Grecia: denuncia di Micaleassin
Gian Micalessin in questo editoriale infuocato intende sensibilizzare le generazioni degli anni settanta, ottanta e novanta sul tema della strenua difesa dell’Italia. Con cio’ allude a dati e programmi diretti o subliminali, che contraddistinguono la stagione politico-economica dell’ultimo ventennio, con il corollario delle mosse governative contemporanee che spauriscono in quanto a finalita’ apparenti.
E’ opportuno, per avere una buona ermeneutica del pezzo, comprendere che le societa’ occidentali sono sottoposte a pianificazioni finanziarie e politiche che coprono archi temporali vai dieci ai venti a seconda del ciclo per cui le affermazioni contenute non sono pensate per una concretizzazione immediata, bensi’ per un mutamento graduale e progressivo atto a concretizzarsi definitivamente con una palingenesi politica, economica, sociale, culturale, lavorativa.
Spogliare la Grecia è stato uno scherzo.
Aeroporti, qualche isola, industrie zero, terre poche, risparmi privati ridicoli, demanio interessante.
Comunque la Grecia aveva un Pil inferiore alla sola provincia di Treviso.
È bastato un sol boccone.
PER L’ITALIA È DIVERSO:
Un capitale assolutamente enorme.
Secondo al mondo in quanto a risparmio privato, primo come abitazioni di proprietà, terre di valore assoluto e coste meravigliose.
Quinta potenza industriale al mondo prima dell’euro, ottava oggi.
Il Made in Italy è ancora oggi il marchio numero uno al mondo, davanti a Coca Cola.
Biodiversità superiore alla somma di tutti gli altri paesi europei.
Come capitale artistico monumentale, ne conserva l’egemonia globale.
Francia e Germania, più qualche fondo americano, cinese o arabo hanno fatto la spesa da noi a “paghi uno e prendi quattro”.
Tutto il lusso e la grande distribuzione sono passati ai francesi insieme ai pozzi libici passati da Eni e Total.
Poi anche Eni è diventata a maggioranza americana.
Anche il sistema bancario è passato ai francesi insieme all’alimentare.
I tedeschi si sono presi la meccanica, e il cemento.
Gli indiani tutto l’acciaio.
I Cinesi si son presi quote di TERNA, e tutto PIRELLI agricoltura.
Se ne sono andate TIM, TELECOM, GIUGIARO, PININFARINA, PERNIGOTTI, BUITONI, ALGIDA, GUCCI, VALENTINO, LORO PIANA, AGNESI, DUCATI, MAGNETI MARELLI, ITALCEMENTI, PARMALAT, GALBANI, LOCATELLI, INVERNIZZI, FERRETTI YACHT, KRIZIA, BULGARI, POMELLATO, BRIONI, FERRE’, LA RINASCENTE, POLTRONA FRAU, EDISON, SARAS, WIND, ANSALDO, FIAT FERROVIARIA, TIBB, ALITALIA, MERLONI, CARTIERE DI FABRIANO. Ma non hanno finito.
Ci sono rimaste ancora le case e le cose degli italiani.
E I LORO RISPARMI. CIRCA 3.000 MILIARDI DI EURO.
ORA VOGLIONO QUELLI.
Ecco chi ha chiamato Mattarella e gli ha “intimato ” di procedere a sbarrare la strada a chi poteva mettere a rischio la prosecuzione della spoliazione.
I fondi di investimento, i mercati, che, come ricordavo raccolgono i soldi anche delle mafie, tutte, grandi e piccole, dei traffici di droga, di umani, di truffe internazionali, di salvataggi bancari, del “nero” delle grandi multinazionali, siano esse del commercio, dei telefonini, della cocaina o delle armi, questi fondi di investimenti dicevo, non hanno finito.
Ora tocca alle poche industrie rimaste, ai fondi pensioni, ai conti privati, agli immobili. Ora tocca a noi.
Ecco perché non serve a nulla mediare, arretrare un po’.
Non si placheranno, l’abbiamo già visto. BISOGNA FERMARLI ORA.
Ogni generazione ha il suo Piave. Questo è il nostro. Tale articolo si innesta in una fase che assiste a crescenti manifestazioni e proteste per il carovita incipiente, con i camionisti che a Sarno, in punti nodali d’Italia, continuano indefessamente a protestare a causa delle accise sui carburanti che ne vanificano il lavoro ma anche l’inflazione crescente che vede un chilo di pane a Milano, lievitato a tre euro e mezzo.
Gian Micalessin.