Storia falsata e denigrazione del sud con arricchimento illecito del nord

Ideologie e quarto…potere

E’ il fulcro della civilta’ e del benessere, quello di possedere mezzi di informazione e libri di storia slegati da ogni tipo di potere pertanto liberi da influenze. Lo stato italiano ha realizzato un’unita’ a mano armata e l’ha legittimata affermando il tema della “minorita’” della parte sottoposta a ferro e fuoco per esserne in seguito derubata delle casse e del benessere… Cosi’ oggi la gran parte dei meridionali emigrati in quel nord che statisticamente ha un vantaggio di infrastrutture ed eccellenza di quattromila miliardi sottratti al sud, e’ il maggior denigratore dei suoi conterranei. E va da se che ogni tara italica provenga dal degrado meridionale, che i meridionali siano strutturalmente inferiori-da qui il complesso di “minorita” amalgamato nell’opinione pubblica, sopratutto quella stolida di parti crescenti di settentrionali e meridionali.

Il disprezzo dell’Italia come unica nazione in cui gli uni fanno gli interessi degli altri, e’ frutto di un gioco di potere teso a disgregare quella che ha dimostrato di avere numeri eccellenza e capacita’ per occupare lo stallo di terza potenza mondiale. Cosicche’ l’Italia va aizzata settentrione contro meridione, va tollerata nel depotenziamento meridionale di quattromila miliardi di euro a favore della causa settentrionale, infine va taciuta la verita’ storica ai meridionali, i quali devono essere persuasi di essere inferiori e che va bene cosi’. Dunque l’asserzione in foto in cui si attaccano i meridionali come i colpevoli della razzia di soldi pubblici nella Lega ai danni dello stato italiano. E cio’ perche’ e’ sedimentata la percezione di minorita’ strutturale nonche’ destinatari di sfoghi irrazionali, nei confronti degli italiani del sud. Il che si protrae a causa di mancate leggi a tutela delle verita’ storiche da tramandare alle nuove generazioni per mezzo dei testi scolastici, ed inoltre a causa della stampa parziale e politicamente schierata, la quale convoglia l’opinione pubblica verso verita’ “comode”, sovente di stampo politico, dunque antitetico per definizione, all’Italia del sud.Cravatta artigianale Ornella Castaldi, 100%100 italiana, chiusura con gancio e nodo fisso; 40€ su shop di francescopaolotondo.com e marketplace della pagina Facebook Francesco Tondo.




Lettera al governo dei presidenti meridionali

Il primo incontro convergente dei Governatori del Sud.
I fondi del RF, s’inizia a fare squadra per il SUD. Oltre al buon risultato che otterranno, questo è un primo segnale importante. Fare fronte unito a tutte le problematiche future. Avanti così.

Si è svolto oggi l’incontro dei Presidenti delle Regioni meridionali sul tema dell’attribuzione delle risorse europee del Recovery Fund.
Alla riunione hanno partecipato i Presidenti della Campania Vincenzo De Luca, dell’Abruzzo Marco Marsilio, della Basilicata Vito Bardi, del Molise Donato Toma, della Puglia Michele Emiliano, della Sicilia Nello Musumeci. Non hanno potuto partecipare, per concomitanti impegni istituzionali, i Presidenti della Sardegna Christian Solinas e della Calabria Nino Spirlì.
Al termine è stata condivisa una lettera da inviare al Presidente del Consiglio.
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Giuseppe Conte

e p.c.

Al Presidente della Conferenza delle Regioni e PA
Stefano Bonaccini

Egregio Presidente

Gli scriventi hanno svolto un comune approfondimento sul programma Next Generation, con particolare riferimento al Piano nazionale di ripresa e Resilienza.

Nel dare atto dell’impegno profuso dal Governo italiano in sede UE e dei conseguenti risultati ottenuti in favore di un importante programma d’investimenti da attuarsi con le risorse attribuite al nostro paese, gli scriventi esprimono viva preoccupazione per lo stato del confronto sulla effettiva utilizzazione di dette risorse in ambito nazionale.

La bozza di programma circolata nei giorni scorsi prevederebbe una ripartizione delle risorse in ambito nazionale sulla base di un mero criterio demografico fra centro nord e mezzogiorno. Inoltre, la medesima bozza prevede una ripartizione per 6 missioni, in assenza di un preventivo confronto con le Regioni e con evidenti sottostime delle risorse necessarie in settori vitali , in particolare nel Mezzogiorno, quali, ad esempio, la sanità, il turismo, i servizi idrici.

È doveroso osservare, per quanto riferito ai criteri di ripartizione territoriale delle risorse , che le prime ipotesi circolate si pongono in evidente contrasto con i criteri utilizzati in sede UE per l’assegnazione delle risorse fra i paesi membri, nonché con i generali principi di coesione sociale perseguiti dal Trattato di funzionamento dell’ UE e dalla nostra Carta costituzionale.

Al fine di poterLe rappresentare le ragioni delle preoccupazioni di penalizzazione del Mezzogiorno se non dovessero intervenire adeguati correttivi e di poterLe illustrare le proposte in tema, congiuntamente condivise dagli scriventi, si sollecita un incontro su tali temi ad iniziativa della SS. VV nei tempi e modalità che riterrà più opportuni. Gli articoli in foto sono acquistabili nella sezione “shop” di questo sito, sul marketplace della pagina Facebook “Francesco Tondo” e nei punti fisici di Piemme agenzia via San Gennaro Napoli e Fulvio Mazzarella, nei pressi della stazione di Napoli.

Con viva cordialità

I presidenti delle Regioni meridionali
Vito Bardi
Vincenzo De Luca
Michele Emiliano
Marco Marsilio
Nello Musumeci
Donato Toma




Nuovi primati per la Sicilia

EPATITE C, IN SICILIA IL 97,5% DEI PAZIENTI GUARISCE

La Sicilia come modello italiano contro la lotta all’epatite C. Lo racconta Vito Di Marco, professore di Gastroenterologia al Policlinico ‘Paolo Giaccone’ di Palermo, che spiega come nella sua regione nel 2015 sia nata una Rete HCV proprio per curare le malattie di fegato determinate dal virus. “In 5 anni siamo riusciti ad attivare un centro per ogni provincia della Sicilia- fa sapere Di Marco- e a creare una vera integrazione tra specialisti del settore. E i risultati che otteniamo producono salute e ricerche che risultano fondamentali per il nostro lavoro”.
Inizialmente la Rete HCV siciliana era composta da 21 centri Hub, ma “oggi ce ne sono 32 abilitati alla prescrizione di farmaci antivirali, che raccolgono circa 18mila pazienti di cui 16mila gia’ trattati. All’inizio la terapia era piu’ complessa e decisamente piu’ costosa, oggi invece i costi sono stati ridotti e la terapia e’ stata semplificata”. I dati epidemiologici che ha raccolto la rete HCV hanno permesso di suddividere la popolazione colpita dall’infezione in due coorti: i nati prima del 1960, che hanno contratto l’infezione perlopiu’ attraverso trasfusioni o in ambito familiare, e le persone nate tra il 1960 e il 1990, che nella maggior parte dei casi hanno contratto l’infezione con la tossicodipendenza.
E proprio grazie a questa attivita’ di diagnosi e cura messa in campo dalla rete, oggi la Sicilia registra un dato di grande valore: “Negli ultimi due anni- sottolinea il professor Di Marco- siamo riusciti ad eliminare l’epatite C nel 97,5% dei pazienti trattati. Il principio ‘etico’ su cui si basa la nostra rete e’ l’equita’, ossia accesso alle diagnosi e alle cure per tutti i cittadini, anche per quelle categorie a rischio come i frequentatori dei Ser.D. o la popolazione carceraria della nostra regione”.

Gli articoli in foto sono acquistabili nella sezione “shop” di questo sito, sul marketplace della pagina Facebook “Francesco Tondo” e nei punti fisici di Piemme agenzia via San Gennaro Napoli e Fulvio Mazzarella, nei pressi della stazione di Napoli.

http://www.online-news.it/2020/12/07/epatite-c-in-sicilia-il-975-dei-pazienti-trattati-e-guarito/#.X85hRthKjIU




Lo schiaffo al sud per il Recovery fund

PERCENTUALE RECOVERY FUND AL SUD; RIDUZIONE DIVARIO NORD/SUD; NECESSITÀ INFRASTRUTTURE PER RIUNIRE SICILIA A ITALIA. PROVENZANO: NON PERVENUTO

*Alfredo Falletti
Dopo la pubblicazione della bozza governativa del RF, ci si rende conto della “competenza per le Ultime Parole Famose” del loquacissimo Ministro “per Parlare del Sud” che, in ordine alle risorse da destinare al Sud, afferma che dovrebbero attestarsi “almeno al 34%, ma…in alcuni settori, la quota sarà superiore ad esempio sui deficit infrastrutturali, dove noi abbiamo una necessità di colmare un divario…”.

Un “noi” decisamente poco opportuno oltre la mera anagrafica ed un’indifferenza con cui sbandierare quel dannato mantra del 34% come fatto acquisito e grande obiettivo raggiunto quando l’onesta applicazione delle direttive UE imporrebbero l’attribuzione al Sud del 70%.
Neanche a ventiquattro ore dall’aver pronunciato queste parole, si assiste alla pubblicazione di una bozza governativa che riporta menzogne senza ritegno su infrastrutture che, ove mai dovessero essere realizzate senza prima saccheggiare i fondi del Sud, sarebbero concretamente tutt’altro rispetto a quel che viene riportato nella bozza perché i criteri che si intenderebbe adottare le renderebbero irrealizzabili o del tutto inutili perché non inserite in un contesto di globalità, omogenia e continuità con il territorio nazionale. Un esempio?

La cosiddetta alta velocità Palermo/Catania/Messina non si potrà realizzare se non dismettendo l’intera rete ferroviaria attuale sostituendola ex novo con quella che l’alta velocità richiede per peculiarità costruttive e materiali. Nella fattispecie si tratterà di un contentino, il “potenziamento” della rete attuale per aumentare un po’ l’attuale velocità di percorrenza che è roba da anni ’80; inoltre sarebbero previste ben due fermate a Caltanissetta ed Enna (città di Cancelleri e Provenzano che distano una decina di chilometri!).
Premesso questo, cosa se ne fa la Sicilia di un treno NON AV, con fermate intermedie che ne vanifichino l’utilità, che corre, corre, corre, si ferma a Messina e poi si devono aspettare ore per oltrepassare tre chilometri di Stretto per proseguire?
Quel “proseguire” rappresenta esattamente quel che realmente è necessario!

E ancora: Cosa se ne fanno di un’ipotetica autostrada nuova (quando mai fosse realizzata in futuro) per collegare il polo agroalimentare di Ragusa/Siracusa/Catania quando i TIR aspettano ore per imbarcarsi, ma hanno i minuti contati per raggiungere i mercati del nord Italia e del nord Europa e quelle ore a guardare la Calabria sono preziose come oro?

Di tutto questo e della necessità di colmare il divario, nulla di nulla, come quel “noi” abusato.
Le ultime parole del “Ministro per Parlare al Sud e delle Ultime Parole Famose” con espressione da far quasi pensare che ci creda davvero.
Ci sarebbe da chiedersi se sia al corrente del “gioco del grandi” o se gli abbiano dato un copione da rispettare anche a costo di magre figure colossali in cambio di qualche garanzia da parte della sua segreteria di partito.

PERCENTUALE RECOVERY FUND AL SUD; RIDUZIONE DIVARIO NORD/SUD; NECESSITÀ INFRASTRUTTURE PER RIUNIRE SICILIA A ITALIA. PROVENZANO: NON PERVENUTO

*Alfredo Falletti
Dopo la pubblicazione della bozza governativa del RF, ci si rende conto della “competenza per le Ultime Parole Famose” del loquacissimo Ministro “per Parlare del Sud” che, in ordine alle risorse da destinare al Sud, afferma che dovrebbero attestarsi “almeno al 34%, ma…in alcuni settori, la quota sarà superiore ad esempio sui deficit infrastrutturali, dove noi abbiamo una necessità di colmare un divario…”.

Un “noi” decisamente poco opportuno oltre la mera anagrafica ed un’indifferenza con cui sbandierare quel dannato mantra del 34% come fatto acquisito e grande obiettivo raggiunto quando l’onesta applicazione delle direttive UE imporrebbero l’attribuzione al Sud del 70%.
Neanche a ventiquattro ore dall’aver pronunciato queste parole, si assiste alla pubblicazione di una bozza governativa che riporta menzogne senza ritegno su infrastrutture che, ove mai dovessero essere realizzate senza prima saccheggiare i fondi del Sud, sarebbero concretamente tutt’altro rispetto a quel che viene riportato nella bozza perché i criteri che si intenderebbe adottare le renderebbero irrealizzabili o del tutto inutili perché non inserite in un contesto di globalità, omogenia e continuità con il territorio nazionale. Un esempio?

La cosiddetta alta velocità Palermo/Catania/Messina non si potrà realizzare se non dismettendo l’intera rete ferroviaria attuale sostituendola ex novo con quella che l’alta velocità richiede per peculiarità costruttive e materiali. Nella fattispecie si tratterà di un contentino, il “potenziamento” della rete attuale per aumentare un po’ l’attuale velocità di percorrenza che è roba da anni ’80; inoltre sarebbero previste ben due fermate a Caltanissetta ed Enna (città di Cancelleri e Provenzano che distano una decina di chilometri!).
Premesso questo, cosa se ne fa la Sicilia di un treno NON AV, con fermate intermedie che ne vanifichino l’utilità, che corre, corre, corre, si ferma a Messina e poi si devono aspettare ore per oltrepassare tre chilometri di Stretto per proseguire?
Quel “proseguire” rappresenta esattamente quel che realmente è necessario!

E ancora: Cosa se ne fanno di un’ipotetica autostrada nuova (quando mai fosse realizzata in futuro) per collegare il polo agroalimentare di Ragusa/Siracusa/Catania quando i TIR aspettano ore per imbarcarsi, ma hanno i minuti contati per raggiungere i mercati del nord Italia e del nord Europa e quelle ore a guardare la Calabria sono preziose come oro?

Di tutto questo e della necessità di colmare il divario, nulla di nulla, come quel “noi” abusato.
Le ultime parole del “Ministro per Parlare al Sud e delle Ultime Parole Famose” con espressione da far quasi pensare che ci creda davvero.
Ci sarebbe da chiedersi se sia al corrente del “gioco del grandi” o se gli abbiano dato un copione da rispettare anche a costo di magre figure colossali in cambio di qualche garanzia da parte della sua segreteria di partito. Gli articoli in foto sono acquistabili nella sezione “shop” di questo sito, sul marketplace della pagina Facebook “Francesco Tondo” e nei punti fisici di Piemme agenzia via San Gennaro Napoli e Fulvio Mazzarella, nei pressi della stazione di Napoli.

*Movimento M24A Equità Territoriale – SICILIA




Whirpool complice della camorra. Di Maio si arrende alla multinazionale; la camorra assumera’ i nuovi disoccupati




Napoli Milano e Italia unite per uno scopo

FACITE AMMUINA.

di Antonio Picariello*
Il falso storico trova finalmente posto nella storia. Da Napoli a Milano, da Torino a Trieste è ammuina.
Ma c’è ammuina e ammuina, dipende da chi lo fa, da chi lo racconta, ma soprattutto dall’uso che se ne vuole fare nel veicolarlo alla gente.
A Napoli, infatti, c’era la camorra in piazza; poi però insorge Milano e le cose sono due: o i camorristi hanno preso un charter oppure, più verosimilmente, la camorra non c’appizza niente.
Le frange estremiste? Certamente, magari insieme alle tifoserie violente hanno preso la palla al balzo per dare sfogo ai loro più bassi istinti. Guerriglia urbana, scontri con le forze dell’ordine, vetrine infrante un po’ in tutta Italia. Questo passa, questo fa notizia, questo spaventa la gente comune.
Una domanda: dove sono finite le persone che hanno manifestato pacificamente? Perché a piazza del Plebiscito, ad esempio, le dirette Facebook riprendevano solo la parte della folla che ululava cori da stadio e non coloro che parlando pacificamente ai megafoni pretendevano a ragione vere garanzie a fronte delle limitazioni e delle chiusure? Dove sono finiti i commercianti, i ristoratori, i lavoratori dello sport? Probabile che dove gli scontri sono stati più violenti (Milano e Torino) si siano defilati per non rischiare la pelle, lasciando spazio agli esaltati del momento, mentre nel caso di Napoli…beh è ovvio, abbiamo una reputazione da difendere!
Questa una prima lettura della faccenda, ma ce n’è una seconda: tra le frange estremiste una distinzione è d’obbligo. Nelle loro fila c’è chi fa la pecora seguendo il gregge e chi invece il gregge lo guida con due disegni ben precisi, ma opposti tra loro: anarchia e regime. Il triste record politico raggiunto da questo governo nell’affrontare la pandemia è stato quello di unire i fronti opposti (anarchici ed estremisti) nell’intento di rovesciarlo. Il fine giustifica i mezzi e quale occasione più ghiotta dell’emergenza sociale per dimostrare l’assunto? Il governo non sa darvi soluzioni, il governo è inerme di fronte ai vostri bisogni, il governo vi sta derubando, il governo non riesce ad arginare la violenza e a proteggervi. È il messaggio che “qualcuno” ha deciso di veicolare attraverso gli ultimi eventi, “qualcuno” che ha l’ardire di chiedere elezioni anticipate in un momento così delicato. Con i contagi alle stelle dovremmo recarci ai seggi elettorali per cambiare timoniere, magari scegliendone uno che dall’agosto 2019 se ne va in giro per le città italiane ad elencare problemi e a non proporre soluzioni.
Poi ci sarebbero i negazionisti, ma quelli, per fortuna, agli occhi delle persone ragionevoli sono smentiti dalla realtà!
In tutto questo bailamme una sola cosa è certa: la sofferenza della società civile è ai massimi livelli ed è dovere di chi guida il paese mettere in atto misure concrete e tangibili a garanzia della tenuta sociale. Non è un nuovo esecutivo ciò di cui abbiamo bisogno, bensì che esso si affranchi dai velati ricatti centrifughi che costantemente subisce da soggetti terzi (Regioni, Confindustria, Finanza) e che lo allontanano anni luce dalla realtà quotidiana. La società civile è in confusione perché, al momento, lo è altrettanto chi la guida! La gente nelle piazze, infatti, non protesta per un cambio della guardia, quanto per un barlume di certezza.
*M24A ET – Campania




Corridoio Nord-Est-Sud cantierabile per la ripresa

M24A-ET, LOGISTICA E TRASPORTI… EPPUR SI MUOVONO, ANCHE LE 4 REGIONI ADRIATICHE

di Pasquale Cataneo*
Ieri la notizia di sottoscrizione del protocollo riguardante l’intesa tra le 4 regioni per la formale richiesta al Governo dell’estensione del Corridoio Baltico-Adriatico da Ancona (Marche) fino alla Puglia passando per Abruzzo e Molise.
Tale indirizzo é uno dei punti di analisi e di proposta del documento “Italia velocemente connessa” della CONFSAL e FAST, da me coordinato come responsabile dell’ufficio studi “Infrastrutture, Trasporti e Servizi”, presentato l’8 ottobre scorso a Roma al Governo ed ai rappresentanti istituzionali/aziendali presenti incluso il presidente del CNEL on. Tiziano Treu. Questa previsione era già inclusa nelle quattro parti, presentate nella scorsa primavera, del “Piano di sviluppo del Mezzogiorno e delle Aree Interne” del M24A-ET ed anche meglio declinata nella redigenda 5^ parte. Quanto richiesto ora anche dalle citate Regioni permetterà di avere, una volta realizzato, maggiore possibilità di far transitare, con positivi impatti, ambientali, occupazionali ed economici per lo sviluppo del Meridione ed del resto del Paese, merci e persone dal Mezzogiorno verso il Nord del Paese e l’Europa e viceversa, soprattutto attraverso i porti del Sud e delle Isole, intercettando così i flussi marittimi della cd. Via della Seta. Oggi le merci, dopo aver attraversato il canale di Suez, transitano con le navi cariche nel Mediterraneo senza fermarsi. Le infrastrutture puntuali e di rete delle quattro regioni adriatiche diventeranno così parte rilevante del Corridoio Baltico-Adriatico della Rete TEN-T unitamente a quelle tirreniche per l’altro Corridoio Scandinavo-Mediterraneo.

Coincidenza o no, si sta andando nella direzione auspicata sia dal M24A-ET che dal più grande Sindacato autonomo. Ora, sulla scorta anche di quanto ribadito dal protocollo, necessita che il Governo presenti formale richiesta all’Unione Europea, entro la fine dell’anno, per l’inclusione dell’estensione nella prevista revisione per il 2021 della Rete TEN-T. Vediamo ora come si muoverà e cosa farà l’attuale ministro delle Infrastrutture e Trasporti (per il Nord) De Micheli. Noi sosterremo anche questo indirizzo condiviso come stiamo già sostenendo, senza se e senza ma, la realizzazione del collegamento stabile tra la Calabria e la Sicilia con la migliore e celere soluzione cantierabile. Senza perdere più tempo prezioso, ciò era previsto dalla UE già nel 1996! Un mix di opere più grandi con quelle minori per rendere sempre più integrato, equo e sostenibile il sistema delle infrastrutture, dei trasporti e dei servizi in Italia ed in Europa. É un obiettivo fondamentale per il Mezzogiorno, per il resto del Paese e per l’Unione Europea per essere attori principali e non comparse, oggi e nel futuro, nello scenario euromediterraneo.

*Referente GdST Economia e Sviluppo e componente Direttivo nazionale M24A-ET




Da Napoli Sud e Nord uniti e disgiunti ma arrabbiati e trattati diversamente

NAPOLI, STRUMENTALIZZATA LA RABBIA DEL SUD CHE MUORE. MA DALLA STAMPA NAZIONALE ARRIVANO SOLO INSULTI

di Raffaele Vescera*
Su tre milioni di abitanti della cinta metropolitana, poche centinaia o migliaia che fossero ieri notte a protestare contro il coprifuoco a Napoli e quanti sciocchi provocatori negazionisti e violenti infiltrati neonazisti, professionisti del disordine si siano aggiunti per far degenerare un protesta partita pacificamente, è cosa da accertare. Tuttavia la stampa nazionale non ha perso occasione per scatenarsi nella solita caterva di pregiudizi insultanti contro i napoletani tutti, i quali hanno dimostrato, ove ve ne fosse bisogno, un altissimo senso di responsabilità, tanto da diventare un esempio in tutto il mondo a partire dall’inizio dell’epidemia, e nulla hanno da spartire con i delinquenti che hanno approfittato per darsi ad atti di inqualificabile vandalismo. Quanto avvenuto è comunque indicativo di un malessere scaduto in forme violente per colpa di gruppetti organizzati di estremisti infiltrati, da condannare senza se e senza ma.

La protesta è partita dagli esercenti commerciali, in primis i pizzaioli, timorosi di un fallimento annunciato per la chiusura notturna decretata da De Luca, da lui ritenuta necessaria dopo l’esplosione incontrollabile della seconda ondata della pandemia, ben più grave della prima ondata. Esercenti commerciali del Sud, ricordiamolo, già ampiamente provati dal “lockdown” (perché non chiamarla serrata totale?) decretato dal governo in primavera in tutto il Paese, anche laddove non era necessario, come al Sud, dove i contagi erano irrisori. Ma tanto volle il partito unico del Nord, stretto intorno alla inqualificabile amministrazione della Regione Lombardia: “Giammai il Sud deve avere dei vantaggi, si chiuda e muoia Sansone con tutti i filistei”.
Così mentre al Sud era tutto chiuso per davvero e si rispettavano le regole, al Nord si continuava tranquillamente a “lavurè”, con semplici “autocertificazioni” in barba alla legge.

Alla serrata generale di primavera, è seguita una incontrollata estate vacanziera, con discoteche e movida da sballo, praticate da inguardabili profeti del liberi tutti, come Briatore, Salvini, Sgarbi e folleggianti negazionisti vari, appoggiati dagli immancabili pregiudicati neonazisti, in cerca di uno spazio politico da occupare, per quanto sporco. Così facendo, hanno esportato al Sud contagi di massa, oggi dai numeri non lontani da quelli del Nord.
Alle vacanze sono seguite le elezioni regionali, comunali e il referendum nazionale che hanno contribuito alla diffusione del virus, non tanto per il momento del voto, quanto per assembramenti e festicciole varie dei clan elettorali, clientelari e no, del do ut des. Perché non rinviarle in primavera?
Ancora, l’apertura delle scuole, giusta o sbagliata che sia, è stata un’altra fonte di diffusione del virus, in verità minore.

Tornando a Napoli e al Sud, la condizione economica delle piccole e medie imprese è per davvero disperata, in presenza di governi che negli ultimi decenni hanno favorito solo l’economia del Nord, affossando quella meridionale, per mancati investimenti di fondi, nella misura di 61 miliardi l’anno, sottratti al Mezzogiorno e dirottati al Nord, come certificato da Svimez, Eurispes e dalla stessa Commissione europea, che nell’ottobre dello scorso anno richiamò il governo italiano per tale ingiustizia territoriale.
Di più, l’Europa ha stanziato ben 209 miliardi di Euro con il Recovery fund per aiutare l’Italia, a condizione di farla ripartire da Sud, poiché la crescita dell’economia meridionale, l’area più povera d’Europa, gioverebbe all’intera economia nazionale ed europea. Che fa l’Italia? Cerca mille pretesti per non dare al Sud quanto gli spetta dei 209 miliardi, il 70%, ovvero 145 miliardi, che contribuirebbero alla sperata rinascita del Mezzogiorno.

E mentre il governo condizionato dal partito unico del Nord cincischia sugli aiuti da dare al Sud, riducendoli alla metà del dovuto, con uno scippo ulteriore di 73 miliardi di euro, la stampa nazionale, tutta in mano alla finanza del Nord, non dice una parola sulla condizione di estremo malessere del Sud, che vive con un reddito pro capite pari alla metà di quello del Nord e di quello medio europeo. L’economia meridionale ha bisogno di interventi urgenti per salvare dal fallimento decine di migliaia di lavoratori in proprio e piccoli imprenditori, compresi i loro dipendenti. Tant’è, il Sud è una polveriera pronta ad esplodere e nessuno giri la testa dall’altra parte.
*Direttivo nazionale M24A-ET




Whirpool chiude Napoli e il governo prende atto della sua cialtroneria

LE LAVANDAIE NAPOLETANE LA CAUSA DELLA CHIUSURA DI WHIRLPOOL.

di Antonio Picariello*
Pare che a Napoli le lavatrici non le compri più nessuno. Il bucato si fa a mano e sembra che molte lavandaie si rechino sul Garigliano e sul Volturno con grossi pezzi di sapone e stendano pantaloni e camicie il loco per poi, una volta asciutti, riportarsele a casa.
Pare anche che il fenomeno si stia diffondendo in tutto il Mezzogiorno. E fonti attendibili sostengono che sia proprio questo ritorno alle origini il vero motivo per il quale il 31 ottobre Whirlpool chiuderà i battenti a Napoli.
Eppure, le stesse fonti, sostengono che in quello stabilimento si producessero le migliori lavatrici top di gamma per il mercato Emea e che in Italia gli altri siti Whirlpool, si badi bene tutti rigorosamente a centro nord, siano poli di ricerca o di diversa produzione.
Già dal 2018 il MISE ha tentato di trattenere gli americani a Napoli e di convincere le lavandaie a fare il bucato a casa con le lavatrici. L’azienda aveva sbandierato ai quattro venti un piano di rilancio da 250 milioni che avrebbe interessato tutti gli stabilimenti italiani: Siena, Varese, Comunanza e, appunto, Napoli. Il governo da parte sua si era impegnato
ad accompagnare fino al 31 dicembre 2020 il nuovo piano industriale, con varie agevolazioni: cassa integrazione, taglio del costo del lavoro, fondo perduto, fondo per le crisi d’impresa, fiscalità di vantaggio e prestiti garantiti. Totale 100 milioni, perchè il massimo che si riesce a fare in questi casi, è “comprare” la volontà delle aziende, non certo studiare nuove alternative quali diversificazione della produzione o, in alternativa, impegnarsi come governo a trovare nuovi investitori. Così, di fronte a tanta “pubblica” benevolenza Whirlpool sembrava proprio aver cambiato idea; ma ecco che a luglio 2019 arrivano, segretamente, voci che le lavandaie polacche da Cracovia a Danzica, passando per Varsavia, fossero stanche di fare il bucato lungo la Vistola e che i loro mariti, per scongiurare il peggio, si fossero offerti in massa come manodopera a basso costo alla Whirpool polacca.
Così l’azienda, incassati i 100 milioni, ritira Napoli dall’accordo sostenendo che il mercato non è cambiato e comunica a Patuanelli, che ne prende semplicemente atto, la sua intenzione di trasferire la produzione in Polonia visto che le lavandaie napoletane, nel frattempo, non si erano del tutto persuase.
Ecco, io me la immagino così la vicenda, senza voler prendere in giro nessuno. Perchè se Patuanelli prende atto, Provenzano elenca i sovvenzionamenti pubblici elargiti, De Magistris blatera retorica di circostanza e infine i sindacati parlano di scontro sociale e si stracciano le vesti, qui gli unici presi in giro siamo noi e soprattutto gli operai napoletani con l’intero indotto. Resta solo un dubbio: se a dover chiudere fosse stata Varese, Patuanelli ne avrebbe preso atto?

*M24A ET – Campania

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/10/22/whirlpool-napoli-il-31-ottobre-si-chiude-il-ministro-patuanelli-prendiamo-atto-porvenzano-grave-e-inaccettabile/5975523/




Gli illeciti di Benetton, De Micheli e Autostrade oggi

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NÉ TRASPARENZA NÈ SENSO DELLO STATO. RIFIUTO DELL’EQUITÀ E DISCRIMINAZIONE TERRITORIALE. PALESE SENSO DI IMMUNITÀ: CHI È DAVVERO LA MINISTRA DE MICHELI?

*Alfredo Falletti
Non c’è più atto di questo Governo in cui, alla presenza della Ministra De Micheli, non si associ il dubbio sulla reale e concreta sua volontà di assolvere al mandato ministeriale che le sarebbe proprio e che dovrebbe essere rivolto alla nazione intera senza eccezione territoriale.
L’attività che svolge in via esclusiva in favore del nord sembrerebbe avere sempre più un indirizzo territoriale specifico dopo l’accordo con il Politecnico di Milano finalizzato a studi, ricerche e conferimento di fondi sempre in materia di infrastrutture al nord ed oggi apparentemente anche verso interessi più specifici dopo questo superficiale atto di disinteresse verso la tutela di chi abbia già subito per troppo tempo la condotta “spregiudicata” di Autostrade che ha gravato sulla collettività in modo indegno, lucrato in modo infame, senza fare le necessarie manutenzioni e questo è criminale.

Che facciano capolino interessi di gruppi italiani sull’affare Atlantia; che lo si stia gestendo come si potrebbe gestire un malato terminale con sciroppi e brodino di pollo lascia aperti troppi interrogativi tra i quali: “ma chi è davvero la Ministra De Micheli?”; “chi tiene le sue fila?”.
Ed ancora: il suo inqualificabile comportamento discriminatorio e antimeridionalista, in realtà, sarà semplice distacco per un territorio verso il quale non vi sia interesse da parte dei suoi “dante causa” interessati esclusivamente a infrastrutturizzare (si perdoni il neologismo) massicciamente il nord (a parte il suo personale interesse a coccolare il suo territorio elettorale)?
Del resto: questo Governo semplicemente se ne frega della questione “conflitto di interessi” e cerca di rottamare il principio costituzionale dell’equità quale valore universale e poi lo Zio Giulio aveva la sua idea in ordine al “pensar male”…

*Movimento M24A Equità Territoriale – SICILIA

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/10/21/autostrade-m5s-la-de-micheli-chiarisca-in-parlamento-il-via-libera-al-piano-economico-che-da-ulteriori-vantaggi-ai-benetton/5975058/