Terzo valico e disastro al sud

MILIARDI AL NORD PER INFRASTRUTTURE INUTILI ANCORA IN COSTRUZIONE DOPO OLTRE UN SECOLO. AL SUD NIENTE PER INFRASTRUTTURE INDISPENSABILI.

*Alfredo Falletti
Riepilogare i dati di questa infrastruttura dice tutto sulla pervicacia di certa politica nord centrica nel realizzare tutto il possibile anche se di risibile rilevanza a discapito di strutture vitali al Sud: 54 km di percorso di cui ben 37 in galleria per un’opera dal costo di quasi 7miliardi (sempreché varianti e modifiche non ne facciano levitare la spesa) che nei programmi dovrebbe essere terminata tra quattro anni, ma sarà già un buon risultato se lo sarà tra otto o dieci, ed omettendo di dire che il primo progetto risale ad oltre un secolo addietro e già era denominato “Terzo” perché già nel 1903, anno della sua presentazione doveva essere la terza ferrovia che bucava il Passo dei Giovi, una linea “direttissima” per Genova.

Insomma dal 2024 (ma molto più probabile almeno dal 2030) col Terzo valico, che la Ministra Contro il Sud e per le Infrastrutture Solo al Nord (MiCoSud) Paola De Micheli ha chiamato “metropolitana del nordovest”, Genova si collegherà con Milano in un’ora: 120 km in un’ora mentre oggi il tragitto si compie in un’ora e mezza…
Recuperare trenta minuti al costo di sette miliardi e decenni su decenni di lavori sarà forse un eccellenza perseguita senza tregua, ma sarebbe corretto considerare a mo’ di esempio, che Palermo dista da Trapani per ferrovia meno di 80 km e per arrivarci sono necessarie da quattro ore e mezza a quasi cinque, se non ci sono ritardi ed intoppi, facendo almeno un cambio (Fonte Trenitalia; vedere foto comparative).
La suddetta Ministra ha ricevuto da tutto il Sud centinaia di proteste e oltre un migliaio di messaggi di fuoco (che ha fatto prontamente censurare, ma in tanti hanno fatto lo screenshot di tutti quei messaggi che prima o poi verranno di nuovo fuori…).

Negare la vocazione razzista, discriminatoria, iniqua della Ministra e del suo partito “Piddilega” significa negare il sole a mezzogiorno, ma quello, almeno quello, al mezzogiorno non potranno rapinarlo.

Ma attenzione perché il Sud sta recuperando la sua memoria; si sta riappropriando della sua dignità e si ricorderà di chi poteva fare e non ha fatto quando verrà a blaterare false promesse, biascicare infami menzogne e questuare voti. Il Sud se ne ricorderà; si ricorderà di ciascuno, uno per uno.

*Movimento M24A Equità Territoriale – SICILIA

https://nuovavenezia.gelocal.it/green-and-blue/2020/10/19/news/terzo_valico_storia_della_ferrovia_nata_interrotta-270808672/




Lo scandalo ferroviario Nord-Sud

PERCHÈ LE OPERE PUBBLICHE AL SUD FANNO RUMORE? LA TRAGICOMMEDIA DELLA FERROVIA ADRIATICA E ALTRE STORIE

di Raffaele Vescera*
“Fa più rumore una scorreggia fatta a Napoli che una bomba esplosa a Milano”. E’ un detto ormai proverbiale per denunciare la scarsa attenzione dei media italiani verso quanto di clamoroso accade al Nord nel campo del malaffare, al contrario del rilievo sovrabbondante che viene dato a quello del Sud, bollato come Gomorra. Eppure i numeri diffusi dal ministero degli interni parlano chiaro: le città con il tasso di criminalità più alto sono tutte al Nord, a partire da Milano, seguita da Rimini, Bologna, Venezia, Firenze, Genova, etc. Per trovare la prima città meridionale bisogna scendere a metà classifica, Napoli dopo il 30° posto. Ma queste sono altre storie.

Quanto invece oggi ci sta a cuore, è l’ennesima decisione di impedire la costruzione del raddoppio di binario ferroviario sulla linea adriatica al Sud, tra Foggia e Pescara, dove un tratto di 27 km tra Lesina e Termoli è ancora fermo al binario unico inaugurato 157 anni fa. Un binario unico che obbliga i treni a fermarsi alla stazione precedente per permettere il passaggio del convoglio proveniente in senso inverso, con attese che possono a volte superare il quarto d’ora, laddove oggi, da Bologna in su, in 15 minuti i Tav a 300 km l’ora fanno 75 km di strada. Senza dire che nel caso di lavori urgenti da farsi su quel vecchio binario meridionale, triste e solitario, la circolazione si può bloccare per giorni interi.

Quale sarebbe la causa del nuovo impedimento alla costruzione del secondo binario e perché la realizzazione, pur finanziata dal 2001 è ferma da vent’anni? Farebbe troppo rumore. Sic! “La sottocommissione Via-Vas del ministero dell’Ambiente ha chiesto a Rfi alternative progettuali in termini di tracciato meno impattanti sul territorio e verso la popolazione: nella relazione è evidenziata «l’inopportunità di risolvere il problema esclusivamente attraverso il sistema delle barriere, unanimemente ritenuto inadeguato. È opportuno che Rfi ponga in essere ulteriori opzioni risolutive innovative».” Insomma, il nuovo tracciato risulterebbe insopportabilmente rumoroso per gli abitanti.

Eppure chi conosce quella zona sa che tra la cittadina di Lesina, dove peraltro il binario passa ad alcuni km di distanza, e Termoli, non vi sono centri abitati. Il vecchio binario, sempre triste e solitario, corre tra piatti campi di grano con rare masserie e disabitate pinete marine. Allora chi disturberebbe il rumore del ciuf ciuf elettrico in quelle desolate campagne? Ah, sì, altro pretesto tirato fuori lo scorso anno, il rumore arrecherebbe fastidio all’uccello fratino, tipico di quelle zone. Tanto sostiene il ministero dell’ambiente e cotanto parere deve osservare Ferrovie dello Stato.

Confesso la mia tarda età. Quaranta anni fa, fermo a Termoli per una precedenza da dare a un treno proveniente da Foggia, giovane insofferente, domandai a un anziano capostazione il perché di tanta attesa. “Se ne parla dagli anni ’20, ma io credo che noi il doppio binario, non lo vedremo mai.” Mi rispose quell’uomo profetico.
Dunque, pur di non disturbare l’uccello fratino, anziché affiancare il secondo binario a quello esistente, si è progettato una deviazione del percorso, dal costo aggiuntivo di 170 milioni di Euro, per portare il binario nella valle del Biferno, che a detta del ministero a causa del rumore diventerebbe una valle dell’inferno, pur per gli scarsi abitanti del luogo, stante che l’intero Molise conta meno abitanti della sola città di Bari.

Il commissariamento dell’opera per valenza strategica nazionale ed europea, no? Eppure, si è fatto in Val di Susa, dove i binari attivi sono quattro e sottoutilizzati, e la devastazione ambientale con la costruzione dell’inutile e dannoso tunnel, dal costo astronomico di 12 miliardi di euro, va avanti, fregandosene delle proteste degli abitanti, represse con manganelli e galera. Eppure anche il terzo valico ligure (ne esistono già due) tra Milano e Genova, dall’altrettanto inutile, dannoso e dall’astronomico costo di alcuni miliardi di Euro per risparmiare pochi minuti di viaggio, va avanti indefesso. (Qui mi risparmio una battuta volgare.)

In conclusione, al Nord si deve investire purchessia, per volare sui binari in concorrenza agli aerei, al Sud invece ogni pretesto è buono per non spendere un centesimo e bisogna continuare a viaggiare a mezza velocità, in concorrenza alle diligenze del tempo andato. Bari-Reggio Calabria in treno? Dalle 8 alle 14 ore, fino a 4 cambi, sulla linea ionica per 450 km. Trapani Siracusa in treno? 11 ore con tre cambi per 360 km. I conti della velocità fateli voi. In mezzo c’è lo Stretto di Messina, con un ponte fantasma progettato da decenni. Ma questa è un’altra storia.
*direttivo nazionale M24A-ET

Su
https://movimento24agosto.it/perche-le-opere-pubbliche-al-sud-fanno-rumore-la-tragicommedia-della-ferrovia-adriatica-e-altre-storie/




Nuovi scandali per Genova

RECOVERY FUND E SUD: SEMPRE PIÙ EVIDENTE LA VOLONTÀ DISCRIMINATORIA DEL GOVERNO.
IL SUD DEVE RIMANERE SENZA INFRASTRUTTURE E AL NORD MILIARDI PER PROGETTI INSENSATI

*Alfredo Falletti
È di fatto concreta la volontà di lasciare il Sud sempre più arretrato e soprattutto di ampliare a dismisura la voragine tra la Sicilia e l’Italia, da parte di quel Paese che ha istituzionalizzato la discriminazione ed il razzismo e legalizzato il tradimento della Costituzione che rimane oggetto folkloristico mortificato nella sua nobiltà e svilito nella sua immensa portata di valori assoluti e universali.
Pur di tener fuori il Sud da qualsiasi opportunità di crescita e sviluppo, si progettano strutture da “piazzare” ad ogni costo al nord, dispendiose all’inverosimile, la cui realizzazione sia a dir poco opinabile ed ardua mentre strutture già esistenti al Sud, pronte all’utilizzo o al massimo necessitanti di adattamenti di semplice realizzazione vengono disdegnosamente ignorate in nome del nord sempre e comunque.

*Movimento M24A Equità Territoriale – SICILIA

DA ING. ROBERTO DI MARIA
Commissione Infrastrutture Movimento 24 Agosto

PORTI ITALIANI E RECOVERY FUND: LA DIGA DELL’INDIFFERENZA.
Il porto di Genova è ormai da tempo il preferito dal governo per il ruolo di “gateway” europeo, vale a dire porta dell’Europa per le merci provenienti dalla Cina. E ciò in barba alle più banali regole dell’economia de trasporti, oltre che del buon senso. Basta guardare una qualsiasi cartina europea per rendersi conto che le megaportacontainers da oltre 10.000 TEU che transitano ogni giorno dal canale di Suez recentemente raddoppiato, troverebbero migliore attracco nei porti dell’Italia meridionale. Addirittura, Gioia Tauro e Taranto presentano fondali già in grado di ospitare queste navi gigantesche, cosa che avviene regolarmente. Così come Augusta, se solo si mettesse mano al Piano Regolatore Portuale che prevede qualcosa come 9 km di banchinamenti.
Invece, cosa fa il governo? Nell’ambito del Recovery Fund, dove (ormai è chiaro) non c’è nessuna intenzione di rafforzare adeguatamente le linee ferroviarie a servizio dei porti meridionali, Ponte sullo Stretto compreso, prevede proprio il rafforzamento dello scalo genovese. Un porto già gravato da enormi problematiche di accessibilità, come si è visto questa estate, quando pochi cantieri sulle principali autostrade liguri hanno messo in tilt lo scalo. Ma non solo.
L’assenza di adeguati spazi retroportuali, atti ad ospitare e smistare le centinaia di migliaia di containers che vi si vorrebbe fare arrivare, costringe chi vuole potenziare lo scalo ligure a cercare spazio altrove. Ma la geografia, purtroppo, non aiuta Genova, che diversamente da Rotterdam, non ha alle sue spalle le pianure sconfinate de nord Europa ed il fiume Reno, formidabile via di comunicazione e trasporto. Gli spazi vanno trovati oltre gli Appennini, dalle parti di Alessandria, dove, per l’appunto, si prevede un mega-scalo da 41 binari.
Le linee di comunicazione, inoltre, vanno create: per questo si insiste tanto sul Terzo valico, opera da 6,853 miliardi, di cui 5 miliardi già inseriti nel Recovery plan, che però, sarebbe ancora insufficiente per far decollare Genova. Allo scopo, di valico ne è stato previsto addirittura un quarto: il cosiddetto “BRUCO”, opera faraonica da ulteriori 4 miliardi per 38 km di galleria, sulla quale preferiamo non soffermarci. Anche senza Bruco, la Liguria avrà complessivamente 16,4 miliardi, come promesso dalla Ministra De Micheli, quasi tutti destinati a farne il porto d’Europa, nonostante le condizioni logistiche avverse, sopra appena accennate.
Ma non solo: le stesse infrastrutture di attracco sono inadeguate. Per cercare di togliere pochi containers da Rotterdam, tra le opere previste nel Recovery Plan c’è una nuova diga nel porto di Genova da … 1,1 Miliardi di Euro!!! Qualcosa di stupefacente, se si pensa che la stessa somma servirebbe ad elettrificare 525 km di ferrovie. E che equivale a quella servita a realizzare 35 km di passante ferroviario, per metà in galleria, con 21 stazioni a servizio metropolitano a Palermo.
La notazione a margine della voce di spesa, all’interno della lista di progetti presentati dai vari Ministeri per la necessaria valutazione, da compiere entro il 15 ottobre, ci informa che “la nuova diga consentirà l’accesso delle navi di nuova generazione…” per rendere Genova in grado di attrarre “…rotte transoceaniche caratterizzate dalla presenza di navi di grandi dimensioni”. Confermando quanto sia attualmente inadeguato lo scalo ligure a fare da “gateway” per l’Europa.
Nonostante tutto, si va avanti su questa cervellotica linea, sordi alle richieste di chi vede invece nella creazione di una rete portuale meridionale, fondata sui tre porti sopra accennati ed altri di possibile adeguamento (Gela, Crotone, Salerno), tutti posizionati sul corridoio TEN-T Helsinki-La Valletta, lo strumento più adatto per competere con lo strapotere dei porti nordeuropei. Riaffermando, finalmente, il ruolo centrale del sud nello scacchiere mondiale del traffico merci.