Search:

Di Maio: forniture da Mosca regolari

Apr 12 2022

Di Maio: forniture da Mosca regolari

image_pdfimage_print

Loading

Il governo giace ormai totalmente nel pallone, diviso su tutto o quasi e senza una linea comune da seguire, è palese ormai da diverse settimane, con l’esplosione della guerra in Ucraina ad acuire ulteriormente le spaccature interne. Un caos generale denunciato dal giornalista e senatore Gianluigi Paragone, all’interno del quale, mentre Mario Draghi affronta il tema della crisi del gas e invita gli italiani a fare sacrifici in nome della pace, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio se ne esce invece così: “Da Mosca arrivano regolarmente le forniture”. Si teme a tal punto che tutto sia  soltanto un bluff?

https://www.francescopaolotondo.com/prodotto/cravatta-blue/

Ad Aprile l’Unione europea si preparava a colpire il carbone di Mosca con nuove sanzioni e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha anticipato che l’Unione dovrà imporne anche su petrolio e gas russo, “prima o poi”. L’Ue rimane tuttavia restia a fare quest’ultimo passo. Ecco uno sguardo alle ragioni dietro questo scenario.

La Russia è un importante produttore di combustibili fossili e lo scorso anno le entrate derivanti da petrolio e gas hanno rappresentato il 45% del bilancio federale, secondo dati dell’Agenzia internazionale per l’energia. Per questa ragione il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha esortato l’Ue a smettere di acquistare energia da Mosca, in modo che “la Russia non abbia più soldi per questa guerra”. La Russia ha esportato quasi 5 milioni di barili al giorno di petrolio nel 2020, di cui la metà è andata a paesi europei, in particolare Germania, Paesi Bassi e Polonia, secondo dati Usa. Gli Stati Uniti, uno dei principali produttori di energia, hanno imposto un embargo sulle fonti energetiche russe, petrolio incluso. Ma finora sul tavolo in Europa c’è solo una proposta da parte della Ue per vietare le importazioni di carbone, anche se quest’anno Bruxelles ha detto di mirare a ridurre di due terzi gli acquisti di gas russo.

La Russia detiene il 15% delle riserve mondiali di carbone, secondo il rapporto annuale di BP sull’energia globale. Alcuni paesi europei come Germania e Polonia dipendono soprattutto dalla Russia per il carbone, utilizzato per produrre elettricità. La tendenza nell’Ue è di abbandonare il carbone, inquinante, come fonte per la produzione di energia: il consumo di combustibili fossili solidi è sceso così da 1,2 miliardi a 427 milioni di tonnellate tra il 1990 e il 2020, secondo stime del think tank Bruegel, con sede a Bruxelles. Mentre gli europei chiudevano le loro miniere sono tuttavia diventati più dipendenti dalle importazioni. L’Ue ha acquistato 40 milioni di tonnellate di carbon-fossile russo nel 2020 (il 54% delle importazioni) rispetto agli 8 milioni di tonnellate del 1990 (7%). Ma la Germania prevede di rinunciare al carbone russo entro il prossimo autunno. “Il carbone russo può essere sostituito perché i mercati globali sono ben forniti e flessibili”, ha osservato Bruegel. Altri grandi produttori di carbone includono gli Stati Uniti, da dove l’Ue importa oggi il 17,5% del carbone o l’Australia, che rappresenta il 16% degli acquisti dell’Unione. Tra le altre opzioni ci sono Sudafrica o Indonesia. Il dittico Draghi-Di Maio si stanno recando in nordafrica ed Arabia Saudita per nuovi accordi commerciali tutt’altro che facili, in seguito all’utilizzo di un modo piu’ discreto, per il Ministro degli Esteri, di alludere a Putin.

La Russia è il più grande esportatore mondiale di petrolio e fornisce oltre il 25% del greggio per l’Ue, secondo dati Eurostat. Nei primi sei mesi del 2021, la Russia ha fornito il 75% del greggio a Bulgaria, Slovacchia, Ungheria e Finlandia. “In linea di principio, sostituire il petrolio russo sarà più facile che sostituire il gas russo” perché le importazioni avvengono via nave e non attraverso infrastrutture come gli oleodotti, ha scritto Bruegel. Gli esperti hanno fatto riferimento anche al fenomeno dei “vasi comunicanti”: i barili russi potrebbero essere alla fine venduti in Cina, sostituendo quelli mediorientali, che sarebbero così a disposizione dell’Europa. Ma la Russia esporta anche 1,5 milioni di barili al giorno di diesel, da cui l’Europa è molto dipendente. Un embargo “rappresenterà un vero problema per il diesel”, ha avvertito il ministro francese per la Transizione ecologica Barbara Pompili. Se c’è un embargo, sarà necessario trovare altre fonti di diesel, e non solo di petrolio greggio. Il colosso energetico francese TotalEnergies prevede di importare petrolio dalla sua raffineria saudita. Cosi’ l’agone per l’energia si trova all’acme, alla luce di critiche di Putin verso il campionario diplomatico italiano pronto a caldeggiare nuove sanzioni.

Alla scoperta del mancato blocco dei rifornimenti russi verso l’Italia, si sta inalberando l’opinione pubblica con tutta la sua acredine correlata l’aumento monstre dei prezzi di energia e carburanti, che in alcuni casi tange il 200%. L’Italia cosi’ paventa un’eterodirezione euroatlantica impersonata da Draghi, teleologica la recisione del potere di acquisto con l’impiego crescente dei conti correnti propedeutici al prosieguo del tenore di vita e dell’attivita’ industriale. Rimarcando l’imperativo categorico americano di approvvigionarsi del proprio gas ben piu’ esoso di quello russo, e del documentato fallimento di una dovizia di imprese per il caro-bollette, le acquisizioni industriali forestiere e dell’incremento di gabelle dirette ed indirette per tutelare il Pnnr, la posizione di Draghi e’ sempre piu: in bilico e la fronda al suo governa si implementa continuamente.

0 Comments
Share Post