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Accise sui carboranti: prospettive concrete

Mar 15 2022

Accise sui carboranti: prospettive concrete

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Mentre e’ in programma uno sciopero dei benzinai che non si capisce se sia stato abortito o procrastinato, l’Italia fronteggia una situazione esasperante che sfocia nell’acredine verso l’esecutivo; la magistratura ha aperto un’indagine sull’innalzamento sesquipedale dei prezzi sui carburanti in Italia, causata anche dall’esternazione costernata e polemica provenuta da un ministro della Repubblica che parlava di frode agli italiani sui carburanti. Premesso che l’Italia e’ la nazione in cui oggi il prezzo della benzina e’ al quattordicesimo posto nel mondo per valore, con circa due euro e mezzo al litro, il tenzone politico per abbatterne le tasse-oneri di servizio-che ne raddoppiano il prezzo, infiamma ovunque. Sebbene a Singapore la benzina costi attualmente piu’ che in Italia cio’ non si ripresenta nella facoltosa Svizzera, per cui in Italia infieriscono rivolte multiple che comportano livore e sarcasmo dai social alle mere conversazioni nelle strade.

E’ stato acclarato che le accise sui carburanti vanno ad affiancarsi all’iva ma quelle di oltre mezzo secolo fa che servivano per finanziare ricostruzioni da terremoto su Firenze o interventi presso il Canale di Suez, non sono glissate. Indagando sulle accise italiane presso le pompe si risale alla ricostruzione dell’Aquila non ultimata dal 2009, o terremoti campani, intervento in Kosovo, aggiornamento contrattuale dei lavoratori delle ferrovie ed una dovizia di altri investimenti realizzati o irrealizzati senza togliere l’accisa in questione. Il che provoca depauperamento complessivo per aziende, lavoratori e famiglie, in fase di progressiva diminuzione dei guadagni da una parte, del potere d’acquisto dall’altra, di fronte all’equiparazione speculativa dei prezzi di tutti i carburanti, gpl compreso. Alla luce di questi dati raccapriccianti si affaccia l’ipotesi di un collasso economico irreversibile per l’Italia, paese trasformatore che non riesce a rintuzzare una situazione inveterata di dipendenza economica. Con i prezzi crescenti si insinua Paragone esecrando la speculazione sui prezzi dell’energia che vedono sempre il medesimo costo per famiglia, a prescindere dal consumo, come in una sorta di “racket” politico. Inoltre Paragone ieri ha imputato a Draghi la responsabilita’ dell’abbandono istituzionale di famiglie, lavoratori ed imprese che fronteggiano un inasprimento dei prezzi senza ausili immediati della politica, a differenza del famigerato “Whatever it takes” del presidente del Consiglio pronunciato per rintuzzare gli speculatori sull’euro nel periodo della bancarotta della Grecia.

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Se da un lato Francesco Amodeo allude alla sovranita’ energetica, alimentare, farmacologica e monetaria come volano ineludibile di rinascita dell’Italia, Paragone di Italexit bacchetta Draghi all’apice del proprio gradimento social, alla luce del documento da egli redatto in cui si evidenziava la necessita’ di far implodere le cosiddette imprese “zombie” italiane, ovvero quelle piccole, private, in quanto scevre di solidita’ finanziaria ed artefici di furto di quote di mercato alle multinazionali. Paragone apostrofa Draghi come foriero di interessi antitaliani nel mancato lenimento economico dei danni alle imprese conseguenti il Covid ed oggi all’aumento sproporzionato dei prezzi dell’energia e dei carburanti.

Sulla questione dell’auspicio politico di recidere i prestiti bancari alle piccole imprese italiane riportato nel Gruppo dei trenta cui afferisce Mario Draghi, replica l’economista Malvezzi alludendo alla opportunita’ di nuove iniziative che suffraghino le piccole realta’ industriali italiane, in quanto piu’ snelle, solide, meno indebitate ed effettive pagatrici dei prestiti interi, rispetto alle multinazionali oggi al timone dei processi legislativi mondiali. Da qui l’assunto che gli anni del boom italiano sono stati realizzati per mezzo di sostegno statale alle microimprese, quelle che oggi figurano costituire l’impalcatura fiscale ed economica su cui si erge l’erario dell’Italia, con il corollario di servizi pubblici, ricchezza privata ed assunzioni. Secondo il finanzialista Malvezzi politica ed istituzioni hanno da qualche anno smarrito il rispetto per gli imprenditori, inquadrati come vacche da mungere, privilegiati, malfattori, il che statisticamente e’ surrettizio. Infatti il settore pubblico non riesce ad impiegare la maggioranza dei lavoratori, i quali fanno perno sul settore privato, oggi orbato di una finanza pubblica in grado di rendergli condizioni di lavoro vantaggiose per cui le scelte piu’ redditizie per le imprese italiane, continuano a risultare le esternalizzazioni. In Italia il costo del lavoro risulta altissimo e con i prezzi raddoppiati di energia e materie prime le prospettive per aziende, occupazione e di conseguenza introiti fiscali, sono infauste.

Paragone indica i prezzi crescenti delle bollette e dei carburanti come risultato dei finanziamenti europei sottoforma di Pnnr, e solo in piccola parte alla crisi ucraina, in un’opera di continua presa in giro agli italiani, che si vedono in condizioni di disagio economico e lavorativo crescenti.

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