Camorra terzo socio

Giunge da un giornalista napoletano che reclama l’anonimato, G.F., un connubio tra grido d’allarme ed ottimistica assuefazione ai nuovi piani della camorra improntati sullo sviluppo economico, la sicurezza cittadina teleologica a massimizzare la dovizia di turisti che assaltano l’ex capitale del sud, e la liquidita’ societaria. Vi e’ a tal proposito il quartiere di Fuorigrotta, in cui e’ situato lo stadio Maradona, retto dal boss Cavalcanti e non di lusso ne’ di bassa lega, che non ha mai o quasi mai ospitato situazioni di rapina, risse, scippi e disordini urbani. Cavalcanti e’ un camorrista con un’istruzione classicheggiante che ha introdotto un metodo quasi utile alla cittadinanza, adottato in seguito dalle altre frange malavitose che si spartiscono il capoluogo campano: ossia “Il terzo socio”. In pratica il capitale camorristico suffraga le molteplici attivita’ minute o grandi che si attivano in questa congiuntura, tra Napoli e provincia, in cambio di un terzo del fatturato mensile sottoforma di racket, con come contropartitavuna sorta di servizio teso ad allontanare la concorrenza, la delinquenza, i controlli pubblici ed a garantire prestiti agevolati nei periodi di stallo economico. Cosi’ tra Scampia ed il centro la Camorra sta dando adito ad una pletora di attivita’, specialmente in ambito della ristorazione, plasmando il racket sui reali introiti dell’imprenditore, senza pretendere la quota fissa di denaro proveniente da periodi lucrosi, garantendo continuita’ d’impresa, salari e agevolazioni burocratiche. Il Cavalcanti e seguaci, sull’abbrivio di questo camorrista con un debole per la musica e la pittura derivante dalla propria frequentazione del liceo artistico, hanno introdotto ed oggi ampliato, la politica del terzo incomodo che si tramuta in terzo azionista, ma che a differenza del proprietario fautore dell’attivita’, dello stato che per mezzo del fisco diventa coproprietario dell’azienda fornendo poco o nulla in cambio. Ebbene la Camorra contemporanea come terzo socio di un’attivita’ si dichiara fornitrice di servizi utili, effettivi, concreti che non agevola invecevl’erario medesimo cui spetterebbe farlo. Ed in tempi di stagnazione, pandemia, la camorra sta allascando le richieste di racket dando la possibilita’ di pagare cio’ che si ha, procrastinando altri prelievi economici in tempi piu’ proficui per l’attivita’, ed elargendo prestiti piu’ favorevoli e celeri delle banche, con tuttavia l’obbligo di penetrazione nel capitale aziendale e l’azionariato medesimo. Da Napoli e dintorni non sono amareggiati per questo peculiare ausilio della malavita organizzata, che tende a non inficiare il territorio gia’ martorizzato dalla penuria di banche pubbliche e private locali, che ne fanno un’unicita’, con il corollario del resto del meridione, in Italia ed Europa.

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Nei giorni scorsi a Napoli si sono verificati episodi di somma violenza giovanile ed hanno ripreso alcune rapine tuttavia si vedono incoraggianti segnali di rilancio delle imprese famigliari sopratutto nel settore gastronomico, mentre in relazione al racket, ne sono esenti solo le realta’ industriali piu’ consolidate come Pharma Morra, egemone nel mercato della logistica farmaceutica per l’Italia, con numerose filiali in giro sulla penisola, che in seguito all’incendio reiterato al proprio cuore direzionale in provincia di Napoli, ha optato per il trasferimento di gran parte dell’azienda, nelle regioni settentrionali. Ad ogni modo la sicurezza nelle strade di Napoli, si conferma elemento costante e mirabile, con i centri storici mantenuti in uno stato di nitore mai visto prima e, le arterie stradali un tempo esiziali per assalti criminali, risultano oggi luoghi ingentiliti e folkloristici oberati di attivita’ legate all’accoglienza di ogni sorta.

Il gruppo Marriot, molto apprezzato nell’ambito degli alberghi extralusso, ha inglobato Napoli assieme a Firenze, accostandole a Milano e Roma in cui gia’ risiede, come sedi per l’edificazione di nuove strutture di livello verticistico per l’attivita’ di ricezione. Napoli implementa cosi’, il proprio prestigio confermandosi la realta’ turistica maggiormente in ascesa nell’ambito italiano, ad onta della presenza stazionaria ed ormai discreta, della camorra che tuttavia continua ad investire nel nord Italia e nelle maggiori piazze finanziarie dell’Europa. Nella Campania invece, la camorra e’ stata indicata investire attualmente nella creazione di nuovi e sempre piu’ numerosi, saloni di auto seminuove o usate di alto calibro. Mentre in realta’ urbane ristrette come quelle di Benevento, Avellino e zone limitrofe, non riscontrano presenza camorristica e quella di fenomeni illegali di tal guisa, risulta impercettibile seppur presente in isolati casi.




Nuovo piano Alfa Romeo

Questo Alfa Romeo E-SUV, il cui nome al momento rimane sconosciuto, sarà la grande novità del 2027 con la quale lo storico marchio milanese proverà a dare serio filo da torcere a modelli del calibro di Bmw X5. Sempre in quell’anno dovrebbe arrivare la nuova GTV, che tornerà nelle vesti di berlina elettrica in stile coupé ad alte prestazioni. Le dimensioni dovrebbero essere maggiori rispetto a quelle dell’attuale Giulia di cui prenderà il posto.

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Sempre nei prossimi anni, ma sicuramente non prima di 5, sono attese anche alcune auto sportive in edizione limitata. Tra queste si parla della nuova Duetto, della 33 Stradale e forse anche della 8C, che potrebbe tornare nelle vesti di gemella della Maserati MC20.

Per queste auto, che arriveranno solo se nel frattempo le cose per Alfa Romeo saranno radicalmente migliorate, è possibile ipotizzare la presenza anche di versioni con motore a combustione. Del resto, si tratta di auto che saranno prodotte solo in poche centinaia di unità e dunque per loro le norme sulle emissioni non conteranno. Alfa Giulia invece dovrebbe essere sostituita nel 2025, prima Alfa della gestione Fiat a reincarnare e superare in guisa aggiornata, il vero spirito sportivo e motoristico, del marchio nato a Milano da ingegnere napoletano-Nicola Romeo-. Alfa Giulia risulta la prima Alfa, ultimo lascito di Marchionne, ad esibire quel fragore identitario del motore della casa diamante del gruppo Fca, con prestazioni superiori alle antagoniste tedesche dal punto di vista dell’accelerazione e velocita’ di punta, in molti casi. Per la Stelvio in una versione successiva invece, bisognera’ attendere il 2026. Intanto sono giunte le prime consegne del suv medio Tonale, prodotto a Pomigliano in seguito a tre anni dalla propria vincente presentazione di Ginevra, con l’arrivo nei concessionari previsto la prossima settimana. I proseliti di Tonale, in Italia ed all’estero, entusiasmano i capi aziendali che le dotano motorizzazioni ibride e classiche da 1,5 litri a salire. Il tutto con un prezzo finanziato per la gamma Tonale di alto profilo, che si aggira poco sotto i settecento euro senza anticipo.

Il prossimo anno spuntera’ sul mercato il suv compatto Brennero, prodotto in Polonia su piattaforma francese e prima vettura del Biscione dotata anche di propulsione totalmente elettrica. Giulia per proprio conto invece, sara’ plasmata sulle tendenze attuali del mercato, nella ventura versione, che reclamano berline rialzate a mo’ di Audi All road. In relazione alla berlina Giulia che ha contribuito in maniera trainante alla diffusione della Alfa Romeo in Italia, pare che non si prospetti una reintroduzione. Analogo discorso per la piccola Mito a causa, probabilmente, dei margini di guadagno inferiori che dotano queste auto dal prezzo calmierato rispetto alle loro nemesi tedesche.

Ad ogni modo pare consolidato il proposito di Stellantis, di rendere Alfa Romeo il proprio marchio automobilistico di punta nel settore premium, anche a causa dei non alti riscontri commerciali toccati alle grandi ammiraglie Citroen e Peugeot in giro per il mondo. Per concludere Ferrari e Maserati non afferirebbero alla multinazionale Stellantis, che cosi’ rappresenta la scelta piu’ acuta per l’affermazione costante e definitiva, dal punto di vista planetario, della prestigiosa Alfa Romeo.




Legge 50 dl 773: l’Italia autorizza la censura

Da piu’ parti si disquisisce in merito all’esigenza di porre Internet sotto controllo a causa delle ondate di disinformazione e mistificazione che ne derivano. Recentemente ad un convegno statunitense Barack Obama ha alluso alla necessita’ di filtrare il web dalle Fake News in quanto appare vincente, nell’agone tra giornalismo tradizionale e quello svincolato da editori di ogni sorta, la fazione tesa ad influenzare l’opinione pubblica verso certi indirizzi politici e scientifici antitetici la narrazione tradizionale. Da qui e’ emerso, qualche tempo fa, il pianto del presidente americano antecedente Trump, nel mentovare gli eventi tra Iraq, Iran, Siria ed Afghanistan, che hanno visto morire civili e sopratutto bambini innocenti, crivellati da proiettili e bombe azionate dai droni.

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L’Unione europea si ripromette di finanziare in modo maggiormente cospicuo, il giornalismo on line che non sia teso a distorcere quella che viene definita la “verita’ apodittica”, inconfutabile di cui si ammantano i principali media del globo. Binariamente si registrano immani sovvenzioni alle principali testate anglosassoni, da parte delle fondazioni inerenti Bill Gates e Soros. Sul web e’ gia’ presente un’opera immane di pubblicazioni, collegamenti, immagini e notizie piu’ aderenti alla linea politica in auge, che affossano letteralmente, altre fonti e notizie atipiche o disallineate, per cui e’ necessario ricercare con piu’ zelo e tempo, notizie e visioni alternative dal punto di vista economico, politico, sociale, religioso, professionale. Il che e’ enfatizzato dall’opera di algoritmi che sono manovrati dalle pubblicita’ ormai impossibili da eludere, in fase di navigazione su Internet. Al di la’ dei cookies che apparentemente sembrano essere stati regolarizzati dalla Commissione Europea, Internet risulta oberato da messaggi conformisti e pubblicita’ e si sta discutendo sulla modalita’ con cui controllarlo e censurarlo all’occasione.

L’anonimato on line di fatto risulta impossibile ed affidarsi a piattaforme di pubblicazione e server forestieri, oltre a comportare un costo di diverse centinaia di euro annui, non elude la tracciabilita’. Inoltre gli algoritmi social non indicizzano notizie e dati ricercati bensi’ solo quelli definiti ortodossi da agenzie di controllo statali, e sopratutto non indicizzano contenuti lodati e ricercati su altri social, o motori di ricerca oppure server e provider distaccati dal proprio universo di utenti e sponsor. Quest’ultimo dato e’ stato slatentizzato e denunciato da Rumble, a cui e’ stato affibbiato l’epiteto di social complottista che la piattaforma canadese aborrisce in tutti i modi, operando alla stregua di Telegram ma rimarcando il proprio boicottaggio, dal punto di vista dell’indicizzazione, da Google, Youtube, Facebook, Explorer, Safari.

In Italia e’ stato depositato, su impulso europeo, il disegno di legge 773 la cui legge 50 si ripromette, al momento dell’attuazione, la licenza di multe fino a 250000€ per gli editori di notizie false o disallineate, la confisca dell’apparato di comunicazione, e magari l’incarcerazione per tale fattispecie di produttori di contenuti, i quali figurano in crescita costante dal punto di vista numerico, dentro e fuori la rete. Infatti anche i teatri, ormai affittati per ospitare veri e propri spettacoli di informazione per i giornalisti dissenzienti, vedono il tutto esaurito, viceversa i media tradizionali riscontrano una perniciosa battuta di arresto, dal punto di vista del pubblico. Esente da questa tendenza, unico giornale in Italia, si impone “La Verita'” di Belpietro. Sul versante televisivo invece, si corrobora negli ascolti Canale Italia guidato da un consorzio industriale veneto, mente nel settore radiofonico l’incremento di utenti viene registrato da Radio Radio. Stabile nel gradimento del pubblico invece, appare La sette, appartenente all’ambito delle televisioni tradizionale che da anni si cristallizza in un tipo di giornalismo di inchiesta ed analisi approfondita.




Niente treni al sud: scelta ostacolata

NIENTE TRENI AL SUD, UNA SCELTA IDEOLOGICA NON ECONOMICA.

Lino Patruno, a proposito della annosa questione, tra l’altro spinosa, di mancanza di collegamenti ferroviari celeri ed efficaci da Napoli in giu’, si esprime in questi termini:” Vedete, questa questione dei binari al Sud sarebbe ridicola se non fosse tragica. A cominciare da un vecchio amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, col quale si aveva un dibattito del genere seguente. Perché non mette anche al Sud treni veloci come nel resto del Paese? Perché non ci sono passeggeri. Ma se non mette i treni, come può avere passeggeri? Così il Sud non ha avuto a lungo né treni né passeggeri.

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Ma chi mastica un po’ di economia sa che è il servizio a creare il mercato, non viceversa. E che se vuoi far sviluppare un territorio la parola è una sola: treno. Così l’America dei pionieri è diventata America. Così fece da noi lo Stato unitario, dimenticando però il Sud come se già da allora fosse un’altra Italia. Anzi quando si è fatta l’Autostrada del Sole per ricucire il Paese spaccato dalla guerra, la ricucitura è arrivata fino a Napoli, punto. ‘O sole mio, trascurando il resto del sole.

Quindi l’Italia attuale è un’Italia recidiva, così, per coerenza. Di recente confermato, del resto, dalla sottosegretaria Bellanova: investire 45 miliardi per risparmiare 20 minuti fra Lecce e Bologna «rischia di essere uno sperpero di risorse». E magari non lo è per far andare in un’ora da Genova a Milano, come stanno facendo ora. Come se solo per il Sud la possibilità dei cittadini di muoversi potesse essere decisa da un amministratore delegato, non fosse un diritto sancito dalla Costituzione. Un diritto pubblico essenziale come, ad esempio, la sanità e la scuola. Doveva essere lo Stato a imporsi, non i conti di un’azienda che, fra l’altro, era e resta statale, altro che chiacchiere. Ma allora perché i governi non l’hanno fatto?

Sembra la domanda tipicamente retorica che inficia l’Italia: La “diversamente Italia” non poteva essere trattata come il resto d’Italia, nel caso il resto d’Italia se la fosse presa. Puntare sempre su una, e l’altra avrebbe avuto un po’ di molliche per starsi zitta. Mai sia treni come altrove, si fosse messo in testa il Sud di diventare una forza a sé. Si fosse messo in testa di agevolare i suoi viaggiatori, imprenditori, studenti, turisti. Si fosse messo in testa il Sud di non dipendere più dall’altra Italia. Nord ricco in proporzione diretta al Sud meno ricco. Come se dare a uno significasse sempre sottrarre all’altro, non addizionare per tutti. «No treni» come scelta ideologica spacciata per scelta economica. Per restare in tema, la solita locomotiva del Nord che avrebbe tirato i vagoni del Sud.

Ma ora, udite udite, c’è «Verso Sud». Scrive un collega: ma scusa, le cose che ora hanno detto a Sorrento, non le dici tu (con pochi altri) da sempre? Sud essenziale per far crescere l’intero Paese? Ma ora serve il Sud alla canna del gas, come ha scritto il sulfureo Marcello Veneziani. Serve perché l’energia che mancherà potrà arrivare solo dal Sud, fra pale eoliche sul posto e tubi che lo buchereranno per far arrivare il gas da ogni dove. Quanto ai treni, la «Gazzetta» in questi giorni ha già fatto capire l’aria: Bari-Napoli diretta nel 2027, se va tutto bene; Taranto-Potenza-Battipaglia allo stato di fattibilità; raddoppio Termoli-Lesina appena cominciato dopo anni di stop.
Ma nulla che non sia roba da anni ‘70.

Nulla che riguardi il Pnrr, anche se lo si spaccia. Nulla che faccia dire: si è capita la rendita di posizione del Sud nel Mediterraneo, mettiamola a frutto per il Sud e per l’intero Paese. Nulla che faccia pensare a una visione per il Sud: cosa diventare da grande, non come ci serve ora. Ma non giudichiamo troppo in fretta questo ennesimo «rilancio del Sud», mai nessuno tanto rilanciato da andare solo a sbattere. Non dimenticando mai la «trappola del sottosviluppo».

È il moltiplicatore per cui, se un ragazzo del Sud è costretto ad andare a studiare fuori (perché le università del Sud sono sottofinanziate rispetto alle altre, incredibile), non solo toglie al Sud ma aggiunge al Nord: scappato per un divario che egli contribuisce ad aumentare scappando. E così un malato che va a curarsi fuori (perché anche gli ospedali sono sottofinanziati): più vanno, di meno posti letto avrebbe bisogno il Sud, che così vengono eliminati costringendo altri malati ad andare fuori. Sembra una barzelletta. Un meccanismo automatico che si interrompe cambiando le regole. Cominciando a dare treni, e ospedali, e università che blocchino il meccanismo. Quello che fa mancare al Sud tre milioni di posti di lavoro e il 50 per cento del reddito che ha il Centro Nord.
Questo Sud che vuole essere assistito, ammesso che così fosse. Quando invece, come visto, assiste il Nord. La Gazzetta del Mezzogiorno diventa caustica con tale editoriale e si aggroppa le problematiche di un sud gia’ mezzo orbato dal reddito di cittadinanza che Renzi si appresta di abolire. Mentre i lavori per l’edificazione di asili nido a Catania, Palermo, Napoli, e poi un possibile, avveniristica versione mediterranea di tunnel della Manica che colleghi Libia e Lampedusa. Ma cio’ sarebbe posteriore al completamento del Ponte sullo Stretto che troncherebbe l’isolamento della Sicilia, piccolo stato piu’ che mera regione.




Problema aereoporti: Basilicata abbattuta, parola di Francis Ford Coppola

SENZA AEROPORTO LA BASILICATA NON DECOLLA.
Massimo Brancati in relazione alla situazione che limita la Basilicata, recente icona per la cultura europea con Matera adottata come capitale per un anno, si esprime cosi’:”Chissà, magari ha intenzione di scrivere un film sul mito di Icaro. «Volare», racconta chi lo ha incontrato nelle sue incursioni lucane, è il verbo italiano che ha imparato da subito a pronunciare. Sarà anche per «quel blu dipinto di blu» che riecheggia ancora oggi in America come nel resto del mondo, ma Francis Ford Coppola, premio Oscar originario di Bernalda (Matera), ha proprio il «pallino» del volo. Soprattutto quando parla della «sua» Basilicata, così bella, affascinante, misteriosa e difficile da raggiungere.

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Lo sa bene. Lui che per tornare nel paese di nonno Agostino fa scalo con il suo jet privato a Grottaglie per poi inerpicarsi sulle strade tormentate e tortuose della terra di Sinisgalli e Scotellaro fino a raggiungere il Resort di famiglia aperto a Palazzo Margherita, antica dimora di Bernalda, suo «buen retiro» a cinque stelle. Il regista de «Il Padrino» ha colto subito l’occasione per rispolverare la questione della mancanza di un aeroporto in Basilicata, rispondendo alla lettera che il governatore Vito Bardi gli ha inviato annunciandogli l’intenzione di voler allestire nel castello di Bernalda una mostra in occasione dei 50 anni dall’uscita del suo film più famoso, vincitore di tre premi Oscar.

Il presidente lucano lo ritiene «il primo tassello di uno spazio dedicato all’avventura umana e artistica dei Coppola». Un museo, in altre parole, della famiglia che ha dato i natali non solo a Francis ma anche ad Anton, famoso direttore d’orchestra scomparso a marzo 2020 all’età di 102 anni. Il regista si è detto entusiasta dell’idea, ma ha posto l’accento sul completamento dell’aviosuperficie di Pisticci, la pista «Mattei», opera che ritiene prioritaria per garantire un flusso di visitatori al museo che si intende allestire.
Della serie: va bene portare qui, in terra lucana, i cimeli e i ricordi della famiglia, ma chi oggi verrebbe da oltre Oceano per vederli sapendo di doversi sobbarcare un viaggio interminabile? L’aereo accorcia le distanze, semplifica la vita. Ed è un alleato del business, convinzione granitica in Coppola, geniale tanto nella regia quanto negli affari.

Al suo Resort di Bernalda hanno messo piede tanti amici Vip, dalla figlia di Mick Jagger, Jade, a Justin Timberlake, ma il flusso sarebbe certamente maggiore se ci fosse uno scalo aeroportuale dove far atterrare i jet super comfort di attori, registi e artisti da Los Angeles e dintorni.
Coppola non torna a Bernalda da ormai tre anni. Ha sempre sperato che Pisticci potesse essere la soluzione, ma – è proprio il caso di dirlo – l’impianto non è mai decollato. Anzi, oggi è imbrigliato nelle pratiche del consorzio industriale di Matera senza avere un orizzonte ben preciso. Resta nel limbo in attesa dell’eterna promessa di un ampliamento e di un progetto di connessione con l’embrione di pista esistente a Grumento Nova e all’aviosuperficie privata, intitolata a Falcone, di Gaudiano di Lavello.

L’idea – appena sussurrata dalla Regione Basilicata – è quella di creare un triangolo «volante» tra Metapontino, Vulture e Val d’Agri, smarcandosi dall’investimento milionario e infruttuoso che la stessa Regione, negli anni scorsi, ha destinato all’aeroporto di Pontecagnano (Salerno).
Coppola riaccende il dibattito sulla voglia di volare dei lucani. E rinvigorisce il dilemma primordiale: nell’era della globalizzazione si può stare sui mercati e giocarsi la partita per lo sviluppo economico e turistico di un territorio prescindendo dai collegamenti aerei? Le soluzioni che dividono idealmente la Basilicata in due (l’aeroporto di Bari al servizio degli abitanti di Matera e dintorni, quello di Napoli punto di riferimento di Potenza) non possono ritenersi esaustive.

Un aeroporto porta con sé un marchio e «vende» un territorio. Gli aeroporti pugliesi hanno molto sostenuto la crescita della loro realtà regionale, così come quelli campani hanno potenziato, ad esempio, il turismo sulla costiera amalfitana, nel Cilento, spingendosi fin verso Maratea e lambendo qualche altro territorio del Potentino.

Ma in questo discorso resta tagliata fuori l’area a Sud di Matera, con tutto il Metapontino e il litorale jonico, cuore del turismo balneare lucano.

Esclusa dai voli come Bernalda, con buona pace di Coppola, regista e businessman.




Quarto giorno di processo Trump

Processo di Durham – 4° giorno di processo sottoforma di cronaca, rapporto e stenografia. Ieri abbiamo assistito alla testimonianza dell’ex consigliere generale dell’FBI James Baker e del manager della campagna di Hillary Clinton Robby Mook.

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Baker ha testimoniato che Sussman non lo informò che le accuse screditate di Trump-Russia Alfa Bank erano state riportate dal New York Times.

Venerdì ha testimoniato davanti alla giuria anche Robert Mook, responsabile della campagna elettorale di Hillary Clinton nel 2016. Nella sua testimonianza, ha dichiarato che Hillary Clinton ha personalmente acconsentito a un piano per diffondere la menzogna secondo cui Trump avrebbe colluso con la Russia ai media tramite server segreti. Ha anche ammesso di essere stato informato della cospirazione.

Mook ha anche ammesso che la campagna della Clinton si è concentrata sulle relazioni di Trump con la Russia prima dell’estate del 2016.

Tuttavia, ha negato che la campagna della Clinton abbia diretto Sussman a rivolgersi all’FBI, anche se ha ammesso che la Clinton ha approvato le accuse di Trump-Russia da condividere con i media.

Mook ha rivelato che la decisione di divulgare ai media il complotto sulla Russia (sfatato) è stata presa da lui, Sussman, John Podesta e Palmeri e che Hillary Clinton ha approvato la decisione.

Hillary Clinton’s Trump/Russia media strategy revealedSvelata la strategia mediatica Trump/Russia di Hillary Clinton
Sussmann trial day 4 Giorno di prova Sussmann 4

Fonte Techno Fog.

Ieri mattina abbiamo visto la continua testimonianza dell’ex consigliere generale dell’FBI James Baker e del manager della campagna di Hillary Clinton Robby Mook. (Come osservato abbiamo in precedenza , Mook aveva già è stato abbia di essere stato informato sugli “aggiornamenti generali relativi” ai risultati di Fusion GPS, bench negato di sapere chi Fusion GPS.)

A causa di un viaggio del corrispondente americano questa fine settimana, non si puo’ approfondire la testimonianza di ieri, inclusa quella dell’agente della CIA nella sessione pomeridiana, ma ecco i momenti salienti di Baker e Mook.

L’esame Baker, ha continuato.

Baker ha testimoniato che Sussman non gli aveva notificato che le accuse screditate della Trump-Russia Alfa Bank erano state condivise con il New York Times. (Per un aggiornamento, ecco gli estratti della trascrizione della sua testimonianza del giovedì.)

D: [Sussman] ti ha detto qualcosa sul fatto che aveva un cliente quando è andato al New York Times?

A: Immagino che la risposta a questa domanda sia no.

D: E non sa, signore, se erano suoi clienti allo scopo di cercare di far pubblicare questa storia sul New York Times , vero?

R: È giusto. Non lo so, è corretto.

D: Non sai se stava lavorando con la Clinton Campaign per farlo, vero?

R: Non lo faccio.

La testimonianza di Robby Mook.

Anche Robert Mook, responsabile della campagna 2016 di Hillary Clinton, ha testimoniato davanti alla giuria venerdì. Nella sua testimonianza, ha affermato che Hillary Clinton ha approvato personalmente un piano per diffondere la menzogna secondo cui Trump era in collusione con la Russia tramite server segreti ai media. Ha anche potuto essere stato sulla cospirazione informata.

D: Va bene. In connessione con l’attenzione generale su Trump e la Russia, è arrivato il momento in cui hai appreso di potenziali legami tra l’organizzazione Trump, gli affari di Trump e una banca russa chiamata Alfa-bank?

R: L’ho fatto. Sì, ne sono stato informato.

D: Approssimativamente quando ne sei stato informato per la prima volta, se ricordi?

A: Onestamente non riesco a ricordare.

D: Chi ha partecipato al briefing, se ricordi?

R: Io stesso, Marc Elias, Jen Palmieri, Jake Sullivan, John Podesta. Potrebbe essercene stati altri, ma quelli sono quelli ricordo che decisamente di essere lì.

Mook ha anche ammesso che la campagna di Clinton era incentrata sulle relazioni di Trump con la Russia prima dell’estate del 2016.

D: Nell’estate del 2016, il rapporto di Trump con la Russia è stato qualcosa su cui si è concentrata la campagna?

R: Sì. Voglio dire, francamente era qualcosa su cui eravamo concentrati prima di quel momento. Ma assolutamente.

Mook, tuttavia, ha negato che la campagna di Clinton avesse diretto Sussman ad andare all’FBI, nonostante avesse ammesso che Clinton avesse approvato le accuse Trump-Russia da condividere con i media.

D: Sapeva che il signor Sussman è andato all’FBI nel settembre del 2016 per avvisarli su una storia del New York Times su Trump e Alfa-Bank?

R: No.

D: Hai qualche ricordo di qualcuno che ti ha parlato di essere andato all’FBI per conto della campagna sulla domanda Trump/Alfa-Bank?

R: No.

D: Ha ordinato al signor Sussman di andare all’FBI a nome della campagna?

R: Assolutamente no.

D: Hai autorizzato il signor Sussman ad andare all’FBI a nome della campagna?

R: No.

D: Qualcun altro della campagna, a sua conoscenza, ha diretto o autorizzato il signor Sussman ad andare all’FBI per conto della campagna?

R: Per quanto ne così, no.

Mook ha anche affermato che la decisione di spingere la sfatata cospirazione russa ai media è stata presa da lui, Sussman, John Podesta e Palmeri, e che Hillary Clinton era d’accordo con la decisione.

D: E una volta che l’hai appreso [le accuse Trump-Russia], hai iniziato a discutere con la campagna se la campagna deve spingerla affermativamente nei media, giusto?

R: Esatto.

D: E hai avuto quella discussione con il signor Sullivan?

R: Esatto.

D: Con il signor Podestà?

R: Giusto per essere chiari. Questo è ciò che – ricordo quelle persone, corretto.

D: Va bene. Ha avuto una discussione con il signor Sullivan?

R: Sì, ricordo, sì.

D: Se spingerlo nei media, giusto?

R: Esatto.

D: Con la signora Palmieri?

R: Esatto.

D: Con il signor Podestà?

R: Esatto.

D: Ma in ogni caso, la decisione di fornire questo ai media è stata autorizzata dalla campagna, giusto?

R: Abbiamo autorizzato un membro dello staff della campagna a fornirla ai media.

Riguardo a Hillary Clinton, Mook ha detto:

D: Signor Mook, prima della pausa aveva testimoniato che c’era stata una conversazione in cui aveva parlato alla signora Clinton del pianoforte proposto per fornire ai media le accuse dell’Alfa-Bank; è corretto?

R: Esatto.

D: E qual è stata la sua risposta?

A: Tutto quello che ricordo è che lei era d’accordo con la decisione.

Alcune considerazioni finali: mentre questo processo le false dichiarazioni di Sussmann all’FBI, è anche più di questo .

Questo è il consigliere John Durham che racconta al pubblico la storia della macchina di ricerca dell’opposizione Clinton e come la campagna, attraverso i loro avvocati e appaltatori (Fu speciale GPS), ha sviluppato e diffuso bugie ai media per le elezioni. È la storia degli avvocati della Clinton Campaign che usa l’FBI per promuovere quella strategia di inganno.

Con questo in mente, non dimenticare il caso Igor Danchenko. È il caso di Charles Dolan, un amico e sostenitore di Hillary Clinton, che stesse casualmente trasmettendo false informazioni alla fonte secondaria principale di Christopher Steele?

E su quel thread, quali sono le probabilità che un altro alleato di Clinton – Alexander Downer – abbia portato le sue “informazioni” all’FBI? La punta di Downer è stata citata nell’apertura dell’indagine Alfa Bank-Trump, vista di seguito. (Si noti che l’FBI travisa sia il suggerimento di Downer che la presunta dichiarazione di Mifsud a George Papadopolous.)




Bitcoin: ultime innovazioni

Quando invii una transazione Bitcoin al momento, funziona più o meno così: acquisisci un indirizzo dal tuo destinatario, scegli quali output di transazione non spesi (o UTXO, ciò che la gente fantastica chiama “monete”) che vuoi inviare e firmi una transazione con la tua chiave privata che dimostri di aver autorizzato la spesa.
Le transazioni on-chain funzionano più o meno tutte in questo modo, ad eccezione delle transazioni speciali che utilizzano il meccanismo di scripting di Bitcoin. Con queste transazioni, gli utenti possono utilizzare un campo speciale per codificare le istruzioni per ciò che accade alle monete in quella transazione (i timelock sono il classico esempio).

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Bitcoin Improvement Proposal 119 è una proposta di miglioramento per Bitcoin, sostenuta da Jeremy Rubin, che cerca di implementare l’opcode OP_CHECKTEMPLATEVERIFY. Questo nuovo codice operativo consente l’integrazione dei covenants. I covenants sono restrizioni su come i bitcoin possono essere spesi oltre la proprietà delle chiavi. Sono utili per prevenire il furto di fondi in caso di hacking e aiutare a scalare la rete.

Perché BIP-119 è così controverso?

La controversia che circonda BIP-119 ruota principalmente attorno a due preoccupazioni chiave nella comunità Bitcoin. Primo l’effetto negativo che l’introduzione dei covenants potrebbe avere sulla fungibilità di Bitcoin, una delle principali caratteristiche della cripto. In secondo luogo, alcuni all’interno della comunità sentono di essere affrettati a implementare una proposta che potrebbe avere gravi ripercussioni sulla scambiabilità di bitcoin. Tuttavia, ci sono alcuni nella comunità Bitcoin che sono critici nei confronti della proposta e temono che BIP-119 ostacolerà la fungibilità di Bitcoin, una delle caratteristiche principali di Bitcoin, mentre altre preoccupazioni riguardano la velocità con cui viene spinto.

Cosa sono le alleanze?
I patti sono restrizioni su come i bitcoin possono essere spesi oltre la proprietà delle chiavi. Nelle transazioni bitcoin, i covenants si riferiscono principalmente alle restrizioni su dove le monete possono essere trasferite dopo l’acquisizione.

Ad esempio, il portafoglio A pone un patto sui bitcoin che detiene, aggiungendo una whitelist di indirizzi correlati. Il portafoglio A invia bitcoin al portafoglio B. Il portafoglio B può inviare quei bitcoin solo ad altri portafogli nella whitelist.

Perché BIP-119?
OP_CHECKTEMPLATEVERIFY (CTV) proposto da BIP-119 consente l’attuazione di alleanze. Le alleanze sono utili per costruire contratti intelligenti con diversi casi d’uso utili, come prevenire il furto dei fondi in caso di hacking e aiutare a scalare la rete.

Attraverso l’uso di CTV, puoi creare un deposito di portafoglio. Questi possono essere uno strumento utile per aumentare la sicurezza per le soluzioni di conservazione a freddo; sono forniti di percorsi transazionali predefiniti che spostano i tuoi fondi dalla tua cella frigorifera a un portafoglio caldo . In questo modo, se il tuo portafoglio viene violato, rubato o perso, non saranno in grado di rubare i tuoi fondi.

Si e’ sentito parlare di Bitcoin e dell’impatto ambientale negativo che provoca, ma… come avviene, e soprattutto perché? Abbiamo un’alternativa al Bitcoin affinché possiamo utilizzare le criptovalute senza inquinare ulteriormente l’ambiente?

Oggi sospiegare questi concetti in modo comprensibile, anche ai non esperti di tecnologia, e’ opportuno. L’ obiettivo Telegram e’ spiegare concetti complicati riguardo TON e le criptovalute nel modo più semplice possibile, per far avvicinare più persone al vasto mondo delle criptovalute. L’obiettivo principale di TON è l’adozione di massa.

Perché è importante capire la differenza tra il PoW e il PoS? Qual è il vantaggio del PoS rispetto al PoW?

Il dibattito tra PoW vs PoS è un dibattito che va avanti ormai da tanto, il Bitcoin è da anni oggetto di polemiche per il danno ambientale che esso provoca. In questi tempi le persone stanno diventando sempre più coscienti dell’importanza dell’inquinamento climatico e sulle misure da adottare per mitigarlo. È un tema oltremodo importante nel mondo delle criptovalute; va assolutamente discusso e non ignorato. Anche il CEO di Tesla, Elon Musk ne ha tweetato al riguardo, annunciando che Tesla avrebbe smesso di accettare Bitcoin come metodo di pagamento perché il PoW consuma troppa energia ed è dannoso per l’ambiente.

Ma cos’è questo PoW, e cos’è questo PoS, che si presenta come alternativa ecologica al PoW?

Come ben sappiamo tutte le blockchain si basano sul meccanismo di consenso. Un meccanismo con tolleranza ai guasti utilizzato al fine di ottenere una decisione finale di accordo tra le varie parti su un valore di un dato. Quindi avviene la transazione e la transazione viene immessa in un registro, chiamato ledger. In realtà questo ledger è formato da dei blocchi con tutte le transazioni, quindi tutti i saldi dei vari indirizzi e così via. E questi blocchi vengono replicati su tutti i nodi facenti parte della blockchain, da qui la “decentralizzazione”. Un sistema bancario invece è basato sullo stesso concetto ma i dati vengono immagazzinati su un singolo nodo, o meglio, server (tralasciando i backup e così via). Questo server è sotto il controllo della banca, i dati sono in mano a un ente definito.

Quindi il ledger (chiamiamolo database) definisce il processo di tenuta dei registri delle varie criptovalute. In conclusione mantiene le identità anonime dei partecipanti al ledger, il loro rispettivo saldo e un registro di tutte le transazioni genuine eseguite dai partecipanti alla rete.

Quindi non c’è bisogno di affidarci a un ente che controlla tutto, come con le banche, ma ci affidiamo alla decentralizzazione. Quindi se qualcuno cerca di corrompere uno di questi blocchi con transazioni fasulle e cose del genere tutti gli altri nodi dimostreranno che quella transazione o quel gruppo di transazioni sono malevole, grazie al meccanismo di consenso.

Tutto ciò può avvenire principalmente in due modi, con la “Proof of Work”, in italiano “Prova del lavoro”, o la “Proof of Stake”, in italiano “Prova dello staking”.

Con la proof of work la validazione e la conseguente aggiunta di un nuovo blocco avviene tramite dei complicatissimi calcoli matematici algoritmici che hanno a che fare con la risoluzione di un hash, e questo avviene appunto tramite hardware. Una volta fatto ciò, il blocco viene unito ai blocchi precedenti incrementando il ledger, che ricordiamo, è pubblico. Tutti possono vedere le transazioni avvenute e il saldo di ogni indirizzo. Ovviamente non si può sapere a chi appartiene l’indirizzo essendo una semplice serie di caratteri.

Per concludere, andiamo al punto: si utilizza la potenza di calcolo dell’hardware per trovare l’hash, però c’è un’altissima competizione per questo. Perché si chiama “proof of work”? Perché richiede tanto “lavoro” dal punto di vista dell’hardware, consumando una quantità enorme di elettricità e producendo un enorme quantità di calore.

Ma c’è un’alternativa a questo, il Proof of Stake, sistema sul quale è basato l’ecosistema della criptovaluta TON (The Open Network). The Open Network è un progetto di una blockchain con relativa criptovaluta ($TON) avviato e progettato da Pavel Durov (CEO e creatore di Telegram), Nikolai Durov e il team di Telegram.

In TON non ci sono più i miner, ci sono i cosiddetti validatori.

Il Proof of Stake può essere tradotto in italiano anche come “prova di partecipazione”. In questo tipo di blockchain il costo della validazione delle transazioni e dell’incremento del ledger pubblico (aggiunta dei blocchi) si basa principalmente sullo staking.

Cos’è questo staking? È un algoritmo di consenso diverso dal PoW, i partecipanti alla blockchain “bloccano” le monete che possiedono (mettere in stake) per partecipare alla validazione delle transazioni. L’algoritmo assegna in modo casuale il diritto di validare e quindi aggiungere i nuovi dati (il prossimo blocco) alla blockchain. Ovviamente i dati non sono inventati, si basano sulle transazioni avvenute dagli utenti dell’ecosistema.

La possibilità di essere scelti per validare il prossimo blocco e ricevere una ricompensa non dipende più dalla potenza del nostro hardware, ma dipende da quanto asset noi depositiamo, o meglio mettiamo in stake.

Quindi più monete di quel determinato asset possiedi, in questo caso $TON, più sale la probabilità di essere scelto come validatore del prossimo blocco e più è alto l’incentivo ricevuto.

Quindi, mettendoli in staking, i tuoi TON sono utilizzati come collaterale in cambio del diritto di validare i blocchi, ma se ti comporti male e provi a creare transazioni malevole, ciò può essere dimostrato dagli altri staker, cioè la maggior parte di essi, e di conseguenza il tuo collaterale (cioè l’ammontare di monete messo in staking) o parte di esso verrà automaticamente confiscato di comune accordo. Da un certo punto di vista è rischioso, ma nella realtà dei fatti non lo è. È rischioso solo se ti comporti male cercando di validare transazioni fasulle da te create. Finché ti comporti bene e validi solo le transazioni genuine non hai alcun rischio di perdere le tue monete.

L’incentivo è ottenere delle commissioni per ogni blocco che validi, un po’ come i miner con il PoW ma con un meccanismo completamente diverso, rivoluzionario.

Inoltre, un altro vantaggio è che in questo modo la rete, cioè la blockchain, può scalare orizzontalmente, le sue performance aumentano aggiungendo sempre più nodi; invece che verticalmente, cioè aumentando la potenza dell’hardware e aumentando la competizione dal punto di vista dei costi di hardware ed elettricità, meccanismo estremamente dannoso per l’ambiente.

Nel tempo discuteremo anche delle varie argomentazioni contro il PoW e contro il PoS, i vantaggi e gli svantaggi di entrambi.

La rivoluzione della finanza decentralizzata e della blockchain è iniziata con Bitcoin… ma ora appare continuare con TON.




Ultimo processo per Trump

Processo di Durham – 1° giorno di processo
L’FBI ha giudicato false le accuse di Trump-Russia in meno di un giorno
(17.05.2022).

Gli agenti dell’FBI incaricati di analizzare le accuse su Donald Trump e la Russia hanno impiegato meno di un giorno per capire che i dati non supportavano le accuse, come ha testimoniato uno degli agenti in una corte federale il 17 maggio.

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L’agente Scott Hellman faceva parte del team che ha esaminato scritti e dati su chiavette USB consegnate all’avvocato dell’FBI James Baker nel 2016 da Michael Sussman, un avvocato che rappresentava la campagna di Hillary Clinton – rivale di Trump per la presidenza.

Nel primo giorno del processo a carico di Sussman, accusato di aver mentito all’FBI dicendo di non aver portato le informazioni per conto di un cliente, Hellman ha dichiarato alla corte che lui e un altro agente hanno impiegato meno di un giorno per stabilire che le informazioni non supportavano le accuse di un legame segreto tra le aziende di Trump e la Russia Alfa Bank.

“Credo che la persona che ha redatto il [documento chiave] soffra di ritardo mentale”, ha detto Hellman.

Prima dell’archiviazione del caso Sussman, la decisione dell’FBI sulle accuse non era chiara. In uno dei documenti, l’investigatore speciale John Durham ha dichiarato che l’FBI e la CIA hanno concluso che le accuse erano “false e ‘non supportate'”.

Ha anche detto che l’FBI alla fine non ha raggiunto una conclusione sull’accuratezza dei dati o se potessero essere falsificati in tutto o in parte, ma che la CIA ha determinato all’inizio del 2017 che i dati erano “tecnicamente implausibili” e “generati da un utente e non da una macchina/programma”.

Sul banco dei testimoni, Hellman ha dichiarato che quando ha ricevuto le chiavette USB e i documenti, li ha esaminati per determinare se fossero stati violati prima di condurre una revisione tecnica per confrontarli con il resoconto del documento primario.

Ha definito “discutibile” la metodologia utilizzata dagli autori del documento e ha affermato che l’affermazione di un canale di fondo segreto “per noi non ha senso”.

“Perché un candidato alla presidenza dovrebbe mettere il proprio nome su un nome di dominio presumibilmente segreto?”, si è chiesto.

Hellman si è detto frustrato quando ha descritto Baker che si rifiutava di rivelare l’identità della persona che aveva fornito i dati, dicendo solo che provenivano da una “fonte sensibile”. Lo trovava insolito.

Durante il controinterrogatorio, Hellman è stato interrogato da Sean Berkowitz, uno degli avvocati di Sussmann.

Berkowitz è rimasto sorpreso dal fatto che Hellman abbia detto di non sapere dove Baker avesse preso i dati, sottolineando che nelle chat interne dell’FBI un agente ha indicato Sussmann come fonte e altri agenti si sono riferiti al documento primario come “il documento del DNC”. DNC sta per Comitato Nazionale Democratico. Il comitato è stato un altro cliente di Perkins Coie, lo studio legale di Sussmann, nel 2016.

Hellman ha detto che avrebbe chiarito la provenienza della carta se l’avesse saputo. Ha detto di non essere a conoscenza del fatto che altri agenti si riferissero ad esso come a un documento della DNC.

Anche se Hellman alla fine scrisse un memorandum in cui esponeva le sue perplessità sui dati, la Divisione di controspionaggio dell’FBI decise di indagare comunque sulle accuse.

Processo di Durham – 2° giorno di processo

Deborah Fine, che rappresenta il consigliere generale della campagna Clinton, e Laura Seago di Fusion GPS sono state chiamate a testimoniare.

Ha testimoniato anche Marc Elias, avvocato della Perkins Coie/Campagna di Hillary Clinton.

Elias ha ammesso di aver informato la campagna Clinton della ricerca di Fusion GPS.

Il team di difesa di Sussmann sostiene che il giudice Cooper dovrebbe cancellare alcune parti della testimonianza di Marc Elias in quanto “irrilevanti e pregiudizievoli” e vietare qualsiasi ulteriore riferimento alla testimonianza di Elias durante il processo, ma non è tutto.
Chiedono al giudice di consentire alla difesa di rilasciare alla giuria una trascrizione della testimonianza rivista di Elias.

Citazione dalla mozione:
“MOZIONE DELL’IMPUTATO PER L’ANNULLAMENTO DEL PROCESSO, IN ALTERNATIVA, PER L’ANNULLAMENTO DEL PROCESSO”.

L’imputato Michael A. Sussmann, rappresentato da un legale, chiede rispettosamente di eliminare dal processo le parti inapplicabili e pregiudizievoli della testimonianza di Marc Elias, di precludere il riferimento o l’argomentazione su tali parti della testimonianza del signor Elias e di consentire alla difesa di pubblicare una trascrizione della testimonianza rivista per la giuria o, in alternativa, di chiedere l’annullamento del processo.

“In 30 anni che mi occupo di processi, non ho mai sentito nulla di simile”, ha commentato Brian Cates.

Sarebbe come dire:
“Quest’uomo ha reso una falsa testimonianza, ha detto cose che non avrebbe dovuto dire, quindi vogliamo che sia cancellato dal verbale, signor giudice! E poi abbiamo una trascrizione preparata di ciò che il testimone avrebbe dovuto testimoniare che vogliamo presentare alla giuria”.

Il giudice Cooper ha dichiarato alla fine della giornata di non essere “propenso all’annullamento del processo”.

Processo di Durham – 3° giorno di processo

James Baker incrimina l’avvocato della campagna di Clinton Michael Sussmann al processo. John Solomon riassume in modo breve ma accurato i momenti salienti della giornata odierna del processo Sussman:

“Finora il team Sussman ha avuto una giornata difficile. All’inizio della giornata sono andati dal giudice e hanno detto: “Vogliamo sospendere il processo”. Non ci piace quello che ha detto il collega di Michael Sussman, Mark Elias, alla CNN.

Il giudice ha detto:
“Non nella mia aula. Non lo farai qui. Non dobbiamo sospendere un processo. Andremo avanti”.

Poi è arrivato uno dei testimoni chiave per John Durham. È l’ex consigliere generale dell’FBI, James Baker. E ha confermato la grande menzogna, che è la seguente:

“Quando Michael Sussman è venuto da me e ha messo tutto questo sporco su Trump, mi ha detto che non aveva un cliente. Me l’ha detto in un messaggio e me l’ha detto a voce. L’ho poi detto ad altri agenti dell’FBI. Questo, tra l’altro, ha avuto un impatto sul modo in cui abbiamo gestito queste informazioni. Lo abbiamo trattato come una fonte confidenziale. Se fosse stato un avvocato a rappresentare un cliente, molte cose sarebbero state diverse”.

“Una giornata difficile. Non è stata una giornata facile per il team di difesa di Michael Sussman. Un’altra buona giornata con una vittoria per John Durham”. Tra l’acclamazione della platea di Trump e la fronda di parte del partito repubblicano che ne giudica troppo ingombrante la figura, ed anche obsoleta; per cui si sta edificando un meccanismo di bloccaggio relativo il ritorno di Trump.




Hamilton trasgredisce la F1 ed Alonso lo attacca

Ecco quanto dichiarato da Ben Sulayem riguardo una vicenda bislacca:  . “L’ego sta forse giocando un brutto scherzo a Lewis Hamilton, come pilota di Formula 1 è consapevole del suo potere di influenza nello sport e crede di poter vincere questa battaglia contro la FIA. Dipende da Lewis Hamilton se vuole o meno rispettare le disposizioni del regolamento sportivo, in caso di violazione ci sono multe che si applicano, ad esempio, ci sono limiti di velocità per tutti i conducenti su una strada, se qualcuno contravviene ai limiti di velocità si prende una multa, non puoi evitare che il conducente smetta di accelerare e rispetti la norma, ma se continua a farlo, potrebbe perdere la patente di guida. Voglio chiarire che non permetteremo questo a nessuno, per quanto siano nostri amici. Mi piacerebbe che Lewis Hamilton fosse un modello e un ambasciatore che trasmetta un messaggio corretto a tutti i giovani piloti per evitare una tragedia”. Cio’ inerisce il divieto di utilizzare treccine, bigodini, biancheria intima non ignifuga all’interno del Circus. Clamoroso attacco per colui che si ritrova tatuati simboli fortemente massonici sulla propria pelle e sui social e’ sommamente seguito; tra l’altro Hamilton risulta pilota di F1 piu’ vincente della storia, relativamente giovane, icona afro alla stessa stregua di Tiger Woods, King, Micheal Jackson, nonche’ definito dal manager Briatore, unico pilota con le medesime peculiarita’ e velocita, di Senna e Shumacher: elogio condiviso con Alonso.

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“Questa è la natura del nostro sport”, ha dichiarato in un’intervista rilasciata alla BBC -, Fernando Alonso, alludendo ad Hamilton:”A volte hai la macchina migliore, altre volte non hai una vettura così buona e devi lottare per fare progressi. Quest’anno possiamo osservare che il ruolo del pilota è molto importante, ma non cruciale. Lewis sta guidando allo stesso livello degli ultimi otto anni. Stava dominando il nostro sport, dominando ogni record, ha fatto 100 e più pole position. Ora invece quando fa un mega giro, come ha detto in Australia o non ricordo dove, è a un secondo dalla pole”. Cosi’ si e’ espresso il bicampione del mondo quarantenne Alonso, unico pilota ad aver battuto Shumacher all’acme della carriera dal punto di vista delle vittorie, della velocita’ e delle pole position. Oggi Alonso guida la Alpine e non esprime piu’ i risultati mirabili del suo periodo aureo, tuttavia non ha avuto cali prestazionali individuali rispetto al passato.

Una Ferrari perentoria intanto, ha ceduto la vittoria al tedesco Verstappen su Red Bull in seguito ad una egemonia prolungata dalla conquista del primato in classifica, a causa ad un guasto del tubo motore. L’altra Ferrari e’ giunta quarta ma anche la prestazionale Red Bull ha riscontrato, in modo conclusosi fortunosamente, un guasto al Drs. L’emblema di Maranello si corrobora progressivamente nei circuiti della classe regina dell’automobilismo, binariamente alla reintroduzione del marchio Lancia in Europa, il ritorno della leggendaria Delta e la rinascita di Ypsilon, il cui modello attuale verra’ a breve riproposto nel continente per poi avvincendarsi in un biennio con il proprio sostituto.

Mercedes invece ha deciso di puntare solo sul lusso e qualita’ che l’ha sempre contraddistingua, decidendo cosi’ per il non rinnovamento di alcuni propri modelli di fascia media. Renault con Alpine e’ sbarcata sul mercato automobilistico ed in Formula 1 senza riscontri mirabili; Alfa Romeo si sta plasmando sulla propria identita’ originaria e nelle corse  del circo ipersportivo si rivela superiore alle antagoniste neointrodotte come Aston Martin e la mera Alpine, che e’ un corollario di Renault.

In relazione a Senna, invece, e’ stata condivisa una foto che lo ritrae in gala con un giovanissimo ed indaffarato Montezemolo, nel predisporre una trattativa da sfociare nel proprio ingaggio alla Ferrari. Questo episodio e’ stato corredato dal timore espresso da Senna, nel guidare il marchio automobilistico che lo ha portato alla morte: ebbene secondo i ben informati Senna asseriva che ogni volta che portava al limite la sua auto, doveva impegnarsi fortemente nello scongiurare una perdita di traiettoria.




Taranto: genitori in protesta e Sud ripudia Draghi lodando Conte

Da Taranto “Presidente Mattarella, solleciti le bonifiche e tuteli la vita”
(FQ del 17/05/2022)
PRESIDENTE SERGIO MATTARELLA,

A Taranto anche i bambini si ammalano, soffrono e muoiono in percentuali di molto maggiori rispetto al resto dell’Italia. La causa è nota, secondo medici, scienziati, ricercatori: l’inquinamento prodotto da industrie confinanti con zone densamente abitate. In decine di relazioni scientifiche, anche dell’Oms, si mette in rilievo come le bonifiche siano essenziali per scongiurare il protrarsi del danno sanitario alla popolazione, perché tutte le matrici ambientali sono gravemente compromesse, compresi acqua e suolo. Presidente, lo Stato italiano, per mezzo della Corte costituzionale, dieci anni fa pose sullo stesso piano il diritto alla salute e quello alla produzione e occupazione. Lei faceva parte di quel collegio che tuttavia stabilì un preciso limite temporale al bilanciamento dei diritti: trentasei mesi per l’attuazion e delle prescrizioni Aia (Autorizzazione integrata ambientale). In poche parole, il fondamentale diritto dell’individuo –la vita –è calpestato: i 36 mesi sono scaduti nel 2015; siamo nel 2022, e forse solo ad agosto del 2023 le prescrizioni saranno adempiute, ma rimarrà aperto il capitolo bonifiche. Presidente, lei ha emanato di recente il cosiddetto decreto legge Ucraina, il cui articolo 10 sottrae proprio risorse destinate alle bonifiche, già ritenute insufficienti. Nel frattempo, a carico dello Stato italiano sono arrivate, lo scorso 5 maggio, altre quattro condanne da parte della Corte europea per i diritti umani: in tutte le sentenze si pone in evidenza come le mancate bonifiche violino i diritti umani dei residenti. Inoltre, il rapporto del Consiglio per i diritti umani dell’Onu arrivava a dire che “le persone che abitano le zone di sacrificio sono sfruttate, traumatizzate e stigmatizzate. Sono trattate come usa e getta, le loro voci ignorate, la loro presenza esclusa dai processi decisionali e la loro dignità e diritti umani calpestati”. In detto rapporto, come esempio veniva indicato proprio il caso di Taranto. AncheLei, Presidente, ha il dovere di conformarsi alle sentenze della Cedu, alle linee guida Onu-Unhcr e di essere garante della Costituzione. Non consenta che si consumi un ulteriore sacrificio del popolo tarantino, ancora una volta deriso, umiliato, offeso nella dignità. Le rivolgiamo quindi un appello affinché eserciti il potere di cui all’articolo 74 della Costituzione, non promulgando la legge di conversione del dl contenente norme contrastanti anche con le recenti sentenze della Cedu.
ASSOCIAZIONE GENITORI TARANTINI.

Sul solco della Puglia viene sbandierato anche quanto LA STRATEGIA DRAGHI NON BASTA AL SUD PER IL DOPO PANDEMIA e Cronache di Napoli lo urla fragorosamente.

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Raffaele Carotenuto fa una esegesi dal “Piano Sud 2030 Sviluppo e Coesione per l’Italia” di Giuseppe Conte a “Verso Sud” di Mario Draghi. Un’idea di Sud per il 2030 (il primo) un Libro Bianco (il secondo). Un elemento di programmazione di lungo periodo l’uno, un racconto di come potrebbe immaginarsi questa terra l’altro.

Dati, strategie, fondi, innovazioni e prospettive di riforma, che si qualificano come elementi principali, quasi si buttano.

Narrazioni di chi presuntamente sa e conosce il Mezzogiorno, chi butta il cuore oltre l’ostacolo chiedendo di rinunciare alla rassegnazione e al fatalismo, e chi parla di maggiore coesione di intenti tra le istituzioni. E pure l’immancabile grido di dolore di non replicare piu quanto da queste parti è già successo e non ha funzionato. Ognuno si autoassolve, nessuno e colpevole, tutti vogliono cominciare daccapo. Colpe, ritardi, omissioni, ruberie? Niente, non esistono.

È cominciata l’ennesima fiera dei buoni principi, delle soluzioni magnifiche e progressive e della ricostruzione geopolitica, economica e socio-culturale del Sud. Tutti sani propositi, null’altro! Non si e’ avuto modo di leggere in nessuno dei due Piani come si intende agire nei confronti delle “mediazioni politiche” che indugiano a proteggere privilegi, prebende, intermediazioni parassitarie.

Nessuno spiega perché il Sud offre una bassa qualità dei servizi pubblici a fronte di una tassazione locale ai massimi livelli, come si combatte l’insicurezza sociale che scoraggia gli investimenti, in che maniera si intende ristrutturare la spesa pubblica senza danneggiare i cittadini.

A maggior ragione non si analizzano tali “effetti distorsivi”, non una sola parola sulle pretese di dividere l’Italia attraverso l’autonomia differenziata. L’analisi di lungo periodo prospettata nei due documenti “omette” di dire che, nel frattempo, il Sud è più povero, invecchiato e con minori energie umane al suo interno. Innanzitutto, su quali forze si dovrebbe poggiare la capacità trasformativa da mettere in campo per il Mezzogiorno? Ancora, mentre il “Piano Sud 2030″ individuava nettamente il competitor del Mezzogiorno, ovvero il Nord e i dislivelli tra le due parti del paese, “Verso Sud” quasi mai scrive la parola Nord, ripiega il “suo” riorientamento sulla posizione geografica della macro-regione meridionale al centro del Mediterraneo, prospettando tutto sulla centralità strategica della collocazione di quest’area nel perimetro del bacino situato tra Europa, Nord-Africa e Asia occidentale. Insomma, si racconta un Mezzogiorno “presuntamente” in movimento, dove si fa finta di non notare che anche il PNRR legge il nodo infrastrutturale ferroviario, fondamentale per il superamento dei maggiori ritardi, tutto in funzione dell’alta velocità, mai parlando di collegamenti regionali e infra-regionali, delle centinaia di chilometri ancora a binario unico, di un parco macchine tra i più “vecchi” d’Europa. Così come gira lo sguardo altrove rispetto alla elettrificazione delle banchine dei porti, al fine di ridurre l’impatto ambientale nel settore dei trasporti, come uno dei primi elementi per affermare la decarbonizzazione lungo le linee di costa. La mobilità esiste in quanto alta velocità. Punto e basta! Si intravede, purtroppo, una discussione minimalista, oltre alle affermazioni di principio: si nota un gran vuoto di strategia, una sostanziale mancanza di potere contrattuale del Mezzogiorno. Questa fase straordinaria, dopo-Covid, avrebbe preteso ben altra programmazione, altri e diversi attori da coinvolgere, significativi soggetti sociali sedere al tavolo delle decisioni. Ciò che è mancato, e continua a mancare, è uno spazio di osservazione che lasciasse comprendere, analizzare e proporre. Purtroppo, ancora una volta, il tavolo si è diviso in due: i presunti “illuminati” da un lato, tutti i restanti dall’altro.