Rumble: l’antiyoutube senza censura vola

Mentre Youtube adopera una sesquipedale opera di censura diretta ed indiretta verso coloro che esprimono dati ed informazioni antitetici la narrazione ufficiale in campo scientifico, economico e sociale, si affermano in modo coriaceo e sempre piu’ esteso dei suoi antagonisti come Parler e Rumble. Il primo di essi e’ stato completamente smantellato a causa delle posizioni definite complottiste, scoptiche, false, perniciose per gli interessati, per cui e’ risultato espulso da tutte le principali piattaforme di servizi internet. Parler e’ una sorta di Twitter su cui inizialmente si e’ poggiato Donald Trump intento a continuare la pubblicazione dei propri messaggi antisistemici e polemici verso l’ordine politico-economico precostituito.

Rumble per contro si contraddistingue grazie alla propria politica anticensoria e l’assegnazione della responsabilita’ individuale critica, nell’ambito delle informazioni, dei pareri e dei comportamenti. Cosi’ mentre Telegram concretizza nel mondo della messaggistica instantanea telefonica la medesima politica di Rumble, l’azienda americana con sede a Toronto Rumble da adito ad ogni lavoro video di poter essere visibile e perfino di donare denaro direttamente con Paypall, sul profilo dei propri autori.

Rumble sta facendo da oltre un anno il pieno di proseliti nel mondo, giungendo agli attuali 31 milioni e mezzo di utenti mondialo rispetto ai tre milioni di circa un anno addietro.

Rumble ha recentemente perfino intentato una causa a Google demandata all’antitrust europeo per abuso di posizione dominante: infatti per Rumble l’algoritmo della casa madre di Google sarebbe manipolato al fine di sottrarre visite a Rumble e similari indirizzando il pubblico in modo subliminale verso i propri prodotti. Manipolazione che Google farebbe con i sistemi operativi anche dei telefoni e scalzando Rumble dalla priorita’ delle ricerche.https://www.francescopaolotondo.com/prodotto/23466/https://www.francescopaolotondo.com/prodotto/23466/

Youtube giace al centro di cause anche per aver oscurato Byoblu, celebre antesignano di controinformazione orbato di oltre dieci anni di lavoro video, ma che oggi figura attraverso l’acquisizione di frequenze tv digitali, tra i telegiornali piu’ seguiti.

Esiste anche una replica tutta italiana di Rumble, che a differenza di esso non e’ totalmente ad ufo ma dispone di una impermeabilita’ informatica dall’esterno, denominata Piattaforma numero 6, molto ostracizzata come autrice di fake news ma in costante ascesa. Essa sta congiungendo, con possibilita’ di pagamento e donazione individuale, quegli autori boicottati o smobilitati da Youtube con l’intento di creare una comunita’ urbana autosostenibile ed un polo informativo alternativo. https://www.francescopaolotondo.com/prodotto/23466/https://www.francescopaolotondo.com/prodotto/23466/




Cibo a domicilio declino: collasso in borsa

Dalla fine effettiva ma non pubblicamente annunciata della pandemia si e’ verificato, da un anno a questa parte, una sorta di collasso di Deliveroo, la multinazionale americana specializzata nella consegna di cibi a domicilio, esordita recentemente nella borsa finanziaria di Londra con uno schianto nel prezzo delle azioni, inferiore ai 5€, nonche’ un calo apparentemente irreversibile degli ordinativi in Italia. Deliveroo come i giganti delle consegne a domicilio, devono dipanare l’aumento dei costi di carburanti e materie prime, binariamente ai reclami dei loro trasportatori intenti ad ottenere efficaci tutele ed aumenti salariali.

La domanda delle consegne di prodotti della ristorazione a domicilio annaspa con cali dal 40 al 90% circa, e la conseguente uscita di Amazon dal gruppo Deliveroo come investitore. Fermo restando la diminuzione dei clienti nei ristoranti, gravati dal Green Pass, di anche il trenta per cento, gli emolumenti derivanti dalle consegne a domicilio non colmano le perdite ed i costi fissi. Quest’ultimi in grado per i ristoratori, di essere fronteggiati solo con gli incassi da clienti in presenza.

Il grido di allarme degli imprenditori nel settore della ristorazione tuttavia, e’ lanciato sull’assunto che le multinazionali del cibo da asporto stanno in certi casi offrendo due pizze, bibita e consegna a domicilio al clamoroso prezzo di quattro euro. Il che rappresenta un vantaggio competitivo illecito giacche’ le multinazionali della ristorazione domestica non hanno sede fiscale e laboratori in italia per cui a differenza dei classici ristoratori non hanno spese fisse; inoltre le macroaziende del cibo da asporto non devono versare, sempre a differenza dei ristoratori e piccoli imprenditori locali, ingenti percentuali sugli ordini a societa’ di servizi che trasportano il cibo o forniscono servizi analoghi.https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/

Imperversa in questi giorni ed a tal proposito in Italia, la polemica che vede i commercianti italiani impediti ad accogliere clienti sprovvisti di Super Green Pass, il che e’ foriero di ulteriore diminuzione della clientela; tale mossa politica viene definita un volano per le multinazionali del commercio elettronico quali Amazon, tacciata anche di sfruttamento per lavoro inibendo proteste, riposi adeguati a causa dell’assunzione di personale militare teleologico al mantenimento dell’ordine a favore della multinazionale




La Finanza non vota

IL DESTINO DEI TRUMP-ATI di Alberto Micalizzi e’ un editoriale al fulmicotone. Il corollario di Francesco Paolo Tondo invece tenta di aprire un varco pacifico di ripresa ed indirizzamento pragmatico per l’acredine sociale in atto.

Sperando di contribuire alla serenità degli animi che stanno eccitandosi un pò troppo per le opportunità ascritte all’era Trump, desidero ricordare che le oligarchie di Wall Street, le corporations dalla JP Morgan alla Blackrock, sono come gli sciatori “all round”, si adattano ad ogni tipo di sciata, di neve, di temperatura, di discesa.

Da questo punto di vista la Finanza non vota, bensì specula. Essa, semplicemente, utilizza strumenti diversi a seconda delle esigenze. Guadagna con le borse in ascesa e con quelle a picco, con il dollaro forte o debole, con la guerra o con la pace.

Quando ero a Londra un gestore della Deutsche Bank mi spiegò come pensavano di guadagnare nel caso di uscita della Grecia dall’Eurozona (il progetto si chiamava “Greece-out”). Al che, incuriosito, gli chiesi se ciò era un suo desiderata, se la banca avesse preso una qualche “posizione” in merito. Rispose sorridendo che per lui era del tutto indifferente e tirò fuori dalla borsa una seconda strategia speculativa, che si chiamava “Greece-in”…https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/

Meditiamoci…il moderno sistema di potere è fluido, magmatico, adattivo…

Ciò detto, può accadere che il cambio tecnico alla Casa Bianca apra all’Europa opportunità nuove. Ma con elevata probabilità queste opportunità saranno perdute in quanto “‘Europa” oggi vuol dire il triumvirato Junker-Draghi-Lagarde.

Questi tre signori perseguono una strategia speculativa diversa da quella di Wall Street a trazione Trump. Con Trump, la Finanza USA creerà una fase espansiva speculando su una nuova grande bolla immobiliare (maggiore di quella del 2007), e accrescerà la domanda interna riducendo l’esposizione sugli armamenti; Con l’Eurozona, la Troika sta invece lavorando su uno scenario recessivo, dove la deflazione è impiegata allo scopo di sottrarre risorse dalla sfera dell’economia reale.

Da un lato si specula al rialzo, dall’altro si specula al ribasso…. due scenari diversi, due strategie diverse. La Finanza è adattiva…

Gli unici che faranno la stessa cosa saranno le famiglie, sia europee che americane: il parco buoi. A meno che non ci muoviamo, tenendo bene a mente che niente e nessuno lo farà per noi. Ecco il motivo che vede l’importanza cruciale delle rivolte pubbliche dinanzi la Banca d’Italia anziche’ nelle piazze o vicino al parlamento. Infatti solo una nazionalizzazione totale o parziale della Banca d’Italia oggi confluita e subordinata alla Bce darebbe adito al governo di affrancarsi dalle prescrizioni delle plutocrazie globali che legiferano al posto loro. Inoltre secondo periti economici di alta stazza con la rinazionalizzazione della Banca d’Italia sarebbe riaperta la zecca di stato che emetterebbe moneta a iosa per elidere debiti pubblico e privato dal punto di vista dei nocumenti letali per l’Italia. Con proteste reiterate, capannelli sotto la Banca d’Italia da in seguito riprendere sarebbe giocoforza garantita l’economia materiale delle piccole e medie imprese, suffragando le multinazionali di stato oggi intersecate e da essi dipendenti, con le banche commerciali ed i fondi di investimento anglosassoni.https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/

Banca centrale pubblica vuol dire fronda ai diktat della finanza internazionale intenta a fagocitare il tessuto produttivo e la liquidita’ degli italiani, fronda vittoriosa per mezzo della possibilita’ di garantire salari, pensioni, investimenti pubblici e servizi calmierando l’inflazione e senza incrementare le tasse.

Il dibattito tra i tecnici economici italiani poggia sulla necessita’ o meno, come afferma il lodato professor Savona, di riattivare pubblicamente la Banca d’Italia che emetterebbe una lira isovaloriale all’euro che dunque garantisca il potere di acquisto italiano e gli scambi di valore aziendale, ma sopratutto permettesse la regolamentazione della finanza speculativa, oppure continuare ad indebitare cittadini ed imprese per aumentare gabelle, diminuire i servizi e gli investimenti, recidere lavoro e salari ed aumentare le privatizzazioni. Tutto cio’ a causa della mancanza di garanzia sui titoli pubblici da parte della Bce ufficialmente pubblica nell’operato ma privata nel denaro, introiti, decisioni e doveri.https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/




D’Alema dice il falso: parla ex ministro Martelli

L’ex premier italiano d’Alema, fautore della privatizzazione della Tim e coregista della guerra del Kosovo, e’ tacciato di falsita’.
D’Alema sostiene che il PCI è sempre stato riformista, riporta Claudio Martelli tra i protagonisti dell’era Craxi con Italia quarta potenza mondiale. Dev’essere per questo che il PCI si è scisso dal PSI pretendendo l’espulsione di Filippo Turati il padre del riformismo italiano; dev’essere per questo che Gramsci definì Matteotti assassinato dai fascisti “un cavaliere del nulla” e Togliatti definì il socialismo liberale di Carlo Rosselli trucidato per ordine di Mussolini come “l’opera di un socialfascista”. Sempre per questo nel dopoguerra il PCI bollò Giuseppe Saragat leader del riformismo italiano come un voltagabbana e un traditore della classe operaia.https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/

E perché sono sempre stati riformisti nei fatti che negli anni sessanta hanno boicottato Nenni, le grandi riforme del primo centro-sinistra e votato contro la programmazione economica, contro la scuola media dell’obbligo, e prima contrari, poi astenuti sullo Statuto dei diritti dei Lavoratori.

É perché sono sempre stati riformisti che con Berlinguer hanno criminalizzato Craxi, definito il suo governo “un pericolo per la democrazia” e respinto ogni ipotesi di adesione al riformismo e alla socialdemocrazia europea. Certo, nel PCI ci sono stati amministratori locali o singoli esponenti – penso a Di Vittorio, ad Amendola, a Napolitano, al compianto Emanuele Macaluso – che la pensavano diversamente, ma divennero minoranza appena tollerata nel PCI proprio per le loro aperture al riformismo socialista.

Perché D’Alema continua a mentire falsificando la storia, occultando il duro contrasto tra Gramsci e Togliatti, l’isolamento comunista di Gramsci in carcere, le censure alla pubblicazione dei “Quaderni”, l’espulsione di ogni voce critica, le complicità di Togliatti con i delitti di Stalin, l’espulsione dal partito di ogni voce critica?

Ha ragione Claudio Petruccioli: quando con la svolta di Occhetto il PCI, ultimo tra i partiti comunisti europei, ruppe il patto di ferro con la Russia Sovietica ormai collassata c’era chi voleva finalmente uscire dalla storia e dalla mentalità comunista e chi, come D’Alema, fece di tutto per farla continuare sotto altre insegne e altro nome, operando per distruggere i socialisti e sostituirsi ad essi.

Oggi d’Alema tenta timidamente di rientrare nell’agone politico con un arrembaggio ai danni di Renzi, che invece ha traghettato il Pci poi PsI infine Pd sulla sponda del piu’ aggressivo neoliberismo anglosassone. Oggi invece Draghi opera sull’egida di Renzi, l’astensionismo di Meloni, il beneplacito di Berlusconi e la complicita’ dei 5 stelle, al termine della cessione di Tim presso fondi di investimento e banche d’affari che puntano da tempo a Mediaset e Cassa depositi nella cecita’ politica. Fca ora penetrata nell’alvo protezionistico dello stato francese e’ deittica dello smantellamento politico italiano del socialismo craxiano che fino all’ultimo pugno’ per nazionalizzare Banca d’Italia oggi subordinata a Bce. https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/

In questo contesto l’unico della vecchia guardia a biasimare l’andatura complessiva dell’Italia politico-economica figura Sergio Rizzo dei comunisti italiani, ostile a d’Alema, Draghi Pd 5 stelle Fratelli d’Italia fino alle sardine e che auspica nazionalizzazioni totali di Eni, Enel, Agip, Finmeccanica, Banca d’Italia, Poste, Monte Paschi, al fine di redimere l’Italia da crisi, indigenza, difficolta’ industriali e sovranismo forestiero.https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/




Pino Aprile contrattacca il Veneto

CHI SI OFFENDE È FETENTE esordisce l’editorialista nell’iper seguito gruppo Facebook del Movimento Equita’ Territoriale, dall’alto dei propri oltre 200000 iscritti.

di Antonio Picariello e Francesco Paolo Tondo
I leghisti si offendono. I meridionalisti all’acqua di rose, dal lato opposto, propongono improbabili analisi e critiche cinematografiche per non prendere posizione. La fiction televisiva “La Sposa”, invece, noi, letta la trama, abbiamo provato a giudicarla dal lato anticonvenzionale. Quello dell’informazione e non già quello artistico. Se la si considera dal punto di vista cinematografico, infatti, la produzione è molto ben fatta. Bravi tutti: regia, cast e sceneggiatura. Ma la fiction, al giorno d’oggi, fa molta più informazione dei telegiornali, perché molto più seguita specialmente da un pubblico -mi si lasci passare il termine- “poco critico”.

Del resto i dati della prima puntata di domenica scorsa -share al 26% e oltre 6 milioni di telespettatori- ne confermano il successo. Ma alla fine della storia quello che conta è il giudizio che se ne trae. Perché se è vero com’è vero che nella produzione si narra di fatti realmente accaduti (come tante altre storie simili nel Sud di quel periodo e contesto storico), è altrettanto innegabile che il messaggio veicolato, per quanto storico, si riflette sul presente degli spettatori con il rischio, per i “meno critici”, di generalizzare e contestualizzare, tralasciando una differenza sostanziale con la realtà odierna: mentre la pratica dei matrimoni combinati al Sud è sparita da decenni, il razzismo antimeridionale, che negli anni ’60 poteva -forse già a torto- essere ancora considerato retaggio coloniale, è ora diventato politica di stato (vedi Pnrr solo come ultimo di decenni di esempi documentabili). Ecco perché la nostra domanda, riportata in un post di qualche giorno fa -e che ha suscitato commenti contrastanti-, rimane la stessa: possibile che per la televisione pubblica, con i nostri soldi, non ci sia verso di parlare del Sud di oggi? Una domanda, dunque, che non vuol essere un’invettiva contro la fiction, bensì contro una televisione “pubblica” che “concede” sempre meno spazio al Mezzogiorno e quando lo fa, esso viene costantemente denigrato ed umiliato sia nell’informazione che nelle produzioni. E le eccezioni sono rare e altrettanto criticate (vedi Alberto Angela). https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/

Perché, allora, non si produce una fiction sull’emigrazione odierna dei giovani meridionali a nord e nel mondo, costretti dalla politica italiana filo nordica a lasciare casa e famiglia per trovare lavoro e garantirsi un futuro? Perché si lasciano nell’oblio storie di eccellenze meridionali, non ultima Gelesis, mentre ci si cimenta sempre con il nord imprenditoriale del passato? O se proprio vogliamo parlare di storia, perché non rivisitare lo splendido “Le 4 giornate di Napoli” di Nanni Loy o “Li chiamarono Briganti” di Pasquale Squitieri? O ancora produrre il remake dello sceneggiato (oggi si chiamerebbe serie) “L’eredità della Priora” andato in onda su rai 1 nel 1980 e tratto dall’omonimo romanzo di Carlo Alianello?

Forse perché nel primo caso si farebbe torto a Milano -che per la cronaca fu liberata, e non si liberò da sola, solo il 25 aprile di due anni dopo che, guarda un po’ il caso, è anche la data che si celebra- mentre nel secondo e nel terzo si scoperchierebbe il vaso di Pandora? https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/

Ad ogni modo il fatto ultimo che trasecola riguarda l’interessamento di Amazon nelle vesti di Jeff Bezos, a Napoli come esemble di potenzialita’ che spaziano dal calcio con i suoi introiti, la capacita’ produttiva artigianale, l’andamento demografico che vede un alto tasso di filiazione binariamente a quello altrettanto grande di immigrazione; inoltre Napoli esprime il maggior popolamento europeo per metro quadro per cui e’ un panorama commercialmente allettante. Cio’ nonostante oggi Napoli. per decreto dell’esecutivo Draghi e’ posta in una congiuntura di Fiscal Compact causata da debiti per 5 miliardi che si declinano in 5000€ a testa di esborso per ogni cittadino. Debito facilmente ammortabile senza intaccare risorse economiche personali od aziendali giacche’ Napoli risulta la prima citta’ italiana per quantita’ di ordini Nutella nonche’ sede di un macrodeposito Amazon.

Sempre per la cronaca, nel 1999 -in piena epoca Lega Nord per l’indipendenza della Padania- il film di Squitieri fu boicottato e censurato ancor prima di uscire nelle sale cinematografiche. Eravamo all’alba del regime odierno!

Ecco questa è in sintesi la nostra protesta contro il servizio pubblico e non contro la fiction. A prendere fischi per fiaschi non siamo certo stati noi!
*M24A ET – Direttivo Nazionale.

Napoli purtroppo, ad onta della ostinazione delle parte mirabile di imprenditoria e professionisti, fronteggia il pagamento della esosa tassa dei rifiuti del 70% dei cittadini mentre le multe soggiaciono a percentuali di pagamento inferiori al 60%: ecco la cagione che il Fiscal Compact per Napoli sarebbe letale per imprese e professionisti. A cio’ si deve aggiungere che i portavoce dei cittadini indigenti della capitale del sud hanno asserito che l’abrogazione del reddito di cittadinanza comporterebbe una guerra civile. Tuttavia la competizione sleale tra reddito di cittadinanza, scarsita’ di infrastrutture ed austerita’ costituisce una letale tagliola al sistema produttivo meridionale che gia’ annaspa. https://www.francescopaolotondo.com/prodotto/23466/https://www.francescopaolotondo.com/prodotto/23466/




Caos 5g in Usa: Spagna Gb e Francia minimizzano pandemia

In America si agitano venti di discordia tra le compagnie aeree e le societa’ telefoniche in procinto di lanciare la nuova rete 5g. Gia’ procrastinata di un anno la diffusione di questa linea Internet ultraveloce, le principali aziende di trasporto aereo statunitense reclamano con una dovizia di ammonimenti ed epistole, l’intervento di Biden per temporeggiare ancora sull’affermazione del 5 g: il motivo consiste nelle interferenze con le linee di comunicazione e guida aerea che potrebbero causare incidenti letali dal punto di vista anche economico. Ma gia’ si focalizza il 6g che automatizzera’ tutto con l’abbassamento dei costi, la centralizzazione del controllo e l’intervento da remoto su ogni componente mondiale per cui il progetto avanza anche in ottica militare. Infatti il comparto di difesa con il 5 e 6 g ne trarra’ vantaggi incommensurabili per cui gia’ si e’ verificato un incremento di spesa per apparati bellici non specificati in Italia. https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/

A Napoli nonostante si sta attuando con il neosindaco una sorta di austerita’ finanziaria che ha visto migrare 200 milioni di fondi destinati agli asili nido verso nord, gli emolumenti di consiglieri e personale politico aumentano ed i costi dell’armamentario dei palazzi pure.

Con la bocciatura della Corte Suprema Usa all’obbligo vaccinale si sta concretizzando un allascamento delle misure di prevenzione dei contagi in Gran Bretagna, con la Spagna che declassifica la pandemia a mera influenza.https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/

In Francia si riserva di glissare su obblighi e misure di sicurezza relative il Covid alla prossima settimana mentre Bill Gates da Davos ha preconizzato un’imminente pandemia molto piu’ cruenta di quella in atto.

In Italia il Consiglio di stato ha abrogato la sentenza del Tar che adeguava il paese alle direttive in auge presso Spagna, Gran Bretagna e pare prossimamente Francia. Infine a breve, per decreto governativo, non si potra’ entrare nei negozi sprovvisti di super green pass. https://www.francescopaolotondo.com/prodotto/23466/https://www.francescopaolotondo.com/prodotto/23466/




Bitcoin Telegram azzanna le banche

I tre comandamenti di TON, la criptovaluta sotto l’egida di Telegram, sono esressi sul profilo social del suo fondatore, stocasticamente ma non troppo, fondatore di Telegram. TON è una blockchain proof-of-stake di terza generazione. Da quando ha iniziato a sviluppare la rete, la TON Foundation ha sostenuto tre comandamenti che illustrano il suo impegno e la filosofia della blockchain TON.

Oggi li condivideremo con voi. I tre comandamenti di TON: 1Velocità delle transazioni di altissimo livello.

La blockchain TON è praticamente senza limiti in termini di numero di utenti attivi che possono interagire con la rete, pur fornendo bassi costi di transazione, ciò permette a TON di elaborare milioni di transazioni al secondo. Per fare un confronto, Ethereum può elaborare solo 20 transazioni al secondo e questo porta la rete ad avere costi di transazione esorbitanti e transazioni lente. Come fa TON a ottenere transazioni velocissime?Attualmente TON sta usando due blockchain intersecate: una masterchain e una workchain. In ogni caso TON è pronta a mostrare la sua scalabilità.https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/

Quando il throughput (carico di lavoro) raggiunge una certa soglia, la workchain si divide in shard (frammenti): blockchain separate che hanno funzionalità per gli smart contract (contratti intelligenti) e mantengono un libro mastro dei fondi degli utenti. Di conseguenza ogni shard è ulteriormente in grado di dividersi in più sotto shard, il cui numero può arrivare fino a 2^32. TON può aumentare esponenzialmente la sua scalabilità e la sua velocità delle transazioni grazie a questa avanzata tecnologia di sharding.

2Interfacce semplificate e facili da usare.

L’obiettivo principale di TON è quello di accogliere miliardi di utenti, ciò significa che le interfacce delle applicazioni devono essere intuitive e facili da usare per ogni utente — invece di essere solo per un piccolo gruppo di specialisti.

Fino a poco tempo fa, gli smanettoni della tecnologia e i curiosi erano quelli che usavano e si interessavano alle reti decentralizzate e trascorrevano giorni e settimane a studiare la tecnologia blockchain. Gli sviluppatori della TON Foundation stanno cambiando paradigma e dedicano una gran parte del loro tempo a rendere le applicazioni decentralizzate semplici da usare. 3Decentralizzazione.

Molti progetti blockchain stanno risentendo delle fatiche del tentativo di offrire la decentralizzazione. Un ottimo esempio, Ethereum ha un alto grado di decentralizzazione; tuttavia, paga un prezzo salato con le sue basse velocità di transazione e le sue elevate commissioni del gas. Nel frattempo Solana e Binance Smart Chain sono blockchain molto più veloci ed economiche, ma di recente i loro livelli di decentralizzazione sono stati al centro di critiche. Dopo aver assistito a passi falsi da parte di altri progetti blockchain, TON ha cercato di raggiungere la completa decentralizzazione offrendo stabilità, affidabilità e un percorso verso un mondo sicuro e autonomo.https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/

Questi tre comandamenti costituiscono i fondamenti della blockchain TON.

Parte della missione di TON è di rimanere fedele ai principi originali del Web3, crediamo che TON abbia gli strumenti per realizzare questo e diventare l’Internet del futuro che tutti stanno aspettando. Da queste descrizioni ed indicazioni enfatizzate da Pavlov, coproprietario di Telegram e della Blockchain Ton, si evince la controffensiva russa al sistema economico Swift ed alla centralizzazione del sistema valutario, bancario, monetario e finanziario di base nel dittico Wall Street/Londra. Questa rappresenta la guerra in fase avanzata ed attuale tra Russia e il pariglia America-Europa che in questa fase annaspa fra debiti e stagnazione. In seguito all’,embargo emanato dalle forze Nato contro la Russia, il paese di Putin rintuzza l’occupazione dell’Ucraina e l’aumento dei prezzi di gas e petrolio con una sorta di decentralizzazione finanziaria e monetaria innestata su una criptovaluta davvero decentralizzata e veloce, per mezzo del prezzo ribassato dell’energia e degli accordi economici con la Cina. https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/

Cosi’ si sta componendo un blocco antitetico Europa ed America, formato da Cina e Russia, che figurano le uniche due floride nazioni in cui il capitalismo cresce come nell’occidente di quaranta anni fa.




Esercito di no-vax celebri in crescita

Dall’abbrivio di Novak Djockovic cresce il numero di celebrita’ apoditticamente avverse l’obbligo vaccinale, particolarmente agguerrite in questa polemica che trova risalto specialmente sul versante dei social media.https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/

Parola d’ordine: “Cedere al ricatto? No, grazie. Nemmeno sotto tortura”. In principio fu Novak Djokovic, sulla scia di Eric Clapton e dei nostrani Heather Parisi, Eleonora Brigliadori, Enrico Montesano, Povia, Red Ronnie. Ora si svegliano pure gli sportivi: il nazionale tedesco Joshua Kimmich insieme a metà dei suoi compagni e a mezza Premier League inglese, così come il nostro centauro Marco Melandri, il tennista Stefano Tsitsipas e lo juventino Adrien Rabiot. E’ Radio Web a informare che l’esercito dei renitenti si sta gonfiando di campioni che finalmente escono allo scoperto: un pilota di Formula Uno come il sudafricano Alan Van der Merwe, la stella dell’Nba Kyrie Irving, il quarterback dei Green Bay Pakers Nfl Aaron Rogers.
Ma attenzione, ora si fa viva anche la gente dello spettacolo. Da noi Claudia Gerini, in Spagna l’evergreen Miguel Bosè, nel mondo del fashion la top model Doutzen Kroes. Senza contare la grandine di luminari schierati contro i Tso, a stupire – dopo tanto silenzio – è proprio la folla di personaggi dello star-system, hollydoodiano e non-. Gente del calibro di Mel Gibson, per esempio, passando per Jessica Biel (moglie di Justin Timberlake), Alicia Silverstone, Kate Von D, Chet Hanks, Toni Braxton, Jenna Elfman, Jenny McCarthy. Con loro Danny Masterson e il rapper Offset, Selma Blair e Kristin Cavallari. E poi Leticia Wright, Nicki Minaj, Olivia Newton, Samaire Armstrong, Dan Osborne, Samanta Cane. E dulcis in fundo, ecco le superstar: da Jim Carrey a sua eccellenza Robert De Niro, inlcusi Charlie Sheen e Cindy Crawford.
Forse gli altri fanno meno notizia, ma i loro nomi vengono giustamente ricordati. Per esempio il francese Didier Raoult, tra i primi virologi al mondo. Con lui il professor Peter Mc Cullough, cardiologo di fama mondiale. E altri professori: Bruno Megarbane (primario della rianimazione all’ospedale Lariboisiere di Parigi) e l’epidemiologo argentino Bruno Roxana. Poi la dottoressa Maria Eugenia Barrientos, autorevole scienziata in El Salvador. E il britannico Carl Henegan (epidemiologo, con cattedra a Oxford), il francese Philippe Parola (docente di malattie infettive all’Università di Marsiglia), il chimico e biologo danese Peter Gotzsche, il celebre epidemiologo svedese Andrers Tegnell e l’italiano Marco Consentino, ordinario di farmacologia all’Università dell’Insubria. C’è anche il dottor Mike Yeadon, già vicepresidente della famosa major che oggi distribuisce il superfarmaco.https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/
(Giorgio Cattaneo)

Augusto Anselmo, blogger ed esperto di navigazione invece, celebra l’operato di Djockovic con dati che fanno trasecolare:

  1. Ha dato 1.000.000 di € agli ospedali italiani per C19.
  2. Ha dato 1.000.000 € agli ospedali serbi per C19.
    3 Ha dato soldi alla Spagna per il C19
  3. Ha donato denaro all’Australia per combattere gli incendi boschivi.
  4. Ha Donato fondi ai programmi per bambini poveri della Missione di Melbourne City.
  5. Ha comprato uno scanner TAC per l’ospedale di Belgrado “Dragisa Mišović”.
    7 Ha noleggiato un aereo privato per trasportare una ragazza con una malattia rara affinché potesse essere curata negli USA.
    8 Ha dato 1.000.000 di dollari per Australian Open a beneficio del settore Junior.
    9 Ha dato 500.000 euro per combattere le inondazioni in Serbia.
    10 Ha donato 110.000 euro per combattere le inondazioni in Bosnia e Croazia.
    11 Ha raccolto 1.500.000 dollari per un asilo danneggiato dalle inondazioni. 12Ha dato milioni di euro per l’istruzione dei bambini poveri di tredici anni.
    13 Ha pagato l’allenamento invernale di 15 tennisti serbi
  6. 14 Ha offerto a Lorenzo Musetti un passaggio sul suo aereo privato per non perdere Wimbledon.
    15 Combatte per gli interessi dei giocatori di tutto l’ establishment.
    16 È un modello per il suo stile di vita sano e la sua dieta.
    17 È un modello per il suo carattere e per la sua resistenza mentale.
    18 Lui è un esempio nel suo duro lavoro e autodisciplina…
  7. Il tennista detentore del primato come giocatore con maggior tempo di posizionamento all’acme della classifica mondiale-scalzando Federer- pare abbia aperto una clinica di cura per Covid in seguito o poco prima l’espulsione da Melbourne.
  8. Di certo la legge, che e’ uguale per tutti, non va concesso di trasgredirla nemmeno al miglior tennista della storia, tuttavia pare altri giocatori non vaccinati ma poco noti hanno potuto fruire di un’esenzione che li facesse giocare lo Slam australiano lo stesso anno in cui Djockovic figura espulso. In ultima istanza e’ opportuno menzionare la ricerca di Francesco Amodeo che ha slatentizzato il fatto che il tennista serbo ha inibito la gestione ad una multinazionale australiana, di una miniera di litio nel proprio paese-episodio di qualche anno fa-che potrebbe essere sfociato in un atto politico a detrimento del pluricampione di tennis europeo. https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/



Lavoro da fame: allarme nazionale

LA VERGOGNA DEI SALARI DA FAME. IN POVERTÀ PIÙ DI UN LAVORATORE SU 10. SIAMO TRA I PEGGIORI IN EUROPA PER WORKING POOR. MA DAL MINISTERO DEL LAVORO NON ARRIVA ALCUN RIMEDIO

Di Raffaella Malito che viene puntualmente citata dal collega ed amico Pino Aprile all’interno del suo gruppo:”Movimento equita’ territoriale”, che e’ sta pubblicata sulla testata “Lanotiziagiornale.it e focalizza il gruppo di studio e lavoro afferente l’autore di Terroni per redimere il meridione ergo l’Italia tutta dalla scure della stagnazione.
Avere un lavoro in Italia non è condizione sufficiente per evitare di cadere in povertà. Nel nostro Paese il fenomeno della povertà lavorativa è più marcato che negli altri Stati europei: l’indicatore prodotto da Eurostat mostra che nel 2019 l’11,8% dei lavoratori italiani era povero, contro una media Ue del 9,2%. È uno dei dati contenuti nel Rapporto della Commissione del ministero del Lavoro sulla povertà lavorativa. Nel dibattito pubblico, il fenomeno dei working poor è spesso collegato a salari insufficienti mentre questo – si legge nel Rapporto – è il risultato di un processo che va ben oltre il salario e che riguarda i tempi di lavoro (ovvero quante ore si lavora abitualmente a settimana e quante settimane si lavora nel corso di un anno), la composizione familiare (e in particolare quante persone percepiscono un reddito all’interno del nucleo) e il ruolo redistributivo dello Stato.
Una strategia di lotta alla povertà lavorativa richiede quindi una molteplicità di strumenti per sostenere i redditi individuali, aumentare il numero di percettori di reddito, e assicurare un sistema redistributivo ben mirato. Per combattere il fenomeno la Commissione ha elaborato cinque proposte. Si parte dal garantire minimi salariali adeguati. Che sono “una condizione necessaria (ma non sufficiente) per combattere la povertà lavorativa”. Nel caso italiano sono due le opzioni in discussione spesso in conflitto tra loro: estendere i contratti collettivi principali a tutti i lavoratori – come sostengono le parti sociali – oppure introdurre un salario minimo per legge, come insiste il M5S.

LA TERZA VIA
Per questo motivo il Gruppo di lavoro ha elaborato una terza opzione che consenta una sperimentazione di un salario minimo per legge o di griglie salariali basate sui contratti collettivi in un numero limitato di settori. La seconda proposta è rafforzare la vigilanza documentale. Una volta fissato un minimo salariale per via contrattuale o legale, è essenziale che questo minimo sia rispettato. Introdurre un in-work benefit è il terzo suggerimento. In Italia, solo il 50% dei lavoratori poveri percepisce una qualche prestazione di sostegno al reddito rispetto al 65% in media europea.
In particolare, in Italia manca uno strumento per integrare i redditi dei lavoratori poveri, un in-work benefit (letteralmente trasferimento a chi lavora), che permetterebbe di aiutare chi si trova in situazione di difficoltà economica e incentiverebbe il lavoro regolare. Un in-work benefit in Italia dovrebbe assorbire gli “80 euro” (ora Bonus dipendenti) e la disoccupazione parziale per arrivare a uno strumento unico, di facile accesso e coerente con il resto del sistema (in particolare, Reddito di cittadinanza, ma anche il nuovo Assegno unico per i figli). La proposta numero quattro è incentivare il rispetto delle norme da parte delle aziende e aumentare la consapevolezza dei lavoratori.
L’ultima proposta è promuovere una revisione dell’indicatore Ue di povertà lavorativa che, al momento, esclude i lavoratori con meno di sette mesi di lavoro durante l’anno e presuppone un’equa condivisione delle risorse all’interno della famiglia. Le cinque proposte – avverte la Commissione – vanno considerate nel complesso perché nessuna di queste presa in isolamento è risolutiva, ma soprattutto perché se non combinate con altre, alcune proposte rischiano di essere inefficaci (per esempio, un salario minimo senza controlli più stringenti) o addirittura dannose (un in-work benefit senza minimi salariali adeguati e rispettati).

Da non sottovalutare tuttavia, la mastodontica pressione fiscale prescritta dall’Europa, a sferzare il sud gia’ scevro o quasi di infrastrutture, e l’Italia vincolata da interessi sul debito pubblico affidati ad istituti bancari commerciali e fondi di investimento forestieri. Senza calcolare poi la pressione delle mafie, il carovita incipiente e la dipendenza energetica italiana, si traduce tutto in costi ulteriori per i datori di lavoro ed i salariati che vedono aumentare i costi da una parte, e recidere il potere di acquisto dall’altra. Frattanto la fazione politica di stampo leghista festeggia giubilosa l’assunzione di settemila nuove unita’ per nuovi tratti ferroviari negati al sud, ad onta dell’auspicio europeo di distribuirne la maggioranza del Pnnr.




Comune Napoli contro privatizzazioni

NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DEI SERVIZI e dei BENI PUBBLICI. CHIEDIAMO LO STRALCIO DELL’ART. 6 DEL DDL CONCORRENZA. Questo e’ il grido di diana lanciato da Alessandra Clemente, consigliera comunale rieletta e pupillo di de Magistris. ‘Questa mattina ci diamo appuntamento alle 10.30 presso il Maschio Angioino per la per presentare pubblicamente la proposta di stralcio dell’articolo 6 del Ddl concorrenza, che le forze politiche della coalizione anti liberista composta da Potere al Popolo – Napoli Rifondazione Comunista Napoli demA – Democrazia e Autonomia Partito del Sud Partito Comunista Napoli 20 30 chiedono di approvare come Ordine del giorno in vista della seduta del consiglio comunale di Napoli di venerdì 21 gennaio. In quella riunione, l’assemblea cittadina discuterà l’attuazione dell’ormai celebre “#PattoperNapoli”, un accordo tra Governo centrale e grandi comuni in difficoltà economiche, che rischia di diventare un vero e proprio piano di #Austerity per le città coinvolte. Il piano, sulla base della relazione resa dall’assessore Baretta, prevede l’ulteriore #aumento della #tassazione, tra le più alte in Italia e tiene aperta la porta alla #svendita del patrimonio immobiliare e alle #privatizzazioni dei servizi pubblici. Di contro a fronte dei tanti proclami fatti in campagna elettorale arriveranno soltanto 1,3 miliardi in #21anni, cifra insufficiente se messa a confronto con gli enormi tagli fatti in questi anni ai Comuni e che comporteranno l’#aumento di tasse come l’#Irpef. https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/

Con l’ordine del giorno, che chiede lo #stralcio dell’art. 6 del Ddl concorrenza, ci opponiamo affinché non si spalanchino le porte ai privati nella gestione dei servizi pubblici essenziali, si svenda il patrimonio immobiliare della città e si alzino al massimo le tassazioni. Si tratta di una ricetta liberista, che non consideriamo adatta al momento di pandemia che stiamo vivendo, caratterizzato da un forte aumento delle povertà nella nostra città.

Il rischio è quello che a pagare la privatizzazione dei servizi possano essere le fasce più deboli della popolazione, gravate dall’aumento dei prezzi.

All’articolo 6 il Ddl concorrenza voluto dal Governo Draghi propone infatti la privatizzazione dei servizi pubblici.

Misure come questa rischiano di cedere alla speculazione dei privati ciò che resta del pubblico, come l’#acqua, che a Napoli oggi è di tutti, come sancito dal referendum del 2011.https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/

Non permetteremo che al Consiglio comunale passino, senza opposizione, provvedimenti del genere. L’approvazione di quest’ordine del giorno è un atto importante di garanzia per evitare speculazioni e svendita dei beni e dei servizi della città.

L’ordine del giorno rientra nella campagna nazionale del Forum Italiano dei movimenti per l’acqua.

Alla conferenza stampa parteciperanno in presenza e da remoto:
Chiara Capretti, consigliera municipalità 2;
Salvatore Pace, consigliere municipalita 5;
Elena Coccia, Segretaria Prc Napoli
Gianpiero Laurenzano, segretario Pap;
Rosaria Galiero, portavoce cittadina demA;
Andrea Balia, segretario regionale Campania Partito del Sud;
Pietro d’Alisia, PCI.”.

Fa eco alla figlia di una vittima di camorra sempre ostile ai progetti governativi che auspicano il ridimensionamento di Napoli, Antonio Bassolino: quest’ultimo, consigliere comunale indipendente ed ex leader del PCI esorta la focalizzazione della indigenza crescente e lapalissiana che caratterizza il meridione ed a porvi mano immantinente. L’ex presidente della Campania tuttavia appoggia Draghi al Quirinale per attuare anche una responsabilizzazione della politica, nella fattispecie attenta ai bilanci. Il sommo esponente napoletano del Pd esorta anche la tutela di Draghi sul proprio scranno, per mezzo della credibilita’ internazionale di cui gode e che, a parere di Bassolinohttps://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/beneficia l’Italia dal punto di vista finanziario.https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/