Fiat rilancia Topolino ed avvalora pubblicita’

Fiat potrebbe lanciare nel 2023 la sua versione del quadriciclo elettrico a due posti Citroen Ami. Secondo i concessionari del marchio, la versione Fiat farebbe rivivere il nome Topolino. Potrebbe anche essere venduta con una variante decappottabile con coperta in tela, cosa attualmente non disponibile sull’Ami e sul suo modello gemello, l’Opel Rocks-e.

Una versione Fiat dell’Ami è stata mostrata a selezionati concessionari italiani. Un concessionario che ha visto il veicolo ha detto che era più raffinata dell’Ami. Da mentovare il progetto Fca allora antecedente Smart che si riprometteva di edificare una sorta di 500 ancora piu’ piccola di quella attuale, vera nemesi della Smart un un’epoca in cui il mercato delle vetture da citta’ era intonso-la Iq non esisteva. Il modello vociferato da quella che si contrassegnava solo Fiat e non Fca o Stellantis non ebbe concretezza ma si rifaceva, dal punto di vista delle dimensioni, alla originaria 500. Dai quadri dirigenziali Fca si sta lavorando alla diffusione di un ibrido tra coupe’ e suc dal lancio imminente.

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Diretto dal regista Jovan Todorovic per la casa di produzione MovieMagic, l’emozionante spot TV rappresenta il manifesto della Tribe Alfa Romeo, una comunità di appassionati attenti all’estetica e alla distintività, sempre alla ricerca di soluzioni tecniche che valorizzano una dinamica di guida d’eccellenza.

Accompagna le immagini una nuova versione della famosa canzone “Nessuno mi può giudicare” di Caterina Caselli e realizzata ad hoc da Flavio Ibba e Daniele Sartori per la Red Rose Productions. Insieme allo spot e alla campagna stampa, sono previste anche le declinazioni digitale e social a cura di Publicis Sapient mentre la pianificazione media è di Starcom. Cosi’ si evince il massiccio impegno della multinazionale diretta dal connubio Elkann-Agnelli di promuoversi a livello social con avveniristiche pubblicita’ che coinvolgono il cinema, la tv, Hollywood medesima e sopratutto l’universo social media; senza eludere i giornali tradizionali.

Ulisse e’ una vecchia conoscenza del pubblico italiano: è stata prodotta in due generazioni nello stabilimento Sevel Nord in Francia dal 1994 al 2010 quando le monovolume rappresentavano un segmento di mercato vivace anche nella fascia superiore, prima di essere soppiantate dalle più sfiziose ma non sempre più versatili suv e crossover. Complice la ripresa della partnership tecnica e di prodotto con PSA nel quadro delle sinergie di Stellantis, nella gamma Fiat torna una maxi-monovolume, stavolta a trazione 100% elettrica: è la Fiat E-Ulysse e si affianca alla Nuova 500 nell’offerta di autovetture elettriche della Casa torinese con l’obiettivo di fornire un mezzo di lavoro ecologico per centri congressi, hotel di prestigio e strutture di noleggio con conducente, per le quali l’autonomia di circa 330 km è quasi sempre sufficiente nell’ambito di una giornata di lavoro ed in relazione a cui il fermo notturno del mezzo consente la ricarica alle condizioni tecniche ed economiche più favorevoli.

Ex tecnici ed ingegneri Fca interpellati dal quotidiano nazionale Adfnews.it ribadiscono la presenza e scoperta in Fiat, di tecnologie di combustione scevre da minacce ambientali e fabbisogno petrolifero, gia’ dalla fine degli anni ’70.




Russia: bomba sul Bitcoin

E’ una bomba quella della Russia sui Bitcoin?
Dalla Russia arriva l’offerta ai “paesi amici” di pagare il petrolio con i Bitcoin. La proposta non è ufficiale, ma svela le tensioni a Mosca. Bitcoin per pagare il petrolio?
Giuseppe Timpone 3 settimane fa annunciava che il presidente della commissione sull’energia della Duma, Pavel Zavalny, si è detto favorevole al fatto che i “paesi amici” della Russia possano pagare le importazioni di gas e petrolio dalla Russia in Bitcoin. Un paio di giorni prima, il presidente Vladimir Putin aveva annunciato che le vendite di gas dovranno essere saldate in rubli o “in valuta forte”, vale a dire l’oro. E ha dato istruzioni in tal senso alla banca centrale e a Gazprom.

La proposta di Zavalny, che ha parlato a titolo personale e non ha alcun sigillo di ufficialità, ha smosso poco il mercato delle “criptovalute”. Il prezzo dei Bitcoin nelle ore successive è arrivato a salire massimo del 4%. In effetti, ci sono molti dubbi sulla sua effettiva messa in pratica. Putin aveva accarezzato l’idea nel dicembre scorso, quando sostenne che un giorno le crypto potrebbe essere utilizzate per le relazioni commerciali, pur ammettendo che fosse ancora presto per ipotizzare uno scenario simile sul petrolio.

La Russia è sotto embargo da parte dell’Occidente. Grossa parte delle sue riserve valutarie si trova “congelata” in Europa, per cui asset per circa 300 miliardi di dollari risultano indisponibili alla Banca di Russia. Il che e’ illegittimo e pone rischi potenziali all’Italia che dispone della terza riserva mondiale in oro nei cassieri inglesi ed americani. Eppure gli acquisti e la produzione di materie prime da Putin viene definito inalterato per cui l’aggravio dei prezzi deriva dalla borsa di Rotterdam in cui si specula su petrolio e metano in guisa dello stato italiano che ne ha affidato la discrezionalita’.

A Mosca serve un modo per sganciarsi da dollaro ed euro senza compromettere la sua stabilità finanziaria. Una missione all’apparenza impossibile. Il dollaro è valuta di riserva mondiale, utilizzato per commerciare moltissime materie prime e denominare gran parte delle riserve in valuta e rappresenta il fulcro dell’operato e delle prospettive di Draghi, che ha asserito un neo “what ever it takes” per tutelare il dollaro come valuta globale.

I russi stanno convertendo parte dei loro risparmi in crypto, in molti casi esportandoli a Dubai, una sorta di Svizzera del Medio Oriente ancora più sicura sul fronte del segreto bancario. Infatti oggi la Svizzera e’ sempre piu’ lasca sul piano del segreto bancario e disposta perfino a pianificare un ingresso nella Nato a detrimento della propria storica neutralita’.
Ricorrere ai Bitcoin per vendere petrolio, però, non sembra al momento una buona idea. Il suo mercato capitalizza tra 750 e 800 miliardi di dollari, ma è poco liquido. Gli scambi sono relativamente scarsi, mentre il cambio euro-dollaro quotidianamente vede transazioni per quasi 5.000 miliardi di dollari. Sarebbe difficile per un cliente reperire sufficienti Bitcoin per acquistare petrolio. La Cina, poi, ha messo al bando le crypto e la Turchia ci è andata vicina. La stessa Banca di Russia a gennaio ne aveva chiesto il divieto, scontrandosi con il governo.
Le sole esportazioni di greggio russo prima dell’invasione dell’Ucraina ammontavano a 5 milioni di barili al giorno, pari a un controvalore di quasi 600 milioni di dollari ai prezzi attuali. Se tutti i barili fossero saldati in Bitcoin, ne servirebbero almeno 15.000 al giorno, cioè quasi 5,5 milioni all’anno, a fronte di un’offerta totale di 19 milioni, di cui solamente una parte negoziata sulle piattaforme exchange. E, superato questo step, cosa se ne farebbe la Russia dei Bitcoin? Dovrebbe monetizzarli o diffonderne l’uso tra i russi come fosse una valuta a tutti gli effetti. Ciò presupporrebbe sia un riconoscimento legale, sia una fiducia consolidata tra i cittadini russi. Il che potrebbe preconizzare la possibilita’ di arricchimento sesquipedale della popolazione russa nei prossimi anni. E la partita globale, eccettuata la guerra, si sta giocando sull’affiancamento e progressiva sostituzione del dollaro, dal bitcoin, come strumento adottato dai Brics per le compravendite, su cui le trattative permangono in fase avanzata ma non terminata.

Accumulare Bitcoin tra le riserve sarebbe molto rischioso, dato che si tratta di un asset molto volatile. Oltretutto, i paesi stranieri potrebbero non assegnarli alcun valore e, di conseguenza, la Russia sarebbe trattata come se non disponesse di riserve valutarie, alla stregua di un’economia fallita e inaffidabile. Oggi la Russia e’ una nazione indigente ma non indebitata con enti forestieri legati al dollaro, e Putin gioca una guerra finanziaria per eludere venturi debiti con i paladini di Davos che nel Bieldeberg 2020 cristallizzavano l’Ucraina deittica della Russia, come ultimo stadio monetario-finanziario bastevole per il completo dominio mondiale da sfociare nel Grande Reset.

Se, invece, Gazprom rivendesse i Bitcoin dopo averli incassati per tramutare i ricavi in rubli (o valute straniere, almeno in parte), di fatto si tratterebbe di un’operazione poco sensata, che finirebbe solamente per rendere più macchinosa e lenta la macchina dell’export.
I governi europei e gli USA vedono come fumo negli occhi le crypto, temendo che dietro ad esse si celino movimenti dei capitali sfuggenti ai loro controlli e che esse possano minacciare la stabilità finanziaria globale e il ruolo di valute come il dollaro sui mercati. La verità è che manca ad oggi un’alternativa credibile e concreta al biglietto verde. La Cina ci sta lavorando, ma non è cosa dell’oggi e nemmeno di domani. Anche se la legalizzazione della criptovaluta attuerebbe un maxintroito fiscale mondiale teleologico, con accordi legali e fiscali, all’ammortamento del debito mondiale.




Stipendio in bitcoin: replica ai bancomat bloccati in Italia

Bitcoin è una moneta digitale, cioè non esiste fisicamente e non è emessa da alcuna banca centrale. Essa risulta “estratta” da utenti in rete che cooperano tra di loro per risolvere complessi calcoli matematici. Qualche giorno fa, la quotazione mentre scrivevamo era di 37.115 euro, in calo dell’11,6% quest’anno. Si tratta di un asset volatile, molto rischioso per il piccolo investitore e con tanti problemi ancora irrisolti di natura normativa e fiscale. Il discorso è analogo per tutte le altre migliaia di criptovalute esistenti.

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Quali e quanti tasse sullo stipendio in Bitcoin se si volesse ricevere lo stipendio in Bitcoin, a quali rischi andrei incontro e quali opportunità mi ritroverei a cogliere e’ edotto da Giuseppe Timpone di Investire Oggi. Sul piano fiscale, che forse interessa tanti lavoratori, non esiste in Italia alcuna disciplina sul tema, bensì una serie di opinioni pubblicate dall’Agenzia delle Entrate. Il Fisco tratta le criptovalute alla stregua di valute straniere. Ne deriva che:

le imprese che acquistano Bitcoin devono pagare l’imposta del 26% sull’eventuale plusvalenza realizzata all’atto della rivendita; le persone fisiche che acquistano Bitcoin devono pagare l’imposta del 26% sull’eventuale plusvalenza realizzata, a patto che li detengano per almeno 7 giorni lavorativi consecutivi nell’anno solare per un controvalore non inferiore a 51.645,69 euro.
A tale fine, si precisa che il valore di acquisto dell’asset è considerato quello vigente l’1 gennaio dell’anno in cui avviene l’investimento.
Praticamente, i piccoli investitori raramente si troveranno a dover pagare tasse sulle criptovalute acquistate. Ciononostante, tutti sono tenuti a denunciarne gli importi acquistati sulle piattaforme exchange con sede all’estero, riportandoli nel Quadro RW della dichiarazione dei redditi. Dunque, ricevere lo stipendio in Bitcoin può sembrare una mossa vincente per cercare di guadagnare ed evitare il pagamento delle imposte, in assenza di una normativa esplicita in materia.

In effetti, il lavoratore sembrerebbe non dover versare nulla al Fisco, a meno di superare gli importi sopra indicati. Nel caso in cui accadesse, il valore di “acquisto” sarebbe quello vigente l’1 gennaio dell’anno solare o la data in cui l’impresa ha versato lo stipendio in Bitcoin? E l’impresa potrebbe detrarre il valore d’acquisto dal suo reddito imponibile? Ricordiamo, però, che la disciplina generale prevede l’assoggettamento alle imposte sui redditi e ai contributi previdenziali di qualsiasi corresponsione avvenuta in conseguenza di un rapporto di lavoro. Il legislatore dovrà prima o poi intervenire sul punto.

Volatilità e sicurezza informatica sono un nodo da dipanare nel macrocosmo imminente del Bitcoin.
In primis, le criptovalute sono volatili e il lavoratore rischia di ricevere un accredito dal valore molto più basso dopo qualche ora, giorno o poco più. Viceversa, può accadere che il suo valore s’impenni. Questa seconda ipotesi è certamente in questa contingenza la regola, tuttavia non e’ fissa.

In assenza di certezze rischiamo di restare paralizzati dall’indecisione se mantenere in portafoglio l’asset o usarlo per effettuare pagamenti o ancora convertirlo in moneta fiat. Impossibile così poter ricevere l’intero stipendio in Bitcoin.
E ci sono i rischi informatici. Ad oggi, il mondo delle criptovalute si mostra vulnerabile agli attacchi cibernetici con furti finanche miliardari sulle varie piattaforme. Per contro, godremmo dell’assoluto anonimato in fase di utilizzo per l’acquisto di beni e servizi su internet e dell’estrema velocità nei pagamenti. Se il vostro capo vi corrispondesse parte dello stipendio in Bitcoin, un attimo dopo lo visualizzereste nel vostro wallet. Un bonifico bancario generalmente risulta accreditato sul conto dopo un giorno.




Napoli accelera sui beni pubblici

Giovedì è stata firmata la lettere di intenti con Invimit, per la creazione di un fondo per la gestione di una parte dei beni pubblici della città che si ritiene possano creare valore per la città.

Il patrimonio immobiliare del comune di Napoli è costituito da circa 65mila unità, di cui la metà assolvono alla funzione di edilizia residenziale pubblica.

Questa parte, secondo quanto pare di capire dalle intenzioni espresse dell’amministrazione, non verrà coinvolta nell’operazione. Rimangono quindi circa 30mila beni comunali che saranno inseriti nel fondo per essere successivamente messi a valore tramite un fitto o definitivamente dismessi.

Tra questi la #GalleriaPrincipe, #PalazzoCavalcanti, lo #StadioMaradona, #VillaMedusa a Bagnoli e tantissimi pezzi di città che non sono dei semplici immobili di pregio ma piuttosto dei monumenti a costituzione dell’identità cittadina.

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Sorge spontanea, data la rilevanza dei beni in causa, una domanda di carattere metodologico: come verranno selezionati i beni considerati di pregio per i quali il Comune deciderà di conservare la proprietà e quali invece potranno essere alienati? Come intende procedere il Comune nella selezione di quegli immobili che vengono definiti strategici e quali invece al contrario, per ammissione dello stesso sindaco potranno essere dismessi?
Andranno definiti dei criteri in tal senso?

Il consigliere Clemente suggerisce che assieme al perimetro degli edifici che verranno inseriti nel Fondo possano essere individuate le finalità con le quali questi edifici saranno selezionati, se per essere fittati o venduti. In questo modo si darebbe un grande segnale di trasparenza, si potrebbe aprire un serio dibattito cittadino sulla destinazione che intendiamo ai beni strategici della città, a garanzia di un lavoro serio e realmente condiviso.

È necessario che il Consiglio venga fortemente coinvolto in tal senso. Non è poi chiaro come si innesterà tutto questo complesso con il piano di dismissione e valorizzazione che il Comune già possiede e con il piano di riequilibrio siglato con la Corte dei conti.

Discorso a parte va fatto per quegli immobili che si ritiene di non voler in alcun modo sottoporre all’ingerenza dei privati. Quegli immobili ai quali e’ riconosciuto un valore sociale, che seppur non creatori di valore strettamente economico restituiscono alla società in termini di assistenza e presenza civica sul territorio.

Sia chiaro: la controparte politica appendice dell’ex sindaco de Magistris non dichiara nessun pregiudizio ideologico, ben venga l’appoggio dei privati che devono creare ricchezza per la città e per loro stessi, laddove ci sono le condizioni perché questo avvenga. Verrà venduto ciò che si terrà giusto vendere e dato in uso quello che si considerera’ vantaggioso dare in uso, ma non tutto nasce per creare guadagno economico. Secondo la rieletta consigliere Clemente, vittima di omicidio materno da parte dei sicari della camorra quando era bambina.

L’esperienza dei beni comuni ce lo ha insegnato: esistono realtà che riescono a restituire alla città molto di più che un canone di fitto, tramite il lavoro fatto con le persone e per i territori. Soprattutto in questa città, dove il lavoro sociale fatto tramite i beni pubblici può significare salvare un ragazzo dalla delinquenza e dove la gratuità di un servizio che non è soggetto a logiche di profitto, perché erogato a costo zero, è per molte persone l’unico modo per poterne usufruire.

Non dimentichiamo quale è il ruolo del pubblico: è indispensabile la sostenibilità economica ma che vada di pari passo con la garanzia dei diritti al cittadino. A cio’ si innesta la polemica ristornata ultimamente dal giudice Maddalena, sulla illiceita’ di vendere beni pubblici di alcun tipo, dal punto di vista costituzionale. Bene ragionare in ottica di mercato secondo una dovizia di ragionieri economici dediti alla gestione patrimoniale, tuttavia esiste una compagine di addetti costituzionali che aborrisce anche il nolo di beni pubblici per scopi di sviluppo indogeno ed incremento fiscale. L’esperienza di Global Service, principale azienda a livello di gestione di beni immobili afferente al napoletano Nicola Romeo, rappresenta una fattispecie virtuosa nella creazione di valore aggiunto per quanto concerce il patrimonio pubblico. Tuttavia e’ giusto rimarcare che l’imprenditore proprietario del quotidiano nazionale il Riformista e zelante nel reclamare l’acquisto dello storico “Il Mattino” oggi in crisi per settanta milioni, non detenga la proprieta’ degli immobili bensi’ la gestione; mentre la proprieta’ e’ giusto rimanga al Comune di Napoli per ogni evento futuro oggi in bilico a causa del “Patto per Napoli”.

Se poi si focalizza l’incremento di accessi turistici a Napoli per Pasqua di centocinquantamila unita’, bilanciando le emigrazioni definitive dell’ultimo ventennio che hanno intaccato a nocecentomila i residenti cittadini dal milione e due circa; il fatto che il sindaco non abbia ampliato i trasporti ed i servizi per l’afflusso monstre, ha fomentato polemiche culminate nel falso mito delle privatizzazioni. A tal proposito il giornalista Livio Varriale esorta attenzione nel tutelare il commercio ed il turismo cittadini da eventuali innalzamenti dei prezzi causati da ulteriori privatizzazioni dei servizi. Le quali inficierebbero la ripresa di Napoli, che ha avuto un record italiano di arrivi pasquali ad onta, come afferma Pino Aprile direttore del network “La C news”, delle campagne indirette dei tg nazionali su eventi e possibilita’ turistiche che ineriscono Roma, Milano, Torino, Firenze, Venezia, solitamente appannaggio dei media nazionali.




Disney ancora sotto accusa

I progressisti e gli attivisti arcobaleno stanno cercando in tutti i modi di educare i bambini ad adottare uno stile di vita radicale conforme all’agenda LGBTQ ed ora la Disney ha deciso di dichiarare la sua totale disponibilità per il raggiungimento di questo scopo. Questo si deduce dai gruppi di discussione tra i genitori impegnati nell’osservazione didattica statunitense ed europea. In un video trapelato di una riunione interna della Disney, i dirigenti Disney si sono vantati apertamente dei loro piani per introdurre sempre più indottrinamento LGBTQ+ nei loro cartoni animati per bambini.

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Latoya Raveneau, produttrice esecutiva della Disney, ha detto di avere la totale libertà di promuovere la sua “per niente segreta agenda gay” nei cartoni animati. Ha inoltre affermato di “non aver paura di far baciare due personaggi” all’interno dei film per bambini. Ecco un esempio scioccante: nel prossimo film della Disney, Buzz Lightyear (dall’amata serie di film per famiglie Toy Story), ha deciso di far inserire in primo piano un bacio lesbo fra due donne.

La verità è che la Walt Disney che abbiamo imparato a conoscere e ad amare nella nostra infanzia pare non esista più, secondo i membri dell’organizzazione “Citizen go”. Firmando la petizione al CEO della Disney, Robert Chapek, comunicandogli che smetterai di comprare i prodotti Disney, i servizi di streaming e di frequentare i parchi Disney a meno che non mettano fine al loro adescamento e indottrinamento dei bambini, la Ong internazionale Citizen to go si predispone a far breccia nel portafogli dell’azionariato Disney per un cambiamento di rotta narrativa e visiva.

E non appena firmato, si viene esortati ad inoltrare la email di diffida e minaccia ai propri amici e familiari. Ci vorrà una tempesta di indignazione da tutto il mondo per porre fine alla folle propaganda LGBTQ della Disney, secondo i promotori dell’iniziativa.

Le armi dei cittadini vengono affilate ora che e’ dilagante l’indignazione pubblica nei confronti della palingenesi della tv, con il corollario di cinema e web. Evitare di comprare prodotti Disney, almeno fino a quando non porranno fine al loro adescamento e attivismo LGBTQ e’ una clava di fronda spacciata da Citizen go, alla Disney. Solo così i simpatizzanti di questo gruppo conservatore ed antiabortista si reputano in grado di far capire agli amministratori Disney, che la direzione ideologica che hanno intrapreso è contraria agli interessi delle famiglie e dunque ai loro interessi.

La ritrovata apertura della Disney all’agenda LGBTQ arriva dopo che il governatore della Florida, Ron DeSantis, ha approvato una legge per proteggere i bambini dall’indottrinamento dell’ideologia gender nelle scuole.

Di conseguenza, l’amministratore delegato della Disney, Robert Chapek, e alcuni dei suoi più stretti collaboratori, hanno deciso di guidare una nuova carica per entrare direttamente nelle case delle famiglie e farsi principali promotori dell’educazione LGBTQ e gender.

“Ho sentito una specie di impulso, la sensazione di non dover aver paura di far baciare quei due personaggi. Aggiungo stravaganze LGBTQ ovunque posso”, ha detto la Raveneau. “Nessuno ha mai cercato di fermarmi”.

Il presidente aziendale della Disney, Karey Burke, ha sfacciatamente dichiarato che vorrebbe che il 50% dei personaggi Disney fossero LGBTQ+ o di altre minoranze politiche.

Naturalmente, questi sedicenti progressisti e attivisti (inclusi quelli appena citati della Disney) non si preoccupano affatto del diritto fondamentale e sacrosanto di libertà educativa dei genitori nei confronti dei propri figli, a detta di uno degli amministratori di Citizen go. A loro non importa, anzi, molti genitori sono di intralcio al loro progetto di colonizzazione ideologica imposta dalla loro agenda nei confronti dei più indifesi, i bambini.

È un fatto: Disney intende indottrinare i bambini nelle fasi più vulnerabili del loro sviluppo nel silenzio assenso delle alte sfere burocratiche e religiose.

La cosa assurda è che vogliono farlo con i tuoi soldi (quelli che spendi per acquistare i loro prodotti e per assistere ai loro film e spettacoli) afferma Arsuaga responsabile di Citizen go.

La promozione di contenuti ideologici LGBTQ da parte di Disney non è nuova a CitizenGO, anche se il resto del mondo sta iniziando solo ora a notarlo (grazie soprattutto al lavoro di denuncia che abbiamo svolto da associazioni di cittadini “consapevoli”.

Nel 2019, oltre 1 milione di genitori e cittadini preoccupati di tutto il mondo hanno firmato la petizione di CitizenGO dopo che Disney ha ospitato il suo primo evento Gay Pride a Parigi, in Francia. Nonostante il totale delle firme che ha rapidamente raggiunto la soglia di 1,5 milioni, i dirigenti Disney hanno preso l’amata fiaba di Cenerentola nello spettacolo dei Muppet Babies e l’hanno trasformata in una fiaba transgender, dove la principessa in realtà era un maschio travestito che fingeva di essere una donna.

Le campagne della ong Citizen go sono state l’unica voce per le famiglie stanche del fatto che la Disney spinga l’agenda politica gender e degli attivisti LGBTQ radicali nei loro prodotti per bambini, e questo ha fatto sì che gli investitori iniziassero a preoccuparsi perché sanno che la Disney non può permettersi di perdere le famiglie.

Per anni, CitizenGO ha lanciato l’allarme sul crescente attivismo LGBTQ+ della Disney. Ora la voce si sta diffondendo, e gli addetti ai lavori che sono amici dei valori della famiglia dicono che c’è un crescente malcontento all’interno della compagnia… e temono che i genitori smetteranno di dare soldi alla Disney.

Stanno attizzando un fuoco così luminoso che all’interno della Disney – dal CEO Robert Chapek fino all’ultimio investitore – non potranno a lungo continuare con questa prospettiva.

Comprare prodotti Disney oggi è come finanziare le campagne di George Soros o di Alessandro Zan, Monica Cirinnà e Vladimir Luxuria. Non c’è molta differenza, afferma un collaboratore italiano di Citizen go.

Ignacio Arsuaga, responsabile europeo di Citizen go, asserisce che quando si affronta un gigante come la Disney, 1,5 milioni di firme non sono sufficienti per cui auspica una contropropaganda social con l’obiettivo di presentare ai piani alti Disney tre milioni di firme ed una sorta di embargo cittadino alla principale multinazionale dell’intrattenimento al mondo.

Maggiori informazioni:

Vittoria Lgbt, Disney riporta il bacio gay nel film Lightyear (ANSA)
https://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/cinema/2022/03/21/vittoria-lgbt-disney-riporta-il-bacio-gay-nel-film-lightyear_4432d77d-e1df-4d77-b17b-139aa89f63f2.html

Disney si piega al politically correct: metà personaggi saranno gay (Il Giornale)
https://www.ilgiornale.it/news/mondo/disney-si-piega-politically-correct-met-personaggi-lgbt-2022702.html

“Woke” Disney, o dell’ipocrisia di svezzare il pupo con la brigata arcobaleno (Tempi)
https://www.tempi.it/woke-disney-lgbt/




Velotti rilancia la poesia per i giovani/adulti

Nino Velotti con “Le magiche avventure di Ruggia” edito da Curcio, ripropone la letteratura redatta in terzine, i medesimi versi che fregiano la poetica di Dante, la quale racchiudeva in un libro la poesia, la narrazione nella musicalita’, la psicoterapia nell’esortazione religiosa e viceversa, ma anche l’intrattenimento nella mera descrizione di eventi. L’intellettuale di Nola Velotti ha redatto un romanzo young-adult in terzine in cui si sente fragorosa anche la presenza di rime che abbelliscono la narrazione, che e’ di per se’ improntata su tematiche universali che focalizzano gli stati d’animo, la lotta con il male, le sofferenze anche psicologiche per i giovani, nei contesti della modernita’ in cui la scuola si evince come strumento necessario ma anche potenziale pericolo di straniamento. Ruggia’ e’ uno scolaro dallo spiccato animismo con cui interagisce con la realta’, ama la natura ed anche il mondo della spiritualita’, al punto che levita in uno scenario onirico in cui si agita per enfatizzare il concetto di bene. Nel testo le allusioni culturali si alternano a descrizioni e dialoghi con personaggi legati alla natura, senza esimere le focalizzazioni su argomenti di attualita’ come la droga. Ruggia’ affronta dei viaggi interiori il cui confine tra realta’ e sogno e’ diafano; cosi’ i temi trattati si sgravano se rimandano alle amarezze contemporanee ma corroborano il messaggio brioso e vivificatore nell’affrancamento necessario dalle sofferenze. La meta di Ruggia’ infatti, alla stessa stregua degli adolescenti e degli adulti, figura la concretizzazione di un’oasi di pace, distaccata dalle vicissitudini della vita, dagli obblighi della routine, dagli sguardi pregiudiziali e non, degli altri. Cosi’ il messaggio di coltivazione dello spirito, dei temi universali innestati sulla probita’, la cooperazione, l’ausilio, si evince coriaceo dalla scrittura di Velotti, che accomuna tutti su una strada indicata permeata di natura. Infatti la natura e non la politicizzata ecologia, le buone azioni e non le prescrizioni ecclesiali o pagane, rappresentano la vera religione che permea questi racconti e li rendono benefici per tutte le eta’.

Poi le terzine, la maniera letteraria a tratti onomatopeica, la comunicazione verso gli adolescenti e l’indicazione di vie per la felicita’, rendono l’opera efficace ed ancor piu’ piacevole, dal punto di vista artistico, culturale e didattico.




Alfa-Maserati: il meglio che esiste (secondo gli stranieri)

Il signor Ventre sappia che penso che certe polemiche vadano casomai posticipate a qualche anno giacche’ per parlare di rinascita Alfa bisogna o confluire in un sistema dalla forte distribuzione e promozione oppure accontentarsi di vendite minori; ancora di ampliare la gamma con l’introito dello Stato che e’ presente come azionista di Stellantis, ma e’ quello francese. E’ questa la replica ad uno degli innumerevoli giudici di scherno e fronda rispetto Fca in relazione alla questione cruciale dell’andamento dell’Alfa Romeo. Infatti anche se “Greg Garage”-famigerato autore Youtube che dalle automobili ormai spazia su temi sanitari, politici, economici-ha denigrato l’ultima nata del Biscione “Tonale” come copia carbone Jeep che ha smarrito le peculiarita’ di Alfa Romeo, il marchio piu’ prestigioso del campionario Fca riscontra proseliti in ascesa ed esprime un rilancio dei motori fragorosi deittici del glorioso passato. Cio’ coadiuvato da una permanente campagna pubblicitaria che coinvolge i principali social e una breccia nei gusti degli appassionati oriundi che apprezzano il motore ed una rinata “anima” del marchio, che si contraddistingue con preponderanza dalle antagoniste Audi-Mercedes-Bmw piu’ esose anche se in certi casi piu’ spedite.

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Alfa-Maserati e Ferrari sono il meglio che esiste di matrice industriale italiana ed al signor Rovi che lamentava un declino apparente ed irreversibile della leggendaria Alfa Romeo e’ stato prontamente ribattuto che gli Elkann non sono stolidi ne’ corrotti, e se lo fossero sicuramente non lo sarebbero a tal punto da snaturarne e smantellarne definitivamente i marchi Fiat. Ripeto da giornalista attenderei un lustro prima di lanciare anatemi e critiche controptoducenti, anche alla luce del fatto che Lancia ed Alfa sono premium nel gruppo, Alfa con soli due modelli e la pandemia ha incrementato le immatricolazioni mondiali; e lo stato francese per Stellantis svolge le mansioni che quello italiano non ha saputo/potuto/voluto fare, ovvero partecipare ad utili ed investimenti. Italia invece si fregia solo di Cig ed incremento tasse ma acquisti di auto estere. Gli Elkann sanno bene che Alfa e’ la loro gallina dalle uova d’oro e Lancia puo’ solo migliorare purche’ non si ibridi con altro a differenza di cio’ che avvenne con l’esperimento Chrysler. Su Lancia pare grosso modo imminente il debutto del suv Aurelia che in passato ha dipinto i fasti della casa di lusso oggi Fiat. Binariamente il ripristino della mitica Delta completamente elettrificata ed estremamente fedele al passato e’ assicurato dai vertici aziendali.

Come affermato dagli stessi alti esponenti Fci in plurime occasioni, la Casa automobilistica di Arese è assetata di riscatto. Gli ultimi anni non sono stati dei più facili per chiunque. A onor del vero, la compagnia aveva, però, già imboccato la sua parabola discendente ancor prima degli ultimi eventi. L’emergenza pandemica e il conflitto in Ucraina hanno segnato l’intera filiera dei motori. Ma per ricostruire l’inizio della fine bisogna riavvolgere un po’ di più il nastro. Nonostante dirlo provochi malincuore, i problemi erano iniziati già da un bel pezzo. La società faticava tremendamente a tenersi stretti i clienti di riferimento, rea di immettere in commercio modelli poco appetibili. Il mercato aveva preso una precisa direzione. Peccato che gli uomini allora all’interno di Alfa Romeo non lo avessero percepito fin dal principio. E così il ritardo accumulato rispetto agli antagonisti ha avuto ripercussioni sull’appeal del marchio. Con la globalizzazione affermarsi e conservare uno status di leader pure nel mercato di riferimento è complicato. L’incapacità di riconoscere l’evoluzione dei gusti e delle preferenze dei guidatori ha provocato forti dispiaceri.

Ora, però, non è tempo di rimpiangere il passato, bensì di ridare lustro al brand. Perché il potenziale c’è, basta giusto dargli una bella “spolveratina”. Sì, ma in che modo? In tre lettere: S-U-V. Gli sport utility Vehicle esistono da un ventennio, tuttavia spopolano soprattutto oggi. Del resto, persino il non plus ultra del lusso sportivo ha deciso di riservare almeno un esemplare al segmento. Dalla Ferrari Purosangue (di cui continuano a uscire foto spia, dove è sempre meno camuffata) alla Maserati Grecale regna l’imbarazzo della scelta. Il conglomerato italo francese diretto da Carlos Tavares ha un preciso piano di battaglia da qui ai prossimi anni. Si tratta di Dare Forward 2030, illustrato durante l’incontro con gli investitori il primo giorno di marzo, che ha permesso di avere un’idea esatta in merito.

La tanto attesa coupè Gtv non vedrà la luce almeno fino al 2023 mentre e’ scoccato il ventennale di Brera.

Alfa Romeo porterà tante novità da qui al 2026. Mentre la Delta slitta al 2028. Quella più interessante tra gli intenti Alfa sarà sicuramente la Alfa Romeo GTV. Il modello coupé del marchio milanese. Era dai tempi della GT che Alfa non faceva una vettura coupé. Sicuramente le vendite saranno tante perché i fan stanno attendendo questo modello, consapevoli che la base è quella giusta. La GTV infatti è in pratica una Giulia con due porte in meno. Potranno esserci modifiche a livello di motore rispetto alla Giulia. Forse ci sarà l’avvento del motore elettrico oltre al V6 Biturbo. Ad ogni modo i nuovi clienti Alfa per Giulia e Stelvio non ravvedono differenze in negativo rispetto alle nemesi tedesche per cui il progetto di ridare attrattiva alla casa automobilistica bramata da Wolksvagen da anni e’ in fase di adempimento. La sua produzione dovrebbe iniziare nel 2022. Sono previsti almeno 1000 esemplari per questo modello. Non sappiamo ancora il prezzo della GTV. Le versioni più civili potrebbero partire da 60.000€ per arrivare ad un prezzo superiore agli 80.000€ per la Quadrifoglio. La versione con l’8 cilindri a V se confermata supererà sicuramente i 100.000€. Con circa 800 cavalli, 320 all’ora in abbinamento con l’elettrico e 2,7 secondi per centrare i cento all’ora da fermo. Anche se Alfa Romeo e’ consapevole di non poter eguagliare i volumi di vendita delle nemesi tedesche ha l’obiettivo di puntare sulle differenziazioni, vendite speciali ed unita’ peculiari che di per se’ gia’ corroborano il prestigio del prodotto. Infatti il mercato dell’usato premia le Alfa Romeo che si vedono in numero ampliato per strada.




Le magiche avventure di Ruggia’: Napoli si riprende la letteratura

E’ l’orgoglio del poeta e scrittore Nino Velotti a trasporre su carta ed oggi anche pixel, la propria creativita’ e la indefessa credenza in un mondo migliore. Con l’auspicio costante nel proprio raggiungimento infatti il letterato e filosofo campano non si esime anche dal rilanciare lo stilo grafico dei versi danteschi per descrivere scenari onirici ed azioni salvifiche di Ruggia’, un adolescente e bambino dalla spiccata sensilibilita’, l’altruismo innato e l’amore per la natura e gli animali che lo predestinano ad un viaggio costante nella propria interiorita’ e verso la salvezza del mondo esterno. Cosi’ nelle fiabe contenute in questo breve libro dalla piacevolissima lettura, Velotti coinvolge il pubblico di tutte le eta’ alla luce di storie metaforiche e non che rimarcano i temi nodali della modernita’, anche la droga, il viaggio, ma sempre con il candore e la deontologia di un novello fanciullino alla Pascoli. Alla fine la poetica di Pascoli del fanciullino si riverbera in chiave contemporanea per questo compositore letterario di origine nolana amante della natura, degli animali e dallo smaccato richiamo culturale e morale con cui esorta al ragionamento ed all’azione l’uditorio sottoforma di lettori.

I rapporti con gli animali, il rispetto della natura in ossequio al concetto di effettiva e  mirabile ecologia moderna, fregiano l’autore di grande stima per la composizione di un’opera leggera, dalla fruizione semplificata verso i bambini, l’esortazione all’introspezione per gli adulti, e l’accoppiata adulti bambini o bambini adulti futuri, nella redenzione del mondo, la cooperazione con gli animali, il rispetto della natura e l’ausilio per i piu’ deboli. Attraverso una moderna poetica, ristornano in questi versi i temi universali enfatizzati da Dante come la discriminatura tra bene e male, gli auspici carducciani di buone azioni, contemplazione del creato; il messaggio di sacralita’ puerile che caratterizza Pascoli e l’esortazione all’azione ed alla battaglia salvifica che ha contrassegnato un d’Annunzio mai realmente vituperato dai lettori e dagli studiosi ristornano in guisa moderna con Velotti. Amalgamare tutto cio’ senza mai omettere la fede e la ricerca di uno scenario terrestre di completa felicita’ rende il poeta maggiormente appetibile dal punto di vista letterario, sopratutto alla luce dei tempi foschi in cui e’ uscito questo manoscritto. Pero’ le illustrazioni Manga, l’attenzione ai messaggi rivolti ai giovani, fanno del creatore di Ruggia’ ed il medesimo protagonista dei racconti, degli ottimi maestri di vita per i giovani e sacerdoti di benessere per gli adulti smarriti o amareggiati dalla crescita.




Ikea e H&M insieme/Unipol nel Telepass

Sperimentato a Londra, Atelier100 è un programma di incubazione unico per i creativi che fanno crescere le loro imprese attraverso il mentoring e creano prodotti commercialmente validi in un nuovo negozio che aprirà a Livat Hammersmith a maggio.

Per il progetto pilota, i creativi e i produttori che vivono in un raggio di 100 km da Londra sono invitati a fare domanda per il loro posto nel programma Atelier100 entro il aprile. Venti candidati saranno scelti per partecipare al programma e saranno seguiti da esperti leader nel campo del design.

I mentori saranno a disposizione per guidare e aiutare a sviluppare le abilità e le conoscenze dei creativi. Offriranno sessioni di gruppo sulle competenze chiave per il business, su come abbattere le barriere e costruire la propria rete, oltre a fornire un mentoring individuale su misura per la crescita.

Marcus Engman, Chief Creative Officer di Ingka Group ha commentato: “Siamo due marchi creativi e curiosi con valori strettamente legati e un obiettivo comune: trovare idee nuove e diverse per il futuro. Ecco come è nata l’idea di Atelier100. Vogliamo adottare un nuovo approccio ai modi di lunga data per raggiungere e coinvolgere i grandi talenti. Attraverso questa nuova iniziativa proattiva speriamo di trovare, attrarre e sviluppare i creativi di domani”.

https://www.francescopaolotondo.com/prodotto/cravatta-blue/

Camilla Henriksson, Global Brand Innovation Manager di H&M ha concluso: “Vediamo questo come l’inizio di un’avventura molto emozionante. Londra è piena di idee brillanti e persone creative e vogliamo incontrali. Dopo i due anni di pandemia, ora H&M e Ingka Group vedono questa come un’opportunità per impegnarsi direttamente con i creativi e i creatori, per dare loro la visibilità che meritano e per sostenerli nel portare il loro business al livello successivo”.

Si consolida in prospettiva, cosi’ una modulazione di Ikea in guisa di macrovetrina per prodotti consorziato, il che lo si e’ notato gia’ dall’esposizione di libri di un certo tipo di autori, in variegati punti della struttuta napoletana sita in Afragola, la quale corrisponde ad uno dei principali luoghi commerciali di Ikea nel panorama italiano e strettamente continentale: come afferma infatti De Luca, acclamato presidente della Regione Campania, dati alla mano la citta’ metropolitana di Napoli, alla luce delle tre milioni di persone, si configura come seconda realta’ demografica italiana dopo Milano metropolitana e complesso demografico egemone in Europa per vicinanza di abitazioni. Questo pone Afragola citta’ natale di Bassolino sindaco dei fasti partenopei, come crocevia commerciale ed industriale strategico.

Ikea ha attuato le veci di promotore e distributore di prodotti locali svedesi in modo pionieristico affermando l’ittica, la gastronomia del luogo in cui risiede come una moda esilarante e dai molteplici riscontri positivi: il panorama che invece si intravede da oggi con Ikea e’ l’adozione dei suoi prodotti tipici nell’ambito immobiliare, in una sorta di vetrine per marchi cooperanti, evolvendo il concetto di vetrina, pubblicita’ e di conseguenza commercio.

Unipol principale assicurazione ed ormai realta’ bancaria consolidata, si e’ gettata nel macrocosmo italiano dei Telepass, prima esoso e detenuto da una sola famiglia con una sola societa’, mentre il gruppo di Caltagirone si appresta a lanciare un servizio in abbonamento di un euro al mese come antecedentemente, ma ormai tantissimi anni fa, adotto’ anche Telepass. Il tutto mentre una dovizia di recriminazioni sui gruppi meridionalisti afferenti Pino Aprile, sono scoppiate in seguito alla pubblicazione di redami che attestano la proprieta’ ergo gli introiti, di un importante tangenziale del napoletano, di una societa’ collocata nel milanese. A cio’ si e’ aggiunta la polemica innescata dal presidente dei Comunisti italiani Rizzo, in forte ascesa nel gradimento, che ha pubblicato foto dei piloni di un’,autostrada abruzzese privatizzato, il cui stato diruto e’ inconcepibile, e con l’esortazione del gestore di aumentare ulteriormente il pesaggio, che negli anni ha sforato il piu’ 300%.




Vinitaly: attacco incrociato al Sud

Rossella Solombrino denuncia le mosse coordinate dei governatori e politici veneti che si preparano a crivellare il tessuto agroalimentare del sud, che finora si pone ad un livello di egemonia rispetto al loro, dal punto di vista del gusto e della qualita’.

Si chiama Vin”Italy” per dare la parvenza di un paese unito che cammina insieme verso il risultato, ma come per ogni ambito , è l’emblema della tendenza che dura 160 anni : “la finzione dell’unità per perpetuare meglio una opulenza a fronte di una indigenza di una parte d’Italia, sempre la stessa : il Mezzogiorno.”

https://www.francescopaolotondo.com/prodotto/cravatta-blue/

Sarà stato l’ambiente alcolico accompagnato dalla perenne necessità di apparire più bravi a discapito degli altri, ma si è raggiunto il paradosso attraverso le dichiarazioni del governatore della regione del Veneto e del Governatore dell’Emilia Romagna che apertamente hanno promosso una propaganda falsa, come sempre volta a voler far percepire l’incapacità delle regioni del Sud, per giustificare meglio la logica perniciosa del PNRR che intendono portare avanti anche circa gli investimenti nell’enogastronomia.

Riportiamo interamente l’espressione utilizzata per portare avanti il “progetto di assinzione del PNRR” annunciato da tempo: “Dobbiamo far sì che i soldi non spesi del PNRR e le risorse dei fondi europei vengano redistribuiti a chi ha idee, progetti e capacità di investire, come ha sempre dimostrato il Veneto, così non rischiamo di perdere i fondi europei o di restituirli a Bruxelles facendo fare brutta figura a tutta l’Italia. Questa è la battaglia, che vede d’accordo anche il Presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, e che difenderemo in tutti i tavoli”

Dovremmo ricordare al Governatore del Veneto, che quella che lui chiama bravura.. In realtà è una capacità di attribuirsi ciò che non è suo: quando era Ministro dell’Agricoltura nel governo Berlusconi negli accordi con EU e Canada su 67 prodotti tutelati inserì solo 4 che provenivano dal Mezzogiorno penalizzando fortemente per tutti gli anni futuri l’export enogastronomico del mezzogiorno. Più che abilità dei Veneti nell’esportare riconosciamo la sua personale abilità nel massimizzare a detrimento del meridione la sua capacita’ di promozione e diffusione commerciale.
I vantaggi delle regioni come Emilia Romagna e Veneto sono inoltre il risultato di spese per investimenti ordinari certificati a danno del Meridione che hanno avvantaggiato le regioni in termini logistici. Se si parla di OCM, il programma nazionale di sostegno al settore del vino che concede finanziamenti e contributi a fondo perduto (dal 40 all’80%) per le aziende vitivinicole italiane impegnate nella promozione sui mercati dei Paesi terzi, anche in questo caso si sono evidenziate irregolarità volte a gonfiare i dati dell’export delle regioni settentrionali al fine di vedersi concessa una distribuzione di fondi nettamente favorita.

Ecco l’esempio lampante di come a prescindere dal colore politico (Lega – Partito Democratico), attraverso due rappresentati delle regioni, in pieno accordo con la linea politica dei partiti che rappresentano, si uniscono anche in questo settore per sottrarre apertamente una parte d’Italia utilizzando l’unica arma in possesso da 160 anni: il pregiudizio e la mancanza di cooperazione politica ed infrastrutture meridionali. Di certo il Pnnr non dovrebbe assolutamente essere ristornato all’Europa in caso di mancata spesa ne confluire in aree a maggior intensita’ progettuale e dinamismo imprenditoriale come il Veneto senza programmi di consorzio assoluto con il Sud. Perche’ i soldi stanziati devono per opportunita’ costituzionale, rimanere nel paese in questione senza limiti di scadenza come invece non e’ prescritto dall’Europa. E la dualita’ italiana non deve impedire un migliore sviluppo del Veneto, che ha bisogno di una piattaforma meridionale alla sua altezza per presentare a livello globale, un’offerta di qualita’, efficienza, produzione, promozione ed efficientamento vincente