Nuove diffamazioni su Napoli dal gotha dei media e dell’intellighenzia settentrionali

I morti in ospedale sono una triste questione inerente non solo Napoli, ma l’Italia in modo trasversale, partita dai tagli scientifici alla spesa pubblica italiana, ma con una peculiare focalizzazione sulla sanita’.

Da qui la iattura che riempire i posti letto e’ divenuto molto piu’ facile alla luce del dimezzamento ed oltre dei posti letto, a fronte della mancata decrescita italiana, di meta’ popolazione.

La privatizzazione delle multinazionali di stato italiane di ogni genere, ha decretato una traslazione della sanita’ verso strutture private incipienti con al centro il guadagno piuttosto che il benessere comune. A causa sempre della privatizzazione delle scelte politiche in favore di soggetto finanziariamente sesquipedali e della privatizzazione della finanza, delle banche e della medesima banca d’Italia, si e’ installata in tutta l’Italia la logica dei tagli alla spesa pubblica per efficientare l’apparato statale.

I morti in ospedale, accampati i sale sempre piu’ ristrette e con personale sempre sottopagato per cui in diminuzione, sono il lascito di privatizzazioni indiscriminate e penuria economica da incapacita’ di emissione monetaria. Cosi’ la classe giornalistica connivente con il potere privatistico, omette io dato centrale che scagiona Napoli nell’incapacita’ di garantire adeguati servizi pubblici, e omette, Feltri e compagnia cantante, di dichiarare la similitudine fra tutte le realta’ metropolitane italiane, Milano e Napoli comprese, nell’apportare servizi pubblici eccellenti se gratuiti, nell’impossibilita’ di evitare decessi ovunque, con strutture ospedaliere piene: sono tutti effetti delle prescrizioni europee, queste, teleologiche alle privatizzazioni crescenti di tutto cio’ che e’ pubblico, alla cesura della spesa pubblica, allo stupro della Costituzione italiana.

In un regime di spesa pubblica decente, pur in presenza di covid come oggi, gli ospedali non sarebbero alla stessa stregua della Svezia, in quanto personale e strutture sanitarie basterebbero a contenere l’allarme popolare forti della loro capillare distribuzione. Oggi nonostante cio’, non c’e’ in Italia il pericolo di pronti soccorsi impossibilati a ricevere nuovi ammalati da Covid 19.




Le Fake news su Covid a Napoli di Giletti

COVID IN CAMPANIA, LA REGIONE QUERELA LA TRASMISSIONE DI GILETTI: «TROPPE FALSITÀ»
L’Unità di crisi della Regione Campania contro la trasmissione «Non è l’arena» condotta da Massimo Giletti. Così si legge in una nota regionale: «Nel corso di una trasmissione televisiva di una rete nazionale andata in onda ieri sera, si è consumato un ulteriore atto di sciacallaggio mediatico. L’Unità di Crisi ha rilevato i seguenti dati completamente falsi, in relazione ai quali, è stato dato mandato all’Ufficio legale di sporgere denuncia.

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1) Falso il numero di terapie intensive.
Il numero di 621 posti letto di terapia intensiva a cui si fa riferimento alla data del gennaio 2019, è
relativo al numero di posti letto programmati con Decreto Commissariale n. 103 del 2018 relativo al “Piano Regionale di programmazione della rete ospedaliera ai sensi del D.M. 70/2015”. Si trattava quindi di posti letto da realizzare e non “esistenti” come si è voluto far credere.
Infatti, come si è più volte ribadito la dotazione di posti letto di terapia intensiva era:

  • a febbraio 2020: posti letto di terapia intensiva 335
  • a novembre 2020: posti letto di terapia intensiva 656
    Si aggiunge che la previsione del piano del DCA è stata totalmente superata a luglio del 2020 con il nuovo piano di potenziamento dei posti letto di terapia intensiva e sub intensiva finanziato ai sensi del DL 34/2020 che prevede la realizzazione di 834 posti letto di terapia intensiva.
    Si ribadisce che ad oggi la Regione Campania ha pienamente funzionali 656 posti letto a supporto della intera rete ospedaliera COVID e NON COVID, che si sono già completati i lavori edili per circa altri 70 posti letto e che potranno essere attivati non appena sarà potenziata la dotazione di personale medico specialistico.
    E’ stato quindi realizzato e attuato più del 80% del piano di potenziamento di posti letto di terapia intensiva previsto con la DGR 378 a Luglio 2020.

2) False le cifre mostrate per la realizzazione dei posti letto.
Per la realizzazione dei nuovi posti letto, nessun rimborso è arrivato alla Regione che ha anticipato completamente le risorse dall’inizio dell’emergenza. Si precisa infatti che i 163 milioni di euro, relativi al finanziamento del piano di potenziamento dei posti letto di terapia intensiva e sub intensiva ex art. 2 del DL 34/2020 (cd. Piano del Commissario Arcuri), non sono mai arrivati nelle casse regionali.
Ciononostante, la regione Campania e le aziende sanitarie hanno anticipato con fondi propri per finanziare la realizzazione degli interventi per il potenziamento dei posti letto ormai in stato avanzato di completamento.

3) False le notizie sul bollettino informativo.
Come già più volte ribadito, il bollettino della Regione Campania è un Bollettino COVID, ed è cosi costituito:

  • Posti letto di terapia intensiva disponibili: 656, ovvero il complessivo dei posti letto di terapia intensiva disponibili per la rete ospedaliera COVID e NON COVID (tra questi la rete della emergenza urgenza) ed è implementato ogni qualvolta che si attiva un posto letto dotato di personale, sulla base dell’avanzamento dei lavori e delle attrezzature pervenute dal Commissario.
    -Posti letto di terapia intensiva occupati Covid: il numero è variabile giornalmente e fa riferimento ai posti letto occupati dai pazienti Covid nella giornata.
    L’occupazione dei posti, la loro disponibilità , il nuovo utilizzo viene giornalmente definito dalle aziende sulla base della esigenza e sulle urgenze che si manifestano.

4) Falsi i dati sugli ospedali modulari
Si parla di un Ospedale modulare a MADDALONI che non esiste
L’ospedale modulare a CASERTA è attivo e ad oggi ha in utilizzo 14 Posti letto
L’ospedale modulare a SALERNO è attivo e ad oggi ha in utilizzo 8 Posti letto
L’ospedale modulare a NAPOLI è attivo e ad oggi ha in utilizzo 32 Posti letto
Tutti gli ospedali “modulari” contano 120 posti, tutti pronti e disponibili. Non c’è al momento una emergenza terapie intensive in Campania.

5) False le cifre (citati 246 milioni) sulle risorse arrivate in Campania
Dall’inizio dell’emergenza, con i provvedimenti DL 14, poi assorbito dal DL 18, e poi con il DL 34, la Regione ha ricevuto: 131 milioni per le diverse linee di azione previste dai DDLL 14 e 18 (assunzione di personale; specializzandi; prestazioni aggiuntive; lavoro straordinario; integrazione del budgt strutture private). La Regione ha distribuito alle aziende sanitarie tali risorse chiedendo apposite rendicontazioni;

Rispetto invece a quanto previsto dal DL 34/2020, la Regione ha avuto 115 mln per le linee di azioni previste per l’assistenza territoriale (Usca; cure domiciliari; infermieri di comunità; etc.) e per gli incentivi e le altre assunzioni per l’attività ospedaliera; anche in questo caso, le aziende sanitarie hanno già anticipato in buona parte le relative spese che via via la regione sta provvedendo a ristorare. Per quanto riguarda, infine, le risorse previste dal DL 104/2020, ad oggi non è ancora stato accreditato nulla.

Link: … https://www.ilmattino.it/napoli/politica/coronavirus_regione_campania_querela_giletti-5589449.html




Sprechi del Nord e accuse al sud

IL PARTITO UNICO DEL NORD ALL’ATTACCO CONTRO IL SUD, ORA CON STEFANO FELTRI, DIRETTORE DEL NUOVO GIORNALE DI DE BENEDETTI “DOMANI”

di Raffaele Vescera*
Che il fronte antimeridionale coinvolgesse una fetta larghissima di rappresentati del sistema mediatico italiano, non è una novità. Ultimo ma non ultimo arrivato è Stefano Feltri, già vicedirettore del Fatto Quotidiano e ora direttore del nuovo giornale di Carlo De Benedetti “Domani”. Un domani negato al Sud, condannato da questi e altri a vivere nel passato di una rete ferroviaria a bassa o nulla velocità, pari a quella stradale, portuale e aeroportuale.

Secondo l’ineffabile Stefano Feltri, omonimo dell’infeltrito leghista Vittorio, ma non figlio se non nelle banali opinioni che, seppure non leghista, sciorina contro il Sud, le opere pubbliche al Sud non vanno fatte perché non ci sarebbe un vantaggio “costi benefici” e perché comunque le regioni meridionali a suo avviso “non potrebbero crescere”. Dunque il Feltri junior sostiene che non vanno fatte le linee ad Alta velocità, indispensabili alla crescita del Sud, Napoli –Reggio-Calabria- Messina- Palermo sulla dorsale tirrenica e Bologna- Lecce-Taranto su quella adriatica. Senza dire della Napoli – Bari, dove si viaggia come un secolo fa.

Poche parole per liquidarlo. Gli investimenti pubblici sono comunque rivolti a garantire parità di diritti a tutti i cittadini, diritto alla mobilità, alla salute, al lavoro e alla dignità, dimezzati al Sud. Secondo uno studio noto, i territori attraversati dall’alta velocità ferroviaria hanno una crescita dell’8% del Pil. Crescita garantita al Nord e negata al Sud dall’assenza, nel 2020, di una rete di trasporti degna di questo nome. Dunque la crescita ci sarebbe, eccome.

In quanto allo spreco che secondo Stefano Feltri rappresenterebbero gli investimenti in opere pubbliche al Sud, gli ricordiamo che l’Alta Velocità ferroviaria tra Milano e la sua Torino, progettata per veicolare 200 treni al giorno, ne vede correre dieci volte di meno. Ancora gli ricordiamo che, tra le due città del Nord campione di corruzione, è costata 67 milioni di Euro a Km, a fronte dei 10 milioni spesi nella vicina Francia per la stessa opera. In più, al giovane Feltri, nomen omen, ricordiamo i 12 miliardi di euro previsti per il tunnel AV in Val di Susa dove agiscono già 4 linee ferroviarie sottoutilizzate, e i 6 miliardi per il terzo valico AV Milano-Genova, appunto il terzo, poiché due ci sono già. Una nuova linea che farebbe guadagnare 15 minuti di percorrenza, quando per fare Bari-Reggio Calabria, 450 km, occorrono 12 ore. Senza dire di che succede in Basilicata a zero treni, in Calabria e Sicilia Trapani Siracusa 14 ore per fare 350 km.
E che dire dello spreco del Mose di Venezia altri 5 e rotti miliardi, e quello dell’autostrada Be-Bre-Mi, della pedemontana veneta e mille altri scandali made in Nord?

Ma che glielo diciamo a fare al partito degli affari del Nord, Franza o Spagna purché si magna.
*direttivo nazionale M24A-ET




La Questione settentrionale chiamata “meridionale”

Sono soltanto gli ultimi, i dati di Legambiente che monitorano la qualita’ dell’aria, i consumi idrici fino alla percentuale di raccolta differenziata, ad attestare l’atavica decrescita meridionale rispetto al nord Italia. Cosi’ a livello aggregato anche Salerno perde terreno rispetto al passato, allorche’ i trasporti pubblici in peggioramento fanno prediligere i trasporti privati. Dunque l’aria di Salerno, Napoli, dei capoluoghi siciliani, risulta piu’ rarefatta rispetto al nord, per l’utilizzo piu’ esteso di auto. Fa piacere che Avellino sia migliorata rispetto agli anni recenti in questa classifica, ma rabbrividisce vedere una diaspora continua di giovani che annualmente abbandonano la loro terra sempre piu’ martoriata. Colpa della politica? Della crisi? Della scarsa cultura? E’ vergognoso quanto a livello mediatico si taccia sulla mancata politica nazionale anche al Sud, ovvero che dopo aver deprivato il meridione di aziende, commesse pubbliche per aziende un tempo di stato, servizi pubblici ed infrastrutture, si continui a imputare le colpe ai meridionali o ai politici meridionali, per le tare che affossano il sud sempre di piu’. Dunque una politica nazionale davvero unitaria che volesse accusare i veri colpevoli per i danni verso il Sud farebbe dapprima investimenti pubblici al sud, consistenti in ampliamento della autostrada Salerno-Reggio Calabria giudicata come strada provinciale anziché’ autostrada, dalla tanto decantata Unione europea, ancora una politica nazionale aumenterebbe il trasporto pubblico migliorandolo, in ogni citta’ del sud per evitare che ognuno prendesse l’auto come oggi ergo inquinasse maggiormente; perche’ gli investimenti pubblici non vengono attuati dai sindaci bensi’ dai ministri e parlamentari; ne’ tali investimenti pubblici non vengono fatti nelle citta’ che evadono piu’ giacché’ a livello aggregato il sud evade meno del nord in rapporto ai servjzi che riceve. Ancora una politica nazionale vera, che vorrebbe esecrare la politica locale di Napoli e compagnia come foriera di recessione, prima di farlo dovrebbe dotare di Tav anche i capoluoghi meridionali e fare investimenti pubblici al fine di costruire gli asili nido capillari come al nord, qui al sud. Altrimenti e’ facile additare il sud come male assoluto ed i suoi amministratori come inetti! E poi la ferrovia a Matera, capoluogo di regione unico caso di capoluogo senza un treno chi deve farla? Visto che da centocinquanta anni non la possiede e quest’anno e’ la capitale della cultura a chi spetta dotare di stazione e binari una citta’ iconica per la cultura del 2020? Al sindaco? Ai consiglieri regionali? E se poi si scoprira’ che l’evento turistico di Matera capitale della cultura sara’ stato un insuccesso di chi sara’ la colpa? Dei politici meridionali?

Il problema reale e’ che senza infrastrutture lo sviluppo e’ impossibile; il cancro del Sud che gli fa perdere tutti i confronti col nord Italia e’ la penuria di infrastrutture adeguate ad attrarre gli investimenti ed a rendere piacevole e facile il lavoro; e la malavita che blocca le infrastrutture con il pizzo? Non e’ una verita’ assoluta ne’ un motivo per non finire le infrastrutture o non arrestare quelle imprese malavitose che investono facilmente, e nell’omerta’ di tutti, sopratutto nel nord stracolmo di strade, tav, porti, ferrovie, asili nido, e perfino di manutenzione alle reti idriche che figurano perdere meno acqua di quelle del Sud. Che fare? Prima di tutto informazione, in seguito investimenti pubblici per rendere l’Italia unita nelle infrastrutture quindi nello sviluppo, prima ancora che nelle parole dell’Inno nazionale…




Scandalo italiano al sud

E’ nell’Italia meridionale, precisamente a Matera capoluogo di regione e capitale della cultura 2019, a consumarsi lo scempio della mancanza di ferrovia, laddove il mulo diventa per l’ultima volta piu’ veloce ed efficace del treno. E mentre in Italia si privatizzano tutti gli enti pubblici e di finanza, le banche non emettono moneta e quel poco che dispongono l’applicano all’espansione dei tav settentrionali, gli attacchi esteri minano la stabilita’ e l’economia nazionali. Cosi’ adulterando la costituzione e lo spirito unitario, gli arrivi a Matera saranno decimati, quest’anno che le luci d’Europa la rifulgeranno, per causa di mancanza di basilari infrastrutture.

Lo stesso limite italiano, apice di dissennatezza manageriale, lo si e’ verificato in terra di Sicilia. Qui durante una visita di importanti manager e politici cinesi, e’ stata decretata l’impossibiita’ di investimenti portuali a causa della mancanza di basiliari sostegni infrastrutturali.

Le arance di Palermo voleranno con i jet privati di Ali Baba, Amazon cinese, verso gli acquirenti orientali, invece il resto rimarra’ scarno e degradato nel sud e come il sud sottosviluppato. Inoltre la licenziosita’ politico-manageriale ha obbligato le navi cinesi di allungare i tempi di circumnavigazione facendo appoggio sul porto di Trieste e Genova, anziche’ di Gioia Tauro e Taranto. Per tale cagione i manager cinesi stanno eludendo l’Italia marittima in favore di un piu’ vantaggioso approdo in Gibilterra. Questo e’ lo scenario che rode l’Italia, vittima del suo mancato senso di unita’, con il meridione alla deriva, scevro di infrastrutture, e in tal guisa tutti rimangono inermi di fronte alla avanzata euro americana che mira al borseggio quasi avvenuto dell’Ilva ed alla deflagrazione delle piccole e medie banche, per mezzo della firma avvenuta al trattato Mes. Se questi sono uomini!




Ultime notizie censurate in breve

5g e’ pensato sopratutto per l’ uso bellico con macchine comandate a distanza, pertanto comporta deforestazione massiccia e problemi per la salute a causa della scarsa testazione della tecnologia, oggi solo esiziale, poco efficace. Le piazze del 5 g si trovano nelle principali citta’ italiane, tra cui piazza Trieste e Trento utilizzando la moltitudine di passanti come cavie e con risultati scadenti, dal punto di vista della velocita’ e stabilita’ di connessione.

Russia e Cina fuori da internet entro il 2020 ripresenta la fine della globalizzazione. Bisognerebbe pertanto attrezzarsi, dal punto di vista produttivo e commerciale, per inserirsi in modo vincente su questo nascente fenomeno che ha come fulcro le identità’ nazionali.

Sovranita’ politica e’ una condizione da rispettare con l’impedimento di nuovi colpi di stato tipo quello ammesso come “avvenuto” recentemente dalla desecretazione di documenti americani in Bolivia. Oggi l’ex presidente di quest’ultima, Morales si trova rifugiato in Argentina e esecra apertamente i giochi transnazionali che hanno perpetrato brogli elettorali nella sua nazione; da qualche giorno si apprende di 8 omicidi nei confronti di protestanti con la golpista presidente che esime la polizia da ogni trattamento giudiziario; ora sta venendo privatizzato lo stato ed e’ gia’ ribellione generale. Da rimarcare, a tal proposito, la somma capacita’ di litio che detiene la Bolivia, e l’altrettanto ingente richiesta di tale materiale, da parte delle multinazionali delle batterie elettriche di telefoni, auto e navi imminenti.

Autosufficienza alimentare per l’Italia e’ ineludibile dati gli allevamenti ittici, agrari, animali che soffrono di spazi e condizioni economiche scarse, che inficiano la qualita’ del prodotto finale, e rendono i produttori da un lato dipendenti dalle importazioni di materie prime per abbattare i costi finali, dall’altro per soddisfare l’intera domanda.

Lo stato e’ in mano alle banche che lo vuole assicurare su tutto, anziche’ essere le banche in mano agli stati che non agiscono per tutelare il benessere dei cittadini.

Assad e’ osteggiato dagli agenti segreti europei e americani che finanziano e addestrano i terroristi per detronizzarlo e privatizzare lo stato e le sue riserve petrolifere.

Le riserve ittiche non bastano a soddisfare la domanda di pescato nel mondo, trentuplicata nei precedenti trent’anni nel mondo, per cui si utilizzano allevamenti intensivi, con prodotti malati, che esortano a sovranita’ alimentari e ridimensionamenti del cibo da mangiare nel mondo occidentale, a prescindere dal prezzo dei prodotti, da calmierare a livello statale, in ogni modo. Acquistare cibo e prodotti italiani calmierati al prezzo dallo stato, a seconda di cio’ che e’ disponibile senza adulterare la natura. costituirebbe un volano di crescita repentina per l’Italia.

Mes e’ stato firmato nel 2013 con cancellerie europee che hanno chiamato quelle dell’ America per radere al suolo la finanza pubblica italiana, all’epoca come ora privata, e le azioni di Mediaset, azienda del presidente del consiglio di allora, ossia Berlusconi, al fine di instaurare al suo posto l’autorita’ di un fantoccio che legiferasse in favore della finanza speculativa straniera e italiana private. Monti infatti, firmatario di ogni legge incostituzionale dal 2013, non e’ un mero professore della Bocconi, bensi’ il presidente europeo del club Bieldeberg e il rappresentante massimo per l’Europa, dell’americano Council for foreign Affairs, del Gruppo dei trenta, della Commissione Trilaterale e della Commissione Attali-potentati riconducibili a Rotchild, Rockfeller e potentati analoghi-. Questi sono i veri conflitti di interesse da sventare, peggio di quello di Berlusconi, che comunque richiederebbe una ferrea limitazione con l’introduzione di leggi nuove.

E’ ormai inevitabile l’imposizione di una posizione di neutralita’, per l’Italia, per mezzo dell’uscita dalla Nato: siccome infatti in caso di futuribile attacco bellico statunitense verso la Russia, i missili russi raderebbero al suolo dapprima l’Italia, sede principale in Europa delle basi militari americane; e infine anche perche’ ormai l’affaccio della Turchia in Libia e di servizi di sicurezza italiani per drenarvi risorse energetiche, vedra’ l’obbedienza dei servizi italiani agli ordini anglicani e francesi, in parziale detrimento degli interessi del Bel Paese.

Infine con la Via della Seta cinese, mastodontico piano di investimenti infrastrutturali che copre per accordi la parte mediorientale del mondo, l’Italia dovra’ smobilitare dall’Afghanistan che oggi e’ il principale produttore di eroina al mondo, senza pregevoli contratti edilizi e di altro tipo, assieme all’America, e con un costo di guerra per dieci miliardi riguardo l’Italia e tremila per gli Usa. Stesso copione per la Siria ormai vincolata alla Via della Seta.

Mentre il figlio di Bolsonaro afferma che la capitale di Israele e’ Gerusalemme, in qualita’ di alto diplomatico brasiliano,si getta cosi’ fuoco nella polveriera palestinese, con gli arabi ormai assiepati in modo sempre piu’ precario, nel deserto di Gerusalemme.

Intanto il treno intercittadino a media velocita’ tra Bari e Napoli viene abrogato per quest’anno, dal governo italiano di matrice colonalista verso il sud italiano, ad onta delle promesse fatte, con la sostituzione della linea ferroviaria in questione, in favore di quella in costruzione tav presso Germania, Inghilterra, Olanda, deteriorando i collegamenti e lo sviluppo intercittadino tra le principali realta’ urbane dell’Italia del sud.

Ora che la Gran Bretagna fuoriuscira’ legalmente dalla Unione Europea la Scozia reclama l’indipendenza nuovamente, dall’Inghilterra, con la meta’ dell’elettorato che caldeggiava la propria rimanenza nei confini territoriali e politici dell’Europa, in maniera svincolata dall’Inghilterra.




Napoli Milano e Italia unite per uno scopo

FACITE AMMUINA.

di Antonio Picariello*
Il falso storico trova finalmente posto nella storia. Da Napoli a Milano, da Torino a Trieste è ammuina.
Ma c’è ammuina e ammuina, dipende da chi lo fa, da chi lo racconta, ma soprattutto dall’uso che se ne vuole fare nel veicolarlo alla gente.
A Napoli, infatti, c’era la camorra in piazza; poi però insorge Milano e le cose sono due: o i camorristi hanno preso un charter oppure, più verosimilmente, la camorra non c’appizza niente.
Le frange estremiste? Certamente, magari insieme alle tifoserie violente hanno preso la palla al balzo per dare sfogo ai loro più bassi istinti. Guerriglia urbana, scontri con le forze dell’ordine, vetrine infrante un po’ in tutta Italia. Questo passa, questo fa notizia, questo spaventa la gente comune.
Una domanda: dove sono finite le persone che hanno manifestato pacificamente? Perché a piazza del Plebiscito, ad esempio, le dirette Facebook riprendevano solo la parte della folla che ululava cori da stadio e non coloro che parlando pacificamente ai megafoni pretendevano a ragione vere garanzie a fronte delle limitazioni e delle chiusure? Dove sono finiti i commercianti, i ristoratori, i lavoratori dello sport? Probabile che dove gli scontri sono stati più violenti (Milano e Torino) si siano defilati per non rischiare la pelle, lasciando spazio agli esaltati del momento, mentre nel caso di Napoli…beh è ovvio, abbiamo una reputazione da difendere!
Questa una prima lettura della faccenda, ma ce n’è una seconda: tra le frange estremiste una distinzione è d’obbligo. Nelle loro fila c’è chi fa la pecora seguendo il gregge e chi invece il gregge lo guida con due disegni ben precisi, ma opposti tra loro: anarchia e regime. Il triste record politico raggiunto da questo governo nell’affrontare la pandemia è stato quello di unire i fronti opposti (anarchici ed estremisti) nell’intento di rovesciarlo. Il fine giustifica i mezzi e quale occasione più ghiotta dell’emergenza sociale per dimostrare l’assunto? Il governo non sa darvi soluzioni, il governo è inerme di fronte ai vostri bisogni, il governo vi sta derubando, il governo non riesce ad arginare la violenza e a proteggervi. È il messaggio che “qualcuno” ha deciso di veicolare attraverso gli ultimi eventi, “qualcuno” che ha l’ardire di chiedere elezioni anticipate in un momento così delicato. Con i contagi alle stelle dovremmo recarci ai seggi elettorali per cambiare timoniere, magari scegliendone uno che dall’agosto 2019 se ne va in giro per le città italiane ad elencare problemi e a non proporre soluzioni.
Poi ci sarebbero i negazionisti, ma quelli, per fortuna, agli occhi delle persone ragionevoli sono smentiti dalla realtà!
In tutto questo bailamme una sola cosa è certa: la sofferenza della società civile è ai massimi livelli ed è dovere di chi guida il paese mettere in atto misure concrete e tangibili a garanzia della tenuta sociale. Non è un nuovo esecutivo ciò di cui abbiamo bisogno, bensì che esso si affranchi dai velati ricatti centrifughi che costantemente subisce da soggetti terzi (Regioni, Confindustria, Finanza) e che lo allontanano anni luce dalla realtà quotidiana. La società civile è in confusione perché, al momento, lo è altrettanto chi la guida! La gente nelle piazze, infatti, non protesta per un cambio della guardia, quanto per un barlume di certezza.
*M24A ET – Campania




Corridoio Nord-Est-Sud cantierabile per la ripresa

M24A-ET, LOGISTICA E TRASPORTI… EPPUR SI MUOVONO, ANCHE LE 4 REGIONI ADRIATICHE

di Pasquale Cataneo*
Ieri la notizia di sottoscrizione del protocollo riguardante l’intesa tra le 4 regioni per la formale richiesta al Governo dell’estensione del Corridoio Baltico-Adriatico da Ancona (Marche) fino alla Puglia passando per Abruzzo e Molise.
Tale indirizzo é uno dei punti di analisi e di proposta del documento “Italia velocemente connessa” della CONFSAL e FAST, da me coordinato come responsabile dell’ufficio studi “Infrastrutture, Trasporti e Servizi”, presentato l’8 ottobre scorso a Roma al Governo ed ai rappresentanti istituzionali/aziendali presenti incluso il presidente del CNEL on. Tiziano Treu. Questa previsione era già inclusa nelle quattro parti, presentate nella scorsa primavera, del “Piano di sviluppo del Mezzogiorno e delle Aree Interne” del M24A-ET ed anche meglio declinata nella redigenda 5^ parte. Quanto richiesto ora anche dalle citate Regioni permetterà di avere, una volta realizzato, maggiore possibilità di far transitare, con positivi impatti, ambientali, occupazionali ed economici per lo sviluppo del Meridione ed del resto del Paese, merci e persone dal Mezzogiorno verso il Nord del Paese e l’Europa e viceversa, soprattutto attraverso i porti del Sud e delle Isole, intercettando così i flussi marittimi della cd. Via della Seta. Oggi le merci, dopo aver attraversato il canale di Suez, transitano con le navi cariche nel Mediterraneo senza fermarsi. Le infrastrutture puntuali e di rete delle quattro regioni adriatiche diventeranno così parte rilevante del Corridoio Baltico-Adriatico della Rete TEN-T unitamente a quelle tirreniche per l’altro Corridoio Scandinavo-Mediterraneo.

Coincidenza o no, si sta andando nella direzione auspicata sia dal M24A-ET che dal più grande Sindacato autonomo. Ora, sulla scorta anche di quanto ribadito dal protocollo, necessita che il Governo presenti formale richiesta all’Unione Europea, entro la fine dell’anno, per l’inclusione dell’estensione nella prevista revisione per il 2021 della Rete TEN-T. Vediamo ora come si muoverà e cosa farà l’attuale ministro delle Infrastrutture e Trasporti (per il Nord) De Micheli. Noi sosterremo anche questo indirizzo condiviso come stiamo già sostenendo, senza se e senza ma, la realizzazione del collegamento stabile tra la Calabria e la Sicilia con la migliore e celere soluzione cantierabile. Senza perdere più tempo prezioso, ciò era previsto dalla UE già nel 1996! Un mix di opere più grandi con quelle minori per rendere sempre più integrato, equo e sostenibile il sistema delle infrastrutture, dei trasporti e dei servizi in Italia ed in Europa. É un obiettivo fondamentale per il Mezzogiorno, per il resto del Paese e per l’Unione Europea per essere attori principali e non comparse, oggi e nel futuro, nello scenario euromediterraneo.

*Referente GdST Economia e Sviluppo e componente Direttivo nazionale M24A-ET




Napoli capofila italiana della ripresa

NAPOLI STA CAMBIANDO I GIOCHI: TORNIAMO AL NOSTRO CAVALLO RAMPANTE, L’EPOCA DEL CIUCCIARIELLO E’ FINITA E NON DIVERTE PIU’.
di Emilio Caserta

A seguito di quello che è accaduto l’altra sera (giusto o sbagliato che fosse), c’è stato un cambio rotta da parte di De Luca, richiamato certamente da qualcuno che si trova più in alto di lui e che forse ha dimenticato le proteste di quel popolo che obbedisce quando deve (come ha fatto a Marzo), e disobbedisce quando si smette di scherzare. De Luca, come giustamente ha sottolineato Angelo Forgione, ha smesso di scherzare e così anche il popolo ha cambiato rotta.
Ci tengo a chiarire una cosa, che sono stati i manifestanti numerosi e pacifici ad aver cambiato le cose, non quelli violenti (10 o 15%) che invece le hanno solo peggiorate.
Se non ci fosse stata quella manifestazione il LockDown “senza soldi” era già cosa fatta…state sereni. Non so se avete visto che nessuno più parlava di fondi, incentivi e che era tutto stato rimandato al 2021 (Battaglia grossa quella del Recovery Fund e che come al solito stanno cercando di togliere al Sud una grossa fetta).

Napoli come al solito è esplosa per prima, è stata la città “d’Italia” trattata peggio in questi ultimi 160 anni, è quella che ha perso più di tutti diventando italiana, è quella che da capitale di una grande nazione è diventata semplice capoluogo di regione e la sua lingua è diventata dialetto, ha una rabbia repressa che non avete idea e lo vedo tutti i giorni tra la mia gente quando provo nel mio piccolo a divulgare e difendere quel poco che so sulla nostra storia.
Intanto come leggevo oggi, tanti i post di giovani amici (musicisti, artigiani) come me che hanno scritto “dobbiamo rinventarci di nuovo, ma a noi questo non manca”.
La RABBIA REPRESSA di Napoli (nascosta dietro a musica e tradizione culinaria) è cosa nota a chi ci governa e che sa essere molto pericolosa. Nulla da paragonare alla Napoli delle Quattro Giornate (in epoca italiana già maltrattata e messa in disparte e la prima ad insorgere sempre per rabbia) che doveva essere per forza violenta (spero di non vivere mai quello che i nostri nonni hanno vissuto, bella storia da ascoltare per prendere coraggio tutto qui), non è la Napoli dei Lazzari e dei Sanfedisti quella necessariamente violenta sempre per cacciare lo straniero che al grido “Chi viva” tutti in coro “VIVA ‘O RRE”; non è la Napoli dei Briganti dei secoli passati o di Masaniello, è solo la Napoli di oggi, quella del 2000, stanca di essere presa in giro, derisa ed umiliata, senza ricevere il rispetto che merita una grande Capitale. E’ vero, è la Napoli delle rivolte violente manovrate, quella da cui prendiamo sempre le distanze (non ci sono stranieri da cacciare, forse solo bandiere da disconoscere e che devo dire non ne ho vista una in queste piazze), e poi la Napoli della NOSTRA Rivoluzione Culturale di cui mi sento parte pienamente integrante.

E’ chiaro, come dico sempre che il Covid fa paura (altro che negazionista), ma so anche che la fame fa più paura, e spero che quei Fantamiliardi promessi da Conte questa volta saranno veri quanto prima.
Purtroppo temo che le scene dell’altra sera le rivedremo presto e vedremo come sempre gente disperata, pacifica e violenta, in tutti e tre i casi se dovessimo rivederli in piazza anche nelle prossime settimane, vorrà dire che i FANTAfondi del governo non sono arrivati e quello che avete visto l’altra sera sarà quintuplicato.

Massimo Troisi disse in una nota trasmissione ma non ricordo quale: “il Napoletano non si rivolta perchè non sa dove sta il nemico, ma non appena lo capisce, cambia tutto”.
Dopo tutto questo brutto periodo, mi viene da scrivere ai nostri governanti una sola cosa:
“FATE PRESTO”.




Da Napoli Sud e Nord uniti e disgiunti ma arrabbiati e trattati diversamente

NAPOLI, STRUMENTALIZZATA LA RABBIA DEL SUD CHE MUORE. MA DALLA STAMPA NAZIONALE ARRIVANO SOLO INSULTI

di Raffaele Vescera*
Su tre milioni di abitanti della cinta metropolitana, poche centinaia o migliaia che fossero ieri notte a protestare contro il coprifuoco a Napoli e quanti sciocchi provocatori negazionisti e violenti infiltrati neonazisti, professionisti del disordine si siano aggiunti per far degenerare un protesta partita pacificamente, è cosa da accertare. Tuttavia la stampa nazionale non ha perso occasione per scatenarsi nella solita caterva di pregiudizi insultanti contro i napoletani tutti, i quali hanno dimostrato, ove ve ne fosse bisogno, un altissimo senso di responsabilità, tanto da diventare un esempio in tutto il mondo a partire dall’inizio dell’epidemia, e nulla hanno da spartire con i delinquenti che hanno approfittato per darsi ad atti di inqualificabile vandalismo. Quanto avvenuto è comunque indicativo di un malessere scaduto in forme violente per colpa di gruppetti organizzati di estremisti infiltrati, da condannare senza se e senza ma.

La protesta è partita dagli esercenti commerciali, in primis i pizzaioli, timorosi di un fallimento annunciato per la chiusura notturna decretata da De Luca, da lui ritenuta necessaria dopo l’esplosione incontrollabile della seconda ondata della pandemia, ben più grave della prima ondata. Esercenti commerciali del Sud, ricordiamolo, già ampiamente provati dal “lockdown” (perché non chiamarla serrata totale?) decretato dal governo in primavera in tutto il Paese, anche laddove non era necessario, come al Sud, dove i contagi erano irrisori. Ma tanto volle il partito unico del Nord, stretto intorno alla inqualificabile amministrazione della Regione Lombardia: “Giammai il Sud deve avere dei vantaggi, si chiuda e muoia Sansone con tutti i filistei”.
Così mentre al Sud era tutto chiuso per davvero e si rispettavano le regole, al Nord si continuava tranquillamente a “lavurè”, con semplici “autocertificazioni” in barba alla legge.

Alla serrata generale di primavera, è seguita una incontrollata estate vacanziera, con discoteche e movida da sballo, praticate da inguardabili profeti del liberi tutti, come Briatore, Salvini, Sgarbi e folleggianti negazionisti vari, appoggiati dagli immancabili pregiudicati neonazisti, in cerca di uno spazio politico da occupare, per quanto sporco. Così facendo, hanno esportato al Sud contagi di massa, oggi dai numeri non lontani da quelli del Nord.
Alle vacanze sono seguite le elezioni regionali, comunali e il referendum nazionale che hanno contribuito alla diffusione del virus, non tanto per il momento del voto, quanto per assembramenti e festicciole varie dei clan elettorali, clientelari e no, del do ut des. Perché non rinviarle in primavera?
Ancora, l’apertura delle scuole, giusta o sbagliata che sia, è stata un’altra fonte di diffusione del virus, in verità minore.

Tornando a Napoli e al Sud, la condizione economica delle piccole e medie imprese è per davvero disperata, in presenza di governi che negli ultimi decenni hanno favorito solo l’economia del Nord, affossando quella meridionale, per mancati investimenti di fondi, nella misura di 61 miliardi l’anno, sottratti al Mezzogiorno e dirottati al Nord, come certificato da Svimez, Eurispes e dalla stessa Commissione europea, che nell’ottobre dello scorso anno richiamò il governo italiano per tale ingiustizia territoriale.
Di più, l’Europa ha stanziato ben 209 miliardi di Euro con il Recovery fund per aiutare l’Italia, a condizione di farla ripartire da Sud, poiché la crescita dell’economia meridionale, l’area più povera d’Europa, gioverebbe all’intera economia nazionale ed europea. Che fa l’Italia? Cerca mille pretesti per non dare al Sud quanto gli spetta dei 209 miliardi, il 70%, ovvero 145 miliardi, che contribuirebbero alla sperata rinascita del Mezzogiorno.

E mentre il governo condizionato dal partito unico del Nord cincischia sugli aiuti da dare al Sud, riducendoli alla metà del dovuto, con uno scippo ulteriore di 73 miliardi di euro, la stampa nazionale, tutta in mano alla finanza del Nord, non dice una parola sulla condizione di estremo malessere del Sud, che vive con un reddito pro capite pari alla metà di quello del Nord e di quello medio europeo. L’economia meridionale ha bisogno di interventi urgenti per salvare dal fallimento decine di migliaia di lavoratori in proprio e piccoli imprenditori, compresi i loro dipendenti. Tant’è, il Sud è una polveriera pronta ad esplodere e nessuno giri la testa dall’altra parte.
*Direttivo nazionale M24A-ET