Agonismo senza vittoria per tornare a star bene

E’ importante fino ad essere vitale il mantenimento del benessere, non soltanto economico, ma quello collegato alla serenità di non dover dimostrare niente a nessuno; il benessere inteso come stabilità dovuto all’appartenenza presso una società egualitaria. Non per incedere ad alcun vortice neocomunisteggiante, ma focalizzando l’attenzione sul benessere e sulla stabilità individuale, bisogna affermare che una società fondata come oggi sull’antagonismo financo agonismo, è depravata. Va bene premiare i migliori, ma i migliori stessi si ammalano di individualismo esasperato per mantenere inalterata la propria posizione egemonica.

Il benessere pertanto non è più oggi, un fattore del singolo bensì affare collettivo, ecco perchè stimolare un’agonismo senza cedere all’enfatizzazione delle vittorie, risulta una base di salvezza per chiunque al mondo.

L’importanza dell’egemonia come quella decantata del calciatore Ronaldo, porta con sè messaggi fuorvianti ai giovanissimi ed alla società in generale. Si tace, infatti, quando si trattano i vari Ronaldo, Federer e Bill Gates, dei danni loro collaterali che si portano dentro, e dietro la propria leggenda. Dunque una società riorganizzata secondo criteri di competizione pura ma non fondamentale, giocherebbe un ruolo primario nel riequilibrio della stabilità globale. Quella stabilità messa in continua discussione da nuovi “attori”, e che fomenta il ricorso a psicofarmaci e terapie rigeneranti, per sentirsi paradossalmente meglio. Ma il “meglio” ed il “peggio”, nell’umore collettivo, è deciso da terzi oggi, in assenza di problemi strutturali neuropsichici.