I separatismi e i loro rimedi, nel mondo

Nel sistema “mondo” odierno vi sono innumerevoli fermenti separatistici da parte di nazioni di “oppressori” e di “oppressi”. Da definire oppressori come minoranze di popolazioni che dispongono di maggiori infrastrutture e denaro, oppressi sono invece parti o minoranze anche cospicue numericamente, della stessa nazionalità dei siddetti “oppressori”. Mentre è celebre il caso del meridione italiano, zona più povera d’Europa in antitesi con il settentrione italiano, che invece risulta la più ricca in Europa, vi sono in America californiani e texani che lavorano ad una dipartita dai propri connazionali settentrionali, i quali a differenza dell’Italia sono molto più ricchi degli omologhi appunto, installati al nord. Poi i baschi ed i fiamminghi nel Belgio non fanno che sommarsi alla lunga lista mondiale che include i barcellonesi che vogliono la cesura dal resto della Spagna.

Diventa ora paradossale, alla luce dei numeri economici che fanno della Germania la nazione più sviluppata in Europa, a sua volta continente più ricco al mondo, che vi siano i tedeschi dell’est che hanno subito un trattamento analogo ma meno feroce, degli italiani del meridione, da parte dei tedeschi dell’ovest. E nonostante gli investimenti fatti dalla Germania occidentale in favore di quella un tempo separata dal muro di Berlino, siano numerose volte maggiori degli aiuti del nord al sud Italia, sono sorti comitati che reclamano il benessere maggiore dell’epoca veterocomunista, che vedeva la Germania dell’est di fatto annessa all’ecosistema russo.

Sul piano manageriale dunque, cosa va attuato al fine di porre fattivamente rimedio a questo sistema mondo oligopolista che vuole l’omogeneizzazione verso un degrado capitalistico che vede super ricchi e super poveri all’interno di una stessa realtà nazionale? La Silycon Valley patria della plutocrazia informatica vuole separarsi dall’America settentrionale e provinciale oberata di violenza, ignoranza e bigottismo? L’Italia settentrionale vuole fuggire dal paese italico con il malloppo dei soldi drenati al sud dall’unità italiana col sacco bancario e con il seguente racket malavitoso che vi investe, al nord? Si proceda pure, come per la Germania ovest che ha annesso le fabbriche della Germania est e pagando la desolata popolazione tedesca orientale quanto i paesi satelliti della Russia? Si faccia dopo il pagamento cash o in dilazioni decennali, di tutti i danni economici da annessione. In Italia i danni perpetrati dal nord verso il sud ammontano a trecentosessanta miliardi di euro, che farebbero trentasei miliardi annui per dieci anni, i quali restituirebbero lo sviluppo bandito da centocinquant’anni dall’unità d’Italia. Infine dare autonomia monetaria svincolata dallo strapotere centralizzato alle realtà statali vessate dalla depredazione economica e mineraria di parte più sviluppate del loro stesso Stato, sarebbe salvifico per l’economia mondiale. Allorché sciiti e sunniti afgani alla stregua di indiani del bangladesh confermano il principio di diseguaglianza fra abitanti della stessa nazione, suddividere gli stati mondiali con il pagamento dei danni e l’autonomia monetaria, darebbe linfa vitale all’economia mondiale, in antitesi all’omogeneizzazione oligopolistica, che ha negato il principio di divisione del rischio, in caso di refuso, per scongiurare una rovina irreparabile. Cravatta artigianale Ornella Castaldi, 100%100 italiana, chiusura con gancio e nodo fisso; 40€ su shop di francescopaolotondo.com e marketplace della pagina Facebook Francesco Tondo.




La rapina del Veneto

ZAIA PRETENDE 25 MILIARDI DEL RECOVERY FUND PER IL VENETO MA GLIENE SPETTANO 7. È L’AVIDA LEGA, BELLEZZA

di Raffaele Vescera*
Come se niente fudesse, l’ineffabile Zaia chiede di destinare al suo Veneto 25 miliardi di Euro, ovvero il 12% dei 209 miliardi stabiliti dall’Unione Europea per l’Italia, giustificando la pretesa “in nome di una distribuzione federalista”. Come se i 4,9 milioni di veneti non fossero l’8% degli abitanti dello Stivale, come se la sua regione non fosse già tra le più ricche e la più sovvenzionata dallo Stato, come se i 209 miliardi del Recovery fund non fossero stati destinati dall’Europa per risanare il gap del Sud, anche quest’anno come i precedenti privato dei finanziamenti dello Stato per 61 miliardi di Euro, cui si aggiungerebbero i tanti miliardi dei fondi del Recovery.

Quanti? Facciamo i conti. Secondo i criteri stabiliti dall’UE, dei 209 miliardi del RF assegnati all’Italia ben il 70%, ovvero 145 miliardi devono essere destinati al Mezzogiorno. Perché? Semplice, i venti milioni di cittadini meridionali, in virtù del furto annuale di 61 miliardi l’anno che si perpetra da innumerevoli anni, sono diventati non solo i più poveri e privi di diritti sociali d’Italia ma dell’intera Europa, in questo preceduti solo da bulgari e rumeni. Un reddito pro-capite di 16,500 euro l’anno corrispondente alla metà di quello del Nord, una disoccupazione del 21% tripla di quella del Nord. Infrastrutture e servizi di competenza dello Stato meno della metà di quelli del Nord. E allora? Allora l’Europa applicando il diritto d’uguaglianza di tutti i cittadini, ha stabilito che questi fondi devono essere utilizzati per eliminare questo profondo divario che fa dei meridionali cittadini di serie B.
Far ripartire il Sud, tra l’altro, significherebbe far ripartire l’intero Paese, il peggiore per crescita in Europa, una crescita ostacolata giustappunto dall’esclusione del Sud. Un Mezzogiorno da quest’Italia messo in condizione di non produrre secondo le sue enormi potenzialità, essendo il territorio più ricco di risorse naturali, umane e di bellezze paesaggistiche e artistiche d’Italia, con il clima migliore. E qui mi fermo.

E invece no, l’avido leghista Zaia, che dichiara di avere pronti 155 progetti, tra cui l’inceneritore a Venezia, vuole 25 miliardi quando, secondo i criteri stabiliti, dall’Europa gliene spetterebbero 7,8 dei 64 dovuti al Centronord, poiché avendo alti livelli di reddito pro-capite e bassi livelli di disoccupazione avrebbe diritto solo alla quota relativa al numero degli abitanti. Nulla di nuovo per Zaia, lo stesso che definì quattro sassi gli scavi di Pompei, lo stesso che, ministro dell’agricoltura, su una sessantina di prodotti Igp protetti nell’accordo con il Canada, ne inserì solo due meridionali, inserendo come oli d’oliva due veneti (prodotti dove?) e nessuno del Sud. Lo stesso che definì il Sud abitato da cialtroni che consumano quanto produce il Nord.

E se Zaia pretende 25 miliardi, Fontana per la Lombardia ne vuole 35, e il governo gli fa sponda, dicendo che darà al Sud il 34% dei fondi, fregandosene del criterio europeo del superamento del divario territoriale. Voce isolata quella del presidente campano De Luca, che si spinge a chiedere per il Sud il 50% del Recovery, quando la percentuale spettante è il 70%. Così, in mano a questi servi del sistema nordcentrico, il Sud è condannato a rimetterci 76 miliardi su 145 dei fondi europei, che sommati ai 61 di quest’anno dei fondi nazionali fanno altri 137 miliardi scippati al Sud.

Niente di nuovo in questa Lega dominata dall’egoismo territoriale e supportata dai partiti nazionali uniti nel Partito Unico del Nord, tra cui lo stesso M5S che, tranne qualche eccezione, muti stanno e dei 25 miliardi pretesi da Zaia contestano solo i 70 milioni destinati all’inceneritore da farsi a Venezia, ma solo per ragioni ambientali, non certo per equità territoriale, parola sconosciuta ai servi del sistema nordcentrico. Se questa Lega è una vergogna, ancora più vergognosa è l’ignavia e l’accondiscendenza dei politici meridionali al sistema colonialista italiano applicato nei confronti del Sud.
*direttivo nazionale M24A-ET

SU https://movimento24agosto.it/zaia-pretende-25-miliardi-del-recovery-fund-per-il-veneto-ma-gliene-spettano-7-e-lavida-lega-bellezza/

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/12/06/veneto-zaia-chiede-25-miliardi-del-recovery-fund-per-155-progetti-ce-anche-linceneritore-di-venezia-m5s-ma-e-contro-linee-guida-ue/6027981/




Giornalismo d’invettiva subliminale

CORONAVIRUS IN PADANIA, UN SUGGERIMENTO A GILETTI

di Mauro Sasso del Verme*
Nella trasmissione Non è L’arena del presentatore Giletti, viene mandata in onda una vergognosa immagine del Vesuvio che erutta coronavirus.
La scena suscita subito uno sdegno generale, soprattutto sui social che rappresentano l’unico luogo dove è ancora possibile leggere pensieri liberi e autentici contro le fandonie e le vergognose discriminazioni quotidiane rappresentate dai media. La trasmissione si é difesa sostenendo che “l’idea” di utilizzare il Vesuvio aveva come unico intento quello di far capire che il virus è pericoloso come la lava di un vulcano, e pertanto chi gioca a tirare in ballo il razzismo è fuori strada”. Inoltre ha aggiunto, “Non è l’Arena sta facendo un lavoro di inchiesta importante sulle criticità in Campania e tutto questo non può essere oggetto di fraintendimenti… a volte strumentali… forse per spostare il focus del problema…della nostra inchiesta”.
A questo punto non possiamo non suggerire al padano Giletti che prima di guardare in casa d’altri è doveroso farlo in casa propria e quindi se c’è da fare un’inchiesta la faccia in padania dove il coronavirus ha mietuto migliaia di vittime anche a causa di una gestione carente e fallimentare della sanità. Nell’inchiesta che siamo sicuri non è l’arena condurrà sulle criticità della sanità padana e sulle sofferenze di migliaia di cittadini, ci permettiamo di suggerire l’immagine sovrastante per introdurre l’argomento, con la precisazione che l’accostamento del coronavirus con il fiume Po è fatto con l’intento di far capire che il virus è pericoloso come un fiume in piena. Siamo sicuri che nessuno fraintenderà l’accostamento magari strumentalmente per spostare il focus dalla vostra inchiesta sulla sanità padana che siamo sicuri sarà implacabile e imparziale come per la Campania, la Calabria e il sud in generale.
*Referente circolo Napoli Partenope M24A Equità Territoriale