Napoli capitale

PRIMA
Prima che ci venissero a liberare
non emigravamo per cercare lavoro.

Prima che ci venissero a liberare
non ci piovevano addosso insulti quotidiani.

Prima che ci venissero a liberare
nessuno ci chiamava piagnoni.

Prima che ci venissero a liberare
non avevamo vergogna della nostra origine.

Prima che ci venissero a liberare
mangiavamo pane per il corpo e cultura per lo spirito.

Prima che ci venissero a liberare
nessuno ci dava a bere una presunta inferiorità.

Prima che ci venissero a liberare
eravamo uniti da sette secoli.

Prima che ci venissero a liberare
avevamo le casse pubbliche piene.

Prima che ci venissero a liberare
non partecipavamo a guerre di aggressione.

Prima che ci venissero a liberare
non eravamo soggetti ad alcuna potenza straniera.

Prima che ci venissero a liberare
parlavamo al mondo con la nostra voce.

POI nel 1860 ci sono venuti a liberare.

di Antonio Lombardi




1000 miliardi sottratti al Sud

VILE ATTACCO AL SUD DI BONOMI, PRES. DI CONFINDUSTRIA. IL M24A-ET CHIAMA ALLA MOBILITAZIONE. O SI FA L’ITALIA EQUA O SALTA IL BANCO.

di Enzo Lionetti*
Affermare che se il Governo non dovesse accontentare il Nord, con i soldi del Recovery Fund dell’Europa, dovrebbe andare a casa, equivale ad un avviso incondizionato e perentorio da parte dei poteri forti massonici-industriali-finanziari alla libertà di azione del Governo.
Tutti, ma proprio tutti, stanno attaccando il SUD come mafioso, corrotto, incapace, dalla stampa del nord alle televisioni pubbliche della RAI a quelle private di Berlusconi Mediaset e La7.
Se c’è uno spiegamento di forze così importante è solo per un motivo.

Il Movimento 24 Agosto Equità Territoriale sta facendo enormi passi avanti nella tutela del Mezzogiorno d’Italia, è di nuovo all’ordine del giorno la “Questione Meridionale”, l’attenzione della Commissione Europea per le istanze e rivendicazioni del Sud Italia è eccezionale nella persona addirittura del Presidente Ursula Von Der Leyen.
I poteri forti massonici-industriali-finanziari nordisti sono stati scoperti nella più grande truffa di tutti i tempi, ovvero il furto di 1.000 MILIARDI di euro a danni del Sud solo negli ultimi vent’anni.
60 MILIARDI all’anno di mancati investimenti e servizi pubblici essenziali al SUD Italia da parte dello Stato italiano.

Il Movimento 24 Agosto Equità Territoriale ha un PROGETTO SUD importante, organico, coerente con le esigenze economiche, sociali, ambientali della Popolazione e del mondo delle Imprese.
Ed ha un PROGETTO per le Aree Interne di tutt’Italia che ridà dignità di appartenenza ad uno Stato civile e Democratico a larghe fasce di TUTTO il territorio italiano abbandonate allo spopolamento ed all’incuria con responsabilità gravissime dello Stato italiano.

I poteri industriali-finanziari nordisti non accettano il fatto che alcuni Presidenti di Regione meridionali, ampiamente suffragati dal voto popolare, hanno posto il tema DELL’EQUITÀ TERRITORIALE al centro della loro azione politica, rafforzati da molte dichiarazioni di MINISTRI della Repubblica Italiana che hanno posto l’esigenza politica DELL’EQUITÀ TERRITORIALE.

Occorre una grande mobilitazione il 6 ottobre a Roma, in Piazza Montecitorio, con il Movimento 24 Agosto Equità Territoriale per affermare i principi costituzionali dell’Equità e dell’Uguaglianza Sostanziale, nella ripartizione delle risorse del Recovery Fund e del Bilancio Pubblico Statale, dei Piani Industriali delle grandi Aziende di Stato come ENI, RFI, TRENITALIA, ANAS, LEONARDO, FINCANTIERI, POSTE ITALIANE, ALITALIA e tante altre.

Il Movimento 24 Agosto Equità Territoriale ha bisogno di tutti in questo particolare e fondamentale momento storico.
Tradire il SUD Italia in questo momento storico equivale a condannare 20.000.000 di italiani all’emarginazione ed al sottosviluppo.

NON LO CONSENTIREMO MAI. O SI FA L’ITALIA EQUA O SALTA IL BANCO.
*direttivo nazionale M24A-ET




Universita’ del Sud limitate

UNIVERSITÀ DEL SUD PENALIZZATE, MANFREDI SE CI SEI BATTI UN COLPO
Gli atenei del Nord recuperano più soldi dalle tasse rispetto a quelli del Sud. E quindi avranno un migliore rapporto tra spese per personale ed entrate generali. Una benemerita politica universitaria che aiuti gli studenti a non pagare tasse o a pagarne molte meno, sarà così punita nella ripartizione dei PO. Con meno assunzioni e progressioni di carriera. Utilizzando le convenzioni sui PO, è come se si spostassero al Nord 354 ricercatori. Poi si chiede agli Atenei del Sud: perché siete indietro in varie classifiche? Avete meno matricole, meno iscritti, meno studenti in corso, meno soldi, peggiore offerta formativa, pubblicate meno articoli scientifici e così via? Avrete minori finanziamenti!
Tale ridotta possibilità di migliorare i servizi, ampliare l’offerta formativa, offrire prospettive di carriera ai dipendenti, aumenterà il gap tra università del Sud e del Nord. È il noto “effetto San Matteo”, per cui “a chi ha verrà dato e avrà in abbondanza, mentre a chi non ha verrà tolto anche il poco che ha” (Matteo, 13, 12).




Scandalo Porti italiani

GENTILE MINISTRO DE MICHELI ……..
Gentile ministro De Micheli forse con le immagini è più chiaro..
Nella prima immagine C’è GEnova. Una Città che non ha un metro quadro pianeggiante disponibile. Con un porto all’interno di una città addossato al centro storico. Dove se uno inciampa in bicicletta l’intera circolazione, incluso portuale, si blocca e collassa. Senza nessun retroporto. Tale porto non è oggi adeguato per le navi portacointainer di nuova generazione in quanto i fondali non sono adeguati. Nella foto in basso il porto di Gioia Tauro. Porto in cui già oggi arrivano le navi continer più grandi al mondo. Già oggi primo porto italiano per i Container con fondali adeguati per qualsiasi nave. Al centro esatto del mediterraneo ed esattamente sia sulla linea Suez-Gilbitterra che nord-sud e Bosforo. Il porto si trova al centro di una pianura poco densamente abitata di circa 280 km^2 Di fatto ha uno dei retroporti liberi più grandi al mondo. Nel punto più vicino al porto la linea ferroviaria Che collega Nord e Sud Italia passa a circa 450 metri dal porto. Mentre l’autostrada Salerno-Reggio Calabria passa ben 2,5 km. Entrambe raggiungibile senza attraversare nessun centro abitato. Questo porto attende da circa 30 anni investimenti semplici (Tipo il nodo intermodale da 42 binari costruito ad Alessandria per servire Genova). Ricordiamo la differenza di trattamento quando esattamente nel 1994 la stazione ferroviaria del porto veniva demolita per volere di Burlando (famoso per la frase “Se fai partire un solo treno da Gioia Tauro ti caccio!”). Non necessita di una nuova diga da un miliardo. Neanche un terzo e quarto valico. In pratica permette all’intera Italia, con poche centinaia di milioni di euro, di essere immediatamente competitiva con i porti nord europei risparmiando i 20 miliardi circa da lei indicati per la Liguria che si spenderanno nel prossimo decennio. Con la differenza che in questo caso il Porto sarebbe realmente competitivo vista la posizione strategica ed aiuterebbe anche colmare il divario nord sud, mentre la Geografia non renderà mai Genova un porto realmente competitivo nel mediterraneo. Adesso io sarò in mala fede. MA vista l’evidenza non è che lei semplicemente del Sud Italia se ne infischia? Che pur di non investire a Sud costruirebbe lidi balneari sul Po?




Nuovi scandali per Genova

RECOVERY FUND E SUD: SEMPRE PIÙ EVIDENTE LA VOLONTÀ DISCRIMINATORIA DEL GOVERNO.
IL SUD DEVE RIMANERE SENZA INFRASTRUTTURE E AL NORD MILIARDI PER PROGETTI INSENSATI

*Alfredo Falletti
È di fatto concreta la volontà di lasciare il Sud sempre più arretrato e soprattutto di ampliare a dismisura la voragine tra la Sicilia e l’Italia, da parte di quel Paese che ha istituzionalizzato la discriminazione ed il razzismo e legalizzato il tradimento della Costituzione che rimane oggetto folkloristico mortificato nella sua nobiltà e svilito nella sua immensa portata di valori assoluti e universali.
Pur di tener fuori il Sud da qualsiasi opportunità di crescita e sviluppo, si progettano strutture da “piazzare” ad ogni costo al nord, dispendiose all’inverosimile, la cui realizzazione sia a dir poco opinabile ed ardua mentre strutture già esistenti al Sud, pronte all’utilizzo o al massimo necessitanti di adattamenti di semplice realizzazione vengono disdegnosamente ignorate in nome del nord sempre e comunque.

*Movimento M24A Equità Territoriale – SICILIA

DA ING. ROBERTO DI MARIA
Commissione Infrastrutture Movimento 24 Agosto

PORTI ITALIANI E RECOVERY FUND: LA DIGA DELL’INDIFFERENZA.
Il porto di Genova è ormai da tempo il preferito dal governo per il ruolo di “gateway” europeo, vale a dire porta dell’Europa per le merci provenienti dalla Cina. E ciò in barba alle più banali regole dell’economia de trasporti, oltre che del buon senso. Basta guardare una qualsiasi cartina europea per rendersi conto che le megaportacontainers da oltre 10.000 TEU che transitano ogni giorno dal canale di Suez recentemente raddoppiato, troverebbero migliore attracco nei porti dell’Italia meridionale. Addirittura, Gioia Tauro e Taranto presentano fondali già in grado di ospitare queste navi gigantesche, cosa che avviene regolarmente. Così come Augusta, se solo si mettesse mano al Piano Regolatore Portuale che prevede qualcosa come 9 km di banchinamenti.
Invece, cosa fa il governo? Nell’ambito del Recovery Fund, dove (ormai è chiaro) non c’è nessuna intenzione di rafforzare adeguatamente le linee ferroviarie a servizio dei porti meridionali, Ponte sullo Stretto compreso, prevede proprio il rafforzamento dello scalo genovese. Un porto già gravato da enormi problematiche di accessibilità, come si è visto questa estate, quando pochi cantieri sulle principali autostrade liguri hanno messo in tilt lo scalo. Ma non solo.
L’assenza di adeguati spazi retroportuali, atti ad ospitare e smistare le centinaia di migliaia di containers che vi si vorrebbe fare arrivare, costringe chi vuole potenziare lo scalo ligure a cercare spazio altrove. Ma la geografia, purtroppo, non aiuta Genova, che diversamente da Rotterdam, non ha alle sue spalle le pianure sconfinate de nord Europa ed il fiume Reno, formidabile via di comunicazione e trasporto. Gli spazi vanno trovati oltre gli Appennini, dalle parti di Alessandria, dove, per l’appunto, si prevede un mega-scalo da 41 binari.
Le linee di comunicazione, inoltre, vanno create: per questo si insiste tanto sul Terzo valico, opera da 6,853 miliardi, di cui 5 miliardi già inseriti nel Recovery plan, che però, sarebbe ancora insufficiente per far decollare Genova. Allo scopo, di valico ne è stato previsto addirittura un quarto: il cosiddetto “BRUCO”, opera faraonica da ulteriori 4 miliardi per 38 km di galleria, sulla quale preferiamo non soffermarci. Anche senza Bruco, la Liguria avrà complessivamente 16,4 miliardi, come promesso dalla Ministra De Micheli, quasi tutti destinati a farne il porto d’Europa, nonostante le condizioni logistiche avverse, sopra appena accennate.
Ma non solo: le stesse infrastrutture di attracco sono inadeguate. Per cercare di togliere pochi containers da Rotterdam, tra le opere previste nel Recovery Plan c’è una nuova diga nel porto di Genova da … 1,1 Miliardi di Euro!!! Qualcosa di stupefacente, se si pensa che la stessa somma servirebbe ad elettrificare 525 km di ferrovie. E che equivale a quella servita a realizzare 35 km di passante ferroviario, per metà in galleria, con 21 stazioni a servizio metropolitano a Palermo.
La notazione a margine della voce di spesa, all’interno della lista di progetti presentati dai vari Ministeri per la necessaria valutazione, da compiere entro il 15 ottobre, ci informa che “la nuova diga consentirà l’accesso delle navi di nuova generazione…” per rendere Genova in grado di attrarre “…rotte transoceaniche caratterizzate dalla presenza di navi di grandi dimensioni”. Confermando quanto sia attualmente inadeguato lo scalo ligure a fare da “gateway” per l’Europa.
Nonostante tutto, si va avanti su questa cervellotica linea, sordi alle richieste di chi vede invece nella creazione di una rete portuale meridionale, fondata sui tre porti sopra accennati ed altri di possibile adeguamento (Gela, Crotone, Salerno), tutti posizionati sul corridoio TEN-T Helsinki-La Valletta, lo strumento più adatto per competere con lo strapotere dei porti nordeuropei. Riaffermando, finalmente, il ruolo centrale del sud nello scacchiere mondiale del traffico merci.




La autoliberazione di Napoli

27 SETTEMBRE 1943, LE QUATTRO GIORNATE DI NAPOLI. I NAPOLETANI LIBERARONO LA CITTA’ DAI TEDESCHI

dal Romanzo “Il giudice e Mussolini” di Raffaele Vescera
“Liborio viaggiò nottetempo in compagnia della luna, nel silenzio d’Irpinia solo gli ululati dei cani delle masserie o forse dei lupi gli giungevano alle orecchie. Scalò il Passo di Mirabella, affrontando l’impossibile salita di Dentecane, per poi lasciare l’irta Irpinia e ritoccare terra piana. Sotto la luna gli apparve la maestosa sagoma del Vesuvio che disperdeva in cielo segnali di fumo bianco e nero, e poi ecco Napoli. Liborio si fermò alle porte della città, aveva conoscenze, riparò l’automobile in un cortile e si menò vestito su un letto per due ore di sonno.
All’alba s’avviò a piedi per raggiungere l’indirizzo dell’ultima residenza conosciuta di Maria, rifugiata a casa dell’amica Carmela. «Stai attento alle strade, i tedeschi rastrellano case e sotterranei, hanno catturato ottomila uomini, renitenti alla chiamata destinandoli ai lager di lavoro. Quelli che ritengono più colpevoli, oppure presi a caso per dare l’esempio, li uccidono. Le esecuzioni avvengono davanti all’università Federico II, la più antica del mondo, cui hanno dato fuoco per punire la nostra grande cultura, al cospetto di una folla piangente di cittadini obbligati, con le pistole puntate contro, ad applaudire la fucilazione dei condannati. Gli altri, in processione li avviano al triste destino. E stai attento al cielo, piovono bombe, gli aerei inglesi arrivano d’improvviso e non ti danno il tempo di nasconderti. Il Vesuvio ha ripreso a fumare, per pianto e per rabbia», gli dissero.
«Siamo in ballo e balliamo, ho due occhi, uno per guardare a terra e l’altro in cielo. Ho dato la parola a sua eccellenza Del Giudice e non posso mancare».
Arrivato nel cuore di Napoli dopo un lungo cammino, raggiunse la strada indicata nell’indirizzo ricevuto. Bussò inutilmente alla porta della baronessa e ridiscese quando l’ululo di una sirena mise in subbuglio il quartiere. “Stanno arrivànno, Stanno arrivànno”, travolgendolo gridava un fiume di gente in fuga dalle case per raggiungere i rifugi antiaerei. Seguì la corrente, laggiù sotto le gallerie borboniche, dov’erano ammassati a migliaia i napoletani. Ma l’allarme non era per gli aerei e neanche per l’eruzione del Vesuvio. Era arrivata prima l’eruzione di rabbia dei napoletani. Gli strazianti violini si fecero pietre, i dolci mandolini pistole, le battenti chitarre fucili, le rimbombanti tammorre bombe a mano, i sapienti cantastorie passaparola. Il coraggio passava di bocca in bocca, con la frase prima pronunciata a denti stretti, “Adesso vi facciamo vedere chi sono i napoletani”, e poi urlata a squarciagola da impareggiabili tenori. Si scatenavano le donne, per riprendersi mariti e fratelli, lanciavano giù dalle finestre mobili, arnesi, pentole d’acqua bollente, coltelli e quanto potesse colpire i tedeschi. Partirono scugnizzi e sciuscià, dalle Vie Pal uscivano guaglioni di quindici, dodici, e guagliuncièlli ‘e sèje sett’anne per riprendersi i padri al grido di currìte, currìte guagliù, lanciavano pietre con fionde sui soldati e bombe a mano, trovate chissà dove, contro i carri armati. Sbucando dai nascondigli armati di fucili, arrivarono muti gli uomini per tendere agguati mortali a ogni angolo di strada.
“S’è llèvato ‘o cappiello”, dicevano i vecchi, parlando del Vulcano che festoso lanciava lapilli per saluto ai figli insorti. Così, per quàtto jurnàte e quàtto nuttate, uòmmene, fèmmene e criature, assediarono fascisti e tedeschi che sconfitti chiedevano la resa. Napoli si scarcerava da sola, era la prima grande città a farlo, consegnandosi libera agli Alleati, mentre il Vesuvio si placava.”

“Il giudice e Mussolini” ediz. Enrico Damiani




Spesa storica e Partito unico del Nord

È scandaloso che non ci sia nessuno dal partito del #PD che dica qualcosa in merito alle richieste di #Bonaccini su #Autonomie e #RecoveryFund…
O forse no?
O forse è normalissimo?

E già, sembra normalissimo se pensiamo alla #DeMicheli che inaugura tratte ferroviarie e strade solo al Nord ( a proposito ha scocciato, lanciamo tutti l’hashtag #demicheliout).

Sembra normalissimo se pensiamo alla deriva che il PD aveva dichiaratamente già preso con #Renzi.

Sembra come se niente fosse se pensiamo che ora l’ #EmiliaRomagna chiede le autonomie differenziate senza prima applicare i #LEP, ma già prima la #Toscana, avendo avuto la reggenza delle trattative tra regioni, aveva sdoganato il sistema degli zeri (che ad esempio faceva andare tutti i soldi a chi gli asili li aveva già e niente al Sud che non li aveva a causa della #SpesaStorica)…

Però da #Fontana e #Zaia ci aspettiamo porcherie simili.
Sapevamo che da #Lombardia e #Veneto volessero scendere come i barbari e razziare tutto il possibile.

Ma loro fanno anche più schifo, sono sempre stati più subdoli. Hanno agito per anni nell’ombra, camuffandosi da progressisti per rubare consensi e voti dal Sud.

Ora hanno calato la maschera signore e signori.

Ora chi non vuole vedere non ha più giustificazioni.

PD = Lega = PUN

PS giù le mani dal Recovery Fund. Secondo i criteri di assegnazione, grazie ai quali all’Italia sono toccati 209 miliardi, al Sud spettano circa 145 miliardi di euro. Senza il Sud non avrebbe preso tutti questi soldi, che devono proprio per colmare a medio lungo termine il gap con l’Europa per le zone più disagiate (il Sud Italia è la zona più povera d’Europa).
Per altro a causa della interdipendenza economica, circa il 40% di quello che si investe al Sud finisce comunque al Nord. Quindi quasi 60 miliardi di questi 145 finirebbero comunque al Nord andandosi a sommare agli altri.




Tutela aree montuose solo settentrionali

Progetto Alpe – L’Italia sopra i 600 metri.
Il FAI (Fondo Ambientale Italiano) è una gran bella cosa, promuove la tutela dei beni storici-artistici-monumentali di tutta italia, ha sede a Milano ed è un ente senza scopi di lucro. Fondato nel 1975 da magnifiche persone lungimiranti. Investe anche con donazioni o quote degli iscritti (anche io) sulla conservazione del patrimonio artistico italiano.
Oggi ho sbirciato sulla sua pagina e promuove una cosa molto bella valorizzare i siti dimenticati sulle montagne, a oltre 600 metri di quota, ma dalla mappa dei luoghi segnalati vedo che stanno 8 al Nord e solo uno al Sud.
Scusatemi, sono un po’ prevenuto, ma mi ha fatto pensare un po’ a Zaia, ex ministro italiano dell’agricoltura, con i prodotti agricoli del CETA e del suo famosissimo olio veneto.
Ho paura che questo modo di pensare la cosa pubblica sia un po’ stonata. Sembra che si sia calcificata nel tempo in loro un proprio modo di pensare, cioè: pensare ai cavoli loro, cioè il proprio orticello.
Aspetta! Il Fai è una cosa buona, e i loro intenti sono stupendi, però negli ultimi tempi non vorrei che i rappresentanti stando al Nord vedano solo dal loro spioncino e gli si parano davanti solo le Alpi.
Infatti, in questo caso il progetto l’hanno chiamato proprio ALPE, magari lo potevano chiamare Montagna, senza offendere nessuno.
Anche se gli investimenti (FAI) saranno in questo caso sicuramente minimi (per quello che può).

“Il Progetto Alpe è un impegno decennale che il FAI dedica alla tutela e alla valorizzazione delle aree interne montane del Paese
L’alpe è terra montuosa caratterizzata da alpeggi dove si esercita il pascolo. Oltre la metà del territorio nazionale è alpe: dalle Alpi agli Appennini e dai Monti ai Massicci, isole comprese, il mondo dell’alpe unisce l’Italia e rappresenta uno dei suoi principali fattori identitari…”




Puglia vs Nord

L’alleanza con la Lega Nord da parte di politici del Sud è il segno evidente della sottomissione politico/culturale di una parte della classe dirigente meridionale nei confronti di chi ha ridotto il Sud al ruolo di colonia interna nazionale da sfruttare in tutti i modi possibili.

Il popolo pugliese ha voluto lanciare un segnale forte ed ha bocciato un’idea di governo che avrebbe continuato a riservare al Sud politiche predatorie e assistenziali che avrebbero ancora di più reso l’economia della nostra regione funzionale agli interessi del Nord.

Grazie anche all’azione politico/culturale intrapresa dal nostro Movimento, i cittadini meridionali stanno sempre di più prendendo coscienza delle dinamiche giuridico/economiche che stanno distruggendo il Sud Italia frutto di altrettanto politiche economiche trasversali messe in campo, nel tempo, dal governo nazionale di turno.

M24A EQUITÀ TERRITORIALE si augura che il rieletto presidente Michele Emiliano faccia valere le ragioni dei cittadini pugliesi ai tavoli istituzionali cui dovrà partecipare, ad iniziare dalla prossima conferenza Stato regioni in cui occorrerà ribadire con forza il concetto che i cittadini meridionali non possono più essere trattati come cittadini di serie inferiore.

Da diverse settimane il nostro Movimento sta anche portando avanti una forte battaglia riguardante i fondi del Recovery Fund destinati al Sud: secondo i parametri europei (e secondo uno studio prodotto e pubblicato dal nostro Movimento) il 70 % di tale fondo (cioè 145 miliardi di euro su 209 assegnati al nostro Paese) deve essere destinato al Sud per ridurre i gap con il Nord Italia e con il resto della media europea.

Auspichiamo dunque, nell’immediato, un’azione coordinata da parte dei presidenti di regioni del Sud per non farsi scippare queste risorse che l’UE ha concesso all’Italia e ribadire che ogni percentuale al di sotto del 70% da destinarsi al Sud costituisce un ulteriore danno per i nostri imprenditori, i nostri tecnici, i nostri commercianti e liberi professionisti, i nostri Enti, i nostri lavoratori, insomma, un danno per l’intero territorio che non può più essere penalizzato nuovamente per garantire altri privilegi ed altri interessi territoriali.

Crocifisso Aloisi




Movimento meridionale vittorie e programmi

NOTO (SR) NUOVO CIRCOLO DEL MOVIMENTO 24 AGOSTO: PARTECIPAZIONE ALLA CRESCITA E CONSAPEVOLEZZA DI UNA “RIVOLUZIONE COSTITUZIONALE”

*Viviana Bonfanti
Donne, uomini, idee, ideali in cammino per realizzare un programma che ha per obiettivo un valore assoluto ed universale: l’Equità.
22/09/2020: nasce il circolo di Noto, occasione alla quale hanno partecipato anche gli appartenenti ai circoli di Ragusa e Rosolini nonché ospiti interessati a conoscere il M24AET.
Non potevano mancare i fondatori Franco Calderone, Coordinatore Regionale e Membro del Direttivo Nazionale, e Aldo Bertolone, Vice Coordinatore Regionale del Movimento in Sicilia ed il referente provinciale Franco Di Tommasi i quali hanno ben descritto le ragioni che hanno condotto alla formazione del Movimento.
I dati rappresentati testimoniano la differenza secolare tra il Nord, che ha alimentato la sua immagine di locomotiva d’Italia, e il Sud, da sempre invece visto come la zavorra parassita divoratrice di quel che il nord produce.
Partecipata è stata l’attenzione dei presenti con un animato dibattito tra chi si sia indignato perché in tanti anni ci sia stato un disegno repressivo per il sud impedendogli di crescere. Non è mancato chi abbia ricordato che i meridionali hanno una loro responsabilità per l’attuale stato di cose avendo accettato passivamente l’assenza di una efficace politica di sviluppo economico e sociale. La consapevolezza del nostro passato, la presa di conoscenza della verità che ci hanno nascosto ed il ritrovato orgoglio di meridionali deve darci la forza per cambiare lo stato delle cose prendendo coscienza delle nostre reali capacità.
Decenni di mala politica e di cattiva amministrazione, mancanza di infrastrutture e servizi scadenti, difficoltà di fare impresa ed un’emigrazione mai cessata sia per lavoro che per studio sono un effetto della devastante politica di tutti i governi della Repubblica.
Il sud, la comunità netina, hanno tutte le carte in regola per ripartire, per non perdere i nostri giovani che partono arricchendo il nord con la loro competenza, per sviluppare concreti progetti sostenibili.
Si può fare la differenza pretendendo l’applicazione della nostra Costituzione che è cassaforte di quel principio di Equità ad oggi non realizzata.
Il Movimento è riuscito, senza rappresentanti in Parlamento, fra le tante iniziative intraprese, a bloccare l’approvazione dell’autonoma differenziata che, così come pensata dalla lega e dal Nord, aggraverebbe il divario tra il settentrione e il meridione dimostrando di essere sulla giusta strada verso l’Equità Territoriale.
Il circolo di Noto è pronto ad intraprendere questo percorso, è pronto ad entrare nelle istituzioni netine e a cambiare il passo, non c’è tempo da perdere.

*Movimento M24A Equità Territoriale – Referente provvisorio del circolo di Noto