Morti sul lavoro: risarcimento negato per scolaro e scandali

Di Rita Lazzaro

Non ci sarà alcun risarcimento da parte dell’Inail ai genitori di Giuliano De Seta, lo stagista morto il 16 settembre in un incidente in fabbrica a Noventa di Piave (Venezia). A renderlo noto è la famiglia del 18enne, che rimase vittima di un incidente in fabbrica durante il periodo di alternanza scuola-lavoro, quando fu travolto e ucciso da una lastra d’acciaio. La norma prevede infatti un indennizzo solo nel caso in cui il lavoratore abbia famigliari a carico. Il giovane si trovava in azienda per uno stage e non come operaio della ditta. Il processo sul mancato indennizzo deriva, inoltre, dal fatto che il ragazzo, travolto e ucciso da una lastra di acciaio, si trovava in azienda come stagista e non come operaio della ditta dove stava svolgendo il periodo obbligatorio di alternanza scuola-lavoro. Il processo nei confronti dei quattro indagati per la morte del 18enne – che studiava in un istituto superiore di Portogruaro – è in programma il 10 marzo. Questa di San Donà di Piave (Venezia),  in cui un 18enne e’ morto  sul lavoro schiacciato da una lastra di metallo: era una dramma avvenuto all’interno di  uno stage scolastico. Una situazione tanto tragica quanto ingiusta dove si ha la prova amara di come la giustizia non sempre vada di pari passo col senso di umanità e di rispetto della vita umana. Aspetti che però paradossalmente ne dovrebbero essere l’essenza della stessa. Purtroppo la lista dei giovani morti durante uno stage non si ferma qui. Da ricordare infatti la morte di Lorenzo Parelli, il ragazzo di 18 anni ucciso da una trave d’acciaio nell’ultimo giorno di tirocinio alla Burimec di Lauzacco, in Friuli, nell’ambito del progetto di alternanza scuola-lavoro, il 21 gennaio dell’anno scorso. Una morte che ha portato proteste in Friuli Venezia Giulia e in molte città d’Italia contro l’assenza di controlli nell’alternanza scuola-lavoro.

“Questa non è scuola, non è lavoro. Vogliamo sicurezza e diritti, stop Pcto (percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento) e stage che insegnano la precarietà”. E’ il messaggio della Rete degli Studenti Medi che avevano dato vita a una giornata di mobilitazione. “Lorenzo ha perso la vita durante una attività che il Ministero dell’Istruzione considerava formativa”, dice il coordinatore della “Rete degli Studenti Medi”, “non vogliamo che la sua morte passi in secondo piano”. Indignazione a quanto pare rimasta inascoltata. Non per nulla a poco più di un mese di distanza dalla morte di Lorenzo, nel febbraio dello stesso anno è la volta di Giuseppe Lenoci. Uno studente morto a 16 anni durante uno stage. Il sedicenne viaggiava a bordo di un Ford Transit guidato da un operaio di 37 anni. E tale mezzo, per cause ancora da accertare, si è schiantato contro un albero, che ha ucciso sul colpo lo studente. Ferito invece e’ risultato  l’uomo alla guida,  che e’ stato indagato dalla Procura di Ancona per omicidio colposo.

Gli studenti di Fermo a tal proposito, si sono cosi’ espressi: “Non chiamatelo incidente. Stop alternanza scuola-lavoro”. Il nome di Giuseppe Lenoci nel frattempo è stato più volte urlato dai suoi coetanei. “Non chiamatelo incidente”, hanno detto studenti e studentesse: “In meno di un mese – hanno dichiarato quelli del collettivo Depangher – è il secondo studente morto durante lo stage, stesso sistema del modello di alternanza scuola-lavoro. Entrambi mirano a sfruttare lo studente”.

Ma la morte di giovani vittime di un sistema mal gestito che vede l’alternanza scuola lavoro non è che la sua piaga che colpisce il diritto dei lavoratori. Questi ultimi purtroppo sono anche vittime dell’avidità e dell’ingordigia umana che mette il risparmio prima dell’incolumità umana mietendo così morti innocenti, la cui pecca era quella di esercitare un diritto che spetta loro,  ossia lavorare. Proprio come successo a Luana D’Orazio, la ragazza di 22 anni mamma di un bambino che rimase stritolata nell’orditoio a cui era addetta. Ebbene, secondo il giudice che due mesi fa ha condannato a due anni di reclusione Luana Coppini e a un anno e sei mesi Daniele Faggi, appare “evidente” che le “diverse manomissioni” al macchinario “sono state poste in attuazione di una medesima strategia imprenditoriale volta alla massimizzazione della produttività a discapito della sicurezza delle fasi delle lavorazioni”.

Nelle 17 pagine di motivazione della sentenza sulla suddetta morte bianca tra le piu’ clamorose della storia italiana, il gup richiama le considerazioni del consulente della Procura, che nella sua relazione aveva quantificato nella misura dell’8% i vantaggi produttivi derivanti “dall’intervenuta accertata manomissione dei macchinari che consentiva al lavoratore di accedere alle parti in movimento della macchina, senza l’impedimento della protezione, e dunque in maniera più celere seppur estremamente pericolosa”. Un terzo imputato per la morte della giovane, il manutentore Mario Cusimano, ha scelto di essere giudicato con rito ordinario: il processo si è aperto il 13 dicembre scorso, prossima udienza il 22 marzo.

E nella lunga e vergognosa mattanza di morti sul lavoro da ricordare i rider, definiti da numerosi giornalisti, semplicemente i nuovi schiavi in quanto vite umane trattate come mere macchine che hanno un solo compito: velocita’ e massimizzazione del profitto. Sebastian Galassi, rider 26enne, licenziato dalla società Glovo poiché che non aveva effettuato una consegna che gli era stata affidata. Un messaggio freddo sull’app, di quelli pre-impostati e automatici, lo informava che il rapporto di lavoro era terminato. Ma il ragazzo quel messaggio non l’ha mai letto. Infatti il ragazzo era deceduto in un incidente stradale a Firenze proprio mentre effettuava la consegna, ma ci hanno pensato i familiari a diffonderlo. L’azienda aveva detto che si era trattato di un errore e per rimediare ha promesso di pagare parte delle spese del funerale del ragazzo.

Purtroppo la morte di Galassi avvenuta il 3 ottobre del 2022 non è un caso isolato. Infatti nel marzo dello stesso anno, sempre in un incidente, a Livorno, perde la vita un altro rider, il 32enne Willy De Rose. Questo giovane era un grande appassionato di rugby: lo aveva praticato da ragazzo arrivando ad ottimi livelli nella Etruschi Livorno, poi la necessità di lavorare per una vita più stabile lo aveva costretto a trasferire l’amore per la palla ovale nel ruolo di allenatore dei ragazzini. “Mi ricordo certe mattine, quando saltavamo la scuola e andavamo al campo per vedere chi era più bravo a piazzare la palla ovale tra i pali”, ha raccontato al cronista locale Federico, il fratello maggiore di William, che fa il pizzaiolo dopo aver anche lui immaginato di lavorare come rider. William è morto a Livorno mentre a bordo dello scooter con la borsa termica, stava facendo la consegna per conto di una delle aziende che attraverso l’algoritmo cadenzano il ritmo (accelerato) della distribuzione incrociandolo con la comodità dei clienti.

Storie diverse ma tutte con tutte legate dallo stresso e amaro epilogo: la morte mentre esercitavano il diritto alla dignità, il diritto al lavoro. E risarcimenti irrisori o negati. Quel diritto che sa sempre più di sfruttamento e assenza di dignità anziché diretto a garantire una vita libera e dignitosa proprio come previsto dalla nostra Costituzione. A quanto pare anche quest’ultima morte si incanala tra i decessi avvenuti in uno stato che, nonostante questi orrori, osa ridimensionare con cesure alla spesa, la propria componente davvero “sociale”.




Agricoltori ed operaio morti

Secondo una prima ricostruzione del personale del Servizio Prevenzione e sicurezza della Medicina del Lavoro di Reggio Emilia, intervenuto insieme Carabinieri di Albinea, l’uomo si trovava su una impalcatura quando, per cause ancora in corso di accertamento è precipitato al suolo. Questo operaio aveva cinquantasei anni ma va specificato il costo elevato delle misure protezionistiche per gli operai, sia acquistando che comprando. Binariamente a cio’ i sostegni pubblici alle aziende edili si configurano specialmente come misure indirette ed il resto lo fanno le tasse: dunque una dichiarazione incognita ad Adfnews.it di un industriale edile che, accordandosi con un solo operaio, gli paga 1500€ giornalieri senza imposte e sovraccaricando una sola persona di lavoro. Da qui si deducono i ritardi ed i temporeggiamenti nella consegna di opere pubbliche e private.

Un altro morto sul lavoro in Piemonte. Stava ripulendo il terreno dopo la raccolta l’agricoltore di 60 anni morto a Roddi, in provincia di Cuneo, travolto dal suo trattore mentre lavorava in un noccioleto in frazione Arditi. La vittima è Pierluigi Pesci, residente a Sommariva Perno, circa 15 chilometri dall’appezzamento che affittava, in un terreno scosceso e abbastanza isolato. E’ stato un pensionato che stava facendo una passeggiata ad allertare i soccorsi intorno alle 16.30, vedendo il pensionato esanime sotto il piccolo trattore. Sono intervenuti i carabinieri di Alba, vigili del fuoco, tecnici dello Spresal dell’Asl Cn2, oltre all’ambulanza e all’elisoccorso, atterrato in un campo a poche centinaia di metri dal luogo della tragedia. Vani i tentativi dei sanitari di rianimare il sessantenne, rimasto schiacciato dal trattore che si è ribaltato in un tratto ripido, travolgendo anche alcune piante. Si tratta della dodicesima vittima sul lavoro in Italia nell’ultima settimana, l’undicesima dall’inizio dell’anno in provincia di Cuneo.

Era a bordo del suo trattore, a Mosciano Sant’Angelo, quando per cause ancora in corso d’accertamento il mezzo si è ribaltato schiacciandolo. A perdere la vita, nella tarda mattinata, è stato Gabriele Grosso, 72 anni, di Mosciano. Sul posto sono intervenuti immediatamente il 118 e i vigili del Fuoco ma per l’uomo non c’è stato niente da fare. L’anziano è morto sul colpo per la gravità delle ferite riportate. Sul luogo dell’incidente, insieme a vigili e 118, sono intervenuti anche i carabinieri della locale stazione per gli accertamenti di rito. Quella della lavorazione agricola oggi, oltre che un piacere, e’ diventata un mezzo di guadagno da non condividere con altri per approfittare di maggior risparmio in assoluto rispetto al fisco.




Milano: altri due operai morti

Due operai sono morti in seguito alla rottura di una tubatura di vapore nell’azienda in cui stavano lavorando. L’incidente, secondo le prime informazioni, si è verificato presso la ditta ‘Digima’ a Villanterio, un’azienda in provincia di Pavia che si occupa di raccolta e lavorazione dei sottoprodotti della macellazione. Sul posto sono presenti diverse squadre dei vigili del fuoco e anche il nucleo Nbcr.
Secondo quanto riferito dall’Areu, i due lavoratori sono stati investiti da vapori contenenti verosimilmente ammoniaca.
Una vittima ha 50 anni, mentre della seconda non sono ancora note le generalità.

La questione della sicurezza sul lavoro in Italia sembra un’anatema contro le imprese da un lato, e gli addetti dall’altro: lo stato infatti richiede continui investimenti manutentivi, di aggiornamento informatico, di ampliamento ecologico, che comportano costi crescenti, senza una minima riduzione di gabelle statali, provinciali, comunali e senza adeguate strategie di difesa dagli agguati malavitosi relativi al racket. Lo stato nazionale non si accolla mai le spese liquide di ristrutturazioni aziendale, acquisti esosi di software, installazione di impianti ecocompatibili che cosi’ come per le auto, sono sempre sostituiti da nuove e migliori tecnologie, mai gratuite o molto accessibili. Se a cio’ si aggiungono gli oneri aziendali relativi alla burocrazia imperante, l’imprenditore tende ad eludere tali colpi recidendo il costo della manutenzione, o quello del lavoro con l’assunzione di personale oriundo, tendenzialmente meno preparato e meno oneroso dal punto di vista fiscale.

L’ingegner Lucio Pellegrini, imprenditore novantenne napoletano del settore pellifero e degli accessori, ha spiegato la chiusura della sua attivita’ causata dall’obbligo di riconversione ambientale della fabbrica nel 2000, investimento multimilionario non garantito dalle banche private; e dalla concorrenza sleale della Cina che, esente da obblighi di non inquinamento, fiscali, locali, di pagamenti dei salari grandi, faceva concorrenza sleale alla sua industria, vendendo prodotti quasi identici ad un quarto del prezzo finale.https://www.facebook.com/marketplace/item/1065032380635180/




Nuovo morto al lavoro: cause e rimedi


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Ancora un incidente mortale sul lavoro con una vittima bergamasca, dopo le tragedie del 6 e dell’8 maggio, costate la vita a Maurizio Gritti e Marco Oldrati: oggi poco prima di mezzogiorno un lavoratore di 53 anni è deceduto a Spirano, nel cortile di una ditta, la ‘De Berg’ di via Campo Romano.
Ancora da accertare le cause e la dinamica dell’incidente, ma parrebbe che l’uomo sia stato urtato da un camion in retromarcia nel piazzale dell’azienda. Vani i soccorsi da parte del 118. Sul posto anche i carabinieri, la polizia locale, il sindaco di Spirano Yuri Grasselli e i tecnici di Ats Bergamo. A tal proposito emergono problematiche di vario tipo per aziende, manodopera, fisco e pagamenti. Infatti sono le imposte crescenti tra iva e similari a recidere gli investimenti in sicurezza per le piccole ditte, a prescindere dalla problematica fatale ch caratterizza l’incidente di Bergamo. Le piccole ditte sono costrette a tagliare gli investimenti per aggiornare e migliorare le condizioni di sicurezza sul lavoro, a causa dell’imposizione fiscale tra iva, regolarizzazione degli operai, slittamento dei pagamenti della pubblica amministrazione e costi in aumento costante per formare il personale giovane. Dunque si tendono a prediligere professionisti piu’ anziani e sovente, con meno richieste economiche ma anche piu’ esperienza e meno lucidita’ e forza. Lo stallo dell’economia comporta costi maggiori per i privati e le imprese, che di conseguenza operano cesure ai pagamenti ed al circolo economico, che finisce per scagliarsi contro l’erario e lo stato italiano in generale, direttamente o indirettamente. In questa agonia generale la festa dei lavoratori anche quest’anno e’ stata improntata sulla querelle Fedez-Rai e la legge Zan, eludendo cinicamente il tema del lavoro in Italia, sempre piu’ precario, oneroso, sottopagato ed assediato dalla concorrenza di paesi esteri con forza lavoro piu’ economica ma meno perita. Invece per favorire un miglioramento del lavoro italiano si occulta, a livello mediatico, la priorita’ statale di ridotarsi di una moneta credito anziche’ debito, teleologica al taglio fiscale ed al pagamento immediato ai fornitori di servizi, oltre che di ampliamento degli investimenti pubblici e dei salari collettivi, senza fallimenti di sorta.https://www.facebook.com/marketplace/item/598907453997358/