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Crediti fiscali salvezza Pil: Lega ed economisti all’attacco

Nov 03 2021

Crediti fiscali salvezza Pil: Lega ed economisti all’attacco

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Si sono sbilanciati su cio’ il professor Malvezzi ed il finanziere Micalizzi, ma la Lega medesima si dice abbia troncato la collaborazione con i 5 stelle a causa della loro ostilita’ a questo tema: ossia i crediti fiscali come volano inarrestabile per la crescita del pil italiano pur rimanendo nei parametri monetari, politici e finanziari dell’Europa. Paolo Savona ha subito un ostracismo ingente in seguito alla sua ostinazione a trasformare i crediti fiscali di aziende e privati verso lo stato, in moneta parallela ma alternativa da spendere solo per l’Italia. Con tale fattore, legalizzato per codice costituzionale, l’Italia potrebbe in venti anni ammortare il proprio debito pubblico in maniera totale, ma sopratutto suffragherebbe immediatamente ordinativi industriali e commercio fisico e virtuale. Infatti i crediti presso la pubblica amministrazione sono un motivo di fallimento e ridimensionamento per una dovizia di aziende italiane e partite iva, in quanto non vengono saldati per tempo specialmente al meridione e rappresentano una cifra monstre, analoga ad una manovra finanziaria. Borghi, teorico e responsabile economico della Lega ha battuto dal principio per ottenere un concordato europeo che legittimasse i crediti fiscali al ruolo di moneta di scambio per tutelare le imprese e le partite iva italiane costrette anche a rifugiarsi nella liquidita’ immediata di entita’ malavitose. Lo slancio del partito di Salvini verso la Tav ed opere infrastrutturali anche pleonastiche, ha rappresentato l’ultima istanza per stimolare crescita e liquidita’ negate, seppure a debito. Al diniego del partito di Grillo ed alla sua cessione verso la Von Der Leyer che ha confutato il progetto dei crediti fiscali come moneta di scambio, il sodalizio che reggeva dal principio Conte e’ cessato.

Oggi torna alla carica su questo tema il finanzialista Malvezzi citando i dati che vedono i salari italiani fermi a venticinque anni fa sul piano degli aumenti, ultimi in Europa dopo la Spagna, con Polonia paese che ha incrementato il reddito del 95% per mezzo dell’Europa. Binariamente a cio’ Micalizzi enfatizza come negativo il fatto che la capacita’ di risparmio degli italiani, unico indicatore di crescita, e’ ormai al 2% mensile rispetto al 25% di un trentennio fa. In antitesi alla crescita fasulla che vedrebbe il Bel Paese crescere fittiziamente giacche’ la maggioranza degli acquisti medi sono fatti a debito, e in aggiunta la politica pubblica e’ indirizzata dalle direttive di fondi e banche private che hanno fatto incetta, illegalmente, di titoli pubblici da cui reclamano cesure di spesa, aumenti di tasse e privatizzazioni.

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