Tangenti e condanna Fiat: gli Usa si riprendono Chrysler?

FCA PAGÒ TANGENTI AI SINDACATI PER CORROMPERLO: MULTA DA 30 MILIONI DI DOLLARI NEGLI USA

Fiat Chrylser Automobilis (Fca) è stata sanzionata con una multa da 30 milioni di dollari, negli Stati Uniti, per aver corrotto alcuni sindacalisti con tangenti pagate tra il 2009 e il 2016. L’azienda automobilistica italo-americana ha ammesso la propria colpevolezza e ha patteggiato.

Per i prossimi tre anni l’azienda sarà sottoposta alla vigilanza di un garante indipendente sul rispetto delle leggi sul lavoro. Il garante dovrà anche verificare lo scioglimento del National Training Center (Ntc) di Detroit, un centro di formazione attraverso il quale erano stati veicolati benefit personali ad alcuni sindacalisti.

Tra le altre cose, sono stati pagati un mutuo da 262mila dollari all’ex vicepresidente generale Uaw, una festa da 25mila dollari a un altro leader sindacale e viaggi in California per 30mila dollari ad alcuni funzionari. Tutto questo per assicurare vantaggi a Fca nelle trattative con la sigla.

All’epoca dei fatti l’amministratore delegato di Fca era Sergio Marchionne: nel luglio 2016 il manager italoa-canadese – successivamente morto – era stato interrogato e aveva negato qualsiasi coinvolgimento, affermando che l’azienda era stata “vittima della condotta illegale da parte di alcuni individui canaglia”.

Ma per il giudice Paul Borman, che ha emanato la sentenza “La natura e le circostanze di questo reato sono molto gravi”. Erin Shaw, dell’Ufficio del procuratore, ha definito la condotta di Fca come una delle più grandi, se non la più grande, violazione del Labor Management Relations Act. “Questo non è stato l’atto di un dipendente canaglia o di basso livello ed è abbondantemente acclarato che c’era un problema con la cultura di questa azienda”.

Purtroppo il Sud Italia attraversa problemi analoghi da molti decenni, ovvero la svendita del proprio patrimonio artistico, ambientale ed industriali a gruppi di potere suffragati dalla politica e dalla corruzione personale. Senza pensare alla dipartita politicamente ed economicamente attuata Alfa Romeo, piu’ antico di Ferrari e icona di automobilismo italiano piu’ appetibile all’estero’ come affermava Frederick Pirche, proprietario Audi e Porche che vorrebbe inglobarla. L’America finanziaria in fondo non ha mai consentito la venduta dei suoi marchi su bandiera Fiat, bensi’ solo una sorta di prestiti in fase di riscatto al “prestatore” che intanto ha inglobato anche gli altri marchi Fiat italiani in una sorta di dominio industrial finanziario.

Il dottor Nicola Forte, appartenente ad una storica famiglia dell’alta borghesia napoletana attiva nell’industria, imputa a Bassolino e la sinistra progressista culminata con De Magistris, l’elisione di opportunita’ imprenditoriali a detrimento specialmente dei giovani del sud: il titolare di Jamme pubblicita’ e fondatore del movimento neoborbonico allude al diniego politico dell’epoca risalente l’installazione di Disney Land, di rendere il litorale domizio sede, al posto di Parigi, del parco giochi piu’ accattivante del mondo. Cio’ a causa di pressioni politiche operate dal clan camorristico dei Casalesi che non voleva rimanere sotto i riflettori. Cosi’, a contratti quasi stipulati e piano industriale concordato, l’officina “Disney Land” su ristornata a Parigi, con le sue tare climatiche ma un’indotto virtuoso mirabile.

Nicola Forte allude anche, deittico di deflagrazione meridionale ad opera sinistrorsa, l’affidamento del complesso artistico di Pompei, con tanto di biglietti e nessun bando di gara, ad una cooperativa veneta, senza possibilita’ per i giovani ed i meridionali, di annettere ricchezza dal loro territorio, a proposito di autonomia territoriale. Nicola Forte cita anche la sostituzione delle lanterne storiche, di matrice borbonica e similari a quelle di Parigi, presso la Villa Comunale, in favore di lampioni a mo’ di supposte realizzati con materiale dannoso, a sgretolare la memoria napoletana.

Se la Reggia Outlet fiorente di Marcianise, figura di proprieta’ di gruppi settentrionali alla stregua del Negombo, elitaria struttura balneare ischitana, il dottor Forte non reclama nulla in quanto sono vettori economici privati, tuttavia per Pompei, Ercolano e similari, siti pubblici, oppure il Mausoleo di Posillipo ed il parco Virgiliano, oggi versanti in un degrado scoptico per ka cittadinanza, Nicola Forte reclama la presa di possesso dei napoletani, per cui si candida alla prima Municipalita’ con Maresca, capolista del “salotto buono” cittadino, il quale ha sposato il progetto del proprietario di Napoli Jamme, senza alcun vincolo con il partito di Salvini, da sempre direttamente ed indirettamente avverso alla crescita economica del sud.

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