La Germania dello Sme, dietro il Mes, il Recovery fund e la distruzione dell’est e dell’Italia

Che la Deutche bank sia in avanzata fase di fallimento e’ apodittico e cagione di base, riguardo l’offerta della Germania di unificare i debiti tra tutti gli stati dell’unione europea. Eppure all’epoca in cui la Germania avrebbe dovuto condividere i suoi guadagni al di sopra dell’8% del pil con gli altri stati europei come prescrivono i trattati europei, fu eluso questo atto. E se la Germania avesse rispettato tale poc’anzi detta prescrizione, il collasso della Grecia non sarebbe avvenuto, tanto meno quello della principale banca europea che oggi spinge la Germania a obbligare l’Europa a risanare appunto Deutche Bank.

Quello che intende fare la Germania, e gia’ lo ha fatto, si chiama Sme, Mes e Recovery fund, un meccanismo di rivitalizzazione pubblica, al livello europeo, delle proprie banche e quelle francesi. Un meccanismo, lo Sme, che l’Italia non si apprestava firmare solo in questo periodo, ma che alimenta da almeno un lustro, quando si omise di trovare un miliardo di sostegno ai giovani ma ne diedero al contempo tre per finanziare il Mes.

L’Italia degli obblighi imposti dall’estero, si trova oggi a ricapitalizzare istituti di credito francesi e tedeschi con obbligazioni per almeno 30 miliardi, in antitesi ai propri, con asset inferiori: infatti lo Sme proprietario del Mes e Recovery fund, salva solo banche con tali strutture finanziarie, residenti solo in Francia, Inghilterra e Germania anziche’ in Italia; cosicche’ con tale norma capestro l’Italia non potra’ implementare il proprio settore bancario piu’ variegato, piccolo, flessibile, ma sopratutto meno esposto a crisi e speculazioni dei succitati giganti del credito “troppo grandi per fallire”. Da qui la speranza manageriale di uno sgretolamento della pericolante Unione Europea in favore di una confederazione europea di nazioni sovrane, indipendenti sul piano valutario fiscale e monetario, sul modello della Svizzera.

La Germania e’ il problema esiziale dell’Europa dal 1914, da sempre sollevata dai propri obblighi di pagamento debitorio da parte dell’America e dell’Europa, al fine di contrastare e sovrastare la Russia e la Cina. Ma l‘integrazione della Germania dell’ovest con quella dell’est, ha costituito la deindustrializzazione e lo spianto della Germania dell’est, alla stessa stregua di quanto avvenuto nel meridione italiano ad opera del nord siddetto “ nord produttivo”.

Il mezzo con cui l’economia della Germania dell’est e’ stata distrutta da quella dell’ovest e’ stato la moneta, rivalutata nell’est per coinciderla con quella ovest, piu’ sviluppata sul piano industriale e infrastrutturale. Insomma e’ stato concretizzato, in seguito all’abbattimento del muro di Berlino che in realta’ e’ uno sforamento, cio’ che e’ successo per L’Italia in favore della dicotomia Francia-Germania. Avendo rivalutato la moneta, le industrie orientali della parte della Germania di stampo russo, diventavano troppo esose, rendendo piu’ conveniente l’acquisto di prodotti e merci provenienti dalla Germania ovest. In tal guisa la Germania divenne paese esportatore dapprima solo per la sua sponda ovest, poi per tutta l’Europa: cio’ senza comportare alcuna fisiologica valutazione del marco che oggi si chiama euro, con la conseguente elisione del tessuto produttivo e poi di acquirenti della Germania orientale ed oggi dell’Europa meridionale.

Dal punto di vista manageriale tuttavia, questo schema produttivo incentrato sulla deindustrializzazione come avvenuto anche per l’Italia meridionale, sta mostrando delle falle che indeboliscono in modo ingente la Germania orientale prima ed oggi l’Italia e la Francia. La visione manageriale piu’ ortodossa dal punto di vista industriale, consiste nel non deindustrializzare nessuno e non incastrare nessuno in un valore monetario fisso, cosi’ da non fare in modo che certe realta’ territoriali come l’Italia meridionale e la Germania orientale, vivano di aiuti da parte della zona ricca e produttiva dello stesso paese. Viene infatti da se’ il tema che nessuno puo’ vivere di esportazioni come l’Italia settentrionale e la Germania occidentale, per mezzo della deindustrializzazione dell’altra meta’ del loro paese. Deindustrializzare e cristalizzare su un certo tasso monetario infatti, equivale a recidere il lavoro ed il potere d’acquisto diffuso, in coppia con la capacita’ produttiva atta a stimolare la produzione ed il lavoro stesso; infine obbligare a non svalutare la moneta delle realta’ territoriali meno ricche e binariamente non rivalutare la moneta e condividere i guadagni delle realta’ territoriali piu’ ricche,significa condurre le realta’ territoriali piu’ povere in un baratro impossibile da risalire. Ecco il motivo per cui la chiave di volta manageriale per superare ogni tipo di crisi consiste nella sovranita’ fiscale valutaria e monetaria, oltre che certamente quella politica…