Da Napoli senza mascherina ma con brevetto Nasa

ECCELLENZA A PORTICI: STUDENTI IN AULA SENZA MASCHERINA GRAZIE A UN IMPIANTO BREVETTATO DALLA NASA

Una vera eccellenza arriva dalla Campania. Nell’Istituto Comprensivo Sant’Agata di Portici gli studenti non devono indossare la mascherina. Merito di un impianto brevettato addirittura dalla Nasa che consente così di depurare l’aria. Si chiama ‘Refinair’ e utilizza dispositivi di sanificazione attiva dell’aria e delle superfici con un’applicazione continua H24, eliminando la carica microbica e i composti organici volatili ( VOC ) dall’ambiente e dalle superfici. Essa permette di ridurre virus, batteri, muffe, lieviti, VOC, PM2,5 e PM10.

https://www.vesuviolive.it/vesuvio-e-dintorni/notizie-di-portici/358238-portici-studenti-mascherine-nasa/




Recovery fund e antimeridionalismo

CHI HA PAURA DEL MOVIMENTO 24 AGOSTO PER L’EQUITA’ TERRITORIALE?

di Nicola Salvatore*
La riuscita manifestazione del 6 ottobre non ha avuto il risalto mediatico che avrebbe meritato, non fosse altro che era incentrata sul tema del momento: l’utilizzo del Recovery Fund.
Non può neanche essere giustificata come semplice distrazione, dal momento che la stampa nazionale fa rimbalzare quotidianamente ogni “opinione” espressa sulla materia, da quella di Confindustria a quella di Fitto, passando per quella dell’emergente Bonaccini, tutte orientate ad una larga distribuzione delle risorse a favore del nord. Quindi, cosa dobbiamo pensare di una stampa che dà risalto a delle “opinioni” e trascura il puntuale e circostanziato lavoro presentato dalla “Commissione Economia” del M24A?
L’assordante silenzio mediatico è commissionato da quanti (tanti) vogliono frenare un movimento politico di pensiero e di idee in costante crescita.

Quanto sta accadendo non deve sorprenderci. Fino a poco tempo fa, i temi del “meridionalismo” erano trattati, precipuamente, in ambienti accademici, senza mai riuscire a permeare la cultura popolare. Il lavoro di Pino Aprile (in particolare con il successo editoriale di TERRONI), invece, ha rotto gli argini di questo ambiente circoscritto ed ha consentito la veicolazione di una nuova identità meridionale. Ciò ha favorito una ritrovata coscienza collettiva, che alla Grancia ha dimostrato tutta la sua vitalità.
A Cosenza, le tante istanze meridionaliste, che da tempo emergevano in ordine sparso, sono state ricondotte a sintesi in un incisivo progetto politico, saldamente ancorato alla Costituzione repubblicana, che non potrà non sfociare in un largo movimento di massa perché, come ha detto Pino Aprile :”Noi abbiamo ragione”.

Ed è proprio per la forza delle idee che il M24A è temuto; il principio dell’equità territoriale, nella sua semplicità, è dirompente, soprattutto in una società, come la nostra, dilaniata negli ultimi trent’anni da politiche liberiste che ne hanno sfilacciato il tessuto sociale, acuendo le differenze economiche, concentrando la ricchezza in poche mani e diffondendo povertà in larghi strati della popolazione. Tutto questo disagio è avvertito sulla propria pelle dai cittadini e li rende particolarmente sensibili ai temi posti dal movimento 24 agosto, che, nel frattempo, è maturato politicamente ed è destinato a crescere a dismisura, tanto più repentinamente quanto più sarà capace di informare.
È per questo che i corifei del sistema hanno cominciato a pianificare il tentativo di delegittimazione. Ma noi non dobbiamo preoccuparcene, perché siamo forti delle nostre giuste ragioni e, come ha detto Pino Aprile nel suo intervento a conclusione della manifestazione romana, “agiremo di conseguenza”.
*M24A-ET Foggia




Organizzazione Europa per il Sud

NIENTE SOLDI DALL’EUROPA, SE NON SPESI PER IL SUD

di Lino Patruno
Dateci un Sud e risolleveremo l’Italia. Ora che anche l’Europa lo ha ripetuto, non ci sono più storie. L’accordo di Bruxelles ha destinato alla coesione territoriale la fetta più ampia del Recovery Fund. E coesione territoriale significa far crescere il Sud finora sacrificato rispetto alla solita sfiatata locomotiva del Nord. Perché anche l’Europa dice che se non cresce il Sud, non cresce l’Italia. La quale, senza il Sud, si trascina in una stagnazione costante, altro che crescita. Sapendo colpevolmente cosa fare per una svolta che potrebbe avvicinarla a una Francia e a una Germania. Ma avere la soluzione in casa e ignorarla non sarà più possibile. Non sarà più possibile lasciare deperire il Sud nello spopolamento e nella fuga dei giovani solo per l’egoismo dei soliti forti.

Anzi, sapete cosa diciamo? Non è poi un male che i Paesi abbiano ottenuto il cosiddetto sui programmi con i quali l’Italia spenderà quella barca di soldi. Compresi i programmi per il Sud. Se riterranno che non siano rispettati, cioè non portino alla coesione e alla riduzione del divario, potranno chiedere il congelamento dei versamenti successivi. Non andate avanti se continuerete ad assicurare che il Sud è in testa ai vostri pensieri e lì resta. Perché continua a essere uno scandalo che il Sud sia l’area più ampia di ritardato sviluppo del continente. Venti milioni di abitanti e una seconda locomotiva lasciata ferma.

Anzi, sapete che altro diciamo? Il reddito di cittadinanza può aver alleviato la situazione di tante famiglie povere al Sud. Ma non ha portato a un becco di nuovo posto di lavoro serio. Al Sud ci vogliono servizi, chiamasi Welfare, non assistenza che svanisce quando si prosciuga la cassa. E basta anche con lussi come Quota Cento, che a spese di tutti sta favorendo un drappello di lavoratori privilegiati, quasi tutti al Nord. E basta con la pazzesca evasione fiscale, in gran parte al Nord, altrimenti come dar torto ai pur furbi Paesi ?

L’Europa vuole che i propri fondi (quelli al di là del Recovery) si aggiungano al Sud alla spesa dello Stato, non la sostituiscano, altrimenti è una truffa. L’Europa vuole che al Sud si investa in tutto ciò di cui il Sud è stato finora privato. L’Europa vuole l’alta velocità ferroviaria al Sud e dice, qui ci sono i soldi per farla. L’Europa vuole che al Sud ci sia una sanità per la quale lo Stato non continui a spendere (come fatto anche quest’anno, incredibile) meno che al Nord costringendo i malati del Sud ai viaggi della speranza. L’Europa vuole al Sud università che non siano penalizzate da un criterio di finanziamento pubblico che favorisce i territori più ricchi invece del contrario. L’Europa vuole al Sud almeno un trenta per cento di asili nido pubblici mentre ce ne sono solo il 4 per cento (rispetto al 20 del Nord).

Insomma l’Europa vuole ciò che dovrebbe essere l’Italia a volere non nell’interesse del Sud ma di tutti. Investire al Sud fa benissimo a tutti gli italiani. Compreso quel Nord da primato messo a nudo dalla pandemia. Mentre c’è una celebrata Lombardia che è prima in Italia ma ultima fra le regioni continentali più sviluppate. E mentre ci sono regioni come Piemonte, Toscana, Marche ai limiti dell’insufficiente sviluppo e nessuno se lo immaginava. Una macchia d’olio che si allarga. Questo il risultato di un Paese ineguale nell’illusione che lasciare ai margini il Sud fosse un problema solo del Sud. Un Paese non solo col secondo motore lasciato spento. Ma al quale si sottraggono ogni anno 61 miliardi di investimenti pubblici che vanno agli altri.

Ma si sveglino anche le troppo assopite politica e società civile meridionali ora che c’è un siffatto avallo. La Svimez ha calcolato che quest’anno la caduta del Pil dovrebbe essere più forte nel Centro Nord (meno 9,6 per cento) che al Sud (meno 8,2). Effetto del Covid. Ma per l’occupazione, meno 6 al Sud, meno 3,5 al Centro Nord. Quattrocentomila occupati in meno al Sud che non ha ancora recuperato tutto sul 2008. L’anno prossimo l’inverso per il Pil: più 5,4 Centro Nord, più 2,3 Sud. Con timore di tensioni sociali. Ma è possibile che, se non si apriranno i cantieri al Sud, a lanciare l’allarme debba essere (e meno male) l’Olanda del cattivo Rutte?

  • direttivo nazionale M24A-ET



Sud vs Roma

DALLA GRANCÍA A MONTECITORIO: PRETESA DI GIUSTIZIA, DI EQUITÀ, DI APPLICAZIONE DELLA COSTITUZIONE. E NON CI SONO BRIGANTI MA SOLO DONNE E UOMINI ONESTI.

*Alfredo Falletti
Si pensava di potersi radunare in pochi amici ed invece alla Grancía sono arrivati in centinaia e nel giro di un anno ci si ritrova ad essere migliaia, iperattivi e presenti dovunque, compreso in territorio padano.

Tanti, tantissimi di questo popolo di donne e uomini che non chiedono altro che l’applicazione della Costituzione e la chiedono a questo Stato ingiusto, usurpatore, inadempiente nel riconoscere diritti e vessatorio ed iniquo nell’imposizione dei doveri. Lo chiedono a questa Repubblica che fin dai suoi primi passi ha operato nel più infame modo discriminatorio, razzista, antimeridionalista condannando una parte del Paese all’arretratezza sociale, economica, strutturale, culturale privilegiando fino al paradosso un’altra parte di quello che, alla resa dei conti, solo sulla cartina risulta essere il medesimo Paese.

Ieri a Roma, a Piazza Montecitorio, è stata la festa di chi crede ai principi universali di equità, giustizia sociale, pari dignità: in tantissimi hanno urlato la loro ribellione pacifica e gioiosa come solo chi ha la mente ed il cuore pulito sa fare.
Bandiere, striscioni, cartelloni hanno accompagnato sorrisi e parole di intenti e di “rivoluzione costituzionale”.
Il leader carismatico di tutto questo, Pino Aprile, nonostante la sua inossidabile pacatezza e riservatezza è stato il perno delle attenzioni con le sue parole rivolte non soltanto a chi fosse presente, ma soprattutto a chi l’equità, la giustizia sociale, la coesione dovrebbe utilizzarle per gestire un Paese piuttosto che ignorarle in modo infame e criminale come fanno gli inquilini dei palazzi romani genuflessi a Confindustria ed agli interessi nordcentrici di questa Repubblica di ipocriti blateranti, bugiardi senza onore, indegni depositari delle sorti di milioni di cittadini da spremere senza ritegno ed ai quali destinare le briciole per sopravvivere.

Adesso la festa è finita e dove ieri c’era fermento e propositi “pacificamente belligeranti” adesso c’è la quotidianità di una Capitale cieca e sorda verso Sud ed adorante e prostrata verso nord.
Da oggi un nuovo punto di partenza: in tanti comuni si inizia a vedere o ad intuire la presenza dei “nostri”; il Recovery Fund sta facendo saltare le coronarie ad un po’ di soggetti del nord che da sempre vampirizzano il Sud ed oggi ancor più di prima vogliono mettere le mani su quel ben di dio di denaro e lo fanno vedere sfacciatamente.
Infrastrutture e trasporti; collegamenti tra aree volutamente lasciate disagiate; Sanità Pubblica; Scuole; Ambiente sono i campi di battaglia sui quali ci misureremo con un nemico autoreferenziale infinitamente più forte, il Partito Unico del Nord, perché coeso nonostante le differenze tra correnti e pronto a chiudersi a riccio non appena attaccato.
Ma questo Movimento ha delle carte in mano che lo rendono fortissimo: la gente onesta; la ritrovata memoria; la riappropriata dignità e LA COSTITUZIONE che stanno cercando di modificare a proprio uso e consumo.
È un nuovo inizio, dunque, finita la festa, perché si arrivi alla prossima per raccontarsi di tante vittorie, di tanti successi in ogni parte d’Italia, ma soprattutto, perché ci si possa raccontare di tanta nuova equità e giustizia sociale in questo Paese assetato di Costituzione e diritti.

*Movimento M24A Equità Territoriale – SICILIA




Le fake news sugli sprechi del sud

ORA EQUITÀ. IL 6 OTTOBRE A ROMA
di Enzo Lionetti*
La battaglia sul Recovery Fund è ad un livello altissimo. Vi sono enormi interessi economici e finanziari, data la quantità mostruosa di investimenti dell’Unione Europea attribuiti all’Italia, ben 209 miliardi, tali da far smuovere gli appetiti di tutti. Il grande inganno su cui fanno affidamento i politici del Nord è la mistificazione che al Sud sono stati dati tantissimi finanziamenti che non sono stati utilizzati.
Non è vero!!! Al Sud sono stati dati solo i finanziamenti dei Fondi Strutturali dell’Europa che sono stati utilizzati (periodo 1994/1999) 2000/2006, 2007/ 2013) ed in corso di utilizzazione (periodo 2014/2020) e basta!!! Mentre i finanziamenti del Bilancio pubblico italiano sono stati negati, tanto che ogni anno mancano all’appello ben 60 miliardi di euro che sono stati invece dirottati al Nord, come proprio il Mose di Venezia dimostra.
In venti anni ben 1.000 miliardi di euro sottratti al Sud ed attribuiti al Nord (dati Eurispes, Banca d’Italia, Conti Pubblici Territoriali della Ragioneria Generale dello Stato).Ma l’ultima grande mistificazione è che al Sud non possono essere attribuiti i finanziamenti del Recovery Fund perchè c’è la criminalità, le Mafie, la corruzione e gli sprechi!!!
Queste le parole del Presidente Conte a riguardo dell’opera del Mose, che dopo almeno 15 anni (!!!!) ha iniziato a funzionare, “nonostante gli sprechi, gli scandali e gli episodi di corruzione che ne hanno accompagnato la realizzazione”.
Al Nord è concesso fare investimenti pubblici NONOSTANTE GLI SCANDALI E LA CORRUZIONE!!!
Pur di non considerare i criteri dell’Unione Europea per la ripartizione del Recovery Fund ovvero
✅ PIL
✅ Disoccupazione
✅ Popolazione
il Nord pretende di utilizzare la stragrande maggior parte dei 209 miliardi dell’UE facendo passare l’idea che al Sud ci sono corruzione e malaffare!!
Gli sprechi, la corruzione ed il malaffare è un tratto caratteristico delle opere pubbliche al Nord!!
Il Sud si ribella e pretende EQUITÀ!!!
Equa ripartizione del Recovery Fund in base ai criteri dell’UE, ovvero il 70% dei 209 miliardi al SUD!!
A nulla serviranno i proclami ed i diktat di Confindustria, del PUN e dei poteri forti.
Il Sud ha le capacità progettuali e sarà realizzato il più grande sistema di controllo e monitoraggio dei fondi pubblici!!!
Il 6 ottobre a Roma in Piazza Montecitorio il Movimento 24 Agosto – Equità Territoriale
scende in campo per difendere il SUD e per incidere sulla ripartizione delle risorse del Recovery Fund, ultima spiaggia per ridurre il divario Nord – Sud e per dare Dignità ed Equità al SUD.
*direttivo nazionale M24A-ET




La vera fonte di reddito del Veneto

LETTERA DAL VENETO: MORNING SHOW DEL 2 OTTOBRE INSULTI A GOGO’ CONTRO I MERIDIONALI

da Domenico Valter Canfora*
Davvero squalificante il morning show del 2 ottobre. Mai sentito tante offese gratuite nei confronti di noi, come ci avete qualificato terroni. I soliti preconcetti e luoghi comuni contro i meridionali. Onestamente stancano. Vorrei solo farvi comprendere il fatto che il nord vive grazie ai consumi di cibo e vestiario fatto al nord e consumato al sud. Io non bevo prosecco e non mangio a Natale prodotti made nord Italia. Pensate a se tutti i miei conterranei lo facessero, vi sedereste per terra. Pandori invenduti in terronia restituiti alle fabbriche. Il sud si sta stancando. Il ricovery found, l’Europa ha stabilito che il 70 per cento finisca al sud per le infrastrutture. Per la pandemia esiste il mes. Il ponte sullo stretto è dal 1976 che l’Europa ce lo chiede. Vogliamo parlare dell’Altra velocità del Mezzogiorno? Milano Roma non è la stessa cosa di Roma Taranto. Le ferrovie siciliane? 300 km in tredici ore. Matera è dal 1901 che aspetta il treno. Vogliamo parlare della via della seta? I porti del nord preferiti a Gioa Tauro? Troppa disparità ed ingiustizie. Il sud è in rivolta e se non viene trattato da fratello di Italia, stavolta se ne va. Siamo uniti dal 1130 ed abbiamo molta unione tra di noi. Da parte vostra un po’ di rispetto fa d’uopo.

  • Referente M24A-ET, Veneto



Confronto sprechi Nord-Sud

SUD, DOVE TUTTO CIO’ CHE FA LO STATO E’ MENO DELLA META’ DEL NORD

di Raffaele Vescera*
La differenza di dotazione delle infrastrutture tra Nord e Sud è semplicemente scandalosa, come si evince dalla seguente tabella:
Chilometri di autostrada ogni 100 kmq. Nel Nord-Ovest 3,3%. Nel Sud l’1,7%.
Chilometri di ferrovia ogni 100 kmq. Nel Nord-Ovest del 7,2%. Al Sud del 4,7%.
Alta velocità ferroviaria, nel Nord è del 9,6. Nel Sud del 1,4%.
Aeroporti: Tra Albenga e Trieste, ben 17, al Nord 1 x 50 km. Tra Napoli e Bari solo 1, al Sud 1 x 300 km.
Porti: Porto franco a Trieste, inclusione del porto di Genova nella nuova “via della seta”, con esclusione dei porti del Sud, Messina, Gioia Tauro, Taranto etc.
Ma questo è il meno, tra Bari e Napoli non esiste un solo treno che colleghi le due maggiori città del Sud continentale, mentre da Bari a Reggio Calabria occorrono ben 14 ore di treno per fare 450 km, a una velocità media di 30 km l’ora. Il nordico ministro Delrio, nel precedente piano ferroviario da 5 miliardi di euro ne ha destinati il 95% al Nord per 69 progetti e 2 al Sud, promettendo di intervenire per migliorare la condizione della ferrovia jonica, chiudendola però per 4 anni, il sospetto che voglia chiuderla per sempre è legittimo.
E sia, tutto ciò è parte della Questione meridionale, mentre i media denunciano scandalizzati presunti sprechi al Sud, al Nord si investe e si spreca per davvero, dall’inutile autostrada doppione Bre-Be-Mi, alla pedemontana lombarda per la spesa di svariati miliardi di euro, fino al vergognoso costo dell’alta velocità al Nord di 67 milioni di euro a km, la stessa che in Francia è costata 10 e in Spagna 9. Alta velocità italiana che si ferma a metà dello Stivale, fatta con i soldi stanziati per farla arrivare a Lecce sulla dorsale adriatica a Palermo su quella tirrenica.
Tutti ci chiediamo come mai il Sud non si ribelli unito a fronte di tale vergogna, Antonio Gramsci ne spiegò le ragioni nel suo “Il Risorgimento”, eccole, valide ancora oggi: “Il programma di Giolitti e dei liberali democratici tendeva a creare nel Nord un blocco “urbano” (di industriali e operai) che fosse la base di un sistema protezionistico e rafforzasse l’economia e l’egemonia settentrionale. Il Mezzogiorno era ridotto a un mercato di vendita semicoloniale, a una fonte di risparmi e di imposte ed era tenuto “disciplinato” con due serie di misure: misure poliziesche di repressione spietata di ogni movimento di massa con gli eccidi periodici di contadini… Misure poliziesche-politiche con i favori personali al ceto degli “intellettuali” o “paglietta”, sotto forma di impieghi nelle pubbliche amministrazioni, di permesso di saccheggio impunito delle amministrazioni locali…cioè di incorporamento “a titolo personale” degli elementi più attivi meridionali nel personale dirigente statale, con particolari privilegi giudiziari, burocratici etc. Così lo strato sociale che avrebbe potuto organizzare l’endemico malcontento meridionale, diventava invece lo strumento della politica settentrionale, un suo accessorio di polizia privata.”
Che altro aggiungere alle esaustive parole di Gramsci? Solo una, la mafia, mai combattuta dallo Stato, in quanto anch’essa accessorio di polizia segreta utile alla spoliazione del territorio meridionale e al successivo trasferimento di capitali da investire al Nord.
*direttivo nazionale M24A-ET




La storia meridionale voluta dalla massoneria

E noi… Noi che eravamo uniti fin dal 1130 come Regno di Sicilia e che ci ritroviamo con fratelli assassini prima e parenti serpenti ora ? Leggete la “nostra Storia” riportata qui sotto brevemente.
“Nell’anno 1130 è deciso a Melfi, nasce ad Avellino ed è battezzato a #Palermo il Regno di Sicilia.
È considerato dagli studiosi come la prima forma di un moderno Stato Europeo.
Il Regno di Sicilia nasceva all’insegna della dinastia normanna degli Altavilla e comprendeva non soltanto l’isola di Sicilia, ma anche le terre di Calabria e Puglia.
Ruggero II riunendo tutto il Meridione sotto la sua autorità creò il terzo tra i grandi stati d’Europa.
Alla dinastia dei Normanni succede quella degli Svevi, nel 1194 (matrimonio fra Enrico VI e Costanza d’Altavilla), rimasti sul trono di Palermo fino al 1266.
Intorno al 1200 la popolazione della Capitale #Palermo supera i 350.000 abitanti (alcune fonti parlano di 400.000), ed è così la seconda città più popolata del mondo, dopo Alessandria d’Egitto.
Con Federico II (figlio di Costanza), Palermo conobbe il suo massimo splendore.
L’imperatore del Sacro Romano Impero e Re del Regno di Sicilia, stabilì la sua Corte a Palermo (essendo cresciuto a Palermo, è probabile che si sentisse più Siciliano che Tedesco).
Con l’Imperatore Federico nacque la #Scuola_Poetica_Siciliana con il primo utilizzo della forma letteraria di una lingua romanza, il siciliano, che anticipa di almeno un secolo la Scuola Toscana.
La dinastia degli Svevi rimane sul trono del Regno di Sicilia fino al 1266, quando il Regno di Sicilia venne conquistato da Carlo d’Angiò, il quale conquistato il regno, non convocò più il parlamento Siciliano.
Carlo d’Angiò voleva imporre nel Regno di Sicilia il suo modo di governare (ed anche la sua classe dirigente), e questò lo portò ad essere odiato dai Siciliani.
Questo porterà in breve tempo alla Guerra del Vespro nel 1282, quando Palermo insorse contro gli Angioini, fino ad offrire il Trono di Palermo a Pietro d’Aragona e cacciare il d’Angiò dal Regno.
Pietro d’Aragona si recò dunque in Sicilia e venne incoronato Re del Regno di Sicilia.
L’obiettivo di Pietro d’Aragona era quello di cacciare il d’Angiò anche dalla parte continentale del Regno di Sicilia – non riuscendoci – così nel 1302, si arriva ad una inutile e frettolosa mediazione del Pontefice, che attribuisce ad entrambi il titolo di Re di entrambe le Sicilie, ed il Regno viene diviso in 2, ma non in ”Regno di Napoli” e ”Regno di Sicilia” come fanno falsamente studiare nelle scuole.
Il Regno venne diviso in:
Regno di Sicilia (o Regno di Sicilia Citrafaro), in mano alla dinastia Angioina, con Capitale a Napoli
Regno di #Trinacria (o Regno di Sicilia Ultrafaro), in mano alla dinastia Aragonese, con Capitale a Palermo. Da quel momento dunque si ebbero 2 Stati Siciliani.
Dopo oltre un secolo di lotte, le 2 dinastie si estinguono ed i partiti si dissolvono, ed esattamente nel 1442 Alfonso di Trastamara (di origine Aragonese) subentra in entrambi i Regni di Sicilia, assumendo il titolo di ”Rex Utriusque Siciliae” (Re di tutte e Due le Sicilie).
Nel 1516 inizia il periodo vicereale, con Carlo V d’Asburgo di Spagna, periodo che si concluderà nel 1700 con la morte di Carlo II.
Il periodo Spagnolo non fu per Palermo una dominazione, come falsamente scrivono gli scribacchini prezzolati, ma una ”federazione di Stati legati dal vincolo della comune dinastia”, i vari Stati della federazione Spagnola – tra cui le Due Sicilie – dunque, mantenevano tanta autonomia rispetto al potere centrale del Regno di Spagna.
Nel 1700 Carlo II muore senza eredi, e la Corona viene ereditata dalla dinastia dei Borbone con Filippo V.
Nel 1734 Carlo III di Borbone viene incoronato presso la Cattedrale di Palermo divenendo Re dei due Regni di Sicilia ”Rex Utriusque Siciliae”.
Alla fine degli anni ’50 del ‘700, Carlo III diventa Re di Spagna, lasciando il trono delle Due Sicilie al figlio Ferdinando.
Ferdinando di Borbone, dopo il congresso di Vienna del 1815, ristabilisce l’unità Siciliana, che era stata compromessa con le lotte del Vespro, unificando di nuovo i 2 Regni di Sicilia sotto un’unica entità statale, i Due Regni di Sicilia così, vengono uniti nell’unico Regno che dal 1816 avrebbe assunto il nome di ”Regno delle Due Sicilie”.
A Ferdinando I subentrano Francesco I, il re Palermitano Ferdinando II, ed infine Francesco II di Borbone nel 1859.
Con Ferdinando II il Regno delle Due Sicilie diventa la terza potenza economico-industriale del mondo.
Il Regno fu il primo del mondo a portare l’acqua potabile nelle case, a costruire una nave a vapore che navigava in mare aperto e che collegava Napoli e Palermo in sole 16 ore (pochissimo per l’epoca), il primo Regno del mondo a conoscere la raccolta differenziata, il primo Regno del mondo a collegare tramite un piroscafo l’Europa all’America con la tratta Palermo-New York, ad avere un cimitero aperto a tutte le classi sociali, e tanto altro…
L’#Inghilterra temeva tantissimo l’egemonia del Regno delle Due Sicilie, vista anche la prossima apertura del Canale di Suez che ci sarebbe stata a breve (anni ’60 dell’800).
Data la posizione vantaggiosa nel Mediterraneo del Regno delle Due Sicilie rispetto all’Inghilterra, spinse questi ultimi ad iniziare a progettare lo smantellamento del nostro Stato, per crearne uno fantoccio.
Dopo la morte di Ferdinando II di Borbone, ed il passaggio del Trono al giovanissimo Francesco II, le grandi massonerie internazionali fecero di tutto per sfruttare questo momento di debolezza, con la falsa intenzione di una ”unità d’italia” aggredirono il nostro stato senza una dichiarazione di guerra.
I plebisciti di annessione sono stati #fasulli a prova di storia, si votava pubblicamente, ed erano presieduti dai Garibaldini (i quali avevano addirittura il diritto di votare anche più volte nello stesso seggio) —> dunque vi lascio immaginare la sorte che spettava a chi votava il ”NO” all’unità d’italia (fucilazione per direttissima e senza processo).
Tutte le industrie del Regno furono smantellate e trasferite nei territori del nord, affidando il controllo dei territori ai ”picciotti”, i quali furono istituzionalizzati nel 1861 per lasciare il territorio povero, ignorante, e senza possibilità di emergere.
Le Due Sicilie dovevano essere #sottomesse, dovevano diventare una colonia interna, un mercato che quindi non produceva, ma che doveva solo acquistare i prodotti che prima producevamo noi a casa nostra, che adesso producevano a Milano, Torino, Biella ecc ecc… (Ancora oggi perdura questa situazione).
Dal 1861 in poi l’italia aumentò notevolmente la tassazione degli stati conquistati, costringendoli a tenere le #scuole_chiuse_per_oltre_14_anni, dando vita dunque, ad #intere_generazioni_di_ignoranti_senza_memoria_per_la_propria_millenaria_cultura.
Si sviluppò il fenomeno della Resistenza (che la storia infame ufficiale vorrebbe spacciarci per ”#brigantaggio”) contro il nuovo stato colonizzatore ed usurpatore.
La resistenza durò oltre 15 anni.
I soldati italiani, adottarono misure spaventose contro i Siciliani contrari all’unità d’italia, con #fucilazioni_di_massa (anche di #bambini), deportazione nei campi di concentramento (Fenestrelle, San Maurizio ecc ecc…).
Nei lager italiani, i corpi dei Siciliani venivano sciolti nella calce viva per non lasciar tracce dei misfatti compiuti, su altri invece venivano fatti esperimenti finanziati dai Savoia, perchè secondo il nuovo stato i Siciliani avevano una conformazione genetica che li portasse a delinquere (la discriminazione verso i Siciliani parte da lì).
Sempre dal 1861 inizia l’emigrazione di massa, che continua ancora oggi, perchè le Due Sicilie erano diventate terre povere e non più produttive come fino all’anno precedente.
Dal 1861 al 2015 sono fuggiti dall’antico Regno delle Due Sicilie, più di 32 milioni di persone.
Dalla caduta del Regno delle Due Sicilie ad oggi, abbiamo solo 160 anni di #questione_meridionale.
Fonte:Palermo a 360 gradi.
Da Gianluca Castriciano ricevo quanto segue e per onestà intellettuale sono obbligata a pubblicare, per quanto sotto molti aspetti, ricalca posizioni giacobine e controverse, sotto molti aspetti sono descrizioni verosimili che meritano altri approfondimenti:
“Ma in pratica nel tuo Racconto hai Cancellato il Regno di Sicilia , che nasce nel 1129 si ma che finisce nel 1816, la Sicilia aveva in comune con il Regno di Napoli solo il sovrano, ( dalla struttura politico amministrativa alla moneta separati )erano regni separati in tutto,solo i Borbone ha avuto l’ardire di chiudere il Parlamento Siciliano, dopo che la Sicilia si era dotata di una Costituzione rivoluzionaria per i tempi ,quella del 1812 con la suddivisione dei poteri. Non hai citato le Rivoluzioni antiborboniche per l’indipendenza della Sicilia, la Sicilia nel 1848-49 torno ad essere uno Stato Indipendente dopo la Rivoluzione Siciliana dotandosi di una Costituzione dove all’ art.2 dice la Sicilia sarà sempre stato Indipendente). Non menzioni che dopo la Seconda Guerra mondiale e dopo la Rivoluzione Separatista Siciliana, la Sicilia nel 1946 ha ottenuto lo Statuto Autonomo che nasce prima della Costituzione, con la Regione Siciliana ( non Sicilia) che nasce prima della Repubblica Italiana e da essa riconosciuta.
Mi limito ma credo di rendere l’idea, distorcere la storia per piegarla al proprio interesse politico non è ne più ne meno che quello che fecero già dal 1816 i Borbonici e dopo i Savoiardi… “
Patrizia Stabile




De Micheli attentati al sud

Nessun quotidiano riporta questa notizia è già questo dà l’idea della gravità della situazione del Sud e soprattutto della Sicilia, ma ad appesantire il tutto c’è il ruolo di cui vorrebbe impadronirsi Forza Italia; quello di paladino per il meridione!
Forza Italia, quella che ha decretato i provvedimenti più devastanti per il Sud (famoso il saccheggio di Tremonti), per la scuola (la Gelmini unanimemente considerata l’Attila del sistema scolastico) soprattutto colpita al meridione ed infinite altre perle.
Eppure l’iniziativa dei forzisti meridionali e siculi nella fattispecie, obiettivamente è encomiabile almeno concettualmente. Sulla reale applicazione e sulla reale buona fede ormai vige il modulo “io vedo soldi, tu vedi cammello”; si crederà quando si vedrà in concreto.
Deludente in un crescendo rossiniano la prosopopea del “Ministro per le Promesse al Sud”, Provenzano che arriva addirittura a paventare le sue dimissioni se al Sud non dovessero arrivare i fondi dei quali fini ad adesso ha parlato, solamente parlato, come se la sua uscita dal Governo fosse causa di chissà quale iattura mentre per il Sud sarebbe l’ennesimo tradimento, l’ennesima disillusione, l’ennesimo tempo perduto mentre altri, come la De Micheli, non fanno altro che correre all’impazzata nella difesa del loro territorio, della loro base elettorale di ogni livello territoriale (comuni, regioni, Parlamento, aree di sottogoverno) mentre qui l’immoto, la menzogna, la parola sprecata sono le uniche ricchezze politiche rimaste.
Solo un cenno, però sarebbe il caso fare: al Sud cresce la disperazione e il disperato non ha nulla da perdere. Se a Roma ed in Confindustria, se questo sistema nordcentrico volesse il miracolo per credere al santo, non dovrà aspettare ancora molto.
Ad maiora!




Pd e sud nuovo ciclo

MEZZOGIORNO: DISCUSSA RISOLUZIONE DEI PARLAMENTARI MERIDIONALI PD NELLE COMMISSIONI CONGIUNTE TRASPORTI E AMBIENTE DELLA CAMERA
“Il ritardo economico del Mezzogiorno è inaccettabile e ingiustificabile perché non consente a un terzo della popolazione italiana di godere appieno di diritti, opportunità e prospettive che lo Stato deve garantire a tutti i cittadini. Ed è oltremodo ingiustificabile perché le ricchezze culturali, ambientali, di capacità produttive inespresse presenti nel Mezzogiorno possono e devono essere utilizzate per il rilancio dell’economia dell’intero Paese”. Così scrivono i deputati meridionali del Pd in una risoluzione discussa stamane nelle Commissioni congiunte Trasporti e Ambiente della Camera. “La risoluzione, afferma Enza Bruno Bossio, -prima firmataria del testo- si propone di affrontare il tema del gap infrastrutturale Nord – Sud, con proposte operative, che devono essere previste già nei prossimi finanziamenti nazionali ed europei, dal Recovery Fund ai contratti Rfi e Mit. Tra queste, innanzitutto “l’Alta Velocità al Sud, da Salerno a Reggio Calabria e poi fino a Palermo con l’attraversamento stabile dello Stretto di Messina, realizzando una infrastruttura che ponga fine all’isolamento della rete dei trasporti siciliani da quella del resto del Paese. Oggi abbiamo registrato un fatto molto positivo- ha proseguito la parlamentare del Pd – avendo ottenuto sull’impostazione del nostro testo, la condivisione di tutti i gruppi parlamentari, di maggioranza e opposizione”. Nel testo della risoluzione, i deputati meridionali del Pd- scrivono che “l’impoverimento della dotazione infrastrutturale nel Mezzogiorno ha prodotto una sistematica crescita del gap con la restante parte del Paese. Dei 16.788 chilometri di rete ferroviaria, circa 12.000 (il 72 per cento) sono rappresentate da linee elettrificate. Tale rapporto evidenzia, anche in questo caso, la sotto-dotazione del Sud e nelle isole rispetto al resto del Paese.