Tlc: governo sblocca il mercato

Emendamenti nuovi e rassicuranti per i consumatori sono stati promulgati dal governo, sull’abbrivio delle impostazioni europee in merito alla concorrenza nel settore delle telecomunicazioni. Infatti i contratti del comparto televisivo, telefonico e con il corollario di internet, non potranno raggiungere il picco attuale dei quarantotto mesi, ne’ 24 bensi’ massimo dodici.

Draghi ha adottato e tradotto in legge l’istanza dell’Antitrust che vedeva un ingabbiamento contrattuale dei clienti verso gestori sempre piu’ esosi e vincolanti. Per i consumatori insoddisfatti infatti, risultava assai oneroso rescindere i contratti, e si trovavano sovente a pagare contemporaneamente due gestori in caso di decisione irreversibile di migrazione verso un operatore concorrente. Inoltre anche a rapporto commerciale concluso unilateralmente ma regolarmente, venivano addebitati ai vecchi clienti costi e spese definiti illegittimi. Inoltre si poggiava, da parte delle aziende e per dissuadere l’ex cliente dalla revoca contrattuale, sul siddetto presente del decoder che veniva imposto da ripagare in seguito.

Le associazioni dei consumatori avevano denunciato le modalita’ di azioni troppo perentorie dei gestori di servizi tv e di connessione internet, vedendosi replicare un tacito dissenso delle societa’ dall’interrompere tali comportamenti.

Il governo ora ha regolarizzato immani sanzioni pecuniarie per i gestori che continueranno tali procedure anticoncorrenziali e coercitive.

Sulle telecomunicazioni, che costituiscono il settore piu’ lucroso del momento, prosegue la pressione finanziaria e politica per internalizzare la Tim nell’alvo della multinazionale francese concorrente Vivendi’. Si e’ a tal proposito negato ieri una scalata verso la due diligence Tim, ovvero il libro mastro dei segreti tecnologici, finanziari, economici e relativi accordi e fornitori, ma l’assalto alla piu’ redditizia e florida azienda telefonica europea e’ indefesso: infatti banche d’affari e fondi d’investimento che controllano la mera Vivendi’, enfatizzano il debito monstre della Tim, teleologico alla sua privatizzazione, occultandone gli introiti e le capacita’ ingenti. https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/

I lavoratori Tim sono in procinto di manifestare in modo reiterato contro la cessione della Tim, verso quei soggetti finanziari che ne detengono il debito, pressando Draghi sul mancato rilascio della Due Diligence, la quale invece per l’Ilva di Taranto, e’ a detta di Bagnai finita nei redami del gruppo francese Mittal, intersecato con i medesimi fondi di investimento e banche d’affari che finanziano il debito Tim. Ilva e’ l’altra multinazionale pubblica italiana che, come Tim, risulta ancora egemone almeno come potenzialita’, sul palcoscenico europeo.