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Elisabetta Franchi non tocca il sud

Mag 11 2022

Elisabetta Franchi non tocca il sud

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IL DISCORSO SESSISTA E PATRIARCALE DI ELISABETTA FRANCHI NON TOCCA LE DONNE DEL SUD. PER LORO, ALMENO DUE SU 3, MANCA L’OGGETTO DELLA DISCUSSIONE: IL LAVORO. Ma la donna d’affari si schernisce in una lettera pubblica in cui espone la presenza in maggioranza di donne e giovani, tra gli assunti, con un numero maggiore di esponenti del “gentil sesso” in ruoli apicali.


Rossella Solombrino su Elisabetta Franchi rimarca: “Le piace farsi chiamare imprenditore e non imprenditrice, utilizza frasi dispotiche del tipo “io le donne le metto, le prendo ..” mostrando apertamente un maschilismo interiorizzato dietro l’immagine della “Self Made woman”.
Apertamente dichiara di non assumere donne in età fertile, perché si sa.. fare i figli è una colpa che le donne e solo le donne devono espiare a causa di un peccato originale chiamato UTERO;
dichiara inoltre di preferire le donne nel periodo degli “anta”, avendo “passato vari giri di boa” che di conseguenza possono dedicarsi al lavoro h24 e ricoprire posizioni dirigenziali. Una discriminazione lavorativa perseguibile dalla legge dichiarata apertamente…

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Ha inoltre terminato l’intervista con un affermazione stile spot brodo star 1950 : “Perché si sa il camino in casa lo accendiamo noi donne” in modo che sia ben chiaro che l’onere di gestire una famiglia debba essere solo in capo alle donne”.

Un discorso in cui nemmeno una parola si sarebbe potuta salvare, una propaganda arretrata e maschilista di cui non ne avevamo bisogno, che in quella sede non ha visto nemmeno un contestatore ma che in seguito ha raccolto l’indignazione dei tanti che si sono scagliati contro l’imprenditrice, asserisce la editorialista citata dalla comunita’ gravitante sull’emblema del meridionalista redattore famigerato, Pino Aprile.

Le donne del sud possono però chiamarsi fuori dalla discussione, si parla di lavoro e come da sempre succede in Italia si generalizza in modo che il dato non venga analizzato per risolvere il problema. Le donne del sud non entrano più di tanto nella polemica dei ruoli dirigenziali ripartiti tra donne e uomini : lavora solo una su 3, le altre due sono automaticamente escluse dal contendere.
Se si parla di congedo parentale e di quanto sarebbe necessaria un’ equa ripartizione tra uomo e donna, per la donna del sud è un discorso ancora troppo lontano, qui si attendono asili a cui hanno diritto 7 bambini su 100 in confronto ai 40 su 100 del centro nord.

Dati che ci costringono a riflettere su quanta strada sia ancora necessario fare in termini di parità di genere ma che dovrebbero obbligare ad un ulteriore approfondimento: il livello di disoccupazione femminile del mezzogiorno rispetto a quello del resto del paese ( il nord ha livelli di occupazione femminili simili alla Svezia).
Il numero di bambini al sud che ha diritto all’asilo nido rispetto ai bambini del nord che hanno diritto a quello, alle mense scolastiche e ai viaggi estivi anche a spese delle famiglie meridionali prive dei diritti fondamentali.
Il Pnrr nato per ridurre le disuguaglianze generazionali, territoriali e di genere ha completamente escluso e penalizzato il sud per l’attribuzione degli asili nido. Rincara l’intellettuale del sud Italia.

Bandi così scorretti da raggirare l’esigenza di asili nido attraverso le stime di spopolamento del Meridione. La logica della Ministra definita “contro il sud” Mara Carfagna appare :”Non ci saranno bambini perché emigreranno le famiglie al nord? Meglio, così le famiglie del mezzogiorno non avranno bisogno degli asili!”. “Ecco cosa dovrebbe indignare più di tutto in questo paese, non solo le dichiarazioni arcaiche di imprenditori narcisisti ma soprattutto una tragica disuguaglianza che stampa e politica fingono che non esista affinché si possa continuare ad arraffare quello che e’ di altri”. Affonda Solombrino.

La Franchi, all’apice di una realta’ industriale con trecento addetti, nella lettera aperta ha pero’ alluso al ruolo dello stato vitale e da pretendere nel suffragare imprese e donne in gravidanza, onde evitare tali problematiche, e scongiurare i sacrifici riproduttivi e famigliari che ella stessa ha dovuto affrontare per consolidare il proprio lavoro.

Comunque secondo stime recenti in Italia da una parte il tasso di disoccupazione e’ cresciuto fino a penetrare, ad oggi, il dieci per cento della popolazione tra l’altro intrappolata in uno stato di indigenza effettiva; dall’altro il livello di robotica e tecnologia applicato alle imprese, gia’ da un trentennio ed oltre risulta recidere tempo di produzione ed aumentare il numero di prodotti realizzati, ma senza aver promosso un aumento dei salari. Inoltre gli stipendi di quarant’anni fa potevano, in termini di tenore di vita, mantenere con uno solo di essi, un intero nucleo famigliare di quattro persone, pertanto non rappresentava un immane problema la disoccupazione di un componente famigliare o il mancato lavoro di una donna; o ancora una gravidanza. Ma alla luce di cio’ nulla e’ stato approvato per sgravare imprenditori, donne ed impiegati.

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