India: Associazione spose bambine ricalca Ghandi

Priyanka Bairwa è una giovane donna indiana che ha rifiutato un matrimonio combinato. È riuscita a imporsi sulle decisioni prese dalla famiglia e ha fondato un movimento per combattere il fenomeno delle spose bambine. Rajasthan Rising è nato per sostenere l’istruzione e l’empowerment femminile.

Nata a Sapotra, nella regione del Rajasthan, a nord-ovest dell’India, appartiene a una famiglia dalit, una delle più povere e con maggiori difficoltà a livello economico e sociale. Aveva 15 anni quando i suoi genitori hanno iniziato a organizzare il suo matrimonio, ma Priyanka Bairwa è una ragazza cocciuta e ambiziosa, vuole studiare, vuole decidere da sola per il proprio futuro e, dopo varie battaglie in casa, è riuscita a spuntarla. Suo padre e sua madre, che avevano scelto per lei un marito in un villaggio vicino, temendo che la figlia potesse fare qualcosa di insensato, hanno deciso di sostenere la sua scelta e di annullare quel matrimonio già organizzato.

In India, ancora oggi, soprattutto tra le caste inferiori, quando nasce una bambina la famiglia la considera una sfortuna e un gravoso impegno che significa dover accumulare il denaro per una dote migliore possibile per consentirle un buon matrimonio. Il tutto deciso in tenera età e in maniera coatta, senza tenere assolutamente conto del volere delle giovani ragazze alle quali, molto spesso, viene impedito di studiare per avvantaggiare i fratelli maschi. Nel Paese la discriminazione di genere è ancora molto forte: le donne si ritrovano spesso a vivere in un contesto in cui a decidere è sempre e soltanto l’uomo.

Priyanka Bairwa, giovanissima, è già un personaggio famoso. È stata una delle poche, pochissime ragazze che ha avuto il coraggio di ribellarsi a un matrimonio combinato, mettendo in discussione le tradizioni del luogo e imponendosi sulle scelte che la famiglia aveva fatto per lei. È riuscita anche a ottenere di poter continuare gli studi al college. Aveva diciassette anni nel 2020, quando ha deciso di rendere nota la sua storia per essere un esempio per tante altre.

Da quel suo rifiuto è nato un movimento femminile che lotta per il diritto all’istruzione gratuita, l’affrancamento dai matrimoni precoci, dal lavoro minorile e dalla segregazione di casta.

Le ragazze portano il Rajasthan Rising in strada, dipingono slogan sui muri, organizzano incontri sempre più numerosi, sono state anche incoraggiate dal primo ministro del Rajasthan, Ashok Gehlot, che ha inviato loro una nota di incoraggiamento.

“Ci siamo rese conto che quasi tutte le ragazze della nostra età stavano affrontando la nostra stessa sfida. Nessuno vuole educare le ragazze dopo i 14 anni. La pandemia ha peggiorato le cose. Le scuole sono chiuse, non molti qui hanno smartphone per l’istruzione online e le persone sono senza lavoro”. Cosi’ si sono espresse le fautrici di questa organizzazione mirabile, in un contesto in cui si parla poco dell’India, eccettuata la propria adesione ai Brics ed il sostegno discreto a Putin, nonche’ alle prescrizionj della Cina che fanno annaspare gli Stati Uniti. In India il paradigma di Ghandi e’ ben strutturato, e la falange di ragazze che aborrono le imposizioni coniugali e quelle statali, rappresenta una ulteriore “incarnazione” del pensiero del mahatma, che stavolta anima principalmente le donne.




In vendita isole private al ribasso

Le isole private a quanto pare, non sono piu’ una questione di plutocrati, in quanto ne figurano in vendita ai prezzi di un bilocale, recentemente. Molte di queste isole private si trovano, peraltro, vicinissime all’Italia. E questo significa che sarebbero perfette per essere le nostre nuove mete estive. Immaginate la comodità di avere un’isola tutta propria in mezzo al Mar Mediterraneo: si potrebbero organizzare feste, giornate dedicate alla pesca, ma anche piccoli concerti privati oppure semplicemente giorni o settimane intere di puro relax.

Bene, ma dove sono queste isole? E, soprattutto, quali sono quelle attualmente in vendita? La risposta è semplicissima, la proviamo in pochi minuti sfogliando le pagine di annunci sui siti internet dedicati precisamente a questo: alle isole private. Il più famoso è “Privateislandon-line”. L’isola “Beachfront Lot on Long Caye”, per esempio costa così poco che non ci si crede, solo 38 mila euro. Ed è in vendita proprio adesso. Di certo in un periodo di notevole stallo del mercato, del lavoro, del prodotto interno lordo, molteplici persone stanno cercando di adocchiare nuove opportunita’ e sopratutto luoghi ameni cui fuggire, in previsione di bail in, nuovi lockdown e prepensionamenti; tuttavia al costo appetibile di alcune isole private, non ci si puo’ esimere dal conteggiare i prezzi relativi l’impianto di strade, sistemi basilari di infrastrutture, assieme ai costi per l’edificazione e la manutenzione di immobili, campi, fognature e spese analoghe. Infine i prezzi esosi associati il raggiungimento di tali isole, per lo piu’ da mare a causa dell’assenza di aereoporti. Ed a tal proposito il costo giornaliero per una traversata marittima comprendente andata e ritorno, in termini di carburante e raggiungendo Ischia da Napoli con un motoscafo di tredici metri, si aggirano sui trecento euro. Di certo conviene costituire cordate imprenditoriali propedeutiche all’espansione del turismo, con l’acquisto di tali isole ed il finanziamento di infrastrutture minimali ma sufficienti alla fruizione di tali posti, nel rispetto dell’equilibrio ecologico dei medesimi.




Napoli: riapre il molo San Vincenzo

il Molo di San Vincenzo rappresenta la passeggiata gratuita sul mare di Napoli.

Il molo San Vincenzo apre alla città di Napoli. Il 6 agosto 2022 ci sarà la prima passeggiata sul mare di circa 4 km che porterà 50 visitatori a godere di una prospettiva inedita del golfo di Napoli.

Dai giardini del Molosiglio, lungo il perimetro della Base Navale, una passerella pedonale consentirà di raggiungere il Molo San Vincenzo con una passeggiata di oltre due km.

L’apertura al pubblico del molo San Vincenzo è stato annunciato dal sindaco Gaetano Manfredi dopo il protocollo d’intesa firmato il 28 luglio insieme al ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ai vertici della Marina Militare, all’agenzia del Demanio e all’autorità portuale del Tirreno Centrale.
“In un clima di piena collaborazione istituzionale restituiamo alla città un luogo strategico – ha spiegato il sindaco Gaetano Manfredi – con l’investimento di sei milioni il Comune punta a risistemare l’accesso al molo, l’eliporto e una prima parte dei lavori di risistemazione.
Poi l’obiettivo è quello di dare una nuova vita alle botteghe borboniche e di allestire un molo per l’attracco dei grandi Yacht, con la creazione di luoghi di intrattenimento per i cittadini”. Cio’ a poco tempo di distanza dal coronamento di Ischia quale isola piu’ bella del globo da parte di un giornale americano, nonche’ l’egemonia di Napoli, durante le festivita’ pasquali, sul fronte del turismo nel contesto nazionale. E con la inaugurazione dell’anello della metropolitana dirimpetti al porto medesimo, la creazione di museo archeologico sotterraneo ed endemico la metropololitana medesima, il porto di Napoli viene contrassegnato dall’onorevole Rivellini, come unica infrastruttura di Napoli, per cui va massimizzato e portato ai livelli di Amsterdam in quanto ad estensione.

Alle passeggiate panoramiche di Napoli, si aggiunge quella di Coroglio da pochi anni attivata, sulla piattaforma di collegamento, il pontile, tra la mastodontica ed in disuso Italsider del gruppo Ilva, e le navi della baia di Coroglio che esportavano il ferro prodotto partendo dal lato marittimo adiacente Pozzuoli cui erano assunti i genitori del duo artistico italiano Massimo Ranieri ed Alessandro Siani. Qui si erge la citta’ della Scienza oltre che la vicina Solfatara, in una prospettiva di potenziamento turistico ed infrastrutturale che deve tangere anche questa meno famosa ma altrettanto appetibile, frazione panoramica di Napoli. A maggior ragione alla luce dell’abolizione del divieto di balneazione della zona, durato mezzo secolo.




Assicurazione auto: brutte notizie per la Campania

Razzismo assicurativo si registra in aumento per la Campania, in cui la polizza auto rincara inesorabilmente in modo cronico: si punta al tetto dei mille euro.

Brutte notizie per gli automobilisti campani. Dopo i carburanti, anche il costo dell’Rc auto è tornato a salire ed è la provincia di Napoli in testa con il recod negativo degli aumenti.
Un picco in su per degli importi già in vetta alle classifiche nazionali.
Come evidenziato dall’Osservatorio di Facile . It a luglio 2022 per assicurare un veicolo a quattro ruote in Campania occorrevano, in media, 834,26 euro, vale a dire l’8,3% in più rispetto a inizio anno. Un rincaro che si accompagna a quello delle bollette.

La regione si conferma essere, ancora una volta, l’area di Italia dove sottoscrivere la polizza Rc auto costa di più; numeri alla mano, lo scorso mese per assicurare un veicolo a quattro ruote in Campania occorreva il 79,9% in più rispetto alla media italiana.

È il razzismo delle società assicurative che attraverso il pregiudizio mantengono in piedi un sistema che permette al nord di pagare meno grazie agli automobilisti meridionali. Anche se per dovere di cronaca va rimarcato quanto l’ex capitale duosiciliana detenga il record di elusione rca, frodi assicurative, ma anche un numero di sinistri reali ben al di sotto della media, con citta’ quali Verona che svettano in Italia per incidenti d’auto e binariamente prezzi delle assicurazioni auto estremamente calmierati.

Desta sgomento e sconforto la notizia relativa l’illiceita’ del bollo auto, che contiene una voce di spesa che l’automobilista, in Italia, gia’ versa per mezzo delle accise sui carburanti ed il pagamento del pedaggio autostradale.




Rimini: maxitruffa in albergo

Maxi truffa in un hotel di Rimini. Un’ottima sistemazione per il pernottamento a Rimini nei giorni vicini a Ferragosto. È questo lo scenario che credevano di aver trovato in molti per le vacanze, ma all’arrivo hanno trovato tutt’altro: alcuni una struttura sold-out, altri, che invece avevano pagato la pensione completa, si sono ritrovati la cucina chiusa. L’albergo in questione è un hotel a due stelle della frazione Marebello, che dalla mattina dell’ 8 agosto, è trafficata da clienti arrabbiati che lamentano di essere stati truffati. «Siamo venuti ora e non c’è nessuna stanza», dice una signora che aveva prenotato fino al 15 agosto con il marito e il nipote da Arezzo. Non riescono ad avere chiarimenti: i proprietari (torinesi) della struttura non si sono ancora fatti avanti e non sono raggiungibili. Presenti però ci sono i dipendenti dell’hotel, i quali riferiscono che la colpa non è la loro e che la situazione è così da settimane. Rimini e zone limitrofe sembrano stazionare in preda ad un boicottaggio che ha inficiato il mare con ritrovi di batteri fecali fuorisciti da perdite fognarie da cattiva manutenzione o rottura dolosa, e binariamente attraversa una condizione di ridimensionamento dal punto di vista del lusso circolante, con un turismo apparentemente depauperato anche sul fronte delle rutilanti discoteche come il fantomatico Pineta di Milano Marittima.

A Rimini, 10 agosto 2022 I turisti continuano ad arrivare, ignari di quello che li aspetta. Le denunce si sprecano e c’è chi si è rivolto alle associazioni consumatori per fare una class action. Perché i clienti truffati dai gestori dell’hotel Gobbi sono centinaia. Turisti che hanno pagato la caparra o l’intera somma richiesta per il soggiorno e al loro arrivo hanno scoperto che nell’hotel di Marebello non ci sono camere disponibili, ma intanto i loro soldi sono spariti.

La situazione nell’hotel di Marebello è disastrosa. Non viene data più neanche la colazione, perché tanti fornitori, non essendo stati pagati dai gestori, non fanno più consegne. “Ma tra i truffati ci siamo anche noi – dicono i proprietari, i fratelli Marinella e Francesco Baietta – Non ci hanno pagato una parte dell’affitto, e stanno rovinando la nostra immagine”. I Baietta ci tengono a sottolineare che “noi non c’entriamo nulla con quanto sta accadendo. Non appena abbiamo avuto i primi sentori della situazione al Gobbi, abbiamo messo di mezzo gli avvocati per ottenere la restituzione dell’hotel. Dopo un mese ancora non ci sono state riconsegnate le chiavi”.

I Baietta passano ogni giorno davanti all’hotel “per vedere la situazione. Sappiamo dei fornitori pagati, dei clienti truffati. Una situazione incredibile. Pensare che quando abbiamo dato in affitto l’hotel ai nuovi gestori, per quest’estate, sembrava tutto in regola”. In realtà, da quanto trapela, pare che le stesse persone che hanno preso il Gobbi in gestione quest’anno, lo scorso anno avessero fatto altrettanto in un albergo di Cattolica.

Situazione analoga ma meno grave a Napoli, con due fratelli ristoratori storici nella parte piu’ prestigiosa della citta’, hanno visto affitti negati da parte dei nuovi gestori, che di fatto gli hanno soffiato il locale, ad onta delle cause fatte, perdendo una parte cospicua di clientela a causa del calo della qualita’ gastronomica. Binariamente al malcontento dei dipendenti, le cui condizioni contrattuali sono peggiorate in modo considerevole.




Campania prima regione per malattie

Antonio Marcella denuncia una nuova, miserrima e spaventosa tendenza, della regione Campania, con dati veramente allarmanti.

Il report Osmed 2021 (fine luglio 2022) sul consumo di farmaci in Italia certifica che la Campania primeggia. Questo pur restando la Regione più giovane di Italia e, per questo motivo, la Scienza ci dice che il “consumo sanitario” specie di farmaci dovrebbe essere inferiore. Su questa base scientifica pertanto il Ssn eroga per la Campania la quota capitaria più bassa di Italia con circa 200 milioni di euro/anno in meno.

“Fa veramente impressione per un competente tecnico come me – titolare dell’incarico di Farmaco economia presso il prestigioso IRCCS Pascale sin dal luglio del 2001, e, per questo, diventato Presidente dei Medici dell’Ambiente di Napoli – dovere prendere atto di come, con estrema attenzione da parte di tutti i “tecnici” campani intervistati sull’argomento a cominciare dai sindacalisti medici, si eviti persino di pronunziare la locuzione “degrado e disastro ambientale” alla base del danno sanitario da deprivazione economica, che invece si cita in eccesso quale determinante patogenetica prioritaria del danno gravissimo alla salute pubblica che ormai tutti i circa tre milioni di cittadini campani che vivono nella cosiddetta Terra dei Fuochi campana sperimentano ogni giorno sulla propria pelle. Cio’ con roghi tossici immensi e quotidiani in questa quarta fase, mentre il nostro Presidente Vincenzo De Luca nega ancora che ne esista una prima.

Cosa nasce prima ed è più importante anche come base scientifica per chiedere adeguato ristoro sul fondo del Ssn? La deprivazione economica, con “colpa” quindi da addossare ai soli cittadini “poveri” che in quanto tali lavorano in eccesso anche in nero, o un degrado ambientale grave, pluridecennale e ingravescente, dovuto innanzitutto ad una politica becera e clientelare che non vuole affrontare i dovuti controlli preventivi sulle aziende manifatturiere – specie per evitare l’eccesso di lavoro nero.

L’eccesso di lavoro nero e conseguente “smaltimento a nero”, derivante dalla “deprivazione economica” da oltre trenta anni, ci ha reso ufficialmente i cittadini più giovani ma più malati di Italia. Ma attenzione, quasi esclusivamente nelle province di Napoli e Caserta. A conferma di ciò:
a) i dati inoppugnabili che certificano l’assenza di significative differenze in aspettativa di vita tra provincia di Napoli e resto d’Italia negli anni Settanta, pur da sempre registrando Napoli il dato più basso in termini di Pil pro capite;

b)Non consumiamo farmaci in eccesso soltanto perché più poveri (la povertà così come la vecchiaia non è sinonimo di malattia), ma perché la deprivazione economica è fedele spia metodologica, ma non unica e sottostimante, di un degrado sociale e civile con eccesso di lavoro nero e dominio incontrastato della camorra che determina il maggiore degrado ambientale (Terra dei Fuochi che non si deve neanche nominare), vera causa del danno alla salute pubblica da ormai oltre trent’anni.

Dispiace e addolora che persino i sindacati medici si allineino alle richieste della politica di non nominare non solo Terra dei Fuochi, ma anche “degrado ambientale” quale principale causa patogenetica del danno alla salute pubblica provocata dal malgoverno ultratrentennale della nostra martirizzata regione Campania, allineandosi alla “versione ufficiale” della sola “deprivazione economica” quale unica causa di tale disastro sociale e ambientale divenuto ormai soprattutto sanitario.
Nasce prima l’uovo o la gallina? In ogni caso la responsabilità del malgoverno ultra trentennale nella mia Regione sul piano della Prevenzione Primaria e del mancato controllo del territorio e delle attività industriali manifatturiere in nero risulta ampiamente una determinante patogenetica maggiore della sola e misera “deprivazione economica”, sottostimante e falsata come dato in Campania proprio dall’eccesso di lavoro nero.

Quindi non solo i problemi non li si nomina in modo da non affrontarli ma, mentre la gente continua a morire, le possibilità di salvare la propria vita si riducono drasticamente attraverso una ripartizione del fondo sanitario nazionale ingiusta e penalizzante che certifica un genocidio di massa che non fa rumore al sud”. Si sfoga Marcella.




Reggio Emilia e Reggio Calabria: difesa del reddito e programma meridionalista

Massimo Mastruzzo sul meridione, i giovani, il reddito di cittadinanza, e’ caustico con uno sfrontato editoriale riproposto sulle colonne digitali del duo di gruppi inerenti le cause meridionali e l’ottica del giornalista Pino Aprile che ne presta l’immagine.

“Chi parla a vanvera di Sud, giovani e Rdc, lo fa probabilmente senza aver avuto mai nessun contatto diretto con una realtà che lotta quotidianamente per non cedere al ricatto dell’emigrazione.
Io, calabrese costretto ad emigrare, ogni volta che torno nella mia terra, vedo ed ammiro giovani che lottano quotidianamente per un barlume di dignità. Ragazze che, ad esempio, si adoperano lavorando nei villaggi turistici, nei bar, per sentirsi italiane come le loro coetanee che si vanno a fare l’aperitivo sui Navigli. Guardo questi giovani e mi sento quasi a disagio pensando che io stipendiato posso permettermi di andare in ferie. Ricordo bene quando dopo aver finito le scuole superiori a Vibo Valentia nemmeno chiesi ai miei genitori di voler fare l’università. Intorno a me il nulla occupazionale. Emigrai senza voltarmi, maledicendo tutto quanto intorno me.
Oggi, dopo 25 anni, nulla è cambiato, e quel RdC che avrà pure qualche difetto, avrebbe magari fermato la mia emigrazione, ed allora chi oggi demonizza questo strumento di dignità e non ha saputo/voluto produrre nulla prima, probabilmente lo fa perché egoisticamente interessato a continuare a spremere, attraverso l’emigrazione per lavoro, per sanità, per studio, l’economia del Mezzogiorno.
Se non fosse così lo Stato avrebbe già dovuto stabilire quali sono i servizi essenziali a cui ha diritto un cittadino su tutto il territorio italiano, avrebbe già dovuto applicare integralmente i LEP.
Ma i livelli essenziali delle prestazioni non sono mai stati attuati. Il Motivo? I dati sulla loro mancata applicazione, a danno del Sud, furono scioccanti.
A fare questa scoperta, nella convinzione, alimentata dall’assurdo pregiudizio nazionale, che il sud ricevesse più del dovuto, fu il leghista Giancarlo Giorgetti, che dal 2013 al 2018 fu presidente della bicamerale per il federalismo fiscale. Giorgetti nel leggere i dati richiesti e ricevuti dal ministero dell’Economia sulla redistribuzione dei fondi, rendendosi conto dell’assurda incostituzionalità di quanto quelle cifre stessero dichiarando, si premurò di dire: visto che i dati al 100%, come previsto dalla legge, probabilmente potrebbero essere scioccanti, magari ce le fate aver in modo riservato o facciamo una seduta segreta come avviene in commissione antimafia”.
Questi dati in effetti sono così tanto scioccanti che se vai in due comuni italiani che hanno lo stesso nome e lo stesso numero di abitanti, come ad esempio Reggio Emilia e Reggio Calabria, dato appunto che i LEP non ci sono, e i fabbisogni continuano ad essere stabiliti principalmente sulla base della spesa storica: “tanto avevi speso tanto ti do” , sembra di trovarti in due nazioni diverse, addirittura in epoche diverse:
A Reggio Emilia, che offre più servizi, viene riconosciuto un fabbisogno standard di 139 milioni;
a Reggio Calabria, che di servizi ne ha molti meno, 104 milioni: 35 milioni di euro in meno, pur avendo quasi 10 mila abitanti in più.
Un neonato di Reggio Calabria ha diritto a 570 euro di spesa pubblica pro capite;
Un neonato di Reggio Emilia a 700.
Ed allora, chi parla a vanvera di Sud, giovani e Rdc, adducendo che il problema sia l’immigrazione e proponendo come soluzione blocchi navali, lo fa per mantenere quello status quo incostituzionale che prevede una nazione, l’Italia, letteralmente spaccata in due, e per evitare che quei giovani possano provare ad alzare la testa, gli vogliono mettono sulle spalle anche l’autonomia differenziata.
Blocco dell’autonomia differenziata, applicazione dei LEP e programmazione politica per fermare l’emorragia dell’emigrazione dal sud Italia, sono i punti principali del Movimento per l’Equità Territoriale”.




Fondi ai comuni: congrega di sindaci per l’ultima battaglia

Grande sostegno, si registra, al Manifesto della societa’ civile dei 644 sindaci provenienti dalle piccole realta’ urbana del sud. I Piccoli Comuni del Welcome, i Borghi Autentici d’Italia e i Sindaci del Recovery sud aderiscono al Manifesto promosso da NeXt-Nuova economia per tutti: “Con il nuovo governo saremo collaborativi ma inflessibili rispetto agli obiettivi che aspettiamo da troppo tempo per le nostre Comunità”. Affermano da partito 24 agosto.

Condividiamo e promuoviamo pienamente il messaggio lanciato dalla rete dei sindaci del sud. “Nell’attuale sistema politico-elettorale rischiano di prevalere solo gli interessi forti, gli stessi che stanno facendo passare in second’ordine la priorità del superamento del divario Nord-Sud, con ciò che comporta in termini di perdita di diritti da parte di oltre venti milioni di cittadini. Al contrario, oggi è diventato inspiegabilmente urgente inseguire il feticcio dell’autonomia differenziata, creando ulteriori pericolose divisioni nella nostra società. E questo va assolutamente contrastato”. Esprimono da questo consesso suffragato con l’apparato mediatico innestato sui social e facente capo il famigerato giornalista e scrittore meridionalista Pino Aprile.

“Una rete fortemente promossa da noi del Movimento 24A- Equità Territoriale sin dalla prima battaglia sostenuta insieme per il Recovery Sud ed oggi, in un contesto sociale ancora più tragico per il Meridione,
condividiamo pienamente la necessità di puntare l’attenzione su quanto promosso sia dal centro destra che dal centro sinistra: l’autonomia differenziata senza la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni, in assoluto contrasto ai seguenti articoli della Costituzione”, rincarano dall’unico partito meridionalista d’Italia strutturato su scala nazionale:

art. 3, comma 2 “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
art. 5 “La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i princıpi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento”.
art. 119, comma 3, “La legge dello Stato istituisce un fondo perequativo, senza vincoli di destinazione, per i territori con minore capacità fiscale per abitante”.
art. 119, comma 5, “Per promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale, per rimuovere gli squilibri economici e sociali, per favorire l’effettivo esercizio dei diritti della persona, o per provvedere a scopi diversi dal normale esercizio delle loro funzioni, lo Stato destina risorse aggiuntive ed effettua interventi speciali in favore di determinati Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni”.

Va anche riportato quanto da Napoli si registra un fronte esiguo ma affiatato, di cittadini che caldeggiamo per una completa centralizzazione delle decisioni locali, in modo da eludere la camorra, il clientelarismo, la burocrazia e le molteplici inefficienze.




Professionisti reticenti: rischio fallimento Pnrr

Si paventano rischi attuativi, relativi il Piano Nazionale di resistenza e resilienza. Se il PNRR fallisce, sarà colpa degli ingegneri che mancano! Ma davvero? Ma siamo proprio sicuri? Provocano dal comitato di difesa degli interessi meridionali facente capo a Pino Aprile, giornalista, autore del best-seller Terroni e presidente del “Movimento Equita’ territoriale”.

Il PNRR è l’attuazione in salsa italiana del Next Generation EU, il programma europeo di ripresa post-pandemia che prevede investimenti per più di 800 Miliardi.
Di questi 800 Miliardi l’Italia ne ha ricevuti ben un quarto del totale: 209 Miliardi… Sapete perchè? “grazie” alla situazione disastrosa in cui riversa il Sud.

Infatti uno degli obiettivi principali del NextGenerationEU è quello di RIDURRE LE DISUGUAGLIANZE. Ma come abbiamo più volte denunciato dall’osservatorio associato ai gruppi del principale e piu’ noto meridionalista d’Italia, il PNRR “puzza di bruciato” perchè queste disuguaglianze, con tutta probabilità, le amplierà anzichè ridurle.

“E non siamo solo noi a dirlo: anche economisti del calibro di Gianfranco Viesti hanno più volte evidenziato le storture presenti nei vari bandi emanati per applicare il PNRR, ma sembra che a nessuno importi di questo… Almeno fino a quando l’Europa non ci tirerà le orecchie per non essere riusciti a raggiungere gli obiettivi prefissati”.

Ricordate il concorso del “sensibile” Brunetta per l’assunzione dei 2800 tecnici mancanti nelle Amministrazioni del Sud? Un autentico FLOP!

“Dite che si è trattata di “semplice incapacità” del Ministro veneziano?”, rimarcano dalla fazione di Aprile forte di oltre un quarto di milioni di seguaci social. “Sarebbe comunque gravissimo, ma state tranquilli che, come accaduto in passato, nonostante la palese incapacità di questi politicanti, ci ritroveremo fra i piedi gli stessi soggetti, magari a gestire qualche altro ministero: scommettiamo?”, infieriscono dal sud.

Ma la domanda cruciale è questa: chi pagherà adesso questa clamorosa “incapacità” dell’ormai quasi ex-ministro Brunetta?, rincarano i meridionalisti.

La rete dei 500 Sindaci “Recovery Sud” ha più volte denunciato la forte carenza di personale tecnico in vista dei bandi del PNRR… I Sindaci dei Comuni del Nord si fregano le mani, loro hanno più personale e molta meno concorrenza all’inerno dei bandi, tanti bei soldini ad ufo, magari utilizzati per investimenti non strettamente necessari. Mentre i Comuni del Sud spronfondano inesorabilmente in una condizione sempre più disastrosa… Ma forse a qualcuno va bene così!

La “puzza di PNRR bruciato” si sente… e forte!
Ecco che iniziamo a leggere delle scusanti, il sistema comunicativo filogovernativo inizia a coprire i calmorosi errori del “Governo dei migliori” definiti come cialtroni da una dovizia di simpatizzanti del partito 24 agosto, espressamente promeridione.

Ormai il danno è fatto, purtroppo ed i bandi irroreranno il nord di nuove opportunita’, magari pleonastiche infrastrutture, con venture emigrazioni dal sud, e cesure alle assunzioni di manodopera specializzata piu’ giu’ di Roma. I professionisti aborriscono gli emolumenti pubblici per la strutturazione, presso il sud, di piani di massimizzazione dei fondi europei. Lo stato ed i comuni, inoltre, non offrono assunzioni garantite e soddisfacenti, nel meridione, per quei professionisti ad alto valore aggiunto teleologici alla concretizzazione repentina del Pnnr, di qualita’, nonche’ al recupero nel divario tra le due aree geografiche italiane, rispettivamente piu’ ricca e piu’ indigente d’Europa




Smantellamento leghista e suicidio Meloni

 Qualche mese fa uscì un’intervista, sulla Verità, di Guido Crosetto, uno degli esponenti apicali in Fratelli d’Italia, che auspicava l’unione stretta fra tutti partiti di destra, indeclinabile fra Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, come unica possibilità per vincere in modo assoluto e continuativo, le elezioni. Oggi che tuttavia questa unione pare concretizzata, è in atto una fronda multilaterale al partito di Crosetto, che agita lo spauracchio di una riproposizione del Fascismo, da parte di organi americani come il New York Times, magnati nostrani del calibro dell’ingegner de Benedetti, editore ed industriale sinistroide; infine la stampa nazionale che si vede destinataria di anatemi ed onte da parte dei social: infatti impazzano alcuni video della veterana Annunziata, giornalista nonché passato presidente rai, che sbandiera alla Meloni ipotetici ed anacronistici perigli totalitaristici legati la sua ascesa. Meloni, presidente dei conservatori europei e da sempre sedicente patriota, figura primo capo politico e primo partito italiano attualmente, sul piano dei proseliti. Il Comitato di Liberazione nazionale di Mattei ed affini, le imputano la presenza di un proprio personaggio inizialmente politico a capo del Copasir, a tutela della compagine politica sua e dell’assetto parlamentare attuale, che non ha indagato contro i reati dell’assalto alla Cgl né della pubblicazione sul Corriere della sera, di nominativi corredati di foto affibibiati, senza prove, a Putin sul piano della simpatia oltre che dell’appartenenza economica, politica e lavorativa. L’intervista sulla Verità risalente ad un paio di mesi fa, all’esponente di spicco di Fratelli d’Italia Guido Crosetto, verteva sull’asse del centrodestra, e la fusione tra Lega e Forza Italia come aprioristica a qualsiasi brama di vittoria politica nazionale. Oggi che questa operazione e’ andata definitivamente in porto e si è edificato l’ennesimo asse trasversale antimeloni che inficia gli autori, tra politici, giornalisti ed imprenditori, afferenti specialmente il Pd con Letta in caduta libera nei sondaggi, ed un livore crescente per De Benedetti.  Fratelli d’Italia con i propri motti patriottici rappresenta ad oggi la prima forza politica dal punto di vista dei consensi, con la fronda oriunda da parte di organi statunitensi od europei quali il New York Times ed il parlamento europeo, che paventano un consolidamento dello spauracchio del Fascismo.

L’unico reale problema che attanaglia Fratelli d’Italia nell’ambito dell’opinione pubblica, inerisce il connubio Conte dei 5 stelle ed il conglomerato partitico sedicente antisistema capeggiato da Toscano, Fusaro, Amodeo, Mori, Paragone di Italexit, Rizzo di un rifocillato Partito Comunista italiano, suffragati da media indipendenti come Byoblu e Visione tv, a sciorinare dati ed azioni occulte o carsiche che indirettamente compromettono Fratelli d’Italia.

La Verità medesima, giornale cartaceo neonato ed economicamente autosufficiente, tra proseliti e vendite in ascesa, si è imbattuta in critiche ormai reiterate da parte del fronte politico denominato “Italia sovrana e popolare”, in procinto di una indefessa raccolta firme per consentirgli di accedere ai seggi elettorali propedeutici di un ingresso in parlamento: al quotidiano di Bel Pietro si critica lo zelo, peculiarmente utilizzato dal Borgonovo, di non attaccare il connubio politico destrorso che oggi caldeggia per uno smantellamento del Green Pass in ogni suo dettaglio, e per  un risarcimento pubblico delle vittime di danni vaccinali, eludendo la responsabilità delle case farmaceutiche che hanno prodotto tali farmaci, ma soprattutto i politici della destra correi dell’attuazionie di leggi draconiane a favore delle iniezioni mrna. Così alla Verità si attribuisce un ruolo mistificatorio in quanto non ammette che la fazione politica da essa accompagnata, dovrebbe essere sottoposta a giudizio della magistratura e soprattutto non potrebbe mantenere le promesse sbandierate antigreen pass ed a favore delle imprese in quanto in palese conflitto di interessi, subordinazione alle ologarchie finanziarie transnazionali, agente votante di ogni legge esiziale per l’economia e la società principiata da Draghi.

L’ex premier Conte fa volente o nolente eco all’opera di fronda verso Meloni, enfatizzando il fatto che essa si sia totalmente schierata con la Nato in un’ottica di conflitto cronico con la Russia che inficierebbe in modo letale l’economia italiana, in seguito quella europea. L’avvocato del popolo e presidente del Movimento 5 stelle ormai apertamente ostile sia a Draghi che al suo ex seguace di Maio inoltre, esecra la Meloni soprattutto per il proprio intento, coadiuvata da Renzi e Calenda, di elidere quel reddito di cittadinanza di 500 euro mensili che ha scongiurato l’indigenza per sei milioni di persone ed i due milioni in più di oggi a causa dello stallo economico derivante dalla pandemia. Conte con di Battista rimarca quanto tale misura antipovertà sia strenuamente attaccata da parlamentari come Meloni che cinquecento euro, li intascano quotidianamente sottoforma di salario governativo. Di Battista dal suo giornale ed il corollario di pagina Facebook esorta il boicottaggio di Draghi in quanto fautore di interessi extraitaliani a detrimento di imprese e cittadini, e di Meloni in qualità di ipocrita oppositrice di comodo, che si è resa cofirmataria di ogni legge liberticida ed antindustriale dell’ultimo biennio, oltre che nei panni di membro parlamentare ultraventennale. Per quanto la segretaria/presidente di Fratelli d’Italia non rappresenti, oggettivamente, una minaccia di instaurazione fascista, membri del Comitmmagini, di intellettuali, politici  e giornalisti associati a Putin senza prove. Francesco Toscano indica Meloni come perdente nel prossimo agone elettorale, proprio per la sua scarsa statura politica ed intellettuale che le impedisce di svincolarsi dalla Nato e dalla finanza americana, per governare in maniera sicura e stabile.

Conte e Meloni vengono attualmente descritti dalle loro nuove nemesi politiche e giornalistiche, come palladi di falsa opposizione propedeutici al mantenimento dell’ordine attuale, estremamente liberticida ed economicida che invade l’Italia da un oltre un trentennio occultandosi dietro la patina di democrazia. Conte ha affermato di aver smantellato il governo a causa del diniego di Draghi nell’approvare il salario minimo, nel finanziarie la piccola e media impresa e nell’aver attuato una proficua per tutti e ad ufo, transizione ecologica.

Paragone di Italexit non è confluito nel nuovo organismo antisistema che ha congiunto Mattei, Toscano, Rizzo, Ingroia, dichiarandosi aperto ad ogni forma di alleanza con questi ultimi, ed anche auspicando una loro vittoria ed un congiunto ingresso al Parlamento.

La situazione politica italiana è assai caotica, con Sara Cunial che non ha voluto aderire, con il suo R2020, allo schieramento multiplo di Italia sovrana e popolare cui si richiede ma in effetti  manca, anche la presenza di Amodeo che fa parte di Italexit. Se Conte ha in mano i cocci dei 5 stelle con l’ambizione di ripristinare il 20% dei suoi consensi evaporato anche per mezzo del nuovo partito di di Maio, ribadisce lo sprezzo per l’intento di Draghi di non convertire in bonus fiscali intercambiabili, quelli relativi l’edilizia, che hanno giovato per circa 200 miliardi l’erario, con una dovizia di assunzioni.  E biasima Draghi per il proprio discorso che focalizzava crediti statali per cinqusanta miliardi a causa dell’evasione industriale. Conte ha rincarato alludendo i cinquanta miliardi di crediti industriali verso lo stato non ammortati né l’accettazione di Draghi al suo disegno di legge relativo il taglio dell’Iva sui prodotti alimentari e sui carburanti.

La battaglia politica si gioca con la consapevolezza complessiva che un venti per cento di elettori voteranno le compagini politiche tradizionali, un altro venti per cento coloro che incarnano un modello smaccatamente antisistemico, con un venti per cento prima afferente ai 5 Stelle, Lega e Pd oggi definiti felloni, soprattutto Pd, e pertanto i 5 stelle hanno rotto irreversibilmente il sodalizio col Pd; ma che oggi non sanno chi votare. Anche Salvini con la Lega, assai ridimensionato nell’apprezzamento popolare, è associato alla Meloni in quanto finto oppositore teleologico al mantenimento dello stato permanente delle cose. Toscano con un  numero crescente di iscritti al proprio giornale Youtube, lo ha definito pavido e pertanto incapace di difendere gli interessi strategici dell’Italia dinanzi le masnade di potere forestiero. Meloni invece è accostata al temuto ma prestigioso Aspen Institute di cui fa ormai parte, dai detrattori più accreditati come proseliti, per cui ciò rappresenta lo scoglio principale per l’innesto di Fratelli d’Italia, all’apice del parlamento.

Aspen Institute per Meloni, che è l’omologa americana di Davos espressione del vero potere, e Commissione Trilaterale di Rockfeller per di Maio cui si esprime il suo accesso, figurano le nuove insegne veritiere che fregiano e frenano, questi due nuovi attori politici partiti da posizioni sovraniste ed oggi plasmati su visioni fortemente filoatlantiste ed europeiste. Sulla base dei dati che esternano un venti per cento di non votanti, il prossimo presidente del consiglio dell’Italia sarà espressione della maggioranza di voti, all’interno del 20% di indecisi.