Professionisti reticenti: rischio fallimento Pnrr

Si paventano rischi attuativi, relativi il Piano Nazionale di resistenza e resilienza. Se il PNRR fallisce, sarà colpa degli ingegneri che mancano! Ma davvero? Ma siamo proprio sicuri? Provocano dal comitato di difesa degli interessi meridionali facente capo a Pino Aprile, giornalista, autore del best-seller Terroni e presidente del “Movimento Equita’ territoriale”.

Il PNRR è l’attuazione in salsa italiana del Next Generation EU, il programma europeo di ripresa post-pandemia che prevede investimenti per più di 800 Miliardi.
Di questi 800 Miliardi l’Italia ne ha ricevuti ben un quarto del totale: 209 Miliardi… Sapete perchè? “grazie” alla situazione disastrosa in cui riversa il Sud.

Infatti uno degli obiettivi principali del NextGenerationEU è quello di RIDURRE LE DISUGUAGLIANZE. Ma come abbiamo più volte denunciato dall’osservatorio associato ai gruppi del principale e piu’ noto meridionalista d’Italia, il PNRR “puzza di bruciato” perchè queste disuguaglianze, con tutta probabilità, le amplierà anzichè ridurle.

“E non siamo solo noi a dirlo: anche economisti del calibro di Gianfranco Viesti hanno più volte evidenziato le storture presenti nei vari bandi emanati per applicare il PNRR, ma sembra che a nessuno importi di questo… Almeno fino a quando l’Europa non ci tirerà le orecchie per non essere riusciti a raggiungere gli obiettivi prefissati”.

Ricordate il concorso del “sensibile” Brunetta per l’assunzione dei 2800 tecnici mancanti nelle Amministrazioni del Sud? Un autentico FLOP!

“Dite che si è trattata di “semplice incapacità” del Ministro veneziano?”, rimarcano dalla fazione di Aprile forte di oltre un quarto di milioni di seguaci social. “Sarebbe comunque gravissimo, ma state tranquilli che, come accaduto in passato, nonostante la palese incapacità di questi politicanti, ci ritroveremo fra i piedi gli stessi soggetti, magari a gestire qualche altro ministero: scommettiamo?”, infieriscono dal sud.

Ma la domanda cruciale è questa: chi pagherà adesso questa clamorosa “incapacità” dell’ormai quasi ex-ministro Brunetta?, rincarano i meridionalisti.

La rete dei 500 Sindaci “Recovery Sud” ha più volte denunciato la forte carenza di personale tecnico in vista dei bandi del PNRR… I Sindaci dei Comuni del Nord si fregano le mani, loro hanno più personale e molta meno concorrenza all’inerno dei bandi, tanti bei soldini ad ufo, magari utilizzati per investimenti non strettamente necessari. Mentre i Comuni del Sud spronfondano inesorabilmente in una condizione sempre più disastrosa… Ma forse a qualcuno va bene così!

La “puzza di PNRR bruciato” si sente… e forte!
Ecco che iniziamo a leggere delle scusanti, il sistema comunicativo filogovernativo inizia a coprire i calmorosi errori del “Governo dei migliori” definiti come cialtroni da una dovizia di simpatizzanti del partito 24 agosto, espressamente promeridione.

Ormai il danno è fatto, purtroppo ed i bandi irroreranno il nord di nuove opportunita’, magari pleonastiche infrastrutture, con venture emigrazioni dal sud, e cesure alle assunzioni di manodopera specializzata piu’ giu’ di Roma. I professionisti aborriscono gli emolumenti pubblici per la strutturazione, presso il sud, di piani di massimizzazione dei fondi europei. Lo stato ed i comuni, inoltre, non offrono assunzioni garantite e soddisfacenti, nel meridione, per quei professionisti ad alto valore aggiunto teleologici alla concretizzazione repentina del Pnnr, di qualita’, nonche’ al recupero nel divario tra le due aree geografiche italiane, rispettivamente piu’ ricca e piu’ indigente d’Europa




Ponti del sud: questione pericolosa

Mauro Sasso del Verme sintetizza la questione dei ponti nel mondo correlandola con la situazione scoptica e controproducente del sud Italia.
“In tutto il mondo si costruiscono ponti per collegare gli uomini e le merci, per favorire lo sviluppo economico, culturale e ambientale. Per queste ragioni i ponti diventano per gli stati e le comunità l’obiettivo primario per superare le barriere naturali. Tuttavia c’è un paese, l’Italia, in cui questo discorso non vale. In Italia collegare la Sicilia al continente non è un obiettivo come del resto non è un obiettivo collegare le regioni del sud, anzi spesso l’obiettivo è proprio quello di mantenere il meridione “isolato” affinchè possa rimanere quello che è nei fatti: una colonia cuscinetto dell’economia centro nordica. Non si può spiegare altrimenti lo scandalo e la vergogna di una città come Matera, capitale Europea della Cultura 2019, che, ancora oggi nel 2022, non ha una stazione ferroviaria, costringendo 62.000 abitanti ad usufruire di trasporti fermi all’età preindustriale. E pensare che proprio al sud Italia è nata la prima ferrovia, ma questa è un’altra storia quando il sud era padrone dei suoi destini. Stesso discorso vale per la rete stradale, anche qui l’Italia ha il primato della disparità tra il nord e il sud. Ma quella del ponte di Messina è sicuramente l’emblema di come in Italia non si abbia una precisa volontà di sviluppo del paese nella sua interezza, ma si guarda solo ad una parte del paese e precisamente al centro nord dove si sperperano montagne di soldi per opere inutili, dannose e sbagliate come la BreBeMi in Lombardia, il Mose di Venezia o la diga del porto di Genova.
Eppure se c’è un posto nel mondo che ha più bisogno di strade, ma soprattutto di un ponte questo è il sud Italia. Il ponte sullo stretto di Messina rappresenterebbe una rivoluzione culturale, economica, sociale e politica molto probabilmente capace di risolvere la questione meridionale e dare slancio all’intera economia Europea unendo il corridoio Scandinavo – Mediterraneo. I fondi ci sono ed avremmo potuto utilizzare anche quelli del PNRR, ma niente, questo ponte non s’ha da fare. Lo stato non vuole il ponte e sembra che voglia in tutti i modi ostacolare il progresso infrastrutturale del meridione a discapito dell’intero paese e per tutelare misere rendite di posizione e l’egoismo dei poteri provinciali del settentrione. Intanto in Europa la Croazia inaugura il ponte di Pelješac finanziato all’80% con fondi Europei, quindi anche i nostri. Insomma i Siciliani non hanno il ponte, ma in compenso hanno pagato il ponte ai croati”.
Il Direttivo Nazionale M24A Equità Territoriale e’ ferreo nella richiesta di edificazione del ponte sullo Stretto che renderebbe l’Italia sede del principale porto mondiale, dando slancio all’economia siciliana, in gran parte avvinghiata alla mafia, che parzialmente la protegge, la impiega, la controlla.

Per onor di verita’ va affermato quanto il famigerato e malgestito Mose di Venezia non sia inutile in quanto il problema alta marea non e’ falso e destinato ad aumentare, ad onta e nocumento per Venezia. Ne’ le nuove tratte autostradali milanesi, alla stregua del treno iperveloce Hyperloop ed il porto di Genova, siano inutili. Per la verita’ ogni infrastruttura rappresenta un volano piccolo o grande, per l’economia locale ergo in parte, nazionale, tuttavia lasciare Matera senza una ferrovia veloce, binariamente alla Calabria e la Sicilia in quello stato, rappresenta un boicottaggio pubblico all’economia meridionale, per cui un masochismo economico nazionale davvero esiziale. Tanto piu’ che porti come Gioia Tauro o Napoli non sono valorizzati ed espansi a dovere, limitando l’accesso facilitato all’Italia intera, oltre che al sud, da parte di Africa, Asia Minore e paesi arabi, che rappresentano il prossimo bacino commerciale per le industrie. Senza omettere la stagnazione del Molise, orbato di aziende e popolazione, e Basilicata, scevra di infrastrutture, l’Italia dovrebbe rilanciare un piano di spesa pubblica a deficit di almeno mezzo secolo, senza vincoli esterni, per elidere il sottosviluppo del sud, che non eguagliera’ mai il nord, tuttavia a livello aggregato con quest’ultimo, puo’ riportare il Pil italico a doppia cifra.




Georgetti dirotta finanziamenti solo al Nord

LE PRIORITÀ DEL MISE E DI GIORGETTI: INVESTIMENTI E IMPRESE RIGOROSAMENTE SOLO AL NORD

Le priorita’ del sottosegretario Georgetti appaiono solo in relazione al nord, come investimenti ed imprese. Secondo una ricognizione del Mise, nei primi 7 mesi del 2022 l’ammontare degli investimenti esteri supportati da agevolazioni ministeriali è stato pari a 12 miliardi, agevolazioni che non hanno fatto altro di concentrare investimenti e impresa li’ dove già ci sono.
“Nessun annuncio al momento per Intel”…
Giorgetti, nella propaganda di questo articolo certamente non può lasciarsi a commenti su una situazione emblematica di valutazione delle priorità del MISE: bisogna che le imprese estere investano solo al nord! I nostri giovani continuano a lasciare la loro terra per diventare forza lavoro di una parte di paese e l’indotto che ne deriva continua a sviluppare una sola parte del paese lasciando indietro il Mezzogiorno, una tragica situazione, principale causa di una recessione economica decennale italiana. La locomotiva killer che nessun partito si azzarda a mettere in discussione.. In aggiunta nuovi investimenti esteri e nessun indirizzo politico per localizzarli al sud. Dalle piattaforme dei meridionalisti inneggianti il giornalista e presidente del partito 24 agosto, Pino Aprile, e’ un ginepraio di polemiche ed invettive a questa andatura governativa. Non si esimono dal rimarcare che Conte, oggi afferente i 5 stelle, sarebbe stato liquidato con manovre di palazzo eterodirette, a causa dell’ostinazione ad investire risorse italiane ed europee al sud, e nell’apertura intercommerciale verso la Cina, che avrebbe mobilitato il fronte atlantico capeggiato dagli Usa ed impersonato dal duo Georgetti-Draghi, a disarcionarlo dalla presidenza del Consiglio.

Sul versante Intel, intenzionata ad investire presso Catania con una sede produttiva oggi apparentemente sviata a Torino, si deduce quanto la costituzione della Silycon Valley siciliana in essere costituisca un interesse strategico per il meridione e l’Italia, ben adocchiato dalla multinazionale statunitense. Tra le piattaforme di maggior successo per la costruzione dei siti internet c’è Flazio, azienda nata a Catania nel 2012, che dopo essersi imposta in Italia e in Europa ha deciso di puntare sul mercato americano. I numeri dell’azienda siciliana sono notevoli: un milione di siti e 5.000 nuovi e-commerce. Tra i partner italiani che propongono al mercato la tecnologia sviluppata da Flazio nomi importanti come Telecom e Tiscali. 

In Calabria invece, si registra un incendio doloso all’azienda di caffe’ Guglielmo cui gli utenti simpatizzanti le piattaforme social ed il partito meridionalisti sotto l’egida e l’immagine di Pino Aprile, hanno replicato mirabilmente con acquisti massivi di tale caffe’ effettuati dal negozio internet della societa’, che ha ringraziato galvanizzata ed entusiasta.




Magistrato Pd torna alla carica

Emiliano e’ un magistrato, politico di lungo corso della Lucania, esponente di alto calibro del Pd nonche’ antagonista coriaceo di Renzi e sopratutto della sua impostazione politica. Attuale presidente della regione Puglia ed ex sindaco di Bari si trova carsicamente emarginato dal pd, alla stregua del suo omologo salernitani de Luca, il quale figura attualmente alla presidenza della Campania, in seguito a reiterate e lusinghiere cariche come sindaco di Salerno: «La questione meridionale che ancora ci affligge è un pensiero fisso. Non c’è una sede istituzionale o un dibattito pubblico nei quali io non parli della disparità Nord-Sud che subiamo ancora oggi in maniera macroscopica perché lo Stato nazionale fa due pesi e due misure, non ho paura di dirlo. Noi abbiamo decine di migliaia di medici, infermieri e operatori sanitari in meno rispetto al Nord a parità di popolazione e da Roma non ci autorizzano a colmare questo divario. Lo Stato ci trasferisce meno risorse basandosi sulla spesa storica, come sempre accaduto, e non sui livelli essenziali delle prestazioni. Stesso discorso per infrastrutture e trasporti. Se a Milano o Torino ci fosse una situazione come quella di Taranto, con il diritto alla salute sospeso da anni per legge, cosa succederebbe?»

Emiliano è “durissimo” contro il Governo: non ha paura di dire che “lo Stato nazionale fa due pesi e due misure”.
Sicuramente informare su una verità per tanto tempo taciuta è un primo passo ma non basta.

Servono azioni concrete come una ferma opposizione contro l’autonomia differenziata, di certo non dichiarazioni in cui la si considera “una sfida da definire”.

Sarebbe inoltre servito un fronte comune con Vincenzo De Luca nella battaglia per la ripartizione del fondo sanità per una suddivisione più equa a vantaggio dei meridionali. Cosa che Emiliano ed altri governatori del sud non hanno fatto, lasciando De Luca solo contro i presidenti delle regioni del Nord.

Le dichiarazioni non bastano, e’ necessaria la concretezza delle azioni da parte dei politici che rappresentano i meridionali, asseriscono i seguaci di Pino Aprile conformati al partito meridionalista, unico di fatto per l’Italia in grado di incidere:”Movimento 24 agosto, Equita’ Territoriale”. De Luca per contro versa in una palese difficolta’ politica, allorche’ si sia riscontrato fallimentare il piano politico anticovid da egli caldeggiato; per aver sfidato il Pd nazionale sulla questione dei Lep, per aver destabilizzato la politica napoletana nell’ambito delle istituzioni cittadine e regionale, a favore di propri concittadini o simpatizzanti. De Luca, sebbene gestionalmente apprezzato e nazionalmente stimato, staziona in una fase di limitazione politica progressiva che inficia i suoi propositi di unione meridionale di politici ed alte cariche, nell’equa distribuzione dei fondi europei e nazionali.




Professore ammette: ecco perche’ do voti alti agli studenti meridionali

Il professore napoletano ammette di aver regalato molti voti alti e lodi ai propri allievi. ‘Lo confesso: insegno a Scampia, sono del Sud e in questi anni ho assegnato molte lodi agli esami di Stato! Anche quest’anno, come tutti gli anni, è partita la caccia alle lodi del Sud tra politici, media e opinionisti vari. Il grido è “troppe lodi al Sud mentre i test dell’Invalsi attestavano che i meridionali sono ignoranti”. È così, però, da 160 anni, tutte le volte che qualcosa o qualcuno al Sud “vince”: deve esserci per forza un imbroglio e la cosa assume i contorni di una strana sorta di “razzismo” anche se nessuno, ovviamente, ha il coraggio di ammetterlo. Nessuno, però, in questo caso, si fa delle domande sulla reale utilità dei test Invalsi con una premessa: a che servono, dandoli per buoni e giusti, se da tanti anni certificano una situazione che non cambia? Nessuno applica un un pizzico di logica per capire: non esistono, forse, criteri più oggettivi di quelli previsti per l’attribuzione delle lodi. Decine di docenti delle più svariate materie, infatti, dovrebbero mettersi truffaldinamente d’accordo per tre anni (!) per assegnare ad un ragazzo 9-10 in tutte le materie e il massimo dei voti alle prove d’esame: perché mai dovrebbero farlo? E con quale tornaconto personale?
Forse qualcuno, allora, dovrebbe iniziare a leggere i saggi di diversi esperti di scuola (non solo italiani) e a chiedersi se i test Invalsi siano adeguati o meno per capire la reale preparazione di uno studente magari senza analizzare livelli di partenza, capacità critica, contesti economici e sociali, diritti più o meno calpestati (se pensiamo anche a diversi e recenti finanziamenti).
Più facile offendere, allora, i nostri meravigliosi ragazzi di Scampia che quest’anno hanno avuto la lode. Evidentemente, però, chi li offende non ha mai visto gli occhi tristi ma fieri di Anna. Anna non ha il padre e non avrebbe potuto permettersi di continuare a coltivare la sua passione ma era talmente brava che i suoi docenti le hanno offerto la possibilità di insegnare la danza ai bambini e di pagarsi da sola la retta. Evidentemente chi li offende anche dalle pagine dei grandi quotidiani nazionali non ha mai visto le mani di Maria su quel pianoforte al suo esame: quelle mani volavano e Maria sorrideva come sa fare ogni giorno nonostante i giorni tristi che ha vissuto e che non ha raccontato a nessuno. Evidentemente qualcuno deve smetterla di offendere i ragazzi del Sud e deve smetterla anche di offendere i loro insegnanti, gente che, oltre a Leopardi, spesso deve spiegare ai propri ragazzi che cosa sono le discriminazioni e i preconcetti, perché una parte del Paese ha la metà dei diritti dell’altra e come mai deve continuare a sopportare di essere offesa da politici, media e opinionisti.
Prof. Gennaro De Crescenzo




Sicilia vs Veneto: meridionalisti in gara per i seggi:

Il cammino di Cateno anche per le Politiche: “Con Pino Aprile premier puntiamo al 4%”.

Doppia campagna elettorale, senza complessi d’inferiorità ed anzi cogliendo la palla al balzo di un possibile election day. Il cammino di Cateno De Luca raddoppia e mentre le ultime tappe lo stanno portando a Palermo, verso la manifestazione del 29 luglio a Piazza Indipendenza, mette a punto la strategia per le Politiche. Sicilia Vera parteciperà anche alle elezioni nazionali, con tanto di candidati e liste. Il candidato premier è Pino Aprile, scrittore, meridionalista e leader del movimento nazionale Equità Territoriale. Nessun accordo quindi né a destra né a sinistra né al centro.
“Basta con la visione romanocentrica della politica- spiega De Luca– Noi adesso facciamo il percorso inverso. Siamo stanchi di decisioni prese dalla politica romana che ci danneggiano. Basta con le politiche nel settore dell’agricoltura che ci hanno solo penalizzato e impoverito”.

De Luca fa un appello a quanti si stanno candidando per le Regionali ad alzare l’asticella e mettersi in campo anche per le Politiche, strategia questa che stanno seguendo anche negli altri schieramenti puntando così allo scorrimento delle liste soprattutto se si dovesse votare con l’election day solo il 25 settembre.
“L’Europa è una casa importante per tutta una serie di tematiche ma non deve essere una sanguisuga che favorisce logiche che ci hanno reso schiavi, dall’agricoltura al sistema enegetico. Tra poco dovremo fare mutui per pagare le bollette, o camminare tutti con il triciclo”.

In diretta da Acquedolci mostra un’agave sisalana che gli è stata donata, la cosiddetta “zammara” che viene usata per fare corde molto resistenti.
“Il nostro simbolo. Vi aggiungo che per la Regione Siciliana puntiamo al 41% ma a questo punto, alle Politiche vogliamo raggiungere il 4% e farci sentire in Parlamento”. A cio’ si contrappone la minaccia velata del governatore veneto Zaia, al venturo esecutivo, che verte sul rispetto governativo del referendum locale, in cui il Veneto si e’ espresso per l’Autonomia differenziata, ovvero una maggiore trattenuta delle tasse a livello locale. Tale questione per Zaia dovra’ confermarsi la priorita’ del nuovo governo, a maggior ragione in seguito all’accettazione gia’ avvenuta recentemente da parte del governo con Carfagna e suoi consulenti, tutti stocasticamente settentrionali. Pino Aprile, icona del sud e del giornalismo antico totalmente libero, rintuzza Zaia accordandogli tale obiettivo ma solo dopo aver restaurato il fondo perequativo previsto dalla Costituzione, ed i Lep, ossia livelli essenziali di prestazioni da garantire al sud, su cui glissa da anni l’intero comparto politico italiano, anche del meridione dopo l’insediamento a Palazzo Chigi. Al governatore sedicente “padano” saldamente installato alla presidenza del Veneto, i ricercatori afferenti l’autore del best seller Terroni nonche’ presidente del partito “Equita’ Territoriale”, attribuiscono la colpa di aver tutelato, nell’ambito di interscambi commerciali con l’estero dal punto di vista gastronomico, solo marchi di vini e prodotti settentrionali, viceversa soltanto la famigerata mozzarella come eccellenza italiana afferente il sud.

L’agone a distanza tra meridionalisti e settentrionalisti, continua esecrando Zaia e suoi omologhi precedenti, di aver impedito la registrazione del marchio partenopeo Pizza, che puo’ essere tranquillamente utilizzato da Briatore e seguaci per logiche commerciali, mentre diviene impossibile nominare Parmigiano, un formaggio identico od analogo prodotto piu’ giu’ di Roma.




Calabria e concorsone: spettro malagestione e corruzione

Giuseppe Maradei non si esime dallo scagliarsi contro l’esecutivo e l’organo della magistratura per delle rappresaglie indirette che attanagliano la Calabria ed il libero sviluppo del meridione intero, focalizzando il fallimento del concorso riservato a tecnici relativi al Pnrr, per cagioni di sottopaghe.

In un caldo sabato del 16 luglio dell’’ A.D. 2022, il corriere della Calabria sforna due torride storie, all’interno delle quali sono raccontate le modalità con cui la Repubblica italiana intende la gestione dei territori meridionali, in particolare della regione più bistrattata d’Italia, la stanza del disordine di casa Italia, il depuratore di tutte le nefandezze che questa nazione inaridita ed inasprita sin dalle fondamenta produce: la Calabria. In un primo articolo, un report dell’attività dei commissari prefettizi nominati a seguito dei decreti di scioglimento delle amministrazioni comunali, per i territori di Siderno, Nocera Terinese, Careri, Palizzi e Casabona, è evidenziato il deficit di risorse umane che rallenta terribilmente la macchina amministrativa. In un secondo articolo, vergato da Francesco Bevilacqua, ci viene raccontato di come la magistratura interpreti il proprio ruolo a seconda della latitudine in cui accadono i disastri naturali.

Del primo problema, la mancanza delle figure burocratiche necessarie all’implementazione delle pratiche amministrative, il governo dei “migliori” ha fatto finta di provare a mettere una “pezza a colori” con il famoso concorso Unico Nazionale per 2800 laureati per l’attuazione del Recovery plan al Sud, miseramente naufragato per l’enorme sproporzione fra i requisiti richiesti rispetto alle retribuzioni proposte.

Il secondo problema merita un maggiore approfondimento. Due tragedie naturali, che hanno fatto piangere tanti morti, la recente valanga sulla Marmolada e la piena improvvisa del torrente Raganello di quattro anni fa, hanno avuto due risposte giudiziarie diametralmente opposte: per la prima si è immediatamente chiuso il fascicolo giudiziario classificandolo, correttamente, disastro naturale; per il secondo, invece, sono in corso processi e l’area è ancora sotto sequestro. Sono state già pronunciate delle assoluzioni, ma la lenta macchina della giustizia ancora non intende fermarsi.
Le assoluzioni ci sono state, si diceva, ma gli amministratori, i funzionari, i volontari che accompagnano (anzi accompagnavano) gli appassionati lungo le gole del Raganello hanno dovuto subire interrogatori, processi, denigrazioni a mezzo stampa, ingiurie, perché bisognava verificare “se fosse stato fatto tutto il possibile per evitare la tragedia”.

L’area ancora sequestrata, inoltre, non consente la ripresa delle attività di sano turismo naturalistico all’interno di quegli incantevoli siti, che tutto il mondo ci invidia e l’impossibilità di fare turismo significa morte di tutte ( o quasi) le attività imprenditoriali locali.

Come sono legate queste storie di mala gestione amministrativa? Con un minimo denominatore comune: al mezzogiorno deve essere impedito di svilupparsi autonomamente e tutti gli strumenti possibili devono essere utilizzati per raggiungere questo obiettivo.

Escludiamo per ora gli strumenti illegali ( solo perche la comunità internazionale potrebbe essere contraria ad una legge che legittimi l’uso della criminalità organizzata per il controllo del territorio). Fermiamoci solo agli strumenti legali. Ci sono gli strumenti “preventivi” e gli strumenti “successivi”. Fra gli strumenti preventivi ricordiamo la ridotta quantità di stanziamenti per investimenti (circa 60 miliardi di euro all’anno) e depotenziare gli uffici amministrativi per rallentare il necessario supporto ai cittadini, magari avendo come corollario la perdita di finanziamenti.

Se anche i meridionali riescono ad attivare iniziative imprenditoriali di successo, si attivano gli strumenti successivi: si cerca un pretesto, vero o presunto, un’interpretazione normativa particolarmente zelante, per punire chi ha avuto l’ardire di sfidare la consuetudine più forte di qualunque articolo costituzionale. Il sud deve rimanere arretrato economicamente e assistito, in modo da poter essere completamente in balia dei boss nazionali e locali.

E l’appellativo “boss” non è casuale.
Questa gestione del territorio è tipicamente coloniale ed è figlia di come è stata condotta l’unità d’Italia, ovvero la conquista a mano armata dei territori del regno delle due Sicilie.




Sanita’: migliora, poco, il Sud

Le prestazioni regionali in sanita’ confermano, anche quest’anno, un sud senza tutele. L’ultima edizione del progetto registra quanto sia importante la dimensione Equità per gli Utenti del servizio sanitario e meno importante per le Istituzioni e il Management aziendale che invece si concentrano di più sulla Appropriatezza e sugli Esiti.

La “Equità” tiene conto della quota di persone che rinunciano a sostenere spese sanitarie per motivi economici, della quota di famiglie impoverite a causa di spese socio-sanitarie e della quota di cittadini che si ricovera fuori Regione. Praticamente si affronta l’aspetto dell’impatto economico dei consumi sanitari sui bilanci delle famiglie e il limite di accesso all’assistenza derivante da una eventuale inadeguatezza dell’offerta nella propria regione di residenza.

Gli “Esiti” invece sono riferiti alla mortalità evitabile e all’aspettativa di vita in buona salute. Ci si riferisce al tema dei corretti stili di vita quindi alla prevenzione e soprattutto alla qualità più che quantità della vita fruibile dalla popolazione.

Quattro Regioni sembrano avere livelli di tutela della salute migliori di altre: Veneto, EmiliaRomagna, Toscana e Lombardia con le prime due superiori alla media. Seguono PA Trento, Umbria, Friuli Venezia Giulia e PA Bolzano; nella media quindi Sardegna, Piemonte, Valle d’Aosta, Marche, Liguria, Lazio e Basilicata con livelli di performance sufficienti. Infine Sicilia, Puglia, Molise, Abruzzo, Campania e Calabria si attestano su livelli inferiori con la Calabria che rimane negli anni stabilmente ultima senza segni di particolare recupero.

“Dalla dinamica registrata negli anni è emerso un miglioramento di molti indicatori, che ha interessato soprattutto le realtà del Centro e del Mezzogiorno, permettendo una riduzione del gap rispetto alle altre ripartizioni geografiche. Rimangono due zone d’ombra: quella generale relativa alla variabilità dello sviluppo della digitalizzazione; e quella del peggioramento dell’equità nel Sud, che esaspera le disparità esistenti.” Comunque il costo dei medicinali spesati dalla regione, in Campania, esprime un aumento, con spese ampliate per i centri di analisi, per cui sono crescenti in numero, i soggetti che rinunciano alla diagnostica, binariamente all’acquisto di medicinali migliorativi del proprio benessere.




Basilicata caso di estinzione demografica

I numeri non lasciano alcun dubbio. La politica coloniale dello Stato taliano sta portando alla estinzione della Regione Basilicata. Gli ascari locali non hanno la forza e la dignità di opporsi a questo andamento ma sembra che lo favoriscano.

Se analizziamo cosa sta succedendo ci rendiamo conto che il glorioso Battaglione Lucania fiore all’occhiello della città di Potenza e della Basilicata con i suoi fucilieri è stato chiuso nel giro di pochi mesi e trasferito lasciando il Rione Santa Maria vuoto, privato di lavoro, residenti e manifestazioni; in piena estate quando cittadini locali, emigranti che rientrano e turisti si spostano, le Ferrovie effettuano lavori inutili e senza futuro sulla tratta Potenza Battipaglia, di fatto impedendo di muoversi su rotaia e a cascata interrompendo un indotto economico.

L’impossibilità ad usare il trasporto aereo, perché non si è mai voluto costruire un aeroporto in Regione, non permette alla popolazione in entrata e in uscita di raggiungere con i tempi veloci della società odierna la Basilicata; sulla Basentana che è ormai la strada delle stragi e della morte per incidenti gravissimi da Matera a Potenza a Tito Scalo a Balvano, ci saranno cantieri aperti e chiusi per i prossimi 5 anni almeno.

La Fiat di Melfi con il passaggio a Stellantis va verso la chiusura, per ora riducendo la produzione con la scusa dei pezzi mancanti e che non arrivano, con l’incentivo ad andarsene, con la delocalizzazione e l’impoverimento di un indotto fondato anche sulla ricerca oltre che sulla qualità; la Val d’Agri continua ad essere il Texas per il Governo Nordcentrico lasciando devastazione e fame per la chiusura di aziende agricole e falsi miti di una ricchezza mai arrivata.

Le scuole tendono a ridursi perché non esistono politiche per la famiglia, non arrivano finanziamenti per le giovani coppie e il lavoro, lo spopolamento è alle stelle e i bambini sono sempre meno benché qualcuno colluso dicesse di sostituire i lucani con gli immigrati: una forzatura intellettuale considerando che la solidarietà non manca ai cittadini della Basilicata e del Sud.

La provincia di Potenza avrà meno 28510 unita’, di cui 8048 tra 15 e 29 anni, e Matera circa 12000, 3563 nella fascia giovani. La diminuzione della popolazione occupabile nel sud sara’, al 2030, del 10% nel Sud e del 4% nel Centro Nord.

Un declino che coloro che hanno e continuano a governare e che firmano petizioni per la fiducia al Governo Draghi più razzista di sempre, non vogliono interrompere.




O scudetto o morte

SCUDETTO? MAI CREDERE A DE LAURENTIS. E’ L’ORA DELLA VERITA’, IL NAPOLI E’ COSA NOSTRA!

Paolo Poletti

Qui o si fa il Napoli o si muore! Garibaldi e Bixio non c’entrano, c’entra invece Calatafimi dove il famoso enunciato anticipò la storia del quotidiano L’Ora di Palermo dove il mitico direttore Vittorio Misticò pubblicò per la prima volta la parola mafia!
Al riguardo va citato Giuseppe Saragat, Presidente della Repubblica, che dichiarerà in Parlamento: “Ci voleva l’attentato all’Ora per scoprire che in Sicilia c’è la mafia”.
Chiedo quindi cosa serve per poter affermare in verità che il Napoli ha bisogno di una nuova proprietà?
Il calcio italiano da tempo è in mano ad investitori stranieri e sempre a proposito di Sicilia, perfino il Palermo, appena tornato in serie B, è riuscito ad attrarre il meglio del calcio mondiale, entrando ufficialmente nel ‘City Football Group’, dello Sceicco Mansour.
Le due frasi da ricordare per la stagione appena cominciata col ritiro in Trentino, sono di Spalletti e De Laurentis. Il tecnico dopo un avanti e indietro dialettico ha ammesso che il suo Napoli poteva fare di più. ADL ha ‘promesso’ lo scudetto con retromarcia… “faremo di tutto ma se non dovessimo riuscirci…”.
Buffonate. Nessuno infatti ci ha spiegato perchè il Napoli non ha fatto ciò che poteva e doveva.
Credere alle promesse di De Laurentis è come credere che l’asino voli.
Come mi disse in una intervista esclusiva Italo Allodi, lo scudetto si può vincere in 2 anni.
Dopo 37 anni lo ha confermato il Milan zittendo tutti quelli che si nascondono dietro il calcio cambiato. Cambiato?
Certo, perchè oggi è tutto più facile con i tanti soldi dei diritti televisivi e della qualificazione Champions che, dal secondo al quarto posto, equivale alla Coppa Uefa, peraltro anche quella già vinta dal Napoli impostato da Allodi. Ma senza i premi arci-milionari di adesso.
Vedremo a fine agosto che Napoli sarà.
Per adesso mancano Ospina, Insigne, Mertens… Politano vuole andarsene, come Fabian Ruiz; Koulibaly e Osimhen sono a rischio.
Il solo fatto che Koulibaly abbia chiesto tempo per rispondere all’offerta da 6 milioni netti per 5 anni, è la bocciatura più eclatante di ADL.
Dovesse poi accettare, dimostrerebbe che i giocatori importanti vanno pagati per quanto valgono, sbugiardando tutti proclami di tagli.
Per vincere servono soldi, ma sopratutto competenza e attrattività. Il Napoli ha solo soldi che De Laurentis non vuole spendere per riempirsene le tasche. Ne ha il diritto, come ha il dovere di non trattare i napoletani da stupidi.
Zero attrattività e poca competenza. Milano è tornata protagonista anche nel calcio. La Juve per stare al passo sta mettendo insieme l’instant team chiesto da Allegri. L’anno prossimo resterà un solo posto in zona champions che si giocheranno Roma, Lazio e Napoli se saprà fare un mercato migliore della Fiorentina.
Scudetto? Ma smettiamola di dare voce agli impostori.
E che l’esempio di Nisticò all’Ora, sia illuminante per i giovani che si avvicinano al giornalismo. Basta con la paura dei piccoli poteri da quartierino, il Napoli è cosa nostra! Dei Napoletani (N maiuscola) e dei giornalisti che li rappresentano!
PS. Ho scritto per l’insistenza di tanti amici che me lo hanno chiesto. ‘Notte Sport’ l’ho fermato. Riprenderà le pubblicazioni solo se ci saranno napoletani disposti a cercare e scrivere la Verità. Chi vuole segnalarsi si faccia avanti!!!