Gli stravolgimenti in Usa taciuti ma potentissimi

In America, in seguito alle comprovate frodi elettorali a favore di Biden, e’ stata per legge equiparata l’istituzione spionistico militare “ Guardia Nazionale”, ad organi ben piu’ noti, potenti e prestigiosi quali Fba ed Nsa, con lo scopo di depurare i veri corotti che fomentano la guerra civile con l’impiego di milizie oscure e clandestine, quali Antifa e Blackblocks, coadiuvati con BlackLivesmatter. Tali associazioni sono cricche di terroristi al soldo di oligarchie nazionali e forestiere, introdotte come cavallo di Troia teleologico al mantenimento del potere con armi di guerriglia e violenza. La Guardia Nazionale amricana e’ stata insignita del compito di sgretolare e recidere tali nichilisti e degradati gruppi militari.

Trump intanto ha creato un nuovo canale televisivo che diffonda notizie decentralizzate rispetto al potere classico ed al contempo annuncia un lavoro per la reintroduzione della seda elettrica e altre metodologie letali di punizione, contro i delatori e coloro che operano Alto Tradimento.

La morsa degli Illuminati-gruppo di massoni deviati e patologici- verso le popolazioni mondiali, sottoforma di Lockdown pur in assenza di aumenti di contagi, finira’ non prima del 21 gennaio. Infatti solo il 21 gennaio l’America vedra’ un nuovo presidente effettivo, il quale se coincidesse con Trump, dovrebbe essere foriero di una riapertura totale e incondizionata di tutta l’America, cui seguirebbero a ruota tutti gli stati altri al mondo. Vicecersa con Biden vi sarebbe una clausura globale nella ricerca spasmodica di gruppi di elettroni contenuti nei vaccini; in concomitanza con un Vaticano sempre piu’ complice e omertoso con le leggi liberticide, neofeudali e sataniche, della finanza speculatrice, che domina deontologia, politica, economia e scienze a livello mondiale.




La felicita’ economica

Per quanto il libro il cui nome e’ citato in questo titolo non appartenga alla letteratura di pregio come risultano i classici di narrativa, la sua funzione pedagocica, paideutica e di piacere, la svolge in modo encomiabile. Marialuisa Visione infatti, nel manoscritto:”La felicita’ econonomica”, coinvolge, dona piacere e rasserena il lettore, attraverso l’analisi e l’indirizzo che trasmette, in una gestione oculata, iperorganizzata e consapevole, delle risorse economiche anche esigue, in chiave di felicita’ futura e stabilita’ presente. Passando in rassegna strumenti innumeri di pianificazione strategica sia finanziaria che legislativa, si convoglia il lettore verso un orizzonte di logica e monitoraggio costante dei propri flussi economici, con un rapporto consapevole ed attivo verso i debiti da controllare totalmente.

Con nozioni legislative, fiscali, empiriche, questo libro amplia gli orizzonti in una presa di potere verso risorse economiche e soggetti finanziari, plasmandoli in maniera implacabile verso leciti e non egoistici, interessi personali. E se si conviene che la base della felicita’ e’ la serenita’, probabilmente la Felicita’ ecomomica e’ un effettivo strumento di felicita’ consapevole e infinita.




Gruppo Bieldeberg con 5 stelle e Pd

Il fatto scandaloso culminato nei reiterati colpi di stato in Italia risale alle annuali riunioni dell’elite finanziarie e grandi industriali del mondo, presso l’organizzazione Bieldeberg: la firma quasi o di fatto avvenuta del Mes in Italia, senza mandato parlamentare, affonda le sue radici alla riunione del club Bieldeberg del 2018, dal titolo:”Come sgretolare i polulismi”, alias 5 stelle e consociati. Di qui la questione da sempre esecrata dai 5 stelle, del Mes come arma di distruzione italiana da aborrire, ma ora in procinto o gia’ firmata con il beneplacito dei pentastellati. L’ennesimo colpo di stato in Italia, con la regia del Bieldeberg e l’assenso del movimento piu’ populista d’Italia, svela lo strapotere da stemperare delle oligarchie componenti il Bieldeberg. Infatti l’obiettivo di disarcionare il 5 stelle con epigoni del 2018, da parte del Bieldeberg, e’ stato conseguito. Alla stessa stregua nel 1991 l’obiettivo del club Bieldeberg era quello di plasmare la sinistra ed i comunisti italiani, sul potere e la efficacia del neoliberismo, per poi incastrare e glissare la classe dirigenziale italiana di allora. Il Bieldeberg anche in quel contesto apparentemente ma non troppo remoto, riusci’ nel suo intento di annacquare sinistra e comunismo, come speculari alle becere e vetuste destre liberiste. Cosi’ fu possibile, per le oligarchie del Bieldeberg, intrappolare l’Italia nell’euro e vincolarlo al trattato ultraliberista di Mastricht. Cio’ senza fronda politica proveniente dalla potente ed efficace classe dirigenziale antecedente; bensi’ la stipula del trattato di Maastricht, dell’entrata nell’euro, venne fatta per l’Italia da una dovizia di politici sedicenti comunisti e democratici, assurti al potere e suffragati ma subordinati, dal Bieldeberg come oggi i 5 stelle con i loro alleati.

Molteplici colpi di stato, in Italia, ultimo dei quali perpetrato dai 5 stelle di matrice Bieldeberghiana, che comportano l’obbligo di troncare le oligarchie mondiali, da ogni tipo di controllo assolutistico dello stato, oltre che da ogni contatto con i legislatori.

Non si sa come si sia potuto indurre i 5 stelle oggi, i comunisti e i democratici ieri, a prescrivere leggi economicide e antipopolari caldeggiate dalle oligarchie finanziarie e grand’industriali al mondo, sta di fatto che e’ opportuno il divieto draconiano di interferenza statale, verso lo strapotere privato. Cosi’ come riappare vitale riabbracciare la somma Costituzione, quale baricentro di ogni attuale e venturo indurizzo legislativo.




Giornalismo d’invettiva subliminale

CORONAVIRUS IN PADANIA, UN SUGGERIMENTO A GILETTI

di Mauro Sasso del Verme*
Nella trasmissione Non è L’arena del presentatore Giletti, viene mandata in onda una vergognosa immagine del Vesuvio che erutta coronavirus.
La scena suscita subito uno sdegno generale, soprattutto sui social che rappresentano l’unico luogo dove è ancora possibile leggere pensieri liberi e autentici contro le fandonie e le vergognose discriminazioni quotidiane rappresentate dai media. La trasmissione si é difesa sostenendo che “l’idea” di utilizzare il Vesuvio aveva come unico intento quello di far capire che il virus è pericoloso come la lava di un vulcano, e pertanto chi gioca a tirare in ballo il razzismo è fuori strada”. Inoltre ha aggiunto, “Non è l’Arena sta facendo un lavoro di inchiesta importante sulle criticità in Campania e tutto questo non può essere oggetto di fraintendimenti… a volte strumentali… forse per spostare il focus del problema…della nostra inchiesta”.
A questo punto non possiamo non suggerire al padano Giletti che prima di guardare in casa d’altri è doveroso farlo in casa propria e quindi se c’è da fare un’inchiesta la faccia in padania dove il coronavirus ha mietuto migliaia di vittime anche a causa di una gestione carente e fallimentare della sanità. Nell’inchiesta che siamo sicuri non è l’arena condurrà sulle criticità della sanità padana e sulle sofferenze di migliaia di cittadini, ci permettiamo di suggerire l’immagine sovrastante per introdurre l’argomento, con la precisazione che l’accostamento del coronavirus con il fiume Po è fatto con l’intento di far capire che il virus è pericoloso come un fiume in piena. Siamo sicuri che nessuno fraintenderà l’accostamento magari strumentalmente per spostare il focus dalla vostra inchiesta sulla sanità padana che siamo sicuri sarà implacabile e imparziale come per la Campania, la Calabria e il sud in generale.
*Referente circolo Napoli Partenope M24A Equità Territoriale




I Benetton che non si conoscono

Il video su YouTube al canale Francesco Paolo Tondo intitolato “Impresa Nord-Sud: Benetton e gli investimenti, urge di una rinnovata appendice scritta, in seguito alla sciagura del ponte Morandi franato a Genova: la superficialità nelle scelte professionali, riguardo al mancato lavoro di rinforzo strutturale del più importante ponte italiano, esecra lo stesso eclettismo che ha visto Alessandro Benetton tentare nuove strade del lavoro. Questo perchè non è garanzia di successo per nessuno, distaccarsi dal fulcro dell’attività che meglio si conosce o che più ha premiato. E per quanto encomiabile sia stato il percorso di Benetton, che dall’abbigliamento ha abbracciato i settori infrastrutturali e del credito, forse lanciarsi in un ambito lavorativo ad alta specializzazione ed altrettanta concorrenza, è una scelta controproducente, giacchè si possiedono meno competenze ed esperienze, rispetto al settore da cui si proviene, e su cui non bisogna disinvestire mai.

Il mondo ed il lavoro sono e continueranno a essere in compartimenti stagni: una volta individuato il proprio “compartimento stagno preferito” e che meglio si conosce, abbandonarlo o allontanarsene un poco, corrode il valore aggiunto proprio e del compartimento stagno d’appartenenza. Se a cio’ si rimarca il legame di parentela tra Benetton e Rotchild, viene a palesarsi il reale e piu’ imponente mezzo di espansione della famiglia veneta, che vuole agguantare sempre maggiori infrastrutture pubbliche non solo italiane, e unificarle in un unico impero forestiero, allergico alle impostazioni costituzionali italiane, e subordinato all’egida e alle direttrici dei padroni della finanza mondiale: i Rotchild famiglia di oligopolisti di ogni banca pubblica e infrastruttura o multinazionale ingente al mondo, legati alla lontana ma di fatto legati, a quegli imprenditori italiani partiti dal tessile e sbarcati nelle grandi catene di ristorazione mondiale, fino alle autostrade pubbliche. I tentacoli di Rotchild, effettivi e piu’ influenti legislatori mondiali, hanno imprigionato anche l’Italia dietro la schermatura di Benetton e sguaci; quei Rotchild e Benetton che si adoperano nella diffusione di valori sinistrorsi svuotati di vera morale in sostegno di progetti di globalizzazione fallace, capillarizzazione di cultura Lgbtq; quei Rotchild che muovono politicanti corrotti e mistificatori suffragati dai Benetton, al fine di convogliare con la scusa delle sardine, nobili sentimenti a nutrimento di cause e programmi ignobili.

Eradicare le oligarchie dal controllo dei beni comuni si puo’ fare, ed e’ imperativo categorico farlo, con la ripresa popolare di uno stato che riprenda il controllo in maggioranza, di ogni bene pubblico. Il popolo ha il dovere di reclamare e votare per uno stato e per politici, che riprendano il controllo maggioritario di ogni bene pubblico.




Il Buon Federalismo attuabile

Il federalismo e’ una forma governativa mirabile ma che deve essere immune dalle storture che odiernamente l’accompagnano, in ogni parte del mondo in cui viene praticato.

Il buon management nel caso del federalismo, farebbe in modo da adempiere agli obblighi costituzionali di garantire a tutti, dei diritti che non devono essere appannaggio delle persone facoltose o di quelle con un adeguato tasso di istruzione e di liquidita’ finanziaria. Il federalismo fiscale su cui si dibatte di questi tempi in Italia, dovrebbe accompagnarsi ad una forma giuridica prescrittrice nell’ambito dei prodotti locali acquistabili. Perche’ apodittico e’ il fatto che la penuria di infrastrutture nelle lande piu’ disagiate dell’Italia, derivano anche dalla minore capacita’ di spesa di tali territori, dovuta al minore introito dall’iva a sua volta cagionato dalla penuria di aziende con sede fiscale in quelle lande apparentemente desolate. Siccome la stortura democratica relativa all’iva e binaria alla mancanza di infrastrutture nei posti meridionali d’Italia, consiste nel pagamento dell’Iva sui prodotti a favore delle sedi fiscali generalmente al nord, delle aziende che producono suddetti prodotti, lapalissiano e’ il dovere di bilanciare tale situazione svantaggiosa e iniqua in due modi: impedire la vendita di prodotti cui l’iva pagata sfocia nei posti piu’ ricchi e dotati di infrastrutture, o bilanciare le vendite di prodotti locali con iva pagata nei posti in cui si vendono, alle vendite di prodotti extralocali. L’alternativa, ben piu’ lunga e profittevole sarebbe dotare i posti meno agiati in Italia, di infrastrutture e servizi alla stregua di quelli settentrionali che usufruiscono dell’Iva pagata dai territori desolati o meno agiati. Ma quest’ultima ipotesi oltre ad essere lunga e’ estremamente dispendiosa e perigliosa, per i territori sedicenti produttori e che si scagliano contro l’obbligo di pagare l’Iva a favore dei territori meno agiati e scarsamente dotati di servizi e infrastrutture adeguati. Si evince ad ogni modo l’obbligatorieta’ manageriale di non aumentare le imposte per i territori produttori ma al contempo di imporre forme di protezionismo parziale territoriale a suffragare l’autoproduzione e le infrastrutture. Fermo restando che il federalismo e’ la migliore vestigia governativa non solo per l’Italia, ma per l’intera Europa.




Film di animazione superni e pedagogici

Ho apprezzato in modo particolarmente esultante il film di animazione francese:”Le dodici fatiche di Asterix ed Obelix”, poichè ho adocchiato una linea narrativa e riproduttiva nelle immagini filmiche, tipica dell’arte universale, che racchiude tutto il creato in un unico prodotto.

Una trasposizione metaforica di quelli che sono i fili da cui viene mossa l’intera umanità, nei propri comportamenti più riprovevoli, fino a quelli più virtuosi. Il che è tradotto in maniera tale, da approcciare i bambini stessi, alla comprensione ed alla derisione di un modello d’azione tipico a tutti i popoli. Asterix ed Obelix incarnano la forza bruta e l’intelligenza che, messe in un connubio per la difesa di se stessi e della propria tribù dalle angherie esterne, diventano volano e mezzo di libertà.

Le dodici fatiche cui essi vengono sottoposti dall’imperatore Cesare, sono deittiche della capacità trascendentale cui giunge l’uomo quando agisce in maniera deontologica ma con lo stesso criterio di astuzia e conoscenza con cui viene attaccato dal nemico esterno. Ecco il motivo per cui Asterix ed Obelix, in comunione di azioni, liberano il loro popolo gallico, dalla morsa di potere in cui li manteneva il tiranno di turno, stavolta Giulio Cesare, il quale si dimette dal proprio scranno, dopo che essi si dimostrano divini a lui ed al popolo, perchè superano ognuna delle dodici prove cui vengono sottoposti.

Prove metaforiche che consistono, in maniera paradigmatica, nei disagi umani di fronte a complessi meccanismi degradanti come la burocrazia, ben tratteggiata nel film, la lussuria mediante il richiamo all’isola del piacere ed altre immagini evocative dei limiti umani.

Le paure dei morti, il cibo, la stanchezza, il tutto ben assortito al fine di intrattenere il pubblico intero, ma sopratutto giovane, con un’opera simbolica di educazione civica, ed educazione all’amore, al rispetto ed alla coltivazione di sè sui cardini deontologici e impossibili da distruggere, e’ espressa egregiamente da quest’opera. Quei cardini che la depravazione, la corruzione ed il potere, cercano dalla notte dei tempi di elidere, e puntualmente riescono, ma mai del tutto. Anche nei corsi e ricorsi storici, in ogni epoca ed in ogni periodo contingente, fruire di questo film, rallegra e stimola gli animi e le menti, con la tipica azione dell’arte, tanto pura quanto inalienabile…




Alitalia tra le ultime aziende a fare le veci dello Stato

Va svelato una volte per tutte l’arcano di Alitalia: essa e’ ovvero privata anziche’ pubblica, nonche’ da sempre e tutt’ora sul podio delle compagnie aeree migliori al mondo; Alitalia possiede record recenti come compagnia in cui si desina meglio, compagnia piu’ puntuale e piu’ sicura in assoluto; inoltre Alitalia ha un costo del lavoro meno alto rispetto alle concorrenti blasonate, ed un numero di occupati inferiore in confronte alle principali aziende aeree. Ancora Alitalia da lavoro a venticinquemila persone per cui e’ un volano di crescita nazionale mastodontico, senza contare che possiede, Alitalia, il logo egemone al mondo come riconoscibilita’ tra le aziende aeree. Il logo Alitalia e’ il secondo logo italiano identificato con l’Italia, per il mondo, subito dopo il cavallino rampante della Ferrari. L’Alitalia a trazione pubblica guadagnava 5 miliardi a fronte di soli 70 milioni di perdite, omogeneamente alle multinazionali piu’ salubri. In piu’ Alitalia assicurava trasporto forestiero verso l’Italia, decidendo in totale autonomia le rotte da coprire sul piano mondiale in vantaggio dei luoghi e imprese nazionali.

La gestione privata di Alitalia invece, ha dimezzato i guadagni e ventuplicato le perdite, reciso i posti di lavoro assieme alla flotta ed alle rotte, senza omettere aver perpetrato due bancorotte fraudolente alla principale azienda meridionale di nome sempre Alitalia. Cio’ che ingolfa la mirabile compagnia di bandiera italiana, in effetti, risultano i costi gonfiati dell’indotto che vi gravita, a partire dagli affitti degli hub e la ristorazione, senza alludere alle tasse di volo ed ai contratti enfatizzati per la manutenzione. Tasse di volo che obbligano Alitalia a sorvolare la Croazia dai prezzi accessibili, per giungere a Trieste. Alle compagnie meno importanti, invece, le tasse di volo, di manutenzione, ristorazione, soggiorno vengono ridotte considerevolmente per mezzo anche della pratica del “comarketing”, in cui si pubblicizzano i nomi dei gestori con cui ci si accorda, sui velivoli e similari. I contratti di questo tipo facilitato pero’, non sono pubblici e sovente desecretati per cui urge rinazionalizzare Alitalia, che di fatto e’ una delle poche aziende italiane a strapagare, facendo le veci dello Stato obbligato da cricche privatistiche a non sussidiare la popolazione.

L’ultimo bilancio in utile di Alitalia risale al 2002, epoca della gestione di un direttore apolitico ed ipercompetente, che aveva fatto la gavetta in Alitalia, pertanto sapeva dove mettere le mani. Riportare l’Alitalia in attivo e sotto l’egida pubblica deve essere semplice con l’ingaggio di dirigenti espertissimi interni ad essa e periti come Moretti per Trenitalia e Marchionne per Fiat. Aziende, queste ultime, in attivo grazie ad investimenti e tagli di inefficienze. Riguardo Fiat e’ eclatante quanto essa, a differenza della vituperata e misconosciuta Alitalia, non riesca da decenni a trovare un logo identificativo ed efficace, ad onta degli innumerevoli investimenti che fa a causa di cio’.

Il mercato aereo italiano continua ad essere vigoroso per la presenza di sessanta milioni di residenti, cinque milioni di residenti all’estero, sessanta milioni di italiani sparsi per il mondo e la dovizia di turisti e fedeli al Vaticano. Il mercato aereo italiano, anche se in stallo causa del covid, e’ destinato a crescere; l’aereo ha un vantaggio sequipedale rispetto alle altre infrastrutture e mezzi di trasporto, ossia essere un connubio di infrastruttura e trasporto, per cui estremamente economico.

Siccome l’Italia presenta colossali asimmetrie di infrastrutture tra nord e sud, al punto che Trieste-Palermo in treno e’ impossibile da fare, Alitalia risulta l’unico strumento attuale per lo sviluppo meridionale a priori, ed in seguito italiano.




Arte impresa e Stato

La necessità manageriale oramai impellente, per il paese “italia”, sta nella salvaguardia oltre che valorizzazione ed affermazione, dell’arte manifatturiera intesa anche come mera creazione di oggetti, dipinti, creazioni artistiche di ogni sorta.

I fondi quasi obsoleti perchè decretati inutili e controproducenti, alla stampa assoggettata al potere economico privato, andrebbero assolutamente reinvistiti nel circolo reinventato di produzione artistica all’”italiana”, sopratutto in relazione alla proliferazione di dipinti, sculture ed ogni genere di agghindo che ha affermato l’egemonia italiana nella storia, anche attuale. Tanto importante, l’ausilio all’arte estetica, in tempi di decadentismo della bellezza, imbarbarimento della platea di consumatori, e affaccio di nuove forrme di produzione materiale artistica non belle e “riempienti” quanto la produzione totale del genio artistico italico. Dunque alla stessa stregua della stampa in passato, tutelare l’autonomia creativa, estetica, degli artisti e produttori di bella manifattura italiana, è compito prioritario di ogni governo attuale e futuro, in Italia.

La bellezza moderna e’ prossima nei manufatti, dovrebbe scaturire dalla vetusta ma avanguardista Italia; e quant mai categorico, questo processo, diventa allorchè vi sia un assalto verso le aziende e i creativi italiani di eccellenza artistica o meramente produttiva-vedi Pininfarina, Bugatti, Lamborghini, Bulgari, Gucci, Versace- in ultima istanza. E con la consapevolezza che i prodotti italiani sono i più contraffatti al mondo, imporre dazi ai paesi ed a coloro che alterano la qualità e l’originalità dei prodotti italiani, o semplicemente bloccarli con l’impiego dei servizi segreti nostrani, sarebbe un atto prioritario nella visione di riaffermazione ed espansionismo globale, di cui l’Italia produttrice e vice-locomotiva d’Europa, necessita…




Covid al Sud e la crescita o decrescita per l’Italia

CONTAGI AL NORD, CRISI ECONOMICA AL SUD: PERCHÉ IL COVID HA FATTO MALE SOPRATTUTTO AL MEZZOGIORNO

di Stefano Rizzuti
Il rapporto Svimez 2020 mette in evidenza le criticità emerse in seguito all’emergenza sanitaria ed economica dettata dal Coronavirus. Nonostante la prima ondata abbia riguardato soprattutto le Regioni del Nord, a pagarne le maggiori conseguenze dal punto di vista economico sono le Regioni del Mezzogiorno, con un Pil che crolla e non riuscirà a risalire più di tanto nei prossimi anni, ma con anche altri indicatori che fanno lanciare l’allarme.
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Una recessione senza precedenti. Che colpisce, ancora una volta, maggiormente il Mezzogiorno. Tanto che la Regione in cui il Pil si è più contratto è la Basilicata. Sono solo alcuni dei dati emersi dal rapporto Svimez 2020 sull’economia e la società del Mezzogiorno, dal titolo ‘L’Italia diseguale di fronte all’emergenza pandemica: il contributo del Sud alla ricostruzione’. Il Coronavirus viene definito come la “più grave crisi della storia repubblicana”, che al Sud “si è tradotta in emergenza sociale incrociando un tessuto produttivo più debole, un mondo del lavoro più frammentario e una società più fragile”. Il divario di sviluppo tra Nord e Sud continua a crescere, anche se Svimez sottolinea come sempre più Regioni del Nord, dopo Umbria e Marche, rischiano quella che viene definita una “meridionalizzazione”, con un timore che riguarda soprattutto Piemonte, Toscana e Friuli Venezia Giulia.

IL COVID, IL LOCKDOWN E L’IMPATTO SUL SUD
“La crisi seguita alla pandemia è stata un acceleratore di quei processi di ingiustizia sociale che ampliano le distanze tra cittadini e territori”, afferma la Svimez nel suo rapporto annuale, sottolineando che “la crisi si è scaricata quasi interamente sulle fasce più fragili dei lavoratori”. La perdita di occupazione causata dal Coronavirus colpisce soprattutto i giovani, le donne e il Mezzogiorno, con un impatto sui giovani che è stato più pesante nelle regioni meridionali. Altro problema che riguarda maggiormente il Sud è quello della precarietà, secondo Svimez. Inoltre il rapporto stima che “il costo del lockdown in termini di valore aggiunto si ridimensiona a livello nazionale al 36,7%”. Un costo più alto al Nord che al Sud. Infine, un’altra stima: un mese di lockdown è costato all’Italia 48 miliardi di euro, il 3,1% del più. Di questi 37 miliardi riguardano il Centro-Nord e solo 10 il Mezzogiorno.

IL CROLLO DEL PIL NEL 2020
Nel 2020 il Pil italiano, secondo Svimez, subirà una contrazione del 9,6%, con un calo maggiore al Centro-Nord (9,8%) e leggermente inferiore al Sud (9%). A fine anno il Pil del Mezzogiorno sarebbe più basso di quello del suo picco minimo del 2014 e inferiore di 15 punti percentuali rispetto al 2007, prima della crisi economica. Il crollo più alto del Pil si registra in Basilicata, dove si sfiora il 13%. A seguire ci sono Veneto, Molise, Emilia-Romagna e Piemonte, con una diminuzione superiore al 10%. Il calo meno marcato si registra invece in Trentino Alto Adige, Sicilia e Lazio.

LE PREVISIONI DEL PIL PER IL 2021 E 2022
La ripresa nel 2021 e nel 2022 sarà limitata al Centro-Nord, secondo la Svimez. Qui il Pil dovrebbe crescere del 4,5% nel 2021 e del 5,3% nell’anno successivo. Ben diversi, invece, i dati del Sud, dove la crescita sarebbe solamente dell’1,2% e dell’1,4%. Chiaramente Svimez sottolinea che l’incertezza è molta ed è difficile fare una previsione realmente attendibile, anche se vengono escluse le ipotesi di altri lockdown totali. Inoltre, queste stime non tengono conto delle misure del Recovry fund né della legge di Bilancio che, secondo il rapporto, potrebbe avere un impatto positivo soprattutto al meridione, con un +0,4% al Sud rispetto alle stime che non includono le misure previste dalla manovra. Nel 2021, inoltre, il rapporto sottolinea che la crescita maggiore del Pil si registrerà in Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto. Mentre la più bassa in Molise, Sardegna e Sicilia.

IL CALO DEMOGRAFICO AL SUD
Il rapporto ritiene che il Mezzogiorno sia destinato a un lento declino demografico: dal 2019 al 2065, secondo le previsioni, la popolazione italiana potrebbe ridursi di 6,9 milioni di abitanti, di cui ben 5,1 al Sud. Nel Mezzogiorno a pesare è quella che viene definita una fragile demografia che poggia su un altrettanto fragile tessuto economico. Il calo della popolazione riguarda soprattutto la componente in età da lavoro. Altro dato citato è quello del 2018, quando dal Sud si sono cancellati 138mila residenti, di cui 20mila che si sono trasferiti all’estero. E la quota più alta è quella dei laureati.

L’IMPATTO DEL REDDITO DI CITTADINANZA SUL
La Svimez sottolinea l’importanza del reddito di cittadinanza durante l’emergenza sanitaria ed economica. Secondo il report in assenza di questo strumento, il lockdown avrebbe potuto portare profondi disagi economici con conseguenti tensioni sociali. Secondo Svilmez “nell’emergenza sanitaria il reddito di cittadinanza ha contribuito significativamente a ridurre la platea dell’esclusione e della marginalità fornendo un reddito minimo garantito”. Anche se va sottolineato che l’impatto della misura sul mercato del lavoro è stato “scarso, se non nullo”. Nessun aumento del tasso di partecipazione al mercato del lavoro, quindi.

SANITÀ IN ZONA ROSSA GIÀ PRIMA DELL’EMERGENZA
Secondo il rapporto la sanità del Sud era già “zona rossa” prima della pandemia. Il divario di offerta dei servizi sanitari essenziali dipende da inefficienze e distorsioni, con uno squilibrio “drammatico” tra le Regioni italiane nell’attività di prevenzione. La distanza tra le Regioni del Sud e quelle del Centro e del Nord era evidente già dal 2018, con valori massimi intorno ai 220 punti per Veneto ed Emilia-Romagna e minimi dai 170 in giù per Campania, Sicilia e Calabria.

LO SMART WORKING DIVENTA SOUTH WORKING
Altro fenomeno analizzato è quello dello smart working al Sud, con tanto di definizione del south working in riferimento a quei lavoratori impiegati in aziende del Centro o del Nord che si sono trasferiti al Sud approfittando del lavoro agile. Gli addetti che lavorano in smart working dal Sud sono 45mila, secondo i primi risultati di un’indagine realizzata da Datamining su 150 grandi imprese con oltre 250 addetti. Un dato che potrebbe essere solo parziale, perché non tiene conto delle piccole e medie imprese, più difficili da rilevare.

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