La Germania dello Sme, dietro il Mes, il Recovery fund e la distruzione dell’est e dell’Italia

Che la Deutche bank sia in avanzata fase di fallimento e’ apodittico e cagione di base, riguardo l’offerta della Germania di unificare i debiti tra tutti gli stati dell’unione europea. Eppure all’epoca in cui la Germania avrebbe dovuto condividere i suoi guadagni al di sopra dell’8% del pil con gli altri stati europei come prescrivono i trattati europei, fu eluso questo atto. E se la Germania avesse rispettato tale poc’anzi detta prescrizione, il collasso della Grecia non sarebbe avvenuto, tanto meno quello della principale banca europea che oggi spinge la Germania a obbligare l’Europa a risanare appunto Deutche Bank.

Quello che intende fare la Germania, e gia’ lo ha fatto, si chiama Sme, Mes e Recovery fund, un meccanismo di rivitalizzazione pubblica, al livello europeo, delle proprie banche e quelle francesi. Un meccanismo, lo Sme, che l’Italia non si apprestava firmare solo in questo periodo, ma che alimenta da almeno un lustro, quando si omise di trovare un miliardo di sostegno ai giovani ma ne diedero al contempo tre per finanziare il Mes.

L’Italia degli obblighi imposti dall’estero, si trova oggi a ricapitalizzare istituti di credito francesi e tedeschi con obbligazioni per almeno 30 miliardi, in antitesi ai propri, con asset inferiori: infatti lo Sme proprietario del Mes e Recovery fund, salva solo banche con tali strutture finanziarie, residenti solo in Francia, Inghilterra e Germania anziche’ in Italia; cosicche’ con tale norma capestro l’Italia non potra’ implementare il proprio settore bancario piu’ variegato, piccolo, flessibile, ma sopratutto meno esposto a crisi e speculazioni dei succitati giganti del credito “troppo grandi per fallire”. Da qui la speranza manageriale di uno sgretolamento della pericolante Unione Europea in favore di una confederazione europea di nazioni sovrane, indipendenti sul piano valutario fiscale e monetario, sul modello della Svizzera.

La Germania e’ il problema esiziale dell’Europa dal 1914, da sempre sollevata dai propri obblighi di pagamento debitorio da parte dell’America e dell’Europa, al fine di contrastare e sovrastare la Russia e la Cina. Ma l‘integrazione della Germania dell’ovest con quella dell’est, ha costituito la deindustrializzazione e lo spianto della Germania dell’est, alla stessa stregua di quanto avvenuto nel meridione italiano ad opera del nord siddetto “ nord produttivo”.

Il mezzo con cui l’economia della Germania dell’est e’ stata distrutta da quella dell’ovest e’ stato la moneta, rivalutata nell’est per coinciderla con quella ovest, piu’ sviluppata sul piano industriale e infrastrutturale. Insomma e’ stato concretizzato, in seguito all’abbattimento del muro di Berlino che in realta’ e’ uno sforamento, cio’ che e’ successo per L’Italia in favore della dicotomia Francia-Germania. Avendo rivalutato la moneta, le industrie orientali della parte della Germania di stampo russo, diventavano troppo esose, rendendo piu’ conveniente l’acquisto di prodotti e merci provenienti dalla Germania ovest. In tal guisa la Germania divenne paese esportatore dapprima solo per la sua sponda ovest, poi per tutta l’Europa: cio’ senza comportare alcuna fisiologica valutazione del marco che oggi si chiama euro, con la conseguente elisione del tessuto produttivo e poi di acquirenti della Germania orientale ed oggi dell’Europa meridionale.

Dal punto di vista manageriale tuttavia, questo schema produttivo incentrato sulla deindustrializzazione come avvenuto anche per l’Italia meridionale, sta mostrando delle falle che indeboliscono in modo ingente la Germania orientale prima ed oggi l’Italia e la Francia. La visione manageriale piu’ ortodossa dal punto di vista industriale, consiste nel non deindustrializzare nessuno e non incastrare nessuno in un valore monetario fisso, cosi’ da non fare in modo che certe realta’ territoriali come l’Italia meridionale e la Germania orientale, vivano di aiuti da parte della zona ricca e produttiva dello stesso paese. Viene infatti da se’ il tema che nessuno puo’ vivere di esportazioni come l’Italia settentrionale e la Germania occidentale, per mezzo della deindustrializzazione dell’altra meta’ del loro paese. Deindustrializzare e cristalizzare su un certo tasso monetario infatti, equivale a recidere il lavoro ed il potere d’acquisto diffuso, in coppia con la capacita’ produttiva atta a stimolare la produzione ed il lavoro stesso; infine obbligare a non svalutare la moneta delle realta’ territoriali meno ricche e binariamente non rivalutare la moneta e condividere i guadagni delle realta’ territoriali piu’ ricche,significa condurre le realta’ territoriali piu’ povere in un baratro impossibile da risalire. Ecco il motivo per cui la chiave di volta manageriale per superare ogni tipo di crisi consiste nella sovranita’ fiscale valutaria e monetaria, oltre che certamente quella politica…




Rivitalizzare il sud con la Cina

Tanto per avvalorare la tesi, del tutto veritiera, che vede lo sviluppo o la ripresa economica dietro gli investimenti edilizi, è di cruciale importanza oggi concretizzare un’azione manageriale che assottigli le differenze tra quartieri periferici e rioni centrali, all’interno delle città meridionali, in modo particolare. Questo perchè la nascita di gentrificati, ossia quartieri popolari valorizzati in metropoli come Napoli o Catania, ma anche Palermo, diventa essenziale ai fini del potenziamento della domanda turistica, dei servizi, della cultura del posto, e di conseguenza dello sviluppo. Con sviluppo si intende, in questo caso, la richiesta di servizi, trasporti e la limitazioni di fenomeni delinquenziali partoriti in situazioni di degrado e stallo economico; tanto più se si pensa all’essenziale settore immobiliare, che conoscerebbe un aumento o una stabilizzazione dei prezzi, su livelli alti o medi.

Così come a Milano la differenza fra centro e periferie non balza all’occhio in modo apodittico, non si può dire altrettanto di Napoli, dove la richiesta immobiliare principale, si limita a pochi quartieri, con i nocumenti che ne derivano. L’esempio più celebre di gentrificato è il Bronx, un tempo più che malfamato, fino ad essere “lucidato dal miliardario sindaco repubblicano Giuliani; fu quest’ultimo che, in antitesi al degrado con masnade di tossici e villani che imbrattavano i muri, applicò la politica del nitore immediato ad ogni imbrattamento, finchè tale fenomeno criminoso cessò.

Stesso discorso va posto per i piccoli centri scevri di infrastrutture, laddove si protrae un esodo giovanile senza precedenti. Se dunque il problema economico si pone da freno ad investimenti statali per il rilancio delle periferie e in seconda istanza dei paesi, è di recente battitura la notizia di un piano Marshall della Cina: questo vedrebbe la Cina offrirsi come costruttrice di infrastrutture nel mondo, in cambio di lavoro, commesse alle proprie imprese, e sfruttamento dei posti resi “migliori” per un periodo non breve. Giacchè Africa e Portogallo vi hanno aderito, la soluzione per il sud italiano lasciato nella degenerazione sociale, culturale, di infrastrutture e criminalità organizzata, potrebbe venire dal grande oriente cinese. Ma siccome lo stato unitario italiano si è sempre disinteressato di porre il meridione in una condizione di effettivo e paritario sviluppo, un management adeguato dovrebbe cercare il coinvolgimento di imprese meridionali o miste a quelle settentrionali, che in tandem con gli investitori cinesi, dotino il sud di effettiva capacità produttiva, il che gioverebbe in prospettiva, l’Italia intera…. Cravatta artigianale Ornella Castaldi, 100%100 italiana, chiusura con gancio e nodo fisso; 40€ su shop di francescopaolotondo.com e marketplace della pagina Facebook Francesco Tondo.




Il problema segreto del Vaticano che (forse) scagiona Bergoglio

E’ assai taciuto il reale programma di svuotamento spirituale del Vaticano su cui e’ improntata la strategia di Bergoglio, ossia l’apostasia dei dogmi cattolici, le liturgie ecclesiali e la tradizione cattolica, relativamente al sistema di azione e andamento del mondo: papa Francesco sta nominando numerosi nuovi alti prelati confacenti alla sua impostazione asintotica verso i mali del mondo ed i suoi fomentatori, che in prospettiva continuino, rinvigoriscano ed enfatizzino lo spregevole papato del cardinale Bergoglio; un aggregato di azioni, discorsi, che profanano il diritto e le mosse deittiche del prestigio e del buon operato del Vaticano nei secoli, devono essere scardinati anche dai successori del papa attuale, che ne condividono la visione, a giudicare dall’operato del papa attuale.

La blasfemia subliminale del papa con i suoi seguaci e’ un processo destinato ad espandersi in favore di un ridimensionamento e magari di un’ estinzione della chiesa, in futuro. Gia’ oggi la religione cattolica e cristiana in Europa, vede una costante ed apparentemente irreversibile, decimazione di fedeli e nuovi parroci, con le conseguenti chiusure di chiese, peraltro dissacranti e non possibili ma concesse dalla dottrina, in favore di nuovi centri commerciali. E il satamismo in qualita’ di progressivamente diffusa pratica spirituale nonche’ religione politicamente accettata, e’ un’appendice dell’opera carsica di secolarizzazione mondiale che trova oggi sponda nel pontefice con i suoi accoliti.

Il Vaticano, a causa di nomine a cardinali di personalita’ smussate sul potere anticristiano che culmina nel neoliberismo sregolato, sta subendo un declino per infiltrazione, uguale a cio’ che determina da decadi, lo stallo in Italia sul piano dell’etica diffusa, della crescita economica, industriale, scientifica e culturale. Cio’ che si e’ omesso tuttavia di dire a canali unificati, che potrebbe scagionare parzialmente il papa Bergoglio, e’ il recapito presso il Vaticano solo un paio d’anni fa, di una bomba nucleare miniaturizzata secondo la grandezza di una valigia, ma maggiorata a quelle di Hiroshima e Nagasaki quanto e potenza. Pino Aprile in un recente libro svelo’ questo arcano cui e’ collegato un biglietto con un’intimazione verso le gerarchie pontificie: “Affinche’ la bomba nucleare non rada al suolo l’intera Roma, il papa dovra’ esimersi dall’esprimersi contro l’agenda del potere fondata sul neoliberismo scontrollato, ne’ mai il papa dovra’ aizzare il popolo contro la schiavitu’ del debito e della poverta’, da sempre descritta come problema insolubile…Cravatta artigianale Ornella Castaldi, 100%100 italiana, chiusura con gancio e nodo fisso; 40€ su shop di francescopaolotondo.com e marketplace della pagina Facebook Francesco Tondo.




Citta’ Futura con il progetto Bagnoli e ritorno al barocco per neorinascimento

Con l’iniziativa “ritorno al barocco”, arricchita anche attraverso l’omonimo sito web, Napoli ha presentato a Londra il suo piano per l’offerta turistica, che si è svolto tra Natale e marzo 2010. Questo progetto documentava, assieme alle tre mostre rappresentanti Napoli ed organizzate in giro per il mondo tra il 1979 e il 1981,i progressi compiuti dalla sovrintendenza museale partenopea nella contestualizzazione della cultura artistica di Napoli, dall’arrivo del Caravaggio(1606). I piu’ prestigiosi musei della città, tra cui il Palazzo Reale, hanno ospitato le opere secondo un itinerario culturale che svela tutte le influenze costitutive dell’ ”anima” partenopea. Si intuiscono cosi’ le origini del comportamento e della mentalità che fanno la città stessa di Napoli. Dunque il modo di essere del napoletano doc, che vive in quella dolce “entropia” tra sogno e realtà, azione e indolenza, modernità e folklore. Un modus vivendi che affonda le radici molto addietro, tra ombre e miserie, guerre e sole.

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Questi ritratti appassionati di Napoli, per lo piu’ inediti alla massa, come viatico per la comprensione della “complessità” della parte intima del napoletano e di Napoli, continuano ad essere tanto vituperati altrove. Città e abitante che si rispecchiano nell’ ”ordine disordinato” che abita le strade trafficate; l’immancabile presenza di quelle “macchiette” indigenti ma dignitose di un tempo, oggi sempre piu’ rare. Oggi però non basta piu’ sopravvivere, bensi’ occorrono a tutti piu’ soldi: è cosi’ che a Napoli si diviene “abusivi” del parcheggio o affiliati della camorra. L’anima barocca della città non è mai scomparsa e, di fianco al quartiere dei grattacieli nel Centro direzionale, si è conservato il centro storico, bello come un tempo e pertanto dichiarato patrimonio dell’Unesco. Basta una pizzeria antica come “Michele” a Forcella per far assaporare tutta la tradizione di un luogo meraviglioso…

Attraverso l’arte è possibile unire napoletani e non almeno nella presa di coscienza di annosi problemi che incastrano la città, si può capire cosi’ che potrebbe essere la cultura una mirabile chiave di volta per l’agognato “Risorgimento partenopeo”.

L’ambizioso progetto “Napoli Futura” in tal senso voleva creare, nell’area dismessa dell’ex industria siderurgica “Italsiter” di Bagnoli, una struttura polifunzionale con l’intento di valorizzare la vocazione culturale della città. Un progetto per Napoli, affinchè possa divenire un punto di riferimento per lo studio e la ricerca musicale, per l’approfondimento e la vendita nel settore della moda; infine per la quotidiana condivisione di momenti di intrattenimento e relax. La struttura esterna sarebbe stata suddivisa in settori armonicamente inseriti in contesti naturali, ognuno dei quali si proponeva di riprodurre le atmosfere e le caratteristiche tipiche di una delle nazioni europee, in ambienti diversificati che rispecchiano gli usi e i costumi del popolo rappresentato, fino all’esposizione di prodotti tipici.

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Nel grande auditorium si esibiranno artisti di fama e ci si potrà intrattenere in bar e ristoranti o ascoltare ed acquistare musica.

Questo progetto, il “M.a.c.”, musica, arte e cultura, potrà realizzare trentamila posti di lavoro e sposare la piccola Napoli della cultura barocca e folkloristica, quella semplice e un po’ povera della pizza, con la globalizzazione culturale, il commercio, la moda e, con quest’ultima, il glamour e la modernità. Questo stimolo a far di Napoli la capitale culturale, se non altro del Mezzogiorno,ci si augura contribuisca a trasformarla in una metropoli veramente cosmopolita. Per poi sconfiggere, magari con la cultura, quell’anticultura e quell’ignoranza che sono concause della stessa delinquenza.

L’ opportunità di far di Napoli una città in espansione anche culturale nell’ Europa unita ben si relaziona con il progetto di “ZONA FRANCA URBANA”, giunto al traguardo con la sottoscrizione dell’intesa con il Ministero per Lo Sviluppo economico. Quest’ultimo, assieme all’ Unione europea, stanzierà fondi per agevolare le imprese che operano o nasceranno nei rioni meno fortunati della città, grazie a particolari agevolazioni fiscali, come il taglio dell’irap e dei contributi previdenziali. Il tutto corredato dalla costruzione di infrastrutture di cui non si può far a meno per la rinascita della città.

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Questo iniziale ed insperato connubio tra cultura, imprese, commercio ed infrastrutture ben si adopera per il miglioramento delle condizioni di vita dei napoletani. Solo cosi’ si può sperare di scardinare, alla lunga, fenomeni di malavita organizzata che purtroppo sono ancora imperanti. Cultura anche del lavoro, oltre che sviluppo economico, efficaci alleate nella Napoli che si vuole. Il futuro per attuare cio’, diviene attualmento sempre piu’ stringente, con il dovere di anmodernare tale progetto neorinascimentale; per mezzo di contributi privati e pubblici di tutti, non solo degli imprenditori e dei soggetti economicamente vigorosi. Un ritorno al passato in chiave avveniristica per Bagnoli Futura dunque, si rivelerebbe un volano di crescita per Napoli e il pionierismo della condivisione di introiti e proprietà’ di tale struttura, per tutti i napoletani.




Lettera al governo dei presidenti meridionali

Il primo incontro convergente dei Governatori del Sud.
I fondi del RF, s’inizia a fare squadra per il SUD. Oltre al buon risultato che otterranno, questo è un primo segnale importante. Fare fronte unito a tutte le problematiche future. Avanti così.

Si è svolto oggi l’incontro dei Presidenti delle Regioni meridionali sul tema dell’attribuzione delle risorse europee del Recovery Fund.
Alla riunione hanno partecipato i Presidenti della Campania Vincenzo De Luca, dell’Abruzzo Marco Marsilio, della Basilicata Vito Bardi, del Molise Donato Toma, della Puglia Michele Emiliano, della Sicilia Nello Musumeci. Non hanno potuto partecipare, per concomitanti impegni istituzionali, i Presidenti della Sardegna Christian Solinas e della Calabria Nino Spirlì.
Al termine è stata condivisa una lettera da inviare al Presidente del Consiglio.
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Giuseppe Conte

e p.c.

Al Presidente della Conferenza delle Regioni e PA
Stefano Bonaccini

Egregio Presidente

Gli scriventi hanno svolto un comune approfondimento sul programma Next Generation, con particolare riferimento al Piano nazionale di ripresa e Resilienza.

Nel dare atto dell’impegno profuso dal Governo italiano in sede UE e dei conseguenti risultati ottenuti in favore di un importante programma d’investimenti da attuarsi con le risorse attribuite al nostro paese, gli scriventi esprimono viva preoccupazione per lo stato del confronto sulla effettiva utilizzazione di dette risorse in ambito nazionale.

La bozza di programma circolata nei giorni scorsi prevederebbe una ripartizione delle risorse in ambito nazionale sulla base di un mero criterio demografico fra centro nord e mezzogiorno. Inoltre, la medesima bozza prevede una ripartizione per 6 missioni, in assenza di un preventivo confronto con le Regioni e con evidenti sottostime delle risorse necessarie in settori vitali , in particolare nel Mezzogiorno, quali, ad esempio, la sanità, il turismo, i servizi idrici.

È doveroso osservare, per quanto riferito ai criteri di ripartizione territoriale delle risorse , che le prime ipotesi circolate si pongono in evidente contrasto con i criteri utilizzati in sede UE per l’assegnazione delle risorse fra i paesi membri, nonché con i generali principi di coesione sociale perseguiti dal Trattato di funzionamento dell’ UE e dalla nostra Carta costituzionale.

Al fine di poterLe rappresentare le ragioni delle preoccupazioni di penalizzazione del Mezzogiorno se non dovessero intervenire adeguati correttivi e di poterLe illustrare le proposte in tema, congiuntamente condivise dagli scriventi, si sollecita un incontro su tali temi ad iniziativa della SS. VV nei tempi e modalità che riterrà più opportuni. Gli articoli in foto sono acquistabili nella sezione “shop” di questo sito, sul marketplace della pagina Facebook “Francesco Tondo” e nei punti fisici di Piemme agenzia via San Gennaro Napoli e Fulvio Mazzarella, nei pressi della stazione di Napoli.

Con viva cordialità

I presidenti delle Regioni meridionali
Vito Bardi
Vincenzo De Luca
Michele Emiliano
Marco Marsilio
Nello Musumeci
Donato Toma




La storia riscritta a Battipaglia

LA RISCOPERTA STORICA DEVE ESSERE UN PROCESSO DIDATTICO ED ESPERIENZIALE
La revisione storica è un processo di evoluzione sociale e umana prima ancora che un’aspirazione alla giusta verità operata nella ristretta cerchia accademica. In quanto se quest’ultima non fosse funzionale alla prima potrebbe essere un esercizio inefficace, per quanto nobile, giacché distaccato dal processo evolutivo della stessa vita umana.
Sappiamo quanto la ricerca della verità storica sia funzionale alla nostra evoluzione sociale in quanto solo la sua conoscenza ci consente di capire chi siamo noi. Significa poter acquisire consapevolezza della propria storia, elaborarla come si fa per qualunque lutto e dunque dimenticarla passandola nella memoria genetica della comunità. Allora, per fare questo non può bastare un’opera, per quanto necessaria, di divulgazione storica, ma bisogna allargare il processo di rivisitazione storiografica alla scoperta e alla sperimentazione collettiva.
E qui la riflessione ci porta a constatare che il lavoro dello storico non può e non deve fermarsi alla sola analisi storiografica accademica, ma deve al contempo essere da stimolo ad un processo continuo di elaborazione storica allargato alla partecipazione civile ed a quella scolastica in particolare. Lo storico deve dunque entrare nella scuola, affiancarsi al docente di storia e quindi guidare i ragazzi nel processo storiografico, non solo come didattica del metodo ma come metodo per attuare la ricerca stessa.
Qui il processo diventa sperimentazione, scoperta vitale, affinché la conoscenza storica possa essere efficacemente elaborata.
Se quanto detto è essenziale in generale per l’evoluzione sociale, nel caso del Mezzogiorno d’Italia diventa drammaticamente necessario ed urgente in quanto ancora oggi i manuali utilizzati nelle scuole inquadrano il periodo storico pre e post risorgimentale in maniera distorta.
Un caso assolutamente illuminante avviene nella scuola “Alfonso Gatto” di Battipaglia, quando nel 2014 i ragazzi hanno deciso di approfondire la storia e appropriarsi della verità recuperando fonti archivistiche. Qui non siamo di fronte solo un esempio di “buona scuola”, ma siamo ben oltre dove la scuola si trasforma in luogo di cultura, luogo rituale dove si compie l’atto “catartico” della scoperta (che lo storico ben conosce) e di cui avrebbe bisogno un intero popolo che non ha ancora elaborato la propria storia. Gli articoli in foto sono acquistabili nella sezione “shop” di questo sito, sul marketplace della pagina Facebook “Francesco Tondo” e nei punti fisici di Piemme agenzia via San Gennaro Napoli e Fulvio Mazzarella, nei pressi della stazione di Napoli.




Come il Sud puo’ accettare e sfruttare la sottrazione del Recovery Fund

RECOVERY FUND, L’UNICA VERITA’

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RECOVERY FUND, L’UNICA VERITA’

di Antonio Picariello*
Ieri sera a Che Tempo Che Fa nuovamente ospite il presidente De Luca. E nuovamente si è parlato di Recovery Fund e di un riparto farlocco previsto nella bozza del Governo. Sembra però, che anche De Luca abbia, diciamo così, aggiustato il tiro in merito.
Infatti se nella diretta di fine settimana scorsa il Presidente parlava indistintamente di percentuali da invertire (66 a sud, 34 a nord) sul totale dei 209 miliardi, ieri sera da Fazio c’è stata una prima inversione di tendenza. Secondo il Presidente la quota da ripartire al 66% a sud sarebbe solo quella a fondo perduto (65 miliardi su 81) mentre degli altri 127 “se ne può parlare”.
Tuttavia non è esattamente così. È certamente da rimarcare la volontà di De Luca di denunciare le iniquità governative in tema di RF, così come quella di fare sistema (finalmente) insieme agli altri presidenti meridionali. Ma se ci si può anche accontentare del 66%, questo deve essere sul totale dei fondi stanziati e non soltanto su quelli a fondo perduto.
I criteri individuati dalla UE parlano chiaro e non sono interpretabili a proprio piacimento o adattabili a teorie di comodo: gli indici di popolazione, reddito pro capite e disoccupazione a sud hanno reso possibile i 209 miliardi quale strumento per colmare il divario interno nella misura del 70% (sul totale) a Mezzogiorno.
Questa resta l’unica verità per la quale battersi, le altre sono versioni di comodo.
M24A ET – Campania

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Negri specie superiore: scienza ed economia smontano il razzismo e salvano il meridione

“I MERIDIONALI? SONO AFRICANI BIANCHI”, LO DICE LIBRANDI, AMARETTO DI SARONNO PER CONTO RENZI

di Raffaele Vescera*
Tal deputato di Italia Viva Gianfranco Librandi, attivo rappresentate del partito del nord nella schiera renziana, si libra in un volo razziale affermando che “I meridionali resistono di più al coronavirus perché sono africani bianchi. È una questione genetica”. Lo ha fatto nella pungente trasmissione di Radio 24 “la zanzara”, teatrino farsesco condotto da tal Cruciani, dispregiatore di meridionali a gogo. Poi il deputato ha rivendicato di essere calabrese, quando calabrese lui, nato in quel di Saronno da madre emiliana e lì cresciuto, lo è solo di padre, e la bella e civile Calabria l’ha vista attraverso le lenti deformanti del razzismo padan-leghista. Ha poi chiuso il suo eruttar sentenze affermando che è per questa ragione che si è salvato dal covid e che “San Pietro era un Rom”. Premesso che, essere africani è bello e per dirla con Pino Daniele, è meglio essere africani che sparare cazzate da razzisti sudafricani o parapadani, ci faccia il piacere di tacere il signor Librandi, noto alle cronache quale indagato per certi affarucci non proprio onorevoli, e la smetta di annunciare ducesche sciocchezze in onda radio, come se non bastassero quelle diffuse dal suo duscetto Matteo, da Rignano sull’Arno con il quale, partito berlusconiano e passato al Pd, ha poi fondato “Italia viva”, nata già morta con la miseria del due per cento che gli passa l’elettorato.

Non dite a Librandi, e non ditelo ai leghisti, che l’intero genere umano è originario dell’Africa dove è nato e si è formato nero per adattamento ambientale, come homo sapiens, di là diffondendosi sull’intero pianeta, dove, per svariate ragioni ambientali, si è formato come bianco, biondo, bruno, alto, basso, occhi grandi o a mandorla o altro, sostituendosi all’uomo di Neanderthal, essere primitivo che dicono sopravviva, a livello di pensiero subumano, in certe lande nordiche dove abbonda il razzismo. E non ditegli che il covid, all’occasione, contagia ugualmente nord e sud, non fategli sapere che il livello di contagi raggiunto in alcune province campane e pugliesi è pari a quello padano. Se non volete smontargli l’illusione di essere immune per Dna, non ditegli che al mondo esiste un’unica razza, quella umana, e che la diffusione del covid non conosce frontiere se non quelle delle relazioni umane distanziate, dell’età e delle norme di sicurezza.

E più di tutto, non dite ai padri del pensiero umano che nel ventunesimo secolo il Bel Paese è governato da tali esemplari diffusori di banalità da osteria subalpina. La cui intelligenza è più nota come furbizia nel barcamenarsi nelle stanze, incappucciate e non, del potere, come fa il più noto Matteo Renzi che strizza l’occhio al pari Matteo leghista nel promettergli un governo “tecnico” da farsi insieme al Berlusca, in questo seguito dal dispregiatore d’ambiente, amante del carbon fossile, Calenda, lo stesso che da ministro qual era ha sparato ciniche sentenze contro la vita dei tarantini.

La torta da spartirsi è enorme, composta com’è dai 209 miliardi del Recovery fund europeo, oltre che dai soliti fondi nazionali, e si apre la lotta all’ultimo sangue su chi deve dividerla. Non che ci piaccia questo governo, il quale già prospetta di derubare il Sud di 75 miliardi di Euro sui 145 che gli spettano per via dei criteri stabiliti dall’unione europea, allo scopo di ridurre il forte divario economico Nord-Sud creato dallo stato italiano in 160 anni di discriminazioni a danno del Mezzogiorno. Ma immaginate che cosa sarebbe del Sud con un governo composto da antimeridionali seriali quali quelli che si preparano a sostituirlo, tra l’altro in piena guerra di pandemia. Nulla di più cinico e folle. Ma la lucida follia è parte del potere italiano che, impedendo al Sud di crescere per cieca avidità, impedisce la crescita dell’intero paese.
*direttivo nazionale M24A-ET Gli articoli in foto sono acquistabili nella sezione “shop” di questo sito, sul marketplace della pagina Facebook “Francesco Tondo” e nei punti fisici di Piemme agenzia via San Gennaro Napoli e Fulvio Mazzarella, nei pressi della stazione di Napoli.

Qui la notizia https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/12/12/la-zanzara-librandi-i-meridionali-resistono-di-piu-al-coronavirus-perche-sono-africani-bianchi-e-una-questione-genetica/6035078/




Juve e Suarez: come Agnelli pilota l’universita’ con la sua ministra.

TORINO, CASA AGNELLI PERDE LA LANA MA NON IL VIZIO: ESAMI FARSA PER IL CALCIATORE SUAREZ

di Raffaele Vescera*
Una tipica commediola all’italiana, costata l’indagine per falso e la sospensione cautelare di rettore, professori e dirigenti dell’Università per stranieri di Perugia, accusati di aver barato sull’esame di italiano del calciatore uruguaiano Luis Alberto Suarez, voluto dalla Juventus, che per giocare necessitava ottenesse la cittadinanza italiana, di qui l’esame di lingua. Un esame farsa manipolato dalla stessa società calcistica torinese allo scopo di garantirsi la promozione dell’esaminando, grazie al clandestino passaggio anticipato di domande e risposte fornite al calciatore da parte della stessa commissione esaminatrice. Secondo i giudici, alla faccenda si interessò anche la ministra De Micheli che avrebbe ricevuto una telefonata dal dirigente juventino Paratici per interessarsi alla questione. Una ministra che nelle opere pubbliche solitamente esclude il Sud per favorire i potentati del Nord.

Una storiella di cui non varrebbe la pena occuparsi, se non fosse che a manovrarla vi fosse il potente impero finanziario, industriale, mediatico e calcistico della famiglia Agnelli. La stessa famiglia abituata a vincere facile nella produzione di automobili, grazie agli ingenti finanziamenti pubblici, sottratti a più meritori bisogni dei cittadini. Basti dire che l’industria capitanata dagli Agnelli ha assorbito l’1% del Pil nazionale, laddove l’intero Sud composto da 20 milioni di abitanti, negli anni della Cassa per il Mezzogiorno, riceveva dallo Stato solo lo 0,5% del Pil. E poi, nella vulgata italiota, il Sud, cui viene negato ogni diritto, sarebbe assistito dallo Stato mentre il Nord, abbondantemente nutrito anche con i fondi spettanti al Mezzogiorno, sarebbe intraprendente produttore di ricchezza nazionale.

Una vulgata favorita dalla narrazione interessata da parte dei maggiori quotidiani nazionali, facenti capo alla stessa famiglia, in grado di comprare le migliori penne italiane, giornalisti e intellettuali che hanno alimentato la favola dell’aplomb sabaudo, fatto di correttezza civile e serietà professionale, al contrario di quei “pulcinella” del Sud, dipinti come imbroglioni, truffaldini e scansafatiche. Ma tant’è, una bugia detta cento volte diventa verità, e questa bugia, ripetuta un milione di volte da 160 anni in qua, è divenuta virtuale realtà.

La stessa società calcistica di proprietà degli Agnelli, condannata qualche anno fa per aver truccato il campionato di calcio comprando e ricattando arbitri, propagandata per la serietà del suo ambiente, che avrebbe “salvato” Maradona, ove il povero Diego avesse accettato di vendersi in cambio di una montagna di soldi che il campione del Napoli ha elegantemente rifiutato, si ripresenta ora con questa truffaldina operazione di accaparramento di campioni. Che dire, il vizietto di famiglia di spadroneggiare e calpestare ogni regola, pur di vincere, persiste negli anni, ma sotto accusa sono i vizi degli altri, di quei meridionali che devono arrabattarsi con pochi capitali per sostenere le difficili guerre finanziare e sportive contro i potenti del Nord.
*Direttivo nazionale M24A-ET

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Smacco legislativo al Sud dalle oligarchie settentrionali

I PREDATORI DEL SUD PERDUTO

di Raffaele Vescera*
Il Sud s’è perso, s’è perso nelle coscienze dei politici meridionali che, per ignavia o interessata sottomissione al Partito del Nord, tacciono sulla condizione di degrado economico in cui l’Italia ha ridotto il suo, anzi il nostro Sud, diventato la regione più povera d’Europa, per reddito e disoccupazione. Ragion per cui l’Europa, più equa dello Stato italiano, ha destinato 209 miliardi di Euro al nostro Paese, a condizione che il 70% di questo immenso stanziamento finanziario, ovvero 145 miliardi, sia destinato a sanare la gravissima condizione di squilibrio territoriale che non vede pari in Europa. Un divario che fa dell’Italia l’ultimo dei paesi per crescita economica. Se hai due gambe e per correre ne usi una sola, è inevitabile essere ultimi. Ma i nostri politici piegano la testa e accettano il furto di 100 miliardi di Euro di fondi europei a danno del Sud, 100 miliardi che sommati ai 61 miliardi di fondi nazionali sottratti annualmente al Mezzogiorno, fanno l’incredibile cifra di 161 miliardi. Provate a immaginare come potrebbero cambiare le condizioni del Sud e di conseguenza dell’Italia intera con tale colossale investimento.
Il Sud s’è perso nelle segrete stanze del potere finanziario del Nord, arricchito a spese di tutti, meridionali compresi, un potere composto da poche famiglie che per cieca avidità pensano al loro profitto dell’oggi, troppo spesso truffaldino, condannando i cittadini a un difficile destino. Al solo scopo di arricchirsi con le solite colossali tangenti, progettano di costruire altre inutili grandi opere in un Nord già saturo di infrastrutture, lasciando le regioni meridionali nel deserto in cui è ridotto.
Il Sud s’è perso nei corridoi delle istituzioni nazionali e regionali, dove la condizione subalterna di 20 milioni di abitanti meridionali è vissuta con assoluta indifferenza, se non con perfidia quando scaricano le loro colpe sugli stessi cittadini. Dal Recovery plan italiano hanno abolito il Mezzogiorno, non certo la Questione meridionale che, dopo questo furto del secolo, aggraverà il suo gap con il Nord.
Ma il Sud non s’è perso nelle nostre coscienze, il nostro messaggio di equità è un virus che si diffonde velocemente, stiano attenti i mandanti del Partito Unico del Nord e i loro complici eletti al Sud: ciò che non accade in cento anni, può succedere in un giorno.
*direttivo nazionale M24A-ET

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