Lingua italiana e sradicamento

Va rimarcato il fatto che il mondo va avanti in base a linee di programmazione decennali pianificate da cricche di potere intersecate con apparati alto-burocratici, ong, banche, multinazionali e istituzioni politiche di ogni paese: siccome emerge da alcuni documenti desecretari sui server di Wikileaks ma anche manoscritti e dibattiti censurati, la volonta’ di inficiare le capacita’ intellettive e la cultura globali, si puo’ razionalizzare l’imbarbarimento della lingua italiana ma in genere anche delle altre. L’inglese di Shakespeare, il tedesco di Goethe, per citare i casi lapalissiani e binari all’italiano, hanno assunto la parvenza ed i termini della finanza: laconici, semplici e pertanto distanti dal ragionamento analitico.

A parte il manierismo verso i termini anglicani si misura nella societa’ contemporanea, per la prima volta nella storia, un abbassamento del quoziente intellettivo dei giovani rispetto ai padri, arenati agli anni ‘80 e ‘90, “stocasticamente antecedenti la diffusione capillare dei social, dei telefoni e tavolette informatiche “intelligenti”. Oggi coloro che sfoggiano un vocabolario linguistico adeguato a descrivere le situazioni e gli oggetti con le loro parole appropriate, non vengono compresi oppure sono dileggiati, il piu’ delle volte.

E’ in atto anche un processo carsico di promozione dell’analfabetismo funzionale, parallelo al tempo minore o inesistente che si ricava per leggere o scrivere. Tempi recisi sia dai ritmi di lavoro crescenti dunque spossanti, che dall’utilizzo sistematico e spasmodico dei telefoni, social network, intelligenza artificiale, corroborati nell’uso dai propri schermi con colorazioni ed impulsi che secernono dopamina e quindi dipendenza. Con tale sistema si sono persi i riferimenti linguistici ampollosi e ricercati per quelli semplicemente adeguati, dell’italiano ed altre lingue, sostituiti con anglicismi privi di estetica e incapaci di stimolare il ragionamento analitico.

Un popolo come l’italiano, ormai sempre piu’ disabituato ad usare la propria lingua cosi’ prospera di parole, termini ed espressioni raffinate, smarrisce il legame intellettuale con la propria cultura, oltre che patria, e sara’ sempre piu’ predisposto ad una emigrazione continuativa e senza legami con il posto, ricercando un salario sempre piu’ basso e precario. E non solo l’italiano bensi’ tutti i popoli europei sono in preda a silenti attacchi linguistici e culturali, propagati da media e strumenti informatici di ultima generazione. Ancora la scuola plasmata sulle esigenze del mercantilismo apolide e le prescrizioni della finanza, disistruisce i suoi studenti all’interiorizzazione della propria cultura linguistica, nazionale, storica; disinnescando l’insegnamento del pensiero critico e della capacita’ analatica, la scuola italiana ed europea e’ in procinto di sfornare individui sempre piu’ ignoranti, obbedienti, anodini e conformisti, di per se’ teleologici allo strapotere globale che li vuole solo consumatori, lavoratori precari, timorosi, trafelati, melensi indigenti e senza legami o punti di riferimento benigni.http://adfnews.it