Sud trafitto dai fratelli settentrionali

SUD, SCONFITTO DUE A ZERO DA UN NORD AVVERSO

di Marco Esposito e Francesco Paolo Tondo
Se fosse una partita di calcio, il risultato sarebbe 2-0 per la squadra con i colori del Nord. Ma non è un gioco, è il futuro dell’Italia delle Regioni in un sistema di autonomia differenziata e quindi di servizi per i cittadini che rischiano di differenziarsi più di quanto non siano già, servizi tra i quali spicca quello degli asili nido, citato nel discorso programmatico di Giuseppe Conte del 9 settembre 2019: «Il primo, immediato intervento sarà sugli asili nido. Non possiamo indugiare oltre. Questo Governo, quale prima misura di intervento a favore delle famiglie con redditi bassi e medi, si adopererà, con le Regioni, per azzerare totalmente le rette per la frequenza di asili-nido e micro-nidi a partire dall’anno scolastico 2020-21 e per ampliare, contestualmente, l’offerta dei posti disponibili, soprattutto nel Mezzogiorno». Belle parole, tradite dai fatti.

Ma andiamo per ordine, partendo dall’autonomia. Il ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia è stato a lungo ascoltato con sufficienza dai protagonisti della spinta autonomista del Nord: il veneto Luca Zaia e il lombardo Attilio Fontana. Ieri però, dopo la presentazione della bozza di legge-quadro, è arrivato se non un applauso un sostanziale via libera. «C’è una condivisione di fondo», dice Fontana, che pure parla di «dettagli da migliorare». Mentre Zaia già sfoglia il calendario: «Se la legge quadro passa, come vogliamo noi, andrà in finanziaria dopodiché da quello che dice il ministro, saremo pronti per firmare per un’intesa a gennaio». Ai cronisti che gli chiedevano quali siano i punti ancora critici, Zaia ha risposto in veneto: «I schei».
Questione di soldi, certo. La legge quadro di Boccia consente la partenza dell’autonomia differenziata – con la consegna alle Regioni che lo richiedono di funzioni e risorse – anche prima che siano definiti i Livelli essenziali delle prestazioni. Inoltre la formula prevista per la legge quadro – informativa di Boccia in Consiglio dei ministri lunedì, poi confronto di maggioranza mercoledì, quindi cammino parallelo alla legge di bilancio – lascia pochi spazi agli interventi del Parlamento, tema sottolineato ieri sia dai Cinquestelle sia da Italia Viva.

AL SUD NEGATO IL 34%
Questione di schei, dice Zaia. E ha ragione. Perché ogni volta che c’è da discutere di soldi si crea un fronte trasversale dei territori ricchi cui si contrappone un Mezzogiorno incredibilmente fragile e quindi perdente. L’ultimo esempio riguarda proprio gli asili nido, sui quali lo stesso premier dovrebbe mantenere più attenzione. Nel 2020 ci saranno ben 520 milioni per garantire e anzi anticipare la prima parte dell’impegno di Conte: i nidi gratis. È ovvio e inevitabile che il bonus andrà dove c’è già il servizio e quindi il Sud si dovrà accontentare su quella voce di poco più di 90 milioni. Ma c’è anche l’altro impegno – ampliare l’offerta soprattutto nel Mezzogiorno – con 249 milioni a disposizione. Per cui il totale spendibile nel 2020 fa 769. Il Mattino il 15 novembre ha denunciato, sulla base della proposta del Miur, che di quei 249 milioni al Sud ne sarebbero andati appena 92 portando il totale per le otto regioni meridionali a 184 milioni cioè al 24%. Per il governo aveva risposto con un video su Facebook il viceministro dell’Economia Laura Castelli, accusando il giornale di aver scritto una fake news. Ebbene: oggi possiamo scrivere che la situazione è ancora peggiorata perché le Regioni, sotto la guida dell’assessore della Toscana Cristina Grieco, hanno tagliato al Sud altri 4 milioni, così che la quota è ormai del 23%, lontanissima dal 34% che spetterebbe in base alla popolazione (e ai bambini).
La Grieco sostiene che 209 di quei 249 milioni siano bloccati in base al riparto del 2017, il che è falso rispetto alla documentazione, visto che il decreto 1012/2017 (che favoriva chi aveva già i nidi) non solo era in contrasto rispetto alle finalità della legge ma aveva valore solo su quella annualità. Inoltre una parte dei 40 milioni aggiuntivi è tornata alle Regioni già dotate di servizi. La Grieco spiega che se si fossero uniti i due fondi (520 e 249 milioni) le cose sarebbero andate meglio. Ha ragione, ma nulla impediva di tenere conto lo stesso degli effetti cumulati.

Ma com’è possibile che il Sud abbia ceduto anche quest’anno? Per l’assoluta incapacità di fare squadra. La Campania, va detto, stavolta ha condotto fino in fondo la sua battaglia con l’assessore Lucia Fortini. Ma è rimasta isolata né ha saputo coinvolgere le altre Regioni. Nelle riunioni tecniche del 25 novembre, che si sono tenute alle ore 10 e alle 12 presso il ministero degli Affari regionali, in base a ricostruzioni attendibili la maggioranza delle Regioni meridionali era assente o silente. La Sicilia si è collegata solo in audio per un minuto con una dichiarazione di circostanza. La Puglia era contraria alla proposta della Toscana, che ha il ruolo di coordinamento in materia ma non ha detto nulla. La Campania ha chiesto di rivedere integralmente i criteri e si è trovata isolata. Le testimonianze raccolte confermano la difficoltà a coordinarsi. Persino a riconoscersi. «Ero d’accordo con il collega della Campania, di cui non so il nome, era uno giovane con gli occhiali – dice Cristina Summa, la funzionaria inviata dalla Puglia – ma non avevo il mandato politico per andare contro la posizione della Toscana». Il giovane con gli occhiali è Carmine De Blasio: «Non ho visto se c’era qualcuno della Puglia. Può darsi. Se c’era non ha detto nulla. Ero solo contro tutti».

Il risultato è che il Veneto, con 35mila bambini al di sotto dei 3 anni in meno rispetto alla Campania, l’anno prossimo tra bonus nidi e fondi per costruire altri asili riceverà 66 milioni contro 44 dei campani. Di schei. A meno che all’ultimo incontro utile, la Conferenza dei presidenti in calendario a metà dicembre, Vincenzo De Luca in nome di 154.566 bambini non riesca trovare alleati e ribaltare il tavolo, per far capire che i tempi del Sud silente o consenziente sono finiti. Ma la mancanza di quattrini da inviare celermente al meridione riguardo asili da pagare, edilizia scolastica, popolare, sostegno liquido ad imprese e liberi professionisti latinano per mancanza effettiva; alla stessa stregua di ingenti risorse per dare adito al Veneto ed alla Lombardia di rintuzzare gli attacchi forestieri tesi alla limitazione ed acquisizione dell’intero comparto industriale del Nord, unico argine al predominio crucco-francese. Pertanto si vocifera internamente la fondazione Burterfly di Guido Grossi, di introduzione di moneta parallela gia’ attuata con il Burter, teleologica allo sgravio debitorio verso la macchina statale. Binariamente sempre maggiori economisti atipici come il professor Malvezzi e Alberto Micalizzi caldeggiano per una internalizzazione di Banca d’Italia con una reimmissione di lira isovaloriale all’euro: in tal guisa unire in modo effettivo l’Italia, sottoforma di ausilio immediato al nord ed al sud con una dovizia di moneta liquida, sarebbe fattibile; offrendo titoli pubblici garantiti con buono interesse ai soli correntisti italiani-i piu’ pingui d’Europa-consentirebbe di pagare immantinente il debito pubblico ed avere mano libera negli investimenti e nel buon guadagno collettivo. Cio’ eliderebbe in prospettiva, la mafia, e la statalizzazione di Banca d’Italia, che puo’ cancellare ogni debito italiano ed emettere soldi illimitati, viene definita la peggior colpa di Craxi, propedeutica al suo esilio previa pubblica crocifissione.




TgT

TgT Adfnews del 1/3/21

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1 Il vertice tra Grillo e Conte per il riassetto del Movimento 5 stelle, ha visto presenziare anche i nomi presenti e passati piu’ famigerati dell’ormai partito politico. Assente di Battista, Beppe Grillo si e’ visto con una sorta di maschera da palombaro contro il Covid, in antitesi alla sua antica retorica antesignana del complottismo e con un silenzio strambo relativo ai motivi che hanno impedito di ottemperare ai programmi sciorinati da sempre, come l’uscita dall’euro, la ridiscussione dei Trattati europei, la creazione di una banca pubblica enorme.

2 Il presidente della Onlus Angeli della Finanza, Domenico Panetta, racconta della dovizia di mail che quotidianamente giungono in associazione, relative a persone, imprese e esercizi commerciali, oberati dai debiti e che richiedono aiuto. Il fiscalista ed aziendalista Panetta preconizza desertificazione cittadina entro 4 mesi se lo stato non interviene a sostegno del popolo; e offre una soluzione pur denunciando la passivita’ del governo: elidere debiti per tutti e congelare l’ammontare dei costi ed oneri relativi al lavoro e alle produzioni.

3 La sorella di Stefano Cucchi, geometra tossicodipendente arrestato e ucciso dai carabinieri, dichiara la messa in vendita della casa del fratello, comprata dai genitori per aiutarlo nel suo processo di ripresa, a causa dei costi esorbitanti inerenti le annose spese legali e professionali.

Ad onta del risarcimento statale da 1,3 milioni relativi all’omicidio perpetrato dagli agenti, il denaro non e’ riuscito a salvare il totale tenore di vita della famiglia, che ha accantonato il lavoro per focalizzarsi tutta, nel redimere la vittima per mezzo di un lungo ed esoso processo penale.

4 Secondo variegati economisti come il professor Malvezzi, l’Italia da tre decenni spende meno di cio’ che incassa dalle tasse, in favore dei propri cittadini. Pur essendo il costo delle materie prime sempre basso come al tempo della lira, i contribuenti pagano tasse elevate per pagare spese e debiti ormai detenuti da fondi di investimento e banche commerciali forestiere. Salvare l’Italia e gli italiani significa riprendere il controllo della banca centrale, congelare gli interessi sui debiti fino al loro ammortamento. Infine investire senza limiti di spesa per ricreare ricchezza atta a pagare interessi sui debiti prima, e dopo i debiti pregressi senza piu’ indebitarsi per mezzo del controllo della propria banca centrale.

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Come rilanciare l’Italia senza investimenti esteri

Il falso mito che prescrive di rendere l’Italia attrattiva per gli investimenti forestieri, ha finora procurato dei nocumenti smisurati per i cittadini; cosi’ il costo del lavoro e’ calato drasticamente comportando una precarieta’ crescente e salari decrescenti, a scapito dei lavoratori ed indirettamente imprenditori italiani. Con recisioni agli emolumenti come fatto negli ultimi anni, gli imprenditori italiani hanno assistito ad una riduzione degli introiti proveniente da acquirenti italiani, mentre le multinazionali macinavano profitti a iosa con la deflagrazione dei propri concorrenti piccoli in Italia; infine le multinazioni ovviano oggi come ieri, al calo di vendite in Italia con cosumatori forestieri dovuti alla globalizzazione. Gli italiani cosi’ comprano meno, si impoveriscono, le piccole e medie imprese che vedono un calo di vendite si rimpiccioliscono o chiudono e la pressione fiscale si innalza per sostenere imprenditori ed impiegati sul lastrico a causa della decrescita del mercato. Ancora le gabelle relative l’Iva, a sostegno dello stato e delle istituzioni locali si recidono per la scarsita’ crescente di consumi e dunque si fa ricorso a prestiti stranieri pagando interessi alti, al fine di non atterrare l’economia. Tali prestiti finanziari costuiscono aumenti di tasse, minori investimenti pubblici e pagamenti inferiori ad imprese italiane, da parte dello stato e da acquirenti in calo.

Il fatto che i debiti italiani odierni siano originati anche dalla diceria per cui e’ opportuno tagliare i costi per competere con la Cina, e’ una controproducente castroneria che alimenta crisi e indigenza; ma sopratutto non si puo’ invertire tale tendenza per la proibizione allo stato, di emettere moneta bancaria-banconota- e moneta statale-statonota-, con cui alimentare il mercato mediante una diminuzione di imposte, un’immissione e sostegno pubblico nelle aziende malandate, e un implementazione del lavoro e degli acquisti con investimenti infrastrutturali ed abbattimento di interessi oriundi sui debiti potendo emettere infinitamente la moneta necessaria. Il futuro preconizza una globalizzazione regolata per non recidere i diritti costituzionali dell’Italia ma sopratutto il pagamento totale con la liquidazione che poco costa, dei debiti italiani esteri. Cio’ sarebbe possibile per mezzo del ritorno alla sovranita’ mometaria con la ripresa della Banca centrale, o con l’affiancamento all’euro di una moneta a mera circolazione italiana, oppure offrendo titoli pubblici garantiti e con un interesse appetibile, solo ai correntisti italiani, possessori della maggiore liquiita’ al mondo dopo il Giappone, triplice rispetto al debito pubblico, ed in grado, secondo Guido Grossi, di far crescere l’Italia a doppia cifra.https://www.facebook.com/marketplace/item/352129442824283/




Fatti nascosti e fatti detti

1 Svolta nell’omicidio di Pavia verso una quarantanovenne animalista: ha confessato un giovane ventottenne dichiarando di averla strangolata, in seguito ad un litigio, nella vasca da bagno. Il ragazzo di Lodi ha aggiunto di aver avuto una relazione con la donna. Assassino da tempo affetto da depressione e problemi di alcolismo.

2 Oggi l’Italia conoscera’ il suo destino in merito alla clausura o meno, causata dalla classificazione di zona arancione. Sono in fibrillazione, a riguardo, i governatori di Lazio, Piemonte, Lombardia e Friuli Venezia Giulia che si affrettano a mostrare i dati attestanti rispetto delle regole e diritto a rimanere zone gialle. Sono intanto al collasso gli indici di crescita e non si capisce la effettiva contagiosita’ e strategia di vittoria, relativa al Covid.

3 I girotondi di Lega, 5 stelle, politici e burocrati della Seconda Repubblica in favore di Draghi e predecessori, sono causati dalla dipendenza dell’Italia da soldi emessi all’estero, e della sua sovranita’ politica troncata in seguito alla Seconda Guerra Mondiale; per mezzo di cio’ tutta la politica e la burocrazia italiana e’ costretta a scendere in guerra su teatri giudicati ribelli rispetto ai diktat della finanza. Secondo tuttavia degli economisti anche della Lega, la chiave di volta per l’indipendenza politica e la crescita dell’Italia, risiede nell’emissione parallela di banconote da parte della Banca d’Italia, e di statonote da parte del ministero del tesoro.

4 E’ possibile rendere l’Italia indipendente dagli investimenti esteri, afferma il finanziere e ricercatore di economia Alberto Micalizzi, offrendo titoli pubblici garantiti dallo stato e con un attrattivo tasso d’interesse, ad investitori privati italiani; secondo variegati centri di studi la ricchezza privata degli italiani e’ seconda solo al Giappone per cui offrire il debito pubblico ai soli italiani eliderebbe lo spread, il debito pubblico e sarebbe un volano di crescita a doppia cifra, in quanto lo stato ha l’obbligo di investire solo in Italia il ricavato dei titoli pubblici.https://www.facebook.com/marketplace/item/1065032380635180/