Free state of Jones e il miglior cinema americano

Che la politica si faccia arte o viceversa poco importa allorche’ sappia veicolare il “sublime” in un messaggio emozionante e costruttivo. Non so interpretare questo encomiabile film datato, Free State of Jones, quale un’opera che sceveri nettamente la parte documentarista da quella meramente filmica, eppure sembra un ideale connubio di entrambe le cose e della modernita’: per modernita’ alludo alla equiparazione totale delle differenze almeno dal punto di vista sociale ma anche alla difficolta’ e perniciosita’ di lottare per il giusto, sia nel lavoro che nel sociale.

Matthew Mc Conaughey interpreta un valido ma giovane avvocato di provincia che, all’epoca del Ku Klux Kan, si prodiga per difendere il padre, divenuto omicida, di una giovanissima, carina e raffinata ragazzina negra che viene malamente stuprata e seviziata da due giovani bianchi, nullafacenti, alcolisti americani.

Dopo che il giudice pavido scagiona i responsabili, il padre di questa adolescente spara ed uccide entrambi, con il conseguente smacco alla giustizia americana e alla sua societa’ imperniata, prima come adesso, sulla supremazia razziale dei bianchi. Eppure l’atto, in quel nascituro stato di Saint Jones, e’ troppo ribelle ed antitetico alle imposizioni politiche e finanziarie che imprigionavano i lavoratori negri in condizioni di somma schiavitu’ ed inferiorita’ assoluta; cosi’ il protagonista bianco, avvenente, professionalmente eccezionale, si scaglia suo malgrado contro il vero sistema corrotto americano, che e’ ai gangli del lavoro, della giustizia, della società’, della politica e dell’economia. Minacce, attentati, sabotaggi e l’ingaggio del piu’ ammanigliato avvocato statunitense sono vani nell’arte del film, che tuttavia perseguitera’ perennemente, dal punto di vista politico, la nascita di un figlio meticcio avuto dall’avvocato visionario; bello l’incontro definitivo, ancora romantico, tra la famiglia dell’avvocato, dai molto espliciti tratti caucasici, e la famiglia del suo cliente negro, indigente, e esterefatto per aver visto sfatare il falso mito della differenza di classe, di censo e di razza, in favore di un’umanita’ imperniata sul bene comune e sulla solidarieta’ reciproca.