Francis Bacon: il ritorno all’arte ed incentivi pubblici

Francis Bacon ed il ritorno all’arte e’ il miglior auspicio che si fossa fare alle avanguardie artistiche del momento: tendenze ed artigiani dell’arte contemporanea e modernista infatti, incalzano nei loro dipinti tanto suffragati dal capitalismo finanziario attuale, soggetti di stampo necrofilo su cornici oniriche dalle spiccate accentuazioni cadaveriche, scheletriche, sanguinolenti e quasi diaboliche. Se lo stato aiutasse i pittori locali con commesse espositive nei luoghi di nascita gia’ darebbe impulso a quell’afflato neorinascimentale di matrice politica invocato da Sgarbi. Coinvolgere inoltre artisti italiani di vario tipo per abbellire i luoghi natii o di residenza da parte di pubbliche istituzioni, risulterebbe una mossa anche economica tesa a rintuzzare la globalizzazione omologante che vede il Bel Paese arrancare. Tale incentivo pubblico all’arte comporterebbe anche l’ausilio ed il guadagno delle imprese edili italiane

Quando rammento il fatidico 1992 come l’anno in cui ho imparato a scrivere e lo associo alla scomparsa ineluttabile di Francis Bacon, mi sembra di sprofondare nel vortice decadentista che tutt’oggi avvolge l’arte figurativa più encomiata e venduta.
L’ultimo anello di congiunzione tra la pittura classica e quella moderna si impersona in questo irlandese di nobili origini ripudiato dal padre a causa della propria ostentata omosessualità, frammista ad un asma cronico che gli impediva di frequentare regolarmente la scuola e praticare equitazione.
Per fortuna di Francis Bacon, la facoltosa famiglia materna gli consentì di studiare disegno, in modo da potersi ritagliare una nicchia nell’universo pittorico del tempo, fino a diventare il “Bacon universale”. Universale non solo per aver battuto, con il quadro “ Three studies of Lucian Freud”, la cifra record di 142 milioni di dollari per la vendita di un quadro sulla sponda newyorkese battuta dalla famigerata casa d’aste Christie’s, ma anche perchè Bacon è stato uno dei rari pittori a sfidare la vittoriana legislazione britone. Una sfida imperniata sulla prostituzione al fine di trovare i mecenati adeguati per affermarsi. L’ambiguità artistica del Bacon riesce a rendere figurativa la diabolicità che avvolge il “sistema mondo”, e lo fa con la chiave della pittura simile a quella rinascimentale declinata nell’oscurità Caravaggiana e nella modernità di figure idilliache come i clown. Già i primi lavori di Bacon brillano nell’architettura di porte colorate per facoltosi proprietari di case, ma artisticamente colorate alla stregua di portoni michelangeleschi di cappelle patrimonio dell’Unesco, ed in antitesi alla contemporanea industrializzazione modello Ikea delle raffigurazioni pittoriche. Invece nel quadro intitolato “Figure in a landscape”, sembra delinearsi l’immagine oscura di un uomo incappucciato, incastrato sul ciglio di un cratere infernale che sembra spingerlo nel baratro dell’immoralità che governava, come oggi continua a fare, il sistema mondiale cui ci si interfaccia.
Il dipinto invece del “Three studies in a base of crucifixion, riprende i colori quasi sgargianti della natura, in una parabola paleocristiana della crocifissione che vede tre forme animali molto diverse e dalle forme piegate, quasi ad immolarsi al posto dell’uomo dell’epoca, giacchè Cristo è stato su quella croce secoli prima. E la metafora degli animali in quel dipinto, è emblematica quasi di un animalismo ante litteram dove si immolano i più deboli nel caso gli animali-per il benessere dei più forti-gli uomini cinici-.
Purtroppo però è l’uomo padrone ed abietto che sembra emergere dalle opere di Bacon, ad autocondannarsi in una spirale di follia, a vedere la luce nel quadro più costoso della storia, ovvero le tavole vendute a 142 milioni di dollari nominate come:”Threee studies of Lucian Freud”.
In questo trittico si raffigurano disegni di uomini come ingabbiati in ambienti chiusi su sedie illuminate da un giallo stile pazzia di Van Gogh, con sedie al di sotto di corde, una sorta di parallelismo con i lacci psichici e le morse mentali che influenzano in malo modo la salute spirituale e mentale dell’uomo novecentesco. Ancor più dell’essere umano post post moderno, il quale più che malato o sofferente, può apparire spaesato o estraniato da questa realtà instabile in cui trovare il bandolo della matassa per l’equilibrio mentale, appare come sempre piu’ difficile…




Citta’ Futura con il progetto Bagnoli e ritorno al barocco per neorinascimento

Con l’iniziativa “ritorno al barocco”, arricchita anche attraverso l’omonimo sito web, Napoli ha presentato a Londra il suo piano per l’offerta turistica, che si è svolto tra Natale e marzo 2010. Questo progetto documentava, assieme alle tre mostre rappresentanti Napoli ed organizzate in giro per il mondo tra il 1979 e il 1981,i progressi compiuti dalla sovrintendenza museale partenopea nella contestualizzazione della cultura artistica di Napoli, dall’arrivo del Caravaggio(1606). I piu’ prestigiosi musei della città, tra cui il Palazzo Reale, hanno ospitato le opere secondo un itinerario culturale che svela tutte le influenze costitutive dell’ ”anima” partenopea. Si intuiscono cosi’ le origini del comportamento e della mentalità che fanno la città stessa di Napoli. Dunque il modo di essere del napoletano doc, che vive in quella dolce “entropia” tra sogno e realtà, azione e indolenza, modernità e folklore. Un modus vivendi che affonda le radici molto addietro, tra ombre e miserie, guerre e sole.

Cravatta artigianale totalmente, italiana totalmente, con nodo fisso e chiusura con gancio by Ornella Castaldi: 40€ e disponibile nella sezione shop di francescopaolotondo.com e nel marketplace della pagina Fb Franesco Tondo.

Questi ritratti appassionati di Napoli, per lo piu’ inediti alla massa, come viatico per la comprensione della “complessità” della parte intima del napoletano e di Napoli, continuano ad essere tanto vituperati altrove. Città e abitante che si rispecchiano nell’ ”ordine disordinato” che abita le strade trafficate; l’immancabile presenza di quelle “macchiette” indigenti ma dignitose di un tempo, oggi sempre piu’ rare. Oggi però non basta piu’ sopravvivere, bensi’ occorrono a tutti piu’ soldi: è cosi’ che a Napoli si diviene “abusivi” del parcheggio o affiliati della camorra. L’anima barocca della città non è mai scomparsa e, di fianco al quartiere dei grattacieli nel Centro direzionale, si è conservato il centro storico, bello come un tempo e pertanto dichiarato patrimonio dell’Unesco. Basta una pizzeria antica come “Michele” a Forcella per far assaporare tutta la tradizione di un luogo meraviglioso…

Attraverso l’arte è possibile unire napoletani e non almeno nella presa di coscienza di annosi problemi che incastrano la città, si può capire cosi’ che potrebbe essere la cultura una mirabile chiave di volta per l’agognato “Risorgimento partenopeo”.

L’ambizioso progetto “Napoli Futura” in tal senso voleva creare, nell’area dismessa dell’ex industria siderurgica “Italsiter” di Bagnoli, una struttura polifunzionale con l’intento di valorizzare la vocazione culturale della città. Un progetto per Napoli, affinchè possa divenire un punto di riferimento per lo studio e la ricerca musicale, per l’approfondimento e la vendita nel settore della moda; infine per la quotidiana condivisione di momenti di intrattenimento e relax. La struttura esterna sarebbe stata suddivisa in settori armonicamente inseriti in contesti naturali, ognuno dei quali si proponeva di riprodurre le atmosfere e le caratteristiche tipiche di una delle nazioni europee, in ambienti diversificati che rispecchiano gli usi e i costumi del popolo rappresentato, fino all’esposizione di prodotti tipici.

Cravatta artigianale totalmente, italiana totalmente, con nodo fisso e chiusura con gancio by Ornella Castaldi: 40€ e disponibile nella sezione shop di francescopaolotondo.com e nel marketplace della pagina Fb Franesco Tondo.

Nel grande auditorium si esibiranno artisti di fama e ci si potrà intrattenere in bar e ristoranti o ascoltare ed acquistare musica.

Questo progetto, il “M.a.c.”, musica, arte e cultura, potrà realizzare trentamila posti di lavoro e sposare la piccola Napoli della cultura barocca e folkloristica, quella semplice e un po’ povera della pizza, con la globalizzazione culturale, il commercio, la moda e, con quest’ultima, il glamour e la modernità. Questo stimolo a far di Napoli la capitale culturale, se non altro del Mezzogiorno,ci si augura contribuisca a trasformarla in una metropoli veramente cosmopolita. Per poi sconfiggere, magari con la cultura, quell’anticultura e quell’ignoranza che sono concause della stessa delinquenza.

L’ opportunità di far di Napoli una città in espansione anche culturale nell’ Europa unita ben si relaziona con il progetto di “ZONA FRANCA URBANA”, giunto al traguardo con la sottoscrizione dell’intesa con il Ministero per Lo Sviluppo economico. Quest’ultimo, assieme all’ Unione europea, stanzierà fondi per agevolare le imprese che operano o nasceranno nei rioni meno fortunati della città, grazie a particolari agevolazioni fiscali, come il taglio dell’irap e dei contributi previdenziali. Il tutto corredato dalla costruzione di infrastrutture di cui non si può far a meno per la rinascita della città.

Cravatta artigianale totalmente, italiana totalmente, con nodo fisso e chiusura con gancio by Ornella Castaldi: 40€ e disponibile nella sezione shop di francescopaolotondo.com e nel marketplace della pagina Fb Franesco Tondo.

Questo iniziale ed insperato connubio tra cultura, imprese, commercio ed infrastrutture ben si adopera per il miglioramento delle condizioni di vita dei napoletani. Solo cosi’ si può sperare di scardinare, alla lunga, fenomeni di malavita organizzata che purtroppo sono ancora imperanti. Cultura anche del lavoro, oltre che sviluppo economico, efficaci alleate nella Napoli che si vuole. Il futuro per attuare cio’, diviene attualmento sempre piu’ stringente, con il dovere di anmodernare tale progetto neorinascimentale; per mezzo di contributi privati e pubblici di tutti, non solo degli imprenditori e dei soggetti economicamente vigorosi. Un ritorno al passato in chiave avveniristica per Bagnoli Futura dunque, si rivelerebbe un volano di crescita per Napoli e il pionierismo della condivisione di introiti e proprietà’ di tale struttura, per tutti i napoletani.




L’arte intima di Antonello da Messina

Il quattrocentesco esponente dell’arte figurativa italiana Antonello da Messina, merita maggior attenzione mediatica per la propria capacità di produrre figure monumentali, perfettamente simmetriche e ricolme di ieratica espressività: ma senza mai destare, probabilmente, grandi sconquassi interni allo spettatore, affranto casomai dal dolore del messaggio epocale, schietto, religioso della sofferenza che esorta alla probità.

Importante e mirabile per il Messina, la capacità di “sconquassare” in modo estremamente discreto, l’occhio del visitatore che guarda la sofferenza, la somma espressività dei personaggi sacri come il Cristo crocifisso del dipinto “La crocifissione”, eppure senza turbare il visitatore con immagini forti, sanguinarie, bensì inducendolo a guardare, sconvolgersi e riflettere su quell’ordine entropico in cui nella simmetria e serenità del paesaggio circostante, l’anima si interroga senza scomporsi. L’anima si può interrogare senza turbarsi appunto, con quesiti semplici ma profondi, suffragata e gravata da una formale ma discreta espressività. Che sia quest’ultima da intravedere nella cornice ambientale o solo e semplicemente nello stato del corpo di Cristo in “Crocifissione”, oppure nella sua fisionomia, non è importante. Ciò che conta in Antonello da Messina è la geometria dell’espressività, alla stregua della sua profonda ed ambigua immagine morale o spirituale che affiora in essa, nella forma del corpo con un Cristo elegantemente piegato su se stesso in croce, ostentando implicitamente le immani sue sofferenze. Ed il messaggio non squarcia l’anima bensì scava in essa un piccolo solco dove l’eleganza l’ordine e la placidità del paesaggio agreste circostante, ne rendono lapalissiana la immagine e la sua funzione, nell’interno dell’anima dello spettatore. Dunque immagini ambigue e discrete ma permeanti, placide ma ai limiti dell’interrogatorio quelle che rendono il Messina universale interprete di una religiosità inconfondibile, di un dio tangibile che sfida lo sguardo altrui chiedendo il perchè del male o del bene. Tanto forte infatti appare l'”Ecce homo” con un primo piano del figlio di dio rattristato ma mai arrabbiato, come a domandare il motivo di tanto cinismo e nefandezza. Il cappio al collo ne sono testimoni infatti, di tali sciagurate azioni, eppure dio ‘è discreto, quasi rasserenante seppur fortissimo nel solco di dubbi che scava nell’animo e nelle menti altrui.

Antonello da Messina ha tratti giotteschi nelle decorazioni molto leggere dei personaggi e delle cornici paesaggistiche che vi gravitano: una pittura che in più diviene ieratica mediante gli influssi del Piero della Francesca e coniuga con essa l’arte fiamminga del tempo, la quale drammatizza le espressioni, le passioni. Ecco dunque un paradigma di cosmopolitismo pittorico in chiave italica, da parte del Messina, in seguito all’approccio con la pittura olandese presso la borbonica corte di Napoli, cui alternò permanenze a Venezia influenzandone molto l’arte con lavori pubblici sapientemente commissionatigli.

Il Salvator Mundi è forse il quadro più rappresentativo dell’artista rinascimentale, compendiato nel volto un po’ tondeggiante del Cristo, che sfida lo spettatore con la mano sinistra appoggiata al bordo di un tavolo in legno da cui egli sporge con mantello blu ed abito rosso, in atto di benedizione mediante le due dita della mano sinistra. Ma la sua placidità e serietà è disarmante allorchè sprofonda nell’ambiguità tipica di chi vuole spingere il mondo, con sguardo serioso, a riflettere e forse a mondarsi dai propri peccati; ma senza turbamenti bensì mediante la coscienza che si piega e si rammarica davanti all’onnisciente.

Messina proveniva da una famiglia aristocratica e si hanno le prove notarili di un suo contratto di apprendistato presso un incisore stimato dell’epoca, il che evidentemente ha perfezionato la conoscenza e l’approccio agli spazi in modo molto ordinato, discreto appunto, che ha edulcorato la grande spiritualità del siciliano, declinata nella religiosità intima. E forse rispetto a cio’ oggi manca quel paradigma religioso che ritorni sovente nella produzione pittorica del secondo millennio, la quale urge di una rinnovata canalizzazione per uno sperato neorinascimento che abbracci la religiosità ed evolva il concetto di dio con trame postmoderne…