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Patto per Napoli: unanimita’ sulla concorrenza

Mar 03 2022

Patto per Napoli: unanimita’ sulla concorrenza

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Il 22 di febbraio il Consiglio Comunale si è nuovamente riunito per ascoltare la relazione dell’amministrazione sul celebre #PattoperNapoli, che verrà firmato a breve dal sindaco Manfredi e dal presidente Draghi.

“Sui dati formali del patto la nostra posizione è nota”, asserisce l’assessore comunale Alessandra Clemente candidata sindaco di de Magistris e riconfermata al ruolo che deteneva con la giunta comunale uscente, anche nella gestione di Manfredi: dopo anni di impoverimento dovuto ai tagli che lo Stato ha perpetrato nei confronti degli comuni, oggi arriva un commissariamento da parte dello Stato stesso in cambio di un minuscolo risarcimento, secondo la figlia di una vittima erronea della camorra, alla luce di ventiquattromila fan della sua pagina Facebook.

Gli 1,2 miliardi di euro che arriveranno in 21 anni sono briciole, 60 milioni all’anno circa, quando solo di interessi paghiamo 230 milioni di euro ogni 12 mesi. Soldi che il Ministero dell’Economia ci concede con una mano per poi riprenderseli con l’altra tramite Cassa depositi e prestiti, un’azienda pubblica che applica tassi di interesse sul debito tra il 4 e il 5%, cifra assolutamente fuori mercato che continuerà a rendere impossibile risollevare il destino della città. E’ questo il processo allarmante e clamoroso estrinsecato da Alessandra Clemente.

Professionista a capo di un’ambiziosa associazione denominata “Fare Napoli”, la Clementev lo ripete in coro con i giovani innesti del suo partito: ovvero i fondi che arriveranno sono insufficienti e inadeguati rispetto ai miliardi tagliati ai comuni negli ultimi anni. Deve essere chiaro per l’assessore molto apprezzata dalla platea di Luigi de Magistris che a Napoli in questi anni è stato tolto ciò che avrebbe dovuto avere in termini di beni e servizi. I fondi, pochi che arriveranno, sono una piccola riparazione e potrebbero avere un costo altissimo qualora non riuscissimo a centrare i gli obiettivi stringenti che ci impone lo Stato. Insomma il capoluogo campano e’ orbata del campionario di assunti ed investimenti deittico del periodo aureo che ha contrassegnato la presidenza del famigerato Bassolino. E l’onta per i disservizi cittadini, i licenziamenti e le cesure verso la spesa urbana sono stati attribuiti ai sindaci che si sono avvicendati in seguito Bassolino.

Infatti, dalla relazione apprendiamo che ci impegneremo nei prossimi anni a garantire due aumenti dell’Irpef – in deroga essendo l’imposta già ai massimi previsti per legge -, una nuova tassa sul trasporto aeroportuale e il possibile aumento dei canoni di concessione e locazione.

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E’ stata inoltre focalizzata una enorme stortura procedurale: l’accordo che verrà firmato tra Sindaco e Governo estromette completamente il Consiglio comunale da ogni forma di decisione in merito a una disposizione che interesserà in maniera molto stringente la città per i prossimi 21 anni.

Il Consiglio di fatto è stato soltanto informato di quello che è stato deciso altrove. I politici napoletani vengono cosi’ plasmati sul ruolo di passacarte. Durante le due sedute monotematiche sul Patto per Napoli l’amministrazione si è limitata a informarci circa il destino a cui andrà incontro la città nei prossimi 21 anni.

Tuttavia quella del Consiglio comunale dovrebbe essere l’Aula delle decisioni, non certo l’Aula delle audizioni. In cio’ si deduce un parallelismo con il governo nazionale che vidima decisioni eterodirette, almeno in apparenza.

Abbiamo potuto ascoltare la relazione dell’assessore al Bilancio ma non abbiamo potuto nemmeno visionare il testo dell’accordo che il sindaco firmerà col presidente del Consiglio. Al momento il Patto per Napoli rimane ancora un mistero.

Il Consiglio non ha espresso nemmeno un giudizio formale sul testo che dovrà decretare il destino della città di Napoli per i prossimi anni.

Clemente tuttavia e’ riuscita a far approvare all’unanimita’ un emendamento proveniente dalla propria compagine politica:dopo settimane, grazie a un importante lavoro promosso assieme alle forze di coalizione, sono riusciti a portare e fare approvare dall’Aula del Consiglio comunale l’ordine del giorno che impegna l’amministrazione a richiedere formalmente lo stralcio dell’articolo 6 del Ddl Concorrenza. Un atto importante, un primo passo che va nella direzione di ribadire la volontà della politicaa cittadina di mantenere i servizi pubblici essenziali fuori dalle dinamiche del profitto a tutti i costi.

“Il pubblico deve garantire servizi efficienti, politiche aziendali sostenibili dal punto di vista economico e ambientale: è questa la battaglia che la politica locale deve intestarsi, senza abdicare a un’amministrazione virtuosa dei propri asset”. Intanto gia’ il servizio di multe a Napoli ha visto un subappalto verso un’ente privato esogeno che rende impossibile la contestazione ergo obbligo di pagamento. In una realta’ che vede il pagamento delle contravvenzioni a Napoli e della tassa sui rifiuti solo per il 30% della comunita’ cio’ si traduce in un aggravio di spesa sulla classe media.

Foto Velia Cammarano

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