I terroni e i Daverio

L’ANTIMERIDIONALISMO, TRA CULTURA E RAZZISMO

di Ludovico Ragno
Ho sempre pensato che l’antimeridionalismo si potesse battere con la cultura, ritenendo che l’ignoranza sia la causa esclusiva che lo alimenta. Forse sbaglio, forse non è proprio così. O almeno non basta, c’è qualcosa di più profondo che esiste, resiste e si muove carsicamente nella psiche. Qualcosa che neanche la cultura ce la fa a grattare e a ripulire. Prendiamo, ad esempio, un intellettuale come Philippe Daverio, scomparso da poco e definito così:
“Intellettuale di straordinaria umanità, un capace divulgatore della cultura, uno storico dell’arte sensibile e raffinato. Con sagacia e passione, ha accompagnato le italiane e gli italiani nell’affascinante scoperta delle architetture, dei paesaggi, dell’espressione creativa, degli artisti, delle fonti del nostro patrimonio culturale. Tutto questo era Philippe Daverio, un uomo di cui ho sempre apprezzato la grande intelligenza e lo spirito critico e che già manca a tutti noi”. Così il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini, nell’apprendere della scomparsa di Philippe Daverio.”
(Huffington Post)

Chi si aspetterebbe mai che dalla bocca di un uomo così colto e sensibile possa uscire una frase del genere: “A me la Sicilia non piace, lo posso dire? È abitata da terroni che rosicano.”?
Eppure lo ha detto. Ecco perché poi mi cadono alcune certezze e finisco per credere che neanche la cultura sia capace da sola di vincere la battaglia. Una battaglia che in ultima analisi è quella contro il razzismo. Anche il ricordo su Facebook di Daverio, nei termini usati dal Presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, segna e rimarca un’appartenenza territoriale (alla Lombardia e ai lombardi) che forse non riesce a nascondere un sotterraneo e malcelato senso di appartenenza, non solo territoriale ma anche ‘etnica’:
“Geniale, per certi aspetti unico. Passione e competenza hanno caratterizzato la sua esistenza, sempre segnata da un’energia e una voglia di fare dirompenti. Aveva la Lombardia nel cuore e lo ha dimostrato in mille occasioni con saggi, romanzi, video e i tante altre espressioni. La Regione e i lombardi lo ricorderanno sempre con affetto e con quella familiarità che sapeva trasmettere in maniera ineguagliabile”. “Grazie di tutto Professore, riposa in pace”, ha concluso il governatore.”
(Huffington Post)

Quel sentirsi ‘lombardo’, nel modo descritto da Fontana, e detestare la Sicilia con i suoi abitanti definiti ‘terroni’, stride tanto, stride troppo sulla bocca di un uomo che grazie all’immensa cultura posseduta e dimostrata, avrebbe invece dovuto superare da tempo le colonne d’Ercole del becero antimeridionalismo da cartello affisso sulle case della Torino che delle braccia dei terroni aveva un disperato bisogno per le catene di montaggio della FIAT. Parlo di quel “non si affitta ai meridionali” che sta ancora aspettando da oltre 60 anni la parola ”Scusateci” e che invece trova ancora sulla sua strada tanti come Philippe Daverio, uomini certamente colti ma incapaci di introdursi nella propria coscienza (e in quella dei loro ammiratori) per aprirla ai rimorsi che le tante commesse ingiustizie ancora reclamano. E che la Storia pretende.