Corruzione sistemica: stilettata alle multinazionali italo-americane del giurista Mattei
Enrico Mattei, encomiato giurista italiano pasionario sui temi della Costituzione non si esime dallo scagliare dardi contro l’amministrazione politica italiana relativamente le decisioni definite strampalate sulla pandemia, e binariamente sulle tensioni belliche che infiammano in terra russa ed Ucraina. Dal palcoscenico di una seguita trasmissione politica de “La sette” il professore presso prestigiosi atenei anglosassoni sedicente impegnato politicamente da sempre, indica nei conflitti d’interesse a carico delle multinazionali farmaceutiche euro-americane, la nemesi della classe media italiana e di quella degli impiegati subordinati a mesi di stagnazione economica causata dai blocchi sanitari del commercio, delle attivita’ ricettive, con gabelle crescenti e mancata ammissione delle responsabilita’ associate al diniego nella diffusione di terapie domiciliari; nonche’ al diniego politico di far pagare ad Amazon e similari, l’ammontare degli introiti racimolati in Italia, presso l’erario nazionale. Da qui la stilettata del professore torinese teorico della resistenza al capitalismo odierno, verso gli italiani incagliati in un sistema di corruzione sistemica. L’intellettuale enfatizzato dai media interni al web e riapprodato nei programmi televisivi piu’ celebri, ha enfatizzato la totale impotenza della politica italiana dinanzi alle prescrizioni delle oligarchie finanziarie che ormai utilizzano i parlamentari per deliberare proprie decisioni e stipulare contratti capestro per l’Italia e gli italiani. Uno di questi per Ugo Mattei consiste nei vaccini pandemici obbligatori da acquistare, nell’adozione dei derivati finanziari per alcune fattispecie di finanziamento inerenti Pnnr e finanziamento dei comuni. Cosi’ Mattei focalizza il ruolo di Bill Gates superiore a quello di un capo di stato, e quello delle multinazionali che figurano piu’ potenti degli stati.
Per Ugo Mattei le responsabilita’ dell’ossequio politico alle multinazionali nonche’ al rispetto dell’agenda di enti sovranazionali per l’Italia, non e’ responsabilita’ di Draghi e dei suoi seguaci bensi’ di un sistema di corruzione sistemica pianificato da decenni che ingabbia la volonta’ dei politici, degli imprenditori, dei meri giornalisti, facilmente ricattabili dal punto di vista economico.
L’intellettuale Mattei infine ha mosso la sua invettiva, cui fa reiteratamente riflesso il segretario del partito dei comunisti italiani Rizzo, anche contro i social, che hanno assunto uno strapotere in grado di condizionare il lavoro e tacitare nonche’ emarginare, addirittura il presidente degli Stati Uniti d’America come Trump, reo di difformita’ alle regole di comportamento imposte dai social media medesimi. Cosi’ lo sfogo, con gli astanti sgomenti, confluisce nell’obbligatorieta’ di presenza sul web, con i costi connessi, da parte dei professionisti esposti altrimenti all’oblio sociale ed economico. Sebbene Mattei non si sia mai professato no-vax ci tiene a ribadire l’esigenza della riaffermazione della Costituzione in ogni spazio di azione, ed a fare la fronda alle prescrizioni delle aziende dei social, in quanto fondate su una giurisdizione privatistica di per se’ antitetica al sommo ente regolatore delle leggi italiane.
Sulla questione bellica che attualmente coinvolge l’Italia nello scenario russo per le divergenze sull’Ucraina, il professore di diritto succitato caldeggia pubblicamente l’uscita dell’Italia dalla Nato, per una questione di sopravvivenza e convergenza con la Costituzione: infatti secondo tale documento l’Italia ripudia la guerra in ogni sua forma, ed in caso di conflitto con Putin sarebbe la prima pedina a cadere deflagrata dai missili atomici provenienti da Mosca. Infatti il Bel Paese e’ sede principale in Europa, dell’arsenale americano ed europeo con la Nato, nonche’ dei sistemi di sicurezza, controllo ed attacco militare.
Aleggiano molte polemiche, sull’abbrivio di Mattei ed intellettuali con esso schierati come Cacciari, Sgarbi ed il celebre storico Barbero, riguardo la tensione in Russia, la stigmatizzazione del popolo restio alla vaccinazione pandemica, a quelli impegnati in attivita’ di impresa e gli impiegati; contro le mosse politiche che vedono il Bel Paese non tutelare efficacemente il proprio tessuto industriale e del lavoro, che comportano incertezza legale, arretramento economico e sottomissione a multinazionali ed Ong estere.