Nasce la tv di Trump


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Nonostante l’imperare dei social media la televisione conserva il proprio potere in termini di visibilita’ generale, spostamento del consenso, indirizzamento politico e mezzo di conoscenza essenziale per i prodotti pubblicizzati, lo riporta Marco Gomez direttore del sito “Il fattoquotiano. Su questo solco tutto lascia presagire che si verifichera’ una riaffermazione della televisione ma anche della radio, seppure plasmate nell’universo di Internet annesso di social media.

In America e’ in atto un agone agguerrito tra social e tv ma anche tra fazioni politiche e militari avverse, capeggiato dall’ex presidente Donald Trump, bandito dai principali social media, il quale ha da qualche mese fondato:”Oan”. Quest’ ultimo e’ il suo canale televisivo su scala nazionale e mondiale, per mezzo anche di Telegram, in cui il magnate statunitense promuove una campagna elettorale e mediatica che verrebbe definita “complottista”, dalle testate editoriali classiche. A cio’ Micheal Lindell, imprenditore e seguace di Trump, ha fondato la piattaforma social “Frank” in fase di miglioramento, teleologica all’affiancamento e supporto di Trump. Oan e’ una sorta di Byoblu su scala continentale in cui vengono ospitati alti burocrati, personalita’ che con prove denunciano o descrivono realta’ anomale come il satanismo e gli “Illuminati”, oltre che “Project Veritas”, una Onlus di giornalisti e teste slegati dal potere, che filmano e spiegano episodi taciuti dal mainstream.

Le televisioni tradizionali, ora in formato social e con l’introduzione della funzione “smart”, rimangono la piattaforma principale dell’informazione, della politica, del pubblico e della pubblicita’; per cui la battaglia ora rimane tutta televisiva. Trump possiede il suo avveniristico network mediatico tra il social “Frank”, la tv classica “Oan” e in tal modo si prepara a scagliare la sua contromossa per il ripristino della sua presidenza in America.https://www.facebook.com/marketplace/item/352129442824283/




Meloni da Aspen Institute

Giorgia Meloni e’ entrata a far parte dell’Aspen Instutute, riportava giorni addietro un famigerato giornale italiano, il che vuol dire che l’alta finanza italo-mondiale ha fiutato l’occasione che Fratelli d’Italia sia artefice della ventura maggioranza politica anteposta al pd e cinquestelle attuali.

L’Aspen Institute ufficialmente e’ un think thank ossia un serbatoio di variegate ed eccelse personalita’ e professionalita’ della grande finanza, della grande industria e del grande terziario, che si riuniscono in una sorta di moderna gilda focalizzata sul miglioramento sociale e politico della societa’, studiando progetti di sviluppo, e stabilendo le linee guida politico-economiche dei paesi su onde temporali quinquennali e decennali. Aspen Institute e’ anche indicato come il Club Bieldeberg tutto italiano ed e’ fucina di promozioni per

le migliori e prestigiosissime carriere politiche, alto burocratiche, industriali e professionali in

Italia. Ora cosi’ come il Club Bieldeberg aveva anteposto in qualita’ di suo obiettivo nel corso dei successivi due anni dalla riunione 2019, di disarcionare populismi e smantellare o istituzionalizzare il Movimento 5 stelle, parallelamente si puo’ preventivare la mossa di Aspen verso Fratelli d’Italia, di smussarne i pericoli per il mantenimento degli interessi del grande potere italico e transnazionale; alla stregua di cio’ che e’ avvenuto con la Lega di Salvini che, dapprima restia a chiusure totali e vaccinazioni di massa, oggi ha sostenuto Speranza e le chiusure aziendali in cambio del 60% del Recovery fund antecedentemente assegnato per il 70% al meridione. Un ostacolo ai piani di Aspen da parte dei 5 stelle e forse Meloni, consiste nel rinnovo del reddito di cittadinanza, il quale costa circa 13 miliardi annui ed e’ facilmente finanziabile, per cui bisogna attendere l’operato di Meloni e dei suoi colleghi al governo, prima di capire cosa avra’ raggiunto l’Aspen Institute. Se poi il reddito di cittadinanza permanesse e magari venisse esteso a tutti in cambio della revoca dell’inviolabilita’ della proprieta’ privata come si reclama nel Grande Reset, il livello di allarmismo sarebbe massimale.https://www.facebook.com/marketplace/item/1065032380635180/




Decreto blocco proroghe

Il consiglio dei ministri si e’ da poco riunito per ottemperare al decreto governativo del primo ministro volto a limitare lo smart-working ai dipendenti pubblici a non piu’ la meta’ del tempo del lavoro, fino ai nuovi piani organizzativi del lavoro, i quali dovrebbero avvenire non oltre il 2021.

Altro compito del confronto parlamentare consiste nella soluzione delle licenze agli ambulanti ed alle concessioni balneari, non riconfermati entrambi, in ottemperanza alle prescrizioni europee. A tal proposito il Tar aveva invalidato le leggi parlamentari volte al mancato rinnovo delle concessioni balneari e degli ambulanti per cui si sta discutendo ad una soluzione di tale vicenda che coniughi le leggi europee con i diritti dei lavoratori e le prescrizioni italiane.

Alla luce di cio’ che e’ avvenuto in occasione del collasso della Grecia, e’ opportuno che l’Italia presti attenzione ai progetti europei che mirano alla liberalizzazione di ogni settore su impulso della finanza: il Partenone si e’ tentato di vendere ai creditori tedeschi nel frangente della crisi greca, mentre l’aereoporto di Mikonos e’ finito sotto la proprieta’ di organi finanziari tedeschi; siccome l’Italia versa in una condizione di semifallimento gli obiettivi dei creditori europei focalizzano il patrimonio immobiliare, costiero, artistico e grand’industriale italiani, sotto l’egida di leggi continentali su base bancario-finanziaria.https://www.facebook.com/marketplace/item/1065032380635180/




Nazionalizzazione vs globalizzazione

Si è gridata da più parti una presa di distanza degli Stati dagli oneri ed obblighi della globalizzazione, fino ad assistere ai dazi trumpiani che probabilmente rafforzeranno l’Europa, eppure in questa furia globalizzatrice la chiave manageriale per una autoconservazione, risiede nella nazionalizzazione. Nazionalizzazione interpretata come pratica per la creazione di valore aggiunto per la propria nazione, giacchè le imposizioni della finanza e delle industrie cosmopolite, comportano spostamenti continui e spersonalizzanti di capitali e lavori negli stati meno “tutelati”; dunque auspicare una fase nuova è fisiologico.

Il problema globale risulta l’indigenza, assestatasi ormai anche nel facoltoso occidente, e per superarla occorrono nuovi strumenti di valorizzazione della forza lavoro. Ma che tali strumenti non siano privi di sostegni finanziari durante la fase preparatoria di un “nuovo corso”.

In Italia osservare otto milioni di poveri equivale a disporre di un bacino di consumatori di gran lunga inferiore rispetto al passato, ed e’ pernicioso per le imprese. Sebbene la cultura ed il sistema di formazione scolastico ed universitario italiano siano generalmente encomiabili, mancano solo gli strumenti politici e finanziari da sistemare, affinchè il numero di poveri si assottigli fino all’esaurimento.

Allora sforzi infrastrutturali e scientifici per rilanciare il Paese Italia mediante emolumenti dignitosi ed una strategia lungimirante, rimangono l’ultima spiaggia non solo per la penisola sudeuropea, ma per l’intero occidente. Occorre dunque un nuovo tipo di radicamento nazionale in quanto sono gli abitanti del posto in cui vivono, a volere il bene della propria terra ed a poter lavorare per il proprio riscatto ed il proprio rilancio, rinazionalizzando la finanza pubblica e parzialmente quella privata. Ad onta di finanzieri speculatori cosmopoliti e imprenditori senza scrupoli oggi assiepati in politica e burocrazia.https://www.facebook.com/marketplace/item/1065032380635180/




Il problema dei fondi d’investimento

Banco di Napoli, ex banca piu’ opulente d’Europa dal punto di vista delle riserve auree appartiene in seguito a camarille finanziarie, ad banca Intesa. Bpm, acronimo di banca popolare di Milano e’ oggi stata inglobata in Banca Intesa, forte della massa ingente di risparmi da parte della laboriosissima Milano e territori limitrofi.

Pochi sanno che Banca Intesa alla stregua di Unicred sorta dalle ceneri “volontarie” di Unicredito romano sono a loro volta detenute da fondi di investimento forestieri che ne regolano le prestazioni e ne subordinano il comando in modo subliminale. I fondi di investimento rappresentano degli aggregati di soldi dei correntisti, investiti in prodotti bancari che acquistano quote finanziarie in banche, industrie e titoli di stato in ogni parte del mondo. Liquidi per i succitati enti che perentoriamente dovranno corrispondere utili o dividendi ai sottoscrittori di tali prestiti a scadenza.

Nel caso dei fondi di investimento, specialmente oriundi, i dividendi ai piccoli e medi azionisti vengono poi spesi nel territorio di residenza di essi, come nel caso di banca Intesa San Paolo, Unicredit o la medesima Cassa depositi e Prestiti non piu’ totalmente pubblica. Come si realizzano ricavi ad esempio dall’Italia, per sottoscrittori di fondi di investimento esteri? Attuando le politiche di guadagno piu’ solerti, piu’ economiche e di conseguenza di minor qualita’. Politiche che implicano licenziamenti, realizzazione di prodotti non a grande valore aggiunto, di innalzamento delle gabelle statali, di privatizzazioni ed ipercompetitivita’. Per queste cose i fondi di investimento decidono illecitamente sulla vita di tutti, e la loro tara deriva dal proprio strapotere sugli stati nazionali grazie al finanziamento del loro debito pubblico ma anche delle piccole e medie imprese, senza implicare le grandi imprese gia’ annesse a grandi banche ed alta finanza.

I fondi di investimento derivano dalla liberalizzazione del mercato dei capitali ed e’ diventato cio’, esiziale per il mondo, oltre che per l’Italia vittima di tali fondi che detengono le principali banche, un tempo pubbliche. Diventa pertanto necessario ridimensionare la possibilita’ di acquisto rispetto ai fondi di investimento stranieri, per beni italiani, e sopratutto apodittico diviene l’obbligo di spesa dei ricavi realizzati in Italia come in altre nazioni, nel paese in questione. Oltre che e’ vitale ormai, sganciare l’acquisto di titoli pubblici con cui si finanziano i servizi, la manutenzione ed il finanziamento infrastrutturale, dalle ambizioni dei privati e sopratutto conglomerati consistenti di privati come per i fondi di investimento.

Siccome le banche pagano pensioni e stipendi oltre che commesse pubbliche, grazie alle obbligazioni statali e bancarie comprate specialmente da fondi di investitori e speculatori, diventa inevitabile affiancare ad essi lo stato con un processo di emissione monetaria e garanzia sul debito, che scongiurerebbe ogni venturo default.https://www.facebook.com/marketplace/item/1065032380635180/




L’unico merito dell’Europa

L’Europa ha maciullato l’Italia a causa di un vortice prescritto legislativamente, di competitivita’ estrema con gli altri “inquilini” nazionali, previa messa in comune delle banche centrali e sanzioni ai paesi non rispettosi delle prescrizioni appunto europee. Odiernamente l’Europa ha inficiato ulteriormente i propri cittadini traslando la competizione agguerrita, alla Cina dall’infimo livello salariale e agli altri continenti scevri di diritti ed emolumenti accettabili per i canoni occidentali. Il siddetto jobs act non e’ altro che l’allineamento occidentale agli stipendi occidentali per consentire alle imprese europee ed americane-anche in Usa i salari sono in calo da trent’anni-di competere con le imprese orientali mediante una cesura al costo del lavoro, ma non una alle tasse ed all’Iva sempre esose. Inoltre a cio’ le oligarchie finanziarie e grand’industriali caldeggiano per ulteriori privatizzazioni infrastrutturali continuando a perdere competitivita’ e produttivita’ rispetto a Medioriente e Asia. Tali dati a difesa della Cina, in particolar modo, sono possibili grazie alla non completa privatizzazione della valuta, banca centrale e moneta cinese, diversamente dal contesto europeo ed americano.

L’Europa ha migliorato solo alcuni provvedimenti normativi, come nel caso italiano, come l’estensione dei contributi pubblici all’editoria anche agli edotori non di alto calibro ed a quelli del digitale, oppure nella proscrizione di adeguare e completare l’autostrada piu’ stretta d’Europa, ossia la Salerno-Reggio Calabria, con i canoni dimensionali e di percorribilita’ delle autostrade europee, asiatiche ed americane.

L’Europa ancora finanzia progetti di microimpresa che conseguentemente vengono lasciati marcire dallo stato oberato dalle gabelle europee sottoforma di speculazioni sul debito pubblico ormai ceduto all’Europa, alla stessa stregua della cessione italiana all’Europa, della propria disrezionalita’ monetaria, valutaria, finanziaria, la qual cosa obbliga l’Italia a definirsi erroneamente, sempre a corto di liquidita’. Tal questione e’ surrettizia giacche’ la penisola italiana continua ad essere la nazione piu’ prospera d’Europa.https://www.facebook.com/marketplace/item/1065032380635180/




Napoli Capitale e unica nicchia di cultura italiana

La carneficina dei giovani napoletani, meridionali in generale ed ancora italiani, ha una causa ben precisa: la diluizione della buona azione amministrativa patriottica in un connubio di subordinazione alla finanza speculativa ed alle multinazionali. L’unita’ d’Italia con il sud troncato delle sue ricchezze ed asset non e’ stata fomentata solo da italiani esterofili bensi’ dallo stesso strapotere finanziario apolide e grand’industriale transnazionale, antitetico allo sviluppo equo. Napoli ed il meridione pertanto continuano a versare in uno stato di penuria e blocco infrastrutturale pubblico, teleologici ad impedirgli di svilupparsi. Inoltre si assiste a veti incrociati, riguardo l’installazione di nuove infrastrutture e progetti similari, causati dalla volonta’ di mantenere benefici e posizioni di rendita, detenuti da privati e piccoli imprenditori. Veti e blocchi spacciati per immobilismo, sono numerosi in tutta Italia e non solo al sud, siccome le multinazionali e lo stato stesso pretendono di agire indisturbati per tutelare i propri interessi, a detrimento di cittadini ed imprenditori che magari si vedono sloggiare senza completi e puntuali indennizzi o alternative; questo e’ dato dalla “volonta’ di potenza” di quelle multinazionali che pretendono di dettare magari anche in Italia, le regole del gioco come fanno in altri paesi indigenti ma meno sviluppati e piu’ mansueti dell’Italia; il che si traduce in stallo e decrescita per comunita’ e territori. In tutto cio’ lo stato assiste orbato del proprio potere legislativo e finanziario per proteggere cittadini, imprenditori, e multinazionali, in quanto deve subordinarsi a quel mercato globalista in cui soggetti privati possono stampare moneta al suo posto e redigere decreti legge e nuove costituzioni giuridiche. In tale garbuglio lo stato viene bombardato da obblighi di pagamenti debitori verso le medesime multinazionali private di tipo finanziario e grande industriale, che lo deprivano del potere monetario per svolgere la propria mansione di garante della Costituzione.

Ora Napoli e la Campania sono i posti piu’ fittamente popolati d’Europa per cui costituiscono la panacea di imprese e commercianti che vogliono vendere e farsi notare da una massa ravvicinata e vasta di persone. Eppure Napoli, la Campania ed il meriodione intero, non usufruiscono delle risorse statali dovute in base al numero di abitanti, alla capacita’ produttiva, alla capacita’ fiscale ed al potere effettivo che detengono. Questo disastro si verifica per la decisione di quegli organi finanziari e grand’industriali privati, che pretendono di rendere Milano l’unica grande metropoli italiana, per mezzo della sua vicinanza ed interconnessione con le cittadine europee facoltose e le grandi capitali. Milano citta’ ha meno di ducentomila abitanti in piu’ della capitale in disuso del fiorente e defunto Regno delle due Sicilie. Ad onta del fatto che Milano oggi sia all’acme dello sviluppo e Napoli nel suo punto piu’ basso della storia recente. Ma Milano a sua volta vede interrotta ultimamente la propria rutilanza dallo stesso carnefice di Napoli-oligarchie finanziarie apolidi-seppure Milano sia piu’ produttiva e sviluppata dell’omologo centro cittadino limitrofo a Shangai.

Il meridione italiano insorge anche se in perenne declino economico e demografico, con illuminati imprenditori come l’artefice di Dr, molisano patriota che ad Isernia ha plasmato la sua magnifica officina meccanica in una azienda automobilistica iper richiesta in Europa; auto assemblate in Italia e componenti di qualita’ giapponesi, come il motore Mitsubishi, con interni sempre piu’ europei ed italiani. Dr e’ in espansione in Europa, con acquisizione di punti vendita in Francia, Spagna, Portogallo, Belgio, Irlanda: figura Dr, l’unica azienda automobilistica completamente italiana, in seguito all’acquisizione della Fiat ad opera della Francia.

Napoli ed il meridione tuttavia, a differenza di Milano rimangono il bastione della cultura italiana fondata sulla amicizia, la famiglia, il territorio, la condivisione, i figli, i parenti, la piccola impresa, in maniera anticonformistica ai diktat sregolatori della vita, tutti business-oriented-dettati dal potere e assimilati da porzioni ingenti di Milano e di quel settentrione crescentemente dissimile all’Italia tradizionale. Quei diktat che innervano la societa’ subordinata al vero potere, che sono disgregatori di equilibrio, benessere e solidarieta’, e tacciano di provincialismo coloro che non vi si adeguano.

Il meridione d’Italia vede rastrellati miliardi illegalmente dalla criminalita’ organizzata, che li investe al nord ed all’estero, oltre alla dipartita dei fondi statali per l’equita’ territoriale, oggi devoluti al sud solo da parte dell’Europa. Il Sud ha visto volatilizzare un rapporto commerciale con Alibaba, maggiore impresa di commercio elettronico cinese, superiore ad Amazon, a causa della penuria di infrastrutture e della obsolescenza di quelle esistenti. Il meridione iposviluppato per avidita’ settentrionale, sottrae all’Italia due punti annuali di crescita annua, e non di certo a causa delle mafie! Dunque lo stato italiano va purgato dai suoi cancri che ne indirizzano politiche antidemocratiche ed antimeridionali, ossia gli organi finanziari e alto-industriali forestieri ed italiani, restaurando una banca pubblica a capacita’ monetaria infinita, per irrorare il territorio di soldi, sviluppo, e magari monete parallele all’euro ed al limite una moneta tutta meridionale impermeabile dal nord e dall’estero. https://www.facebook.com/marketplace/item/1065032380635180/




Ultima rapina al Sud

RECOVERY FUND? LA LEGA CI METTE SU LE MANI E METTE I PALETTI A DRAGHI: “NO ALLA PEREQUAZIONE TERRITORIALE”

Su cosa vi pare di essere in sintonia con Mario Draghi?
“Su un approccio verso le infrastrutture come fattore indispensabile di crescita. E poi, una visione del Recovery plan che non sia un sistema di perequazione territoriale come voleva Giuseppe Conte”.
Queste sono le parole del capogruppo leghista alla camera Riccardo Molinari . L’intervista, rilasciata al Corriere della Sera ( e dove sennò?) è l’apologia adulatrice e servile dell’ideologia (?) leghista che pur di ottenere ciò che pretende per diritto padano, cioè i 209 miliardi, mette dentro al calderone tutto ciò che si può: dall’atlantismo all’ILVA passando, udite udite, per l’europeismo. Una camaleontica Lega Nord che direbbe perfino di essere Topolino! Tuttavia, se conosciamo a menadito la Lega Nord e la sua ignoranza politica, non possiamo altrettanto dire (per lo meno non ancora) del Prof. Draghi in veste di Presidente del Consiglio. Quel che preoccupa è sentire parlare Molinari di sintonia.https://www.facebook.com/marketplace/item/1065032380635180/




Stampa e razzismo territoriale

Molti famigerati e avvenenti giornalisti e anchor man alla Massimo Giletti, stanno approfittando da troppo tempo ormai, della disinformazione generalizzata vigente in Italia. Per quanto la demagogia imperante di questo ibrido di politica e giornalismo lombardo, veneto, romagnolo di imprenditori, giornalisti e presentatori vanti unanimità nella condivisione italiana delle invettive antimeridionali, indagando sui punti che essi battono, si evincono ignoranza o malizia o faziosità.
Allora quando si attacca dagli studi televisivi milanesi o romani in cui si esprimono tali sedicenti professionisti della comunicazione, la
Calabria, la Sicilia e la Campania per inefficienza amministrativa ed eccessivo numero di impiegati pubblici, si omette che: il maggior numero di impiegati statali in relazione agli abitanti, è maggiore nel nord Italia intero; le assunzioni pubbliche ora procedono a passo spedito nel settentrione italiano, anzichè nelle regioni del Sud. La Calabria, la Campania, la Sicilia, la Puglia e la Basilicata, massimizzano le capacità e la presenza di impiegati pubblici, per ovviare ai disservizi scaturiti dalla politica antimeridionale, che tuttora depriva il sud di infrastrutture e collegamenti propedeutici alla creazione di ricchezza e sopratutto lavoro.
Infine certe regioni meridionali, quelle esecrate dal propagandismo leghista mediatico come la Puglia, sono più virtuose nella spesa pubblica delle deficitarie Liguria, Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige. Cò nonostante i fondi per gli asili nido ed il sostegno alla spesa, sono stati da sempre tagliati nelle regioni infangate dal racket malavitoso, a favore delle inette succitate regioni, su cui i giornalisti, i conduttori e l’informazione tacciono. E con un dato significativo quanto mai occultato, ovvero: il settentrione vede meno o nessuna uccisione per mano dei sicari della malavita, giacchè la classe imprenditoriale è altamente corrotta e connivente, con tali organi criminogeni. Per contro le frequenti ribellioni al sud Italia, nei confronti della malavita, hanno causato morti proprio perchè nel sud c’è stanchezza, nell’ambito di questa forzata convivenza con le mafie, che drenano risorse da Napoli in giù, e le reinvestono da Roma in su. Ma il dato allarmante è che lo stato unitario di matrice torinese che ha dato i natali all’Italia, ha istituzionalizzato i sistemi criminogeni che vessano dapprima il meridione ed ora, progressivamente, l’italia.
Quando poi si asserisce che la capitale dei sinistri stradali in Italia sta a Verona che mantiene basse le tariffe assicurative del settore auto, si spieghi il motivo per cui Napoli è costretta a vedersi ancora alti i prezzi della rc auto, per finanziare il benessere di quelle regioni che oggi vogliono l’autonomia nel drenaggio e nel godimento, di capitali di tutti gli italiani. Ancora in proporzione le tasse maggiori vedono ancora il sud -italia primeggiare, e non un cenno da parte dei vari Giletti o dei
“malavitosi” del sistema mediatico italiano, e mondiale… https://www.facebook.com/marketplace/item/210340406717147/https://www.facebook.com/marketplace/item/210340406717147/




Sviluppo sotterraneo e parcheggi antieconomici

Un grande deterrente allo sviluppo ulteriore dell’industria automobilistica in Italia, è dato dalla effettiva riduzione degli spazi dedicati al parcheggio dei veicoli. Siccome è scontato il settore automobilistico quale fattore immutabile di sviluppo economico, risulta vitale sul piano manageriale, realizzare degli ampliamenti di spazio sotterraneo da destinare a macchine, moto e quanto di ingombrante per la viabilità e la buona convivenza Metropolitana. Insomma un modello “New York” a buon mercato per sgravare i cittadini da prelievi fiscali crescenti, sottoforme di multe. Inoltre è liberatorio nonchè esteticamente più piacevole vivere le città ed i borghi non orbati dalla costante e dannosa presenza di mezzi di traspoerto ovunque. E con l’istituzione di spazi sotterranei molteplici, massimizzazione dei siddetti “bassi” da affittare a qualche automobilista sprovvisto di posto auto provvisorio, il tutto darebbe uno slancio effettivo all’economia trainata dalla tutt’ora sofferente edilizia. Oltre a liberare spazi cittadini, a ridurre l’inquinamento ed il fenomeno dei parcherggiatori abusivi, la capillare diffusione di parcheggi sotterranei gratuiti riporterebbe le città alla bellezza antica declinata però con il modernismo dello sviluppo.
Certo per consentire in maniera semigratuita per gli utenti, un modello di sviluppo del genere, urgerebbe intensificare il prelievo fiscale diretto alle multinazionali forestiere, non di molto, ma senza evasori sequipedali a pesare sull’erario; così le città ed i borghi, oltre ai cittadini, riassaporerebbero una moderna fase rinascimentale imperniata sulla bellezza, oltre che funzionalità e gratuità…