Instabilita’ banche grandi: 007 esortano salvataggio conti correnti italiani

Ne parla Francesco Carrino con dati alla mano e ne dipinge un quadro allarmante: Credit Swisse, banca macroscopica in quel della Svizzera, giace in una crisi di guadagno mastodontica; infatti gli azionisti hanno visto, negli ultimi tre mesi, un calo degli introiti di due miliardi. Alla luce di questi avvenimenti il commercialista ed imprenditore lucano ha sciorinato i grafici che palesano quanto Unicredit, seconda principale banca italiana, stazioni in una fase di costante decrescita dal punto di vista degli investimenti. Da qui la valutazione del perito finanziario e corsista di criptovaluta, che le banche siddette “solide” in Italia ed all’estero, stazionino in una fase di precollasso, che una volta concretizzato, sara’ sistemico ergo globale.

Carrino, forte di un immenso seguito che rende i suoi video virali ed il suo canale appoggiato da circa duecentomila iscritti, non si esime dall’indicare Monte Paschi di Siena come istituto di credito estremamente bolso, ad onta delle valutazioni ufficiali che lo definiscono oggi iperaffidabile. A parere del commercialista l’Italia detiene delle banche mirabili ed altamente efficienti che tuttavia non rientrano nell’alvo di quelle principali e piu’ pubblicizzate. La motivazione economica che inficierebbe le banche non solo italiane ma continentali risiederebbe nel fatto che esse sono gravate dal debito pubblico e da prestiti e mutui non pagati, che assistono oggi come non mai una penuria di italiani in grado di ripagare i prestiti ed a ottemperare a mutui pregressi o nuovi: questo inerisce la questione molteplici volte focalizzata dall’Europa, dei crediti inesigibili che si traducono a passivi di bilancio per le banche.

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Il Copasir a tal punto auspica un coinvolgimento dei correntisti per dipanare le perdite finanziarie e bancarie delle banche, il che si paventa come nuovi prelievi forzosi dai conti correnti, cui si aggiungono gli attuali tagli ai servizi, agli stipendi, agli investimenti pubblici, aumento prezzi e tasse che oberano gli italiani. Tuttavia i servizi segreti italiani hanno esortato, in relazione a cio’, il parlamento in modo di coinvolgere gli innumerevoli pingui correntisti italici, nell’acquistare titoli pubblici. In tal guisa cesserebbe la ricattabilita’ politica e finanziaria del Bel Paese, da parte di speculatori forestieri che in modo indiretto fanno politica in Italia, e sono in modo altrettanto indiretto citati dal Copasir.

Coinvolgere i correntisti italiani-tra i piu’ ricchi al mondo dal punto di vista dei depositi-nel debito pubblico, presuppone un interesse medio garantito dallo stato, che cozzerebbe con il trattato di Maastricht ma eliderebbe in pochi anni il debito pubblico ed il mero spread; il quale destabilizza il mercato limitando il Pil.




Debito pubblico e scenari migliori

Il debito pubblico italiano è asserragliato nelle grinfie dei cassieri europei che di fatto lo rifinanziano: sono queste le mosse che consentono di pagare stipendi, pensioni e servizi essenziali, al popolo italiano.

Giacchè i movimenti populisti “per definizione” minacciano la stabilità creditizia e debitoria europea, è giusto porre ad ognuno soluzioni manageriali costruttive.

Uno stato evoluto come l’Italia, potrebbe eludere i rischi di rappresaglie fiscali europee, semplicemente rilanciando un concetto cardinale della democrazia: ovvero l’entrata nel debito del proprio popolo, mediante un meccanismo di acquisto autonomo del debito.

Sembra che, sulla base di dati non vetusti, se ogni italiano acquistasse per circa tremila euro il proprio debito interno, si smantellerebbe il debito stesso; palese dunque il concetto delle clausole di salvaguardia da parte di enti europei, che solleverebbe barricate per impedire tale manovra; eppure con l’ausilio di trattative costruttive e risolute, le stesse clausole di salvaguardia potrebbero essere spalmate sui “salvatori della patria” che hanno originato il processo di acquisto del debito. Il paradosso, ora, è salvare il potere di acquisto di quella consistente fetta di popolazione che si è affidata al populismo.

Quasi ogni italiano dispone di cinquemila euro da versare per il salvataggio finanziario della sua nazione. Le trattative teoriche richiedono un forte impegno attraverso un esborso monetario, per potersi concretizzare.

Io intravedo nessuna via drastica, tuttavia l’azione perentoria da intraprendere adesso, risiede nel salvaguardare il potere di acquisto di un intero popolo, magari mediante un processo di salvaguardia e salvataggio autoctoni. In alternativa la forbice tra povertà recessiva e ricchezza improduttiva, causerà uno sprofondamento totale dell’Italia.

Giacchè risulta palese il fatto che l’Italia possegga i numeri per sedere al tavolo dei paesi più ricchi e progrediti, il baluardo contro il polulismo risiede nell’intervento finanziario privato, con una trattativa continentale realmente costruttiva. Questo scaturisce dalla verità apodittica che una guerra finanziaria non conviene a nessuno.

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