Ponti del sud: questione pericolosa

Mauro Sasso del Verme sintetizza la questione dei ponti nel mondo correlandola con la situazione scoptica e controproducente del sud Italia.
“In tutto il mondo si costruiscono ponti per collegare gli uomini e le merci, per favorire lo sviluppo economico, culturale e ambientale. Per queste ragioni i ponti diventano per gli stati e le comunità l’obiettivo primario per superare le barriere naturali. Tuttavia c’è un paese, l’Italia, in cui questo discorso non vale. In Italia collegare la Sicilia al continente non è un obiettivo come del resto non è un obiettivo collegare le regioni del sud, anzi spesso l’obiettivo è proprio quello di mantenere il meridione “isolato” affinchè possa rimanere quello che è nei fatti: una colonia cuscinetto dell’economia centro nordica. Non si può spiegare altrimenti lo scandalo e la vergogna di una città come Matera, capitale Europea della Cultura 2019, che, ancora oggi nel 2022, non ha una stazione ferroviaria, costringendo 62.000 abitanti ad usufruire di trasporti fermi all’età preindustriale. E pensare che proprio al sud Italia è nata la prima ferrovia, ma questa è un’altra storia quando il sud era padrone dei suoi destini. Stesso discorso vale per la rete stradale, anche qui l’Italia ha il primato della disparità tra il nord e il sud. Ma quella del ponte di Messina è sicuramente l’emblema di come in Italia non si abbia una precisa volontà di sviluppo del paese nella sua interezza, ma si guarda solo ad una parte del paese e precisamente al centro nord dove si sperperano montagne di soldi per opere inutili, dannose e sbagliate come la BreBeMi in Lombardia, il Mose di Venezia o la diga del porto di Genova.
Eppure se c’è un posto nel mondo che ha più bisogno di strade, ma soprattutto di un ponte questo è il sud Italia. Il ponte sullo stretto di Messina rappresenterebbe una rivoluzione culturale, economica, sociale e politica molto probabilmente capace di risolvere la questione meridionale e dare slancio all’intera economia Europea unendo il corridoio Scandinavo – Mediterraneo. I fondi ci sono ed avremmo potuto utilizzare anche quelli del PNRR, ma niente, questo ponte non s’ha da fare. Lo stato non vuole il ponte e sembra che voglia in tutti i modi ostacolare il progresso infrastrutturale del meridione a discapito dell’intero paese e per tutelare misere rendite di posizione e l’egoismo dei poteri provinciali del settentrione. Intanto in Europa la Croazia inaugura il ponte di Pelješac finanziato all’80% con fondi Europei, quindi anche i nostri. Insomma i Siciliani non hanno il ponte, ma in compenso hanno pagato il ponte ai croati”.
Il Direttivo Nazionale M24A Equità Territoriale e’ ferreo nella richiesta di edificazione del ponte sullo Stretto che renderebbe l’Italia sede del principale porto mondiale, dando slancio all’economia siciliana, in gran parte avvinghiata alla mafia, che parzialmente la protegge, la impiega, la controlla.

Per onor di verita’ va affermato quanto il famigerato e malgestito Mose di Venezia non sia inutile in quanto il problema alta marea non e’ falso e destinato ad aumentare, ad onta e nocumento per Venezia. Ne’ le nuove tratte autostradali milanesi, alla stregua del treno iperveloce Hyperloop ed il porto di Genova, siano inutili. Per la verita’ ogni infrastruttura rappresenta un volano piccolo o grande, per l’economia locale ergo in parte, nazionale, tuttavia lasciare Matera senza una ferrovia veloce, binariamente alla Calabria e la Sicilia in quello stato, rappresenta un boicottaggio pubblico all’economia meridionale, per cui un masochismo economico nazionale davvero esiziale. Tanto piu’ che porti come Gioia Tauro o Napoli non sono valorizzati ed espansi a dovere, limitando l’accesso facilitato all’Italia intera, oltre che al sud, da parte di Africa, Asia Minore e paesi arabi, che rappresentano il prossimo bacino commerciale per le industrie. Senza omettere la stagnazione del Molise, orbato di aziende e popolazione, e Basilicata, scevra di infrastrutture, l’Italia dovrebbe rilanciare un piano di spesa pubblica a deficit di almeno mezzo secolo, senza vincoli esterni, per elidere il sottosviluppo del sud, che non eguagliera’ mai il nord, tuttavia a livello aggregato con quest’ultimo, puo’ riportare il Pil italico a doppia cifra.




Georgetti dirotta finanziamenti solo al Nord

LE PRIORITÀ DEL MISE E DI GIORGETTI: INVESTIMENTI E IMPRESE RIGOROSAMENTE SOLO AL NORD

Le priorita’ del sottosegretario Georgetti appaiono solo in relazione al nord, come investimenti ed imprese. Secondo una ricognizione del Mise, nei primi 7 mesi del 2022 l’ammontare degli investimenti esteri supportati da agevolazioni ministeriali è stato pari a 12 miliardi, agevolazioni che non hanno fatto altro di concentrare investimenti e impresa li’ dove già ci sono.
“Nessun annuncio al momento per Intel”…
Giorgetti, nella propaganda di questo articolo certamente non può lasciarsi a commenti su una situazione emblematica di valutazione delle priorità del MISE: bisogna che le imprese estere investano solo al nord! I nostri giovani continuano a lasciare la loro terra per diventare forza lavoro di una parte di paese e l’indotto che ne deriva continua a sviluppare una sola parte del paese lasciando indietro il Mezzogiorno, una tragica situazione, principale causa di una recessione economica decennale italiana. La locomotiva killer che nessun partito si azzarda a mettere in discussione.. In aggiunta nuovi investimenti esteri e nessun indirizzo politico per localizzarli al sud. Dalle piattaforme dei meridionalisti inneggianti il giornalista e presidente del partito 24 agosto, Pino Aprile, e’ un ginepraio di polemiche ed invettive a questa andatura governativa. Non si esimono dal rimarcare che Conte, oggi afferente i 5 stelle, sarebbe stato liquidato con manovre di palazzo eterodirette, a causa dell’ostinazione ad investire risorse italiane ed europee al sud, e nell’apertura intercommerciale verso la Cina, che avrebbe mobilitato il fronte atlantico capeggiato dagli Usa ed impersonato dal duo Georgetti-Draghi, a disarcionarlo dalla presidenza del Consiglio.

Sul versante Intel, intenzionata ad investire presso Catania con una sede produttiva oggi apparentemente sviata a Torino, si deduce quanto la costituzione della Silycon Valley siciliana in essere costituisca un interesse strategico per il meridione e l’Italia, ben adocchiato dalla multinazionale statunitense. Tra le piattaforme di maggior successo per la costruzione dei siti internet c’è Flazio, azienda nata a Catania nel 2012, che dopo essersi imposta in Italia e in Europa ha deciso di puntare sul mercato americano. I numeri dell’azienda siciliana sono notevoli: un milione di siti e 5.000 nuovi e-commerce. Tra i partner italiani che propongono al mercato la tecnologia sviluppata da Flazio nomi importanti come Telecom e Tiscali. 

In Calabria invece, si registra un incendio doloso all’azienda di caffe’ Guglielmo cui gli utenti simpatizzanti le piattaforme social ed il partito meridionalisti sotto l’egida e l’immagine di Pino Aprile, hanno replicato mirabilmente con acquisti massivi di tale caffe’ effettuati dal negozio internet della societa’, che ha ringraziato galvanizzata ed entusiasta.




Magistrato Pd torna alla carica

Emiliano e’ un magistrato, politico di lungo corso della Lucania, esponente di alto calibro del Pd nonche’ antagonista coriaceo di Renzi e sopratutto della sua impostazione politica. Attuale presidente della regione Puglia ed ex sindaco di Bari si trova carsicamente emarginato dal pd, alla stregua del suo omologo salernitani de Luca, il quale figura attualmente alla presidenza della Campania, in seguito a reiterate e lusinghiere cariche come sindaco di Salerno: «La questione meridionale che ancora ci affligge è un pensiero fisso. Non c’è una sede istituzionale o un dibattito pubblico nei quali io non parli della disparità Nord-Sud che subiamo ancora oggi in maniera macroscopica perché lo Stato nazionale fa due pesi e due misure, non ho paura di dirlo. Noi abbiamo decine di migliaia di medici, infermieri e operatori sanitari in meno rispetto al Nord a parità di popolazione e da Roma non ci autorizzano a colmare questo divario. Lo Stato ci trasferisce meno risorse basandosi sulla spesa storica, come sempre accaduto, e non sui livelli essenziali delle prestazioni. Stesso discorso per infrastrutture e trasporti. Se a Milano o Torino ci fosse una situazione come quella di Taranto, con il diritto alla salute sospeso da anni per legge, cosa succederebbe?»

Emiliano è “durissimo” contro il Governo: non ha paura di dire che “lo Stato nazionale fa due pesi e due misure”.
Sicuramente informare su una verità per tanto tempo taciuta è un primo passo ma non basta.

Servono azioni concrete come una ferma opposizione contro l’autonomia differenziata, di certo non dichiarazioni in cui la si considera “una sfida da definire”.

Sarebbe inoltre servito un fronte comune con Vincenzo De Luca nella battaglia per la ripartizione del fondo sanità per una suddivisione più equa a vantaggio dei meridionali. Cosa che Emiliano ed altri governatori del sud non hanno fatto, lasciando De Luca solo contro i presidenti delle regioni del Nord.

Le dichiarazioni non bastano, e’ necessaria la concretezza delle azioni da parte dei politici che rappresentano i meridionali, asseriscono i seguaci di Pino Aprile conformati al partito meridionalista, unico di fatto per l’Italia in grado di incidere:”Movimento 24 agosto, Equita’ Territoriale”. De Luca per contro versa in una palese difficolta’ politica, allorche’ si sia riscontrato fallimentare il piano politico anticovid da egli caldeggiato; per aver sfidato il Pd nazionale sulla questione dei Lep, per aver destabilizzato la politica napoletana nell’ambito delle istituzioni cittadine e regionale, a favore di propri concittadini o simpatizzanti. De Luca, sebbene gestionalmente apprezzato e nazionalmente stimato, staziona in una fase di limitazione politica progressiva che inficia i suoi propositi di unione meridionale di politici ed alte cariche, nell’equa distribuzione dei fondi europei e nazionali.




Trump: prosegue causa a Clinton e la burocrazia

Promemoria della causa in corso di Trump contro Hillary e altri. Sulla piattaforma di CourtListener ci sono nuovi avvenimenti, in questo caso, quasi ogni giorno. Finora gli imputati hanno cercato di guadagnare tempo con mozioni di proroga. I convenuti hanno presentato istanza di archiviazione il 14 luglio 2022. Le risposte sono attese entro il 28 luglio 2022. Il tribunale ha inviato un mandato di comparizione anche a Peter Strzok. Queste informazioni sono dibattute molto all’interno del giornale Databaseitalia.

Presentazione della causa:
24 marzo 2022
Data dell’ultimo deposito conosciuto:
15 luglio 2022
Motivo:
18:1962 Legge sulla criminalità organizzata (RICO).
Natura del reclamo:
470 Criminalità organizzata/Organizzazione corrotta.
Richiesta della giuria:
Il querelante
Natura della giurisdizione:
Questione federale
Il querelante:
Donald J. Trump
Imputati:
ABC Corporations, Adam Schiff, Andrew McCabe, Bruce Ohr, Charles Halliday, Dolan Jr, Christopher Steele, Debbie Wasserman Schultz, Comitato nazionale democratico,
DNC Services Corporation, Fusion GPS, Glenn Simpson, HFACC, Inc, Hillary R. Clinton, Igor Danchenko, Jake Sullivan, James Comey, John Podesta, Kevin Clinesmith, Lisa Page, Marc Elias, Michael Sussman, Nellie Ohr, Neustar, Inc, Neustar Security Services, Orbis Business Intelligence, Ltd.Perkins Coie, LLC, Peter Fritsch, Peter Strzok, Phillipe Reines, Robert E. Mook, Rodney Joffe, Rod Rosenstein, Stati Uniti d’America.

Alti funzionari di Biden sotto inchiesta penale da parte di Durham. Diverse persone legate a un complotto della campagna elettorale di Hillary Clinton del 2016 per dipingere Donald Trump come un collaboratore occulto del Cremlino lavorano in posizioni di alto livello all’interno dell’amministrazione Biden – tra cui almeno due alti funzionari di Biden nominati dal procuratore speciale John Durham nella sua indagine penale “attiva (e) in corso” sul complotto, secondo i documenti giudiziari recentemente depositati. Jake Sullivan, che ora è il consigliere per la sicurezza nazionale di Biden, e Caroline Krass, un avvocato di punta del Pentagono, sono stati coinvolti negli sforzi del 2016 e del 2017 per diffondere le false affermazioni della campagna Clinton su Trump ai media e al governo federale, come dimostrano i documenti. Altre prove dimostrano che anche altri due funzionari di Biden – l’alto funzionario del Dipartimento di Stato Dafna Rand e il presidente della Securities and Exchange Commission Gary Gensler – sono coinvolti nel cosiddetto scandalo Russiagate.

Non è noto se questi incaricati di Biden siano stati interrogati dagli investigatori di Durham. Tuttavia, con l’allargarsi delle indagini, alcuni osservatori dell’etica governativa ritengono che la presidenza di Biden potrebbe essere coinvolta nello scandalo, in cui l’FBI ha abusato dei suoi poteri di sorveglianza per spiare un consigliere della campagna di Trump sulla base delle ricerche dell’opposizione della Clinton. Così come i democratici hanno usato il loro controllo del Congresso per dipingere il presidente Trump e l’attacco al Campidoglio del 6 gennaio come una minaccia alla democrazia americana, i repubblicani hanno giurato, se torneranno al potere dopo le elezioni congressuali di novembre, di indagare su anni di sforzi per sfidare la vittoria di Trump nel 2016 e minare la sua presidenza.

Il repubblicano che occupa il primo posto nella Commissione Intelligence della Camera, Mike Turner, ha recentemente promesso di tenere audizioni e di emettere mandati di comparizione “per arrivare in fondo al [Russiagate] in modo che questo non accada mai più, in modo che gli americani non debbano mai diffidare del proprio governo a causa della politicizzazione dell’FBI [e] della nostra comunità di intelligence”.

[Fonte]
https://storage.courtlistener.com/recap/gov.uscourts.flsd.610157/gov.uscourts.flsd.610157.1.0_6.pdf




Professore ammette: ecco perche’ do voti alti agli studenti meridionali

Il professore napoletano ammette di aver regalato molti voti alti e lodi ai propri allievi. ‘Lo confesso: insegno a Scampia, sono del Sud e in questi anni ho assegnato molte lodi agli esami di Stato! Anche quest’anno, come tutti gli anni, è partita la caccia alle lodi del Sud tra politici, media e opinionisti vari. Il grido è “troppe lodi al Sud mentre i test dell’Invalsi attestavano che i meridionali sono ignoranti”. È così, però, da 160 anni, tutte le volte che qualcosa o qualcuno al Sud “vince”: deve esserci per forza un imbroglio e la cosa assume i contorni di una strana sorta di “razzismo” anche se nessuno, ovviamente, ha il coraggio di ammetterlo. Nessuno, però, in questo caso, si fa delle domande sulla reale utilità dei test Invalsi con una premessa: a che servono, dandoli per buoni e giusti, se da tanti anni certificano una situazione che non cambia? Nessuno applica un un pizzico di logica per capire: non esistono, forse, criteri più oggettivi di quelli previsti per l’attribuzione delle lodi. Decine di docenti delle più svariate materie, infatti, dovrebbero mettersi truffaldinamente d’accordo per tre anni (!) per assegnare ad un ragazzo 9-10 in tutte le materie e il massimo dei voti alle prove d’esame: perché mai dovrebbero farlo? E con quale tornaconto personale?
Forse qualcuno, allora, dovrebbe iniziare a leggere i saggi di diversi esperti di scuola (non solo italiani) e a chiedersi se i test Invalsi siano adeguati o meno per capire la reale preparazione di uno studente magari senza analizzare livelli di partenza, capacità critica, contesti economici e sociali, diritti più o meno calpestati (se pensiamo anche a diversi e recenti finanziamenti).
Più facile offendere, allora, i nostri meravigliosi ragazzi di Scampia che quest’anno hanno avuto la lode. Evidentemente, però, chi li offende non ha mai visto gli occhi tristi ma fieri di Anna. Anna non ha il padre e non avrebbe potuto permettersi di continuare a coltivare la sua passione ma era talmente brava che i suoi docenti le hanno offerto la possibilità di insegnare la danza ai bambini e di pagarsi da sola la retta. Evidentemente chi li offende anche dalle pagine dei grandi quotidiani nazionali non ha mai visto le mani di Maria su quel pianoforte al suo esame: quelle mani volavano e Maria sorrideva come sa fare ogni giorno nonostante i giorni tristi che ha vissuto e che non ha raccontato a nessuno. Evidentemente qualcuno deve smetterla di offendere i ragazzi del Sud e deve smetterla anche di offendere i loro insegnanti, gente che, oltre a Leopardi, spesso deve spiegare ai propri ragazzi che cosa sono le discriminazioni e i preconcetti, perché una parte del Paese ha la metà dei diritti dell’altra e come mai deve continuare a sopportare di essere offesa da politici, media e opinionisti.
Prof. Gennaro De Crescenzo




Sicilia vs Veneto: meridionalisti in gara per i seggi:

Il cammino di Cateno anche per le Politiche: “Con Pino Aprile premier puntiamo al 4%”.

Doppia campagna elettorale, senza complessi d’inferiorità ed anzi cogliendo la palla al balzo di un possibile election day. Il cammino di Cateno De Luca raddoppia e mentre le ultime tappe lo stanno portando a Palermo, verso la manifestazione del 29 luglio a Piazza Indipendenza, mette a punto la strategia per le Politiche. Sicilia Vera parteciperà anche alle elezioni nazionali, con tanto di candidati e liste. Il candidato premier è Pino Aprile, scrittore, meridionalista e leader del movimento nazionale Equità Territoriale. Nessun accordo quindi né a destra né a sinistra né al centro.
“Basta con la visione romanocentrica della politica- spiega De Luca– Noi adesso facciamo il percorso inverso. Siamo stanchi di decisioni prese dalla politica romana che ci danneggiano. Basta con le politiche nel settore dell’agricoltura che ci hanno solo penalizzato e impoverito”.

De Luca fa un appello a quanti si stanno candidando per le Regionali ad alzare l’asticella e mettersi in campo anche per le Politiche, strategia questa che stanno seguendo anche negli altri schieramenti puntando così allo scorrimento delle liste soprattutto se si dovesse votare con l’election day solo il 25 settembre.
“L’Europa è una casa importante per tutta una serie di tematiche ma non deve essere una sanguisuga che favorisce logiche che ci hanno reso schiavi, dall’agricoltura al sistema enegetico. Tra poco dovremo fare mutui per pagare le bollette, o camminare tutti con il triciclo”.

In diretta da Acquedolci mostra un’agave sisalana che gli è stata donata, la cosiddetta “zammara” che viene usata per fare corde molto resistenti.
“Il nostro simbolo. Vi aggiungo che per la Regione Siciliana puntiamo al 41% ma a questo punto, alle Politiche vogliamo raggiungere il 4% e farci sentire in Parlamento”. A cio’ si contrappone la minaccia velata del governatore veneto Zaia, al venturo esecutivo, che verte sul rispetto governativo del referendum locale, in cui il Veneto si e’ espresso per l’Autonomia differenziata, ovvero una maggiore trattenuta delle tasse a livello locale. Tale questione per Zaia dovra’ confermarsi la priorita’ del nuovo governo, a maggior ragione in seguito all’accettazione gia’ avvenuta recentemente da parte del governo con Carfagna e suoi consulenti, tutti stocasticamente settentrionali. Pino Aprile, icona del sud e del giornalismo antico totalmente libero, rintuzza Zaia accordandogli tale obiettivo ma solo dopo aver restaurato il fondo perequativo previsto dalla Costituzione, ed i Lep, ossia livelli essenziali di prestazioni da garantire al sud, su cui glissa da anni l’intero comparto politico italiano, anche del meridione dopo l’insediamento a Palazzo Chigi. Al governatore sedicente “padano” saldamente installato alla presidenza del Veneto, i ricercatori afferenti l’autore del best seller Terroni nonche’ presidente del partito “Equita’ Territoriale”, attribuiscono la colpa di aver tutelato, nell’ambito di interscambi commerciali con l’estero dal punto di vista gastronomico, solo marchi di vini e prodotti settentrionali, viceversa soltanto la famigerata mozzarella come eccellenza italiana afferente il sud.

L’agone a distanza tra meridionalisti e settentrionalisti, continua esecrando Zaia e suoi omologhi precedenti, di aver impedito la registrazione del marchio partenopeo Pizza, che puo’ essere tranquillamente utilizzato da Briatore e seguaci per logiche commerciali, mentre diviene impossibile nominare Parmigiano, un formaggio identico od analogo prodotto piu’ giu’ di Roma.




Guadagno massimo e reddito di cittadinanza: editore lancia l’iniziativa

Sono molteplici i problemi che attanagliano l’Italia in questa fase storica, tra cui il denigrato e temutissimo reddito di cittadinanza, che si conforma ad una sorta di ghigliottina per i datori di lavoro, cui non corrisponde una cesura delle tasse ed un aumento degli investimenti pubblici teleologici alla possibilita’ di aumentare in modo sufficiente gli emolumenti ed il conseguente potere di acquisto: infatti con la spesa pubblica a deficit che ha caratterizzato l’Italia dell’espansione economica, diviene possibile mantenere bassi o ad ufo servizi pubblici essenziali come la sanita’, la scuola, l’universita’, suffragando il potere di acquisto derivante da pensioni ed emolumenti. Ma giacche’ e’ stato certificato quanto sia estremamente esigua la percentuale di imprenditori italiani che evadono il fisco e scoperto che l’avanzo primario italiano sia impiegato per pagare interessi speculativi su un debito detenuto incostituzionalmente all’estero, ebbene l’unico modo per legittimare totalmente un reddito di cittadinanza per indigenti, disoccupati o precari, senza gravare e fare concorrenza sleale alle industrie, consiste nella cesura delle tasse, e nell’egida finanziaria statale verso piccole, medie e grandi imprese. Insomma da dati economici nazionali ed internazionali si evince l’esigenza di tutelare aziende e classe media, binariamente ad impiegati e pensionati, con la finanza pubblica, in antitesi al redame vergato da Draghi che esortava una recisione dei finanziamenti pubblici e bancari alle piccole e medie imprese, con un’annessa ecatombe economico-finanziaria del Bel Paese.

Insieme al salario minimo, con l’appendice duplice del reddito di cittadinanza e del reddito universale, Fabio Duranti nelle vesti di imprenditore ed editore, ha auspicato una sorta di “stipendio/pensione/guadagno massimo, a latere degli attuali sistemi di assistenzialismo economico per i soggetti piu’ deboli. Dalla propria seguitissima emittente radiofonica digitale, analogica e televisiva, questo impavido editore oberato dal caro-bollette, costi di affitto, personale, gestione informatica e televisiva, alludeva l’onta dei macroguadagni a livello globale, deittici di depauperazione collettiva e scoptici verso imprenditori, liberi professionisti, dipendenti alle prese con costi, prezzi e tassazione crescenti. Cosi’ si deduceva l’attacco indiretto a soggetti del calibro di Bill Gates, Soros, Bezos, che manipolano le leve della circolazione monetaria a detrimento della maggioranza dei lavoratori e delle imprese, plasmando la produzione industriale ed indirizzando la politica globale in base ai propri interessi.

Secondo esami e statistiche indipendenti, oltre all’esigenza di leggi che regolamentino in modo equilibrato salari, pensioni, pagamenti minimi e guadagni e oligopoli massimi, per rilanciare repentinamente ed in modo non esiziale l’economia italiana sarebbe sufficiente abrogare la legge Dini del 1992, che in guisa anticostituzionale blocca l’adeguamento di stipendi e pensioni all’inflazione, e la legge Monti sul pareggio di bilancio, che taglia aprioristicamente la spesa pubblica, causando un innalzamento di tasse, costi e prezzi. Secondo tali calcoli un pensionato che oggi riceve un netto di 3000€, come un professionista apicale del settore pubblico negli anni 80/90, oggi riceverebbe circa 500€ in piu’, mentre un insegnante delle superiori attivo in quel periodo che oggi figura nonno costretto ad aiutare economicamente figli e nipoti, dai 1500€ di pensione ne riguadagnerebbe circa 2000. Infatti l’Italia in seguito al provvedimento Dini oggi all’acme delle posizioni in Corte Costituzionale, si contrassegna come membro europeo con salari e pensioni di minor crescita, e con minore potere d’acquisto, eccettuando la Grecia. Con il pareggio di bilancio inserito da Monti, e tacciato in modo recente ma reiterato di incostituzionalita’, lo stato italiano si ritrova nell’impossibilita’ di tagliare le tasse alle industrie, adeguare salari e pensioni all’inflazione, assumere personale nei posti pubblici in maniera soddisfacente, costruire nuovi nosocomi, autostrade in Calabria, Puglia, Molise, Sicilia, Basilicata; ancora migliorare le scuole, le universita’, donare farmaci gratis ai bisognosi, fare una manutenzione costante ad acquedotti, fognature, dotare di aereoporti, ferrovie, porti, le realta’ urbane minori site peculiarmente al sud, in una spirale di scarsa crescita complessiva che avvolge l’intera Italia.




Corruzione (forse) nell’Anticorruzione

Rossella Solombrino non ha remore ed incalza sul tema corruzione:”L’ANAC dichiara le province meridionali le più corrotte? Si e’ basata su dati, indagini, intercettazioni, processi o condanne?Ovviamente no: formula degli indici che prendono in esame variabili come reddito procapite , livello di istruzione e benessere economico, inventandosi l’indice composito di contesto…

Nel pratico per la macroarea istruzione “ vengono individuati indicatori compositi per cui a più bassi livelli di istruzione si associano livelli più alti di corruzione. Non ci si basa su dati ma su assunzioni : più alta e’ l’istruzione e meno tollerante sarai verso la corruzione.

Essendo chiaramente il fine quello di penalizzare il sud , l’ANAC avrebbe fatto prima a formulare indici basati sulla latitudine. Chissà a questo punto che livello di istruzione avessero i 35 soggetti arrestati per gli appalti del Mose e le centinaia di indagati .
O più nel dettaglio l’ ex governatore veneto ed ex ministro Galan (uno stipendio di un milione di euro l’anno più altri due milioni una tantum per le autorizzazioni).
Il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni (560mila euro ottenuti grazie al Mose per la campagna elettorale) oppure il consigliere politico di Tremonti Marco Milanese che ottenne mezzo milione di euro perché facesse arrivare i finanziamenti a tutti i 100 indagati.

Ma vogliamo parlare del livello di istruzione della «cupola degli appalti» in Lombardia con l’EXPO 2015 ? Un blitz paragonato a quello dell’indagine Mani pulite: 200 uomini della Guardia di finanza e della Dia arrestarono il direttore generale di Expo 2015 Spa, Paris l’ex senatore di Forza Italia, Luigi Grillo, l’ex segretario amministrativo della Dc milanese, Gianstefano Frigerio (ex Forza Italia), l’ex segretario dell’Udc ligure Sergio Cattozzo, l’imprenditore Enrico Maltauro e Primo Greganti, il «compagno G», già arrestato nella stagione di Tangentopoli. i quali erano in contatto con i referenti politici e con il mondo imprenditoriale interessato agli appalti in Lombardia.

Chissà se ad Angelo Paris, in qualità di direttore generale della divisione construction and dismantling e di responsabile dell’ufficio contratti di Expo 2015, abbia avuto dei ripensamenti grazie al suo livello di istruzione e reddito procapite mentre pronunciava queste parole :«Io vi do tutti gli appalti che volete, basta che mi garantiate possibilità di carriera».

Dopo aver accertato che la base dati utilizzata dell’Anac si escludono i maggiori casi di corruzione avvenuti nel nostro paese e che vedono il Nord in pole position, parliamo invece di chi ha condotto lo studio? La Cattolica di Milano e La Sapienza di Roma.. quando c’è da fare queste analisi.. “stranamente” le università del sud non vengono prese in considerazione.

Ora parliamo invece di cosa produrrà una “pubblicità” di questo tipo a livello nazionale e internazionale : sfiducia degli investitori esteri verso il sud Italia, indicatori penalizzanti i termini di rating se utilizzati nei calcoli di valutazione interna degli istituti finanziari per i nostri imprenditori, e quella base informativa diffamatoria che serve ai soliti schieramenti politici per farci credere di meritare meno in modo da investire nella solita parte d’Italia”.

E’ stato dimostrato che la devianza sociale e’ grosso modo direttamente proporzionale al grado di poverta’, mentre il Pil lo e’ rispetto alla spesa a deficit, che in Italia, e peculiarmente nel sud, e’ recisa dal 2007.




Cina: maremoto finanziario in atto

China Evergrande Group ha dichiarato venerdì che il suo amministratore delegato e il suo responsabile finanziario si sono dimessi dopo che un’indagine preliminare ha rilevato il loro coinvolgimento nella distrazione di fondi derivanti dai prestiti garantiti attraverso la società del gruppo quotata in borsa. Il Giappone e’ il primo detentore mondiale di titoli pubblici statunitensi, seguito in maniera ravvicinata dalla Cina, per cui una crisi di liquidita’ di quest’ultima assedierebbe in guisa letale la nazione capitanata da Biden. Infatti il fondo Evergrande, principale comitato d’investimento in Oriente, figura a sua volta detenuto da Blackrock, il quale e’ correlato a Vanguard che lo controlla dal punto di vista della proprieta’: ebbene tali fondi sono i principali del mondo, ambi due americani, nonche’ ai gangli delle egemoniche multinazionali ed istituzioni europee. Da cio’ si evince quanto l’Europa stazioni sull’orlo della deflagrazione economica, connessa come sempre all’America.

La società di sviluppo immobiliare, fortemente indebitata, stava già indagando su come depositi del valore di 13,4 miliardi di yuan (1,99 miliardi di dollari) appartenenti all’unità Evergrande Property Services , fossero stati utilizzati come garanzia per altri prestiti a pegno e quindi poi sequestrati dalle banche in seguito all’insolvenza del gruppo. Questi sequestri rischiano di azzerare completamente la liquidità a disposizione del gruppo.

La società ha dichiarato che i prestiti garantiti dai pegni, che riguardavano tre serie di depositi, “sono stati trasferiti e dirottati al gruppo tramite terzi e sono stati utilizzati per le operazioni generali del gruppo”, ma intanto hanno messo in forte pericolo la continuità aziendale privando il gruppo delle disponibilità liquide.

Gli investitori mondiali hanno rivolto la loro attenzione ai problemi di liquidità del fondo. Il 18 ottobre, per gli Stati Uniti d’America, poteva essere la data del default. Lo spettro di una crisi del debito americano, nodo ancora irrisolto fino a pochi giorni fa, non ha fatto altro che incrementare i malumori dei democratici, che avevano chiesto di sospendere il tetto sul debito federale, visto che questo ha raggiunto cifre da capogiro nell’ultimo periodo. Un accordo è stato trovato, con l’innalzamento del debito pubblico fino a fine anno, ma da lì in poi sarà tutto da rivedere, causa la scadenza del provvedimento. Per approfondire il problema, è necessario capire: com’è composto il debito americano? Cosa aspettarsi da un nodo, quello del tetto al debito, ancora difficile da sciogliere?

Ad ogni modo, a inizio ottobre un accordo è stato trovato. Chuck Schumer, leader dei senatori democratici, ha confermato infatti il via libera, da parte del Senato, all’innalzamento del tetto del debito fino al 3 dicembre, che si realizza nell’aggiunta di circa 480 miliardi di dollari per evitare il default. Così facendo, il tetto del debito raggiunge la cifra di circa 28900 miliardi di dollari. Qualche giorno dopo, il 12 ottobre anche la Camera statunitense ha approvato il provvedimento, di fatto lasciando la palla alle mani di Joe Biden, che è chiamato a convertire la proposta in legge prima del 18 ottobre in quanto, secondo il Tesoro, da questa data in poi non sarebbe più possibile pagare i debiti della nazione senza un’azione del Congresso. Tale provvedimento, tuttavia, va necessariamente aggiornato nel giro di due mesi, vista la scadenza del 3 dicembre.

Da un eventuale default dell’economia americana ne conseguirebbe una reazione a catena devastante per molti paesi del mondo. Gli Stati Uniti, too big too fail, in questi giorni hanno vissuto un’esperienza – il rischio di una crisi del debito – non del tutto nuova alla Casa Bianca. Già nel 2011, il Congresso è intervenuto negli ultimi giorni disponibili per trovare un accordo. Tuttavia, anche in quell’occasione, ogni rischio derivante da una potenziale crisi è venuto meno. E anche in questa occasione, per il momento sono più lontani i timori di una potenziale crisi del debito. Ad ogni modo, se questa nel futuro prossimo dovesse palesarsi, la Fed avrebbe a disposizione numerosi strumenti per intervenire a tutela dell’economia americana nella sua totalità. In primis, come suggeriva Bill English, ex membro del Fomc – Federal Open Market Committee, “braccio operativo” della Fed – in una conferenza del 2011, questa potrebbe negoziare i titoli del tesoro a prezzo di mercato, per utilizzarli poi tramite varie operazioni – come il prestito di titoli – per mantenere il rendimento contenuto. Tale approccio, tuttavia, funziona fintanto che l’insolvenza si limiti a riflettere un’impasse politica e non un’eventuale incapacità di fondo degli Stati Uniti di adempiere ai propri obblighi. Così facendo, tutti i pagamenti sui titoli in default sarebbero presumibilmente effettuati dopo un breve ritardo, e i titoli rimarrebbero a rischio estremamente basso. Oppure, potrebbe fornire garanzie collaterali per incrementare l’appetibilità dei titoli sul mercato, magari riacquistando anche solo una parte dei titoli per alleviare il rialzo dei tassi – che ne deriverebbe a causa delle disfunzioni del mercato. Il ruolo di garante infatti, non verrebbe esercitato dallo Stato, in quanto assente a causa del default.

Per ora i rischi di un potenziale default sono lontani, ma la Fed guarda attenta al 3 dicembre, data in cui dovranno necessariamente essere aggiornati gli accordi del Congresso, pena conseguenze devastanti per l’economia statunitense e non solo.




A Napoli il fronte dei nuovi politici antisistema

Si e’ gia’ delineato e si corrobora in modo indefesso un fronte politico multiplo, antisistema, incentrato sulla Costituzione ed eterogeneo. Sono ormai una dovizia i partiti che attruppano, in Italia, il paradigma neoliberista, con all’apice il Partito comunista di Rizzo ed Ancora Italia del giornalista ex Byoblu e coriaceo editore di Visione tv, Francesco Toscano. Ma sul concetto di sovranita’ italiano in senso completo, uscita dalla Nato e dall’Europa, si imperniano anche altri movimenti e partiti facenti capo Ingroia, personalita’ di alto calibro come il filosofo Diego Fusaro ed una pletora di altri intellettuali, tecnici, politici meno eclatanti. Le loro assemblee ormai sono nazionali, dal grande proselito, nelle principali piazze e focalizzate sul ripristino della Costituzione come mappa cardinale dell’azione politica ed economica. Francesco Toscano, alla guida di questo partito smaccatamente no Covid Vax, fregiato dell’epiteto di “agente di disinformazione” dai servizi segreti, ha riunito un gruppo trasversale di dissidenti al governo ed al modello economico vigente, l’altro sabato nel piu’ vasto teatro di Napoli per lanciare la propria cavalcata in vista delle elezioni, enfatizzando lo zelo nel suffragare la vera politica svincolata dalla finanza e da istituzioni sovranazionali; al fine di rivitalizzare e liberare l’Italia da una effettiva ma occulta occupazione trentennale che l’avvinghia annichilendone l’economia, la cultura, la liberta’, la finanza, lo stato.

Ancora Italia 26,95%
Italexit 19,32%
Sara Cunial 13,25%
CLN 12,40%
UDCL 6,91%
Alternativa 6,05%
Partito comunista 5,28%
Movimento 3V 3,74
Forza del Popolo 2,38%
Pro Italia 1,49%
RIconquistare l’Italia 0,77%
Movimento Exit 0,71%
Azione Civile 0,39%
L’indispensabile 0,37%.

Abbiamo aperto una rilevazione per capire quanto vale l’area di influenza delle nuove forze politiche, nate sull’onda della sospensione dei diritti della persona, come il diritto al lavoro, il diritto allo spostamento, il diritto all’integrità fisica, che hanno prodotto il tracollo economico per milioni di persone e un “danno biologico”, che solo i posteri potranno quantificare, derivante dalla mortificazione e dalle continue umiliazioni a cui tantissime persone per bene sono state sottoposte, senza precedenti nella storia delle moderne democrazie.

Sono già stati espressi oltre 28 mila voti, di cui ben 26.368 dichiaratamente decisi a dare il loro voto ad una forza politica scelta tra quelle nuove, extraparlamentari (al di là della presenza in Parlamento di alcuni dei loro esponenti principali, come Gianluigi Paragone, Sara Cunial e Pino Cabras).

In questo pantano politico ha preannunciato la propria marcia elettorale anche lo scomodo ex magistrato e lodato sindaco precedente di Napoli de Magistris. Con Byoblu a consolidarsi come azienda editoriale che caldeggia tali nuovi conformazioni politiche, alla stregua di un megafono mediatico che non si esime dal manifestare le proprie preferenze. Toscano dal polo teatrale gremito del Palapartenope di Napoli ha lanciato invettive contro il sistema politico-economico che inficia l’Italia, utilizzando allusioni alla centralita’ tradita della religione cattolica nell’agenda statale, esortando a votare per il suo conglomerato politico che figura realmente svincolato da potentati finanziari, in antitesi a tutti gli altri politici non solo d’Italia.

Italexit viene spesso rilevata nei sondaggi periodici degli istituti di statistica. Possiamo ad esempio prendere come riferimento questi dati di Youtrend, pubblicati da Agi, sulla base di dati Euromedia, Piepoli, Tecné e SWG, secondi i quali venerdì 21 luglio 2022 Italexit era data al 2,6%. Assieme a Toscano Paragone dispone di molteplici proseliti, con un accordo gia’ in essere tra Ancora Italia ed i Comunisti italiani. Questi ultimi dalle parole di Rizzo, il proprio segretario, hanno espresso l’ambizione di introdurre un nuovo paradigma salvifico per imprese, stato e cittadini italiani. Esternando il loro non estremo zelo nell’entrare subito in parlamento, bensi’ di edificare premesse ed appoggi, in un percorso annoso, per rovesciare il sistema in auge, definendosi certi di riuscirci, anche se non subito o presto. Toscano ha concluso desideroso di vedersi giudicato e criticato in base ai risultati di un proprio ingresso al parlamento con la propria fazione, manifestando estrema sicumera in merito alla onesta’, efficacia di governo e massimizzazione del sistema economico-politico dell’Italia.