.
Nel 1861, le truppe sabaude invasero il Regno delle Due Sicilie, per “liberarlo” (da chi, se nessuno occupava quel Regno, a differenza del Triveneto?). Decine di migliaia di soldati borbonici vennero fatti prigionieri e chiusi in campi di concentramento (qualcuno li presenta come club Mediterranée e nega la strage che se ne fece, che io quantifico, con documenti, in “Carnefici”, in 15mila vittime; e il professor Giuseppe Gangemi, in “In punta di baionetta”, con altri documenti tratti dall’Archivio storico di Torino, certifica in un minimo compreso fra 12.500 e 16mila). La torinese «Gazzetta del popolo» di quel tempo spiegò, in un accorato editoriale rivolto ai soldati napoletani deportati nel campo di concentramento di San Maurizio Canavese, che era per il loro bene (cadavere più, cadavere meno): erano lì,i terroni, per essere “rieducati”: «Imparate ad amare questi vostri fratelli», ovvero i militari piemontesi che li avevano invasi, aggrediti e fatti prigionieri, «e ad imitarli» (quindi: invadere il Piemonte?); perché «ogni decorazione della loro divisa fu conseguita per la libertà d’Italia» (detto a migliaia di internati). «Imitate questi generosi» (e forse un po’ di sano egoismo sarebbe stato più gradito), perché «non aspirano ad altro che ad educarvi e farvi simili a loro».
Questa idea del più che si piega al meno, per migliorarlo, rendendolo diverso da quello che è, è l’anima del colonialismo che si auto-assolve (abbiamo portato la civiltà in India, dicevano gli inglesi; abbiamo fatto le strade e le ferrovie in Africa, dicevano gli italiani: un contadino calabrese chiedeva “chi ci ha conquistato, se non ci hanno fatto strade e ferrovie?).
La pedagogia degli oppressi spiega che non sono gli oppressori che possono liberare gli oppressi, perché estranei a quella condizione. E nemmeno gli oppressi possono liberare se stessi, sovrastando gli oppressori e prendendone il posto, perché si avrebbe esattamente lo schema ingiusto di prima, pur se a ruoli invertiti. Gli oppressi, per liberare se stessi, una volta divenuti consapevoli, devono prima “educare” gli oppressori, rendendoli ugualmente consapevoli. In un sistema di più-e-meno, la soluzione è solo in una linea di equità che non coincide con il più e, peggio mi sento, con il meno.
Nel mio “Tu non sai quanto è ingiusto questo Paese”, riporto dati Istat, istituto nazionale di statistica: per esempio, per assistere due gemelli nati con la stessa disabilità, uno che vive a Trento, l’altro a Cosenza, lo Stato spende 15.141 euro all’anno per il primo (più di 1.200 euro al mese) e 368 all’anno per il secondo (30 euro al mese); la donna più discriminata dell’intero mondo occidentale è europea, italiana, meridionale, madre, single, disoccupata e si spera non anche disabile. La velocità media dei treni al Sud è oggi inferiore a quella dei primi anni del Novecento; su tratte importanti, è solo di qualche chilometro superiore a quella delle carrozze a cavalli (35 km/h); e in vaste zone del Sud, il treno non c’è proprio. Ma con i soldi del Pnrr, Milano vuole i treni hyperloop, a 1.200 chilometri all’ora, per andare prima al mare in Liguria nel fine settimana (ecco cosa accade quando i diritti sono negati come fossero privilegi; e i privilegi riconosciuti come diritti).
Però, la ministra si preoccupa di farci educare all’orgoglio. Da chi, dalla Gelmini che cancellò dai programmi di Letteratura del Novecento per i licei, tutti gli scrittori meridionali, anche premi Nobel? Da Giorgetti che faceva “sedute segrete” per sottrarre i fondi al Sud? Da Brunetta che ritiene gli italiani fra Napoli e Caserta, “cancro”? (Mara Carfagna è di Salerno, quindi …).
Cari aspiranti rieducatori, lasciateci maleducati, dateci i treni che ci avete negato; gli ospedali che ci avete fatto chiudere; le strade mai costruite; restituiteci i soldi degli asili, delle scuole, delle università che ci avete rubato. Siate fieri, pur se veneti o lombardi, del Ponte sullo Stretto che (non) si vuol realizzare.
E per l’orgoglio di essere terrone, beh, risparmiatevi la fatica educativa: sono cazzi nostri”.




Trattato pandemico: futuro e presente con Oms sovrano

Anche se gran parte del mondo continua a superare la pandemia di covid-19, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) sta già guardando avanti e si sta preparando per l’emergere di ” altre pandemie e altre importanti emergenze sanitarie “. Per garantire che il mondo sia adeguatamente preparato per future pandemie, “l’Assemblea Mondiale della Sanità” ha tenuto una sessione speciale , il 1° dicembre 2021, intitolata “Il mondo insieme” .

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L’Assemblea mondiale della sanità è “l’organo decisionale dell’OMS” e “vi partecipano delegazioni di tutti gli Stati membri dell’OMS e si concentra su un’agenda sanitaria specifica preparata dal comitato esecutivo”. In questa sessione speciale, che in realtà è stata solo “la seconda in assoluto dalla fondazione dell’OMS nel 1948”, i partecipanti hanno concordato di “elaborare e negoziare una convenzione, un accordo o un altro strumento internazionale ai sensi della Costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per rafforzare la prevenzione della pandemia, la preparazione e la risposta”. Questo sarebbe diventato noto come il Trattato pandemico, che è stato al centro delle discussioni alla settantacinquesima Assemblea mondiale della sanità , che si è tenuta a Ginevra dal 22 al 28 maggio 2022.

Secondo il dottor Tedros Adhanom Ghebreyesus , il primo direttore generale dell’OMS e che in realtà non è un medico, questo trattato rappresenta “un’opportunità per rafforzare l’architettura sanitaria globale per proteggere e promuovere il benessere di tutte le persone”. Se approvato, il Trattato pandemico consentirà all’OMS di apportare cambiamenti radicali ai sistemi sanitari dei suoi paesi membri a partire dal 2024 .

In particolare, questo accordo conferirà all’OMS il potere di dichiarare una pandemia, sulla base di propri criteri vagamente definiti, in uno qualsiasi dei suoi 194 paesi membri in qualsiasi momento nel futuro. Consentirà inoltre all’OMS di determinare unilateralmente quali misure saranno imposte in risposta a queste future pandemie dichiarate, comprese le politiche di blocco, il mascheramento obbligatorio, il distanziamento sociale e costringendo la popolazione a sottoporsi a cure mediche e vaccinazioni.

Contrariamente all’opinione popolare, l’OMS non è un’organizzazione indipendente, imparziale ed etica che mira a raggiungere il bene comune. In realtà, i suoi obiettivi e le sue agende sono stabiliti dai suoi donatori, inclusi alcuni dei paesi più ricchi del mondo e filantropi più influenti. Per decenni, ” i filantropi e le loro fondazioni hanno [guadagnato] un’influenza crescente ” quando si tratta di plasmare l’ agenda sanitaria globale ” collocando le persone nelle organizzazioni internazionali e ottenendo un accesso privilegiato alle élite scientifiche, economiche e politiche “.

Ad esempio, come spiegano Jens Martens e Karolin Seitz in Philanthropic Power and Development: Who Shapes the Agenda? “, la Fondazione Gates e prima la Fondazione Rockefeller, hanno dato forma alle politiche sanitarie globali non solo attraverso la concessione di sovvenzioni dirette, ma anche attraverso la fornitura di fondi integrativi, il sostegno di programmi di ricerca selezionati, la creazione di partnership sanitarie globali con lo staff della Fondazione nei loro organi decisionali, e tramite il patrocinio diretto al più alto livello politico”. In effetti, nel 2006, The Guardian ha riferito che “la fondazione Gates è ora il secondo donatore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dopo gli Stati Uniti, nonché uno dei maggiori investitori al mondo in biotecnologie per l’agricoltura ed i prodotti farmaceutici”. Sfortunatamente, quando i filantropi e le loro fondazioni promuovono i propri interessi, lo fanno a spese degli interessi comuni della società. Non c’è motivo di credere che questa dinamica sarà diversa nel caso del Trattato pandemico.

Il Trattato pandemico ha il potenziale per essere estremamente dannoso per il futuro dell’umanità, perché consentirà ai più potenti contributori dell’OMS di definire misure universali per la pandemia invece di riconoscere l’importanza di sviluppare politiche e approcci specifici basati su aspetti sociali, economici e fisici, realtà e bisogni di ogni singolo Paese. Il trattato eliminerà la volontà nazionale e la sovranità dei paesi membri, poiché detterà le loro politiche sanitarie basate sull’astrazione, invece di considerare le realtà che prevalgono in ogni luogo.

Anche se il Trattato pandemico mirava veramente a raggiungere esiti umanitari puramente nobili, esso deve comunque essere contrastato sulla base del pensiero liberale, il quale sostiene che l’individuo solo deve avere la responsabilità assoluta del proprio benessere, supponendo che sia di età matura età e di sana mente. Vale a dire, l’individuo è l’unico autorizzato a prendere decisioni che riguardano il suo corpo, la sua vita e il suo futuro, in assenza del potere coercitivo di qualsiasi autorità esterna.

Tuttavia, il Trattato pandemico non consentirà agli individui di fare affidamento sulle proprie facoltà fisiche, spirituali e intellettuali per raggiungere il proprio benessere. Imporrà invece trattamenti e vaccinazioni agli individui contro la propria volontà, violando così la libertà del corpo su scala globale. La storia è una testimonianza del fatto che la violazione della libertà del corpo porta alla schiavitù ed al regresso nella società.

Il Trattato pandemico darà anche all’OMS l’autorità di emanare dettami nella sfera privata degli individui e di esercitare il controllo sulla loro vita sociale e pubblica, sulle istituzioni della loro società e sui loro governi, il tutto in nome della salute pubblica. In tal modo, sopprimerà le libertà civili, la libertà economica, la libertà positiva (libertà di) e la libertà negativa (libertà da). Tutte queste forme di libertà sono intese come forze costruttive nella società che contribuiscono al raggiungimento del progresso sociale. Una volta soffocate queste libertà, svaniscono anche le basi del progresso e del progresso.

Attraverso il Trattato pandemico, l’OMS imporrà il proprio giudizio di valore alla popolazione mondiale, ignorando così il fatto che i valori differiscono in modo significativo tra persone, culture, tradizioni e nazioni. In altre parole, ignorerà la diversità delle persone quando si tratta di prendere decisioni sul proprio corpo in base alle proprie convinzioni religiose, impegni, punti di vista, impegni e valori culturali e tradizionali. Violerà anche l’inclusività, come imposizione di un unico giudizio di valore; vale a dire, l’approccio ” One Health “, significa che l’OMS non tratta altri giudizi di valore, né pratiche culturali e tradizionali, in modo equo e uguale.

Trattato pandemico ignora il fatto che, come ha osservato Joseph Schumpeter, non esiste “un punto di vista univoco riguardo all’insieme sociale, al benessere generale e così via; né esisterebbe un tale punto di vista unitario se tutti gli individui e i gruppi volessero agire e valutare su questa base, poiché il bene generale e l’ideale sociale appaiono a ciascuno in modo diverso». 1 Quando si tratta di medicina, continua Schumpeter, anche se le persone “riconoscono sufficientemente che cos’è una buona salute e generalmente cercano di raggiungere una tale condizione”, “non può essere dimostrato a nessuno che la salute debba essere valutata positivamente”, poiché la salute non può “essere inequivocabilmente definita”. 2 In realtà, le persone perseguono “la buona salute con livelli di impegno molto diversi, valutando questo bene rispetto agli altri in modo molto diverso; né che i loro obiettivi non siano tutti esattamente uguali: i regimi sanitari seguiti dal pugile e dal cantante non sono chiaramente identici. 3 Anche i chirurghi formati nella stessa area non sarebbero necessariamente d’accordo sullo stesso trattamento e operazione.

Ad esempio, scrive Schumpeter, “di fronte alla possibilità di rimuovere un’ulcera o evitare il danno associato all’intervento chirurgico, due medici possono discutere se l’uno o l’altro otterrebbero la guarigione desiderata allo stesso modo”. 4 Inoltre, all’interno di un particolare Stato-nazione, «tra persone dello stesso interesse politico, sociale, economico e culturale e con la stessa prospettiva sul mondo sociale possono sempre esserci differenze su ciò per cui vale la pena lottare». 5 Di conseguenza, perché una persona o un’organizzazione che pretende di sostenere i valori democratici liberali dovrebbe sostenere il Trattato pandemico?

Coloro che sostengono il Trattato pandemico ignorano i principi fondamentali del pensiero liberale e i principi del governo democratico, poiché, come disse Ludwig von Mises , “non vedono alcun motivo per cui non dovrebbero costringere con la forza altre persone a fare ciò che queste persone non sono disposte a fare di propria iniziativa”. I sostenitori del trattato credono che sia accettabile impiegare una pianificazione centralizzata su larga scala per costringere le persone a fare “la cosa giusta” sulla base di giudizi di valore che non sono loro. Non importa a loro, continua Mises, che “l’apparato di costrizione fisica a cui si ricorre in tali sforzi è quello del potere di polizia del governo o di una forza di “picchetto” illegale la cui violenza il governo tollera…. Ciò che conta è sostituire la compulsione con l’azione volontaria”.




Uragano finanziario in arrivo: ecco i passi

15 giugno: è prevista la riunione della Banca Centrale statunitense, la FED, che potrebbe decidere di agire per contrastare l’inflazione galoppante.
Agire sulla leva dei tassi di interesse rendendo il costo del denaro più caro, significa drenare liquidità e questa contrazione della massa monetaria generalmente raffredda la domanda e fa calare i prezzi. Questo in un sistema economico normale dove l’inflazione è generata da un aumento della massa monetaria disponibile e quindi della domanda di beni e servizi risulta addirittura benefico. Ma questa non è una situazione normale.

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Cio’ costituisce il problema, chiamato in economia come ‘la trappola della liquidità’.
Purtroppo le economie occidentali si trovano in uno scenario pessimo. Da una parte abbiamo una infiammata dei prezzi dovuta in gran parte a cause estranee all’aumento della domanda e dall’altra una decrescita della produzione. Questo scenario si chiama ‘stagflazione’ ed è uno dei peggiori incubi, se non il peggiore, per l’economia.
Il prodotto interno lordo (PIL) degli Usa è in decrescita ma la FED non sembra voler abbandonare la volontà di alzare i tassi di interesse per ridurre la moneta in circolazione, nonostante una domanda asfittica. Lo stesso scenario vale per l’Europa.

J.P. MORGAN: “ALLACCIATE LE CINTURE DI SICUREZZA”
Jamie Dimon, il numero uno di J.P. Morgan, ha ammonito tutti ad allacciare le cinture di sicurezza e prepararsi all’impatto. “Ciò che sta di fronte a noi è un uragano economico. Quello che prima appariva un insieme di rischi che formava un banco di nuvole minacciose, ora si è trasformato in un vero e proprio uragano che ci attende alla fine della strada. Sta venendoci incontro. Resta solo una cosa da capire: se sarà di minore entità e potrà essere declassato a tempesta tropicale o se ci troveremo di fronte a una super-tempesta come Sandy” ha dichiarato Dimon.

Se da una parte la teoria insegna che per rilanciare l’economia si deve tagliare il costo del denaro, dall’altra questa mossa scatena per sua natura una certa fiammata inflazionistica. Quindi la situazione è la seguente: bisogna rilanciare l’economia ma al tempo frenare l’inflazione già alta.
Insomma, le banche centrali camminano sulla lama del rasoio e scivolare è un attimo. Perché anche se la prossima settimana la Bce prenderà ulteriormente tempo, a fronte di un’inflazione dell’eurozona al record assoluto di +8,1%, paradossalmente persino questo attendismo potrebbe non bastare a rallentare la crisi. Perché esattamente una settimana dopo, la Fed riunirà il comitato monetario e potrebbe confermare il suo approccio da falco nelle scelte di politica monetaria, che invece richiederebbe espansione monetaria. Le banche centrali (BCE e FED) si trovano in un vicolo cieco. Insomma sarà uno shock economico.
Consideriamo poi che l’esito della questione Ucraina trascenderà gli effetti sulla Russia e probabilmente influenzerà la geopolitica per decenni, portando potenzialmente sia a un riassetto delle alleanze militari che a una ristrutturazione del commercio globale e quindi dell’economia.

La geopolitica negli ultimi 50 anni raramente ha sconvolto l’economia globale nel breve (si pensi all’Afghanistan, all’Iraq, alla Corea, al Vietnam, ai conflitti tra Pakistan e India, India e Cina, Cina e Vietnam, Russia e Cina; almeno altri 10 sconvolgimenti e guerre in Medio Oriente). Bisogna tornare al 1973 alla guerra dello Yom Kippur e la conseguente crisi dei Paesi esportatori di petrolio (OPEC), per trovare un evento geopolitico che ha spinto il mondo in una recessione globale.

Di tutto questo i leader ‘interventisti’ di Usa ed Europa sembrano non accorgersene, ed invece di cercare di governare una situazione già molto difficile, spingono l’occidente verso un aggravamento della situazione.

Come dice l’Amministratore delegato di J.P. Morgan, “sarà un inferno”. Ed il filosofo con master in economia Filip enfatizza questi eventi esortando la predisposizione di paracadute economici privati, che riescano almeno parzialmente, a salvaguardare le attivita’ commerciali ed aziendali private.




Trump: ancora processo contro Clinton

Dito puntato contro i vertici dell’FBI.

La giornata di lunedì è iniziata con la testimonianza di Bill Priestap, che nel settembre 2016 era vice direttore del controspionaggio dell’FBI. Priestap ha approvato l’apertura di Crossfire Hurricane e ha rinunciato ai briefing difensivi per la campagna di Trump. Era il supervisore di Peter Strzok e ha anche approvato l’uso di tutte le fonti umane riservate utilizzate contro la campagna di Trump (Stefan Halper tra gli altri).

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La settimana scorsa, l’ex avvocato dell’FBI James Baker ha testimoniato di aver parlato con Priestap del suo incontro con Sussman e di aver “ribadito al signor Priestap che Sussman aveva detto di non essere lì per conto di un particolare cliente, ma come cittadino, essenzialmente come fonte umana di informazioni, come fonte confidenziale”.

All’udienza di lunedì, a Priestap sono stati presentati gli appunti presi dopo l’incontro con Baker. Queste note riflettono la conversazione con Baker e affermano che Sussmann “ha detto che non lo stava facendo per un cliente”. Priestap ha anche detto che l’indagine su Alfa Bank/Trump Organization alla fine è passata sotto il suo controllo.

In sede di controinterrogatorio, Priestap ha ammesso di non ricordare l’incontro con Baker né il motivo per cui aveva annotato nei suoi appunti che Sussmann non era presente per conto di un cliente. Dopo circa 6 anni, la sua memoria era confusa.

Per riassumere la teoria della difesa in questo caso, è che Sussmann era lì per aiutare l’FBI e che avrebbe agito contro gli interessi dei suoi clienti impedendo la pubblicazione di un articolo del New York Times sulle accuse di Alfa Bank. A questo proposito, Priestap ha discusso di come l’FBI possa chiedere a un giornale di non pubblicare un articolo. E poi c’è questo scoop di un commento. L’avvocato di Sussman ha presentato a Priestap dei messaggi del sistema interno di intelligence dell’FBI in cui Priestap discuteva di quanto i vertici dell’FBI – Comey, McCabe e altri – fossero entusiasti di perseguire le accuse di Alfa Bank/Trump.

L’influenza che i vertici dell’FBI (Comey e McCabe) hanno avuto sull’indagine sulle accuse a Trump e alla Russia è notevole – ma non è un’eccezione. L’agente dell’FBI che sta indagando sulle accuse di Alfa Bank/Trump ha chiesto di parlare con la fonte delle informazioni.
La sede centrale dell’FBI ha respinto la sua richiesta entrambe le volte. È la prima volta che sentiamo dire che la bufala dell’Alfa Bank è stata promossa dai vertici dell’FBI. Come il quartier generale dell’FBI ha ostacolato l’indagine su Alfa Bank.

Martedì, nel processo a Michael Sussman, abbiamo ricevuto ulteriori informazioni sul coinvolgimento dei vertici dell’FBI nell’avvio – e nella conduzione – dell’indagine Alfa Bank/Trump. Ciò include il fatto che la sede centrale dell’FBI non ha approvato le ripetute richieste di un agente dell’FBI di intervistare le fonti del “materiale” di Alfa Bank.

Trisha Anderson è stata assistente del procuratore generale dell’FBI nel 2016 e ha riferito direttamente all’allora procuratore generale dell’FBI James Baker.

Lo scopo della sua testimonianza era quello di provare i suoi appunti di un incontro con Baker del 19 settembre 2016, in cui Baker aveva discusso del suo incontro con Michael Sussman. (Il taccuino era necessario perché Anderson non riusciva a ricordare la riunione stessa).

Anderson ha dichiarato di aver conosciuto Sussmann prima del settembre 2016, ma ha negato che fosse un avvocato del Comitato nazionale democratico (DNC).
Le è stata poi presentata un’interessante e-mail in cui si parla di un incontro dell’FBI con Sussmann, l’amministratore delegato del DNC, Shawn Henry di Crowdstrike e James Trainor della divisione informatica dell’FBI il 16 giugno 2016. Questo incontro ha avuto luogo due giorni dopo che il 14 giugno 2016 il DNC aveva annunciato di essere stato vittima di un attacco di hacking da parte dei russi e oltre un mese prima che il Democratic Congressional Campaign Committee dichiarasse di essere stato violato dai russi.

L’agente speciale dell’FBI Curtis Heide è stato “indirizzato” nel settembre 2016 come co-agente dalla sede centrale dell’FBI – nello specifico da Joe Pientka, ad aprire l’indagine su Alfa Bank. La sua apprendista, l’agente dell’FBI Allison Sands, era l’investigatore principale del caso.
Heide non ha mai appreso l’identità della fonte da cui provenivano le accuse contro Alfa Bank, una “fonte anonima”.

L’avviso di apertura dell’indagine sull’Alfa Bank, scritto da Heide, afferma che è stata aperta come “indagine completa”. Questo è il tipo di indagine, ha detto Heide, che “occupa tutte le nostre risorse”.

“Per aprire un’indagine locale su larga scala, avremmo bisogno di fatti specifici e articolati che dimostrino l’esistenza di una minaccia alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti o di una violazione della legge federale”. Ciò è in contrasto con i livelli inferiori di indagine – per i quali le accuse di Alfa Bank sarebbero più appropriate – che consentono “tecniche investigative limitate per determinare se un’accusa o un’indagine sono giustificate”.

Heide ha testimoniato di non essere “in grado di confermare nessuna delle accuse”. Anche la divisione informatica dell’FBI ha contraddetto il documento di Sussman. “La Cyber Division non è stata inoltre in grado di comprovare nessuna delle accuse e ha ritenuto che le informazioni fornite non fossero coerenti con il modo in cui i russi avrebbero condotto le attività informatiche”.

Relativamente presto nell’indagine – il 26 settembre 2016 – l’agente Heide ha inviato un messaggio a Pientka chiedendo di interrogare la fonte del documento su Alfa Bank. A questo punto, Heide sapeva già che il documento era stato falsificato. Non ha ricevuto alcuna risposta da Pientka. Ha ripetuto questa richiesta il 3 ottobre 2016. La richiesta dell’agente Heide è stata negata dal suo referente presso la sede centrale dell’FBI.

Per quanto riguarda il background di Heide, egli “ha sostenuto gli sforzi iniziali di Crossfire Hurricane” ed è stato coinvolto nel caso di George Papadopoulos. Ha dichiarato di essere attualmente sotto inchiesta amministrativa da parte dell’FBI per aver deliberatamente taciuto informazioni classificate in un mandato FISA di Carter Page. Quando gli sono stati chiesti i dettagli del suo coinvolgimento nelle richieste FISA, Heide ha dichiarato di “non essere l’autore di alcuna dichiarazione giurata o materiale relativo alle richieste in questione”.

Rodney Joffe era coinvolto nell’indagine Trump/Russia? Mercoledì abbiamo assistito a un’importante testimonianza nel caso di Michael Sussman. In primo luogo, Rodney Joffe, una fonte umana confidenziale dell’FBI, ha scavalcato il suo agente dell’FBI per passare informazioni dubbie sull’Alfa Bank a un amico dell’FBI. In secondo luogo, è stato dimostrato che Joffe era stato precedentemente coinvolto in questioni di sicurezza informatica relative alla Russia. Ciò solleva la questione se Joffe fosse in qualche modo coinvolto nell’indagine su Trump e la Russia. Maggiori informazioni di seguito.

L’agente dell’FBI in pensione Tom Grasso, testimone di Sussmann, era un agente speciale dell’FBI la cui “responsabilità principale era indagare sulla criminalità informatica”. Faceva parte di un’unità assegnata alla National Cyber Forensics and Training Alliance (NCFTA) di Pittsburg, Pennsylvania. L’NCFTA è, come ha spiegato Grasso, “un’organizzazione senza scopo di lucro in cui il settore privato e le forze dell’ordine possono riunirsi per collaborare su questioni di criminalità informatica; e l’unità dell’FBI di cui facevo parte è stata assegnata come componente dell’FBI di questo progetto”.

Grasso ha conosciuto Rodney Joffe attraverso l’NCFTA:
“Rodney Joffe è un partner del settore privato e un mio amico che ho conosciuto tra il 2005 e il 2010, se ricordo bene”.

Alla domanda se Joffe gli avesse fornito informazioni di tanto in tanto o se avesse collaborato con lui per aiutare le indagini dell’FBI, Grasso ha risposto: “Sì, regolarmente”.

In effetti, Grasso aveva nominato Joffe e altri per un premio dell’FBI per le indagini sulla criminalità informatica nel 2013 relative alla “Butterfly Botnet” (malware che si ritiene abbia raggiunto circa quattro milioni di computer infetti).

Nel complesso, Joffe e l’agente Grasso avevano un buon rapporto personale e professionale. E Joffe ha sfruttato questa relazione per portare avanti la truffa dell’Alfa Bank.

All’inizio di ottobre 2016, Joffe ha chiamato l’agente Grasso e gli ha fornito alcune informazioni sui presunti collegamenti tra Alfa Bank e l’organizzazione Trump. Joffe ha anche informato l’agente Grasso che c’era un’indagine in corso sulla questione, cosa di cui l’agente Grasso non era a conoscenza fino a quel momento.

L’agente Grasso ha preso queste informazioni da Joffe pur sapendo che Joffe era una fonte umana confidenziale (CHS) dell’FBI – e anche se Joffe non aveva passato queste informazioni attraverso il suo responsabile del caso.

In sede di controinterrogatorio, Grasso ha confermato che Joffe ha lavorato su “questioni informatiche relative alla Russia”. Questa linea di interrogazione suggerisce (ma non prova) che Joffe sia stato coinvolto in qualche modo nella più grande questione di cybersecurity del 2016: l’hacking “russo” del DNC.

Supponendo che Joffe sia stato coinvolto nell’indagine su Trump e la Russia, sorgono alcune domande importanti. Joffe ha informato l’FBI degli hackeraggi del DNC/DCCC? Se sì, qual è stato il contributo di Joffe? Poi c’è la stretta relazione di Joffe con Sussmann e il suo sostegno alla campagna di Clinton. Domande sul fatto che la truffa dell’Alfa Bank fosse la prima volta che Joffe lavorava con Michael Sussmann. Dopo tutto, è stato Sussmann a “ripulire” il rapporto di CrowdStrike che attribuiva l’hacking del DNC alla Russia.

Il Dipartimento di Giustizia e l’FBI hanno essenzialmente permesso a Sussmann di decidere cosa potevano o non potevano vedere nei rapporti di CrowdStrike sull’hacking russo. Joffe ha avuto un ruolo in tutto questo?

L’agente Grassos ha testimoniato che Joffe gli aveva chiesto di non rivelare la sua identità (nemmeno ai suoi colleghi dell’FBI).

Fonte:
[Techno_Fog] [Italiano]

I procuratori di #Durham hanno chiuso la presentazione delle prove. I procuratori di Durham che hanno citato in giudizio Michael Sussmann per aver fatto un’unica falsa dichiarazione a un funzionario federale hanno chiuso le loro prove.

L’ultima giornata del processo governativo contro Sussmann ha contenuto alcune rivelazioni che hanno aperto gli occhi.

Il governo ha presentato alla giuria prove sufficienti per dimostrare che Sussmann ha effettivamente fatto una falsa dichiarazione materiale a Baker sia nella preparazione dell’incontro con Baker via SMS la sera del 18 settembre 2016, sia durante l’incontro al quartier generale dell’FBI il giorno successivo, quando ha affermato sia per iscritto che oralmente di non aver richiesto quell’incontro per conto di nessuno dei suoi clienti o di alcuna società.

Quindi, come ci muoviamo? La difesa cercherà di fare breccia nel caso dell’accusa. Cercheranno di dimostrare che “tutti sapevano” che Sussman lavorava per il DNC e la campagna di Clinton, quindi la sua bugia al consigliere generale dell’FBI James Baker il 19 settembre 2016 non è rilevante e quindi la giuria dovrebbe dichiararlo non colpevole.

Quando il team legale dell’imputato ha iniziato a presentare il proprio caso oggi, la prima cosa che ha fatto è stata chiamare alcuni testimoni dell’FBI che hanno scritto appunti che mostravano, in un’unica riga, che Andrew McCabe – allora vice direttore dell’FBI – aveva detto loro in un briefing che Sussman aveva detto di voler incontrare Baker per i suoi clienti.

Come pazientemente sottolineato, il fatto che Sussmann abbia poi detto la verità ad altre persone dopo questo incontro con Baker non cambia il fatto che abbia detto a Baker qualcosa che era falso al 100%.

Diversi osservatori in aula hanno notato che l’avvocato difensore principale Sean Berkowitz è apparso agitato e si ripeteva.

Una volta che la difesa ha terminato la sua presentazione alla giuria, inizia la fase successiva del processo, quella della prova contraria. L’accusa risponderà alle principali argomentazioni dell’imputato e poi entrambe le parti faranno delle dichiarazioni conclusive alla giuria.

La durata della deliberazione della giuria è incerta. Poiché è abbastanza chiaro che il governo aveva una quantità schiacciante di prove per dimostrare la falsa testimonianza di Sussmann, è improbabile che la giuria esiti troppo a lungo.

Il verdetto di colpevolezza sarà quasi certamente annullato, anche se naturalmente, come molti amano sottolineare, siamo a Washington D.C. e basta una sola persona per influenzare una giuria.

Fonte:
[Brian Cates] [Italiano]




Bieldeberg 2022: dettagli e studio

UBI = Universal Basic Income (Reddito di base universale). Reddito di base universale? Il FMI chiede ai governi di sovvenzionare cibo ed energia. Gli eventi di crisi inflazionistica e stagflazionistica aprono molte porte e creano molte opportunità convenienti per i soggetti innestati sulla globalizzazione che fungono ossessionati dall’ideologia della centralizzazione totale. Un aspetto fondamentale dell’agenda “Economia Condivisa” proposta dal WEF è il concetto di UBI (Universal Basic Income). Se il governo diventa il pilastro principale dell’economia e la fonte primaria di beni di prima necessità per gran parte della popolazione, ciò rende molto meno probabile la pubblica sfida ai mandati del governo. UBI conferisce alle élite politiche un potere incredibile in cambio di nient’altro che valuta, cartacea o digitale, creata dal nulla. Questo è il motivo per cui è preoccupante che così tante organizzazioni globali siano diventate aggressivamente esplicite riguardo ai sussidi governativi per i beni di prima necessità negli ultimi due anni.

https://youtube.com/channel/UCtKCSLGwZTiOjtfMmo68xBw

Il 68° incontro del Bilderberg, con partecipanti provenienti da 21 Paesi, è iniziato quest’anno a Washington. Partecipano l’amministratore delegato di Pfizer, i direttori della CIA e dell’NSC, il vicepresidente di Facebook e altri. Nella lista troviamo due partecipanti italiani: Feltri, Stefano (ITA), Editor-in-Chief, Domani.
Starace, Francesco (ITA), CEO, Enel S.p.A.

Elenco: https://www.bilderbergmeetings.org/press/press-release/participants.

Gli “italiani” presenti al Bilderberg quest’anno saranno Stefano Feltri, il rampollo della Bocconi e attuale direttore di Domani, assieme a Francesco Starace, amministratore delegato dell’ENEL. Non ci sono i pesi massimi di un tempo quali Gruber, Colao o Letta, a dimostrazione della crisi che sta attraversando il Bilderberg che ha perduto molta influenza. Ci sarà poi in futuro un problema da mettere sul tavolo. Questa organizzazione si propone, o forse è meglio dire si proponeva, di decidere la politica degli Stati nazionali e la sua stessa esistenza va quindi considerata come nemica da un futuro Stato sovrano, a parere dei suoi detrattori. Allo stesso modo, in nessuna maniera i suoi membri debbono ricoprire incarichi pubblici perché la loro presenza al Bilderberg, società segreta internazionale, è incompatibile con il bene della cosa pubblica, come enfatizzato da gruppi sempre meno isolati di costituzionalisti. Il Bilderberg è comunque solo la punta dell’iceberg. Le fila delle istituzioni pubbliche sono piene di appartenenti alla massoneria, ai Rotary e ai Lions, e queste due ultime sono succursali della massoneria. I vari granmaestri delle logge reclutano i loro nuovi aspiranti massoni dai Rotary e dai Lions. La presenza di uomini al servizio di queste società nello Stato è incompatibile perché la loro agenda è quella di utilizzare gli incarichi pubblici per perseguire gli interessi delle organizzazioni, spesso segrete, alle quali appartengono. Una bonifica delle istituzioni non può non passare dall’allontanamento di coloro che sono membri di questi gruppi da considerare ostili e nemici degli interessi nazionali. Ormai tale concetto rappresenta un argomento di dibattito sempre piu’ diffuso.

I due italiani al 68° BILDERBERG MEETING

STEFANO FELTRI – Giornalista (n. Modena 1984). Laureato in economia alla Bocconi, ha iniziato la sua carriera alla Gazzetta di Modena, e dopo aver fatto stage a Radio24 e al Foglio è stato assunto da Il Riformista. Dal 2009, dalla fondazione, ha prestato opera al Fatto Quotidiano, per cui si è occupato di economia, dal 2015 al 2019 è stato il vicedirettore del quotidiano. Direttore del sito ProMarket.org dal 2019 al 2020,creato dallo Stigler Center, il centro di ricerca guidato dal professor Luigi Zingales presso la University of Chicago – Booth School of Business. Dallo stesso anno dirige il nuovo giornale Domani edito da Carlo De Benedetti. Tra la fine di maggio e l’inizio di giugno del 2019 ha partecipato all’incontro annuale del Gruppo Bilderberg.

FRANCESCO STARACE – Dirigente d’azienda italiano (n. Roma 1955). Laureato in Ingegneria nucleare presso il Politecnico di Milano, ha cominciato a lavorare nella gestione della costruzione di impianti di generazione elettrica, inizialmente nel gruppo General Electric, poi in ABB Group e successivamente in Alstom Power Corporation, come responsabile delle vendite globali per la Divisione turbine a gas. Entrato in Enel nel 2000 ha ricoperto diversi incarichi, tra i quali: direttore dell’area di Business Power (2002-05), direttore della divisione mercato (2005-08) e dal 2008 al 2014 è stato amministratore delegato e direttore generale di Enel Green Power. Nel 2014 è stato nominato amministratore delegato e direttore generale di Enel, riconfermato nel 2017. Nel 2015 è stato nominato membro del consiglio United Nations Global Compact e nel 2016 co-presidente dell’Energy Utilities and Energy Technologies Community del World Economic Forum. Da gennaio 2020 è co-Presidente del WEF “Net Zero Carbon Cities – Systemic Efficiency Initiative” e da gennaio 2021 dell’ European Clean Hydrogen Alliance’s roundtable on “Renewable and low-carbon hydrogen production. È diretto discendete del gerarca Achille Starace che fu dal 1931 al 1939 segretario del partito fascista italiano. Il fratello Giorgio Starace da ottobre 2021 fa parte dell’Ambasciata d’Italia a Mosca come Capo Missione. Di formazione accademica militare, l’ambasciatore Starace arriva in territorio russo dopo l’esperienza che lo ha visto dal 2017 a capo della missione italiana a Tokyo. Tra i suoi incarichi più recenti, i ruoli di rappresentante permanente presso l’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (IRENA) dal 2014 al 2017, Ambasciatore d’Italia ad Abu Dhabi dal 2010 al 2014.




Shakira lascia il marito calciatore

Avrebbe già un nome e un volto la studentessa per la quale Piquè avrebbe perso la testa. Si tratterebbe di una “una giovane bionda sui 20 anni, che studia e lavora come hostess di eventi”. Dopo averla conosciuta e dopo che Shakira avrebbe scoperto la relazione, Piquè si sarebbe trasferito nel suo appartamento da single. Una crisi tra i due personaggi iconici della musica e del calcio era nell’aria. Da mesi i due non pubblicano foto di coppia sui social e ad aprile Shakira è partita da sola per le vacanze alla volta di Ibiza insieme ai figli nati dalla relazione con Piquè, senza che il campione li seguisse. A breve, mediante un comunicato congiunto, i due potrebbero annunciare ufficialmente la decisione di separarsi. Il tutto e’ riportato da un affidabile giornale iberico. In Italia invece, su questa linea editoriale abnorme, si allude continuamente e sopratutto nella giungla di Internet, alle relazioni ipotetiche, nuove, passate e venture di Michelle Hunziker, Ilary Blasi, Totti, Belen Rodriguez, Stefano di Martino.

https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/t-shirt/

All’indomani del verdetto giuridico che ha condannato l’ex giovane moglie di Jhonny Depp al risarcimento di quindici milioni per aver diffamato il prestigioso attore in relazione a violenze fisiche dichiarate, si fende una coppia famigerata, binariamente al movimento “Mee too” capitanato inizialmente dalla nostrana Asia Argento.

L’artista canora sudamericana forse piu’ talentuosa ed apprezzata dal mercato, sensuale ma di dieci anni meno giovane di Piquet, si ritrova probabilmente a gestire una troncatura sentimentale in seguito ad una storia lunga che ha visto Shakira lasciare il figlio di un noto politico venezuelano per svettare in quel mondo che ha visto egemonica Beyonce. Cantautrice della mitica colonna sonora dei mondiali 2006 con Italia capolista e di quella del 2010 che ha focalizzato l’Africa, Shakira dispone di soli centodieci milioni di fan Facebook e si vocifera dell’esistenza in merito ad un filmino erotico artigianale di lei in barca con Piquet.




Ton: parte la guerra delle criptovalute

La TON Foundation ha da poco lanciato un canale dove è possibile trovare e pubblicare offerte di lavoro relative all’ecosistema TON. Il canale è questo: @tonhunt. Mentre qui il bot: @tonhunt_bot con il quale pubblicare offerte di lavoro relative al mondo TON.

https://youtube.com/channel/UCtKCSLGwZTiOjtfMmo68xBw

Per dei developer, ma non solo, in cerca di progetti interessanti, innovativi, sfidanti, e’ possibile avviare quel bot in privato ed iscriversi a quel canale. E’ a tal proposito in composizione il web 3.0…

Canale: Le Antiche Pergamene di TON
Gruppo: The Open Network Unofficial. Qui si promuove quotidianamente un tipo di Bitcoin sedicente piu’ sicuro, piu’ agevole, democratico ed arricchente; oltre che piu’ evoluto. Toncoin è stato integrato con il sistema di pagamento di IvendPay: esso è un sistema di pagamento che permette di pagare beni e servizi con le più importanti criptovalute, e da un po’ è stato aggiunto il supporto per $TON (The Open Network).

Nei suddetti gruppi Telegram sono disponibili video dimostrativi in cui viene mostrato come avviene il pagamento con TON. È un metodo di pagamento praticamente istantaneo, e soprattutto è semplicissimo; grazie ai molteplici wallet estremamente intuitivi presenti per interfacciarsi con TON.

IvendPay è anche disponibile per gli e-commerce. L’adozione di massa si dice fosse vicinissima.

TON e le criptovalute sono estremamente rivoluzionarie. È la prima volta, nella storia dell’umanità, che è possibile inviare e ricevere qualsiasi importo di denaro a chiunque e dovunque senza dover chiedere il permesso ad una banca o ad un governo.

Canale: Le Antiche Pergamene di TON ed il
gruppo: The Open Network Unofficial si presentano come le piattaforme di conoscenza, scambio ed azione relative questo tipo di Bitcoin sotto l’egida e l’abbrivio di Telegram. Esiste un gruppo di ragazzi super appassionati di TON (The Open Network) e ne seguono lo sviluppo fin dagli albori.

The Open Network (TON) è la criptovaluta figlia del progetto GRAM dei fratelli Durov (Pavel Durov e Nikolai Durov, creatori di Telegram).

Dopo le vicende con la SEC, che hanno costretto i fratelli Durov a sospendere il progetto, ecco che nasce TON, il continuo di quello stesso progetto; stavolta con un approccio diverso, libero, open-source, ma con lo stesso team, e ancora più ambizioso.

E’ Telegram la principale piazza di confronto, aggiornamento e costituzione clientele per l’ecosistema monetario delle criptovalute.
Per i principianti si spiega approfonditamente ed in modo chiaro la blockchain. Prosegue la discussione dei vantaggi di TON focalizzando la discussione sul Proof of Stake e il perché secondo il nostro punto di vista dei suoi fautori e’ un’alternativa migliore al classico Proof of Work.

Detto questo, sono sicuro i post dei summenzionati gruppi fungono quasi da bugiardini e offrono molti spunti di riflessione.
I programmatori di questo progetto Sperano di intavolare discussioni costruttive con i membri e di costruire una graziosa community ed esortano ad entrare nel gruppo: Le Antiche Pergamene di Ton. TON passerà da PoW a PoS.

Analizzando la differenza tra i due metodi di mining/staking emerge cio’:si puo’ controllare su tonmon.xyz – in basso c’e’ la sezione PoW Givers Balances in cui trovare le informazioni.

Un metodo ancora più semplice è direttamente in Telegram, tramite @tonnetworkbot, o ancora, sul github qui: https://ton-blockchain.github.io/mining-status/

Al momento le stats sono quelle che visibili in screenshot, in quanto approssimativamente mancano 49 giorni al passaggio verso il PoS.
Cosi’ viene auspicato in un bell’aumento del prezzo di TON visto che i miners smetteranno di dumpare.

Oggi e’ disponibile uno speciale progetto NFT. Ossia TON Animals Red List (con un proprio canale Telegram), è il primo progetto NFT sulla piattaforma TON, sincronizzato con Telegram, e in più premia chi detiene (come si dice in gergo, hold) tali NFT con dei TON.

Il canale è in inglese, ma e’ possibile tradurlo facendo click sul messaggio e cliccando “Traduci”. Sono arrivati a raccogliere 560.000$ dollari per la collezione in questione.

Sembra sia uno dei progetti che si distingue dai soliti NFT senza un senso, è davvero probabile che si ampliera’ prima o poi.

La lista degli NFT si focalizza sulla creazione di NFT relativi agli animali facenti parte di specie in via d’estinzione, in particolare una parte importante della lista dell’IUCN (Unione internazionale per la conservazione della natura), questo progetto si focalizza principalmente, non su tutte le specie della lista ma sulle specie che hanno bisogno più di tutti dell’aiuto umanitario: le specie in pericolo critico, specie in pericolo e specie vulnerabili.
Più la specie è rara e in pericolo, più è raro l’NFT nella collezione relativo ad esso.

Il progetto si impegna nella donazione di fondi con una parte dei guadagni verso l’Unione internazionale per la conservazione della natura.
Fino ad ora hanno inviato circa 1500$ se non di più, cui controllare le prove Canale: Le Antiche Pergamene di TON
Gruppo: The Open Network Unofficial.

I token su TON si chiameranno “Jetton”, e ora finalmente e’ presente un wallet per gestire i jetton. Ovvero Scaleton. Inizialmente nato come un progetto relativo agli NFT; tant’è che prende il nome da una collezione NFT.

Il progetto ha poi completamente cambiato direzione e ha scelto di focalizzarsi non più sugli NFT, ma su qualcosa di ancora più importante, i jetton: l’equivalente dei token ERC-20 su blockchain TON.

Scaleton è un wallet che permette per la prima volta di gestire i propri token su blockchain TON.

La squadra dietro al progetto si è rifiutata di vendere il codice, nonostante abbia ricevuto ingenti offerte di denaro, ed ha reso invece il codice open-source, qui il link per visionarlo: https://github.com/scaleton-co/scaleton.

È ancora alle fasi iniziali ma ogni giorno vengono integrate nuove funzioni e miglioramenti, come ad esempio il supporto a IPFS.
Inoltre hanno lanciato un proprio token, lo Scaleton ($SCALE) con una supply di 21 milioni.

Sono promessi aggiornarnamenti in caso di novità al riguardo.

Inviare denaro ai tuoi amici in tutto il mondo con pochissimi click, direttamente in chat, si fa grazie alla continua collaborazione tra Telegram e TON (The Open Network).

TON ha come obiettivo l’adozione di massa e grazie alla continua collaborazione con Telegram, è ora possibile inviare pagamenti via chat come mostrato nel video interno ai gruppi dedicati.

Questa collaborazione con Telegram offre a TON un grandissimo vantaggio.
Ormai tutti sono coscienti del fatto che arriverà il momento in cui solo poche criptovalute sopravviveranno, solo quelle valide manterranno un valore decente, e questo dipenderà dall’utilità di ognuno di esse.
TON si sta dimostrando ogni giorno sempre di più la criptovaluta con più utilizzi possibili che abbiamo avuto fino ad ora.

Ecco riportata la FAQ (Frequently Asked Questions) correlata Ton.

Le risposte alle domande nom sono complete, bensi’ solo una risposta breve con le migliori opzioni secondo il parere del redattore.

Dove compro Toncoin (TON)?
TON è acquistabile su molti exchange, quelli consigliati sono OKX e FTX, tra i più affermati tra quelli disponibili, poi c’è anche CoinEx, bit.com e così via.

Dove posso mettere in staking Toncoin?
La miglior opzione al momento è biswap, ma si dovra’ convertire tramite bridge da TON a wTON, cioè wrapped TON su rete BSC, nel caso di Biswap.

Posso comprare con PostePay?
Ovvio, la PostePay, è una semplice carta prepagata con IBAN.

Ma non riesco a comprare su FTX o OKX con PostePay!
La soluzione è registrarsi a un qualsiasi altro exchange che permette di farlo, Coinbase, Gemini, Binance, ce ne sono tantissimi a disposizione. Poi comprare USDT, e fare il ritiro di USDT all’indirizzo di OKX o FTX, semplicemente. Nel mondo delle criptovalute si deve imparare a fare questi procedimenti, è d’obbligo. E’ opportuno adottare un pensiero laterale.

Qual è il miglior wallet?
Con l’avvento dei pagamenti in-Telegram @Wallet , anche se ha alcune limitazioni, quindi lo si affianca con l’estensione di Chrome.

Oggi parlare del primo mondo virtuale ispirato al metaverso e’ richiesto per addentrarsi nel macrocosmo Bitcoin.

Dunque TON Earth è letteralmente un mondo virtuale nel quale comprare, vendere, affittare, viaggiare, collezionare e incontrare altre persone!

Si puo’ addirittura decorare le stanze, avere delle auto, yatch, barche, dirigibili; con i quali è possibile viaggiare per le regioni del mondo e visitare gli altri possessori di terre e edifici.

Con le stanze, si possono flexare i propri NFT della blockchain TON, una sorta di museo virtuale dove mostrare la propria collezione. Inoltre si puo’ vendere il tutto in un mercato privato.

Ovviamente è ancora in fieri, ed il sito che lo rimanda e’: https://tonearth.com.

È molto probabile che sarà possibile pagare l’abbonamento a Telegram Premium tramite TON.

Ormai ci sono molti indizi che TON sarà sempre più integrato in Telegram, prima il @wallet nel menù degli allegati, poi i web bot per pagare con TON in Telegram, insomma si è capito che l’obiettivo è integrare il più possibile TON all’interno di Telegram.

Come ben si sa, a breve sarà possibile abbonarsi a Telegram Premium, e servirà solo ad avere delle funzionalità in più, mentre sara’ possibile usare Telegram tranquillamente anche in modalità non Premium. Probabilmente il Premium riguarderà statistiche aggiuntive per i canali, il caricamento di file molto grandi e così via, funzioni non necessarie a tutti insomma.

Detto questo, è molto probabile che il piano sarà di far pagare il Premium tramite TON, o anche tramite TON, ancora non è sicuro.

Ecco un riepilogo delle statistiche generali e della community di TON.

Supply totale: 5.060.077.438
Circulating supply: 2.389.730.549
Holder totali: 531.278
CoinMarketCap watchlist: 224.756

Per quanto riguarda i followers su Telegram, includendo un po’ tutte le community si e’ superato il numero di 650.000 membri. Un numero enorme, anche considerando la media generale degli iscritti ai canali Telegram. Si punta cosi’ al milioncino quanto prima.

Wallet v1, v2, v3, v4… cosa cambia?!!

Ci sono vari tipi di wallet. In sintesi c’è il wallet custodial con il quale l’utente non ha completo controllo sui propri fondi perché la chiave privata è protetta dal “custode”. Un po’ come con gli exchange oppure, relativamente all’ecosistema TON: @wallet; con i quali ci si affida a dei terzi per custodire le tue private key. Ciò non significa che è meno sicuro, anzi, a volte risulta anche più comodo.

E poi c’è il wallet non-custodial, dove si e’ in completo controllo delle proprie private key, sicuramente più “pericoloso” perché non è difficilissimo perdere le private key; esempi nell’ecosistema TON sono: TON Wallet, Tonkeeper e Tonhub. In questo caso si ha un totale possesso dei fondi.

Nell’ecosistema TON ci sono molti tipi di contratti che sono stati sviluppati dagli piegati di TON per gestire i propri Toncoin, per ora solo 4 versioni di questi sono stati “ufficializzati” per i vari wallet che abbiamo a disposizione.

Wallet v1: il più semplice, permette di creare un wallet.
Wallet v2: qui è stata aggiunta una sequenza di azioni (seqno).
Wallet v3: aggiunta la generazione della public key.
Wallet v4: aggiunte varie funzionalità per degli smart contract più complessi. Questa versione permette ad esempio lo staking e la sottoscrizione a canali sottoforma di abbonamento, quindi permette pagamenti ricorrenti. Quando si effettua l’aggiornamento le 24 parole (seed phrase) rimangono le stesse, il saldo rimane uguale, insomma viene solo aggiornato lo smart contract affinché si possa usufruire delle nuove funzioni.
Wallet v5: non è ancora disponibile ma è in fase di sviluppo. Servirà ad interagire con le dApp e con servizi DeFi (decentralized exchange, etc), e molto probabilmente con gli imminenti servizi di The Open Network come TON Storage, DNS e Payments.

La criptovaluta giace attualmente sotto un massiccio attacco speculativo per cui ha eroso gran parte del proprio valore, ma nell’ambito di cio’ Ton ha retto meglio degli antagonisti. I bitcoin sono offerti dalle principali banche ai clienti piu’ facoltosi, ad onta delle recenti dichiarazioni che alludono allo smantellamento di tale sistema monetario parallelo.




Errore contro Ferrari: il commissario paga ed il Mugello si spezza

Il responsabile della sanzione indiretta alla Ferrari,fino quasi alla fine egemonica nell’ultimo gran Premio di Montecarlo, subisce un defenestramento. Dopo essersi occupato personalmente della riforma della Formula 1 post-Abu Dhabi (sarebbe sua la decisione di sostituire Michael Masi al comando della Direzione di Gara F1 con la coppia formata da Eduardo Freitas e Niels Wittich), dunque il rapporto tra Peter Bayer e la FIA si interrompe improvvisamente. Che non si tratti di una decisione premeditata lo si evince dal fatto che al suo posto la Federazione Internazionale ha nominato un sostituto provvisorio, ossia l’ex braccio destro del team principal Mercedes Toto Wolff Shaila-Ann Rao che, dopo quasi quattro anni, fa dunque ritorno alla FIA: “Peter Bayer sarà sostituito ad interim da Shaila-Ann Rao, appena rientrata in FIA – prosegue infatti la nota pubblicata sui canali ufficiali della FIA –. Shaila-Ann Rao ha precedentemente ricoperto la carica di Direttore Legale della FIA dalla metà del 2016 alla fine del 2018, prima di trascorrere gli ultimi tre anni e mezzo con Mercedes Grand Prix Limited come Consigliere Generale consecutivo e poi Consigliere Speciale del CEO e Team Principal Toto Wolff”.

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Mentre il Mondiale di Formula 1 2022 è appena entrato nel vivo con il caotico GP di Monaco e la lotta per i titoli iridati che sembra sempre più orientata ad un duello tra Red Bull e Ferrari, arriva un improvviso cambiamento ai vertici della FIA che potrebbe in qualche modo influire sul resto del campionato. La Federazione Internazionale ha infatti annunciato l’addio a sorpresa di Peter Bayer, il segretario generale per gli sport motoristici nonché direttore esecutivo della F1 che, dopo l’avvicendamento tra Jean Todt e Mohammed Bin Sulayem alla presidenza, ha gestito il caso “Abu Dhabi 2021” e tutte le polemiche sorte in merito alla controversa decisione presa dall’allora direttore di gara Michael Masi presiedendo la commissione d’inchiesta federale che ha stabilito che negli ultimi giri che hanno deciso la sfida iridata tra Verstappen e Hamilton vi sia stato un “errore umano”. La Ferrari orbata della giustizia sportiva si ritrova cosi’ ad averla in maniera in diretto ma in seguito della elisione di punti e lavoro indefesso per colmarne le lacune con le sue nemesi.

Andrea Dovizioso ha chiuso un altro complicato weekend in MotoGP, lasciando il Mugello al 20° posto con un distacco di 31″ dal vincitore, Pecco Bagnaia. Dalle prove libere non è mai stato in grado di andare forte con questa Yamaha M1 che solo il francese Quartararo può guidare in modo stellare. In qualifica non ha giocato al meglio le sue carte, optando per le gomme da bagnato, mentre gli altri hanno fatto il tempo con le slick. Una scommessa nella speranza di trovare un asso nella manica, o forse qualcosa non va anche dentro l’area tecnica. Risultato: è stato l’ultimo sulla griglia di partenza. In questo modo è impossibile godersi il Gran Premio di casa, a prescindere dal risultato finale.

Il bilancio di Andrea Dovizioso non può che essere deludente, ma di certo non è stato sorpreso da questa situazione. Fin dalle prime uscite con la Yamaha YZR-M1, è stato chiaro che l’adattamento fosse molto difficile. Ma forse non avrebbe mai immaginato che fosse impossibile con questo pacchetto a disposizione.

“Per essere veloce con la Yamaha, devi entrare e fare la velocità sul bordo della gomma perché questo è il modo migliore per Yamaha di impostare il tempo. Ma quando ho provato a farlo, sono stato lento”.

Il suo stile di guida non dà frutti su questa moto, non sono previsti grandi cambiamenti. Il produttore Iwata ha portato alcune carene aerodinamiche ridisegnate, ma nessuna ha ricevuto il via libera da Fabio Quartararo. L’unica soluzione è concentrarsi sulla guida. “Il modo in cui devi guidare la Yamaha per essere competitivo ed esplorare il potenziale è diverso da quello in cui sono bravo”. E quando prova a cambiare stile di guida i risultati sono ancora peggiori: “Ecco perché mi arrabbio sulla moto, per me è dura e non funziona”.

Durante il weekend del Mugello, Razlan Razali ha annunciato il passaggio ad Aprilia dalla prossima stagione di MotoGP. Un accordo 2+2 che non sembra prevedere la presenza di Andrea Dovizioso. “Al momento non vedo perché correre. Voglio dire, non mi piace trovarmi in questa situazione. Dico sempre che se non sarò competitivo non sarò in MotoGP mi ritirero’. Questo il pensiero espresso da Andrea Dovizioso al termine del fine settimana, il quale e’ stato inficiato da un ingente calo di pubblico causato dall’assenza del beniamino italiano Valentino Rossi: personaggio piu’ iconico e carismatico della storia del motociclismo.

Marquez per contro, non riesce ad eguagliare i primati del rimpianto Valentino Rossi, a causa anche del connubio di problemi alla vista ed all’arto superiore che lo vedono essere meno prestazionale dello scorso anno, anche quando i medici dichiarano recuperata al massimo la sua condizione fisica. Ecco la cagione che vede il ritiro momentaneo del campione spagnolo per una nuova operazione di cui innumerevoli persone affermano si tratti di un preludio per la sua definitiva uscita dalla classe regina di corse motociclistiche.




Conduttrice offensiva: scattano rabbia ed azioni

Maurizio Zaccone e’ un fiume in piena in difesa dei diritti e l’onorabilita’ dei propri compaesani La vergognosa frase della conduttrice Sara Pinna aTva Vicenza, balzata agli onori della cronaca nazionale con colpevole ritardo (ma meglio tardi che mai), ha dato comunque la stura a quelle legioni dal pensiero semplice che in fondo non ci trovano nulla di male in quella esternazione, perché “è vero che le regioni del Sud sono mantenute da quelle del Nord”, perché loro “hanno il Pil maggiore, perché “trainano” e via dicendo.Di questo, purtroppo, sono convinti anche tanti meridionali. E’ forse il caso di ricordarci alcune cose. Tra lo sconforto e lo sgomento della dovizia di associazioni e comitati di recente costituzione, che si scagliano contro media e politica nazionale rei di danneggiare e bistrattare il meridione.

Le popolazioni del Sud sarebbero “mantenute” da quelle delle regioni Nord. Solo che questo mantenimento non si riesce a capire in cosa si traduce considerando che la Campania è l’area economicamente più depressa d’Europa. Che tutte le regioni del Sud sono più povere di quelle del Nord. Che al Sud mancano infrastrutture e servizi minimi. Che si è costretti ad emigrare per lavorare, per curarsi e a volte anche per studiare.

I “mantenuti” di solito stanno meglio degli altri, non peggio.

Questo “mantenimento” è giustificato da un concetto: il “residuo fiscale” delle Regioni. Ovvero la differenza tra quanto le regioni pagano di tasse e quanto gli ritorna in termini di servizi. E le tasse “devono rimanere sul territorio” urlano in molti.

Un principio un po’ surreale perché, come spiegò molto bene Francesco Pallante, Professore di Diritto Costituzionale all’Università di Torino: “E’ un discorso privo totalmente di consistenza, dal punto di vista logico ancor prima che giuridico. Le Regioni, i territori, NON pagano le tasse. Sono le persone che pagano le tasse; sulla base del loro reddito. Per esempio, nel Comune di Arcore c’è un contribuente particolarmente facoltoso: ha senso dire che il comune di Arcore mantiene il Comune di Monza perché paga più tasse di altri? Così come non ha senso questo discorso, non ha senso dire che la Lombardia, il Veneto e le altre Regioni mantengono la Sicilia, la Campania e la Calabria. Se io sostituisco questo livello con tanti livelli regionali poi perché non lo faccio a livello provinciale, a livello comunale? ma lo posso fare a livello di quartiere, di via, posso arrivare ai pianerottoli delle case: “Io mantengo il mio vicino perché pago più tasse di lui” – è un discorso sensato questo?”

No, non è sensato. Perché le Regioni NON pagano le tasse.
Le tasse le pagano i cittadini, ovunque residenti. E le pagano allo Stato centrale il quale dovrebbe ripartirle equamente su tutto il territorio nazionale in forma di servizi.
“Dovrebbe” perché, in sostanza, non accade da mai. I territori del Sud italia ricevono costantemente mano di quanto spetterebbe loro in base alla popolazione e agli altri criteri necessari per stilare i fabbisogni. Su questo primo “scandalo” vige da sempre un imbarazzante silenzio. Il fatto che un bambino che nasce al Sud non abbia gli stessi diritti di un bambino nato al Nord non scandalizza nessuno.
Parliamo di diritto ad un asilo nido, ad un’istruzione adeguata, a servizi primari.
Le Regioni ed i Comuni, infatti, erogano i loro servizi prevalentemente con i fondi ricevuti dallo Stato (le tasse locali coprono una minima parte delle spese).
E lo Stato da dove prende i soldi? dalle tasse.
E chi le paga queste tasse? Non le “Regioni”, ma le persone, in base al loro guadagno. Ovvio che se le persone e le aziende più ricche risiedono in una specifica area geografica, da quell’area proverranno maggiori contributi.
Non pagano “più tasse” in quell’area, pagano le stesse tasse di tutto il paese. Le medesime gabelle. Semplicemente chi guadagna di più si troverà, per un banale principio matematico, a versare di più.

Ma anche se per assurdo questo principio rivendicato fosse sensato (e non lo è) domandiamoci alcune cose. Queste regioni che “trainano”, ma che in realtà sono semplicemente più ricche (anche perché le infrastrutture, costruite con i soldi dello STATO, sono state fatte tutte al Nord), dove vendono principalmente i loro beni e servizi? Al Sud Italia, principale bacino commerciale.

Se accendi la televisione e guardi un qualsiasi canale nazionale, contribuisci al Pil di una Regione del Nord, visto che i principali editori televisivi nazionali (Mediaset, Discovery, Sky, La7) hanno sede a Milano.

I principali editori italiani, che controllano quotidiani, riviste, libri ecc. sono tutti da Roma in su, principalmente a Milano. Ha sede a Milano la Mondadori, che ha nel suo gruppo marchi come Rizzoli,Einaudi, Sperling&Kupfer, Fabbri ecc. Ma vendono i loro prodotti in tutta Italia.

Ogni volta che parliamo al telefono, secondo questo principio, stiamo contribuendo al Pil di una Regione del Nord. Windtre e TIM hanno infatti sede legale a Milano, in Lombardia. Vodafone in provincia di Torino, Piemonte.
Per non parlare dei nostri conti correnti bancari, che generano profitti a banche perlopiù settentrionali, visto che il sistema bancario meridionale è stato progressivamente smantellato.

Persino la tanto vituperata immondizia del Sud contribuisce al Pil delle regioni e dei comuni del Nord (come scritto nel dettaglio in “Sputtanapoli” da Zaccone).
Lo smaltimento dei rifiuti, sia quelli “tal quale” che quelli differenziati, è un business che coinvolge solo aziende del Nord, spesso compartecipate dai Comuni stessi
https://www.repubblica.it/economia/affari-e-finanza/2017/05/22/news/i_miliardi_nel_cassonetto_chi_vince_e_chi_perde_nel_grande_business_dei_rifiuti-166161439/?fbclid=IwAR329YUupynQaWAUwckogukMaYfEBfdYdtbLZkjk1AqKEoXEZSI3ZWHhj7Y O vogliamo parlare dei siti archeologici, come Pompei (il più visitato dopo il Colosseo con incassi annui di circa 24 milioni di euro), Ercolano, Cuma e tanti altri. A gestire questi siti (biglietterie online, servizi aggiuntivi, prevendita, ristorazione, ecc.) c’è però COOP CULTURE con sede a Venezia Mestre, tra l’altro con “vecchi bandi scaduti da tempo e mai rinnovati”
https://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2016/02/03/news/la_grande_rapina_ai_musei-131170754/?fbclid=IwAR3eUesTHSbstVDGIRD0gtsLTT_0G4cvfSBJ-kK2PeMxkrsrpm3dAnBLpkw

E la Sanità? Il fatto che lo Stato destini a un cittadino meridionale meno di quanto riceva un cittadino del Nord come lo vogliamo definire? E quando si è costretti a fare la valigia per andare in un ospedale al Nord per curarsi, il cosiddetto “turismo sanitario”, è chiaro a tutti che la Sanità regionale poi presenta il conto a quella di provenienza? Che non c’e’ carita’? L’anno scorso la deputata leghista Silvana Andreina Comaroli provò a infilare un piccolo emendamento nel testo di conversione del cosiddetto “Milleproroghe” molto semplice: e cioè che i soldi per il 2021 per la Sanità fossero ripartiti secondo i ricoveri del 2019 (e non del 2020, come da LEGGE).
E perché? Perché prendere a riferimento i ricoveri di 2 anni prima?
Triste a dirlo, perché con i vari lockdown l’anno prima nessuno si era spostato fuori Regione, e i conti delle Asl lombarde, emiliane e venete erano parecchio in rosso rispetto al passato, per via dei malati curati in meno.
Ma con questo piccolo emendamento si sarebbe risolto il problema e dal Sud sarebbero arrivati circa 700 milioni per malati mai curati. L’emendamento non passò, fortunatamente, ma questa notizia apparve solo su un blog del Fatto. Non la riportò nessuno, ma ci aiuta a capire tante cose.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/02/26/listantanea-il-nord-e-quei-malati-immaginari/6114818/

E principalmente che l’idea di essere migliori per luogo di nascita è una bolla di pensiero confortante ma fasulla. Che conforta nel breve termine ma è illusoria. E che, come già redatto qualche giorno fa, se c’è una parte più ricca di un’altra, con più diritti e servizi, nello stesso paese, non è perché si è più bravi a far funzionare le cose, ma è proprio perché qualcosa non funziona nel paese. Da troppo.




Panda 4×4: modelli usati e marchi in rivalutazione economica

Panda 4×4 è considerata il modello dalle imprese impossibili, quello che tutti vorrebbero avere. La storia di questa automobile inizia ufficialmente nel 1983 quando l’azienda austriaca Steyr-Puch, sviluppa il sistema a quattro ruote motrici.

https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/t-shirt/

La prima versione della Panda 4×4 fu lanciata a giugno del 1983. Ai tempi montava un motore 965 cm³ da 48 CV, ripreso dal motore presente nella Autobianchi A112. Il modello 4×4 era il primo di una piccola vettura a motore trasversale che presentava un sistema 4WD. La trazione integrale della Panda 4×4 prima serie andava selezionata manualmente e aveva una prima ridotta. La marcia in condizioni normali avveniva con la seconda fino alla quinta come tutte le auto Panda più comuni.

La Steyr-Puch produceva il sistema di trazione integrale per intero quindi compresa frizione, scatola del cambio, albero motore a tre parti, assale posteriore con differenziale incluso e freni. Il tutto veniva assemblato sulla scocca presso lo stabilimento siciliano di Termini Imerese. L’auto pesava 740 kg e aveva una velocità massima di 135 km/h.

Panda 4×4 modello disponibile soltanto in 5000 esemplari inauguro’ una scia vincente che oggi contraddistingue numerosi modelli del gruppo Fca confluito in Stellantis. Nel settembre 1985 arrivò una versione speciale, La Nuova Panda 4×4, disponibile in soltanto 5.000 esemplari, con la stessa meccanica di prima quindi con motore anteriore trasversale a 4 cilindri in linea di 965 cm³ denominato A112B1.054, aste e bilancieri, erogante 48 CV DIN a 5.600 giri/min. L’unica cosa che cambiava era l’estetica. Pochi anni dopo la Fiat lanciò nel commercio in edizione limitata la Panda 4×4 Sisley con i sedili in finta pelle beige e alcantara, pannelli beige, il quadro degli strumenti dedicato, la moquette beige, inclinometro e cielo in vellutino.

Oggi Panda guida Fiat nell’egemonia commerciale in Italia, con fette di mercato crescenti in Europa, infine il valore e le richieste per le Panda originarie integrali, figurano in ascesa sesquipedale. La Fiat ha sostituito il modello originario della Panda solo nel 2004, aggiudicandosi il premio europeo “Auto dell’anno” e reinnestandosi ai vertici del gradimento italiano. La Panda e’ presente attualmente nel pingue mercato brasiliano con ottimi riscontri e l’apposizione “Uno”, e nel ritorno in fabbrica del 2004 l’equipaggiamento interno della celeberrima auto multiservizio, esibiva navigatore e tv fino al cambio automatico assente nelle precedenti edizioni, ed il climatizzatore automatico. Poi la versione corroborata modalita’ Audi All Road ha consacrato Panda al segmento delle auto piccole Fiat il cui prezzo non era piu’ estremamente appetibile ne’ la peculiarita’ era piu’ spartana come un tempo; tuttavia nelle gare di scalabilita’ sui ghiacciai, Panda ha sconfitto le ben piu’ esose e prestigiose nemesi tedesche che dominano il mercato del lusso. Ed oggi si verifica un aumento di prezzo per Panda antiche e nuove ma fuori produzione, nella variante integrale, davvero imprevisto. Tra l’altro si rivedono nelle strade antiquate Fiat Uno e modelli vetusti di Alfa Romeo e Lancia, a coronare il risultato pregevole che sta svolgendo l’amministrazione Fiat, in un ritorno in auge nei gusti e nella moda, delle principali case automobilistiche italiane fino a qualche lustro fa in declino.

Alfa Romeo con il suv Tonale ha eliso progressivamente le critiche e le diffamazioni, in procinto di essere capillarmente distribuita nelle concessionarie: precisamente la prossima settimana. Cosi’ la campagna mediatica e dei social attuata da Fca con Stellantis, sta ottenendo fidelizzazioni maggiori e nuovi proseliti per l’intera fascia di modelli, corroborando ad ogni modo la Jeep e la Dodge che seguono questo abbrivio anche in Italia. In questo contesto ringraziano i privati ed i concessionari dell’usato, i quali rispettivamente godono di una maggiore domanda e di una valorizzazione economica delle proprie vetture.

Ikea in consorzio con Renault si appresta a lanciare una piccola auto elettrica da assemblare autonomamente, ma la Fiat giova di un modello antecedente non producibile in autonomia ma personalizzabile in ogni componente. La domanda europea per 500 elettrica, infine, supera le omologhe di fattura francese del medesimo gruppo. Ad ogni modo nelle realta’ urbane si assiste ad una diffusione di auto datate specialmente delle principali industrie, con rincari nei prezzi finali che fino a due anni addietro stazionavano in discesa irrefrenabile.