Toto’ si insedia al posto di Cavour

Un cartello a tre metri di altezza cancella il nome di Camillo Benso conte di Cavour e lo sostituisce con quello di Antonio de Curtis, Totò. Sostituzione non a caso direbbero i meridionalisti oppure i seguaci di Pino Arile, ristabilendo l’ordine tra chi merita un riconoscimento e chi no.
Un blitz effettuato molto probabilmente di notte da cittadini della Sanità, quartiere dove il principe della risata è nato, stanchi di sentir parlare da decenni del museo Totò o di strade e piazze intitolate al grande comico morto nel lontano 1967, unico in Italia ad avere ben tre funerali, a Roma, a Napoli e poi nel Rione Sanità. Dopo 55 anni nulla è stato fatto e la città continua ad ignorare uno dei suo figli più illustri e amato in tutto il Paese.

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Di questo sono stanchi soprattutto i cittadini della Sanità che hanno già omaggiato il grande comico con un grande murale, una statua siluette e una luminaria che riproduce i versi del poeta de Curtis. E uno slargo dedicato all’attore a pochi passi da dove l’attore nacque. Antonio de Curtis ha riscosso la nominazione della principale e piu’ visitata sala dello storico e celeberrimo bar “Gambrinus”, fulcro del turismo cittadino in perenne ascesa e crocevia tra centro chic, centro storico e postazione a ridosso del Teatro San Carlo, Palazzo Reale, Galleria Umberto. Quest’ultima gemella della storica galleria milanese recentemente ceduta in gestione ad un fondo d’investimento anglosassone.




Cacciata dall’ assessore per scandalo sanita’ a Napoli

In CAMPANIA, ASSESSORE CACCIA DALLA RIUNIONE LA CONSIGLIERA MUSCARÀ CHE VUOLE CAPIRE PERCHÈ SI ASPETTANO MESI PER UNA TAC.
Grave atto antidemocratico e intollerante si è consumato nel corso di una riunione tenutosi a Napoli tra l’assessore regionale al bilancio, Ettore Cinque e le associazioni del settore della sanità privata accredita. Impedito alla consigliera regionale Maria Muscarà di partecipare all’incontro. Lo riporta il giornale “Il desk”.

“Umiliata come donna e come rappresentante del Popolo da un funzionario ed un assessore che mi hanno cacciata da una riunione dove si parlava dei problemi dei cittadini. Cittadini che rappresento così come recita la Costituzione della Repubblica – spiega in una nota Muscarà – L’incontro tra le associazioni di settore della sanità privata accreditata e l’amministrazione è stata definita “tecnica” e per questo, secondo i due, non poteva vedermi presente nemmeno come uditrice; una cosa assurda, ingiustificabile. Una riunione convocata per la riformulazione della delibera sui tetti di spesa mensili”.

“Cosa c’era che non potevo ascoltare come esponente politico democraticamente eletto?“, dice ancora la combattiva consigliera regionale .

“Sono uscita dalla sala riunioni in primo luogo per la profonda offesa arrecata alla sottoscritta in prima persona e all’istituzione del Consiglio Regionale tutto ed anche perchè i due tecnici nominati dalla politica avevano minacciato addirittura di non tenere più la riunione. Ero lì per capire perchè un paziente deve aspettare mesi per fare una Pet, una Tac, una risonanza, un elettrocardiogramma e finanche un esame del sangue. Per capire come si può difendere un malato che non ha la possibilità di pagarsi un esame per poterlo fare nei tempi giusti”, osserva Muscarà – Ero lì per capire perchè possiamo spendere soldi per gli armamenti e non per le prestazioni mediche che continuano a mancare benchè sia finito il periodo di commissariamento. Attendo, spero non invano, l’intervento del garante dei diritti e dei doveri dell’assemblea regionale, visto che appellarsi a De Luca per il rispetto dei ruolo e delle funzioni, sembra essere fiato sprecato”, conclude Muscarà. Nella regione Campania il ticket sui farmaci e’ pratica universale ormai, con il solito ingolfamento dei principali ospedali, oberati tra l’altro, ancora dalle procedure anticontagio pandemiche.

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Una vicenda assurda, comportamenti inquietanti assunti da funzionari pubblici.
“E’ gravissimo quanto accaduto al consigliere regionale Maria Muscarà, che ha reso noto di essere stata cacciata da un funzionario e da un assessore regionale da una riunione regionale con le associazioni rappresentative del privato accreditato. Ciò non solo perchè è stato calpestato il ruolo di un consigliere regionale e, quindi, dell’intera Assemblea legislativa campana, che rappresenta i cittadini della Campania, ma anche e soprattutto perchè si è impedito di partecipare ad una riunione che riguarda un tema di grande rilievo pubblico ed importanza che investe la salute dei cittadini e che dovrebbe essere risolto con urgenza ed efficacia“. E’ quanto afferma il segretario generale di Cnal, Salvatore Ronghi. “La delibera di Giunta regionale del 28 dicembre scorso, che ha introdotto i tetti di spesa mensili per struttura, ha, praticamente, fatto saltare il sistema delle prestazioni nel privato accreditato con i cittadini che non riescono ad accedere alle prestazioni in convenzione e sono costretti a pagarle di tasca propria o, se non hanno i mezzi economici, a rinunciarvi – sottolinea Ronghi – un problema urgente e scottante di cui la stampa si occupa quotidianamente e che sta facendo emergere in tutta la sua evidenzia il fallimento politico di De Luca e della sua giunta”.




Meridionalisti contro le Olimpiadi del Nord

Gli attivisti del partito meridionalista “Equita’ territoriale” si sono mobilitati in una pubblica petizione con raccolta firme all’interno del dittico dei propri gruppi Facebook Terroni e Movimento Equita’ Territoriale da circa mezzo milione di persone, per caldeggiare e concretizzare il taglio di ulteriori finanziamenti pubblici alle olimpiadi invernali. Su questo tema girano dichiarazioni al fulmicotone che recitano:

“Le famose “Olimpiadi invernali a costo zero”, del 2026, sono a costo zero solo per Lombardia e Veneto, nel migliore dei casi; e a lacrime di sangue per il resto d’Italia, perché stanno diventando l’ennesima scusa delle Regioni sempre più ricche (grazie a risorse pubbliche corrisposte, a causa della “spesa storica”, in modo territorialmente squilibrato), con l’ormai arcinoto trucchetto di manifestazioni sportive o commerciali, per arraffare soldi di tutti gli italiani. Veneto e Lombardia, che hanno già ricevuto, purtroppo, uno stanziamento di oltre un miliardo (a proposito di costo zero), pretendono altri soldi, se no non ce la fanno, dicono, considerato che sono già adesso in pauroso ritardo con il programma (a proposito di efficienza padana) e rischiamo un’altra figuraccia internazionale, dopo quella dell’Expo2015 a Milano.

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Siamo stufi del continuo saccheggio della cassa pubblica per arricchire i ricchi e impoverire i più poveri, nonostante i fallimenti del sistema “Faccio io, ma paghi tu” o della variante “Costa poco (o persino zero), comincio e poi scopro che costa tantissimo e paghi ancora tu”.

Basterebbe citare la vergogna planetaria del Mose, in Veneto, pozzo senza fondo da decenni, per un’opera già in disfacimento a causa della ruggine (nonostante la garanzia annunciata di un secolo!), le incrostazioni, il malfunzionamento e, secondo i magistrati, le ruberie: ogni 3 euro, 2 in mazzette); o l’Expo di Milano, costata agli italiani (secondo la più recente inchiesta sul tema) 18 miliardi, per un incasso di 400 milioni, con una gestione che ha portato in galera decine di persone alla volta; o l’attuale scempio del nuovo molo foraneo di Genova, per dare al porto ligure fondali e banchine che non ha e che quello di Gioia Tauro ha già, essendo, da quei punti di vista il miglior porto italiano, ma dove, per decisioni governative anti-meridionali, le grandi navi della rotta della seta non devono approdare (solo a Genova e a Trieste, saltando tutti i porti del Sud). E ora, per il molo a perdere di Genova, si scopre (sempre dopo, eh?) che non basta il miliarduzzo pubblico già regalato, ma ne serve almeno un altro; e la “previsione” di completare l’opera nei tempi del Pnrr (2026) è, ma va’!?, clamorosamente infondata, perché di anni ce ne vorranno una quindicina, a patto che tutto vada liscio (cosa che non accade praticamente mai, per opere di tale rilevanza). E lo dice, in un corposo rapporto sull’opera, lo stesso direttore tecnico dei lavori, Pietro Silva, che, dall’alto dei suoi 41 anni di esperienza, per coerenza, si è dimesso.

Insomma, questo sistema furbastro di sottrarre soldi al resto d’Italia è durato pure troppo. Torino, Milano, il Veneto addirittura chiedono soldi per il famoso hyperloop, il treno da 1.200 chilometri all’ora, nonostante fra Torino e Milano ci sia già la più sovradimensionata linea di alta velocità (dieci volte l’effettivo uso) e con record mondiale di costi di realizzazione al chilometro, mentre gran parte del Sud è irraggiungibile in treno, con città come Matera, non ancora raggiunte dalle Ferrovie dello Stato e tempi di percorrenza, specie in Sicilia, che sono nell’ordine di quelli di una carrozza a cavalli dell’Ottocento (circa 15 miglia all’ora).

Per tutto questo, diciamo no a ulteriori sprechi di soldi pubblici e territorio (essendo Lombardia e Veneto già fra le regioni più cementificate e inquinate d’Europa), per le Olimpiadi invernali “a costo zero”. E basta con il trucco che impoverisce tutti: prima le Regioni ricche monopolizzano le grandi manifestazioni, perché attrezzate meglio delle altre (treni, aerei, strade…; tutta roba pagata dagli italiani a loro beneficio), poi, avuto l’ok, passano alla cassa, per realizzare altre infrastrutture “per accogliere gli stranieri” (come l’Expo che non vide i voli charter e i treni in più annunciati, mentre nell’immenso parcheggio “per i visitatori”, la sola automobile era quella del custode e il conteggio dei visitatori includeva ogni giorno le migliaia di di lavoratori dell’Expo, per alzare artatamente il totale).

Ma se possono fare gli eventi, perché il resto d’Italia ha loro pagato le infrastrutture, perché poi servono ancora miliardi per fare altre infrastrutture? Con questo sistema, quando arriverà il turno del resto d’Italia, per passare da pagatore a beneficiario?

Lombardia e Veneto hanno presentato una lista della spesa di quasi un centinaio di opere, fra «essenziali», «connesse», «di contesto», «principali» e «secondarie» (manca: «terziarie»…). C’è di tutto; altri soldi per ampliare aeroporti, altre linee ferroviarie, altre strade, impianti sportivi che paiono da costruire con oro e diamanti (recentissima la polemica per l’ennesima pista di bob, al modico costo di 80-85 milioni), oltre agli impianti per sport invernali fra i picchi innevati e le valli di Milano (ci va ancora bene che Milano non pretenda di ospitare la Coppa America: toccherebbe pure finanziare la trasformazione dell’idroscalo in lago di dimensioni acconce, magari pagando il terreno dieci volte i prezzi di mercato, come fu per l’Expo).

Per tutto questo, è ora di dire basta a questo sistema: nemmeno un euro alle Olimpiadi “a costo zero”’. Non si può continuare a chiedere a chi è stato privato di strade, treni, e dell’essenziale, di pagare lo champagne a pochi per digerire ostriche e caviale “di Stato”.

Arraffoni e sbruffoni che oggi tendono la mano, insaziabili, sfidarono il governo e il resto del Paese che negavano altri fondi in un momento così difficile, dicendo che avrebbero fatto da soli, “a costo zero”. Invece, i governi si smentirono subito regalando vagonate di soldi di tutti gli italiani ai ricchi piagnoni, gli stessi che rivendicano l’Autonomia (e la dimenticano all’istante se ci sono da acchiappare soldi di tutti); e continuano a chiedere, a chiedere, a chiedere, e il troppo non basta mai.

Prendano esempio da Napoli, che quando ospitò le Universiadi, si vide aiutata con zero euro dal governo (poco importa quale: tanto è sempre così), così prodigo con tornei di golf e di tennis, al Nord, e le fece davvero e orgogliosamente a costo zero. E furono fra le più belle di sempre.

Non un euro alle Olimpiadi invernali a costo zero!”. A proposito di Napoli che giace in una condizione di apparente predissesto finanziario, volano alte le le grida di coloro che recriminano il boicottato ed osteggiato sindaco de Magistris, oggi impegnato in un percorso di denuncia delle tare politiche e giuridiche che inficiano maggiormente il meridione, ma stanno danneggiando in modo esiziale, con Draghi, anche il resto d’Italia.




Diga di Genova: scandalo e confronto Gioia Tauro

LO SCANDALO DELLA DIGA DI GENOVA: PRIMA DI INIZIARE I LAVORI SI SA GIA’ CHE COSTERA’ IL DOPPIO.
E I LAVORI DURERANNO IL TRIPLO.

Lo dice il Direttore Tecnico dell’ente supervisore del progetto che si dimette “per evidenti ragioni etico-deontologiche”. Niente male per quello che doveva essere il progetto principale per la portualità italiana del PNRR, che ha puntato solo sui porti del nord (Genova e Trieste) lasciando poche briciole ai porti del sud: elettrificazione delle banchine ma nessun intervento strutturale.

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Nel capoluogo ligure, invece, si prevede una megadiga che dovrebbe costare un miliardo…Ma ne costerà due. Lo dice, appunto,il tecnico dimissionario, che non è un pincopallino qualunque: si tratta di un ingegnere idraulico di lungo corso, forte di un’esperienza di ben 41 anni nel campo delle opere marittime.

Nell’articolo, tutte le criticità di un’opera che, nelle intenzioni di chi ha concepito il PNRR a trazione nordica dovrebbe surclassare Gioia Tauro. Peccato che Genova avrebbe soltanto, a lavori finiti (fra 15 anni) 1500 m di banchinamento, contro i 5125 su cui può contare già oggi GT.

Inutilizzati perchè i raccordi ferroviari, aperti da poche settimane (dopo decenni di attesa) non sono sufficienti, e perchè Gioia Tauro non può contare sul terzo valico ma su una linea a binario unico che la collega all’asse adriatico: l’unica ferrovia da e verso il sud che può consentire di instradare i lunghi treni containers necessari a trasportare il carico di navi transoceaniche da 15.000 containers.
Per non parlare del Ponte sullo Stretto (che potrebbe mettere a sistema tutti i porti siciliani), accantonato perchè irrealizzabile entro il 2026, a favore di opere come la diga dello scandalo che sarà ponta nel 2037!
Tutto questo non danneggia il sud e l’equità territoriale ormai divenuta carta straccia, ma l’intero Paese. Che di questo passo, resterà unito ancora per poco. Preconizza con queste parole, il direttore di LaCnews Pino Aprile gia’ autore del best seller “Terroni” e fautore del partito “Equita’ territoriale”. Continua cosi’ il processo di depauperazione meridionale occultato dietro decisioni politiche di tempismo e pragmatismo, subordinate a fondi ipotetici venturi da parte di istituzioni finanziarie transnazionali private. Ma in tal guisa Gioia Tauro elude tale pragmatismo in favore di Genova, che e’ un porto naturalmente inferiore, per una mera discrezionalita’ politico-bancaria. Ecco che allora la linea dei doppi pesi e misure si reistituzionalizza anche con il Pnnr, che rischia di vanificarsi come i precedenti sistemi di ausilio al meridione.




Napoli accelera sui beni pubblici

Giovedì è stata firmata la lettere di intenti con Invimit, per la creazione di un fondo per la gestione di una parte dei beni pubblici della città che si ritiene possano creare valore per la città.

Il patrimonio immobiliare del comune di Napoli è costituito da circa 65mila unità, di cui la metà assolvono alla funzione di edilizia residenziale pubblica.

Questa parte, secondo quanto pare di capire dalle intenzioni espresse dell’amministrazione, non verrà coinvolta nell’operazione. Rimangono quindi circa 30mila beni comunali che saranno inseriti nel fondo per essere successivamente messi a valore tramite un fitto o definitivamente dismessi.

Tra questi la #GalleriaPrincipe, #PalazzoCavalcanti, lo #StadioMaradona, #VillaMedusa a Bagnoli e tantissimi pezzi di città che non sono dei semplici immobili di pregio ma piuttosto dei monumenti a costituzione dell’identità cittadina.

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Sorge spontanea, data la rilevanza dei beni in causa, una domanda di carattere metodologico: come verranno selezionati i beni considerati di pregio per i quali il Comune deciderà di conservare la proprietà e quali invece potranno essere alienati? Come intende procedere il Comune nella selezione di quegli immobili che vengono definiti strategici e quali invece al contrario, per ammissione dello stesso sindaco potranno essere dismessi?
Andranno definiti dei criteri in tal senso?

Il consigliere Clemente suggerisce che assieme al perimetro degli edifici che verranno inseriti nel Fondo possano essere individuate le finalità con le quali questi edifici saranno selezionati, se per essere fittati o venduti. In questo modo si darebbe un grande segnale di trasparenza, si potrebbe aprire un serio dibattito cittadino sulla destinazione che intendiamo ai beni strategici della città, a garanzia di un lavoro serio e realmente condiviso.

È necessario che il Consiglio venga fortemente coinvolto in tal senso. Non è poi chiaro come si innesterà tutto questo complesso con il piano di dismissione e valorizzazione che il Comune già possiede e con il piano di riequilibrio siglato con la Corte dei conti.

Discorso a parte va fatto per quegli immobili che si ritiene di non voler in alcun modo sottoporre all’ingerenza dei privati. Quegli immobili ai quali e’ riconosciuto un valore sociale, che seppur non creatori di valore strettamente economico restituiscono alla società in termini di assistenza e presenza civica sul territorio.

Sia chiaro: la controparte politica appendice dell’ex sindaco de Magistris non dichiara nessun pregiudizio ideologico, ben venga l’appoggio dei privati che devono creare ricchezza per la città e per loro stessi, laddove ci sono le condizioni perché questo avvenga. Verrà venduto ciò che si terrà giusto vendere e dato in uso quello che si considerera’ vantaggioso dare in uso, ma non tutto nasce per creare guadagno economico. Secondo la rieletta consigliere Clemente, vittima di omicidio materno da parte dei sicari della camorra quando era bambina.

L’esperienza dei beni comuni ce lo ha insegnato: esistono realtà che riescono a restituire alla città molto di più che un canone di fitto, tramite il lavoro fatto con le persone e per i territori. Soprattutto in questa città, dove il lavoro sociale fatto tramite i beni pubblici può significare salvare un ragazzo dalla delinquenza e dove la gratuità di un servizio che non è soggetto a logiche di profitto, perché erogato a costo zero, è per molte persone l’unico modo per poterne usufruire.

Non dimentichiamo quale è il ruolo del pubblico: è indispensabile la sostenibilità economica ma che vada di pari passo con la garanzia dei diritti al cittadino. A cio’ si innesta la polemica ristornata ultimamente dal giudice Maddalena, sulla illiceita’ di vendere beni pubblici di alcun tipo, dal punto di vista costituzionale. Bene ragionare in ottica di mercato secondo una dovizia di ragionieri economici dediti alla gestione patrimoniale, tuttavia esiste una compagine di addetti costituzionali che aborrisce anche il nolo di beni pubblici per scopi di sviluppo indogeno ed incremento fiscale. L’esperienza di Global Service, principale azienda a livello di gestione di beni immobili afferente al napoletano Nicola Romeo, rappresenta una fattispecie virtuosa nella creazione di valore aggiunto per quanto concerce il patrimonio pubblico. Tuttavia e’ giusto rimarcare che l’imprenditore proprietario del quotidiano nazionale il Riformista e zelante nel reclamare l’acquisto dello storico “Il Mattino” oggi in crisi per settanta milioni, non detenga la proprieta’ degli immobili bensi’ la gestione; mentre la proprieta’ e’ giusto rimanga al Comune di Napoli per ogni evento futuro oggi in bilico a causa del “Patto per Napoli”.

Se poi si focalizza l’incremento di accessi turistici a Napoli per Pasqua di centocinquantamila unita’, bilanciando le emigrazioni definitive dell’ultimo ventennio che hanno intaccato a nocecentomila i residenti cittadini dal milione e due circa; il fatto che il sindaco non abbia ampliato i trasporti ed i servizi per l’afflusso monstre, ha fomentato polemiche culminate nel falso mito delle privatizzazioni. A tal proposito il giornalista Livio Varriale esorta attenzione nel tutelare il commercio ed il turismo cittadini da eventuali innalzamenti dei prezzi causati da ulteriori privatizzazioni dei servizi. Le quali inficierebbero la ripresa di Napoli, che ha avuto un record italiano di arrivi pasquali ad onta, come afferma Pino Aprile direttore del network “La C news”, delle campagne indirette dei tg nazionali su eventi e possibilita’ turistiche che ineriscono Roma, Milano, Torino, Firenze, Venezia, solitamente appannaggio dei media nazionali.




Velotti rilancia la poesia per i giovani/adulti

Nino Velotti con “Le magiche avventure di Ruggia” edito da Curcio, ripropone la letteratura redatta in terzine, i medesimi versi che fregiano la poetica di Dante, la quale racchiudeva in un libro la poesia, la narrazione nella musicalita’, la psicoterapia nell’esortazione religiosa e viceversa, ma anche l’intrattenimento nella mera descrizione di eventi. L’intellettuale di Nola Velotti ha redatto un romanzo young-adult in terzine in cui si sente fragorosa anche la presenza di rime che abbelliscono la narrazione, che e’ di per se’ improntata su tematiche universali che focalizzano gli stati d’animo, la lotta con il male, le sofferenze anche psicologiche per i giovani, nei contesti della modernita’ in cui la scuola si evince come strumento necessario ma anche potenziale pericolo di straniamento. Ruggia’ e’ uno scolaro dallo spiccato animismo con cui interagisce con la realta’, ama la natura ed anche il mondo della spiritualita’, al punto che levita in uno scenario onirico in cui si agita per enfatizzare il concetto di bene. Nel testo le allusioni culturali si alternano a descrizioni e dialoghi con personaggi legati alla natura, senza esimere le focalizzazioni su argomenti di attualita’ come la droga. Ruggia’ affronta dei viaggi interiori il cui confine tra realta’ e sogno e’ diafano; cosi’ i temi trattati si sgravano se rimandano alle amarezze contemporanee ma corroborano il messaggio brioso e vivificatore nell’affrancamento necessario dalle sofferenze. La meta di Ruggia’ infatti, alla stessa stregua degli adolescenti e degli adulti, figura la concretizzazione di un’oasi di pace, distaccata dalle vicissitudini della vita, dagli obblighi della routine, dagli sguardi pregiudiziali e non, degli altri. Cosi’ il messaggio di coltivazione dello spirito, dei temi universali innestati sulla probita’, la cooperazione, l’ausilio, si evince coriaceo dalla scrittura di Velotti, che accomuna tutti su una strada indicata permeata di natura. Infatti la natura e non la politicizzata ecologia, le buone azioni e non le prescrizioni ecclesiali o pagane, rappresentano la vera religione che permea questi racconti e li rendono benefici per tutte le eta’.

Poi le terzine, la maniera letteraria a tratti onomatopeica, la comunicazione verso gli adolescenti e l’indicazione di vie per la felicita’, rendono l’opera efficace ed ancor piu’ piacevole, dal punto di vista artistico, culturale e didattico.




Vinitaly: attacco incrociato al Sud

Rossella Solombrino denuncia le mosse coordinate dei governatori e politici veneti che si preparano a crivellare il tessuto agroalimentare del sud, che finora si pone ad un livello di egemonia rispetto al loro, dal punto di vista del gusto e della qualita’.

Si chiama Vin”Italy” per dare la parvenza di un paese unito che cammina insieme verso il risultato, ma come per ogni ambito , è l’emblema della tendenza che dura 160 anni : “la finzione dell’unità per perpetuare meglio una opulenza a fronte di una indigenza di una parte d’Italia, sempre la stessa : il Mezzogiorno.”

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Sarà stato l’ambiente alcolico accompagnato dalla perenne necessità di apparire più bravi a discapito degli altri, ma si è raggiunto il paradosso attraverso le dichiarazioni del governatore della regione del Veneto e del Governatore dell’Emilia Romagna che apertamente hanno promosso una propaganda falsa, come sempre volta a voler far percepire l’incapacità delle regioni del Sud, per giustificare meglio la logica perniciosa del PNRR che intendono portare avanti anche circa gli investimenti nell’enogastronomia.

Riportiamo interamente l’espressione utilizzata per portare avanti il “progetto di assinzione del PNRR” annunciato da tempo: “Dobbiamo far sì che i soldi non spesi del PNRR e le risorse dei fondi europei vengano redistribuiti a chi ha idee, progetti e capacità di investire, come ha sempre dimostrato il Veneto, così non rischiamo di perdere i fondi europei o di restituirli a Bruxelles facendo fare brutta figura a tutta l’Italia. Questa è la battaglia, che vede d’accordo anche il Presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, e che difenderemo in tutti i tavoli”

Dovremmo ricordare al Governatore del Veneto, che quella che lui chiama bravura.. In realtà è una capacità di attribuirsi ciò che non è suo: quando era Ministro dell’Agricoltura nel governo Berlusconi negli accordi con EU e Canada su 67 prodotti tutelati inserì solo 4 che provenivano dal Mezzogiorno penalizzando fortemente per tutti gli anni futuri l’export enogastronomico del mezzogiorno. Più che abilità dei Veneti nell’esportare riconosciamo la sua personale abilità nel massimizzare a detrimento del meridione la sua capacita’ di promozione e diffusione commerciale.
I vantaggi delle regioni come Emilia Romagna e Veneto sono inoltre il risultato di spese per investimenti ordinari certificati a danno del Meridione che hanno avvantaggiato le regioni in termini logistici. Se si parla di OCM, il programma nazionale di sostegno al settore del vino che concede finanziamenti e contributi a fondo perduto (dal 40 all’80%) per le aziende vitivinicole italiane impegnate nella promozione sui mercati dei Paesi terzi, anche in questo caso si sono evidenziate irregolarità volte a gonfiare i dati dell’export delle regioni settentrionali al fine di vedersi concessa una distribuzione di fondi nettamente favorita.

Ecco l’esempio lampante di come a prescindere dal colore politico (Lega – Partito Democratico), attraverso due rappresentati delle regioni, in pieno accordo con la linea politica dei partiti che rappresentano, si uniscono anche in questo settore per sottrarre apertamente una parte d’Italia utilizzando l’unica arma in possesso da 160 anni: il pregiudizio e la mancanza di cooperazione politica ed infrastrutture meridionali. Di certo il Pnnr non dovrebbe assolutamente essere ristornato all’Europa in caso di mancata spesa ne confluire in aree a maggior intensita’ progettuale e dinamismo imprenditoriale come il Veneto senza programmi di consorzio assoluto con il Sud. Perche’ i soldi stanziati devono per opportunita’ costituzionale, rimanere nel paese in questione senza limiti di scadenza come invece non e’ prescritto dall’Europa. E la dualita’ italiana non deve impedire un migliore sviluppo del Veneto, che ha bisogno di una piattaforma meridionale alla sua altezza per presentare a livello globale, un’offerta di qualita’, efficienza, produzione, promozione ed efficientamento vincente




Banche al sud: Bankitalia cede Napoli a Londra

SUD: SI PARLA DI BANCHE, Nel Mezzogiorno i parlamentari latitano rispetto l’assalto commerciale alla parte restante del Banco di Napoli. Lettera Napoletana ha riportato che il 21 Marzo la Commissione bicamerale di inchiesta sul sistema bancario ha ascoltato in audizione il presidente della Fondazione Banco di Napoli, Rossella Paliotto. La Fondazione è socia di maggioranza relativa di Banca del Sud, istituto di credito con sede a Napoli, con il 19%.

Banca del Sud, fondata nel 2005 con l’obbiettivo specifico del sostegno alle imprese meridionali, è stata commissariata il 12 giugno 2021 dalla Banca d’Italia. Solo 43 giorni prima, il 30 aprile, l’assemblea dei soci di Banca del Sud aveva nominato il nuovo consiglio di amministrazione e due nuovi membri del Collegio sindacale. La Fondazione Banco di Napoli aveva indicato presidente e vicepresidente, due tecnici con l’obbiettivo di risanare il bilancio della Banca, che registrava un passivo di 12,8 milioni per crediti deteriorati (cfr. LN161/21).

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Per un confronto, va detto che il Monte dei Paschi di Siena (10 miliardi di crediti deteriorati) ha ottenuto 2 miliardi di euro dallo Stato, che ne ha acquisito il 68%, mentre nella prossima legge di bilancio si prospetta lo stanziamento di altri 8 miliardi di denaro pubblico per ripianare la voragine del debito della banca senese (cfr. Libero, 21.10.2021).

Il commissariamento da parte di Bankitalia ha bloccato ogni azione di risanamento dell’istituto di credito meridionale, uno dei pochissimi sopravvissuti al Sud, che è l’unica delle 81 regioni dell’UE debancarizzata, cioè priva di istituti di credito di dimensioni medio-grandi.

I commissari straordinari nominati da Bankitalia, Paolo Alessio e Livia Casale, hanno reso noto che è pervenuta un’offerta di acquisto da parte di Cirdan Capital Management Ltda, un gruppo finanziario con sede a Londra e rappresentanza in Italia, a Milano.

La Fondazione Banco di Napoli non ha aderito all’offerta di acquisto “per la mancanza di documentazione richiesta ai due commissari straordinari” (RADIOCOR–Il Sole 24 Ore, 21.3.2022) ed il suo presidente «ha ribadito la perplessità per il commissariamento deciso dalla Banca d’Italia nel Giugno scorso, quando si profilava già un’offerta per il rafforzamento della banca individuata dal nuovo cda che si era insediato a Maggio» (RADIOCOR- “Il Sole 24 Ore”, 21.3.2022).

Fin qui, la cronaca dell’audizione davanti alla Commissione bicamerale di inchiesta sulle Banche. L’operazione in corso, sotto il profilo economico, è chiara: Banca d’Italia sta pilotando Banca del Sud verso un acquirente inglese.

Ma l’aspetto più significativo della vicenda è quello politico. Nella Commissione di inchiesta sulle banche su 39 componenti ci sono 12 tra deputati e senatori eletti al Sud: Giuseppe Buompane (Caserta, M5S); Bernardo Tucci (Calabria, M5S), Gianmauro Dell’Olio (Bari, M5S); Stanislao Di Piazza (Palermo, M5S); Marco Pellegrini (Foggia, M5S); Francesco Castiello (Salerno, M5S); Antonio Martino (Pescara, FI); Ubaldo Pagano (Bari, Pd); (Renato Schifani (Palermo, Fibp-Udc); Gaetano Quagliariello (L’Aquila, Idea-Cambiamo); Elio Lannutti (Chieti, Misto); Maurizio Buccarella (Lecce, Misto).

L’audizione del presidente della Fondazione Banco di Napoli si è svolta in un’aula vuota, davanti al solo presidente della Commissione, Carla Ruocco (M5S).

Erano assenti tutti i 39 componenti ma, soprattutto, assenti tutti i parlamentari eletti al Sud. Nessun interesse alla vicenda di Banca del Sud. Cominciata alle 15, l’audizione è durata appena 25’, giusto il tempo, per il presidente della Fondazione Banco di Napoli, Rossella Paliotto, di leggere una breve relazione sui motivi del rifiuto di aderire all’offerta di acquisto del Gruppo finanziario inglese davanti alle sedie vuote.
Il Giglio rincara la dose di critiche ai politici meridionali assenti ma non si respira una aria di ottimismo alla luce delle regole europee che addebitano ai correntisti una serie di costi prima ammortizzati dalla Bce, e sopratutto si respira acredine, per mezzo del lavoro di diffusione informativa del professor Malvezzi, nei confronti del parlamento europeo che sta predisponendo la deflagrazione sottoforma di vendita da mancata guarentigia debitoria e creditizia, del tessuto di banche regionali e statali medio piccole. Cio’ a favore dei principali istituti di credito intersecati con i fondi di investimento, i quali risultano esiziali in quanto piu’ indebitati delle altre banche, impossibilitati a ripagare il debito, ma suffragati dall’emissione monetaria specifica con cui le banche centrali li salvano. Solo che i debito che conseguono da emissione monetaria centralizzata teleologica al salvataggio delle macrobanche commerciali, si scaricano su imprese e cittadini invece di essere annichilite dalle banche centrali come da Costituzione. Banche centrali copossedute dalle mere banche commerciali intenzionate ad inglobare quelle locali che sono obbligate ad investire sul territorio per cui ad alimentare il tessuto economico materiale.




Le magiche avventure di Ruggia’: Velotti dal sud rilancia Dante, ibridando fantasy, terzine e Manga

L’editore Curcio si e’ fregiato della pubblicazione acquistabile sul proprio sito ed altre piattaforme virtuali e fisiche, di un manoscritto di genere fantastico redatto da Nino Velotti, intellettuale napoletano con una spiccata inclinazione artistica ed alla linguistica. Laureato in Filosofia con una tesi sull’infanzia prodigiosa di Leopardi, Nino Velotti ha esordito giovanissimo con la raccolta di versi Giardino di Pésah (Edizione Del Giano, testi scelti da Dario Bellezza, 1991, selezione Premio Montale 1992). Nel 1998 ha realizzato il libro d’arte Quadernetto d’amore (Il Laboratorio/Le Edizioni). Di narrativa ha pubblicato Pinocchio 2000 (Fabbri Editori, 1995), un rifacimento in chiave postmoderna del classico collodiano, e La T-shirt bianca e altri racconti (Mondadori Education, 2003). Appassionato di musica e studioso della musicalità delle parole, ha pubblicato Sonetti per immagini (La Vita Felice, 2017), una raccolta di liriche nella struttura del sonetto classico accompagnate da immagini di vario tipo, frutto per la maggior parte della collaborazione con amici artisti. Velotti continua a prodigarsi nel mondo della didattica in terra napoletana, orgoglioso dei suoi natali presso la splendida Nola sede di frutteti e crocevia industriale con Pomigliano d’Arco per la multinazionale Fca che vi produce la neonata b Suv Tonale oltre alla celeberrima Panda; professore e visionario, Velotti ospita illustrazioni ermeneutiche per questo suo ultimo manoscritto di Marilena Imparato, disegnatrice : Le magiche avventure di Ruggia’ intreccia quattro fiabe/poemetti che si innestano sul candore dei bambini, la realta’ onirica, l’interazione con gli animali e specialmente l’obiettivo salvezza altrui ed il benessere deontologico personale. Infatti nella prima storia focalizzata sull’obiettivo di salvare dal castello quattro pulcini colorati, si slantetizza un connubio di modernita’ e passato, realta’ ed immaginazione, cooperazione con il mondo animale, scuola, giornalismo, armi da combattimento nella fattispecie di una pistola inutilizzata, e strumenti di attacco nuovi ed antichi. Ma l’incontro con una fata arcana dalla sessualita’ ed eta’ miste, che vive all’interno di un albero di Noce che caratterizza la flora nolana da cui proviene l’autore, suffraga il bambino ipersensibile al distacco dalle ansie e passioni terrene, teleologico alla fluttuazione nell’aria con l’ausilio di uccelli ammansiti, il cane un tempo da combattimento con se’ che non vuole piu’ combattere; tutto nel raggiungimento del castello per liberare i bambini/pulcino minacciati dalle arpie. In questo scenario frammisto di oggetti moderni, situazioni reali e quelle mistiche, fantastiche, l’esortazione al distacco dal materialismo e dal conformismo per accedere in una dimensione scevra di sofferenza, in liberta’ e magica convivenza con il creato, emerge con grande potenza. Cosi’ bambini speciali, empatici, restii a gettarsi nell’agone gramo della battaglia terrestre, vengono impersonati da Ruggia’ per portare sollievo ai sofferenti e peculiarmente ad altri bambini rappresentati in modo metaforico con i loro aguzzini e le pene inferte. Armi magiche ed armi reali sono alluse nella narrazione in quella che si contrassegna la guerra reale ed immaginaria di una vita che rinnega la fantasia, causa ferite materiali da guarire con la forza dello spirito, la credenza ed il perseguimento nel bene.




Milano reclama il malloppo

Antonio Picariello afferma che c’è poco da fare. A certe latitudini la politica, di qualsiasi segno sia, sa fare solo se adeguatamente, e superfluamente quanto ingiustamente, foraggiata. Fino a ieri a Milano bastava chiedere che tutti erano ai suoi piedi con vagonate di denaro. Un’abitudine che ha fatto disabituare gli amministratori locali a tirare la cinghia sull’onda della sbandierata efficienza ottenuta con copiose elargizioni nonché con l’adozione di meccanismi fiscali che premiano, per esclusive ragioni di deferenza (e non solo), certe regioni e comuni piuttosto che altri, a parità di condizioni.

Il sindaco di Milano Sala tutto questo deve averlo consapevolmente rimosso dalla sua memoria politica. Deve aver rimosso l’Expo 2015, lo Human Techopole e, solo ieri, le Olimpiadi Milano-Cortina. Per non parlare di Milano “comune svantaggiato” che sottrae a Venafro 1 milione di euro per una scuola materna che in Molise sarebbe stato manna dal cielo e avrebbe permesso a centinaia di bambini di uscire dai containers.

Ma tutto questo Beppe Sala non lo sa. O finge di non saperlo giustificando così il suo lamento per non aver ricevuto 200 milioni. Facile amministrare così. Vado sotto col bilancio, ma tanto c’è chi copre…perché non sia mai detto che debba tagliare qualche servizio, magari superfluo, ai cittadini che riceveranno anche quest’anno e giustamente, circa 600€ pro capite in servizi ciascuno contro i 150€ di Napoli ed i circa 300 di Roma.

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Che poi bisognerebbe anche vedere quanti di questi operosi contribuenti siano davvero milanesi e non meridionali costretti ad emigrare per lavorare contribuendo così (molti loro malgrado) al mito dell’efficienza. Già, perché il paradosso sta anche in questo: i meridionali lavorano al nord e il nord li paga con i soldi del Sud, di fatto non mettendoci nulla del suo ed incassando i proventi economici di quel lavoro. Ma questa è un’altra storia!

Ritornando invece a Sala il sindaco dovrebbe focalizzare i dati impietosi.  Tra il 2020 e il 2021 i comuni italiani hanno ricevuto rimborsi straordinari per quasi 10 miliardi di euro.

Sarebbero 165 euro per cittadino, ma in questa  nazione c’è chi è diversamente italiano…è risaputo! E così quei 165 euro a Milano diventano 548, a Roma 246 e a Napoli 150! Chi dovrebbe lamentarsi, allora? Vogliamo parlare poi del tentativo dei comuni nordici di farsi rimborsare le spese mai sostenute per le mense scolastiche nel periodo di lockdown?

Così come furbi sono al governo che da sempre adottano a 360 gradi il principio di favorire le aree fiscalmente ricche in base al falso assunto per il quale se favorisci il ricco, lui quello che non gli fai pagare lo reinveste e crea Pil. Salvo poi constatare, mese dopo mese, anno dopo anno, dati alla mano che il ricco ringrazia e mette in tasca  ma certamente investe altrove con una pressione fiscale minore, rendimenti maggiori ed ambiente lavorativo facilitato. Questo dimostra l’inefficacia della fiscalita’ italiana che non dipana il divario Nord-Sud ne’ aumenta il pil italiano seppure spenda per i cittadini meno di quanto incassi con le gabelle.

E Sala non dovrebbe lamentarsi neanche del Fondo di Solidarietà Comunale finanziato con l’extragettito nato per mezzo del passaggio dalla vecchia Ici all’Imu. La città meneghina, infatti, ha ricevuto con l’autonomia fiscale maggiori entrate rispetto al passato e se si considera anche il rimborso per il mancato gettito dell’Imu le cifre sono di tutto rispetto: da tale voce, solo nel 2022, arrivano in cassa 136 milioni… a Napoli meno della metà, 58 milioni. Il tutto senza alcuna forma di riequilibrio da parte del ministero dell’interno.

Insomma lo stato italiano è sempre solidale con chi sta meglio! Talmente solidale che il ministro Franco ha già in programma un incontro con Beppe per dar riscontro alle sue lamentazioni e magari trovare una soluzione … equa e solidale ovviamente solo per Milano! Napoli invece si barcamena con il patto del Fiscal Compact che contrappone al tasso di evasione sesquipedale di lavoratori e partite iva dal basso reddito, la pressione fiscale maggiore per i contribuenti cronici. Se poi si calcola la sede fiscale di Milano per una dovizia di imprese economicamente ferrei che alimentano l’erario ed i servizi comunali, si deduce la necessita’ di sforare il bilancio italiano ed europeo per dotare il meridione dei medesimi servizi scongiurando ogni inasprimento verso la principale realta’ economica urbana d’Italia