Pensioni: ecco gli aumenti

Arriva l’inverno e il periodo delle luci accese prima del solito e dei riscaldamenti sparati a palla. Tutto ciò in concomitanza di una crisi energetica molto grave. Tutto costa di più e i licenziamenti sono dietro l’angolo. Proprio per questo il governo Draghi sta promuovendo una serie di decreti che elargiscono bonus a chi potrebbe averne bisogno. 

Stiamo parlando di lavoratori con redditi bassi, ma anche di pensionati che percepiscono pensioni molto basse. Questo non sarebbe il primo provvedimento di Draghi riguardo alle pensioni, tuttavia gli scorsi interventi non erano stati molto generosi, anzi, irrisori considerando che il carovita sta svuotando totalmente i portafogli degli italiani.

Pensioni Inps, gli aumenti del decreto Aiuti bis e ter

Grazie al decreto aiuti alcuni pensionati, si sono ritrovati nel mese di luglio €200 in più nella pensione, in modo del tutto automatico. Anche se a dire il vero alcuni stanno ancora aspettando di incassare il bonus. Il bonus doveva essere un sussidio una tantum, ovvero concesso una volta sola. Per fortuna il Governo si sta impegnando per fornire altri aiuti, visto che la crisi non si è fermata, anzi, andrà solo a peggiorare. Ad ogni modo i pensionati con redditi lordi inferiori a trentacinquemila euro annui dovrebbero vedersi un aumento in busta paga di 150€, il che comunque consisterebbe in un ausilio non definitivo e sopratutto che elude pensioni e salari di professionisti e pensionati non gradati, i quali con l’euro hanno incassato una batosta economica sesquipedale. Infatti focalizzando l’importo netto di un lavoratore od ex lavoratore da 35000€ lordi per anno, ci si imbatte in un mensile di poco superiore a 1500€ netti. Cio’ prolunga l’agonia economica della classe media passata e degli impiegati attuali, che incassano salari e pensioni dai mille e duecento euro a salire. Se a questa premessa si aggiunge che il costo della vita nelle citta’ per una famiglia che viva in modo poco piu’ che dignitoso si aggira a cento euro quotidiani, si evince che il bonus non lede i problemi post pandemici e post bellici in atto. Il tutto allorche’ fino a qualche mese fa cinquanta euro giornalieri potevano essere sufficienti per il sostentamento giornaliero di un nucleo famigliare di appena tre elementi. E se si focalizza l’era antecedente lo Sme tale cifra quotidiana diviene 25000/35000 lire, ossia dai dodici ai diciassette euro attuali.

Da qui il grido di reclamo dei professori e dei professionisti che caldeggiano almeno trecento euro in piu’ di salari, per ritrovare in questa congiuntura il proprio potere d’acquisto ormai datato.

Questo nocumento alle pensioni deriva dal blocco pensionistico all’inflazione causato da Amato, presidente della Corte Costituzionale, norma a detrimento della mera Costituzione. Identica mossa attuata per i salari che oggi annaspano; tuttavia Amato e’ in procinto di sloggiare dal principale stallo del Csm per lasciar posto ad un fedelissimo di Draghi, indicato dall’avvocato Mori come in palese conflitto di interessi. Infatti la introiezione presso la Corte Costituzionale di membri afferenti l’esecutivo Draghi come un duo di giudici totalmente proni alla legislazione europea e con la sottoscrizione del Green Pass da parte di uno dei due, viene imputato come esiziale per la tenuta democratica dell’Italia. In questa situazione si vedono, in seguito il provvedimento di Amato risalente agli anni novanta, gli emolumenti italiani declinati del 3% rispetto ai componenti dei paesi antagonisti l’Italia, che hanno fruito di aumento del 30% delle paghe.




Berlusconi programma elettorale

Adfnews.it in base a Money, riporta gran parte del programma elettorale sbandierato da Berlusconi, particolarmente attivo sul social ipergiovanile Tik Tok per annettere simpatie politiche:  il programma elettorale di Forza Italia in vista delle elezioni politiche del prossimo 25 settembre, con Silvio Berlusconi che torna a essere candidato al Senato e a guidare in prima persona la campagna elettorale degli azzurri.

Anche in queste elezioni politiche Forza Italia sarà uno dei perni della coalizione di centrodestra che, in totale, sarà composta da altre tre liste oltre a quella azzurra: Fratelli d’Italia, Lega e Noi Moderati.

In vista del voto gli azzurri hanno presentato un doppio programma elettorale: oltre al  programma di coalizione  scritto da Silvio Berlusconi insieme agli altri leader del centrodestra, Forza Italia ha realizzato anche un proprio documento con dentro le proposte del partito per il Paese. Dalle pensioni, fino al fisco passando per la politica energetica e quella estera, vediamo nel dettaglio le principali proposte contenute nel programma di Forza Italia che, nella sua versione completa e in pdf, può essere consultato tramite il box presente in calce all’articolo della rivista economica succitata. Berlusconi nel 2005 e’ analogo a quello contemporaneofn.

Innalzamento del limite del contante a 10.000 euro.  Semplificazione del codice degli appalti, partendo dalla riduzione delle tempistiche per l’ottenimento dei nulla osta ministeriali attraverso un uso obbligatorio delle conferenze di servizio e tempi certi (30 giorni) per l’ottenimento dei pareri.

Estensione dell’alta velocità in tutto il territorio italiano.

Realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. Incentivi alle imprese per nuove assunzioni e defiscalizzazione/decontribuzione in caso di contratti a tempo indeterminato a giovani sotto i 40 anni.

Riforma del decreto dignità.

Reintroduzione dei voucher per facilitare prestazioni occasionali, contrastare il lavoro nero e tutelare i lavoratori.

Riforma del reddito di cittadinanza come politica di sostegno all’occupazione e trasformazione in una misura di sussistenza specifica.

Aumento dei minimi tabellari, non ancora coperti dalla contrattazione, attraverso la contrattazione di prossimità.

Politica estera. Passaggio dal sistema del voto ad unanimità a quello di maggioranza qualificata per le decisioni del Consiglio europeo.

Esercito di Difesa Comune con il coordinamento delle forze militari dei Paesi Europei e formazione di un Corpo di intervento di 100.000 uomini.

Revisione del Patto di Stabilità.

Conferma dell’appoggio del Governo Italiano alla Nato e potenziamento dei rapporti con gli Stati Uniti.

Investimento del 2% del PIL nella Difesa, nel rispetto degli accordi NATO assunti. Elezione diretta del Presidente della Repubblica.

Introduzione del vincolo di mandato.

Attuazione di un modello di federalismo responsabile che armonizzi la maggiore autonomia prevista dal titolo V della Costituzione e già richiesta da alcune regioni in attuazione dell’articolo 116, portando a conclusione le trattative attualmente aperte tra Stato e Regioni.

Riconoscimento dei poteri di Roma come Capitale d’Italia al netto di valorizzarne l’autonomia normativa, amministrativa e finanziaria.




Conte programma elettorale

Il Movimento 5 Stelle è l’unica forza politica che in questa legislatura ha realizzato l’80% degli impegni presi nel 2018 con gli elettori. Grazie alle nostre riforme, rivoluzionarie e concrete, il Paese ha retto nel momento più duro della pandemia ed è potuto ripartire, facendo segnare una crescita record del Pil nel 2021. Afferma l’ex presidente del Consiglio antecedentemente sostituito da Draghi.

“Da quando siamo entrati in Parlamento, la nostra azione ha sempre seguito un’unica strada: la tutela degli interessi dei cittadini. Con il programma con cui ci presentiamo alle elezioni del prossimo 25 settembre intendiamo proseguire su questa strada e portare a termine il lavoro che abbiamo iniziato. A finte alleanze, matrimoni di comodo e balletti abbiamo preferito la serietà. Per questo ci troverete schierati da un’altra parte: LA PARTE GIUSTA”. Incalzano in coro i pentastellati. La parte delle lavoratrici e dei lavoratori sottopagati e precari, per cui vogliamo introdurre un salario minimo legale di 9 euro lordi l’ora e agevolare la sottoscrizione di contratti a tempo indeterminato. La parte dei giovani sfruttati, che vogliamo aiutare a costruire un percorso di vita indipendente attraverso l’eliminazione di stage e tirocini gratuiti e la stabilizzazione degli sgravi per l’acquisto della prima casa.

La parte delle donne, a cui vogliamo garantire un’effettiva parità salariale.

La parte della transizione ecologica e dell’ambiente, che vogliamo proteggere attraverso un nuovo Superbonus energia imprese, la stabilizzazione del Superbonus e degli altri bonus edilizi e quella del meccanismo della cessione dei crediti d’imposta, per garantire liquidità a cittadini e imprese.

La parte delle imprese, che vogliamo sostenere con il taglio del cuneo fiscale, l’eliminazione dell’IRAP e il potenziamento del Fondo di salvaguardia.

La parte della salute, che vogliamo tutelare riformando il titolo V della Costituzione per riportarla alla gestione diretta dello Stato e aumentando le retribuzioni del personale sanitario.

La parte dei diritti, che vogliamo allargare attraverso il matrimonio egualitario, la legge contro l’omotransfobia e lo Ius scholae.

La parte della scuola, dell’università e della ricerca, per cui vogliamo aumentare i fondi e adeguare gli stipendi degli insegnanti ai livelli europei.

La parte dell’Italia di domani, con cuore e coraggio. Un Paese che sia più equo e inclusivo, dove tutti vedano rispettati i propri diritti e nessuno resti indietro.




Lega programma politico

Gabriele Bartolini su Repubblica focalizza i punti nodali del programma politico leghista in un panorama esaustivo di informazioni. Difesa dei confini, autonomia, nucleare e flat tax. La Lega si presenterà con un programma in linea con lo spirito sovranista del partito, seppur con alcuni elementi che richiamano alla tradizione federalista del vecchio del Carroccio. I punti proposti dalla Lega affiancano l’accordo di coalizione presentato insieme alle altre forze del centrodestra: Fratelli d’Italia, Forza Italia e Noi con L’Italia. Ecco i punti salienti del programma elettorale del partito guidato da Matteo Salvini: gas, nucleare e sburocratizzazione degli impianti rinnovabili. La ricetta della Lega si basa su un mix di fonti energetiche, sia per risolvere l’emergenza in atto che per raggiungere gli obiettivi climatici europei (-55 per cento di emissioni al 2030). Allo stesso tempo, però, si mette nero su bianco la richiesta di rinegoziare i target del Green deal, come la messa al bando del motore a scoppio nel 2035 e l’inclusione dell’edilizia e del trasporto su strada nel sistema per lo scambio di quote di emissione. Il gas, nel programma del Carroccio, è considerato fondamentale per attuare la transizione ecologica. Oltre a prevedere la diminuzione del costo in bolletta; si chiede anche di diversificare le fonti di approvvigionamento, di aumentare la produzione nazionale, di raddoppiare il Tap e costruire altri due gasdotti, uno collegato con la Spagna e l’altro con Israele e Cipro. Sul capitolo rinnovabili viene subito specificato come quest’ultime, da sole, non siano sufficienti. Fotovoltaico ed eolico “hanno dei limiti”, si legge. Viene comunque proposta la semplificazione delle procedure per la costruzioni di impianti green, la promozione delle comunità energetiche e il sostegno al geotermico. Per quanto riguarda il nucleare, la Lega prevede la costruzione di un’intera filiera basata sull’atomo, con la costruzione di nuove centrali e il potenziamento degli investimenti sul nucleare di nuova generazione. 

Difesa dei confini, autonomia, nucleare e flat tax. Il Carroccio conferma il mix tra spirito sovranista e tradizione federalista.

Immigrazione  

Alla base del programma leghista c’è il ripristino dei decreti sicurezza (voluti dallo stesso Salvini durante il governo Conte I), compreso il divieto di ingresso per le Ong che operano nel Mediterraneo. Non solo: per contenere gli sbarchi viene proposta “la conferma e il rafforzamento” del memorandum d’intesa tra Italia e Libia e il pattugliamento delle acque territoriali libiche e tunisine. Nel programma c’è anche la costruzione di centri di identificazione e hotspot direttamente nei Paesi del Nord Africa. L’obiettivo sarebbe quello di creare un sistema esterno in grado di analizzare lo status del migrante in maniera preventiva, accogliendo – si legge – “chi scappa dalle guerre” e “rimpatriando i migranti economici”. Va sottolineato che il programma non prevede la redistribuzione tra i Paesi Ue dei migranti sbarcati sulle coste europee, né tantomeno la riforma del trattato di Dublino riguardante il diritto d’asilo a livello comunitario. Nel capitolo dedicato all’immigrazione viene inserito anche la questione della cittadinanza. Su questo punto viene confermata la contrarietà allo Ius soli e il mantenimento dell’attuale normativa basata sullo Ius sanguinis. 

Lavoro 

La proposta principale è quella di abbassare il costo del lavoro – soprattutto per l’assunzione di giovani – e di potenziare gli incentivi per l’occupazione femminile. Viene inoltre proposto di estendere fino ai 35 anni l’età anagrafica per il contratto di apprendistato. Sulle buste paga, anche la Lega prevede una forma di salario minimo agganciata alle retribuzioni previste dai contratti nazionali più diffusi. Obiettivo del Carroccio è anche quello di rivedere il reddito di cittadinanza. Nel programma, senza specificare troppo, se ne parla come uno strumento che ha alterato il mercato del lavoro e che ha rappresentato una forma di concorrenza sleale a scapito dei giovani. Tra le proposte, quella di assegnare l’erogazione del Rdc ai Comuni e di trasformarlo in un “ammortizzatore sociale finalizzato all’occupazione”. Nel capitolo pensioni, la Lega rilancia la proposta di “Quota 41” (dove 41 sta per gli anni di contributi versati). Per le donne si aggiunge un anno di contributi figurativi per ogni figlio. Ai giovani, invece, viene promessa una pensione minima di mille euro. 

Fisco 

Fulcro del programma è l’introduzione della flat tax, ovvero di una aliquota fissa al 15 per cento. L’obiettivo è quello di eliminare la tassazione progressiva basata sulle attuali aliquote Irpef. Per farlo la Lega intende intraprendere un percorso a tappe, allargando gradualmente la platea dei beneficiari e, in primis, estendendo fino a 100 mila euro (dai 65 attuali) il tetto di fatturato per le partite Iva entro cui è possibile usufruire della flat tax. L’obiettivo finale è l’allargamento a tutte le persone fisiche e giuridiche, senza limiti reddituali. Altro cavallo di battaglia è la cosiddetta “Pace fiscale”, considerata però un condono dagli oppositori. La misura prevede “interventi di rottamazione delle cartelle, da estendere anche alle imprese, e di definizione agevolata delle controversie fiscali pendenti”. Altra proposta è quella del “saldo e stralcio” per le famiglie e le imprese in difficoltà. Nel programma, infine, viene menzionato un generico richiamo all’abbattimento dell’Iva sui beni di prima necessità. 

Difesa dei confini, autonomia, nucleare e flat tax. Il Carroccio conferma il mix tra spirito sovranista e tradizione federalista

Difesa dei confini, autonomia, nucleare e flat tax. La Lega si presenterà alle elezioni del 25 settembre con un programma in linea con lo spirito sovranista del partito, seppur con alcuni elementi che richiamano alla tradizione federalista del vecchio Carroccio. I punti proposti dalla Lega affiancano l’accordo di coalizione presentato insieme alle altre forze del centrodestra: Fratelli d’Italia, Forza Italia e Noi con L’Italia. Ecco i punti salienti del programma elettorale del partito guidato da Matteo Salvini


Energia e clima 

Gas, nucleare e sburocratizzazione degli impianti rinnovabili. La ricetta della Lega si basa su un mix di fonti energetiche, sia per risolvere l’emergenza in atto che per raggiungere gli obiettivi climatici europei (-55 per cento di emissioni al 2030). Allo stesso tempo, però, si mette nero su bianco la richiesta di rinegoziare i target del Green deal, come la messa al bando del motore a scoppio nel 2035 e l’inclusione dell’edilizia e del trasporto su strada nel sistema per lo scambio di quote di emissione. Il gas, nel programma del Carroccio, è considerato fondamentale per attuare la transizione ecologica. Oltre a prevedere la diminuzione del costo in bolletta, si chiede anche di diversificare le fonti di approvvigionamento, di aumentare la produzione nazionale, di raddoppiare il Tap e costruire altri due gasdotti, uno collegato con la Spagna e l’altro con Israele e Cipro. Sul capitolo rinnovabili viene subito specificato come quest’ultime, da sole, non siano sufficienti. Fotovoltaico ed eolico “hanno dei limiti”, si legge. Viene comunque proposta la semplificazione delle procedure per la costruzioni di impianti green, la promozione delle comunità energetiche e il sostegno al geotermico. Per quanto riguarda il nucleare, la Lega prevede la costruzione di un’intera filiera basata sull’atomo, con la costruzione di nuove centrali e il potenziamento degli investimenti sul nucleare di nuova generazione. 

Immigrazione  

Alla base del programma leghista c’è il ripristino dei decreti sicurezza (voluti dallo stesso Salvini durante il governo Conte I), compreso il divieto di ingresso per le Ong che operano nel Mediterraneo. Non solo: per contenere gli sbarchi viene proposta “la conferma e il rafforzamento” del memorandum d’intesa tra Italia e Libia e il pattugliamento delle acque territoriali libiche e tunisine. Nel programma c’è anche la costruzione di centri di identificazione e hotspot direttamente nei Paesi del Nord Africa. L’obiettivo sarebbe quello di creare un sistema esterno in grado di analizzare lo status del migrante in maniera preventiva, accogliendo – si legge – “chi scappa dalla guerre” e “rimpatriando i migranti economici”. Va sottolineato che il programma non prevede la redistribuzione tra i Paesi Ue dei migranti sbarcati sulle coste europee, né tantomeno la riforma del trattato di Dublino riguardante il diritto d’asilo a livello comunitario. Nel capitolo dedicato all’immigrazione viene inserito anche la questione della cittadinanza. Su questo punto viene confermata la contrarietà allo Ius soli e il mantenimento dell’attuale normativa basata sullo Ius sanguinis. 

Lavoro 

La proposta principale è quella di abbassare il costo del lavoro – soprattutto per l’assunzione di giovani – e di potenziare gli incentivi per l’occupazione femminile. Viene inoltre proposto di estendere fino ai 35 anni l’età anagrafica per il contratto di apprendistato. Sulle buste paga, anche la Lega prevede una forma di salario minimo agganciata alle retribuzioni previste dai contratti nazionali più diffusi. Obiettivo del Carroccio è anche quello di rivedere il reddito di cittadinanza. Nel programma, senza specificare troppo, se ne parla come uno strumento che ha alterato il mercato del lavoro e che ha rappresentato una forma di concorrenza sleale a scapito dei giovani. Tra le proposte, quella di assegnare l’erogazione del Rdc ai Comuni e di trasformarlo in un “ammortizzatore sociale finalizzato all’occupazione”. Nel capitolo pensioni, la Lega rilancia la proposta di “Quota 41” (dove 41 sta per gli anni di contributi versati). Per le donne si aggiunge un anno di contributi figurativi per ogni figlio. Ai giovani, invece, viene promessa una pensione minima di mille euro. 

Fisco 

Fulcro del programma è l’introduzione della flat tax, ovvero di una aliquota fissa al 15 per cento. L’obiettivo è quello di eliminare la tassazione progressiva basata sulle attuali aliquote Irpef. Per farlo la Lega intende intraprendere un percorso a tappe, allargando gradualmente la platea dei beneficiari e, in primis, estendendo fino a 100 mila euro (dai 65 attuali) il tetto di fatturato per le partite Iva entro cui è possibile usufruire della flat tax. L’obiettivo finale è l’allagamento a tutte le persone fisiche e giuridiche, senza limiti reddituali. Altro cavallo di battaglia è la cosiddetta “Pace fiscale”, considerata però un condono dagli oppositori. La misura prevede “interventi di rottamazione delle cartelle, da estendere anche alle imprese, e di definizione agevolata delle controversie fiscali pendenti”. Altra proposta è quella del “saldo e stralcio” per le famiglie e le imprese in difficoltà. Nel programma, infine, viene menzionato un generico richiamo all’abbattimento dell’Iva sui beni di prima necessità. 

Politica estera 

All’interno del capitolo dedicato agli esteri si parla della necessità di “ripristinare un ordine internazionale di stampo liberale, senza intromissioni esterne e volto alla stabilità”. Nato e Unione europea vengono considerati i principali alleati dell’Italia, mentre sul conflitto tra Russia e Ucraina la posizione della Lega è quella di promuovere una conferenza di pace “che ridefinisca interessi e regole di pacifica convivenza”, si legge. Per quanto riguarda l’Unione europea, viene ribadito la necessità di “difendere meglio gli interessi nazionali”. Non a caso viene proposto il mantenimento del meccanismo dell’unanimità nelle votazioni del Consiglio, organo legislativo dell’Ue. Un principio, quest’ultimo, spesso accusato di bloccare il processo di integrazione europea in quanto consente – per quanto riguarda alcune materie – ad un singolo Paese di bloccare un intero processo di riforma. 

Riforme 

Sul capitolo delle riforme, viene proposto di riprendere il percorso sul regionalismo iniziato con la richiesta di maggiore autonomia da parte di Veneto e Lombardia. Non solo: nel programma la Lega propone di valutare l’allargamento delle trattative ad altre Regioni che intendano intraprendere il medesimo percorso. Nella fattispecie si parla di “aprire un negoziato con il governo per ottenere maggiori margini di autonomia in 23 materie”. Altro punto del programma del Carroccio è l’introduzione del presidenzialismo, elemento comune alle altre forze della coalizione. Si parla dell’introduzione del modello semipresidenziale francese, con l’elezione diretta del Capo dello Stato e un rafforzamento dei poteri di controllo del parlamento.




Di Maio programma elettorale

Il programma elettorale di Impegno Civico, la creatura del capo politico Luigi Di Maio che in queste elezioni politiche 2022 farà parte della coalizione di centrosinistra insieme a Partito Democratico, Più Europa e il tandem Verdi-Sinistra Italiana, e’ appostato nel giornale Money.

Come noto in piena estate Luigi Di Maio, in aperto contrasto con la leadership di Giuseppe Conte, ha detto addio al Movimento 5 Stelle portandosi dietro un buon numero di parlamentari pentastellati.

In vista delle elezioni politiche del 25 settembre, Luigi Di Maio ha stretto un patto con Bruno Tabacci del Centro Democratico dando vita alla lista Impegno Civico che avrà come obiettivo il superamento della soglia di sbarramento del 3%.

Dall’ambiente fino alla sanità e all’economia, vediamo allora quali sono le principali proposte contenute nel programma elettorale di Impegno Civico che potrà essere consultato, nella sua versione completa in pdf, tramite il box in calce all’articolo interno al quotidiano Money.

C’è molta curiosità per l’esordio elettorale di Impegno Civico, la lista guidata da Luigi Di Maio che, non senza polemiche, vedi la rottura tra Pd e Carlo Calenda, in queste elezioni, che farà parte della coalizione di centrosinistra.

Queste sono le principali proposte contenute nel programma elettorale di Impegno Civico per le elezioni politiche 2022.

Ambiente: Obiettivo neutralità climatica al 2050.

Sviluppare in pieno la Missione 2 del PNRR che prevede un finanziamento di 59,5 miliardi di euro fino al 2026 per il sistema produttivo, di cui poco meno di 23,8 miliardi per la transizione energetica e la mobilità sostenibile.

Legge Nazionale sul Clima e istituzione della figura del garante nazionale dei diritti e del benessere animale.

Salute: Sviluppare i servizi sanitari di prossimità e di prevenzione.

Investire risorse sulla ricerca.

Lavoro: Favorire le assunzioni a tempo indeterminato.

Fare in modo che il posto di lavoro sia un luogo sicuro per tutte le lavoratrici e i lavoratori del nostro Paese firmando nuovi accordi con le imprese e incentivando la cultura della sicurezza. C’è bisogno di un grande patto tra tutti gli attori (Lavoratori, Datori di lavoro, Stato, Regioni, Parti Sociali e Associazioni).

Scuola: Sostegno per gli studenti universitari fuori sede.

Implementare nuovi strumenti per favorire il riscatto della laurea.

Economia: Taglio al cuneo fiscale per le imprese e trovare strumenti che garantiscano loro una maggiore liquidità.

Fare ordine e razionalizzare i bonus per le imprese per eliminare quelli che non tirano o hanno un tiraggio limitato e utilizzare queste risorse per abbassare le tasse a partire dall’IRAP.

Decreti flussi per rispondere efficacemente alle esigenze del mondo produttivo nazionale che richiede manodopera specializzata nelle aziende e nel settore agroalimentare.

Energia: Proseguire la politica di accordi internazionali di diversificazione delle fonti realizzata dal Governo Draghi e ottenere il tetto al prezzo del gas russo.

Accelerare lo sviluppo delle fonti rinnovabili, aumentare il teleriscaldamento e favorire la creazione di Comunità Energetiche.




Meloni programma elettorale

Il programma elettorale di Fratelli d’Italia per le elezioni politiche 2022, con il partito di Giorgia Meloni che si e’ vista trascrivere sulla rivista Money, riflette il personaggio che si appresta ad essere il grande protagonista del voto di domenica 25 settembre.

Come noto alle elezioni politiche Fratelli d’Italia sarà una delle quattro colonne del centrodestra, con le altre tre liste della coalizione che saranno quelle di Lega, Forza Italia e Noi Moderati.

Dopo che è stato siglato l’accordo politico, il centrodestra ha realizzato un programma elettorale di coalizione sottoscritto da tutti i e quattro i leader. Ogni partito poi ha realizzato un proprio documento programmatico.

Dalla sicurezza alle tasse fino alla politica estera, ecco quali sono le principali proposte presenti nel programma di Giorgia Meloni che, nella sua versione completa ed in pdf, potrà essere visionato sul sito della sua formazione politica e quello del giornale Money.

In queste elezioni Giorgia Meloni non ha voluto lasciare nulla al caso, realizzando anche un proprio programma elettorale parallelo a quello scritto a otto mani con gli altri leader del centrodestra.

Queste sono le principali proposte per il Paese presenti nel programma elettorale di Fratelli d’Italia per le elezioni politiche 2022.

Famiglia: Progressiva introduzione del quoziente familiare. Aumento degli importi per l’assegno unico e universale: fino a 300 euro al mese per il primo anno di ogni figlio, fino a 260 euro dal secondo anno di vita fino ai 18 anni e mantenimento dell’attuale assegno fino a 21 anni.

Riduzione dell’aliquota Iva sui prodotti per la prima infanzia quali pannolini, biberon, latte artificiale e altri.

Pnrr e fondi europei: Mirato aggiornamento del Pnrr alla luce della crisi scaturita dal conflitto in Ucraina e dall’aumento dei prezzi delle materie prime, rimodulando le risorse interamente italiane del “Fondo complementare” e, per le risorse europee, proponendo alla Commissione di operare modifiche specifiche nei limiti di quanto stabilito dall’art. 21 del Regolamento europeo sul Next Generation Eu.

Riorganizzare e potenziare le strutture di monitoraggio delle risorse europee per rafforzare la verifica costante del loro utilizzo, aggiungendo strumenti per coadiuvare Stato, Regioni ed enti locali nella redazione e nell’attuazione dei progetti.

Fisco meno tasse paghi”. Ampliare le possibilità di utilizzo dei voucher lavoro, soprattutto in ambito agricolo, turistico e del lavoro domestico, rafforzando tutti i meccanismi di contrasto a distorsioni e abusi.

Nessun obbligo per le piccole attività di accettare pagamenti elettronici. Razionalizzare il sistema degli incentivi alle imprese che oggi consta di oltre 1.400 interventi agevolativi nazionali e regionali.

Agevolare l’accesso al credito delle piccole e medie imprese potenziando il Fondo di garanzia per le Pmi.

Incentivare la rilocalizzazione delle attività produttive in Italia e disincentivare le delocalizzazioni; contrastare con determinazione la concorrenza sleale e le pratiche elusive del trasferimento delle sedi aziendali nei paradisi fiscali europei.

Lavoro: Ridurre le tasse sul lavoro attraverso il taglio strutturale del cuneo fiscale e contributivo, a vantaggio di lavoratori e imprese.

Progressiva introduzione di un meccanismo fiscale premiale per le aziende ad alta intensità di lavoro, secondo il principio “più assumi meno tasse paghi”.

Ampliare le possibilità di utilizzo dei voucher lavoro, soprattutto in ambito agricolo, turistico e del lavoro domestico, rafforzando tutti i meccanismi di contrasto a distorsioni e abusi.

Nessun obbligo per le piccole attività di accettare pagamenti elettronici.

Giovani: Adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita.

Rinnovo della misura “Opzione donna”.

Ricalcolo, oltre un’elevata soglia, delle “pensioni d’oro” che non corrispondono a contributi effettivamente versati.

Aggiornamento dei programmi scolastici, tutela delle materie classiche e potenziamento dell’insegnamento delle materie scientifiche in tutti gli istituti, a partire dalla matematica.

Istituzione del liceo del Made in Italy.

Progressivo allineamento degli stipendi del corpo docente alla media europea. Aggiornamento dei programmi scolastici, tutela delle materie classiche e potenziamento dell’insegnamento delle materie scientifiche in tutti gli istituti, a partire dalla matematica.

Progressivo allineamento degli stipendi del corpo docente alla media europea. Istituire una indennità di disoccupazione per gli autonomi che segua le stesse regole dell’indennità prevista per il lavoro dipendente.

Abolire il Reddito di cittadinanza per introdurre un nuovo strumento che tuteli i soggetti privi di reddito, effettivamente fragili e impossibilitati a lavorare o difficilmente occupabili: disabili, over 60, nuclei familiari con minori a carico. Per chi è in grado di lavorare, percorsi di formazione e potenziamento delle politiche attive del lavoro.

Tutelare la vita umana fin dal suo inizio.

Contrasto a ogni discriminazione basata sulle scelte sessuali e sentimentali delle persone, mantenimento della legge sulle unioni civili, ribadendo al contempo il divieto di adozioni omogenitoriali e la lotta a ogni forma di maternità surrogata, nell’interesse supremo del minore. Nessun obbligo di vaccinazione contro il Covid-19, ma informazione, promozione e raccomandazione alla vaccinazione, in particolare per fasce d’età a rischio e situazioni di fragilità.

Nessuna reintroduzione del green pass e possibilità di screening negli ambienti a rischio, a tutela dei soggetti fragili.

Istituzione di una commissione d’inchiesta sulla gestione medica ed economica della pandemia da Covid-19 nonché sulle reazioni avverse da vaccino.

Diritti civili: Tutelare la vita umana fin dal suo inizio.

Ambiente: Inasprimento delle pene, anche pecuniarie, per i piromani.

Promuovere in Europa la politica dei “dazi di civiltà” nei confronti dei prodotti provenienti da Stati extra Ue che non rispettano i nostri standard di tutela dell’ambiente.

Chiusura del ciclo dei rifiuti e introduzione del principio per cui “più differenzi meno
paghi”.

Energia: Contrasto alle speculazioni finanziarie sui costi delle materie prime e istituzione di un tetto europeo al prezzo del gas per contenere l’importo delle bollette energetiche. Svincolare il prezzo dell’energia elettrica dal prezzo del gas attraverso una modifica normativa del funzionamento della Borsa unica nazionale dell’energia e del Prezzo unico nazionale.

Sostegno a famiglie e imprese contro il caro bollette, con meccanismi di credito d’imposta e interventi diretti mirati, anche utilizzando le risorse derivanti da tassazione degli extra profitti delle società energetiche.

Investire nella ricerca sul nucleare di ultima generazione.

Sicurezza: Difesa dei confini nazionali ed europei come previsto dal Trattato di Schengen e richiesto dall’Ue, con controllo delle frontiere e blocco degli sbarchi per fermare, in accordo con le autorità del Nord Africa, la tratta degli esseri umani; creazione di hot-spot nei territori extra-europei, gestiti dall’Ue, per valutare le richieste d’asilo e distribuzione equa solo degli aventi diritto nei 27 Paesi membri (c.d. blocco navale).

Contrasto alle attività delle Ong che favoriscono l’immigrazione clandestina.

Potenziamento “Operazione strade sicure” e reintroduzione del poliziotto di quartiere.

Giustizia: Riforma della giustizia e dell’ordinamento giudiziario: separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante, con concorsi distinti e impossibilità di passaggio di funzioni. Riforma del Csm con sorteggio dei membri per sconfiggere la lottizzazione correntizia che ha fortemente minato l’indipendenza e l’autorevolezza della magistratura. Stop alle porte girevoli tra magistratura e politica: il magistrato che entra in politica non è più garanzia di imparzialità e terzietà, è dunque necessario un rafforzamento della riforma Cartabia su questo aspetto.

Eliminazione dei Tribunali per i minorenni e istituzione di sezioni specializzate presso ogni tribunale, anche per evitare casi come quello del “sistema Bibbiano”.

Riforme: Riforma presidenziale dello Stato, al fine di assicurare la stabilità governativa e un rapporto diretto tra cittadini e chi guida il governo.

Attuazione virtuosa di federalismo fiscale e autonomie, con completa definizione dei livelli essenziali delle prestazioni e corretto funzionamento del fondo di perequazione, per assicurare coesione e unità nazionale.

Politica estera: Pieno rispetto delle nostre alleanze internazionali, anche adeguando gli stanziamenti per la Difesa ai parametri concordati in sede di Alleanza Atlantica. Al fianco dei nostri alleati internazionali nel sostegno all’Ucraina di fronte all’aggressione della Federazione Russa.

Promuovere politiche di Difesa comune dell’Unione europea e la costituzione di una “colonna europea” della Nato, pilastri indispensabili per la sicurezza e l’indipendenza del Continente.




Calenda programma elettorale

Orizzonti politici da cui e’ ricavato in gran parte questo articolo, focalizza la visione dei due, Renzi e Calenda, che servirà a dare una casa politica a chi si sente vicino al centro e sostiene i valori della liberal democrazia.

La campagna elettorale è inaugurata per Azione e +Europa con l’apertura di un Patto Repubblicano a tutti i partiti il 25 luglio: un documento su 14 punti  e un’alleanza basata su contenuti comuni che si proponeva di portare avanti l’agenda Draghi. Con le parole di Emma Bonino era un ‘’documento riflettuto e ben strutturato che voleva aprire una riflessione a eventuali colleghi di diverse provenienze’’, e secondo Calenda, ‘’un appello rivolto ai partiti e ai cittadini per fermare il declino italiano’’. Il Patto prevedeva sostanzialmente il proseguimento al governo della linea draghiana, con forte impegno per l’implementazione del Pnrr. In seguito alla presentazione del Patto la pregressa alleanza Azione/+ Europa, secondo Youtrend, agenzia di rilevazione, raggiungeva il 4,9% dei consensi mentre Italia Viva si attestava al 2,7%. A inizio agosto principia l’apertura del Patto ad altri partiti e cosi’ il tentativo di trasformarlo in un ‘’campo largo’’, includendo quindi il Partito Democratico e altri partiti minori di sinistra. 

Il dietrofront di Calenda, dopo pochi giorni dalla firma del Patto, è stato causato dall’aggiunta alla lista di  partiti di sinistra più radicali, quali Europa Verde e Sinistra Italiana, nonché una possibile intesa con Impegno Civico di Luigi di Maio. Calenda infatti si era mostrato riluttante a possibili alleanze con i partiti che non hanno consacrato la fiducia a Draghi, con riferimento esplicito ai due esponenti di sinistra Bonelli e Fratoianni e agli ex M5s. La strategia perseguita da Enrico Letta di un Pd federatore delle forze riformatrici, democratiche e liberali è fallita dopo che Letta ha chiuso le porte a Italia Viva e ha aperto alla Sinistra Italiana di Fratoianni. Con la rottura del Patto i sondaggi non promettevano bene: Italia viva di Renzi era al 2,2% mentre Azione di Calenda al 2%. 

Intanto Italia Viva correva da sola per le elezioni, essendo l’Alleanza Repubblicana chiusa al suo leader, in primis per riluttanza della Bonino. Si apriva così la possibilità di un Terzo Polo, un esperimento centrista che si rivolge ai più moderati del centrodestra e ai disillusi della sinistra. Politicamente, i due leader sono molto simili: su Italia e Europa hanno la stessa visione, infatti siedono entrambi in Renew Europe di Emmanuel Macron. L’alleanza tuttavia oltre che la condivisione di determinati valori liberal progressisti, cerca il pragmatismo. Italia Viva correndo da sola avrebbe rischiato di non superare il 3% (soglia di sbarramento stabilita dalla vigente legge elettorale per partecipare alla ripartizione dei seggi), mentre Azione sarebbe stata costretta a raccogliere le firme necessarie per la candidatura in ogni circoscrizione sul territorio nazionale (750 firme elettorali per ogni collegio plurinominale) non essendo né un partito né un gruppo politico già costituito in una delle due camere. 

Accomunati dalla rottura con il PD, a inizio agosto si arriva alla firma del patto: lista unica e seggi spartiti 50-50. Il simbolo della lista presenta i due loghi, il nome di Calenda e il partito Europeo di riferimento, Renew Europe. I due frontman corrono per i proporzionali. Renzi si candida complessivamente in quattro circoscrizioni plurinominali per il Senato: in Lombardia, Toscana e Campania. Carlo Calenda, invece, si candida nel collegio uninominale di Roma Centro (Municipio I), dove sfiderà direttamente Emma Bonino, e in quattro collegi plurinominali proporzionali, da capolista e sempre al Senato: Lazio, Veneto, Emilia-Romagna e Sicilia. La nuova lista ha attirato inoltre i delusi di Forza Italia, tra cui nomi di spicco quali Mariastella Gelmini e Mara Carfagna, funzionali inoltre per attrarre i voti dei moderati del centrodestra di chi non ha appoggiato il tradimento di Draghi da parte di Silvio Berlusconi. 

Gli ultimi sondaggi, con ultimo giorno possibile per la diffusione dei sondaggi, attestano il Terzo Polo al 5.5% secondo le statistiche di You Trend, al 6,8 % per Demos e al 6,7% dalle rilevazioni di Ipsos. Tuttavia visto l’ampio bacino degli indecisi e astenuti (40% circa) vi è ampia possibilità che la lista superi il 10%. 

Il programma congiunto dei due partiti, inizia con una premessa in cui sono evidenziati i fini dell’alleanza: riportare l’Italia a livelli di competitività economica tramite riforme che possano rilanciare la crescita per cui sarà necessario l’attuazione ‘senza se e senza ma’ del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, adottare riforme strutturali per una crescita sicura, risanare il connubio tra meritocrazia e pari opportunità. Il programma segue quindi una forte linea riformista che propone riforme radicali in ogni settore: dal funzionamento delle istituzioni repubblicane al settore formativo, dal funzionamento dei mercati alla pubblica amministrazione, dal fisco alla giustizia. Emerge inoltre nella premessa una vocazione europeista: il Pnrr non solo come opportunità per l’Italia ma anche un’occasione di far avanzare l’integrazione europea.

Il primo punto del programma è dunque la produttività e la crescita e il tema più ridondante è il lavoro. Si evidenzia la necessità di ripotenziare il Piano 4.0, piano per lo sviluppo delle industrie realizzato durante il governo Renzi in collaborazione con l’allora viceministro allo sviluppo economico Calenda. La proposta è di concentrare le risorse su strumenti fiscali semplici ed automatici a supporto degli investimenti di cittadini ed imprese tramite: zero tasse per i giovani che avviano un’attività imprenditoriale, stimolare l’innovazione tecnologica e gli investimenti (industria 4.0), aiutare le imprese a trovare forza lavoro qualificata e completare le riforme sulla concorrenza (approvata dal governo Draghi). 

Il secondo tema più discusso è la formazione. Tra le proposte per riformare la scuola si prevede l’obbligo scolastico fino ai 18 anni, potenziamento dell’educazione civica, creazione di una carriera docenti, implementazione degli istituti professionali e tecnici, nonché perseguire la libertà di scelta educativa aiutando le famiglie a superare gli ostacoli economici. Per gli studenti universitari si propone invece l’implementazione degli aiuti economici per i fuori sede, promuovendo università accessibili e inclusive; un punto interessante è aumentare inoltre l’attrattività internazionale degli istituti italiani. Viene proposto anche un programma di reclutamento per la composizione del personale docente e la creazione di una rete organica per la ricerca, l’innovazione e il trasferimento tecnologico.




Pd programma

“Lavoriamo da sempre per promuovere diritti e dignità della grande comunità italiana all’estero. Continueremo a farlo, soprattutto perché sempre più persone decidono di emigrare. Rappresentanza, diritti, servizi, opportunità. Ogni persona ha il diritto di perseguire il proprio progetto di vita ovunque decida di vivere nel mondo, per questo ci impegneremo per Migliorare i servizi, garantire cittadinanza e diritti: servizi accessibili e di qualità, sostegno alle fragilità, equità fiscale, piena cittadinanza.Favorire rappresentanza e legalità: potenziare Comites e CGIE, rivedere la legge elettorale per l’estero.Valorizzare competenze, esperienze, reti, per promuovere il futuro: ricerca e innovazione italiana all’estero, internazionalizzazione delle imprese e delle professioni, per rilanciare il Paese e le sue aree interne. Promuovere l’Italia come cultura globale: investimenti per scuola, lingua, editoria all’estero, a sostegno del turismo e degli scambi culturali”. Questa la premessa redatta dal partito Democratico in merito al proprio programma elettorale.

Cittadinanza significa pieno accesso ai diritti. Tutelarla, ampliarla, garantirla significa fornire servizi, protezione per le persone più fragili, semplificare e aggiornare procedure e regole. Essere cittadine e cittadini italiani nel mondo vuole dire poter contare sul sistema istituzionale e le sue procedure. Per questo lavoreremo per: servizi consolari di qualità e accessibili a tutti, anche per i non iscritti AIRE, con digitalizzazione e assunzioni di personale;una revisione della normativa AIRE, introducendo flessibilità per i temporaneamente all’estero, con assistenza sanitaria in Italia fino a 60 giorni annui non continuativi;il sostegno alle fragilità: assistenza sociale e sanitaria per connazionali in situazioni precarie, tutela di minori, famiglie, donne vittime di violenza.

La semplificazione della gestione delle pensioni erogate all’estero e la piena attuazione della convenzione con i patronati; una maggiore equità fiscale, con abolizione dell’IMU sulle prime case in Italia, tassa sui rifiuti, esenzione dal canone RAI;il riacquisto della cittadinanza italiana per quanti l’hanno persa, e accordi bilaterali di doppia cittadinanza in tutti i Paesi UE; la piena cittadinanza europea e portabilità dei diritti civili e sociali.

La rappresentanza conta. Conta per chi vive nel territorio nazionale e conta per chi ha deciso di partire. La rappresentanza la si decide votando e questo diritto deve essere garantito a chiunque con legalità e sicurezza. Ma la rappresentanza sui territori deve poter lavorare fattivamente e positivamente per la comunità e perciò ci attiveremo per: riformare la legge elettorale per l’estero con la messa in sicurezza del voto per garantire trasparenza e legalità;riorganizzare digitalmente le procedure elettorali e permettere così anche la raccolta di firme per referendum e proposte di legge popolare;potenziare il ruolo e la personalità giuridica dei Com.It.Es, attivamente partecipi alle decisioni e allo sviluppo strategico dei piani-Paese; rivedere le procedure di voto con l’abolizione dell’inversione dell’opzione; trovare più sinergia tra gli organismi di rappresentanza in Europa, per una vera Agenzia della mobilità dei cittadini e delle cittadine europee”.

L’italiano è il veicolo della nostra presenza culturale, economica e politica nel mondo. Collante delle nostre comunità, risorsa preziosa sulla quale investire con forza perché non è solo lingua, è simbolo dell’italianità, sono le nostre fondamenta, il pilastro della nostra cultura. Ci sarà quindi bisogno di lavorare per:più investimenti per la lingua e la cultura italiana nel mondo con la tutela delle scuole italiane all’estero, il sostegno agli Istituti Italiani di Cultura e una maggiore sussidiarietà nelle strategie di insegnamento della lingua,
sostenere la stampa, la radio e le TV italiane all’estero, strumenti fondamentali di informazione per le comunità; promuovere progetti di “turismo delle radici”, anche attraverso la mobilità sostenibile, coinvolgendo così l’energia italiana nel mondo; inserire la storia dell’emigrazione italiana nei curricula scolastici con il finanziamento dei progetti di scambio di studenti fra l’Italia ed i principali Paesi di residenza all’estero.

Una vera mobilità è quella che permette a tutte e tutti di costruire il proprio progetto di vita all’estero, acquisire nuove competenze e talenti e poi, tornare. Lavorare per attrarre sempre di più il valore aggiunto delle esperienze vissute “fuori” è prioritario per il Paese, cruciale, sarà un percorso di lungo periodo, ma bisogna partire. Qui le nostre proposte: rivedere e potenziare gli incentivi per il rientro dell’Italia che lavora all’estero in modo equo includendo le categorie meno qualificate, nonchè defiscalizzare l’imprenditoria giovanile, femminile e le start-up innovative;sostenere sinergie tra enti istituzionali e Camere di Commercio, per facilitare l’ingresso di aziende italiane nei mercati esteri, e accompagnare i cittadini italiani all’estero, in particolare di seconda o terza generazione, interessati a lavorare e investire nel nostro Paese, con focus su high-tech;creare strumenti innovativi di finanziamento pubblico, sul modello degli “impact bond”, convogliando investimenti dalle comunità all’estero, in particolare verso aree interne e Mezzogiorno; valorizzare la rete professionale e ad alto valore aggiunto della comunità italiana all’estero con strumenti come “Talenti per il Sud”, per apportare competenze e capacità a servizio della PA; promuovere incentivi per realizzare scambi e tirocini retribuiti presso aziende, organizzazioni e amministrazioni italiane e straniere.




Ultime politiche antisud

LA DE GIROLAMO OFFENDE VERGOGNOSAMENTE LE DONNE DI SCAMPIA. BOICOTTIAMO TRASMISSIONI E SPONSOR. GIÙ LE MANI DA SCAMPIA. E’ forte l’esortazione ai numerosissimi simpatizzanti del gruppo Facebook collegato Pino Aprile ed inneggiante gli interessi del meridione d’Italia.

Vergognose sono state definite dai redattori inerenti Il Movimento Equita’ territoriale, le recenti dichiarazioni dell’ex parlamentare e attuale opinionista-giornalista tv Nunzia De Girolamo a proposito di utero in affitto (“Piazza Pulita”, La7, 15/9/22): “Vengo da una regione dove già mi immagino Scampia, in cui le donne smettono di spacciare la droga e cominciano a spacciare l’utero”.

Vergognoso che la De Girolamo sia di Benevento e dovrebbe conoscere, senza preconcetti e pregiudizi di fatto “razzisti” quella Scampia che avrebbe pure rappresentato politicamente.
Vergognoso perché dà per scontato che le donne di Scampia spaccino droga e siano disposte anche a vendersi l’utero, tuttavia va rimarcato che tale pratica accomuna da alcuni anni, una dovizia di donne provenienti da regioni indigenti annesse paesi europei, sudamericani, asiatici e baltici.

“La De Girolamo, evidentemente troppo impegnata tra balletti e apparizioni in tv, non sa quello che dice e offende migliaia di donne che a Scampia vivono e lavorano con una immensa dignità per assicurare un futuro dignitoso ai loro figli: valori ignorati e calpestati dalla De Girolamo dalla quale non accettiamo scuse e rettifiche (“amo Scampia, non volevo dire quello” ecc. ecc.)”, infierisce lo storico e professore meridionalista Gennaro de Crescenzo.

“Invitiamo i nostri lettori a cambiare canale quando appare la De Girolamo e magari anche ad evitare di acquistare i prodotti degli sponsor delle sue trasmissioni…

P.S. Vivo e lavoro a Scampia e le madri dei miei alunni o le mie ex alunne non sono quelle di cui parla la signora De Girolamo: giù le mani da Scampia e dalle sue donne”, incalza Gennaro De Crescenzo).

COME IL GOVERNO HA DIROTTATO IL MEGA-STABILIMENTO INTEL DA CATANIA AL NORD ITALIA

Per convincere la INTEL, lo Stato pagherà ben il 40% del totale dell’investimento… I terroni devono anche PAGARE per vedere i loro figli emigrare! sudallopposizione La rivolta del Sud non può cominciare dando il voto agli stessi partiti di destra e di sinistra che hanno creato la questione meridionale. Fai sentire il vero urlo di rivolta del Sud. Vai a votare e scrivi sulla scheda elettorale NO AD (No Autonomia Differenziata) o dillo al presidente e fai verbalizzare senza toccare la scheda. L’autonomia differenziata è la più grande rapina ai danni del Sud dal Sacco di Roma in poi. Infierisce orgoglioso Pino Aprile, autore di terroni e presidente del partito “24 agosto”.

NO A.D. (NO Abolizione della Democrazia)
NO A.D. (NO Autonomia Differenziata)
di Arcangelo Addeo e’ lapidario e continua:
“Abbiamo vissuto in una democrazia (1946) anche se “sorvegliata”, ma con le elezioni del 25 settembre la democrazia viene “abolita“.
Nel 1946 fu chiamata la DC (Democrazia Cristiana) a “sorvegliare” gli italiani che rimanessero, nell’Europa divisa in due blocchi post Yalta, sotto l’ombrello USA.
Qualsiasi diversa scelta non era ammessa. Si spegnevano sul nascere scandali ed inchieste giudiziarie che avrebbero potuto tentare gli elettori a mandare la DC all’opposizione; anche i mafiosi, storici amici degli USA, beneficiavano di sorveglianza democratica (tutte le condanne venivano cancellate in Cassazione ad opera del giudice ammazzasentenze).
Così fino al 1989 (caduta del muro di Berlino) ci è stato consentito di vivere democraticamente pur entro certi limiti che mai potevano essere superati pena le stragi (strategia della tensione). Dal 1946 al 1989 ci sono stati progressi, conquiste sociali (per tenere buono il PCI e il loro sponsor sovietico) e tante infrastrutture logistiche (strade, aeroporti, basi militari) specialmente nel Nord lasciando il Sud in condizioni di arretratezza.
Dopo la caduta del muro l’Italia è stata “trascurata” dagli USA permettendo così alla magistratura di perseguire una classe politica corrotta (ad opera di Di Pietro & C.) e la mafia (ad opera di Falcone e Borsellino). Persone giuste nel momento giusto (ad altri prima non era stato concesso!).
Col tempo la democrazia non più “sorvegliata” è passata nelle mani dei populisti (Berlusconi, Bossi/Salvini, Renzi e succedanei, Grillo, Meloni, etc.) che hanno avuto mano libera nello stravolgere leggi costituzionali. Il nostro Paese sembra una classe dove manca il professore: tutti a fare baldoria! (scandali, evasione, corruzione, debito pubblico, riforme elettorali a proprio uso). Ogni tanto ci mandano il supplente (Monti, Draghi) ma serve solo a prendere bacchettate.
II prossimo 25 settembre saremo chiamati a votare, senza nessuna possibilità di scelta, per i soliti e stantii politici imposti dall’alto e per partiti che si sono arroccati in Parlamento senza permettere ad altri di presentarsi avendo furbescamente stabilito che le firme di presentazione di liste si raccogliessero dal 12 al 22 agosto con uffici comunali chiusi.
Siamo passati da una democrazia “sorvegliata” ad una democrazia “abolita”.
Le elezioni, incassati i vitalizi, sono state anticipate per un piano diabolico di tutti gli attuali partiti che, per non perdere voti, ci chiamano al voto prima degli impegni antipopolari in autunno (delega fiscale, riforma del catasto, legge sulla concorrenza, balneari, tassisti, etc.) richiesti dall’Europa (erogazione fondi PNRR). Con l’attuale legge elettorale i soliti partiti potranno riconfermarsi e poi far passare, oltre alle riforme indigeste, il Presidenzialismo e l’Autonomia Differenziata (secessione delle regioni del Nord arricchite a spese del Sud).
Di democrazia, come rappresentazione della volontà popolare, non è rimasto niente. Noi del Sud siamo chiamati a votare, senza scegliere, il peggio o il meno peggio di candidati, provenienti dal Nord senza alcun legame e conoscenza del territorio, che alla fine faranno solo gli interessi del Nord come vogliono i capi partito ovvero l’Autonomia Differenziata merce di scambio del Presidenzialismo. Il Sud è l’agnello sacrificale di questo patto scellerato che distruggerà la Costituzione e l’unità dell’Italia.
Allora non diamo la patente di guida del paese a drogati del potere o ubriachi di onnipotenza; anche se saranno eletti da una sparuta minoranza di elettori alla prima crisi saranno rimandati a casa perché litigiosi e senza una visione di sviluppo del Paese.
Piuttosto che legittimare questi personaggi e le loro nefandezze con il mio voto preferisco denunciare segnando sulla scheda elettorale
NO AD ( NO ABOLIZIONE DELLA DEMOCRAZIA – NO AUTONOMIA DIFFERENZIAT)
con la speranza di non vedere morire il SUD e le sue future generazioni.
Tale auspicio con editoriale connesso parte dalla sede Equità Territoriale Napoli.

Le Regioni del Nord, come sapete, chiedono l’autonomia differenziata.
Significa che le competenze (e quindi anche le coperture finanziarie) passano in mano alle Regioni che le richiedono.

Il trucco dov’è? Il trucco sta nel fatto che le risorse per gestire istruzione, sanità, servizi sociali ecc. sono ripartite fra le Regioni sulla base della “SPESA STORICA”; un meccanismo assurdo, doppiamente ingiusto perchè dice: “Chi in passato ha ottenuto più fondi, continuerà a riceverne di più!”.
“Qualsiasi persona sana di mente, con un briciolo di buon senso, avrebbe definito una regola opposta a questa, cioè: chi in passato ha ricevuto di meno, in futuro riceverà di più”, ma questo alle Regioni che hanno sempre ricevuto più fondi per gestire i loro servizi non piace, ovviamente”. Si scaldano gli animi con queste affermazioni, dalle falangi politiche e giornalistiche da dal sud acquisiscono progressivo spazio.

Indovinate quali sono le Regioni che vengono avvantaggiate dalla regola (infame) della SPESA STORICA? Le Regioni che richiedono l’autonomia differenziata ovvio… quindi le Regioni del Nord!

Inoltre, quando i leghisti (e non solo) ululavano per denunciare i presunti sprechi delle Regioni del Sud, avevano pensato di essere così “gentili” da “concedere” un minimo di fondi ai poveri residenti delle zone compromesse, introducendo i LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni). Venne istituita una commissione bicamerale per il federalismo fiscale (si chiamava così, poi hanno cercato di addolcire (solo il nome) chiamandola autonomia differenziata), con il compito di definire questi “benedetti” LEP… ma quando iniziarono a fare i conti, si resero subito conto che per garantire quel minimo di servizi ai poveri meridionali, avrebbero dovuto versare alle Regioni del Sud molte più risorse di quelle che ricevono ancora oggi.
L’allora presidente della commissione, il leghista Giancarlo Giorgetti, infangò tutto, pronunciando l’ormai famosa e tristissima frase “applicando il meccanismo di perequazione del 100%, i dati sarebbero probabilmente scioccanti! Magari ce li fate avere in modo riservato; ne faremo un uso discreto!”
E così attendiamo la definizione dei LEP da più di 20 anni.

Con questa infame ripartizione delle risorse statali, al Sud vengono sottratti più di 60 Miliardi di euro OGNI ANNO (una cifra enorme), più di 840 Miliardi solo negli ultimi 17 anni. Poi vi chiedete come mai esiste una così massiccia emigrazione sanitaria verso le Regioni del Nord?

Per non parlare degli investimenti statali in infrastrutture: dagli anni ’80 in poi gli investimenti sono sempre stati maggiori al Nord; dal ’92 in poi la spesa al Nord è stata ENORMEMENTE SUPERIORE (dalle 3 alle 4 volte in più).

Con l’autonomia differenziata vogliono rendere “legale” questo continuo furto di risorse ai danni del Sud.

Molti cittadini del Sud sono completamente ignari di questo infame trattamento che viene loro riservato; complici TV e Giornali, molti attribuiscono tutte le colpe alle amministrazioni locali (che sicuramente hanno la loro parte di responsabilità, ma c’è anche da dire che moltissimi Comuni del Sud sono fortemente sottostaffati); eppure il vero “trucco” alla base di questa enorme differenza non lo spiega nessuno!

I seguaci leghisti (e non solo) plaudono alle cialtronate sparate sul palco da Zaia; eppure ci sono dei DATI REALI ED UFFICIALI (reperibili anche abbastanza facilmente) che smentiscono categoricamente queste accuse rivolte al Sud.
Ma forse, per molti padani (probabilmente anche un po’ ignoranti in materia), è più semplice e/o PIU’ COMODO credere alle fandonie basate sugli stereotipi contro il Sud!

FERMARE L’ILVA? DECIDERA’ LA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA

Sarà la Corte di Giustizia Europea a decidere nel merito della class action con cui si chiede la chiusura dell’ex Ilva di Taranto, ora Acciaierie d’Italia, a causa delle emissioni inquinanti. Lo ha deciso il 19 settembre la sezione specializzata in materia di impresa del Tribunale civile di Milano presieduta da Angelo Mambriani, esaminando l’istanza presentata da dieci cittadini di Taranto, con l’associazione “Genitori Tarantini”, e da un ragazzo di 8 anni colpito – affermano i promotori della class action – “da un rarissimo caso di mutazione genetica”. Il procedimento sulla class action è dunque per ora sospeso in attesa che si esprima la Corte Europea che ha sede in Lussemburgo. Le tre questioni rimesse alla Corte sono:ruolo della valutazione di danno sanitario nel procedimento di rilascio e riesame dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia);set delle sostanze nocive che devono essere considerate ai fini del rilascio e riesame dell’Aia;tempi di adeguamento delle attività industriali svolte alle prescrizioni dell’Autorizzazione integrata ambientale.

I giudici chiedono alla Corte del Lussemburgo se “in presenza di un’attività industriale recante pericoli gravi e rilevanti per l’integrità dell’ambiente e della salute”, uno Stato membro come l’Italia possa, nel quadro normativo europeo, “differire il termine concesso al gestore” per adeguarsi all’Autorizzazione integrata ambientale (Aia), con misure di tutela ambientale e sanitaria, per una “durata complessiva di undici anni”, dal 2012 al 2023.

La class action è stata lanciata dall’associazione “Genitori Tarantini” a settembre dello scorso anno. Una prima udienza al Tribunale di Milano (il capoluogo lombardo perché qui ha la sede legale l’ex Ilva) era stata fissata al 2 dicembre, poi aggiornata allo scorso 17 marzo. Quest’ultima si è regolarmente tenuta. «Siamo soddisfatti dell’esito dell’udienza di Milano – afferma Massimo Castellana di “Genitori Tarantini” – perché adesso sarà la Corte Europea di Giustizia ad occuparsi del caso ex Ilva e di quanto sia negativo il suo impatto sull’ambiente nonché sulla vita e la salute dei tarantini ma anche di quanti lavorano in quella fabbrica». «La controparte, assistita da un folto staff di avvocati, ha cercato di smontare le nostre tesi ma non c’è riuscita – rileva Castellana -. Nell’udienza di marzo abbiamo integrato la nostra class action con ulteriori elementi. Il primo é dato dalla modifica della nostra Costituzione.

Adfnews e’ un giornale quotidiano nazionale che non intende affatto incidere negativamente sull’Unita’ del Paese oppure denigrare il Nord Italia, bensi’ riporta cronaca e notizie sul Sud anche in base ad un accordo con Pino Aprile e le piattaforme giornalistiche ad esso retrostanti.

In qualita’ di direttore di Adfnews.it esigo chiarire l’intento editoriale a non voler fare politica con questo giornale oppure tifare per il disfacimento economico ed amministrativo del Nord. Preferisco tuttavia fornire approfondimento informativo ed una alta percentuale di pluralismo.




Comune di Napoli si coalizza contro Autonomia differenziata

Si è concluso   il Consiglio Comunale appena quattro giorni orsono. Alessandra Clemente e’ assertiva, alla luce della sua giovane eta’, nel rimarcare il diniego assoluto verso i provvedimenti statali relativi l’Autonomia differenziata.

Il suo art 37 che ha anticipato che proporra’, nel prossimo consiglio comunale, quello che si terrà, quasi sicuramente, a nuovo governo insediato a seguito delle elezioni, contiene un ODG che impegna il sindaco e la giunta di rimettere al prossimo governo la contrarietà del consiglio comunale di Napoli alla riforma dell’ autonomia differenziata così come nel progetto di legge presentato dalle regioni. Un progetto di legge che danneggia il SUD e quindi i diritti di ognuno dei suoi residenti, assessore e contemporaneamente delfino di de Magistris compresi. Clemente e’ una dei pochi superstiti del Comune di Napoli riconfermati dal voto popolare in seguito la vittoria di Manfredi.

In secondo luogo ha chiesto, la politica pasionaria orfana di madre per uno svarione della Camorra, che si lavori alla città dei bambini. Alla luce dell’inizio dell’anno scolastico, che fine ha fatto questo impegno? “A settembre ho potuto in prima persona verificare lo stato in cui versano quelle poche e così preziose aree gioco della città. Dall’Arenella a Ponticelli non ci sono differenze tra quartieri. Poiché abbiamo bisogno di cose concrete si parti’ da quelle dei Giardinetti di Via Ruppolo.

A seguito di questo intervento l’assessore Santagata ha informato che oggi ci  sarebbe stato un  intervento proprio nel parco Mascagna. Bene. Deve essere solo l’inizio. Non dimentichiamone nessuno!”, infiamma l’assessore di Napoli.

Al terzo punto del suo art 37, fatto senza la presenza del sindaco in aula, al quale ha chiesto di essere presente nel momento più importante di confronto con la città, come il Consiglio, ha denunciato, Clemente, il nulla di fatto circa la programmazione del Centro Giovanile Na.gio.ja. Parliamo di un luogo comunale a RioneTraiano. Da Aprile i pareri a firma dell’assessore Marciani sono SFAVOREVOLI al prosieguo delle attività con “gentile” invito a liberare gli spazi.

Motivazione di suddetta mossa, un bando a farsi nelle imminenze e l’impossibilità della proroga. Già ad aprile  Clemente spiego’ che un bando ha dei tempi e che nelle more del bando era inspiegabile sospendere attività così necessarie per un quartiere. Per famiglie autistiche, per i poveri, per i giovani. Del bando ad oggi ancora neanche l’ombra. Nel Centro giovanile le ombre, quelle si, invece, di uno spazio abbandonato e deserto. Oggi  un chiarimento in commissione, richiesto da Alessandra Clemente  ad agosto e probabilmente  il bando pubblicato. Un bando che sia inclusivo e che consenta a tutte le realtà piccole e grandi di collaborare e sentirsi a casa. Dei mesi passati risponde con amarezza la guida di questo assessorato che  la cittadinanza auspica si ravveda, avendo solo a cuore le associazioni, i beneficiari delle loro attività e quel luogo Na.gio.ja dove la gioia per 6 mesi si è congelata.

A seguire è stata approvata l’inversione dell’ordine del giorno dei lavori per consentire l’approvazione del bilancio di ABC. Una delibera condivisa da Clemente e definita necessaria, così come è necessario difendere la gestione pubblica delle reti dell’acqua e la centralità di Napoli, cosa invece in questo anno non accaduta, a discapito di scelte regionali contrarie agli interessi napoletani.

Dopo questo atto il Consiglio è “caduto” (così si dice in gergo). Ovvero le minoranze chiedono il numero legale e alla conta la maggioranza (ovvero il numero minimo di 21 consiglieri in aula su 40 – la metà poi uno) non era in aula. Nei due precedenti consigli, invece, c’era stato chi come Clemente, di minoranza, aveva garantito il numero legale, per senso di responsabilità.

Era calendarizzata a seguire la discussione della delibera per affidare a PRIVATI il servizio di riscossione delle tasse comunali.

In questa fase sta salendo in modo indefesso il malcontento della cittadinanza napoletana verso la gestione del neosindaco Manfredi, alle prese con cesure ai fondi, Pnrr in ritardo, esigenze di assunzioni massicce ed aumento sesquipedale di multe e sanzioni comminate in modo arbitrario, contro gli automobilisti.

Foto Velia Cammarano –