Il 90% delle banche

Nulla da dire sui leciti guadagni da parte degli istituti finanziari, ed anche rispetto ad una loro parziale e temporanea nonchè variegata, privatizzazione che non superi il 15%, per un periodo di tempo limitato e per soci sempre disomogenei; tuttavia il meccanismo di investimento bancario e risoluzione debitoria, è quanto mai surrettizio ed esiziale. La questione debitoria con cui vengono vessati privati, stati ed imprese, è interconnessa con i debiti che vengono consentiti e tributati dal farli, alle medesime banche: infatti emerge dalle dichiarazioni di esperti economisti e finanzialisti come il professor Malvezzi, che i meccanismi speculativi che premiano direttamente le banche, a norma di legge, ed indirettamente gli stati, con leggi tassative verso i cittadini, si basano sull’utilizzo di quei conti correnti molto pingui dell’Italia, in favore di fondi di investimento oriundi e banche commerciali delocalizzate. I debiti delle banche sono legittimati permettendo ad esse di prestare il 90% della riserva monetaria sottoforma di conti correnti, da cui derivano i temporeggiamenti e le tergiversazioni verso i clienti che richiedono una presa di possesso repentina dei propri depositi: in pratica su ogni conto corrente o prestito, la BANCA GUADAGNA SENZA FAR NULLA, il 90% del valore in più, giacchè i prestiti sono discrezionali, agganciati alla moneta Fiat, ossia infinita e non associata all’oro, e vengono erogati con un processo informatico esente dalla produzione di opulenza fisica. Da qui la surrettizia battaglia mondiale contro le banconote e l’economia reale si enfatizza pensando il fatto che i depositi bancari ormai privati, e quelli dei fondi di investimento, a differenza dello stato vengono garantiti dalla bce o dalla Fed, a loro volta uniche ad immettere moneta, etinguere debiti, senza impoverirsi e annettendo debiti ad ogni emissione monetaria. A risentirne, di tale processo, stati e cittadini oberati da tasse per pagare i debiti annessi all’emissione monetaria per sostenere debito pubblico ossia servizi pubblici, salari, pensioni, investimenti privati, prestiti alle multinazionali che ingolfano il mercato lucroso, e versano le imposte in paradisi fiscali. Caso eclatante di ciò, Microsoft dall’alto degli utili guadagnati in EUROPA di 260 miliardi con abuso di posizione dominante, nessuna tassa pagata all’Europa, e multe di pochi milioni di euro. L’Italia terza potenza mondiale innanzi a Germania nel ‘2000, se non avesse subito assalti speculativi di Soros azionista Microsoft e leggi capestro, poggiava sulla Banca d’Italia a garantire e magari ammortare senza oneri cittadini, i debiti. Invece oggi la Banca d’Italia ha ceduto i diritti di emissione, garanzia e cancellazione debitoria, alla bce privatizzata e posseduta dalle banche commerciali, fondi di investimento coproprietari Microsoft ed Amazon da essa garantiti nelle speculazioni, viceversa per l’Italia vige la narrazione che non ci sarebbero soldi per il fabbisogno pubblico, privato, e per abbassare le gabelle.

Guido Grossi, ex responsabile dei mercati finanziari per quella Bnl pubblica e protagonista egemone del mercato, poi privatizzata e confluita nella parigina Paribas, afferma che per debellare indigenza, disoccupazione precariato in Italia, occorrerebbe offrire titoli statali italiani garantiti dalla Banca d’Italia, con un discreto interesse, ai 23000 miliardi italiani giacenti sui conti correnti, sempre più tassati, e investiti obbligatoriamente in fondi di investimento speculativi, coproprietari bce, Banca d’Italia, fautori di innalzamenti di tasse, cesure di spesa e disordini mondiali.

I titoli pubblici italiani non sono disponibili e offerti ai clienti, da parte delle banche italiane un tempo pubbliche, in quanto acquistati preventivamente dalle banche commerciali e fondi speculativi di investimento, che in tal modo degradano il mercato illecitamente e suffragano la narrazione della penuria erariale. Secondo Grossi con il 10% dei 2300 miliardi investiti dalle banche privatizzate che rendono il Bel Paese il terzo paese più facoltoso del mondo, l’Italia crescerebbe a doppia cifra, in un lustro estinguerebbere il debito pubblico e tornerebbe terza potenza mondiale. https://www.facebook.com/marketplace/item/1065032380635180/




Reddito di cittadanza: i buoni motivi per lasciarlo a patto che,

Nell’era in cui lo stato sostiene le multinazionali finanziarie a detrimento dell’erario, del lavoro dipendente, delle piccole imprese e dei liberi professionisti, la misura del reddito di cittadinanza e’ una manna dal cielo nonche’ volano per la ripresa dei consumi: lo fa data l’impossibilita’ di accumularlo e di conseguenza l’obbligo di spendere gli 800€ mensili per intero. Con l’alimentare unico settore in crescita di fronte lo spianto di commercianti, piccoli e medi imprenditori e professionisti, il reddito di cittadinanza e’ la misura migliore che il governo a trazione 5 stelle ha attuato, e merita la iterazione in futuro, a tempo indeterminato, per gli italiani. Il costo del reddito di cittadinanza e’ davvero irrisorio rispetto a voci di spesa quasi pleonastiche, che accalcano il “libro mastro dello stato”; e se si pensa che il reddito di cittadinanza europeo non comporterebbe spese per la bce, allo stato attuale delle transazioni finanziarie, trasecola che vi sia una fronda comune al reddito di cittadinanza, sia in Italia che in Europa. E non e’ un problema dal punto di vista degli introiti fiscali e della ripresa economica, che il reddito di cittadinanza sia percepito non solo dai disoccupati bensi’ dai marpioni, siccome e’ l’unico sostegno all’economia reale, sopratutto in tempi di digitalizzazione, e commerce imperante, delivery e mondo dei servizi e dei beni in digitale.

Il fatto negativo del reddito di cittadinanza, e’ il suo scagliarsi contro i datori di lavoro svincolati da banche e finanza speculativa, a causa del fatto che si e’ scontrato contro i salari e le pensioni, e facendo preferire il reddito di cittadinanza al lavoro. Alche’ il rimedio a questa concorrenza sleale sarebbe abbassare in modo indefinito le tasse sulle retribuzioni, in modo da indirizzare agli emolumenti, un aumento dovuto al reddito di cittadinanza. Detto cio’ rimane prioritario il tema del rilancio del lavoro, per mezzo di investimenti pubblici in infrastrutture, sostegno diretto alle imprese, abbassamento delle tasse; infine reddito di cittadinanza per ogni individuo, da spendere totalmente, ma per meta’ almeno, verso attivita’ italiane. Se poi si dovesse tornare alla sovranita’ monetaria, il reddito di cittadinanza permanente e per tutti, gli investimenti pubblici e lo sgravio fiscale fisso, avrebbero un costo nullo… https://www.facebook.com/marketplace/item/210340406717147/