Come il Sud puo’ accettare e sfruttare la sottrazione del Recovery Fund

RECOVERY FUND, L’UNICA VERITA’

Gli articoli in foto sono acquistabili nella sezione “shop” di questo sito, sul marketplace della pagina Facebook “Francesco Tondo” e nei punti fisici di Piemme agenzia via San Gennaro Napoli e Fulvio Mazzarella, nei pressi della stazione di Napoli.

RECOVERY FUND, L’UNICA VERITA’

di Antonio Picariello*
Ieri sera a Che Tempo Che Fa nuovamente ospite il presidente De Luca. E nuovamente si è parlato di Recovery Fund e di un riparto farlocco previsto nella bozza del Governo. Sembra però, che anche De Luca abbia, diciamo così, aggiustato il tiro in merito.
Infatti se nella diretta di fine settimana scorsa il Presidente parlava indistintamente di percentuali da invertire (66 a sud, 34 a nord) sul totale dei 209 miliardi, ieri sera da Fazio c’è stata una prima inversione di tendenza. Secondo il Presidente la quota da ripartire al 66% a sud sarebbe solo quella a fondo perduto (65 miliardi su 81) mentre degli altri 127 “se ne può parlare”.
Tuttavia non è esattamente così. È certamente da rimarcare la volontà di De Luca di denunciare le iniquità governative in tema di RF, così come quella di fare sistema (finalmente) insieme agli altri presidenti meridionali. Ma se ci si può anche accontentare del 66%, questo deve essere sul totale dei fondi stanziati e non soltanto su quelli a fondo perduto.
I criteri individuati dalla UE parlano chiaro e non sono interpretabili a proprio piacimento o adattabili a teorie di comodo: gli indici di popolazione, reddito pro capite e disoccupazione a sud hanno reso possibile i 209 miliardi quale strumento per colmare il divario interno nella misura del 70% (sul totale) a Mezzogiorno.
Questa resta l’unica verità per la quale battersi, le altre sono versioni di comodo.
M24A ET – Campania

Gli articoli in foto sono acquistabili nella sezione “shop” di questo sito, sul marketplace della pagina Facebook “Francesco Tondo” e nei punti fisici di Piemme agenzia via San Gennaro Napoli e Fulvio Mazzarella, nei pressi della stazione di Napoli.




Napoli Milano e Italia unite per uno scopo

FACITE AMMUINA.

di Antonio Picariello*
Il falso storico trova finalmente posto nella storia. Da Napoli a Milano, da Torino a Trieste è ammuina.
Ma c’è ammuina e ammuina, dipende da chi lo fa, da chi lo racconta, ma soprattutto dall’uso che se ne vuole fare nel veicolarlo alla gente.
A Napoli, infatti, c’era la camorra in piazza; poi però insorge Milano e le cose sono due: o i camorristi hanno preso un charter oppure, più verosimilmente, la camorra non c’appizza niente.
Le frange estremiste? Certamente, magari insieme alle tifoserie violente hanno preso la palla al balzo per dare sfogo ai loro più bassi istinti. Guerriglia urbana, scontri con le forze dell’ordine, vetrine infrante un po’ in tutta Italia. Questo passa, questo fa notizia, questo spaventa la gente comune.
Una domanda: dove sono finite le persone che hanno manifestato pacificamente? Perché a piazza del Plebiscito, ad esempio, le dirette Facebook riprendevano solo la parte della folla che ululava cori da stadio e non coloro che parlando pacificamente ai megafoni pretendevano a ragione vere garanzie a fronte delle limitazioni e delle chiusure? Dove sono finiti i commercianti, i ristoratori, i lavoratori dello sport? Probabile che dove gli scontri sono stati più violenti (Milano e Torino) si siano defilati per non rischiare la pelle, lasciando spazio agli esaltati del momento, mentre nel caso di Napoli…beh è ovvio, abbiamo una reputazione da difendere!
Questa una prima lettura della faccenda, ma ce n’è una seconda: tra le frange estremiste una distinzione è d’obbligo. Nelle loro fila c’è chi fa la pecora seguendo il gregge e chi invece il gregge lo guida con due disegni ben precisi, ma opposti tra loro: anarchia e regime. Il triste record politico raggiunto da questo governo nell’affrontare la pandemia è stato quello di unire i fronti opposti (anarchici ed estremisti) nell’intento di rovesciarlo. Il fine giustifica i mezzi e quale occasione più ghiotta dell’emergenza sociale per dimostrare l’assunto? Il governo non sa darvi soluzioni, il governo è inerme di fronte ai vostri bisogni, il governo vi sta derubando, il governo non riesce ad arginare la violenza e a proteggervi. È il messaggio che “qualcuno” ha deciso di veicolare attraverso gli ultimi eventi, “qualcuno” che ha l’ardire di chiedere elezioni anticipate in un momento così delicato. Con i contagi alle stelle dovremmo recarci ai seggi elettorali per cambiare timoniere, magari scegliendone uno che dall’agosto 2019 se ne va in giro per le città italiane ad elencare problemi e a non proporre soluzioni.
Poi ci sarebbero i negazionisti, ma quelli, per fortuna, agli occhi delle persone ragionevoli sono smentiti dalla realtà!
In tutto questo bailamme una sola cosa è certa: la sofferenza della società civile è ai massimi livelli ed è dovere di chi guida il paese mettere in atto misure concrete e tangibili a garanzia della tenuta sociale. Non è un nuovo esecutivo ciò di cui abbiamo bisogno, bensì che esso si affranchi dai velati ricatti centrifughi che costantemente subisce da soggetti terzi (Regioni, Confindustria, Finanza) e che lo allontanano anni luce dalla realtà quotidiana. La società civile è in confusione perché, al momento, lo è altrettanto chi la guida! La gente nelle piazze, infatti, non protesta per un cambio della guardia, quanto per un barlume di certezza.
*M24A ET – Campania