Rischio Sud per Recovery fund

Sabato e Domenica si e’ svolta la prima assemblea congressuale di M24AET.
Lo scopo era quello di creare un confronto necessario tra gli iscritti, a più di due anni dalla fondazione del movimento, un confronto che ha fatto emergere il pensiero politico, le idee, i progetti e le speranze di chi crede e si batte concretamente per una rappresentanza politica in grado di ridare dignità ad un popolo da sempre dimenticato e sfruttato dai partiti tradizionali per un paese finalmente Equo.

Sono stati eletti i componenti del direttivo provvisorio confermando la presenza del  presidente Pino Aprile, che ha provveduto a nominare 4 vicepresidenti che lo coadiuveranno, insieme agli organi eletti a : Porre in essere le azioni politiche necessarie come la raccolta firme per la legge di iniziativa popolare per l’abrogazione comma 3 articolo 116 della Costituzione.

Delineare le basi organizzative come l’elezione dei delegati provinciali e regionali, per la seconda parte dell’Assemblea, che si terrà a settembre in cui si definirà la linea politica e si eleggeranno i componenti del direttivo definitivo

La prima tappa è conclusa, nuove sfide , nuovi impegni e nuove azioni  avvicinano sempre di più all’obiettivo che il Movimento si è prefissato.

Il  Presidente Pino Aprile ha espresso: “Credo che non ci sia terra, oggi, in Europa, che abbia maggior futuro e miglior fortuna da dispiegare, del nostro Sud.”

Il Riformista del noto imprenditore napoletano Alfredo Romeo, proprietario dell’impresa egemone a livello europeo nel suo settore “Global Service”, ha denunciato Criteri di assegnazione delle risorse poco chiari e soprattutto basati sulla competizione tra i singoli Comuni e non sui reali bisogni degli stessi, “Quota Sud” del 40% in bilico, tanti progetti ma obiettivi strategici non definiti. È il quadro del Pnrr delineato in una nota firmata Svimez.

«In generale rileviamo una carenza di un disegno strategico – afferma Adriano Giannola, presidente dell’associazione Svimez – Ci sono tante cose, tantissimi progetti ma pochi obiettivi identificati come prioritari e capaci di imporre una svolta al sistema». In particolare risulta che, rispetto alla soglia minima del 40%, la fase di attuazione del Piano può avvalersi di un “margine di sicurezza” piuttosto limitato: 1,6 miliardi, appena 320 milioni di euro annui dal 2022 al 2026. È questo, da solo, un dato che qualifica la “quota Sud” come un obiettivo che non sarà facile conseguire, a meno di non introdurre azioni correttive e di accompagnamento “in corsa”. Deve trattarsi di necessari aggiustamenti da apportare alle procedure di attuazione già avviate, con particolare riferimento a due ambiti: gli interventi che vedono come soggetti attuatori gli enti decentrati beneficiari di risorse distribuite su base competitiva dalle Amministrazioni centrali e gli interventi di incentivazione a favore delle imprese. Aggiustamenti urgenti, non solo necessari. Infatti, degli 86 miliardi potenzialmente allocabili al Mezzogiorno, ben 62 finanziano misure per le quali è stato espletato almeno un atto formale che già sta orientando l’allocazione territoriale delle risorse nelle fasi successive dell’attuazione.

Le uniche risorse “certe” sono i 24,8 miliardi che finanziano progetti già identificati e con localizzazione territoriale e costi definiti. Meno di un terzo degli 86 miliardi della “quota Sud”. Queste risorse sono per oltre la metà (14,6 miliardi) di titolarità del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, e in buona parte finanziano “progetti in essere”, ovvero interventi per i quali già esistevano coperture nel bilancio dello Stato poi sostituite da quelle del Pnrr. I rimanenti 61,2 miliardi di euro rappresentano invece risorse “potenziali”, la cui destinazione effettiva alle regioni del Mezzogiorno dovrà realizzarsi in fase di attuazione superando diverse criticità.

«Il più grave è il criterio di assegnazione delle risorse che avviene attraverso bandi competitivi, una tecnica assurda e immotivata – spiega Giannola – Ci sono due o tre aree che dovrebbero essere esenti da questa tecnica e sono: sanità, istruzione e mobilità sostenibile. Quando si fa un bando competitivo ai quali accedono i comuni, per esempio per la nuova edilizia scolastica, bisognerebbe assegnare le risorse in base ai reali bisogni dei territori e non in base a chi è più bravo. Quando si parla di istruzione e salute non ha nessun senso fare una gara tra i comuni. Sono dei bisogni primari costituzionalmente garantiti e per cui è responsabilità del Governo assegnare i fondi in base alle esigenze conclamate di quella comunità. Questa competizione – conclude – credo sia costituzionalmente non corretta. In questo modo si perde tempo e si sprecano risorse, oltre a correre il rischio di ampliare il divario tra Nord e Sud e non di ridurlo».

Timori anche sulle risorse in capo al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, la cui quota destinata al Mezzogiorno si attesta al 37%. «I territori devono utilizzare le strutture competenti per realizzare i progetti, compito che spetta proprio a loro -sottolinea il presidente Svimez– E parlo delle università, dei politecnici, delle associazioni di ricerca. Hanno il compito della cosiddetta terza missione ovvero la cura del territorio. Il Governo dovrebbe delegare a questi enti pubblici la realizzazione dei progetti».

Al di la’ della frettolosita’ di spesa prescritta dall’Europa, dall’assenza di fondi nazionali immediati per ampliamento delle strutture costituzionalmente garantite ed un inizio immediato dei lavori, i lavori del Pnnr hanno molte tare tra cui la perdita in caso di mancata spesa. Ecco che ad esempio si rivelerebbe proficuo approntare piani di installazione di asili nido, aree di intrattenimento sportivo, parcheggi sotterranei in parallelo col manto stradale, ampliamento della tav su citta’ limitrofe le principali, per in prospettiva fruire di un benficio strategico da Pnnr




Draghi accusato dal Financial Times

L’Italia si trova ad aver assunto le sembianze di principale nemico di Mosca ora che dal Financial Times e’ emerso che il presidente del Consiglio Draghi sia stato l’artefice del blocco finanziario europeo nei confronti della Russia. Infatti parrebbe che gli altri primi ministri erano restii ad implementare la sequenza di attacchi a Putin inglobando il congelamento dei beni finanziari e non, dei cittadini russi presso l’Europa. Ed alla luce della dovizia di critiche incrociate che da piu’ parti crivellano l’icona dell’ex vicepresidente di Goldman Sachs, la posizione del Bel Paese verso Putin figura sempre piu’ compromessa, a causa di crediti verso Mosca per cinquanta miliardi che, se non incassati, potrebbero gravemente inficiare le gia’ gravate imprese italiane. Infatti il 15% di imprenditori italiani gia’ hanno visto l’impossibilita’ di far fronte al caro-bollette, con un’impennata della cassa integrazione, uno stallo del mercato che si riflette in tutti i settori. I consumi sono in calo irreversibile e le famiglie stanno attingendo ai propri conto correnti per far fronte alle spese essenziali. Lo stato di indebitamento privato trasecola per i livelli raggiunti nel Bel Paese, ma sulla Russia anche altre nazioni europee giacono nella condizione dell’Italia, con miliardi di crediti che potrebbero divenire inesigibili. Alla fine il quadro che emerge sull’ontologia italiana in relazione ai reiterati divieti, alle cesure degli introiti e della vivibilita’ nel paese, e’ che aziende e privati nella quasi totalita’ sono indebitati e non possono esimersi da ammortare i prestiti per cui l’unico modo di vivere e’ obedire pedissequamente alle prescrizioni della politica, di per se’ subordinata a quelle della grande finanza internazionale. Rizzo, segretario dei Comunisti italiani, definisce Draghi una sorta di Maria Antonietta sempre piu’ lontana dal popolo, a causa della perdita di circa due punti e mezzo di pil rispetto alle previsioni collegate al Pnnr, dovuto alla guerra in Ucraina.

Di Battista da sempre critico con Draghi e l’esecutivo ha tuttavia sferzato la stampa italiana in seguito alle invettive di alcuni russi ed ucraini simpatizzanti con Mosca, che hanno definito il ministro di Maio “bibitaro”. Cio’ sarebbe inconcepibile per uno stato normale, oltre che una fake news avallata dai media mainstream, e scoptica per l’intera categoria degli addetti agli stadi. Rizzo ha esortato l’edificazione di una Amazon pubblica per ovviare al mancato pagamento della multinazionale californiana, di circa 50 miliardi annui per l’erario. E sull’embargo italiano al gas russo l’opinione pubblica e’ spaurita all’ipotesi di ulteriori cesure al potere di acquisto con nuovi incrementi fiscali e di prezzo. Infatti il gas dovrebbe essere acquistato, per l’Italia, dagli americani che lo producono ad un costo economico ed ecologico maggiore rispetto alla Russia, per mezzo dello scisto. Ma slatentizzato il guadagno monstre realizzato da Jp Morgan con titoli e prodotti russi ad onta dell’embargo imposto all’Europa, l’acredine di imprenditori e partite iva si corrobora e cristallizza le ultime asserzioni di Draghi sul bivio pace o climatizzatore da preferire per gli italiani. Frattanto a Napoli si registra nell’ultimo anno, nel rutilante quartiere Vomero, la chiusura di due studi di commercialisti su otto, binariamente agli attacchi alla Russia che configurano il diniego di accettare da Putin il pagamento di alcuni miliardi per un contratto finanziario stipulato antecedentemente la guerra. In tal guisa si sta provocando una bancarotta artificiale per un paese sovrano che e’ energeticamente, finanziariamente ed alimentarmente autosufficiente.

La Russia guadagna un miliardo al giorno per la vendita di gas ma tale somma pare non voglia essere accettata dal connubio di banche americane ed europee che cosi’ stanno fomentando un conflitto crescente con Putin. Ed a tal proposito, con il prezzo di un tozzo di pane che a Napoli e’ salito da 60 centesimi ad un euro e quindici, il rischio nucleare si attiva per l’Europa e peculiarmente per Campania e Sicilia sedi delle principali basi americane su suolo italiano ed europeo. I conto correnti italiani, piu’ pingui d’Europa, in questo contesto permangono sotto la discrezionalita’ degli enti finanziari che di fatto ne posseggono la proprieta’ dal punto di vista della confisca, dell’oscillazione del valore, della legislazione, del prelievo forzoso. Per il commercialista Carrino l’unica ancora di salvezza correlata alla crisi imperante, alle manovre belliche e fiscali, si conferma il Bitcoin. E Draghi e’ stato sottoposto a feroci invettive sull’abbrivio di Napoli, anche a Torino durante la sua ultima visita.




Strage Bologna: condanne fatte e misteri aumentati

Il verdetto sull’attentato del 2 agosto 1980 alla stazione porta un po’ più di luce negli angoli bui di questo nostro Stato. La condanna di tutti e tre gli imputati nel cosiddetto “processo ai mandanti” per la strage di Bologna è un risultato importante della fatica di Sisifo della giustizia. A partire dalla mole di documenti raccolti dall’associazione delle vittime, contribuisce infatti a chiarire e ampliare il quadro mostruoso di connivenze, depistaggi e abusi di potere intorno alla strage di Bologna, oltre a confermare gli esiti dei giudizi precedenti. La strage di Bologna è stato un attentato commesso sabato 2 agosto 1980 alle 10:25 alla stazione ferroviaria di Bologna Centrale, a Bologna, in Italia. Nell’attentato rimasero uccise 85 persone e oltre 200 rimasero ferite.

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Prestanome e cassiere di Gelli, Marco Ceruti, ed il faccendiere Flavio Carboni, risultano al centro di tanti misteri italiani. Il primo indagato per strage, il secondo per false informazioni al pm al fine di sviare le indagini sul procedimento che, mercoledì, ha portato alla condanna di Paolo Bellini (ergastolo, per concorso), Domenico Catracchia (4 anni, falso) e Piergiorgio Segatel (6 anni, depistaggio). Due nomi ‘caldi’ finiti al centro dei quattro anni di accertamenti della Procura generale, oggetto dei 368 faldoni (300 relativi solo al crack Ambrosiano) che hanno portato a svelare i nomi di correi, depistatori e mandanti della carneficina del 2 agosto 1980.

La procura generale del capoluogo emiliano ha emesso l’avviso di chiusura delle indagini sui mandanti della strage alla stazione. Un’inchiesta che riannoda il filo nero che dal Maestro Venerabile della P2 passa dal cuore dello Stato – l’Ufficio affari riservati del ministero dell’Interno – e finisce agli estremisti di destra, passando da agenti dell’intelligence e faccendieri. La preparazione del massacro, stando agli inquirenti, sarebbe iniziata nel febbraio del 1979 “in una località imprecisata”. I finanzieri hanno documentato flussi di denaro per alcuni milioni di dollari partiti sostanzialmente dai vertici della P2 e indirizzati ai Nar.

Aveva 11 anni all’epoca della strage di Bologna. Sonia Zanotti, altoatesina, sopravvisse a quella pagina nera della storia italiana. Ogni anno partecipa alle commemorazioni, ma di questo anniversario, il 40esimo, per lei e’ stato particolarmente toccante. Infatti ha incontrato nel capoluogo emiliano il presidente Mattarella.

Il 2 agosto 1980 viene ricordato ogni anno anche con una staffetta promossa dall'”associazione famigliari vittime della strage”. L’ iniziativa, che vede gruppi di persone partire da tutta Italia e dunque anche dall’Alto Adige per convergere a Bologna il 2 agosto, non ha avuto nel 2020 luogo a causa del Covid.
Ci sono comunque gruppi di atleti che a titolo personale hanno effettuato delle tratte o il percorso originale per dare il loro segno di solidarietà, tra questi gli amici della staffetta del Brennero che sono partiti in bicicletta alla volta di Bolzano. Domenica 2 agosto in tutte le stazioni d’Italia alle 10.25 viene ricordato il momento della’esplosione con un fischio del capostazione e poi un minuto di silenzio. Alla stazione del capoluogo altoatesino il violinista Fera ha suonato fino alle 10:25, momento in cui il fischio del capostazione ha dato inizio ad un minuto di silenzio.

L’Italia delle stragi di innocenti, di infiltrazioni terroristiche ai gangli degli apparati alto-burocratici e di quelli per la sicurezza, rimane ancora un’arcano se si allude ad episodi irrisolti, almeno nell’immaginario collettivo, come la strage di Ustica, l’omicidio Mattei, il ratto di Aldo Moro e solo lo smantellamento giudiziario della Prima Repubblica e l’iterazione di processi a Berlusconi che figura l’ultimo presidente del Consiglio italiano eletto con un plebiscito popolare. A questo punto diventa sempre piu’ interessante focalizzare operazioni di indagini ingenti per inquadrare i veri mandanti finanziari che stazionano alla base di tali atti nefandi. Binariamente a cio’ e’ opportuno anche esaminare la strumentalizzazione e legittimazione della mafia da parte dei vertici assoluti del potere, che palesemente non si trovano a Roma.




La Madonna piange e la chiesa russa si distacca

Il 28 marzo, a casa della veggente Luz de Maria, in Argentina, si e’ verificata l’ultima tra le reiterate lacrimazioni di sangue, della statua della Madonna: sangue scevro di emoglobina, secondo i periti che lo hanno esaminato, per cui non replicabile ne’ falsificabile. Alberto Caccialanza esprime grande sgomento e rammarico per tali arcani segnali per cui ha pensato di intervistare e pubblicarne il contenuto all’interno del proprio canale, ai testimoni di tali prodigi, con una serie ampia di racconti e resoconti. Cosi’ ha dato la parola, il credente fautore di contributi video e notizie inerenti i temi del cattolicesimo, alla veggente Luz de Maria, considerata da orde di fedeli in Sudamerica ed Europa, un tramite presso cui si esprimerebbe la Madonna, la quale si mostra sempre piu’ preoccupata e triste, esortando la comunita’ ad interessarsi attivamente della diatriba ucraina, pregare e mobilitarsi per la pace, infine smettere di occultare il potere e la presenza di Gesu’ Cristo; pregarlo, seguirlo e convertirsi dunque figura l’imperativo categorico delle ultime apparizioni mariane.

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Sulle lacrime sanguigne della statua della Madonna in Argentina, bisogna affermare che episodi analoghi si stanno verificando in varie parti del mondo, in modo altalenante negli anni, con una serie di moniti affidati, cosi’ si dice, ai veggenti del caso. Secondo Luz de Maria,  rammentando  la Vergine Maria, ella avrebbe preconizzato, il 28 marzo in cui sarebbe apparsa, periodi bellici prolungati sull’occidente, seguiti da carestie, violenze, fame, indigenza, pandemie cui il figlio non accetterebbe piu’ l’inazione. Per questo motivo, a detta della veggente, si sta approntando l’ira del figlio di Dio in guisa di ogni tipo di sciagura, morbi, sofferenze, lutti, fame ed instabilita’. A detta della veggente, la Vergine Maria sta pregando indefessamente per scongiurare i flagelli di Gesu’ sulla Terra, ma ad ogni modo la venuta del Signore sarebbe imminente. Per i credenti i messaggi della Madonna avvolgerebbero ogni continente, tra Sudamerica ed Asia, con una dovizia di testimonianze e’ prove definite inconfutabili dagli scienziati: questi ultimi non sanno spiegarsi molteplici fenomeni relativi le apparizioni della Madonna di cui sopra. La veggente argentina summenzionata nella cui casa si e’ verificata l’uscita di lacrime sanguinolente, allude alla preghiera salvifica della Madonna che ha eluso per l’umanita’ delle bibliche sventure. Ancora de Luz riporta la ramificata secolarizzazione di questa societa’ che bestemmia sovente ed irride Cristo, auspicando per mezzo della Vergine, la preghiera, la fede, le buone azioni per tutti, prescritte nella Bibbia.

Il sinodo cattolico bizantino svoltosi nel 2019 in un convento della Repubblica Ceca, risulta aver disconosciuto il papa attuale giudicato eretico da quella congrega limitrofa la Russia, per legittimare l’arcivescovo Carlo Maria Vigano’ come proprio legittimo pontefice. In questa situazione slatentizzata con un processo di ricerca, si e’ profilata una discriminatura tra la chiesa cattolica romana e quella bizantina ben antecedente la questione ucraina. La motivazione dei prelati cattolici orientali rispetto a tale oltraggioso atto, si impernia sulla mistificazione da parte del soglio vaticano contemporaneo, di una pletora di principi e pratiche religiose attinenti la dottrina cattolica tradizionale. Infatti i vescovi esteuropei ed alcuni cardinali che hanno concretizzato tale scissione, esecrano la posizione di papa Francesco troppo prona e tollerante, in relazione alla discrezionalita’ del grande potere ed alla ricerca di proselitismo sganciato dalle prescrizioni vangeliche. Cosi’ il patriarca Elia ha etichettato papa Francesco come apostata, invalidando la propria autorita’ sul patriarcato cattolico ceco con anche lo stigma di ereticita’ apposto all’attuale cardinale di Roma. Tale atto sarebbe visibile sul sito del patriarcato cattolico bizantino. L’arcivescovo Markiano, il vescovo Metodio, il vescovo Samuele, il vescovo Timoteo, il vescovo Basilio sull’egida del patriarca Elia, hanno rilasciato un video pubblico in cui indicano Vigano’ unico vero papa, invalidando ogni atto e legge di papa Francesco. Anche i vescovi Demetrio, Matteo, parte di questo sinodo della chiesa cattolica ortodossa, si scagliano contro il sinodo vaticano dell’Amazzonia motivando tale scelta con l’esigenza di tutelare la dottrina della chiesa cattolica ortodossa e la mera chiesa cattolica, in procinto di essere smantellate e liquidate dalle iniziative di Bergoglio.




Dl24: Speranza colpito da Bagnai

Il Ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale Vittorio Colao ha dichiarato: “Stiamo elaborando una piattaforma per l’erogazione di tutti i benefici sociali, il nome è IDPay, dove avverrà tutto direttamente in digitale.
Ad aprile ci sarà l’avvio della ‘dell’interoperabilita’ ” dove alcune grandi pubbliche amministrazioni come l’Agenzia delle entrate, l’Anagrafe, il Ministero dell’Interno e l’Inps aggancieranno i propri dati.
In questa piattaforma sarà presente anche il fascicolo sanitario di ogni cittadino, “al fine di avere anche sul piano sanitario la possibilità di teleconsulto, telemonitoraggio e gestione da remoto”. In caso di emergenza sanitaria, basterà attivare nella piattaforma nazionale IDPay il fatto che per essere in regola è necessario aver fatto il vaccino per quel determinato virus, ed ogni cittadino che deciderà di non vaccinarsi, in automatico accenderà un “allarme” nei monitor dell’INPS in merito alla non idoneita’ al lavoro e verrà segnalato automaticamente presso l’Agenzia delle Entrate che, agganciandosi all’irregolarità, potrà revocate sussidi o assistenza finché il cittadino non si metterà in regola con il piano vaccinale. La stessa piattaforma, consentirà anche che un cittadino, entrando in un negozio, si registrerà automaticamente e questo, permettera’ all’Agenzia delle Entrate di tracciare non solo le spese di ogni singola persona in maniera esatta ma anche gli incassi reali di ogni commerciante. Tutto questo su una piattaforma in grado di incrociare dati rilevando ogni incongruenza ed ogni irregolarità cittadina o aziendale.
La Sogei, azienda “ingaggiata” per strutturare e l’IDPay (già gestore della piattaforma Green Pass, richiederà il numero del conto corrente di ogni cittadino.”

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Marco Tosatti riporta che il decreto legge 24, stranamente definito dai media nazionali “decreto riaperture” rende definitiva la svolta tecnologica iniziata oltre due anni fa col pretesto dell’emergenza sanitaria. Il Ministero della Salute viene infatti autorizzato dal 1 aprile ad adottare e aggiornare i protocolli e le linee di guida atte allo svolgimento in sicurezza delle attività economiche, produttive e sociali del nostro paese, in vista di future pandemie. In poche parole, il ministro Speranza assume pieni poteri sul nostro futuro e su quello del nostro paese. In questa prospettiva assumono scarso rilievo le timide aperture rispetto all’obbligo di tessera verde, ivi contenute. Peraltro ampiamente compensate da nuove restrizioni ed inasprimenti nelle sanzioni.

Nella fase attuale nelle menti degli italiani si agitano fantasmi sulla possibilita’ di essere stati ingannati, con il leghista Bagnai che in parlamento ha imputato a Speranza malafede e svarioni sesquipedali.

Tanti italiani polemizzano sui social e nei luoghi di incontro fisico, nel rendersi conto che tutta la grancassa pandemica ci ha obnubilato, ci ha chiuso nelle nostre paure, ci ha infilati in un vicolo cieco. Se non fossimo dominati dalla paura di morire, saremmo vaccinati in numero inferiore, e largamente, senza l’acredine permanente verso coloro che non lo sono. Senza libertà lavorativa non siamo avvezzi a scandalizzarci per le più spregevoli violazione dei diritti nostri ed altrui. L’economista Bagnai ha sciorinato la dovizia di dati fuorvianti e mosse pretestuose propedeutici ad altalenanti chiusure commerciali schiaffando al ministro Speranza responsabilita’ ed errori marchiani che stanno causanto una poverta’ irreversibile.

Analizziamo ora brevemente gli effetti del dl 24 sulle nostre vite con una sintesi della situazione sul fronte lavorativo dal 1°aprile.

Per gli esercenti delle professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario, contrariamente a quanto strombazzato sui media, il dl “riaperture” è peggiorativo perché prolunga arbitrariamente il termine dell’obbligo vaccinale a fine anno, nonostante la cessazione dello stato di emergenza, divenuto ormai insostenibile e ingiustificabile. Viene invece eliminata l’obbligatorietà vaccinale per gli esponenti delle forze dell’ordine, che possono rientrare in servizio col green pass base, ossia sottoponendosi a tampone ogni 48 ore.

Il personale scolastico e universitario rimane soggetto all’obbligo del vaccino fino al 15 giugno, ma può riprendere servizio. Nel caso dei docenti, viene fatto obbligo per il dirigente scolastico di evitare loro il contatto con gli alunni.

Di fronte a una simile situazione, il dirigente scolastico può scegliere la via della disapplicazione, oppure mettere il docente in condizione di tenere lezione in modalità di didattica a distanza, fosse pure dalla sala professori in collegamento remoto.

Per gli ultracinquantenni permane l’obbligo vaccinale. Gli inadempienti tuttavia non saranno più estromessi dal lavoro, ma resteranno soggetti alla sanzione di 100 euro.

Fatti salvi i distinguo suddetti, per tutti i lavoratori fino al 30 aprile permane l’obbligo del green pass base per accedere al luogo di lavoro.

Alle recriminazioni di Bagnai Speranza ha mantenuto la propria convinzione che il suo fosse l’unico programma efficace per rintuzzare la pandemia, ostinandosi a fregiare il vaccino alla stregua dell’unico e miglior sistema che ha consentito il ridimensionamento del virus. Bagnai ha enfatizzato lo sviamento del ministro alla propria domanda, rimarcando l’inadeguatezza del Green Pass senza esimersi dal caldeggiare la propria immediata abrogazione.




Leo di Caprio: non ho figli per cause ambientali

Come tutte le altre grandi decisioni della vita, la scelta di non non avere progenie è assolutamente personale. E, proprio come le altre grandi decisioni, anche questa scelta di non avere figli può essere fatta per una miriade di ragioni diverse; apparentemente valide. Che sia perché hanno preferito concentrarsi sulla carriera, o semplicemente perché il concetto di maternità o paternità non faceva per loro, sono otto le auguste celebrita’ dello star system americane che hanno optato per la mancata nascita dei figli motivandone le cause ambientali e del lavoro: Miley Cyrus, Kim Cattrall e Leonardo DiCaprio, Rene’ Zelweger, Oprah Winfrey, Christofer Walken. Ellen de Generes.

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Leonardo di Caprio allude alla questione climatica, ambientale come nocumento futuro per l’umanita’ dal punto di vista della scarsita’ di risorse energetiche bastovoli alla serenita’, di conseguenza cause di conflitti, pericoli, instabilita’ per le generazioni future. A tal proposito il protagonista del celeberrimo film “Titanic” glissa la propria scelta di non procreare sulla deontologia personale, zelante nell’evitare a priori per un minore, lo scenario avveniristico davvero problematico che avviluppera’ il mondo. Anche se sono numerosi le voci che indicano la presunta omosessualita’ del divo del cinema, sull’abbrivio delle recenti confessioni dell’attore Garko che ha costruito una carriera sulla propria sfoggiata eterosessualita’ con tanto di fidanzate ed amanti, ma tutto sfociato nell’ammissione di essere omosessuale. Di Caprio invece ha sostenuto che se stocasticamente gli nascesse un erede non sarebbe per lui un problema.

Miley Cirus cresciuta all’interno delle produzioni Disney ed ultimamente detentrice di un’immagine estremamente provocatoria, sensuale, saffica in certi frangenti e dalla simbologia necrofila ed insanguinata in altri, afferma che la sua decisione di non avere figli si basava su questioni ambientali anziche’ simil ecologiche.«Ci viene consegnato un pianeta che cade a pezzi e mi rifiuto di consegnarlo a un figlio – aveva detto Miley Cyrus – Fino a quando non sento che mio figlio potrebbe davvero vivere su una pianeta pieno di pesci nell’acqua, ho deciso di non passare questo fardello a un’altra persona». Appare clamoroso che una giovane donna oggi affermi cio’ ma e’ stato dimostrato, a suffragio della validita’ delle proprie tesi, che il mercato ittico mondiale odiernamente scarseggia rispetto alla domanda ed al fabbisogno generale di pesci, ragion per cui in America ed Europa si disquisisce da tempo sull’esigenza di calmierare la crescita demografica pur di non attuare una palingenesi nel mondo della produzione industriale.

La britannica Mirren ha asserito:” Non è che non ami i bambini, mi piacciono e sono divertenti, ma non ho mai voluto averne di miei. Ho davvero provato a volerlo ad un certo punto, ma semplicemente non faceva per me». Dunque non traspare pentimento di tale scelta ne’ cavilli contrattuali di Hollywood su cui si vociferano condizioni di mancate gravidanze mai ammesse o smentite ufficialmente.

Oprah Winfrey ha detto che l’idea di avere un bambino non la faceva sentire bene. «Non credo che sarei stata una buona madre per dei figli, soprattutto quando fossero stati piccoli. Io ho bisogno che tu mi parli, e ho bisogno che tu mi dica cosa c’è che non va – aveva detto Oprah durante una vecchia intervista – Io i bambini non riesco a capirli». «Sono sempre stata avversa all’idea di avere figli. Lo so da sempre». Il che’ slatentizza una certa immaturita’ e superficialita’ della famigerata conduttrice statunitense.

Renée Zellweger ha dichiarato più volte di non voler avere figli, spiegando per la prima volta nel 2016 di come non ha mai pianificato quell’aspetto della sua vita.

«La maternità non è mai stata un’ambizione. Semplicemente non mi interessa avere figli, e non ho avuto aspettative di questo genere. Prendo le cose come vengono, ogni giorno alla volta, senza preoccuparmi troppo». In un certo senso a questa esternazione si aggancia Cameron Diaz che si defini’ troppo immatura per badare a dei bambini giacche’ ella stessa si considerava bambina e voleva per se’ tutte le attenzioni. Tuttavia va rimarcato quanto la genitorialita’ non rappresenti un’ambizione bensi’ un processo fisiologico di un tipo di percorso normale, nel sistema di vita di persone eterosessuali con un reddito.

In un’intervista, Walken ha detto che la sua carriera non sarebbe stata possibile se avesse avuto dei figli: «Sono sicuro che molti degli attori che conoscevo da giovane avrebbero voluto continuare nel mondo dello spettacolo ma hanno avuto dei figli loro, e quindi sono stati costretti a cambiare lavoro per avere qualcosa di più stabile. Io invece di figli non ne ho mai avuti, quindi potevo cavarmela tranquillamente anche nei periodi di disoccupazione». Il che riaccende il quesito se l’opzione di reddito universale senza condizionalita’ non sia la migliore arma al precariato, allo stagnazione demografica ed alla possibilita’ di perseguire il lavoro desiderato ed i propri obiettivi.

Riguardo la scelta di non avere figli, la conduttrice tv americana de Generes ha detto: «Onestamente, penso che saremmo dei genitori fantastici», parlando di se stessa e della moglie Portia de Rossi.

«Ma è pur sempre un essere umano, e a meno che tu non pensi di avere abilità eccellenti o hai veramente il desiderio di avere bambini, la quantità di lavoro e la responsabilità è semplicemente troppa. Non vorrei rovinarli!». Cosi’ ha dipanato la situazione della genitorialita’ la conduttrice della Notte degli Oscar che lancio’ la moda dei selfy sui telefoni.




Hamilton si ritira, Ferrari si espande ed Audi entra

Il piu’ iridato campione di formula 1 Hamilton si sarebbe repentinamente ritarato dalle scene, in seguito ai risultati deludenti ottenuti da inizio stagione con la Mercedes orbata dal propulsore non all’altezza.  Figura superiore al leggendario Shumacher per record effettuati in pista nonche’ primo afro al comando di una disciplina sportiva di questo genere.

Il rapporto di Hamilton con l’eredità sportiva di Senna è sempre stato molto particolare. Sin dal suo primo anno in F1 il pilota britannico si è spesso richiamato al tre volte campione del mondo brasiliano, suo idolo d’infanzia. Con il passare delle stagioni, poi, i riferimenti di Hamilton al pilota paulista si sono fatti sempre più numerosi, dai caschi celebrativi al legame speciale con il Brasile, con tanto di vessillo verde-oro sventolato sul podio dopo la vittoria in rimonta della passata stagione. C’è però chi ha ritenuto possibile tracciare un paragone anche tra gli stili di guida dei due campioni, seppur vissuti in ere sportive differenti. Si tratta del famigerato Gerard Berger ex ferrarista che ha affermato che i piloti migliori mai visti da lui sono Hamilton e Senna appunto.

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Button, ex icona inglese del circus con all’attivo un mondiale vinto, si e’ espresso in tal guisa su Hamilton e sopratutto Verstappen, il compagno del pilota ritirato che lo ha battuto l’anno scorso:  “Verstappen deve lavorare sodo. Anche se pensi di essere il migliore, c’è ancora di più che puoi fare per essere migliore. È qui che Michael Schumacher era così forte”. Per Button Hamilton figura il pilota piu’ completo ed esperto al mondo, mentre Verstappen il piu’ talentuoso e veloce anche per mezzo dell’essere un figlio di arte i cui genitori erano professionisti mirabili nel panorama automobilistico. Vettel potrebbe subentrare ad Hamilton ed a proposito di nemesi acute del pilota piu’ vincente della storia, compare Alonso, iberico che bititolato rimane l’unico ad aver battuto in pista reiterate volte Shumacher all’acme della carriera ed Hamilton astro nascente mentre si corroborava con velocita’ altissima. Cio’ causo’ una cesura dei rapporti tra Alonso e Mc Laren che aveva focalizzato Hamilton come pilota su cui puntare.

La Ferrari quest’anno si e’ confermata assolutamente competitiva anche se poco inferiore alle principali pretendenti per il titolo, alla luce dell’estrema letizia di tifosi ed appassionati italiani ed esteri. Infatti in seguito a quel furto denunciato di progetti Ferrari all’epoca di Shumacher da parte della Mc Laren, inizio’ l’epopea di imbattibilita’ dei propulsori Mercedes che oggi appare inferiore alla scuderia di Maranello nei rettilinei.

Rossi però assicura: “Ho parlato con Hamilton, non è preoccupato ma sa che c’è da soffrire e c’è tanto lavoro da fare. Però l’ho visto carico, magari pensa che la Mercedes tornerà competitiva anche se ci vorrà un po’ di tempo. Intanto ci godiamo la battaglia tra Verstappen e Leclerc che nelle prime due gare han fatto da matti!”. Qui si compone l’arcano che vede l’ingresso di Audi nella formula 1 con Mc Laren, teleologico all’arricchimento della competizione tra marchi stradali, in relazione alla presenza di Alfa Romeo e Renault che si contrassegna con Alpine.

Sembra ormai tutto pronto per l’ingresso dell’Audi nel mondo della Formula 1. Le ultime indiscrezioni della stampa tedesca forniscono anche i primi dettagli finanziari di un’operazione che dovrebbe portare Ingolstadt a entrare nel circus tramite un investimento sulla McLaren. In particolare, secondo Automobilwoche, ieri dovrebbe essere stato il giorno della firma di una lettera d’intenti da sottoporre giovedì al nullaosta del consiglio di sorveglianza del gruppo Volkswagen.

L’Audi avrebbe messo sul piatto 650 milioni di euro, 200 milioni in più rispetto a una prima proposta avanzata verso la fine dell’anno scorso e rigettata dai vertici di Woking perché considerata troppo bassa. L’accordo, salvo imprevisti dell’ultimo istante, dovrebbe concretizzarsi inizialmente nell’ingresso dei tedeschi nel capitale della Scuderia di Formula 1 e successivamente nell’acquisizione di una partecipazione nella società di Woking.

L’Audi, intenzionata da tempo a entrare nella Formula 1 anche per sfruttare le novità tecnologiche e motoristiche inserite nei regolamenti in vigore dal 2026, deve comunque fronteggiare la presenza di un terzo incomodo. Infatti, secondo quanto rivelato da Automobilwoche, il management della McLaren avrebbe condotto in parallelo trattative con la Bmw arrivando a firmare lo scorso 24 marzo un accordo preliminare per lo sviluppo congiunto di un’architettura per auto sportive a batteria. Si tratta, in ogni caso, di un’intesa non vincolante che rischia di saltare in caso di firma di un contratto (vincolante) con l’Audi. L’iniziativa della Casa di Ingolstadt non sarebbe l’unica del gruppo Volkswagen nel mondo della Formula 1. Il costruttore tedesco sta perseguendo una strategia “a doppio binario”: la Porsche tratta con la scuderia Red Bull per avviare una collaborazione, che dovrebbe portare il marchio tedesco a diventare dal 2026 il fornitore dei motori del team guidato da Christian Horner. 




Paura sanita’ meridionale

Il sistema sanitario privato di matrice lombardo-veneta sta esortando il governo ad attuare una destrutturazione del settore pubblico dei nosocomi con un accordo con il gruppo San Donato.

Ivan Cavicchi (da quotidianosanità.it) sfoga con questo editoriale il nuovo nocumento politico alle lande meridionali:
“I lettori di QS forse ricorderanno un articolo di Rosy Bindi, Nerina Dirindin e Marco Geddes (Qs, 14settembre 2021) con il quale sulla base di 4 “indizi” (personale, ripresa lenta, concorrenza sleale, modello lombardo) costoro paventavano, ai danni della sanità pubblica, un rischio di “privatizzazione strisciante”.

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Forse i lettori ricorderanno anche la mia risposta a quell’articolo (QS, 17 settembre 2021) con la quale, sostanzialmente contestavo la disonestà intellettuale delle loro analisi.

In quell’articolo infatti vedevo il tentativo
di manipolare la buona fede delle persone per fuorviarle anche al fine di portare acqua al mulino di Speranza (il loro referente politico), di nascondere l’incredibile paradosso rappresentato dal PNRR che come unica risposta alla pandemia; dopo 150.000 morti, non ha saputo fare altro che riproporre le linee politiche della riforma Bindi del ’99 controriforme incluse, di ritagliare alla associazione della quale la Bindi è presidente onorario (salute diritto fondamentale) un qualche spazio politico anche se essa a mio avviso non è meno paradossale del PNRR perché nata da coloro, sempre Rosy Bindi in testa, che dopo aver tolto all’art. 32 il rango di diritto fondamentale (i diritti fondamentali se sono tali ovviamente sono im-privatizzabili) hanno sentito il bisogno non di fare autocritica ma di fare apologia ma post mortem del diritto fondamentale da loro controriformato.

Ciò che sosteneva l’articolo, di Rosy Bindi e degli altri, e cioè che esisteva una privatizzazione strisciante non era né vero né plausibile perché da quando è stata approvata la riforma ter della Bindi, quindi la controriforma dell’art. 32 e della legge 833, la privatizzazione in tanti modi e tante forme ormai di fatto è un dato strutturale. Mi sembrava alquanto ridicolo in una tempesta lamentarsi di un refolo di vento .

Circa una settimana fa QS ci ha informati che il Ministero dell’Interno ha fatto una convenzione con il Gruppo sanitario San Donato per la cura dei suoi dipendenti (Qs, 28 marzo 2022). La convenzione garantisce il 15% di sconto su tutte le prestazioni ambulatoriali, diagnostiche e di ricovero, quindi praticamente tutto l’arsenale, erogate dai 19 ospedali del Gruppo San Donato, tra cui l’Ospedale San Raffaele, l’Istituto Galeazzi, il Policlinico San Donato e da tutte le strutture ambulatoriali. La convenzione prevede, inoltre, una linea di comunicazione dedicata che garantisce agli assistiti “servizi veloci e personalizzati”. Ad usufruire della convenzione saranno i 17.000 dipendenti che afferiscono alla componente del personale dell’amministrazione civile dell’interno, in servizio presso gli uffici centrali del ministero e le prefetture presenti in tutti i capoluoghi di provincia. Dopo aver letto questa notizia il primo impulso è stato quello di commentarlo ma nello stesso tempo mi è venuta la curiosità di capire le reazioni dei tanti difensori dell’art. 32 e della sanità pubblica che scrivono regolarmente su questo giornale (in larga parte gente di sinistra). Per cui ho deciso di aspettare una settimana.
Come temevo nessuno ha fatto una piega, la notizia è passata sotto silenzio, e gli autori della tesi sulla “privatizzazione strisciante” sono rimasti muti. Ma anche i grandi retori dell’art. 32 di cui aimè non siamo per niente scarsi hanno taciuto.

La convenzione fatta tra il ministro Lamorgese e il gruppo S. Donato, di fatto, per me, è una convenzione fatta contro il ministro Speranza perché ritengo che una convenzione concepita per curare dipendenti pubblici non nel pubblico ma nel privato, non sia a favore del pubblico, ma al contrario sia contro il pubblico .

La convenzione è uno non l’unico prodotto contro-riformatore della legge Bindi. Un altro suo prodotto è l’intra moenia cioè la possibilità di sfruttare i disservizi pubblici per scaricare sul privato una parte della spesa pubblica. Un altro ancora le gestioni promiscue pubblico privato, l’obbligo di appropriatezza da cui è nata la medicina amministrata, ecc.”.




Usa: dimissioni ed ingresso di Elon Musk

La portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, come riporta la statunitense “Disclose tv” sarebbe pronta a lasciare il suo attuale incarico per condurre un programma televisivo presso la MSNBC. Questo sembra essere il segnale definitivo di una sorta di rottura politica nel panorama presidenziale. Se anche la Psaki lascia l’amministrazione di Biden, è alquanto probabile che il ritorno ufficiale di Trump sia concretizzabile e spaurisca. Su questa falsa riga i prossimi mesi si preannunciano piuttosto movimentati.

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Elon Musk tra l’altro ha acquistato quasi 73,5 milioni di azioni Twitter, come mostra un documento depositato presso la US Securities and Exchange Commission. Significa che il co-fondatore di Tesla ha più che quadruplicato le azioni del fondatore di Twitter Jack Dorsey , che ne possiede il 2,25%. La sua partecipazione passiva nella società è valutata fino a $ 2,9 miliardi in base alla chiusura del titolo di venerdì e il costo stimato dell’accordo era di $ 2,4 miliardi, in relazione al prezzo delle azioni del 14 marzo, da quando ha le ha inizato ad acquistare Musk.

La notizia ha spinto le azioni di Twitter a salire di oltre il 26% negli scambi pre-mercato prima dell’apertura di Wall Street lunedì . Oggi Musk possiede circa il dieci per cento di azioni di quello che un tempo si consolido’ come il secondo principale social network. Elon Musk domenica ha dichiarato che il produttore di auto elettriche Tesla punta a un margine lordo del 30% o a circa il 10% di redditività, inclusi tutti i costi, per il business della rete Supercharger. Oggi infatti la possibilita’ di caricamento quasi immediato dei prodotti elettrici rappresenta una realta’ da corroborare anche se gia’ presente in dispositivi come i telefoni Oppo. Cosa è successo l’imprenditore miliardario lo ha scritto su Twitter in risposta a un post in cui si chiedevano dettagli sul valore della rete Supercharger di Tesla.

L’impianto Tesla di Shanghai pero’ resterà chiuso anche domani, nonostante l’ipotesi di riapertura a partire da lunedì circolata in questi giorni. Le restrizioni Covid, ha spiegato la casa automobilistica ai propri dipendenti, rendono impossibile riprendere l’attività. Ieri Tesla ha annunciato un aumento del 68% rispetto allo stesso periodo del 2021. Un risultato raggiunto nonostante tre mesi “eccezionalmente difficili”, come li ha definiti il ceo Elon Musk, proprio per le interruzioni delle forniture e per la politica cinese dello zero Covid che ha fatto fermare lo stabilimento di Shanghai. 

Neanche la mancanza di microchip influisce sul marchio americano di auto elettriche. E neppure le due fermate a cui è stata costretta una fabbrica fondamentale nel sistema Tesla come la mastodontica azienda produttiva in Cina.  Il record precedente era di 308000, raggiunto nell’ultimo “quarto” trimestre del 2021. Per una volta sono state consegnate ai clienti più auto di quante siano state prodotte, dando fondo alle scorte accumulate nell’ultimo periodo dell’anno scorso. Adesso la musica cambia, innestando tutta un’altra marcia, con l’entrata in funzione delle due nuove fabbriche in Europa ed America Di conseguenza con la possibilità di produrre ancora più vicino ai mercati di destinazione e a costi ancora più contenuti, grazie al continuo affinamento dei processi di automazione e produzione.

Tesla va veloce su pista ed in concessionaria, alla luce delle 310000 immatricazioni ottenute nei primi tre mesi del 2022. Neanche la penuria di microchip ferma la rincorsa del marchio del magnate sudafricano naturalizzato americano. E neppure le agguerrite concorrenti che si sono riattrezzate in chiave elettrificata. I risultati del primo trimestre parlano di un nuovo record di consegne. Il tweet con cui il 17 marzo Elon Musk ha annunciato il Master Plan Part 3 fa trapelare anche l’interesse del facoltoso industriale per il social californiato di fatto oggi acquisito.

Le Case tedesche del segmento premium come Audi, Bmw e Mercedes guardano con apprensione a questi risultati. Il mercato dell’auto è fermo, ma non per Tesla che, in controtendenza in ogni parte del mondo, continua rosicchiare quote di mercato. E il suo campionato non è più solo dell’elettrico, ma l’intero settore  dell’automotive in generale. Nella Francia il Model 3 a marzo si e’ collocato al terzo stallo delle auto più vendute in assoluto, benzina e diesel comprese. Spingendo la quota delle EV a un imminente sorpasso su quella delle auto a gasolio. E ora Musk prepara la terza fase della crescita Tesla,  come annunciato sul suo ormai, social network. La prima è iniziata nel 2006, quando ancora l’idea era solo di aprire un nuovo capitolo nell’era automotive, creando una marca elettrica da vendere poi al migliore offerente. La seconda è partita dopo una decade, con l’arrivo del “Model 3” e l’uscita dalla nicchia iniziale. E ora il terzo capitolo,  quello dell’auto di massa: addirittura, si dice, per fare 20 milioni di auto all’anno. Anche se le critiche per il settore auto elettrico non mancano, a causa dei costi elevati di questa tecnologia e del dispendio in termini di risorse energetiche: i detrattori di Tesla caldeggiano per motori termici alimentati ad acqua che pertanto mantengano il classico fragore che li contraddistingue.

Sul versante italiano Fiat assicura l’implementazione del segmento di utilitarie e medie nel prossimo decennio, con l’ingresso di cinque nuovi modelli, il ritorno della Punto con un nome diverso, la permanenza della Panda fino al 2026 e l’ambizione di corroborare il marchio con centomila immatricolazioni di elettriche annuali: in tal guisa Fiat afferma di voler assurgere a capofila del mercato elettrico dal prezzo calmierato.

   




Di Battista alimenta il malcontento

Alessandro di Battista, rimasto l’unico pasionario dai grandi proseliti che afferisce alla prima fase del Movimento 5 stelle, cavalca l’onda del dissenso della fazione grillina antitetica il governo, con un articolo che si contrassegna una miccia alla polvieriera gravitante su di Maio.

C’è chi si oppone all’invio di armi in Ucraina (tra l’altro si tratta della maggioranza degli italiani) anche sostenendo che tale invio violi l’art.11 della Costituzione italiana dove è scritto che “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa” ed anche “come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Ebbene chi si oppone viene bullizzato a mezzo stampa. Oltretutto i bulli e guerrafondai (con le vittime degli altri) sono quelli che la menavano sulla “Costituzione più bella del mondo”, che “tutto il mondo ci invidia”, scritta “da padri costituenti saggi e lungimiranti”.Mentre la Fife, la Federation Internationale Feline, vieta la partecipazione alle gare ai gatti russi, a Gedda, si è tenuto il Gran Premio d’Arabia Saudita 2022. I Sauditi possono bombardare lo Yemen (10.000 morti civili e oltre 3 milioni di profughi) anche perché lo fanno con armi occidentali. Riad ha comprato 91 F-15 dalla Boeing, svariati Eurofighter oltre che sistemi di difesa missilistica Patriot, prodotti dalla Raytheon Company, la stessa azienda che fabbrica gli Stinger. I bombardamenti sauditi, evidentemente, sono più etici in quanto effettuati con le armi che gli vendiamo noi”, afferma l’ex parlamentare italiano ed oggi firma prestigiosa del Fatto quotidiano. Anche se l’industria bellica italiana a prescindere da ogni iniziativa guerrafondaia, va tutelata. Alla stregua dell’industria italiana nucleare che tuttavia vede l’Italia paese ospitante di scorie radioattive provenienti dalla Francia ed altri paesi oriundi. Tutto cio’ avviene binariamente all’impiego di periti nucleari italiani sopratutto in Francia ed in altri contesti di produzione nucleare con cui vengono recisi i costi energetici nazionali e richiesta competenze sfornate dal Bel Paese.

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Marina Ovsyannikova, la giornalista che mostrò, senz’altro coraggiosamente, un cartello contro la guerra in un tg russo, è diventata un’eroina in occidente (l’ha invitata Fazio a Che Tempo che Fa), Assange marcisce in carcere, non è più un cittadino libero da oltre 10 anni e sua moglie, Stella Moris, non se la fila nessuno. Non sarebbe male ascoltare anche lei da Fazio o magari il babbo di Assange?” Infierisce il reporter ed opinionista Di Battista alla luce di cio’ si erge una sorta di velata ipocrisia occidentale e mediatica che viene progressivamente focalizzata ed esecrata dall’opinione pubblica. Marco Travaglio a proposito esprimeva qualche giorno fa ai microfoni di Lilli Gruber, l’opportunita’ italiana di uscire dalla Nato ed in contemporanea di non sostenere l’operato di Putin in Ucraina. Ma nella TV pubblica libera e democratica pare difficile che ciò possa accadere, cioe’ tornare a garantire quel pluralismo che darebbe diritto di parola ad Assange assieme o poco dopo, la giornalista russa che si e’ opposta alle iniziative riottose del suo presidente.Tutti si indignano (giustamente) per i civili ucraini sotto le bombe. Tutti noi chiediamo corridoi umanitari per permettere la fuga dalle bombe. Non si capisce perché quando i missili cadono su Gaza nessuno osi chiedere la stessa cosa. I palestinesi che vivono in quella prigione a cielo aperto possono morire sotto le bombe senza neppure avere il diritto di fuggire e chi si oppone ad un’occupazione militare giudicata da Amnesty International “apartheid” viene trattato da terrorista. Altre aspre parole come queste, di Alessandro di Battista configurano il suo ripudio verso la politica internazionale che ormai si trova ai gangli di tutto, in occidente. In Italia la stragrande maggioranza dei cittadini è contraria all’aumento della spesa militare ed il governo cosa fa? Tira dritto. Però la nostra è una “Democrazia” compiuta dove la pubblica opinione ha voce in capitolo…Come no…Il Gruppo editoriale Gedi (La Repubblica, La Stampa, Il Secolo XIX, Il Piccolo, La Gazzetta di Mantova, Il Messaggero Veneto, Il Mattino di Padova, l’Huff Post, La Nuova Venezia, Il Corriere delle Alpi, Radio Deejay, Radio Capital etc, etc.) appartiene ad Exor, holding finanziaria olandese controllata dalla famiglia Agnelli. Exor possiede anche Iveco Defence Vehicles, azienda che produce veicoli militari tra i quali blindati da combattimento, anfibi, mezzi per trasporto truppe, carri armati Ariete II. Nessuno che solleva un problemino di conflitto di interessi? Cosi’ di Battista rispolvera l’antico campionario di temi che caratterizzavano il Movimento 5 stelle degli esordi. E se ci fosse stato Berlusconi al posto degli Elkann? Rincara quello che fu il sodale politico e comunicazionale di di Maio, ma che oggi ne biasima massicciamente l’onta pubblica che ha mandato a Putin associandolo ad un cane.

L’inflazione in Italia è al 6,7%. Mai così alta dal 1991. Per il Codacons le famiglie italiane spenderanno una media di 2.674 euro all’anno. Ma noi ci pieghiamo alle richieste di Washington sulle sanzioni alla Russia (dopo aver accettato quelle al Venezuela, all’Iran, a Cuba, etc). Poi se Putin chiede il pagamento del gas in rubli Draghi protesta parlando di “violazione contrattuale”. Cosi’ conclude questo editoriale al fulmicotone il di Battista, che medita un ritorno in parlamento ed auspica un’indipendenza dell’Italia dalle decisioni commerciali atlantiche che ad oggi stanno inficiando famiglie e piccole attivita’, con pero’ aziende francesi come Auchan che hanno rettificato le decisioni sulla Russia, decidendo di rimanervi.