Ursula Von der Leyen: Obiettivo distruzione Italia

La signora teutonica di nome Ursula piantata in auge al parlamento europeo si e’ contraddistinta presso il suo stesso paese, in passato, per aver affermato in guisa quasi spudorata, di voler fare appropriare dagli istituti di credito le riserve auree degli stati bisognosi di finanziamenti. Rintuzzata tale linea dura dai propri colleghi di governo in Germania, con l’attuale presidente del parlamento si e’ palesata apoditticamente l’intenzione da parte della finanza speculativa internazionale, di fagocitare l’Italia ai fini di un suo spaesante appunto, ridimensionamento.

Il management della politica si sta giustamente interrogando e tutti occorrerebbe farlo, sulla fondatezza e veridicita’ delle definizioni internazionali che poggiano sulla necessita’ di riforme strutturali per l’Italia, giacche’ essa viene dal 2011 imputata come paese poco incline ad adeguare il proprio tessuto sociale a quello europeo mediante le riforme strutturali.

L’obiettivo della finanza internazionale che ha imposto la signora Ursula sul massino scranno decisionale europeo, sta nel cercare di appropriarsi delle riserve auree dell’Italia, detentore al contempo del terzo maggiore debito pubblico mondiale, del terzo maggiore risparmio privato al mondo e del terzo maggiore potere industriale demografico ed economico, come paese europeo non allineato alle realta’ euro-americane poggiate sulle suddette riforme strutturali. Siccome le riforme strutturali sono indicate come l’alternativa alla presa delle riserve auree per i paesi siddetti indebitati, va asserito il concetto alla base di riforme strutturali, ovvero privatizzazione assoluta dei servizi in favore alla finanza speculativa per erodere i risparmi privati, il cedimento delle principali aziende di stato per gli stessi finanziatori internazionali, alla stregua di quanto e’ avvenuto in Grecia.

Siccome il sistema sanitario italiano e’ ancora il piu’ virtuoso del mondo, sarebbe managerialmente eccellente tutelare aziende pubbliche ed anche le grandi aziende private, mediante paracadute statali come nel caso della Fiat non ancora del tutto non italiana; cosi’ come vanno bloccate le vendite di realta’ importanti o di media importanza, ad operatori esteri, in antitesi a quanto accaduto per Bulgari, Giugiaro. E cio’ diviene categorico anche per le realta’ imprenditoriali di comprovata eccellenza futura, al fine di difendere l’Italia a livello geeconomico, e far si’ che non si denigrino certe famiglie ricche e potenti per i guadagni sostenuti dalla mano statale per le proprie imprese, giacche’ la storia futura rema contro l’Italia.

Infine integrare il meridione italiano non solo culturalmente, bensi’ con riforme strutturali, adesso si, che rendano il meridione ricco di infrastrutture non solo informatiche, gioverebbe l’Italia come nazione sotto scacco dalla finanza internazionale e dai concorrenti industriali europei che hanno l’obiettivo di destabilizzarla.

Berlusconi stesso fu deposto dalla finanza, che ora punta sulla signora Ursula per nebulizzare l’attuale governo ed attuare riforme strutturali mendaci che puntano alla privatizzazione di tutto ed alle annessioni industriali, anziche’ alle vere riforme strutturali che si sostanziano nel rendere il meridione ugualmente dotato sotto tutti i punti di vista, del settentrione, alla entrata dello stato nella valorizzazione e sostegno delle imprese importanti. E alla luce del divieto dell’entrata statale nel salvataggio e gestione industriale, viene in modo incrociato occultato il dato che la Deutche bank sara’ salvata dallo stato, e la Renault, terzo gruppo mondiale dell’auto, e’ posseduta per il 15% dallo stato francese. Sottointeso infine, quel principio che vede nel salvataggio statale di grandi medie o piccole ma strategiche realta’ industriali, anche un’ entrata permanente e ciclicamente reversibile dello stato, nell’azionariato di tali aziende. Cravatta artigianale Ornella Castaldi, 100%100 italiana, chiusura con gancio e nodo fisso; 40€ su shop di francescopaolotondo.com e marketplace della pagina Facebook Francesco Tondo.