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Furti arbitrali: tifosi adirati mentre Balotelli chiama Napoli.

Mar 22 2022

Furti arbitrali: tifosi adirati mentre Balotelli chiama Napoli.

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Dalle parti di Napoli infuriano da oltre una settimana anatemi e recriminazioni in merito agli svarioni dell’arbitro che hanno avvantaggiato l’Inter per un rigore, e porzioni crescenti di opinione pubblica esecrano l’utilizzo del Var dal punto di vista della discrezionalita’, in quanto non e’ subordinato anche alle richieste degli allenatori e giocatori. Cosi’ e’ emerso un calcolo secondo cui il Napoli, sgravato da sviste arbitrali ed errori marchiani dimostrati dell’ultimo lustro, avrebbe intascato ben tre degli scudetti italiani la cui mancata vittoria viene imputata al presidente De Laurentis. A proposito di quest’ultimo e’ risaltata una recentissima dichiarazione di Mario Balotelli, prodigio calcistico italiano di qualche anno fa che oggi milita nel campionato turco ed ha una figlia a Napoli, partorita dalla nota soubrette Raffaella Fico con cui Balotelli ha troncato da subito la relazione. Il calciatore da poco scartato dalla nazionale italiana si e’ detto entusiasta di un trasferimento a Napoli, su cui ha caldeggiato da anni con Raiola ma sempre aborrito da De Laurentis. Balotelli ha asserito che non e’ naufragata, tale trattativa, per una cagione economica, altrimenti stazionerebbe da anni nel capoluogo meridionale. Ed infine Mario Balotelli ha puntualizzato che ad oggi non giocherebbe piu’ in Italia, eccettuando Napoli, a causa delle difficolta’ ambientali e delle limitazioni che danneggiano il campionato .

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El Pais ha titolato:”L’ITALIA ABBAIA, NAPOLI SE NE FA FORZA”. Il quotidiano spagnolo “El Pais” analizza la discriminazione territoriale nei confronti dei napoletani negli stadi italiani con un articolo dal titolo molto significativo circa certe figuracce italiche. L’occhiello è altrettanto sferzante: “La squadra napoletana subisce insulti razzisti ogni fine settimana nella maggior parte degli stadi, ma ha trasformato l’odio che riceve in un motore per risalire dal fallimento e aspirare di nuovo allo scudetto”.
L’autore, il catalano Daniel Verdù, corrispondente dall’Italia, entra nel merito della questione così: “In Italia c’è un club che gioca un derby quasi ogni fine settimana, una squadra che praticamente tutti odiano e con i tifosi che ogni domenica subiscono insulti razzisti di ogni tipo. L’ultimo episodio è avvenuto una settimana fa a Verona, dove i tifosi veneti hanno posizionato uno striscione con le coordinate geografiche di Napoli accanto alle bandiere russa e ucraina. Come a dire, mira bene, è lì che devi lanciare il missile.


Ogni weekend c’è uno dei peggiori malcostumi nei confronti dei tifosi napoletani sottoforma di ritornelli a mo’ di arietta moderna. Il più ricorrente è quello del “Vesuvio, lavali col fuoco”. È la vecchia idea razzista e nordica per la quale i napoletani sono sporchi, chiassosi, incivili. È il canto che intonava anche Salvini quando il suo partito chiedeva l’indipendenza del Nord Italia e non aveva bisogno dei voti del Sud per alimentare le sue buffonate politiche”.
L’articolo spagnolo non è certamente il primo a sottolineare all’estero il dispregio italiano verso l’ex capitale del Sud e la posizione lusinghiera nel campionato di calcio italiano dei napoletani. Nell’ottobre 2013, infatti, la rivista francese “So Foot” stilò una propria preferenza delle migliori 10 tifoserie del pianeta per calore, colore e folla. Fu inserita anche quella del Napoli, unica italiana, per la seguente motivazione: “I tifosi del Napoli vengono insultati dalla maggior parte dei tifosi del Nord, ma sono riusciti a trasformare questo odio nella loro forza. Soli contro tutti. Non ci sono dubbi: vedere la gara al San Paolo è come assistere a uno show. La squadra è la vita, la morte e l’orgoglio di un’intera città e di un’intera regione.”
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Che in Spagna la tifoseria azzurra sia molto ammirata non è una novità. Alcuni cori del “Maradona”, recentemente, sono passati per gli stadi della Liga prima di essere ripresi anche in Inghilterra. Senza considerare il marchio di fabbrica, l’originale e imitato urlo “the Champions”.
Loro, gli spagnoli, che conoscono la questione basca, la questione catalana e altre differenze locali, scrivono:
“Non c’è niente di simile negli altri campionati. E’ un sentimento diffuso anche al di fuori del calcio. Da Nord a Sud. Perché i Partenopei hanno i loro problemi anche con i siciliani o con i calabresi. Ecco perché la città è un’isola favolosa e indecifrabile all’interno del Paese. Ed è per questo che molti trattano i napoletani come in Spagna abbiamo maltrattato gli zingari per anni. Come un corpo estraneo, dimenticando a volte l’enorme contributo di titani come Totò, Eduardo de Filippo, Caruso, Benedetto Croce… o Bud Spencer. Ecco perché Maradona si è innamorato di una squadra e di una città che rappresentava i discriminati e la risalita controcorrente come nessun altro. Ed è per questo sentimento che la vita di Sorrentino è stata salvata da un Empoli-Napoli.


La verità è che i napoletani sono molto “vistosi” e riescono a celebrare uno scudetto più a lungo di quanto tempo è trascorso per vincerlo. Hanno imparato ad essere scanzonati e ad esorcizzare i problemi della vita con l’ironia. (…)”.
Insomma, la tifoseria azzurra non sarà diversamente educata rispetto alle altre, e forse non è più rovente come un tempo, ma gode almeno di ottima ammirazione all’estero, mentre altre si distinguono per cori razzisti, protervia e profondissime infiltrazioni mafiose.
https://elpais.com/…/italia-ladra-el-napoles-cabalga.html
Angelo Forgione ha riportato questi fatti all’interno del proprio sito estremamente gradito e seguito dalle fazioni popolari che inneggiano appartenenza sanguigna con gli spagnoli, ma anche da fronde numerose di classe media trafelata per il trattamento dispari che in quanto napoletana subisce dallo stato sul piano dei servizi e delle infrastrutture.

Mentre il leggendario Maradona affermava che dall’estero le persone, compreso egli stesso, specchiano Napoli in Italia, la realta’ apodittica e’ scoprire che invece in Italia Napoli non e’ percepita come parte di essa, viene emarginata e boicottata. Per Nicola Forte dei Borboniani cio’ attiene alla peculiarita’ che possiede Napoli in quanto ex capitale, fucina culturale italiana dal punto di vista gastronomico, musicale, artistico ed artigianale, cui poggia il modo di vivere e l’ermeneutica proprio occidentali, nonche’ terza potenza demografica dopo Milano e Roma; il che pero’ cozza con l’identita’ dell’Italia contemporanea, estremamente conformista, bolsa e ipermoderna.

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