Sanita’: migliora, poco, il Sud

Le prestazioni regionali in sanita’ confermano, anche quest’anno, un sud senza tutele. L’ultima edizione del progetto registra quanto sia importante la dimensione Equità per gli Utenti del servizio sanitario e meno importante per le Istituzioni e il Management aziendale che invece si concentrano di più sulla Appropriatezza e sugli Esiti.

La “Equità” tiene conto della quota di persone che rinunciano a sostenere spese sanitarie per motivi economici, della quota di famiglie impoverite a causa di spese socio-sanitarie e della quota di cittadini che si ricovera fuori Regione. Praticamente si affronta l’aspetto dell’impatto economico dei consumi sanitari sui bilanci delle famiglie e il limite di accesso all’assistenza derivante da una eventuale inadeguatezza dell’offerta nella propria regione di residenza.

Gli “Esiti” invece sono riferiti alla mortalità evitabile e all’aspettativa di vita in buona salute. Ci si riferisce al tema dei corretti stili di vita quindi alla prevenzione e soprattutto alla qualità più che quantità della vita fruibile dalla popolazione.

Quattro Regioni sembrano avere livelli di tutela della salute migliori di altre: Veneto, EmiliaRomagna, Toscana e Lombardia con le prime due superiori alla media. Seguono PA Trento, Umbria, Friuli Venezia Giulia e PA Bolzano; nella media quindi Sardegna, Piemonte, Valle d’Aosta, Marche, Liguria, Lazio e Basilicata con livelli di performance sufficienti. Infine Sicilia, Puglia, Molise, Abruzzo, Campania e Calabria si attestano su livelli inferiori con la Calabria che rimane negli anni stabilmente ultima senza segni di particolare recupero.

“Dalla dinamica registrata negli anni è emerso un miglioramento di molti indicatori, che ha interessato soprattutto le realtà del Centro e del Mezzogiorno, permettendo una riduzione del gap rispetto alle altre ripartizioni geografiche. Rimangono due zone d’ombra: quella generale relativa alla variabilità dello sviluppo della digitalizzazione; e quella del peggioramento dell’equità nel Sud, che esaspera le disparità esistenti.” Comunque il costo dei medicinali spesati dalla regione, in Campania, esprime un aumento, con spese ampliate per i centri di analisi, per cui sono crescenti in numero, i soggetti che rinunciano alla diagnostica, binariamente all’acquisto di medicinali migliorativi del proprio benessere.